PER D’ALEMA LA LIBERTA’ E’ UN BAVAGLIO AGLI AVVERSARI

La cosiddetta sinistra, oggi democrat , continua imperterrita a mordersi la coda. Prima blatera sulla libertà d’informazione nel nostro Paese, e lo fa facendo scendere in campo tutti i propri pezzi da novanta (si fa per dire), parafrasando un vecchio detto che recita: “quando la lotta si fa dura, i duri scendono in campo”. Poi riapre l’armamentario anti Berlusconi senza alcun freno trovando ospitalità e risalto nella grande maggioranza dei media italiani.

Soprattutto questo trito e ritrito attacco al premier è la dimostrazione della falsità della mancanza di libertà d’informazione che è, semplicemente, una bufala anche se ad affermarla si è speso lui, il più duro di tutti, il leader maximo, il Massimo D’Alema che sa egregiamente mischiare gli ingredienti per usare, quel che esce, anche come pietanza nell’imminente Congresso nazionale del suo partito e a sostegno del proprio candidato, l’on. Pierluigi Bersani.

Sapendo perfettamente che quel che rimane delle truppe che, baldanzosamente, scorazzavano per l’Italia, ragiona soprattutto con la pancia, tira fuori tutto il suo armamentario velenoso, sarcastico ed aggressivo nei confronti del suo principale avversario-nemico. Lo fa per non farsi scavalcare a ‘sinistra’ né all’interno da Marino e dal novello profeta Franceschini, né all’esterno dal sanguisuga Antonio Di Pietro che infatti dichiara che ‘finalmente cominciano a rendersi conto (nel PD ndr) che Berlusconi è un male e va fermato, non con meno ma con più antiberlusconismo’. Quindi per problemi interni si cavalca l’antiberlusconismo.

Il leader maximo, il giorno prima aveva decisamente respinto (polemica con Napolitano?) l’invito ad abbassare i toni con la motivazione che se bisogna abbassare i toni “dovreste dirlo al Direttore del Giornale, al Direttore di Libero e soprattutto al mandante dell’uno e dell’altro” dimostrando, ancora una volta, la rozzezza del proprio linguaggio e la propria chiusura mentale. Quando si afferma, infatti, che Feltri e Belpietro hanno un mandante e scrivono sotto dettatura, indirettamente è come dire che gli altri giornali (Corriere, la Repubblica, Il Sole-24 ore, l’Unità, Avvenire, Stampa, per citarne alcuni) non hanno ‘mandanti’ e scrivono quel che vogliono confermando che in Italia non c’è il bavaglio dell’informazione.

Ma se così stanno le cose a chi la canta il terzo candidato alla Segreteria del PD, Ignazio Marino, quando afferma: “Se dovessimo oggi chiedere l’accesso all’Unione europea, siccome per accedere è necessario come requisito quello di una stampa libera, noi non avremmo quel requisito”. Per Marino, quindi, anche gli altri giornali (la maggioranza) scrivono sotto dettatura. Verrebbe voglia di dire: mettevi d’accordo, innanzitutto, tra di voi, ma poi ci sovviene che anche Marino è a caccia di voti congressuali e, quindi, è in gara a chi le spara più grosse.

La verità, aldilà delle tattiche, è che vi è un “imbarbarimento dell’intreccio politico-mediatico” e la “responsabilità – come dice l’Associazione di giornalisti Lettera 22 con 400 iscritti – è di chi, come ‘Repubblica’ e ‘Avvenire’, ha finora usato la stampa come strumento di parte anziché di informazione” (www.lettera22.info). Che il PD accetti e pratichi, qualunque sia la motivazione, l’aggressione al premier ha aggravato la situazione determinando una vergognosa deriva.

La querela di Berlusconi contro alcuni giornali e la campagna di Feltri sulla moralità di un direttore sono certamente criticabili dal punto di vista dello stile, ma, proprio per la libertà di stampa tanto sbandierata dai democrat, sono ultra legittimi. Esse fanno il paio con querele di altro colore (D’Alema-Forattini, Di Pietro contro tutti, ecc.), e con altre vicende anche se costruite sul nulla (Noemigate , la scossa D’Addario, ecc.). Si tenta, comunque, di mettere il bavaglio ai moderati.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 8.9.2009

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