Da quello che si capisce erano andati (la sinistra e i suoi giornali) a suonare e sono stati suonati. Credevano di distruggere il premier con il colpo finale della bocciatura del Lodo Alfano (con relativi sogni fatti di processi, condanne ed arresti) e si trovano ad aver regalato allo stesso premier un percorso che lo porta dritto dritto alla prescrizione dei reati, quelli che si continua a volergli cucire addosso con la speranza, però ormai in soffitta, di liquidare il ‘nemico’ per via giudiziaria. Credono che ciò basti a cambiare la testa degli italiani che non vogliono sentir parlare di ‘sinistra’ comunque mimetizzata. La verità è che non riescono a guardare al di là del proprio naso.
E’ successo come per gli ultimi referendum, quelli elettorali, che, alla fine, gli stessi organizzatori (Di Pietro e &), dopo aver raccolto centinaia di migliaia di firme, hanno scelto di boicottare. Si son resi conto in ritardo, ma la colpa è di madre natura, che con l’approvazione di quei referendum regalavano la maggioranza assoluta all’odiato Berlusconi. Ricordiamo tutti che uno dei quesiti prevedeva la concessione del premio di maggioranza non alla coalizione ma al partito che avrebbe preso più voti e cioè al PdL.
Stesso film anche oggi, con la differenza che ieri ci fu la ciambella di salvataggio di un referendum fallito, mentre oggi il pronunciamento della Consulta non può più essere modificato e le conseguenze, dal loro punto di vista, saranno disastrose. Con il Lodo Alfano, Berlusconi e le altre alte cariche dello Stato non potevano essere processati nel periodo di assolvimento del loro incarico, e in quel periodo il decorrere del tempo sarebbe stato bloccato. Era un meccanismo che permetteva la guida del paese senza scossoni, garantiva tranquillità nel ruolo istituzionale e consentiva, successivamente, lo svolgimento dei processi senza ledere anche la garanzia della difesa. Processi e riavvio del tempo, infatti, sarebbero stati ripresi solo alla fine del mandato istituzionale.
Con l’abolizione del Lodo lo scenario è totalmente cambiato e con esso la stessa sorte del Cavaliere (o meglio la sorte del poter governare tranquillamente) per cui si acquietino gli assetati di sangue, e si tranquillizzino i preoccupati. Il perché è presto detto, dato che è la stessa Consulta che, forse, preoccupata dal gran ‘casino’ determinatosi, sembra voglia indicare la via d’uscita rappresentata da quanto scritto nella sentenza Previti. La Corte Costituzionale, infatti, aveva scritto che, nel caso un imputato sia anche componente di un ramo del Parlamento, il giudice ha “l’ònere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari“.
Muovendo dalla sentenza di quattro anni fa – secondo quanto trapelato da ambienti vicini alla Corte, che affronterà l’argomento nel motivare la bocciatura del lodo Alfano – il conflitto tra esigenze processuali ed extraprocessuali nel caso di alte cariche dello Stato potrebbe essere risolto senza violare il principio di uguaglianza: i processi a Berlusconi, ad esempio, andrebbero avanti, ma i giudici avrebbero l’obbligo di fissare, d’intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del Presidente del Consiglio, in modo da evitare coincidenze e non compromettere il diritto di difesa.
Ora, non sfugge a nessuno che l’agenda degli impegni istituzionali del premier è così piena che il Presidente, a volte, è costretto a scegliere tra sedute del Parlamento (Camera e Senato), Consigli dei Ministri, riunioni internazionali (Onu e UE), incontri bilaterali, visite a stati esteri, interventi nelle zone in ‘emergenza’ (Abruzzo e Messina), rapporti con le forze sociali e iniziative varie. Il tempo volerà e con la prescrizione gli assetati di sangue resteranno a bocca asciutta.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 17.10.2009