Si fa un gran parlare di leggi ad personam riferendosi a quelle leggi che nascono e si affermano come leggi per evitare al premier di restare invischiato nella tela del ragno, ma si fa finta di ignorare che scelte ad personam sono anche quelle che puntano ad ottenere che Berlusconi venga processato immediatamente, condannato severamente e possibilmente trascinato in manette verso le patrie galere. L’odio sparso è così massiccio che il semplice pensare o sognare immagini di questo tipo fa andare in solluchero quella parte, per fortuna minoritaria, di italiani i cui prototipi, con sorriso da ebeti, si possono ammirare tra gli spettatori di Annozero</u>.
Al primo gruppo ‘ad personam’ vengono indicati, per esempio, i lodi Schifani e Alfano che non avevano come obiettivo l’impunità del Presidente, ma solo quello di liberarlo, per la durata dell’incarico, dalla distrazione per processi che potevano vulnerare la sua azione di governante. Ma al secondo gruppo va annoverata la stessa loro bocciatura perché, comunque mascherata, fa puntare all’obiettivo inverso che è quello di poterlo disarcionare, dal ruolo affidatogli dagli elettori, con metodi da Inquisizione, stante l’incapacità a realizzare questo obiettivo con il confronto e con, perché no?, lo stesso scontro politico.
La speranza di un confronto civile e sereno non è, però, tra le cose praticabili di questi tempi, perché viviamo in un Paese dove la sinistra, dominata da ipocriti incapaci di ragionare oggettivamente, è sospinta a sperare di ottenere un risultato altrimenti impossibile per altre vie. E’ la sinistra del doppiopesismo, delle due verità , della carota e del bastone, dell’atteggiamento conciliante quando rivendica una ricaduta positiva (leggi D’Alema a Mr. Pesc), dell’attacco senza esclusione di colpi a obiettivi capovolti, una sinistra che sull’altare dell’antiberlusconismo non disdegna fomentare campagne denigratorie all’estero, che presenta l’Italia come paese a deriva autoritaria, che grida continuamente ‘al lupo, al lupo’ rispetto ad un ipotetico regime, che anche sul piano economico presenta un’Italia allo sbando malgrado gli indici dimostrino il contrario. Una sinistra senza il benché minimo senso dello Stato.
Duole constatare, però, che, dinanzi a questo scenario, si sviluppino categorie di pensiero, anche nel centro destra, che producono nel Presidente del Consiglio l’impressione d’essere accerchiato e che sia in atto lo sviluppo di una specie di caccia al cinghialone come già avvenne per Bettino Craxi. Registi ed esecutori della caccia sarebbero sostanzialmente gli stessi, anche se nell’odierna caccia vi è di più: l’uso strumentale della vicenda familiare (divorzio di Veronica), l’attacco al patrimonio aziendale (sentenza di 750 milioni a favore di De Benedetti) e l’enfatizzazione delle divisioni interne al PdL. E’ tutto ciò che fa sentire il premier fortemente isolato e debolmente difeso. Si sente sostanzialmente nudo.
A nulla serve, quindi, per sbloccare la situazione, dichiararsi favorevoli alla presentazione del lodo Alfano, con legge costituzionale, se verso tale obiettivo si collocano solo alleati e piccoli partiti. E’ necessario che, a pronunciarsi senza se e senza ma, sia il maggiore partito d’opposizione perché solo approvando una legge costituzionale, con una larga maggioranza, si può evitare un referendum che sarebbe un nuovo campo di battaglia per i forcaioli dell’IDV.
Per il resto, sarà il legittimo impedimento che farà la sua parte, senza bisogno di leggi che affrontano solo un pezzetto della riforma della giustizia. La maggioranza degli italiani vuole una riforma piena: processo breve, separazione delle carriere, riforma CSM, intercettazioni, responsabilità civile dei giudici, ecc.. Quella maggioranza attende una risposta. Se si continua a nicchiare, anche un pezzetto va bene.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 16.11.2009