No all’autodistruzione. Giovanni Alvaro

Non so se per autolesionismo o solo per cecità politica, si continua a parlare della riunione del CN del 31 marzo come di una riunione dominata da una banda minoritaria ma ben addestrata e organizzata di ‘criminali’ impegnata a imporre la propria volontà con la forza. Il messaggio che si è teso a diffondere, gridando fin dal primo momento ‘all’untore’ è stato quello di mistificare ciò che è avvenuto per delegittimare ruoli e status dirigenziale di molti nostri compagni.

L’obiettivo era ed è chiaro: minare un loro eventuale nuovo utilizzo, o tentare di condizionarne le loro scelte politiche, per perpetuare lo status quo dell’attuale gruppo dirigente. Lo si è fatto subito contro Stefano Caldoro, e successivamente (vedi ad esempio l’intervento di Catrambone) contro Mauro Del Bue e Lucio Barani non appena essi hanno espresso senza giri di parole le loro opinioni che non accreditavano la versione adulterata dei fatti e facevano fare piazza pulita delle falsità distribuite a iosa ai mass media che tanto ci amano, e soprattutto chiedevano a chiare lettere il rispetto del deliberato del Consiglio Nazionale.

Perché questa scelta? A che serve distruggere quel poco che questo partito ha? Una parte di dirigenti, infatti, dovrà passare la mano, se non altro, per l’età (la natura in questo sarà inesorabile), ma un’altra parte la si vuole distruggere prima ancora di poterla sperimentare pienamente. Se molti compagni impegnati allo spasimo nell’attuale scontro verbale sul sito si muovono con atteggiamento cortigiano che determina cecità politica, non si comprende il silenzio di chi potrebbe fermare l’autodistruzione ma non lo fa. Siamo forse dinanzi al ‘muore Sansone con tutti i filistei’?

Ma sperando che… domani è un altro giorno…, veniamo ai punti del deliberato votato il 31 marzo, perché comunque bisogna operare per salvare il salvabile. Essi sono, per importanza e nell’ordine:
a) presa d’atto del tesseramento nazionale approvato dalla Commissione per il tesseramento;
b) nomina del tesoriere nella persona dell’on. Barani;
c) convocazione del Congresso Nazionale per definire la linea politica e le necessarie modifiche statutarie;
d) nomina della Commissione per il Congresso;
e) scelta di affidare alla detta Commissione il coordinamento delle comunicazioni congressuali ed infine
f) scioglimento degli organismi statutari che restano però in carica per l’ordinaria amministrazione.

Su questo deliberato del Consiglio Nazionale il voto contrario espresso dalla sala è stato di soli 5 voti (si vede chiaramente nel filmato messo improvvidamente in onda l’on. Del Bue con la mano aperta che indica il numero dei voti contrari). E allora delle due una. O in sala i favorevoli era meno di 5 (ed allora hanno ragione quelli che hanno parlato di minoranza prevaricatrice), o erano la stragrande maggioranza come lo stesso Pizzo ha chiarito chiudendo la votazione. Bisogna ricordare che in sala c’erano oltre duecento compagni che hanno salutato il deliberato come la fine di un incubo, o almeno così speravano.
Questa è la verità. Ciò che è avvenuto dopo si inquadra nell’autodistruzione di cui parlavo prima. E parlo del veleno scaricato addosso ai compagni napoletani additati al resto dei socialisti d’Italia come la peste da cui fuggire. Qualunque persona di buon senso, però, capisce che la ribellione registrata al Consiglio Nazionale ha una sola matrice ed è il rifiuto dell’imposizione di percorsi che, se pur legittimi, debbono prima ricevere il vaglio congressuale.

E qua sorge la domanda sul perché non si voleva fare il Congresso. E per essa c’è una sola risposta: si sapeva che la maggioranza dei militanti del nuovo psi non vuole subire scelte imposte dall’alto, e non intende essere traghettata, senza il suo assenso, verso egemoniche sirene gramsciane. Il Congresso si voleva farlo solo a scelte compiute (questa è la verità), ed è per questo che ‘l’incazzatura’ del 31 marzo ha raggiunto livelli altissimi. I socialisti sono tali anche perché per decreto non li si riesce a portare da nessuna parte. Tra l’altro l’approdo ipotizzato è stato sistematicamente e periodicamente rifiutato dalla maggioranza dei nostri militanti. L’ultima volta al non Congresso dell’autunno 2005.

Per chiudere. Se al Congresso la maggioranza dirà altro e ci chiederà di schierarci con Boselli, D’Alema o il diavolo, col naso turato e la morte nel cuore sapremo fare buon viso a cattivo gioco, accettando la scelta e bevendo l’amaro calice. Ma è solo il Congresso che può deciderlo, e non qualche dirigente pur prestigioso ed autorevole che sia.

Giovanni Alvaro
Ex Direzione Nazionale
Commissario Prov.le di Reggio Calabria

Pubblicato da

Franco Spedale

Franco Spedale - Medico Vice Segretario Nazionale del Nuovo PSI

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