Vero conflitto di interessi la non terziarità del Giudice

Il compagno Sanna intervenendo durante la riunione della Direzione Nazionale ha centrato il proprio intervento su quello che ha chiamato uno dei veri conflitti d’interesse che esistono nel Parlamento italiano, rappresentato dalla presenza di molti parlamentari che provengono dalla Magistratura e che non sono certamente indifferenti a che una legge sui problemi della loro ‘categoria’ sia varata con alcune regole anziché con altre.
Sanna ricordava la ribellione dei magistrati sull’ipotesi di separazione delle carriere tra giudicanti ed inquirenti, con connessa relativa minaccia di sciopero e altrettanto relativa sponda che dette minacce hanno trovato nel Parlamento, appalesando uno dei più gravi conflitti di interesse esistenti nel nostro Paese. I Magistrati che fanno i parlamentari, alla fine del loro mandato non ritorneranno, salvo casi sporadici alla Violante, a fare i Magistrati utilizzando le leggi che hanno potuto produrre anche pro domo loro?
Ma per evitare polemiche spicciole, e condividendo le argute argomentazioni usate da Sanna sull’incivile conflitto che, guarda caso, nessuno nella cosiddetta sinistra(!) italiana ha stigmatizzato, mi permetto di ampliarne le riflessioni, partendo dal fatto che l’obiettivo ‘separazione delle carriere’ è purtroppo un obiettivo minimo e di ripiego che, costruito per evitare le ‘polemiche’ da parte della sinistra e da parte degli interessati, sia dentro che fuori del Parlamento, si è sostanzialmente distanziato dal vero obiettivo di riforma della Magistratura che deve poggiare sulla terziarità del giudice.
In ogni Paese occidentale, dalla civilissima Inghilterra faro per ogni sincero riformatore, agli Stati Uniti a cui guardano ‘democratici’ alla Veltroni, la terziarità del Giudice è salvaguardata senza alcuna remora, mentre in Italia (patria del diritto!) detta parola, terziarità, sembra una sconcezza. E’ ora di riprendere l’iniziativa e rilanciare il problema. Perché non può esistere una vera riforma della Magistratura se non viene assegnato al Giudice il compito di vero giudicante che nasce dal ruolo terzo che deve assumere tra avvocato della difesa, che assiste il probabile reo, e l’avvocato dell’accusa, che deve rappresentare la società che viene offesa.
Se l’inquirente, con o senza separazione delle carriere, appartiene all’ordinamento giudiziario, la terziarità del giudicante rischia sempre d’essere messa in discussione o compromessa. Tra l’altro è così che la non terziarità, vera o presunta, viene percepita dall’opinione pubblica. Non basta infatti essere imparziali ma è necessario apparire anche tali. Obiettivo questo più che necessario in una società troppo a lungo dilaniata da contrapposti e chiusi schieramenti. Il Nuovo PSI non deve avere tentennamenti in materia.
Reggio Calabria 22.07.2007

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