LETTERA APERTA A FILIPPO FACCI

Caro Filippo,
pur non conoscendoti personalmente sento il bisogno di esprimerti tutta la mia solidarietà per ‘l’editto romano’ che ti riguarda, e che indirettamente, ma non tanto, riguarda tutti noi. Ho avuto modo di apprezzarti, conoscendoti giornalisticamente, quando hai messo a nudo l’ex figlio di Bettino, che cercava di vendere per oro colato uno strapuntino che lor signori gli avevano riservato sulla corriera dell’Unione dopo che Zavettieri, vero detentore di un congruo pacchetto di voti, aveva ‘regalato’ una vittoria insperata al signor Prodi.

Perché ti dico che ‘l’editto romano’ ci riguarda, e non è una faccenda personale tra te e il signor Cappon? Perché, purtroppo, è il sintomo di uno strisciante regime che va costruendosi giorno dopo giorno, e di cui preoccuparsi sinceramente. E’ uno scenario, quello italiano, che si modifica continuamente e adotta metri di valutazione chiaramente influenzati da quella che può essere vista come la famosa ‘egemonia’ gramsciana.

Prodi viene iscritto nel registro degli indagati? Non succede nulla, ti ricordi invece quando ad essere iscritto era Berlusconi? D’Alema è indagato assieme a Fassino? Niente male, non fanno parte della banda nera, sono di altro colore. Emerge da indagini dei Ros qualche ombra su Minniti? Il silenzio è d’ordinanza. Enzo Biagi, amaramente, ed in ritardo, si accorge d’essere stato utilizzato strumentalmente dalla sinistra, e lo scrive in un libro che vedrà la luce prossimamente? Non c’è problema: viene letteralmente ignorato. Ed a ignorarlo ci sono i soliti familiari. E’ un film già abbondantemente visto con Falcone, e poi con Borsellino, e poi con altri (Parigi val bene una messa).

Ma dov’è la stampa libera? Latita per non disturbare il manovratore? E la TV, non si vergogna di mandare in onda una trasmissione sulle epurazioni, epurando, con atteggiamento più santoriano di Santoro, chi sicuramente non avrebbe cantato nel coro? Basta. E’ ora di chiudere una parentesi che rischia di diventare tragica. Bisogna accelerare i tempi e far sciogliere il Parlamento, prima che sia troppo tardi.

Perdonami, Filippo, se ti ho tediato più di tanto, ma intendevo esprimerti la mia più schietta solidarietà e assicurarti che terremo gli occhi ben aperti per far passare ‘a nuttata’.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 10.11.2007

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