PER MOLTO MENO BASSOLINO AVREBBE CHIESTO UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA

C’è un passo nell’intervista di Michele Saponara che fa saltare sulla sedia chiunque lo abbia letto. E’ quello dove si afferma che la Magistratura a Napoli sapeva tutto dell’emergenza rifiuti, e quando gli si ricordava che comunque aveva avviato indagini su Bassolino e sulla società di smaltimento Impregilo, la risposta è stata secca: “TROPPO TARDI, LA GIUSTIZIA E’ ENTRATA NEL MERITO DELLA VICENDA SOLO QUANDO NON NE HA POTUTO FARE A MENO e la situazione era ormai divenuta insostenibile”.
Si, si salta letteralmente sulla sedia, solo a pensare che mentre il fuoco covava sotto l’immondizia, ed intorno ad essa si mantenevano pienamente efficienti i collaudati sistemi di accaparramento dei finanziamenti pubblici che ruotano, cospicui, attorno all’operazione smaltimento, con o senza camorra poco importa, c’era chi utilizzava il proprio stipendio pagato con i soldi della collettività per frugare tra le mutande delle ballerine sbirciando fra le lenzuola dove si esercita, normalmente, lo sport più gustoso e antico del mondo.

E c’è anche di più perché, sempre col denaro pubblico, nel mentre la città di Napoli e la stessa Campania, sono terreni di scorribande dei vari clan camorristici, e in essi vengono disseminati cadaveri con cadenza ravvicinata, e mentre la criminalità diffusa determina l’aumento vertiginoso delle attività illegali che vanno dal semplice scippo, ai furti, alle rapine, allo spaccio, non più solo di sigarette, ma di droghe leggere e pesanti, ci si diletta a ‘ascoltare’ le telefonate di uomini politici per poterli iscrivere nei registri degli indagati assicurandosi un sicuro successo mediatico con possibili relativi risvolti, magari politici.

Il preferito da ascoltare è ‘il cavaliere nero’, Silvio Berlusconi. Con lui il successo è assicurato. Tutti ormai sanno che il garantismo di chi detiene la grancassa dei media, è a intermittenza, e si attiva solo quando serve. Con Berlusconi la grancassa non parte, con altri certamente si, anche perché dalle parti di Napoli e dintorni è difficile rifare gli errori della Forleo che, nella sua ingenuità, pensava che le inchieste, per chi suona la musica, siano tutte uguali.

Ce n’è abbastanza, quindi, acché il Parlamento affidi ad una Commissione d’inchiesta la verità sull’amministrazione della giustizia in quel territorio. E’ quanto deve richiedere il Nuovo PSI, non solo alla luce di quanto affermato da Michele Saponara, ma anche per la conferma che viene con l’atteggiamento dello stesso on. Di Pietro che, pur essendo sempre pronto a difendere ogni operato di qualsiasi Procura italiana, stavolta s’è guardato bene dal riproporre vecchi clichès. Se si poteva pensare ad uno scivolone determinato dalla foga del dibattito a Porta a Porta dell’altra sera, Di Pietro ha voluto fugare ogni dubbio ribadendo i suoi concetti nel TG1 del giorno dopo: ‘c’è stata nella vicenda di Napoli una assenza drammatica della giustizia’. Saponara e Di Pietro hanno sostanzialmente riproposto lo schema delle tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo per non disturbare il manovratore. Ma il diavolo che fa le pentole dimentica quasi sempre di fornirle di coperchi. Non era stata valutata la rivolta dei cittadini che, essendo napoletani, si pensava avessero una capacità di sopportazione pressoché infinita. Non è stato così.

Ed allora, senza alcun tentennamento il Nuovo PSI deve schierarsi a fianco di questa popolazione che, con la propria azione, anche se con punte di esasperazione non condivisibili, sta risvegliando le coscienze e, senza saperlo, sta contribuendo a formare una nuova generazione di napoletani e di meridionali capaci di nuovo di distinguere i riformisti veri dagli illusionisti alla Bassolino o alla Pecoraro.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 10.1.2008

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