IL TERREMOTO DELL’ABRUZZO, E L’’EPPUR SI MUOVE’

Ha fatto, certamente, impressione l’intervista fatta da Bruno Vespa a Giampaolo Giuliani, la sua tranquillità nel rispondere alle domande, e ancor di più l’intervista pubblicata da Il Giornale con la quale l’interessato illustra il metodo di indagine usato che è basato sulla misurazione della presenza del gas randon che, se rilevato in misura considerevole, anticipa di almeno sei ore il verificarsi di un terremoto violento.

Hanno fatto anche impressione i giudizi sferzanti che accademici, esperti, scienziati vari hanno rilasciato contro Giuliani fino, addirittura, ad arrivare a precisare che il ‘Giuliani non è un collaboratore LAUREATO ed è adibito ad altro progetto’. Sapere poi che lo stesso è stato denunciato per procurato allarme mi ha fatto pensare che passano i secoli ma non cambiano i sistemi di difesa delle ‘certezze’ acquisite che vengono difese senza alcuna remora. Non voglio esagerare ma mi è venuto in mente il ‘eppur si muove’ di Galileo e la difesa delle verità acquisite che la Chiesa allora fece.

Oggi, liquidando il metodo sperimentale, e ignorando ipotesi di lavoro, da scartare se vengono da NON laureati, la nuova Chiesa dei moderni scienziati, fa la stessa cosa: difende se stessa, i propri ruoli, i propri privilegi, magari guardando e sperando in uno sbocco politico. Certo non penso che lo faccia in malafede, ma è la logica conseguenza dello stare su un piedistallo a crogiolarsi del proprio ruolo, dei riconoscimenti e delle prebende. Il problema di oggi, rispetto ai tempi di Galileo, è che, in materia di terremoti, non si può ignorare un vero e proprio grido d’allarme, perché le conseguenze possono essere spaventose.

Sollecitati da Bruno Vespa due esperti laureati, in diretta tv, hanno, si, accettato di studiare i dati raccolti dal non laureato, ma hanno teso a lanciare l’ultimo strale avvelenato dicendo che se si ‘prevede’ continuamente che ci sarà il terremoto prima o poi ci si azzecca. Come dire, ci costringi a verificare quanto prodotto da Giuliani ma fin d’ora ti diciamo ch’egli è solo un ciarlatano senza respiro scientifico perché ‘non è laureato’, e comunque che ci mandi il suo lavoro, lo verificheremo. No, signori, state continuando a sbagliare tutto. Con umiltà dovete correggere il vostro sistema di valutazione ed abbandonare l’idea che ‘non si possono prevedere i terremoti’. Fin’oggi è così, ma la ricerca a che serve?

C’è un signore, anche se non laureato, ch’è patito della ricerca sui terremoti, che ha inventato una macchinetta, ‘precursore sismico’, per misurare il randon, gas che si sprigiona per la compressione tra le zolle sotterranee, e ha usato un sismografo per studiare gli sciami sismici. Questo ‘ciarlatano’ sostiene che bisognerebbe avere diverse postazioni per triangolare i rilievi e individuare con precisione dove si scatenerà il terremoto. A me, uomo della strada, e abitante in una zona altamente sismica qual è Reggio Calabria, sembra ce ne sia abbastanza non solo per verificare i dati raccolti ma soprattutto per avviare un progetto di approfondimento, applicazione, studio ed ulteriori ricerche. Questa del gas poi dimostrerebbe il perché i cani ‘sentono’ l’approssimarsi del terremoto. E’ notorio, infatti, la loro forte capacità olfattiva ch’è ben superiore a quella dell’uomo.

Risolvere il problema della ‘previsione’, anche se di poche ore, può ridurre quasi a zero il problema dei morti da terremoto. E’ chiaro che vanno approntati efficienti piani di immediata evacuazione dalle zone interessate. La ‘previsione’ non risolverà certamente i problemi dei danni materiali come la distruzione di fabbricati, strade, linee ferrate, linee elettriche, patrimonio artistico e storico. Quelli dipendono dall’uomo, da come costruisce, da come aggira le leggi, da come difende il proprio patrimonio. Il terremoto non uccide si è detto, ma è l’uomo che lo fa con le sue avventatezze. Giappone e California insegnano.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, lì 8.4.2009

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