IL PONTE E’ STRATEGICO PER L’ITALIA E PER IL MEDITERRANEO

C’è sempre un problema da sbandierare per tentare di bloccare la costruzione del Ponte sullo Stretto, sopratutto quando le leve del potere decisionale sono in mano diverse da quelle del signor Prodi che, non andando tanto per il sottile, ha bloccato, senza alcun ritegno, una gara già vinta facendo perdere, circa tre anni, al processo realizzativo.

Oggi, fuori dal Governo, le tentano tutte giovando spregiudicatamente sulle disgrazie della povera gente. Dopo il terremoto dell’Abruzzo, infatti, hanno gridato ai quattro venti che mancando i soldi per la ricostruzione era necessario rinviare di qualche anno le opere infrastrutturali di grande peso; poi dopo la tragedia dell’alluvione a Messina si sono battuti il petto alzando alti lai per richiedere che invece di opere faraoniche (!) si pensasse, prioritariamente, alla difesa del territorio. Ed anche Loiero, pur non avendo una sciagura che lo interessasse direttamente, ha chiesto, al posto del Ponte, la difesa del suolo per evitare quel che è successo a Messina.

Parafrasando Manzoni sembrano i ‘bravi’ di don Rodrigo con il loro minaccioso ‘questo Ponte non sa da fare’, non comprendendo che dall’altra parte non c’è un don Abbondio, ma un Governo ed una maggioranza che hanno deciso di sbloccare tutte le grandi opere che sono chiaramente indispensabili per la crescita e lo sviluppo del Paese e altrettanto utili per combattere la recessione. Nel caso del Ponte poi, o sono incapaci o sono in malafede: il Ponte, infatti, non è un’opera di regime, ma un’opera strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno.

L’aver poi saputo affrontare, da parte del Governo Berlusconi, con determinazione e visibili risultati, sia il dramma dell’Abruzzo che la tragedia di Giampilieri, ha dimostrato che non c’è contrasto tra gli interventi di emergenza e la realizzazione di opere strategiche per il Paese. L’Italia non è poi così disastrata da finire in ginocchio per un terremoto, pur severo, come quello dell’Aquila; né viene distrutto per le disgrazie alluvionali, e quindi non è obbligato a scegliere le priorità da affrontare. Se così non fosse, di sicuro, non saremmo la settima potenza industriale del mondo, e non guarderemmo sempre avanti. E con il Ponte continuiamo a farlo.

Il primo meeting delle città del Mediterraneo, tenutosi a Reggio Calabria, lo ha confermato. L’interesse dell’uditorio e delle delegazioni presenti per il travolgente intervento del Commissario Straordinario per il Ponte, Pietro Ciucci, ne è stata una conferma, come conferma è l’assedio subito da Ciucci da parte della stampa. A nessuno, infatti, può sfuggire, se non è annebbiato da una persistente retorica negativa, l’indispensabilità dell’opera che ha spinto il governo a riprendere e accelerare l’iter del Ponte che va letto per quello che effettivamente è: il non voler rinunciare ad una scelta strategica che può determinare una grande inversione di tendenza per l’intero Mezzogiorno.

Smettiamola dice Pietro Ciucci con la mistificazione e gli imbrogli “quello del 23 dicembre è un appuntamento reale e importante, e si tratta davvero della posa della prima pietra del Ponte sullo Stretto”. Duro, quindi, nella polemica e in difesa dell’opera che non serve solo a unire le aree limitrofe di Reggio e Messina, e che sarà anche una grande attrattiva turistica. Il Ponte come rileva Zamberletti, Presidente del CdA Stretto di Messina Spa, ”è particolarmente strategico per il Sud perché, con il completamento del programma di alta velocità, il Mezzogiorno sarà collegato con il sistema ferroviario europeo rappresentando così un importante fattore di sviluppo per tutte le regioni meridionali”. La vera novità del Ponte, rileva ancora Zamberletti, ”è che si tratta di un ponte ferroviario, e non solo stradale, che permetterà ai porti siciliani di diventare porti europei strategici con un grande vantaggio per quanto riguarda i costi di trasporto delle merci. Le merci in partenza dalla Germania e dirette verso l’Oriente, ad esempio, guadagnerebbero cinque-sei giorni di navigazione se dopo un transito in treno venissero imbarcati in Sicilia”.
Nel Mediterraneo oggi transita il 30% del commercio mondiale dal Nord Europa al Medio e Estremo Oriente, e viceversa, per cui da subito bisogna rendere efficiente il corridoio 1, deciso dall’UE, e di cui il Ponte è parte integrante. Col Ponte, quindi, si darebbe l’avvio a grandi opere di infrastrutturazione a monte e a valle, e con esso sarà indispensabile collegare Calabria e Sicilia all’Alta velocità rendendo appetibile il corridoio Berlino-Palermo, e togliendo le regioni periferiche del Paese dal perenne isolamento in cui si trovano.

Chi grida contro il Ponte, anche con la diffusione di paure per le infiltrazioni mafiose che uno Stato forte può e deve saper controllare, è un nemico vero, giurato e in malafede. E’ chiaramente un nemico della Calabria, del Mezzogiorno e dell’Italia. Che lo siano i Verdi passi, ma che lo diventi anche Loiero è veramente il colmo.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.10.2009

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