IL PD SENZA SGUARDO DRITTO E APERTO NEL FUTURO

C’era d’aspettarselo. Quando un Partito non ha bussola, non ha linea politica e perde il contatto con la gente, non ne imbrocca una giusta e sembra sbandare come un pugile suonato. L’ultima, dopo la Waterloo delle primarie in Puglia, è l’accordo siglato con Di Pietro che rinnova l’alleanza con il proprio carnefice e ne legittima la linea politica fatta esclusivamente di odio, giustizialismo, manette e santificazione delle procure, in una parola di antiberlusconismo puro dove non c’è nulla di cervello e di cuore, ma c’è solo e soltanto pancia, pancia e ancora pancia.

Si potrà dire che era un percorso obbligato, che non c’era altra scelta per evitare la catastrofe delle regionali di fine marzo e che, quindi, era necessario bersi la cicuta che passa il convento anche perché è troppo ridotto il tempo per recuperare politicamente ed è, quindi, opportuno rinviare ad altri tempi il ‘chiarimento’ con lo scomodo alleato. Ma è solo un pia illusione perché il risultato è quello di prolungare l’agonia che sta portando inesorabilmente il PD verso l’estinzione. Tra l’altro è un film già visto e rivisto.

Prima D’Alema e il Mugello con il seggio sicuro ‘regalato’ all’ex poliziotto sperando di poterlo mettere sotto ‘tutela’ così come normalmente facevano i vecchi dirigenti del PCI con gli intellettuali di sinistra; poi Veltroni e la sua sciagurata scelta dell’esclusione di tutte le frange ex comuniste e socialiste per imbarcare un soggetto che da solo non avrebbe mai superato lo sbarramento del 4% e che il giorno dopo, malgrado il ‘regalo’ ricevuto, diventò il vero nemico del partito della sinistra; quindi Franceschini, fotocopia dell’ex pm manettaro, che facendo finta d’ignorare che, normalmente, in assenza di contenuti, si preferisce l’originale, ha teso a inseguirlo sul terreno a Di Pietro più congeniale, quello della forca sulla pubblica piazza.

Adesso è impegnato Bersani ad aggravare la situazione del PD che all’esodo verso altri lidi (Alleanza per l’Italia) sta registrando un altro esodo verso l’IDV che non potrà essere fermato dalla condiscendenza del Segretario piddiino che si presenta all’appuntamento senza un progetto politico ma, come il suo predecessore, copiando l’alleato-rivale. E tutto per difendere qualche Regione che potrebbe cambiare colore rinviando a dopo i conti col sanguisuga. Ma il percorso per liberarsi dall’abbraccio mortale sarà, dopo, molto ma molto più difficile.

La rottura con Di Pietro andava fatta oggi senza lasciarsi incantare dalle dichiarazioni come ‘non attaccherò più Napolitano’ strombazzate dal trattorista di Montenero di Bisaccia. Il rischio della perdita di qualche regione sarebbe stata poca cosa rispetto al rischio estinzione che sovrasta la vita di quel che resta dello amalgama mal riuscito del vecchio ‘compromesso storico’. Ma anche Bersani, non riesce ad essere ‘guerriero con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro’, non sa affrontare la battaglia per ridimensionare il suo vero nemico che può essere messo alle corde con la ricostruzione di un pensiero politico che serve all’Italia anche dalla postazione dell’opposizione.

La legittimazione di Di Pietro, con l’operazione alleanza, determinerà nuovi e violenti scenari nei prossimi mesi e, contemporaneamente, lo sconquasso dello stesso PD. Se, infatti, all’interno c’è chi sarcasticamente sottolinea la negatività dell’operazione con un ‘fino a ieri eravamo per l’alleanza strategica con l’UDC, da oggi siamo per l’alleanza con Di Pietro. Ottimo e abbondante, soprattutto chiaro’, c’è anche chi come Prodi afferma, in modo netto, d’essere dispiaciuto nel ‘vedere che ormai sembra sempre più debole, la ragione dello stare insieme’.

I compagni di merenda, comunque, ringraziano anticipatamente.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 27.1.2010

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