IL SISTEMA ELETTORALE E’ UN FALSO PROBLEMA

La discussione sviluppatasi dopo la dichiarazione del premier Silvio Berlusconi sul semipresidenzialismo è scivolata fuori dal binario su cui si era mosso il Presidente del Consiglio. Prova di questo deragliamento è stata la sortita “controcorrente” di Gianfranco Fini centrata sulla necessità che il semipresidenzialismo, per essere efficiente, dovrebbe accompagnarsi ad un modello elettorale a doppio turno, non spiegando però, come il doppio turno potrebbe dare legittimità al semipresidenzialismo, mentre il turno unico lo penalizzerebbe.

E’ bastato, quindi, poco per spostare la discussione dai reali obiettivi posti da Berlusconi, ai modelli elettorali che appassionano gli ‘esperti’ del settore e non certamente la grande maggioranza dei nostri concittadini. E su questo terreno se ne sono sentite di tutti i colori: maggioritario, maggioritario a collegi uninominali, proporzionale, proporzionale con premio di maggioranza, turno unico, doppio turno alla francese, mixer alla tedesca, sistema spagnolo, intreccio tra maggioritario e proporzionale, mattarellum, porcellum e così via. Discussione ‘interessante’, ma chiaramente fuori tema.

Nel recente passato le motivazioni per usare un sistema piuttosto che un altro vertevano sulla necessità di garantire stabilità al governo al Paese. E detta stabilità è stata garantita per 5 anni, nel 2001, con il sistema maggioritario a collegi uninominali e quota proporzionale; ed oggi, siamo già a due anni, la stabilità sembrerebbe garantita con il sistema proporzionale con premio di maggioranza. Mentre nel 2006 il Governo Prodi entrò in crisi, per impossibilità di coesione tra i propri alleati, e si dovette andare a nuove elezioni. Ma fu un passaggio obbligato stante l’impossibilità ‘politica’ di procedere alla formazione di un Governo frutto di alchimie parlamentari come era avvenuto in altre occasioni.

Il sistema elettorale vigente (proporzionale con premio), pur dotando la maggioranza di un ampio margine per garantire la governabilità, presenta delle lacune, ma non tali pervenire alla liquidazione dello stesso. Esso necessita di qualche aggiustamento e va accompagnato da provvedimenti legislativi che colgano pienamente quanto sta alla base della proposta di Berlusconi. L’aggiustamento più importante è la reintroduzione della preferenza per evitare che gli eletti vengano percepiti come ‘nominati’ dalle segreterie dei partiti, anziché essere visti come scelte decise dagli elettori.

Ma è indispensabile il varo di provvedimenti che fanno definitivamente uscire l’Italia dalla fase di prima repubblica indipendentemente dal sistema elettorale. Fra questi provvedimenti, il più urgente è quello di chiudere, una volta per tutte, la prassi che liquida il bipolarismo, con il quale si affronta una campagna elettorale, e lo si sottopone alla vecchia pratica dei giochi di corridoio arrivando magari a veri e propri ribaltoni. E’ una pratica che mortifica le scelte fatte dall’elettorato, ma è anche una pratica che tiene il Presidente del Consiglio ed il suo governo in uno stato di perenne ricatto parlamentare. Il potere del Presidente del Consiglio, che deriva direttamente dall’elettorato, non può essere menomato da ricatti che di politico hanno ben poco, ma deve essere garantito per legge per permettergli di governare compiutamente.

E’ chiaro che obiettivi simili vengano osteggiati da chi, fuori e dentro l’attuale maggioranza, sogna di ottenere con gli intrighi di palazzo, magari con il supporto dei poteri forti, quanto non è stato in grado di ottenere dalle urne. La posta in gioco è, come si vede, abbastanza importante, perché la governabilità che si persegue non è riferita solo alla durata del governo, ma alla sua qualità che può affermarsi se viene sottratta agli sgambetti, ai sotterfugi ed ai ricatti. In quest’ambito il sistema elettorale è, quindi, un falso problema.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 15.04.2010

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