Iuretig Segretario Regionale del Nuovo PSI

Venerdì 11 Gennaio presso l’hotel Ambassador di Udine si è tenuta la riunione organizzativa del Nuovo PSI del Friuli Venezi Giulia alla presenza del Segretario Nazionale On. Stefano Caldoro e del Segretario Organizzativo Antonino Di Trapani.

Durante la riunione, occasione anche per presentare il simbolo alla stampa, si è provveduto ad adempiere ad alcune necessità organizzative al fine di avere, anche in virtù delle prossime elezioni Regionali, un Partito capillarmente organizzato.

In tale contesto si è provveduto ad individuare Lauretta Iuretig segretario Regionale del Nuovo PSI in FVG.

NPSI: CALDORO, ANDARE SUBITO ALLE ELEZIONI
(ANSA) – VERONA, 12 GEN – ‘Non e’ vero che la legge elettorale potrebbe penalizzare i partiti piu’ piccoli’. Lo ha detto il segretario nazionale del nuovo psi, Stefano Caldoro, a Verona per la presentazione del nuovo simbolo del partito.
‘La cosa piu’ importante – ha spiegato Caldoro – e’ che questo paese sta vivendo un momento di grave stallo e l’unica soluzione per salvare l’Italia e’ andare subito alle elezioni’.
Il simbolo del nuovo psi, illustrato alla presenza del segretario provinciale Gianni Curti e del presidente regionale Benito Pavoni, mette ancora piu’ in evidenza il garofano rosso, caro a Bettino Craxi. ‘C’era la necessita’ – ha concluso Caldoro – di rinnovare e proporre all’elettorato qualcosa di nuovo’. (ANSA).

Forza Italia: in SIcilia il Nuovo PSI èuna forza riformista

 

Nell’ambito di una serie di consultazioni avviate con gli alleati di centro destra, il Segretario Regionale del Nuovo PSI Ninni Domino, ha incontrato il Coordinatore Regionale e il Capo Gruppo all’ARS di Forza Italia, On. Angelino Alfano e Francesco Cascio. I tre esponenti politici  hanno convenuto di sostenere insieme una politica di riforme di ispirazione liberal-democratica, socialista per la nostra regione per le nostre citta’ anche in ambito istituzionale; quindi durante il vertice si è discusso di una strategia di alleanze che veda insieme Forza Italia e il Nuovo PSI alle prossime amministrative.                                                                                                                     Il Segretario Regionale                                                                                                                 Ninni Domino

La Sicilia in movimento

Il Segretario Regionale del Nuovo PSi Ninni Domino, nell’ambito dell’alleanza di centro destra, ha iniziato una serie di incontri con alcuni  esponenti dei partiti alleati.Si è concluso positivamente il confronto politico con  il Segr. Provinciale di Allenza Nazionale On. Gianpiero Cannella, i due esponenti politici hanno iniziato un percorso su alcuni obbiettivi di riforma affrontando anche il tema della prossima consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Palermo e di colui che dovrebbe essere il candidato Presidente, aprendosi cosi  uno scenario che si auspica porti sempre piu’ ad una maggiore collaborazione fra i due partiti politici.                                                                                                                                                                                                 Il Segretario Regionale 

                                                                                                                 Ninni Domino

PROIETTILI PER BERLUSCONI: CALDORO, SOLIDARIETA’ DA NPSI

PROIETTILI PER BERLUSCONI: CALDORO, SOLIDARIETA’ DA NPSI
(ANSA) – ROMA, 11 GEN – Stefano Caldoro, segretario del Nuovo Psi, esprime a nome del partito solidarieta’ ai fratelli Silvio e Paolo berlusconi.
‘I Socialisti del nuovo psi esprimono al presidente Silvio berlusconi ed al fratello Paolo piena e sincera solidarieta”, afferma Caldoro, per il quale in particolare ‘Silvio berlusconi e’ da sempre in prima linea per la integrazione fra le civilta’ ed il suo impegno, siamo certi, non verra’ mai meno’. (ANSA).

PER MOLTO MENO BASSOLINO AVREBBE CHIESTO UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA

C’è un passo nell’intervista di Michele Saponara che fa saltare sulla sedia chiunque lo abbia letto. E’ quello dove si afferma che la Magistratura a Napoli sapeva tutto dell’emergenza rifiuti, e quando gli si ricordava che comunque aveva avviato indagini su Bassolino e sulla società di smaltimento Impregilo, la risposta è stata secca: “TROPPO TARDI, LA GIUSTIZIA E’ ENTRATA NEL MERITO DELLA VICENDA SOLO QUANDO NON NE HA POTUTO FARE A MENO e la situazione era ormai divenuta insostenibile”.
Si, si salta letteralmente sulla sedia, solo a pensare che mentre il fuoco covava sotto l’immondizia, ed intorno ad essa si mantenevano pienamente efficienti i collaudati sistemi di accaparramento dei finanziamenti pubblici che ruotano, cospicui, attorno all’operazione smaltimento, con o senza camorra poco importa, c’era chi utilizzava il proprio stipendio pagato con i soldi della collettività per frugare tra le mutande delle ballerine sbirciando fra le lenzuola dove si esercita, normalmente, lo sport più gustoso e antico del mondo.

E c’è anche di più perché, sempre col denaro pubblico, nel mentre la città di Napoli e la stessa Campania, sono terreni di scorribande dei vari clan camorristici, e in essi vengono disseminati cadaveri con cadenza ravvicinata, e mentre la criminalità diffusa determina l’aumento vertiginoso delle attività illegali che vanno dal semplice scippo, ai furti, alle rapine, allo spaccio, non più solo di sigarette, ma di droghe leggere e pesanti, ci si diletta a ‘ascoltare’ le telefonate di uomini politici per poterli iscrivere nei registri degli indagati assicurandosi un sicuro successo mediatico con possibili relativi risvolti, magari politici.

Il preferito da ascoltare è ‘il cavaliere nero’, Silvio Berlusconi. Con lui il successo è assicurato. Tutti ormai sanno che il garantismo di chi detiene la grancassa dei media, è a intermittenza, e si attiva solo quando serve. Con Berlusconi la grancassa non parte, con altri certamente si, anche perché dalle parti di Napoli e dintorni è difficile rifare gli errori della Forleo che, nella sua ingenuità, pensava che le inchieste, per chi suona la musica, siano tutte uguali.

Ce n’è abbastanza, quindi, acché il Parlamento affidi ad una Commissione d’inchiesta la verità sull’amministrazione della giustizia in quel territorio. E’ quanto deve richiedere il Nuovo PSI, non solo alla luce di quanto affermato da Michele Saponara, ma anche per la conferma che viene con l’atteggiamento dello stesso on. Di Pietro che, pur essendo sempre pronto a difendere ogni operato di qualsiasi Procura italiana, stavolta s’è guardato bene dal riproporre vecchi clichès. Se si poteva pensare ad uno scivolone determinato dalla foga del dibattito a Porta a Porta dell’altra sera, Di Pietro ha voluto fugare ogni dubbio ribadendo i suoi concetti nel TG1 del giorno dopo: ‘c’è stata nella vicenda di Napoli una assenza drammatica della giustizia’. Saponara e Di Pietro hanno sostanzialmente riproposto lo schema delle tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo per non disturbare il manovratore. Ma il diavolo che fa le pentole dimentica quasi sempre di fornirle di coperchi. Non era stata valutata la rivolta dei cittadini che, essendo napoletani, si pensava avessero una capacità di sopportazione pressoché infinita. Non è stato così.

Ed allora, senza alcun tentennamento il Nuovo PSI deve schierarsi a fianco di questa popolazione che, con la propria azione, anche se con punte di esasperazione non condivisibili, sta risvegliando le coscienze e, senza saperlo, sta contribuendo a formare una nuova generazione di napoletani e di meridionali capaci di nuovo di distinguere i riformisti veri dagli illusionisti alla Bassolino o alla Pecoraro.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 10.1.2008

LA ‘MONNEZZA’ DI BASSOLINO

Ho letto con grande piacere la nota stampa dell’ex sindaco socialista di Napoli, Nello Polese, spazzato via dalla falsa rivoluzione giudiziaria degli anni novanta, e solo recentissimamente assolto pienamente perché il fatto non sussiste, per far posto ad un ‘campione’ dell’apparire.

E’ una nota che ci permette di mettere a confronto due sindaci e due modi di governare. Uno, Nello Polese, tutto impegnato a realizzare, a programmare, a fare, a costruire nell’interesse solo dei cittadini (come la recente sentenza implicitamente ha affermato); e l’altro, Bassolino, interessato agli annunci, ai proclami, alle dichiarazioni su ciò che bisognava fare, in parole povere impegnato solo ad apparire. L’uno stimolato dalle realizzazioni e, quindi, un riformista concreto; l’altro impegnato nelle interviste e, quindi, un parolaio senza sostanza.

Due modi di governare che alla lunga producono o salti positivi in avanti, o sconquassi vergognosi come quelli di questi giorni a cui sta assistendo, allibita, l’intera Europa. Le ricadute dei due modi di governare, come si vede, non sono neutre e fotografano purtroppo una realtà simile in quasi tutto il Paese. Infatti Nello Polese per conquistare il ‘potere’ e amministrarlo, e successivamente ottenere il suo mantenimento doveva, con tutte le forze alleate, dimostrare grandi doti di governo e altrettanti grandi capacità realizzatrici (questa è la democrazia); il nostro Bassolino, al contrario, ha conquistato il potere, senza il consenso popolare, ma sfruttando i perversi legami (di cui parla l’avv. Zuccaro) che gli hanno consentito il ribaltone politico degli anni 90.

Il modo si governare alla Polese è difficile che possa essere messo in crisi per una caduta di consenso popolare; quello alla Bassolino, invece, entra in fibrillazione al primo agitarsi di un problema troppo a lungo sottovalutato. Se poi detto problema si è così incancrenito, anche per le spinte assurde dei verdi (si fa per dire) signor No, lo sfracello è garantito.

Polese e la classe dirigente della cosiddetta 1’ Repubblica, ma gli esempi, possono moltiplicarsi in ogni parte d’Italia, hanno dato parecchio a Napoli in opere pubbliche (tangenziale, centro direzionale, metropolitana, ecc.), e in buona amministrazione chiudendo le pratiche laurine dei decenni passati. Per fortuna dei napoletani Bassolino potrà fregiarsi soltanto di due delle famose tre effe borboniche: quella delle feste (che non sono certamente mancate), e quella della farina (intesa come elargizione di miserabili sussidi ai meno abbienti), perché la democrazia non gli ha permesso di usare quella della frusta.

E’ tempo, quindi, di chiudere le esperienze dell’apparire, tornando al più presto alle esperienze dell’essere. Vale per Napoli, ma vale per l’intero Paese. Il Nuovo PSI ricorda che il modo con cui Bassolino ha conquistato il potere è parente prossimo dalla ‘monnezza’. E’ normale quindi che chi di mondezza ferisce di mondezza perisce.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria, 8.1.2008

RIFIUTI: CALDORO,CAMORRA ALIBI PER SCARICARE RESPONSABILITA’

RIFIUTI: CALDORO,CAMORRA ALIBI PER SCARICARE RESPONSABILITA’
(ANSA) – ROMA, 6 GEN – ‘La camorra, come e’ noto, preferisce fare affari lontano dalla luce dei riflettori. Chi cerca di scaricare le responsabilita’ continua a non voler accettare le proprie’. Lo afferma Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi.
‘Le colpe sono solo della cattiva politica e delle Istituzioni – accusa Caldoro – che non hanno affrontato con serieta’ e competenza il problema. In piu’ – aggiunge – si sono voluti fare accordi suicidi con le imprese concessionarie degli impianti che hanno fatto i loro interessi senza nessun controllo del potere politico’.
‘La gestione dell’affare rifiuti – conclude Caldoro – somiglia in peggio a quello che avvenne con la ricostruzione post terremoto’. (ANSA).

Casini e la 194:l’intervista al corriere della sera

Il leader dell’Udc «Prodi e Bassolino se ne vadano»

«Cattolici, attenti a toccare la legge 194»

Casini: si rischia di peggiorarla, meglio dar retta alla Chiesa. Veltroni? Dica se punta al referendum

ROMA — Ha quattro messaggi da mandare, e molto chiari, Pier Ferdinando Casini. Uno a Veltroni: «Se anziché l’accordo sulla legge elettorale vuole il referendum, lo dica una volta per tutte». Uno a Prodi: «Vogliamo che il suo governo cada perché lo vogliono gli italiani, ma sulle missioni all’estero voteremo sì». Uno a Bassolino: «Sull’emergenza rifiuti deve assumersi le sue responsabilità e dimettersi». E l’ultimo, infine, a quanti nel centrodestra chiedono una modifica della legge sull’aborto: «Attenti, perché rischiamo di farne una peggiore di quella che c’è».

Dunque lei non risponde all’appello del Cardinal Bagnasco e del Cardinal Ruini?
«Tutt’altro. Proprio perché ho capito bene cosa hanno inteso dire, vedo una totale continuità nella politica della Chiesa, che si è sempre opposta alla legge sull’aborto affrontando anche un referendum che l’ha vista schierata per il no. La posizione del Vaticano non potrebbe essere diversa da quella che è. Io mi rivolgo invece agli amici cattolici, per dire di fare attenzione, molta attenzione a come ci si muove».

Qual è il rischio?
«Se si passa dalle parole ai fatti, e cioè alle richieste di modifica della legge in Parlamento, anziché imboccare una strada vincente come è stato sulla fecondazione assistita, rischiamo di fare una bella battaglia di testimonianza ma di finire in minoranza, e alla fine avremo una legge peggiore della 194».

Insomma, meglio lasciar cadere il tema e tenersi la 194?
«Meglio dar retta anche agli esponenti più avveduti della Chiesa, che chiedono di concentrarsi sui punti in cui la legge non è stata applicata – e dunque sì all’assistenza concreta alla donna come avviene in Lombardia – e sui progressi scientifici che permettono di leggere e attuare diversamente la legge che c’è».

La sua è una bacchettata a Buttiglione e Bondi?
«Io sono d’accordissimo con Buttiglione nel merito delle cose che propone, così come capisco che Bondi voglia ritoccare solo le linee guida della legge, ma lo ripeto, attenzione: neanche Bagnasco e Ruini chiedono di cambiare la legge. E’ piuttosto sollevando la questione antropologica del diritto alla vita che, come dimostra l’iniziativa di Ferrara, si possono unire laici e cattolici ».

Veniamo a un tema pure di scontro come la legge elettorale: dopo il rilancio di Franceschini sul sistema francese, c’è ancora possibilità di accordo in Parlamento?
«Continuo ad augurarmelo, ma quello che sta succedendo è veramente incomprensibile, e lo dicono per primi nel centrosinistra. Perché nessuno vieta al Pd di avere la propria bandiera, ovvero il sistema francese, ma è evidente che se ci si mette a sventolarla adesso, si pone un macigno sulla strada delle riforme. E questo proprio oggi che, su un sistema tedesco con sbarramento al 5% come quello che da tempo e per primi proponemmo noi, si potrebbe raggiungere un largo accordo».

Resterebbe però in campo il referendum per cambiare l’attuale legge
«Certo, ma se tutti abbiamo convenuto che è sbagliato questo bipolarismo che obbliga ad alleanze incoerenti e all’ingovernabilità, che senso ha arrivare a un sistema come quello delineato dal referendum che, per accedere al premio di maggioranza, porta alla formazione di due grandi partiti destinati a sciogliersi il giorno dopo il voto? Dov’è la coerenza, il senso?

Se è così, perché pensa che Veltroni voglia il referendum e non un accordo?
«Non lo so, ma se lo spauracchio per non convergere sul tedesco è la rinascita di un partito di centro alternativo alla sinistra che non sia il Pdl, io dico: smettiamola con le paure e facciamo decidere gli elettori».

La mediazione del Vassallum proposta da Veltroni proprio non la convince?
«Non è una mediazione un sistema disegnato per le convenienze di un partito solo. Ma se Veltroni va avanti su questa strada, se ha un retropensiero sul referendum, vedo le elezioni molto più vicine di quanto si creda. Perché al terremoto che il referendum provocherà, si sommeranno i disagi sempre più forti dei Dini, dei Fisichella. La vedo dura per Prodi, che da noi non sarà mai considerato un garante per le riforme e che al contrario combattiamo politicamente, perché è questo ciò che vuole la grande maggioranza degli italiani».

La possibilità di mettere il governo in serissima difficoltà ce l’avreste a portata di mano: a febbraio si vota per rifinanziare le missioni militari italiane, e la maggioranza potrebbe dividersi
«Non fare sconti al governo significa prima di tutto non svendere la propria anima e le proprie convinzioni. La nostra è una storia di moderati e di partito ancorato al Ppe, e dunque non esiste la possibilità di un nostro voto contrario al rifinanziamento delle missioni. Non siamo per la politica del tanto peggio tanto meglio, che umilierebbe l’Italia. E ritengo, spero, che la stessa nostra linea ispiri anche gli altri partiti del centrodestra».

Insomma, la vostra offensiva al governo avverrà su altri fronti?
«Sulla sicurezza, sui rifiuti, sull’economia, sull’energia, ma non certo su un terreno delicato come questo. Quei ragazzi che abbiamo mandato in Afghanistan, in Libano, non possono essere strumentalizzati per le nostre convenienze, non sono carne da macello».

Sul caso Napoli invece cosa chiede al governo?
«E’ un’emergenza nazionale che dovrebbe vedere il governo assumere provvedimenti appunto di emergenza, anche sostitutivi rispetto a quelli dei governi locali».

Ce l’ha con i vertici istituzionali di regione e comune?
«E’ vero che anche noi dall’opposizione avremmo potuto fare di più, ma lo ha detto anche una figura coraggiosa e integra della sinistra come il presidente della commissione Esteri Ranieri che il tasso di responsabilità più alto in questa vicenda è di chi governa, dunque del centrosinistra. E allora io chiedo e mi aspetto le dimissioni di Bassolino, personalità non banale e sicuramente in imbarazzo in questo momento, che dovrebbe avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e dimettersi. Perché non è possibile che con le discariche abusive si siano rimpinguate le tasche della camorra e si sia inquinata la vicenda fino al punto drammatico in cui siamo oggi».

Paola Di Caro
05 gennaio 2008

Bresciaoggi del 5/01/2008: elezioni di Brescia

NUOVO PSI. Spedale
«Castelletti? Molto meglio il ticket con Paroli»

Al ticket Del Bono-Castelletti, il Nuovo Psi propone l’alternativa del tandem Paroli-Castelletti. In pratica, invita la candidata sindaco e attuale presidente del consiglio comunale a sfilarsi dal centrosinistra e dall’abbraccio del Pd per schierarsi con i socialisti collocati nella Cdl. L’avance di

Franco Spedale, segretario bresciano del Nuovo Psi è esplicito e segue la considerazione più generale che la candidatura di «Laura Castelletti è interessante». Ma lo sarebbe di più se «non fosse effettuata sotto l’albero del Pd, poichè la storia politica di Castelletti è una storia riformista, socialista, moderata e innovatrice e i riformisti non possono stare con i dogmatici». Spedale auspica che Castelletti apra gli occhi, si allontani dalla sinistra «conservatrice e radicale» perchè i veri riformisti, gli innovatori stanno nella Cdl.
Ma Spedale attacca anche il collega di partito Igino Pasotti che nei giorni scorsi ha preso posizione proprio a favore della costituente. Una posizione che Spedale stigmatizza e che rente di fatto Pasotti incompatibile con il Nuovo Psi: «Igino Pasotti non appartiene più al nuovo Psi» scrive la segreteria provinciale del partito.
Quanto ad altri processi di trasformazione, questi innescati nel centrodestra, Spedale conferma «l’adesione convinta alla Cdl, che deve restare compatta ed unita». Si dichiara «interessato alla sua evoluzione», ma contrario ad una «annessione nel partito del popolo».

Veltroni e la legge elettorale (intervista su Repubblica): cosa ne pensiamo?

Veltroni: presidenzialismo in due fasi. E la 194 non si tocca
“Per il nostro partito c’è una frontiera invalicabile: il bipolarismo”

“No a chi vuole il sistema tedesco
e sogna la Grande Coalizione”

“Non esiste quel vasto consenso sul proporzionale della Germania
di cui si parla. Non lo vogliono Fi, An e vari ‘piccoli’
di MASSIMO GIANNINI

“SIAMO a un passo da un traguardo che può essere storico per il Paese, si tratta solo di superare le divisioni, e di fare l’ultimo miglio”. Aveva detto che il 2008 sarebbe stato l’anno delle riforme. E ora, alla vigilia della verifica di maggioranza e nonostante le polemiche sulla legge elettorale, Walter Veltroni è ancora convinto di farcela. Ma il leader del Pd detta le sue condizioni: no a un accordo a qualunque costo, sì a un sistema misto che salvi il bipolarismo. E a quelli che nel Pd puntano dritto al sistema tedesco, lancia un altolà: “Hanno in mente la Grande Coalizione: ma questo non è e non sarà mai il progetto del Pd”.

Sindaco Veltroni, diciamolo: sulle riforme le premesse non sono un granché buone, non crede?
“Non sono d’accordo. Facciamo un primo bilancio: nei quattro mesi successivi alla nascita del Partito democratico abbiamo ricostruito il dialogo tra i poli, abbiamo creato le condizioni per il passaggio a un sistema elettorale in senso proporzionale e bipolare che favorisca maggioranze coese, e si è fatta strada l’idea della vocazione maggioritaria del Pd. A questo punto, lancio un appello a tutte le forze politiche, perché abbiano lo stesso coraggio. Siamo a un passo da un svolta storica per il nostro Paese. Ascoltiamo l’invito del presidente Napolitano: usiamo il tempo che abbiamo davanti per fare la più grande innovazione politico-istituzionale dopo la Costituzione del ’48. C’è alla Camera un pacchetto da approvare: le riforme istituzionali, con la riduzione dei parlamentari, l’introduzione di una sola camera legislativa e il rafforzamento dei poteri del premier, e poi la riforma dei regolamenti e della legge elettorale. In un anno possiamo cambiare radicalmente il futuro del Paese. E un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Il Paese non ce lo perdonerebbe”.


Sul modello elettorale c’è un discreto caos. L’Unione marcia sul sistema tedesco, lei e Franceschini rilanciate il sistema francese. Non sono messaggi contraddittori?
“Io vedo due resistenze. La prima è quella di chi, come l’Udc, dice “o così o niente” e sostiene che il sistema tedesco va preso com’è. La seconda è quella dei partiti minori, contrari allo sbarramento…”.

Il denominatore comune è che sul proporzionale alla tedesca c’è un consenso trasversale, su altre formule no.
“Attenzione, un accordo possibile sul sistema tedesco, allo stato attuale, non c’è. Non lo vogliono Forza Italia e An, non lo vogliono i partiti minori. Non creiamo nel Paese un’aspettativa alla quale poi non corrispondano risultati reali. Le faccio un esempio. Immaginiamo di applicare il sistema tedesco, e supponiamo che alle prossime elezioni il Pd prenda il 32% e la sinistra radicale il 9%. Per arrivare a una maggioranza, dovremmo fare un accordo al centro: saremmo al paradosso di avere uno schieramento che va non più solo da Bertinotti a Mastella, ma si estende da Bertinotti a Casini. Mi spiega lei come facciamo a governare, con coalizioni persino più eterogenee di quelle attuali?”.

Ma allora perché, da D’Alema a Rutelli, si ripete che sul tedesco si può chiudere l’accordo?
“Questo non lo chieda a me. Io posso formulare un’ipotesi. Forse chi vuole il sistema tedesco così com’è ha in testa un’altra idea: la Grande Coalizione. L’unica che renderebbe coerente la scelta del modello tedesco integrale. Ma se è così, si sappia fin da ora che la Grande Coalizione non è il progetto politico del Pd. Il nostro partito nasce per consentire un sistema bipolare dell’alternanza, ispirato ad un principio di coesione. Questa, per noi, è una frontiera invalicabile”.

Quindi la proposta del Pd resta il “Vassallum”, cioè un proporzionale corretto, un po’ tedesco un po’ spagnolo?
“Confermo la nostra disponibilità a un’intesa che, partendo da una base proporzionale con una soglia di sbarramento intorno al 5%, assuma alcuni degli strumenti che possano servire a favorire una “deproporzionalizzazione” del sistema: il voto unico, collegi come quelli proposti da Vassallo, un premio al primo partito. Uno o più di questi elementi sono per noi necessari. Bisogna fare “l’ultimo miglio”, e noi lavoreremo per raggiungerlo”.

Chiarissimo. Ma allora perché negli ultimi giorni avete ritirato fuori il maggioritario alla francese, e Franceschini ha addirittura evocato il presidenzialismo? E stato un errore, un altolà agli alleati o che altro?
“Franceschini ha semplicemente riproposto quello che io stesso ho detto più volte. Se mi si chiede qual è il sistema che preferisco, io rispondo il sistema francese: doppio turno e sistema presidenziale. Ma dobbiamo distinguere due fasi diverse. Una prima fase riguarda l’oggi: nelle condizioni attuali, ciò che dobbiamo ottenere è un sistema proporzionale ma bipolare, per evitare il rischio dell’ingovernabilità. Poi c’è una seconda fase, che riguarda il futuro: e dico fin da ora che quando si andrà al voto, mi auguro nel 2011, il Pd si presenterà proponendo agli italiani il maggioritario a doppio turno, con l’elezione diretta del Capo dello Stato”.

Percorso in due tappe, quindi: non siete “impazziti”, come dice D’Alema, col quale si è riaperto un dissapore antico?
“Per quanto mi riguarda, nessun dissapore. Evitiamo polemiche personali, la gente non ne può più. Il modello francese non è un’invenzione né di Franceschini né mia. Le forze di centrosinistra lo sostengono da tempo. Le leggo un testo: “L’elezione diretta del Capo dello Stato è il sistema più diffuso in Europa e non ha dato luogo a degenerazioni plebiscitarie o a pericoli per la tenuta democratica e per il sistema istituzionale. Non si comprende dunque perché solo l’Italia dovrebbe fuoriuscire dal quadro europeo dominante…”. Firmato Cesare Salvi, relazione alla Commissione Bicamerale. D’altra parte, se il sondaggio del sito Repubblica.it dice che il 64% è favorevole a una soluzione di questo genere, qualcosa vorrà pur dire. La nostra democrazia è malata, e ciò che sta succedendo a Napoli ne è la più clamorosa e inquietante conferma. O recupererà la capacità di decisione, o la democrazia italiana andrà a rischio”.

Cosa risponde a chi sostiene che state confondendo le acque perché puntate dritti al referendum?
“Ho letto dodicimila interpretazioni dietrologiche, tutte campate per aria. Io dico solo quello che penso: punto a una riforma vera che risolva il problema dell’ingovernabilità. Non sono io a puntare al referendum, al contrario. Ho semmai l’impressione che, per paradosso, siano alcune forze minori a preferirlo. Ad esempio, non capisco perché alcune forze interessate alla Cosa Rossa abbiano quest’ansia sulla soglia di sbarramento, che sarebbe superata proprio con l’aggregazione di tutta la sinistra radicale. Delle due l’una: o non vogliono fare la Cosa Rossa, oppure preferiscono il referendum, perché questo gli consente di tornare e chiedere le compensazioni figlie delle vecchie logiche di coalizione. Noi, viceversa, vogliamo superare per sempre il demone della vita politica italiana: la frammentazione, la visibilità, l’instabilità“.

E cosa risponde a chi sospetta un accordo segreto tra lei e Berlusconi, proprio sul maggioritario?
“Ci risiamo. Io non sono tipo da accordi segreti. Mi rendo conto di parlare un altro linguaggio, ma non appartengo a questa dimensione da Belfagor della politica italiana. Con Forza Italia abbiamo avuto un confronto molto chiaro e sincero: due forze politiche, che sono e rimarranno alternative, è giusto che si incontrino per riscrivere le regole del gioco, com’è giusto che siano separate nella risposta ai grandi problemi del Paese”.

Insomma, non è vero che alla fine lei, anche suo malgrado, sarà costretto a togliere il sostegno al governo Prodi?
“Dal giorno in cui dissi che non vi sarebbe mai stata una mia disponibilità per Palazzo Chigi, penso di aver dimostrato nei fatti che il mio sostegno a Prodi è totale. Se abbiamo retto le spallate in Parlamento e abbiamo avviato il dialogo sulle riforme è stato proprio per facilitare il cammino del governo. E poi ho ancora troppo vivo il ricordo di ciò che accadde nel ’98, per non sapere che il sostegno al governo è un atto irrinunciabile di coerenza politica, tanto più per un grande partito. Il centrosinistra sta ancora pagando il prezzo dell’interruzione di quell’esperienza di governo che è stato tra i più riformisti nella storia repubblicana. Quindi, lo ribadisco: per parte mia il sostegno a Prodi è pieno e incondizionato. E Romano lo sa bene”.

A volte non si direbbe.
“E invece glielo garantisco. Ci siamo sentiti proprio in questi giorni, per far sì che il vertice di maggioranza abbia al centro proprio il rilancio dell’azione di governo. Basta con gli anatemi e le minacce di chi ripete “o il governo fa così o la maggioranza non c’è più”. C’è bisogno di un rilancio forte, legato ad alcuni temi essenziali. I salari e la condizione di vita delle famiglie, tanto più dopo un aumento così pesante dei prezzi. La precarizzazione intollerabile dei giovani. Il recupero dei 50enni che perdono il lavoro. Il nostro sforzo, in un tempo carico di rischi di recessione, deve essere quello di far crescere il Paese”.

Un’altra ferita aperta sulla quale il Pd dovrà prima o poi trovare una sintesi riguarda le questioni etiche.
“Purtroppo in alcuni ambienti vedo un clima da disfida tra guelfi e ghibellini, un irrigidimento integralista e quasi testimoniale delle identità legate l’una alla fede cattolica, l’altra all’ispirazione laica. Il Pd nasce con l’obiettivo di superare questa contrapposizione”.

Cosa pensa della legge sull’aborto, oggetto dell’ennesima campagna “revisionista”?
“Un valore imprescindibile, per me, è la laicità dello Stato. Questo significa che ci sono conquiste di civiltà che devono essere difese. Una di queste è proprio la 194, che si è dimostrata una legge contro l’aborto, visto che le interruzioni di gravidanza si sono ridotte del 44%. Dunque per me la 194 è una legge importante, che va difesa. Ma non mi spaventa una discussione di merito, che tenda a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perché l’aborto non è un diritto assoluto, ma è sempre un dramma da contrastare”.

Non le sembra che i toni dei revisionisti siano quasi da nuova crociata?
“Sinceramente, mi piace una Chiesa che concentri la sua attenzione su alcuni dei temi che stanno dentro la grandezza dell’esperienza di fede: la protezione degli ultimi, la lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale, la pace e i diritti delle persone. Non mi spaventa che la Chiesa affermi e tuteli principi morali che considera fondamentali. Ma ammaestrata da una storia millenaria, la Chiesa sa bene che proprio la laicità dello Stato è un confine che non può essere valicato. Poi, con altrettanta sincerità, vorrei che anche i laici fossero più laici. Che ragionassero senza dogmatismi sui temi della vita e della morte. Noi laici, più di ogni altro, non possiamo accettare l’idea di una società senza valori. Dobbiamo moltiplicare le sedi di confronto e di ricerca comune. E nella vocazione di un grande partito come il Pd. Prendiamo esempio dai democratici americani”.

A proposito, che effetto le fa il successo di Obama, che proprio lei ha indicato come modello di “bella politica”?
“Questa vittoria iniziale di Obama non mi stupisce. La sua è una leadership calda, capace di evocare l’idea di un’America che recupera la guida morale nel mondo. E poi, per lui hanno votato anche i repubblicani e gli indipendenti. La strada delle elezioni è ancora lunga, ma intanto una lezione si può trarre: Obama ha interpretato finora una capacità di cambiamento che forse è quella del nuovo millennio. Vorrei che anche noi sapessimo ascoltarla, uscendo dalle sconfitte, dai conflitti e dalle ideologie di un tempo che dobbiamo mettere per sempre alle nostre spalle”.

CON BERLUSCONI, GLI AUGURI ALL’ITALIA NON SONO FORMALI

Siamo entrati nel 2008, che sarà un anno importante per il nostro Paese, e non sfugge a nessuno che sarà un anno decisivo per bloccare il declino prodotto dal non governo e dalla paralisi provocata dagli obiettivi contrapposti di un’armata messa assieme solo da un odio viscerale verso il leader dei moderati e dei riformisti. Mettere la parola fine, prima che sia troppo tardi, alla babele esistente è l’obiettivo principe di chi ama veramente questo Paese e si strugge per il sentiero imboccato dal governo (?) Prodi.

Auguri, quindi, all’Italia per un vero reale cambio della guida politica. Auguri sinceri agli italiani che percepiscono, sulla loro pelle, quanto negativa sia stata la gestione prodiana e sperano in un cambiamento. Auguri al nostro partito, il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, che non vuole essere solo spettatore dei cambiamenti necessari al Paese, ma intende contribuire, pur nei limiti delle proprie possibilità, alla nuova stagione.

Va, quindi, affrontato subito il recupero dell’unità degli alleati, che furono CdL, sulla base del riconoscimento della leadership di Silvio Berlusconi l’unico in grado di portare le forze innovative, moderate e riformiste alla guida del Paese. Va dato, infatti, atto che è attualmente l’unico in grado di coniugare assieme idee, progetti, programmi con una grande capacità attrattiva sull’elettorato. Bisogna smetterla di pensare che c’è chi sa fare politica perché cresciuto ed allevato per questo e chi invece è un ingenuo improvvisatore perché vi si è accostato in tarda età. Berlusconi, che si è accostato alla politica attiva in tarda età, ha dimostrato, invece, sul campo che le capacità politiche si acquisiscono facilmente se si è in possesso di una grande intelligenza e di un forte carisma.

Conseguentemente vanno riconsiderati gli obiettivi, alla luce dei guasti causati da Prodi, e offrire al Paese le alternative concrete alle vergogne viscopadoaschioppiane che hanno letteralmente spogliato gli italiani; vanno riassunte le riforme ‘stracciate’ per l’odio antiberlusciniano nella scuola, nelle grandi opere, nel welfare; rilanciata una politica che affronti concretamente la questione meridionale avviando il superamento dello storico gap negativo col resto dell’Italia; affrontata, quella che è stata chiamata la questione settentrionale, realizzando in primis la riforma fiscale in senso federalista e solidale; messo in moto il processo di crescita dell’economia affrontando le strozzature del processo produttivo a partire dal superamento della dipendenza energetica che è diretta conseguenza del blocco della ricerca e della realizzazione del nucleare improvvidamente decise da un referendum dei soliti verdi.

Va, infine, coniugata la democrazia con la difesa dell’ordine e della sicurezza dei cittadini col massimo rigore contro la criminalità comune e organizzata, ridando ai cittadini quella fiducia andata persa per il lassismo nella lotta all’immigrazione clandestina che senza regole diventa bacino di coltura per la criminalità diffusa che va dagli scippi, alle aggressioni, allo spaccio degli stupefacenti. In quest’ambito va altresì affrontata e realizzata la riforma della giustizia chiudendo, per i reati più gravi, la legislazione premiale e riaffermando la necessità della certezza della pena.

Su questo terreno gli auguri all’Italia non sono formali, ma affrontano i nodi che una guida forte, sana e capace con un’alleanza omogenea può sciogliere. E’ urgente, quindi, mettere da parte i giochini da basso impero e… avanti tutta per porre la parola fine ad un periodo tra i più squallidi della nostra Repubblica. Auguri a tutti noi.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 5.1.2008

IL NUOVO PSI DEL VENETO PRESENTA IL SIMBOLO

La Federazione regionale Veneta convoca iscritti e simpatizzanti alla presentazione ufficiale del nostro nuovissimo simbolo. La manifestazione avrà luogo il prossimo 12 Gennaio 2008 con inizio alle ore 11.00 presso la Sala Stampa del Comune di Verona. Riconfermando la sua collocazione politica a sinistra nella CdL – che potrà svilupparsi nella costituenda Federazione dei Partiti delle Libertà – l’occasione sarà anche utile per ribadire la nostra adesione ed il nostro sostegno a tutte le Amministrazioni rette da maggioranze di Centro-Destra Progressista, attuali e future.Nell’augurio che l’incontro possa, anzi, rappresentare un rilancio della nostra attività politica in vista delle prossime elezioni amministrative di Maggio 2008, è auspicabile il più ampio coinvolgimento delle strutture e degli Organismi del Partito.Gli iscritti, ovviamente, sono pregati di allargare l’invito a quanti riterranno opportuno.

S. Reg.  Angelino Masin

Ps .- Ha garantito un suo saluto il Sindaco di Verona, Tosi.

ABORTO: NUOVO PSI, NESSUNA MORATORIA CONTRO I DIRITTI DELLE DONNE =

Roma, 2 gen. (Adnkronos) – ‘Quando il problema diventa dell’etica o della morale, chi fa politica ed e’ un dirigente dello Stato ha il dovere di considerare laicamente il problema, senza preconcetti’. Lo dichiara Franco Spedale, vicesegretario nazionale del nuovo psi, alleato di Forza Italia.

‘Quello dell’aborto e’ un tema molto complicato e complesso poiche’ qualsiasi posizione rischia di essere sbagliata – continua Spedale – se e’ intollerabile l’aborto come metodo anticoncezionale, altrettanto vale considerare l’aborto, sia come scelta personale, che come ‘terapia’, come un omicidio tale da volerne chiedere la moratoria internazionale come contro la pena di morte’. ‘Ci sta che lo faccia Ruini, prete di mestiere, non ci sta che dietro alla scelta interessata della chiesa ci sia chi vuole ricondurre lo Stato da laico a Religioso’.

‘Si affronti il tema dell’aborto – conclude Spedale – sotto tutti gli aspetti e si giunga ad una modifica, se necessaria, della legge, che tuttavia tuteli il diritto all’aborto e che tuteli maggiormente le donne’.