No, non c’è speranza che la sinistra possa emendarsi dai suoi errori. Aver per lungo tempo teorizzato la propria superiorità l’ha spinta a considerarsi l’unica detentrice della verità , mentre gli altri erano e, per loro, continuano ad essere, solo un sottoprodotto da non degnare di alcuna considerazione. E non ci si riferisce solo allo sprezzante giudizio che la sinistra, comunque rappresentata, esprime nei confronti degli avversari, ma anche a quello che viene espresso nei confronti degli elettori quando non rispondono alle sirene sinistrorse.
C’è chi, senza nascondersi dietro al dito, esprime disprezzo verso chi non la pensa nel suo stesso modo, e chi invece, nascondendosi dietro a pseudo ragionamenti politici, usa più cautela, ma denuncia un truffaldino tentativo di una inutile “captatio benevolentieâ€.
Gli esempi più palesi di chi si trova nel primo gruppo non è rappresentato da quel talebano di un Michele Santoro che ha un pedigree chiaro e netto come il piazzista Beppe Grillo o la pasionaria Sabrina Guzzanti, ma da personaggi vestiti da aureole di grandi giornalisti o di grandi intellettuali come il guru Giorgio Bocca o l’architetto Fuksas. Il primo riferendosi ai cittadini italiani, quando impazzavano i referendum che lui non condivideva sentenziava, senza possibilità d’appello, che “non si affidano le sorti del Paese a trenta milioni di analfabeti di ritornoâ€, e in questi giorni ha risentenziato, ad Annozero, che in Italia ci si trova dinanzi ad una massa di incoscienti contagiati dal berlusconismo e che votano centrodestra solo perché inseguono il vergognoso modello del signore di Arcore. E Fuksas, prima di lui, aveva calcato la mano chiamando gli italiani, sol perché avevano fatto vincere Berlusconi, beceri e ignoranti. I due pensano che basti il loro ruolo di intellettuali per far digerire agli italiani ogni offesa e ogni doppiopesismo come quando si afferma che il popolo, per esempio, è mafioso se a Palermo o a Reggio Calabria vota PdL, diventa progressista se vota a sinistra.
Tra quelli, invece, che appartengono al secondo gruppo c’è la schiera di coloro che pensano d’essere politici fini e che nascondendosi dietro un dito siano capaci di aprire varchi nel fronte avversario. Il massimo di questa categoria è proprio un Massimo di solo nome, quel D’Alema che per anni ha dileggiato, attaccato e martirizzato il popolo socialista e che, oggi, afferma urbi et orbi di ‘non essere comunista ma socialista’ e di aver sempre considerato Craxi come un possibile e necessario alleato.
Il signore di Gallipoli fa finta di dimenticare che il suo odio contro i socialisti è così profondo da fargli scartare, in Italia, la stessa parola socialista dal nome del proprio partito o del proprio raggruppamento elettorale (Pci, Pds, Ds e Pd oltre a Progressisti, Ulivo e quant’altro), e d’aver sempre osteggiato la politica di Bettino Craxi, dal taglio dei 4 punti di scala mobile che ha contribuito a bloccare l’inflazione a due cifre che imperversava nel nostro Paese, alla scelta di dislocare i missili Cruise a Comiso che hanno fatto smantellare gli SS20 schierati dall’Urss contro le capitali europee.
Il lider maximo, meritandosi l’appellativo di smemorato di Gallipoli, rimuove la vicenda del via libera, richiesta a Craxi, per il proprio ingresso nel PSE, e cancella la sua inattività , come Presidente del Consiglio, per salvare l’uomo che oggi, da morto, dichiara che avrebbe voluto alleato. Egli così facendo offende Bettino, offende quei dirigenti che a lui si sentono ancora legati, e offende in modo irrecuperabile quel popolo socialista che non è poi così ignorante, becero, troglodita, bue come, col suo vergognoso tentativo di “captatio benevolentiaeâ€, immagina che sia. E’ un popolo che non si è per nulla impaurito dall’andare nell’area moderata capeggiata da Silvio Berlusconi che D’Alema considerò “sviluppo del craxismo e non semplice prosecuzione dello stesso. Intreccio tra affari e politica che è la versione plebiscitaria del craxismoâ€.
D’Alema dimostra d’essere peggio dei Bocca o dei Fuksas.