Il Socialismo Liberale

Carlo Rosselli
da “Socialismo liberale”

Intanto, chi sono. Sono un socialista. Un socialista che, malgrado sia stato dichiarato morto da un pezzo, sente ancora il sangue circolare nelle arterie e affluire al cervello. Un socialista che non si liquida né con la critica dei vecchi programmi, né col ricordo della sconfitta, né col richiamo alle responsabilità del passato, né con le polemiche sulla guerra combattuta. Un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina. E precisamente ha capito:
i.Che il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.
ii. Che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell’avvenire.
iii.Che tra socialismo e marxismo non vi è parentela necessaria.
iv.Che anzi, ai giorni nostri, la filosofia marxista minaccia di compromettere la marcia socialista.
v.Che socialismo senza democrazia è come volere la botte piena (uomini, non servi; coscienze, non numeri; produttori, non prodotti) e la moglie ubriaca (dittatura).
vi.Che il socialismo, in quanto alfiere dinamico della classe più numerosa, misera, oppressa, è l’erede del liberalismo.
vii. Che la libertà, presupposto della vita morale così del singolo come delle collettività, è il più efficace mezzo e l’ultimo fine del socialismo.
viii. Che la socializzazione è un mezzo, sia pure importantissimo.
ix. Che lo spauracchio della rivoluzione sociale violenta spaventa ormai solo i passerotti e gli esercenti, e mena acqua al mulino reazionario.
x.Che il socialismo non si decreta dall’alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.
xi.Che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
xii. Che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
xiii.Che è assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofia, un unico schema, una sola divisa intellettuale.
Il primo liberalismo ha da attuarsi all’interno.
Le tesi sono tredici. Il tredici porta fortuna.
Chi vivrà vedrà.

Pubblicato da

Redazione

La redazione di Pensiero Socialista

Un commento su “Il Socialismo Liberale”

  1. Ho letto con attenzione quanto scritto dalla Redazione circa il pensiero di Carlo Rosselli. Purtuttavia quando nella mia del 26/10/08 scrivevo”liberal socialista ultima maniera” intendevo riferirmi non già al “liberalismo socialista” che rispetto, ma al “liberismo capitalista” di una certa parte politica alla cui dottina il Nuovo PSI sembra aver aderito. E questo per me, e penso anche per Carlo Rosselli se fosse vivo, non è più il socialismo al quale aderirono milioni di lavoratori oppressi e sfruttati. Al primo punto del pensiero rosselliano da Voi pubblicato è scritto che ” il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale”; il termine “morale” è qui introdotto nella sua accezione più elevata:salvaguardia della dignità dell’essere umano da cui discendono diritti e doveri inalienabili e imprescrittibili. E cosa c’è di morale nell’assimilare il lavoro, e conseguentemente chi lo produce, ad una merce? Non è forse il lavoro un diritto? Non è forse vero che il lavoro rende liberi? Non certamente nel senso mostruoso e criminale di “Die Arbeit macht frei” scritto all’ingresso dei campi di sterminio nazisti. Non è forse vero che un uomo non è libero se il suo lavoro non gli consente di vivere appieno la sua dignità, e che se è oppresso continuamente da un salario ai limiti della sopravvivenza diventa uno schiavo ? ( “Uomini, non servi;coscienze, non numeri; produttori, non prodotti” scrive Carlo Rosselli). Non sono forse questi i sani principi di un vero socialismo ? Quindi o io sono in errore quando vedo del liberismo capitalista dove non c’è, oppure…
    Gianni da Genova

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