Il capitale umano: le idee

I 2/3 del valore della produzione sono dovuti al capitale umano (conoscenze, capacità, competenze che aumentano produttività e reddito di lavoro). In Italia il capitale umano è insufficiente per fronteggiare la competizione internazionale. Per valorizzare e impiegare il capitale umano serve una riflessione sul sistema di ricerca e di formazione italiano, nonché sulla capacità delle imprese di impiegare le risorse umane formate. Che fare?

Scuola: Defiscalizzare le spese scolastiche delle famiglie e assicurare un salario minimo agli studenti più meritevoli e bisognosi. Ridurre l’evasione e la dispersione scolastica. Aumentare le competenze in lettura, matematica, scienze, anche con misure premiali per docenti e studenti. Aumentare la concorrenza tra gli istituti scolastici, l’autonomia scolastica premiale anche per gli stipendi dei docenti, la formazione sul lavoro e l’alternanza scuola-lavoro. Potenziare la formazione continua degli occupati anche per mezzo di incentivi alle imprese e misure premiali di carriera per i lavoratori che hanno accresciuto il loro capitale umano.

Università: Diminuire i costi per il contribuente ed aumentare i costi per l’utente: defiscalizzare i costi familiari per le spese universitarie, aumentare le basse tasse dei fuori corso di lungo periodo. Rivedere la governance dell’Università. Riformare l’FFO per aumentare la concorrenza tra gli atenei e puntare sull’eccellenza scientifica e didattica. Ridurre il numero dei piccoli Atenei e dei corsi di laurea di piccole dimensioni. Aumentare l’autonomia e la responsabilità degli atenei per i programmi e per i budget. Premiare l’internazionalizzazione. Incentivare il merito didattico e scientifico dei docenti e l’alternanza università-lavoro per i docenti seguendo le iniziative già avviate con la riforma Moratti dello stato giuridico. Potenziare la valutazione esterna anche per la didattica e premiare le università che si sottopongono volontariamente all’accreditamento ed operano secondo standard internazionali. Qualificare l’accesso e aumentare la frequenza universitaria. Potenziare le misure di orientamento e la mobilità tra corsi di studio ed atenei, così come previsto dalla riforma Moratti. Rilanciare i tirocini lavorativi (stages) e professionalizzanti durante il corso di laurea, l’orientamento, il sostegno e il collocamento dei laureati nel mondo del lavoro, il monitoraggio e la valutazione dei risultati del job placement, la soddisfazione dei laureati, dei datori di lavoro, dei docenti, sviluppando le misure già presenti nei provvedimenti Moratti. Aumentare i corsi di specializzazione di qualità e professionalizzanti ed i master di qualità, potenziare i servizi agli studenti sulla scorta del sostegno del MIUR alle Università disposto dal precedente Governo. Favorire l’erogazione di prestiti d’onore a tasso agevolato e correlati al merito ed ai bisogni. Potenziare l’alta formazione artistica e musicale, specie quella a maggiore grado di occupabilità quali gli Istituti superiori per le industrie artistiche (ve ne sono solo 4 in tutta Italia) e l’Accademia nazionale di arte drammatica (presente solo a Roma).

Ricerca: Investire in ricerca specie se vicina la mercato, in capitale umano nell’eccellenza, nelle scienze, in ingegneria, in tecnologia. Evitare investimenti pubblici non focalizzati, incentivare la ricerca autonoma delle imprese e nelle imprese seguendo l’esperienza dei distretti di Ricerca e dei centri di competenza. Defiscalizzare le spese delle imprese in S&R, con percentuali maggiori per quei settori, come quello energetico, che risultano strategici per la competitività del sistema Italia. Potenziare lo sviluppo di tecnologie nei tradizionali e competitivi settori del “made in Italy”. Prevedere incentivi fiscali per le innovazioni di prodotto. Misurare la qualità degli investimenti per mezzo di valutatori esterni ed internazionali sulla base dei provvedimenti adottati dal precedente Governo. Cogliere le opportunità offerte dal VII programma quadro dell’UE (2007-2013), incentivare la cooperazione e rafforzare i legami tra industria e ricerca sia a livello di Paese, sia a livello regionale, secondo l’esperienza dei distretti di Ricerca e dei centri di competenza, incentivare la scoperta di nuove conoscenze più vicine al mercato, finanziare progetti di ricerca fortemente innovativa, migliorare le prospettive di carriera dei ricercatori.  

Alberto Di Ferrante

Pubblicato da

Redazione

La redazione di Pensiero Socialista

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