LE SETTE ‘MISSIONI’ DEL PdL SENZA IL ‘MA ANCHE’

Dodici pagine di programma, firmate PdL; 281 pagine, a suo tempo, firmate dall’armata di Prodi. Nelle dodici pagine le ‘sette missioni’ da realizzare per far rialzare l’Italia; nelle altre il tutto e il contrario di tutto con l’obiettivo di mettere d’accordo il diavolo e l’acquasanta. Se si vuole, è stata un’anticipazione del ‘non solo ma anche’ veltroniano, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un’Italia al declino, tartassata dalla pressione fiscale, ferma nelle realizzazioni, preda delle emergenze sanità e rifiuti, senza bussola per quanto riguarda sicurezza e giustizia, ostaggio di una banda di occupatori del potere.

Quello ch’è stato fatto nei due anni passati è la logica conseguenza di un ondeggiamento continuo senza possibilità d’approdo reale. Ed è il film che l’Italia sarà costretta a rivedere qualora, per pura follia collettiva, dovesse vincere il confronto elettorale quel Veltroni del ‘si può fare’, perché pur avendo deciso di liquidare la sinistra di lotta e di governo e il verde dal sorriso ebete, ha avuto la capacità di ricostruirsi alleati antagonisti conditi dal giustizialismo dipietresco.

Alla luce dei fatti è abbastanza chiaro che le 281 pagine (che quasi nessuno ha letto), opera omnia enciclopedica, erano solo fumo negli occhi per l’opinione pubblica, ed erano dedicate solo ai singoli alleati per tenerli buoni accontentandoli tutti, non certamente per governare. L’attività del governo Prodi, infatti, si è risolta nello sfilacciare, come la tela di Penelope, quanto di buono era stato varato dal precedente governo diretto da Silvio Berlusconi. Sotto il maglio del nichilismo sono caduti, tra l’altro, la riforma della scuola, quella pur timida della giustizia, e le opere pubbliche come la Tav e il Ponte sullo Stretto. Se per costruire 36 riforme ci son voluti ben 5 anni di attività governativa, per distruggerle sono bastati poco meno di due anni, per cui i libri di storia ricorderanno il Governo Prodi come il Governo della ‘demolizione’.

Le dodici pagine delle ‘missioni’ presentate alla stampa nei giorni scorsi, anche perché poche, avranno il pregio di farsi leggere da milioni di cittadini, e sono indirizzate soprattutto ad essi, non certamente ai singoli alleati che, a differenza dell’armata prodiana, hanno in comune la stessa visione della realtà e gli stessi obiettivi da realizzare. Ci sono, naturalmente sensibilità diverse sui singoli argomenti, ma il sottofondo su cui si reggono coglie in pieno sia il comune denominatore degli alleati che, per quanto ci riguarda, le sensibilità del Nuovo PSI di Stefano Caldoro che sono indirizzate, da tempo, verso una politica riformista capace di rimettere in carreggiata l’intero Paese.

Dodici pagine, sette ‘missioni’, programma di lunga lena per GOVERNARE veramente l’Italia. La concretezza dell’essere rispetto all’evanescenza dell’apparire. E’ per questo che abbiamo scelto di stare nel fronte moderato. Per questo continueremo, senza alcun disagio, a stare con gli attuali alleati. Il resto è chiacchiera da bar Sport. I socialisti di Stefano Caldoro lasciano ad altri le distinzioni accademiche tra destra e sinistra, e lavoreranno per il rilancio dello sviluppo, il sostegno alle famiglie, la sicurezza e la giustizia giusta per i cittadini, i servizi moderni superando le emergenze sanità e rifiuti, una nuova attenzione per il Mezzogiorno e il federalismo solidale che non sarà divisione.

Per questo gli elettori socialisti e i dirigenti di base del Partito vogliono che il Nuovo PSI sia schierato così come deciso dal Congresso e, contemporaneamente, sia adeguatamente rappresentato in Parlamento.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 03.03.2008

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