Dopo la grande abbuffata di dichiarazioni, analisi, speranze e prospettive, messe in campo un pò da tutti, con una velocità che solo l’accelerata alla politica impressa dal terremoto berlusconiano poteva permettere, sta subentrando una fase di riflessione alla quale bisogna partecipare, come riformisti socialisti, molto attivamente. C’è il rischio infatti di non comprendere gli scenari che si sono aperti e di ragionare col vecchio metro, col pericolo di non riuscire a discernere il grano dal loglio.
La Casa delle Libertà era già finita prima del terremoto. Come entità coesa e politicamente impegnata nella lotta politica era da tempo in quarantena. Infatti l’età del Cavaliere spingeva i due ‘colonnelli’, come impropriamente sono stati chiamati, in una corsa a differenziarsi con un obiettivo minimo, rafforzare la propria presenza sulla scena politica, e con un obiettivo massimo, tentare di accreditarsi come vero e unico ‘erede’. Con tattiche diverse, ma questo è lo sfondo del palcoscenico su cui si è cimentato il duo Casini-Fini.
Il primo sperando di diventare punto di coagulo delle forze centriste che gli avrebbe permesso di assurgere a novello condottiero delle forze di destra; mentre il secondo, per la maggior dote elettorale, s’era convinto d’essere autosufficiente nel raggiungere lo scopo. Tutte e due però piegati all’interno e soprattutto impegnati a fare le bucce al leader. L’onere di affrontare la battaglia politica rimaneva nelle mani di Berlusconi e di alcune forze minori che, perché tali, non hanno avuto un gran peso (così è stato nella campagna elettorale; così si è verificato nella difesa delle leggi partorite dal precedente Governo; così si è riproposto nella lotta contro la finanziaria). Tutte e due però dimentichi che il vero motore dell’aggregazione moderata (Casa delle Libertà ) era stato e continua ad essere il Cavaliere Berlusconi.
La vicenda della successione, però, se da una parte mostrava la miopia politica di chi la cavalcava (strategicamente?), dall’altra diventava un vero e proprio sbarramento alla visibilità delle forze minori (la programmazione mediatica –di cui si parla proprio in questi giorni (illuminante l’articolo di Guzzanti)- aveva interesse ad esaltare i balletti di Casini e i distinguo di Fini, ignorando totalmente le forze minori non interessate al problema). Il terremoto, però, apre scenari nuovi e inediti. Non si tratta di bere la cicuta del Partito unico, ma di plaudire ad una iniziativa che libera anche la CdL dall’ingessatura in cui si trovava (i protagonisti erano sempre Forza Italia-AN-UDC a volte la Lega, e a volte Rotondi), e permette la costruzione di percorsi nuovi nell’interesse dell’Italia, del suo sviluppo e delle nuove generazioni.
Tra l’altro sono molte le forze, fra i moderati come fra i democratici, che non intendono confluire in calderoni unici. Fra i moderati, tanto per analizzare lo scenario in cui ci siamo collocati con l’ultimo Congresso, ci sono sicuramente, oltre ad AN e all’UDC, anche il PRI, la Destra di Storace, altri e soprattutto il Nuovo PSI, che a differenza degli altri ‘socialisti’ (quelli rifugiatisi a sinistra), ha oggi, soprattutto dopo l’uscita di Berlusconi, una caratterizzazione piena e senza equivoci. Non c’è più alcuna confusione col Cavaliere che ha scelto di collocarsi in Europa nel Ppe che non è certamente il nostro punto di riferimento.
Bisogna evitare, quindi, di avviare un referendum su chi vuole la confluenza e chi la rifiuta. E’ un falso dilemma. Non è questo il terreno di confronto: esso era e rimane la ramificazione del Partito, con radicazione sul tutto il territorio nazionale, e l’impegno a produrre iniziative e politica. Lo scontro attuale è destinato a rientrare, i kamikaze non fanno parte della cultura occidentale. E anche se non tutto può essere come prima, c’è ancora molta strada che dovrà essere fatta assieme. E il Nuovo PSI vuole esserci, e deve esserci con la sua identità , la sua storia e la sua autonomia: non abbiamo bisogno di alcun liquidatore come invece saranno costretti altri che di socialismo mantengono solo la parola.
Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria, 25.11.2007