VELTRONI, BASTA CON UN CONNUBIO INDECENTE

Si potrà girare e rigirare attorno al problema quanto si vuole, si potranno dare mille interpretazioni alla ultima sconfitta elettorale, si potrà dire da parte di Veltroni che alla fin fine il bicchiere si presenta mezzo pieno, mentre D’Alema gli dirà sicuramente ch’esso è mezzo vuoto, se non addirittura che sia totalmente vuoto, ma alla fine faranno come gli struzzi: nasconderanno la verità nuda e cruda della Caporetto rappresentata dal risultato elettorale dell’Abruzzo.

Non sono abituati a dire come stanno veramente le cose, ad assumersi pienamente la responsabilità di ciò che va male, ad ammettere d’avere sbagliato tutto da dieci mesi a questa parte, per cui continueranno a mentire a se stessi, e saranno vittime della loro stessa presunzione. Non che una strada diversa li potrà riportare in auge, ma almeno li salverà dal precipizio, ed eviterà all’Italia la crescita di logiche populiste e sudamericane degnamente rappresentate da quel simpatico ‘superdemocratico’ qual è il signor Antonio Di Pietro.

Affrontare la realtà significa prendere il toro per le corna, direttamente e senza alcun infingimento, stoppando la ripida scivolata su quel piano inclinato, cosparso di grasso, dove sono riusciti a collocarsi i signori della cosiddetta sinistra obamiana che vivono di nominalismi, simboli e frasi inglesi che tanto fanno chic nelle terrazze romane. Prendere il toro dal suo simbolo può appariscente significa però riconoscere il gravissimo errore commesso nell’aver allevato e messo in circolo un nemico della democrazia, un giustizialista dichiarato, un populista senza alcun respiro politico, quando contemporaneamente si decretava la fine di sinistre antagoniste, sinistre critiche, socialisti servizievoli e verdi di ogni gradazione.

Non che l’assenza di detti rappresentanti (Diliberto, Boselli, Pecoraro Scanio, Giordano, Mussi, ecc.) ci abbia sconvolto e ci abbia costretto a mettere il lutto, ma onestamente li avremmo preferiti al trattorista di Montenero di Bisaccia che non è un avversario politico, ma un arringa popolo proteso solo ad incrementare la propria dote elettorale, portandola oltre il 4%, per non dipendere da decisioni altrui. Infatti se l’IDV ha inseguito l’alleanza con Veltroni lo ha fatto per rendersi immune dalla filosofia del voto utile, operazione che non gli serve più volendo giocare direttamente e da solo per evitare, così, si vedersi sbattere, nel prossimo futuro, la porta dell’alleanza in faccia. Sa che per lui è finita la stagione degli incarichi di Governo, ed allora punta a mantenersi in vita e con essa a mantenersi i cospicui rimborsi elettorali.

Rozzo quanto si vuole, ma abbastanza lucido nel suo percorso e nelle sue scelte. Di Pietro sa che la propria crescita non può avvenire a danno dei moderati raggruppati sotto i vessilli del PdL guidato dal nemico Silvio Berlusconi, ma solo a scapito dei propri compagni di merende, ed allora non si fa scrupoli dando addosso al PD ma se necessario anche alla Croce rossa. Girotondi, grilli, tensioni sociali, scuola, scioperi epifanei lo vedono sempre in prima linea e sempre col megafono in mano. A Uòlter un consiglio: non continuare a sottovalutarlo. Tu sarai più fine certamente, ma ti è mancata completamente la lucidità. Hai imbarcato un talebano, lo hai coccolato, fatto crescere, ed ora ti si rivolta contro. Per te non c’è futuro se non hai il coraggio di staccarti totalmente da tale personaggio.

A noi che importa? Di te veramente nulla, e nulla di ‘baffino’ il tuo gemello. A noi interessa l’Italia e le politiche da assumere in questo grave momento di recessione internazionale. Convergenze sulle scelte di fondo sono più necessarie dei muri contro muri. Per questo, e solo per il nostro Paese, ci permettiamo di consigliarti la rottura di un connubio indecente.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 16.12.2008

OH, VECCHIA SINISTRA, QUANTO CI DELUDI

L’invito di Berlusconi a Veltroni a rompere la sua alleanza con Di Pietro per avviare un rapporto diverso e collaborativo tra maggioranza e opposizione non è certamente una reale necessità per svelenire la situazione. Tra Veltroni e Di Pietro non si scorgono infatti ‘diversità’ sostanziali essendo, i due, in continua rincorsa tra loro. E la improbabile rottura, tra l’altro, non risolverebbe il problema di un rapporto civile con la maggioranza.

La rincorsa o la concorrenza, infatti, continuerebbero, e a maggior ragione, se la rottura si avverasse, perchè esse sono frutto di un’assenza di bussola, di una mancanza di leadership, e di una terribile paura per un ipotetico svuotamento del proprio bacino d’influenza a tutto vantaggio del vero attuale avversario politico. E se, ad un simile aggrovigliato problema, si volesse aggiungere la ‘fronda’ interna al PD, capeggiata da mille contestatori, tra i quali il tradizionale e storico ‘gemello’ (baffino), la partita è irrisolvibile.

Perché allora perdere tempo, quando la partita l’ha già risolta il corpo elettorale, sette mesi fa, non solo per aver fatto vincere il PdL ed il suo leader, ma soprattutto per aver tributato loro l’incredibile successo che ha letteralmente mandato in tilt la cosiddetta sinistra, e frantumato definitivamente i propositi di un’opposizione civile e propositiva? Da allora, a partire cioè dall’indomani del responso elettorale, il ‘buonismo’ veltroniano se n’è andato a quel paese, le speranze di un atteggiamento politico serio ha fatto altrettanto, e, improvvisamente, si è tornati al buio dello scontro per lo scontro, e l’avversario da combattere è ridiventato nemico da abbattere.

Ogni cosa è stata esasperata all’inverosimile. Dal lodo Alfano per salvaguardare le più alte cariche dello Stato dai Garzòn nostrani anche se solo per il periodo del loro mandato; all’abolizione dell’ICI passando, senza alcuna vergogna, dalla critica sfrenata perché andavano esclusi i ‘ricchi’, all’affermazione che tanto era un provvedimento elaborato dalla sinistra; ai provvedimenti sulla scuola mistificando, mentendo e, addirittura, capovolgendo anche vecchie impostazioni del loro schieramento; alla feroce critica della miseria dei 40 euro mensili ai più indigenti, visti come un’elemosina, o ai bonus per le famiglie a basso reddito considerati una vergogna inammissibile; fino all’incredibile attacco per l’aumento dell’IVA alle pay-tv, come Sky, pari a 4 euro mensili che vengono considerati un terribile aggravio per i contribuenti.

Quest’ultima vicenda ha permesso la riesumazione del trito e ritrito vecchio conflitto d’interessi, dimenticando due cose fondamentali: l’aumento dell’IVA sulle pay-tv colpisce anche Mediaset, per la parte satellitare, mentre non può colpire quella terrestre che viene fornita gratis ai telespettatori. Ma a loro che interessa. Bisogna riattaccare l’odiato nemico. Ed allora serve seminare dubbi, spargere veleni, mettere gli escrementi nel ventilatore. Qualcosa, pensano, alla fine potrà aiutare una loro improbabile ripresa. E comunque, come minimo queste azioni servono a bloccare la crescita di quel caino di un Di Pietro che, accolto alla tavola imbandita della sinistra, vi si è rivoltato contro, quando ha capito che doveva recuperare il proprio pane autonomamente.

I fessi lo avevano aiutato a restare in vita, evitando, per lui, il mortale voto utile che è stato propinato a socialisti, comunisti senza mimetizzazione, verdi di ogni gradazione, e arcobaleni vari, ed adesso se lo trovano super concorrente. Oh, vecchia sinistra, ma dove stai andando? Non ti rendi conto che ti trovi su un piano inclinato cosparso di olio e grasso? Le lezioni della storia non ti hanno insegnato nulla? Ci deludi profondamente. Nelle loro bare si rivoltano le ossa dei tuoi padri fondatori vedendo quali mani ti stanno gestendo.

Un consiglio spassionato agli attuali dirigenti: tenete l’anima in pace perchè non esistono scorciatoie. La partita potrà riaprirsi tra due generazioni. Un consiglio anche al nostro leader: non ti curar di lor, ma guarda e passa.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 1.12.2008