C’è chi sull’assurda vicenda che ha messo in fibrillazione la coalizione che ha vinto le elezioni e che ha messo in estrema difficoltà il PdL, che di quella coalizione è il perno fondamentale ed ha gli obblighi maggiori nei confronti dell’elettorato, aveva scelto di non entrarci, nel tentativo non di ignorare il dibattito che, insperabilmente, poteva offrire all’opposizione qualche chance, quanto per evitare di buttare benzina su un fuoco che, con qualunque posizione si poteva assumere, rischiava di contribuire ad alimentarlo anziché spegnerlo.
L’augurio che ogni spirito libero si fa è quello di non essere giunti al limite della rottura e del superamento del punto di non ritorno, anche se serve capire cosa realmente è successo, ben sapendo che è assolutamente impossibile poter andare avanti per altri tre anni con un clima simile, con rapporti ogni giorno sempre più logorati e l’impossibilità di poter governare.
Se a tutto ciò su aggiunge l’attacco forsennato che proviene da alcune procure con la riesumazione di pentiti alla ricerca di sconti di pena, premi e cotillon; la mannaia di due processi che, se pur non potranno arrivare ai tre gradi di giudizio prima della prescrizione, potranno però intaccare la figura del premier e indebolirne lo status, se non in Italia almeno all’estero; l’incognita delle prossime elezioni regionali che, con questo gelido vento che spira, rischiano di poter diventare una vera e propria Waterloo; se tutto questo è vero il quadro è chiaramente dei più foschi.
Va detto intanto che le posizioni di Fini, che sono state fortemente applaudite dalla sinistra, hanno sconvolto il popolo moderato. Esse non possono essere considerate frutto di scivoloni estemporanei e non valutati, perché se così fosse si dovrebbe cambiare sensibilmente il giudizio sulle capacità politiche del Presidente della Camera. Né è possibile credere che il fuori onda sia frutto di sbadataggine, perché se così fosse stato non ci sarebbe stato l’ok di Fini a Ezio Mauro (la Repubblica) per mettere il video on-line. E ciò è avvenuto dopo l’incontro e il chiarimento con Berlusconi, l’accordo sul processo breve, quello sul legittimo impedimento, con il rilancio del lodo Alfano (con legge costituzionale) e la riesumazione dell’immunità parlamentare la cui abolizione ha letteralmente provocato un grave vulnus al potere legislativo.
Quel chiarimento e il successivo video hanno dato l’impressione del classico passo indietro per farne due avanti, in un meccanismo di chiaro e netto logoramento del Premier. La stessa vicenda dell’assalto di alcune procure a Berlusconi, della bocciatura del lodo Alfano, del ridicolo processo Mills, del risarcimento di 750 milioni a De Benedetti, dovevano consigliare più prudenza e il non uso del chiacchiericcio sulle ‘dichiarazioni’ del pluriomicida ‘pentito’ Spatuzza, anziché rifugiarsi in un equivoco ‘speriamo che lo facciano con uno scrupolo da… perché è una bomba atomica’.
A Torino è esplosa però una ‘bombetta paranatalizia’, anche se è stata preceduta da un consistente battage mediatico (200 giornalisti accreditati, televisioni italiane e straniere, clima d’attesa, ecc.), tanto che lo stesso Fini ha dichiarato che è stato solo rumore senza riscontri. C’è anche di più: Spatuzza non è al servizio dell’antimafia, ma della stessa mafia e per l’assurdità delle sue dichiarazioni sarebbe stato denunciato da Giovanni Falcone.
E’ legittimo sperare che, partendo dal ‘flop’ della ‘bomba atomica mancata’, e del malessere che ormai ha colpito l’intero Popolo moderato, si possano evitare nuovi strappi e si possa ripartire decisamente e unitariamente per affrontare i nodi di un Paese che deve essere governato da una sola gamba mancando una vera opposizione. Forse, ringraziando Spatuzza, non siamo caduti nel baratro. Forse le enormità pronunciate serviranno a fare chiarezza.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 5.12.2009