REPUBBLICA: SI INCRINA ASSE PALAZZO CHIGI CON CAMERA E QUIRINALE

(9Colonne) Roma, 25 ott – “Il fantasma del governo tecnico o istituzionale aleggia sulla testa del Professore. E lui ieri non ha fatto niente per nascondere il suo malumore. Il triangolo istituzionale che fino ad ora ha accompagnato e guidato la legislatura, da ieri sembra essere incrinato. L’asse Quirinale-Palazzo Chigi-Montecitorio non è più forte come prima”, “perché avallare adesso l’ipotesi di un nuovo governo per varare la riforma elettorale, secondo palazzo Chigi rappresenta un ‘invito’ ai senatori più titubanti. Un via libera ad accettare le avances di Silvio berlusconi sapendo che la caduta del Professore non comporterà automaticamente le elezioni anticipate”. Lo si legge in un articolo di Repubblica secondo il quale “l’allarme a Palazzo Chigi è scattato”. Laddove “ci si è messo pure Antonio Di Pietro a minacciare l’appoggio esterno. E poi, a parte i soliti ‘fedelissimi’ del Professore, in pochi nell’Unione – e nel Partito Democratico – hanno smentito la prospettiva di un ‘tecnico’ a Palazzo Chigi. Il premier si aspettava una parola da Walter Veltroni. Ma anche il Sindaco di Roma non ha escluso con i suoi che anche quella può essere una ‘soluzione’. E pur ribadendo che sosterrà Prodi fino alla fine, ha anche annunciato che sabato prossimo illustrerà la sua proposta sulla legge elettorale. Un progetto che non sarà molto lontano dal modello tedesco. E proprio la revisione del ‘porcellum’ potrebbe essere il perno su cui costruire un eventuale esecutivo istituzionale. Per varare la Finanziaria, superare il prossimo anno e poi andare al voto nel 2009.Uno scenario, prosegue l’articolo di Claudio Tito, che non preoccupa solo il Professore, laddove Silvio berlusconi “ha spedito Gianni Letta da Pier Ferdinando Casini. ‘Ma che volete fare? – e’ stata la domanda posta dal messo berlusconiano al leader dell’Udc -. Noi vi assicuriamo che a novembre il governo cade. Ma poi bisogna andare a elezioni’. Il dialogo tra i due ha mantenuto i toni soft. Un equilibrio di parole giocato sulle sfumature. ‘Noi – ha spiegato l’ex presidente della Camera – noi non ci aggiungeremo mai ad un governo del centrosinistra. Ma voteremo per chi ci assicura un sistema elettorale tedesco’. ‘Se cade Prodi e nasce un esecutivo per la legge elettorale -dice ancora più apertamente Bruno Tabacci – noi ci stiamo’. Nello stesso tempo il Cavaliere ha chiamato di nuovo Umberto Bossi.
Per chiedere garanzie e bloccare chi perfino nella Lega non chiude la porta ad un’intesa. L’ex premier dunque è in fibrillazione. È sicuro di poter far crollare il governo al Senato nelle prossime settimane. Ma ieri ha iniziato a coltivare qualche dubbio sulle conseguenze. ‘Se l’esito deve essere un governo tecnico – ha ragionato con i suoi a Via del Plebiscito – allora meglio non provocare adesso la crisi. Meglio aspettare che sia passata la Finanziaria.
Solo se riusciamo a far passare da noi un intero gruppo possiamo essere sicuri di andare alle urne. Altrimenti tanto vale tenere Prodi’. Anche perché, se lo sfilacciamento dell’Unione non dovesse condurre alle elezioni nel 2008, sarà il Cavaliere a discutere la nuova legge elettorale”. E si citano le parole di Enzo Bianco, “l’uomo che per la maggioranza sta provando a trovare un punto di mediazione con la Cdl sulle riforme”: “«Noi sappiamo che da novembre berlusconi vorrà parlare con noi”.
(Grm)

250844 OTT 07

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La redazione di Pensiero Socialista

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