No, l’Italia non è un Paese normale. Forse lo è stato, ma oggi non più, e non per responsabilità , ovviamente, della propria gente, ma per la chiusura mentale di un’opposizione senza alcuna capacità politica avendo scelto di cavalcare ogni bestialità pur di attaccare, vera e propria ossessione, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi o, più vergognosamente, avendo scelto di farsi dettare la linea da altri e farsi trainare nel ridicolo.
Nel mondo occidentale e in ogni paese democratico, c’è una maggioranza e c’è un’opposizione. E in ognuno, la prima governa, la seconda sviluppa il proprio ruolo negli spazi e nei modi che la democrazia gli riserva e, quindi, si oppone decisamente a provvedimenti della maggioranza che contrastino con le proprie scelte politiche, ideologiche, etiche e religiose; si batte per modificarne altri, migliorandoli dal proprio punto di vista; ma si associa, senza tentennamenti, a provvedimenti che non sono né di destra, né di sinistra, ma necessari e urgenti per zone del Paese o frange di popolazione, e quando questi diventano realtà partecipa ai conseguenti festeggiamenti considerandoli frutto anche del proprio impegno.
In Italia, invece, ci si oppone ferocemente a tutto, in particolare a quanto propone la maggioranza il cui leader è Berlusconi. E poi si attende, speranzosi, che tutto si riduca ad un colossale flop per poter scatenare il relativo putiferio. Ma se, casomai, il flop non c’è, allora si perde il lume della ragione e si tenta disperatamente di creare il ‘casus belli’, di sviare l’attenzione, di creare tensioni, costruire martiri, santificare vere e proprie nullità , e dare addosso, come si dice al mio paese, all’ortolano cioè al Presidente del Consiglio.
Non è vero? Guardiamo assieme le vicende del terremoto de l’Aquila. La sinistra ha sperato, disperatamente, che gli ‘impegni’ assunti dal premier fossero un grande bluff e attendeva speranzosa, sulla sponda del fiume, il passaggio del cadavere nemico. Ma quando la realtà della concretezza degli impegni ha lacerato le speranze ‘gufiste’, apriti cielo: tutti ad abbaiare alla luna, e anziché gioire per il nuovo giorno che si apriva sugli aquilani, che avevano patito lutti e disagi, si avviava un meccanismo da sindrome degli esclusi che fa pensare impossibile un ritorno alla ragione. No, non c’è speranza che ciò avvenga. Nessuna speranza di un confronto civile.
Floris grida che c’è un vero attentato all’informazione per lo spostamento del suo Ballarò di due giorni; Franceschini, prima con sarcasmo, considera gli aquilani ‘comparse’ di uno spettacolo solo mediatico, poi paragona l’Italia alla Romania di Ceausescu e, infine, decide di sottrarsi alla trasmissione ‘Porta a Porta’ dove rischiava d’essere stritolato dalla forza dei fatti; strepita Santoro offendendo ed aggredendo il premier; e si stanno preparando alla chiamata alle armi i soliti Fo, Bocca, Camilleri, Mauro, Travaglio e quant’altri che, bisogna capirli, sono stati spiazzati da un risultato inatteso. C’erano stati troppi esempi negativi dal Belice, all’Irpinia, alle Marche per scommettere in modo diverso.
E’ avvenuto come a Napoli con la spazzatura. Anche là per esempio il guru Santoro disse che l’operazione non era fattibile e che Berlusconi era un grande imbroglione. Ne era tanto convinto che disse addirittura che se il premier fosse riuscito nella quadratura del cerchio si sarebbe messo in mutande. Berlusconi con Bertolaso riuscì nell’operazione e Santoro ha dovuto difendersi con i si, però. Povera sinistra, ma soprattutto povera Italia alla ricerca di una normalità che difficilmente potrà ritrovare in tempi brevi.
Anche se l’appello alla fine dell’odio giunge dal Vescovo dell’Aquila con un netto: ‘gli abruzzesi sono stanchi delle chiacchiere sterili e della politica dell’odio’ c’è sempre una Pezzopane che non rinuncia a spargere il proprio veleno.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 16.9.2009