GOVERNO: CALDORO (NPSI), ‘PATTO DI RESPONSABILITA’ PER VOTO SUBITO = | |||
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Tag: Governo
QUIRINALE: CALDORO A NAPOLITANO, AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE =
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Compagni così non va!
Ho letto con attenzione la dichiarazione di Villetti alla Camera dei Deputati in cuidichiarava il voto favorevole alla fiducia del governo Prodi dei Socialisti. Non va prendere decisioni senza alcun coinvolgimento collettivo del gruppo dirigente.Non va assumersi responsabilità di rappresentare un elettorato,un’organizzazione senza averne un confronto e riceverne un consenso.Non va assumersi il ruolo di mosche cocchiere di un calesse tra i più impopolariche si ricordi.Non va concentrare tutta la nostra identità esclusivamente sul laicismo e sulloscontro con
GOVERNO: APPELLO DINI A PRODI, NON VENIRE IN SENATO
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GOVERNO: NUOVO PSI, NO A COMPRAVENDITA SENATORI
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GOVERNO: CALDORO; NO A GOVERNO ISTITUZIONALE,SI VADA AL VOTO
GOVERNO: CALDORO; NO A GOVERNO ISTITUZIONALE,SI VADA AL VOTO | |||
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GOVERNO:PRODI NON GETTA SPUGNA,CRISI SI DECIDE IN PARLAMENTO
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L.ELETTORALE: CALDORO (N.PSI), VOTO ANTICIPATO O REFERENDUM
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REFERENDUM: CALDORO, SOLUZIONE MIGLIORE ELEZIONI ANTICIPATE
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Veltroni e la legge elettorale (intervista su Repubblica): cosa ne pensiamo?
Veltroni: presidenzialismo in due fasi. E la 194 non si tocca
“Per il nostro partito c’è una frontiera invalicabile: il bipolarismo”
“No a chi vuole il sistema tedesco
e sogna la Grande Coalizione”
“Non esiste quel vasto consenso sul proporzionale della Germania
di cui si parla. Non lo vogliono Fi, An e vari ‘piccoli’
di MASSIMO GIANNINI
“SIAMO a un passo da un traguardo che può essere storico per il Paese, si tratta solo di superare le divisioni, e di fare l’ultimo miglio”. Aveva detto che il 2008 sarebbe stato l’anno delle riforme. E ora, alla vigilia della verifica di maggioranza e nonostante le polemiche sulla legge elettorale, Walter Veltroni è ancora convinto di farcela. Ma il leader del Pd detta le sue condizioni: no a un accordo a qualunque costo, sì a un sistema misto che salvi il bipolarismo. E a quelli che nel Pd puntano dritto al sistema tedesco, lancia un altolà : “Hanno in mente la Grande Coalizione: ma questo non è e non sarà mai il progetto del Pd”.
Sindaco Veltroni, diciamolo: sulle riforme le premesse non sono un granché buone, non crede?
“Non sono d’accordo. Facciamo un primo bilancio: nei quattro mesi successivi alla nascita del Partito democratico abbiamo ricostruito il dialogo tra i poli, abbiamo creato le condizioni per il passaggio a un sistema elettorale in senso proporzionale e bipolare che favorisca maggioranze coese, e si è fatta strada l’idea della vocazione maggioritaria del Pd. A questo punto, lancio un appello a tutte le forze politiche, perché abbiano lo stesso coraggio. Siamo a un passo da un svolta storica per il nostro Paese. Ascoltiamo l’invito del presidente Napolitano: usiamo il tempo che abbiamo davanti per fare la più grande innovazione politico-istituzionale dopo la Costituzione del ’48. C’è alla Camera un pacchetto da approvare: le riforme istituzionali, con la riduzione dei parlamentari, l’introduzione di una sola camera legislativa e il rafforzamento dei poteri del premier, e poi la riforma dei regolamenti e della legge elettorale. In un anno possiamo cambiare radicalmente il futuro del Paese. E un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Il Paese non ce lo perdonerebbe”.
Sul modello elettorale c’è un discreto caos. L’Unione marcia sul sistema tedesco, lei e Franceschini rilanciate il sistema francese. Non sono messaggi contraddittori?
“Io vedo due resistenze. La prima è quella di chi, come l’Udc, dice “o così o niente” e sostiene che il sistema tedesco va preso com’è. La seconda è quella dei partiti minori, contrari allo sbarramento…”.
Il denominatore comune è che sul proporzionale alla tedesca c’è un consenso trasversale, su altre formule no.
“Attenzione, un accordo possibile sul sistema tedesco, allo stato attuale, non c’è. Non lo vogliono Forza Italia e An, non lo vogliono i partiti minori. Non creiamo nel Paese un’aspettativa alla quale poi non corrispondano risultati reali. Le faccio un esempio. Immaginiamo di applicare il sistema tedesco, e supponiamo che alle prossime elezioni il Pd prenda il 32% e la sinistra radicale il 9%. Per arrivare a una maggioranza, dovremmo fare un accordo al centro: saremmo al paradosso di avere uno schieramento che va non più solo da Bertinotti a Mastella, ma si estende da Bertinotti a Casini. Mi spiega lei come facciamo a governare, con coalizioni persino più eterogenee di quelle attuali?”.
Ma allora perché, da D’Alema a Rutelli, si ripete che sul tedesco si può chiudere l’accordo?
“Questo non lo chieda a me. Io posso formulare un’ipotesi. Forse chi vuole il sistema tedesco così com’è ha in testa un’altra idea: la Grande Coalizione. L’unica che renderebbe coerente la scelta del modello tedesco integrale. Ma se è così, si sappia fin da ora che la Grande Coalizione non è il progetto politico del Pd. Il nostro partito nasce per consentire un sistema bipolare dell’alternanza, ispirato ad un principio di coesione. Questa, per noi, è una frontiera invalicabile”.
Quindi la proposta del Pd resta il “Vassallum”, cioè un proporzionale corretto, un po’ tedesco un po’ spagnolo?
“Confermo la nostra disponibilità a un’intesa che, partendo da una base proporzionale con una soglia di sbarramento intorno al 5%, assuma alcuni degli strumenti che possano servire a favorire una “deproporzionalizzazione” del sistema: il voto unico, collegi come quelli proposti da Vassallo, un premio al primo partito. Uno o più di questi elementi sono per noi necessari. Bisogna fare “l’ultimo miglio”, e noi lavoreremo per raggiungerlo”.
Chiarissimo. Ma allora perché negli ultimi giorni avete ritirato fuori il maggioritario alla francese, e Franceschini ha addirittura evocato il presidenzialismo? E stato un errore, un altolà agli alleati o che altro?
“Franceschini ha semplicemente riproposto quello che io stesso ho detto più volte. Se mi si chiede qual è il sistema che preferisco, io rispondo il sistema francese: doppio turno e sistema presidenziale. Ma dobbiamo distinguere due fasi diverse. Una prima fase riguarda l’oggi: nelle condizioni attuali, ciò che dobbiamo ottenere è un sistema proporzionale ma bipolare, per evitare il rischio dell’ingovernabilità . Poi c’è una seconda fase, che riguarda il futuro: e dico fin da ora che quando si andrà al voto, mi auguro nel 2011, il Pd si presenterà proponendo agli italiani il maggioritario a doppio turno, con l’elezione diretta del Capo dello Stato”.
Percorso in due tappe, quindi: non siete “impazziti”, come dice D’Alema, col quale si è riaperto un dissapore antico?
“Per quanto mi riguarda, nessun dissapore. Evitiamo polemiche personali, la gente non ne può più. Il modello francese non è un’invenzione né di Franceschini né mia. Le forze di centrosinistra lo sostengono da tempo. Le leggo un testo: “L’elezione diretta del Capo dello Stato è il sistema più diffuso in Europa e non ha dato luogo a degenerazioni plebiscitarie o a pericoli per la tenuta democratica e per il sistema istituzionale. Non si comprende dunque perché solo l’Italia dovrebbe fuoriuscire dal quadro europeo dominante…”. Firmato Cesare Salvi, relazione alla Commissione Bicamerale. D’altra parte, se il sondaggio del sito Repubblica.it dice che il 64% è favorevole a una soluzione di questo genere, qualcosa vorrà pur dire. La nostra democrazia è malata, e ciò che sta succedendo a Napoli ne è la più clamorosa e inquietante conferma. O recupererà la capacità di decisione, o la democrazia italiana andrà a rischio”.
Cosa risponde a chi sostiene che state confondendo le acque perché puntate dritti al referendum?
“Ho letto dodicimila interpretazioni dietrologiche, tutte campate per aria. Io dico solo quello che penso: punto a una riforma vera che risolva il problema dell’ingovernabilità . Non sono io a puntare al referendum, al contrario. Ho semmai l’impressione che, per paradosso, siano alcune forze minori a preferirlo. Ad esempio, non capisco perché alcune forze interessate alla Cosa Rossa abbiano quest’ansia sulla soglia di sbarramento, che sarebbe superata proprio con l’aggregazione di tutta la sinistra radicale. Delle due l’una: o non vogliono fare la Cosa Rossa, oppure preferiscono il referendum, perché questo gli consente di tornare e chiedere le compensazioni figlie delle vecchie logiche di coalizione. Noi, viceversa, vogliamo superare per sempre il demone della vita politica italiana: la frammentazione, la visibilità , l’instabilità “.
E cosa risponde a chi sospetta un accordo segreto tra lei e Berlusconi, proprio sul maggioritario?
“Ci risiamo. Io non sono tipo da accordi segreti. Mi rendo conto di parlare un altro linguaggio, ma non appartengo a questa dimensione da Belfagor della politica italiana. Con Forza Italia abbiamo avuto un confronto molto chiaro e sincero: due forze politiche, che sono e rimarranno alternative, è giusto che si incontrino per riscrivere le regole del gioco, com’è giusto che siano separate nella risposta ai grandi problemi del Paese”.
Insomma, non è vero che alla fine lei, anche suo malgrado, sarà costretto a togliere il sostegno al governo Prodi?
“Dal giorno in cui dissi che non vi sarebbe mai stata una mia disponibilità per Palazzo Chigi, penso di aver dimostrato nei fatti che il mio sostegno a Prodi è totale. Se abbiamo retto le spallate in Parlamento e abbiamo avviato il dialogo sulle riforme è stato proprio per facilitare il cammino del governo. E poi ho ancora troppo vivo il ricordo di ciò che accadde nel ’98, per non sapere che il sostegno al governo è un atto irrinunciabile di coerenza politica, tanto più per un grande partito. Il centrosinistra sta ancora pagando il prezzo dell’interruzione di quell’esperienza di governo che è stato tra i più riformisti nella storia repubblicana. Quindi, lo ribadisco: per parte mia il sostegno a Prodi è pieno e incondizionato. E Romano lo sa bene”.
A volte non si direbbe.
“E invece glielo garantisco. Ci siamo sentiti proprio in questi giorni, per far sì che il vertice di maggioranza abbia al centro proprio il rilancio dell’azione di governo. Basta con gli anatemi e le minacce di chi ripete “o il governo fa così o la maggioranza non c’è più”. C’è bisogno di un rilancio forte, legato ad alcuni temi essenziali. I salari e la condizione di vita delle famiglie, tanto più dopo un aumento così pesante dei prezzi. La precarizzazione intollerabile dei giovani. Il recupero dei 50enni che perdono il lavoro. Il nostro sforzo, in un tempo carico di rischi di recessione, deve essere quello di far crescere il Paese”.
Un’altra ferita aperta sulla quale il Pd dovrà prima o poi trovare una sintesi riguarda le questioni etiche.
“Purtroppo in alcuni ambienti vedo un clima da disfida tra guelfi e ghibellini, un irrigidimento integralista e quasi testimoniale delle identità legate l’una alla fede cattolica, l’altra all’ispirazione laica. Il Pd nasce con l’obiettivo di superare questa contrapposizione”.
Cosa pensa della legge sull’aborto, oggetto dell’ennesima campagna “revisionista”?
“Un valore imprescindibile, per me, è la laicità dello Stato. Questo significa che ci sono conquiste di civiltà che devono essere difese. Una di queste è proprio la 194, che si è dimostrata una legge contro l’aborto, visto che le interruzioni di gravidanza si sono ridotte del 44%. Dunque per me la 194 è una legge importante, che va difesa. Ma non mi spaventa una discussione di merito, che tenda a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perché l’aborto non è un diritto assoluto, ma è sempre un dramma da contrastare”.
Non le sembra che i toni dei revisionisti siano quasi da nuova crociata?
“Sinceramente, mi piace una Chiesa che concentri la sua attenzione su alcuni dei temi che stanno dentro la grandezza dell’esperienza di fede: la protezione degli ultimi, la lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale, la pace e i diritti delle persone. Non mi spaventa che la Chiesa affermi e tuteli principi morali che considera fondamentali. Ma ammaestrata da una storia millenaria, la Chiesa sa bene che proprio la laicità dello Stato è un confine che non può essere valicato. Poi, con altrettanta sincerità , vorrei che anche i laici fossero più laici. Che ragionassero senza dogmatismi sui temi della vita e della morte. Noi laici, più di ogni altro, non possiamo accettare l’idea di una società senza valori. Dobbiamo moltiplicare le sedi di confronto e di ricerca comune. E nella vocazione di un grande partito come il Pd. Prendiamo esempio dai democratici americani”.
A proposito, che effetto le fa il successo di Obama, che proprio lei ha indicato come modello di “bella politica”?
“Questa vittoria iniziale di Obama non mi stupisce. La sua è una leadership calda, capace di evocare l’idea di un’America che recupera la guida morale nel mondo. E poi, per lui hanno votato anche i repubblicani e gli indipendenti. La strada delle elezioni è ancora lunga, ma intanto una lezione si può trarre: Obama ha interpretato finora una capacità di cambiamento che forse è quella del nuovo millennio. Vorrei che anche noi sapessimo ascoltarla, uscendo dalle sconfitte, dai conflitti e dalle ideologie di un tempo che dobbiamo mettere per sempre alle nostre spalle”.
CON BERLUSCONI, GLI AUGURI ALL’ITALIA NON SONO FORMALI
Siamo entrati nel 2008, che sarà un anno importante per il nostro Paese, e non sfugge a nessuno che sarà un anno decisivo per bloccare il declino prodotto dal non governo e dalla paralisi provocata dagli obiettivi contrapposti di un’armata messa assieme solo da un odio viscerale verso il leader dei moderati e dei riformisti. Mettere la parola fine, prima che sia troppo tardi, alla babele esistente è l’obiettivo principe di chi ama veramente questo Paese e si strugge per il sentiero imboccato dal governo (?) Prodi.
Auguri, quindi, all’Italia per un vero reale cambio della guida politica. Auguri sinceri agli italiani che percepiscono, sulla loro pelle, quanto negativa sia stata la gestione prodiana e sperano in un cambiamento. Auguri al nostro partito, il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, che non vuole essere solo spettatore dei cambiamenti necessari al Paese, ma intende contribuire, pur nei limiti delle proprie possibilità , alla nuova stagione.
Va, quindi, affrontato subito il recupero dell’unità degli alleati, che furono CdL, sulla base del riconoscimento della leadership di Silvio Berlusconi l’unico in grado di portare le forze innovative, moderate e riformiste alla guida del Paese. Va dato, infatti, atto che è attualmente l’unico in grado di coniugare assieme idee, progetti, programmi con una grande capacità attrattiva sull’elettorato. Bisogna smetterla di pensare che c’è chi sa fare politica perché cresciuto ed allevato per questo e chi invece è un ingenuo improvvisatore perché vi si è accostato in tarda età . Berlusconi, che si è accostato alla politica attiva in tarda età , ha dimostrato, invece, sul campo che le capacità politiche si acquisiscono facilmente se si è in possesso di una grande intelligenza e di un forte carisma.
Conseguentemente vanno riconsiderati gli obiettivi, alla luce dei guasti causati da Prodi, e offrire al Paese le alternative concrete alle vergogne viscopadoaschioppiane che hanno letteralmente spogliato gli italiani; vanno riassunte le riforme ‘stracciate’ per l’odio antiberlusciniano nella scuola, nelle grandi opere, nel welfare; rilanciata una politica che affronti concretamente la questione meridionale avviando il superamento dello storico gap negativo col resto dell’Italia; affrontata, quella che è stata chiamata la questione settentrionale, realizzando in primis la riforma fiscale in senso federalista e solidale; messo in moto il processo di crescita dell’economia affrontando le strozzature del processo produttivo a partire dal superamento della dipendenza energetica che è diretta conseguenza del blocco della ricerca e della realizzazione del nucleare improvvidamente decise da un referendum dei soliti verdi.
Va, infine, coniugata la democrazia con la difesa dell’ordine e della sicurezza dei cittadini col massimo rigore contro la criminalità comune e organizzata, ridando ai cittadini quella fiducia andata persa per il lassismo nella lotta all’immigrazione clandestina che senza regole diventa bacino di coltura per la criminalità diffusa che va dagli scippi, alle aggressioni, allo spaccio degli stupefacenti. In quest’ambito va altresì affrontata e realizzata la riforma della giustizia chiudendo, per i reati più gravi, la legislazione premiale e riaffermando la necessità della certezza della pena.
Su questo terreno gli auguri all’Italia non sono formali, ma affrontano i nodi che una guida forte, sana e capace con un’alleanza omogenea può sciogliere. E’ urgente, quindi, mettere da parte i giochini da basso impero e… avanti tutta per porre la parola fine ad un periodo tra i più squallidi della nostra Repubblica. Auguri a tutti noi.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 5.1.2008
BOSELLI IL CORAGGIOSO CHE TIENE VIVO UN GOVERNO MORTO
Ecco l’intervista che il Segretario di De Michelis, Boselli, ha rilasciato al Giornale.
L’ho riportata in PDF .
Cosa ne pensate?
La redazione
Natale 2007:la Caporetto della II Repubblica
La “rivoluzione†che sembrava purificare Il sistema Italia dalla corruzione partitica della “prima repubblica†in questo Natale 2007 è arrivata al suo tragico epilogo.
Lo testimonia un paese letteralmente in ginocchio che da quindici anni non ha avuto e potuto avere una sicura guida per far fronte ai disastri della speculazione dovuta alla “facilonistica†introduzione della nuova moneta ed ai grandi cambiamenti della socio-economia mondiale.
Quotidianamente aumenta il numero delle persone che allungano il bollettino della povertà , spesso a rischio di finire letteralmente per la strada e di casi estremi, che non vedono altro che una tragica prematura fine dei propri giorni di fronte all’angoscia e alla disperazione di non poter provvedere per il minimo sostentamento della propria famiglia.
Il caos socio politico attuale del sistema Italia pare ripercorrere i tragici avvenimenti del 23 e 24 ottobre 1917 con un governo che drammaticamente pare somigliare al personaggio di “Fantozziâ€.
Un governo che, anziché guidare e spronare a fare di più e meglio il paese, ritiene invece come l’allora gen. Cadorna, di fare esemplare “giustizia sommaria†dei “traditori della patriaâ€.
Oggi i traditori non sono i soldati in fuga bensì quei piccoli commercianti rei di aver omesso uno scontrino da ben 30 centesimi di Euro condannati alla chiusura e perdita di molti giorni di salario sia per il titolare che per i dipendenti oppure il sequestro della casa o dell’auto a qualche poveraccio reo di aver superato anche di un solo chilometro all’ora i, spesso assurdi, limiti di velocità , condanne sommarie che oggi, forse, sono provvedimenti ben peggiori di una fucilata alla schiena!
La corsa a imporre balzelli comunque e ovunque principalmente per distribuire stipendi per lavori e consulenze che hanno solo lo scopo di giustificare sussidi e la distribuzione a larghe mani di, piccoli e grandi, privilegi immeritati ad amici e parenti e sicuri elettori e quanti rifiutano modesti lavori che vengono lasciati agli extracomunitari o ex tali.
Un vergognoso connubio tra logica marxista – leninista e lotta per l’egemonia del paese delle due grandi famiglie (piemontesi) che si sono ribellate alla prima repubblica quando, dopo la caduta del muro di Berlino, non hanno più potuto contare su corposi aiuti a fondo perso elargitigli pronta cassa dallo stato.
La negatività di questo connubio sta in particolare nella prima componente che sostiene, in analogia con lo spirito di comuni ladruncoli e rapinatori, che sia giusto prendere i soldi dove ci sono, inducendo così, chi dopo una vita tanto lavoro e grandi sacrifici ha accumulato qualche risparmio (anche di modesta entità ) ad evitare che gli vengano rapinati investendoli altrove o cambiando paese prima ancora che vengano prelevati forzosamente ai loro figli in caso di eredità .
Una seconda repubblica con molti “neo politici†(ex sessantottini laureati con “voto politicoâ€) che sembrano concorrenti della trasmissione “La Corrida†(dilettanti allo sbaraglio….) che potrebbero sostituire tranquillamente i nomi dei responsabili della disfatta dell’ottobre del ’17 nella, ipotetica, riedizione, adattata ai giorni nostri, del libro di Curzio Malaparte: La rivolta dei santi maledetti.
È indispensabile che in questo paese si attui una “rivoluzione culturale†in senso socialista e liberale che aiuti e premi chiunque e comunque abbia voglia di lavorare e di investire con capacità e profitto mentre disincentivi l’ozio, il vittimismo e la logica assistenzialistica, fermo restando, ovviamente, la solidarietà verso quanti vengano colpiti da disgrazie non attribuibili alla loro leggerezza, irresponsabilità , inoperosità cronica.
Un ulteriore segnale di serietà e affidabilità potrebbe essere dato introducendo un sistema che premi la scommessa che fanno su se stessi gli onesti contribuenti, ridimensionando il, diseducativo, gioco d’azzardo di stato.
 Impegniamoci, dunque, affinché questo paese sappia individuare tempestivamente un nuovo generale Diaz che infonda: entusiasmo operativo, efficienza, buon senso politico, fraterno amore fra i suoi cittadini;  per conquistare la vittoria di “Vittorio Veneto†a salvaguardia delle prossime generazioni per vivere in armonia e pace con tutta la terra. dal sostituire
                                                                                         Piergiorgio Razeti.
Un Natale gelido
UN NATALE GELIDO!Â
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Il prossimo Natale si preannuncia molto freddo ( non solo dal punto di vista climatico!). I consumi si prevede che scenderanno del 5%. Non è un cinque calcolato su anni d’oro, ma sul Natale passato, già abbastanza freddo.Però il consumo di beni di lusso si prevede invariata. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Ma allora, a cosa serve, a chi giova questa politica in questo processo ? Che fine ha fatto il ruolo nobile della politica?Se la politica è questa, allora sì che diventa un costo aggiuntivo che il popolo non sopporta più. Se soffia il vento dell’antipolitica, è semplicemente per questo. Gli Italiani possono anche far finta di credere ai dibattiti televisivi dei politici, pieni di falsità e di bugie.Ma quando comincia a mancare l’indispensabile subentra l’ostilità , il risentimento.Il dato sconfortante sta nella constatazione di un‘ Italia che marcia a due velocità : laddove a fronte di uno sviluppo economico effettivo, che però riguarda solo virtuose minoranze, la politica non dà per nulla progresso sociale effettivo. Pulsioni esclusivamente individuali, egoismo dilagante. Clausura blindata nel covo della famiglia. Diffidenza ringhiosa nei confronti dell’â€altroâ€, chiunque esso sia. Coltivazione del proprio e del poco.Dopo circa 150 anni, insomma, non sembra cambiato proprio niente: l’Italia è stata fatta sì, ma non ancora gli Italiani. “Un volgo disperso che nome non ha†come diceva il Manzoni.Nessun politico è disposto a rischiare in prima persona. Rimanendo immobili vengono sempre più erosi quegli spazi di libertà e di giustizia conquistati con tanti anni di lotta.La politica ha una grossissima responsabilità , chiaramente fatta di oneri e onori. Gli oneri sono quelli legati alla capacità di dire di no ai potenti di turno, dire no al grande capitale, dire di no alla mafia, dire di no agli usurai. Non sottomettersi a qualche Paese più potente del nostro !Bettino Craxi docet, quando disse no a Reagan o quando appoggiò il referendum sulla responsabilità dei magistrati. Referendum fatto diventare una barzelletta dai politici in quanto gli errori dei magistrati sono pagati dallo Stato. Assurdo!Con un vero socialista come Bettino Craxi, l’Europa tutta avrebbe avuto un diverso approccio ed un altro rispetto per l’Italia. Non possiamo mica per stare al passo con l’Europa portare una buona parte della popolazione alla disperazione ?Non dimentichiamoci che siamo stati superati su tutti i fronti dalla Spagna Socialista e la Grecia sta incalzando…Questo perché il nostro Governo non è mai in grado di decidere sulle questioni importanti. I nostri politici sono arrivati a un punto tale che su qualsiasi vicenda delicata hanno il terrore di un altro voto da brivido al Senato ! Sono ostaggi sia al proprio interno che dell’opposizione. E l’Italia perde colpi, rimanendo ingessata!Noi non vogliamo essere l’antipolitica, ma vogliamo riportare dentro la politica qualcosa e qualcuno del “volgo dispersoâ€. Costringere il Palazzo ad essere meno arrogante e spregiudicato.L’unico diritto riconosciuto in Italia è quello di pagare le tasse.Lo Stato è diventato simile ad un’aziende il cui scopo è quello di rastrellare soldi tra i cittadini, ma ormai non ce sono più ! Le famiglie sono allo stremo.CAMBIARE, questa dovrebbe essere la parola d’ordine.Â
                                                                              Francesco Mazzeo Segretario de “I Socialisti per le Libertà â€
La Costituente è un bluff?
Condivido la dichiarazione sintetica ma significativa di Franco Spedale. Ancor più se indicata come vicesegretario nazionale del nostro partito e non solo a titolo personale.
Individuo, infatti, nell´ipotesi di un incontro-confronto del NuovoPsi con Boselli e Del Bue, paritetici nel lancio della Costituente Socialista, l´opportunità di verificare, nell´attuale momento politico, la coerenza e l´attendibilità di quel progetto che, molti di noi e a ragione, hanno sempre ritenuto un bluff.
Sarebbe interessante incontrare i massimi rappresentanti del nascente Ps-Partito Socialista.
Beh, io auspico e mi auguro che Spedale in Segreteria lo proponga a sostegno della sua tesi. E spero che il Partito accetti e deliberi di chiedere un incontro ufficiale con loro ( e Angius ).
Caldoro disse, giustamente, dopo il congresso, che la diaspora non era chiusa. Il tentativo dei nostri “cugini ” di accreditarsi l´esclusiva rappresentatività dell´arcipelago socialista, sta, da ottobre in poi, franando sempre più. Non è sul terreno europeo del Pse che la “Questione” si risolve ! E´ nel nostro Paese che, innanzitutto, va chiarita la loro posizione politica da “socialisti “!
Per la storia ed i valori che rappresentano, essi non possono stare dalla parte dei conservatori, dei reazionari , degli intransigenti, dei totalitari ! Mai !
E´ sacrosanto il monito di Spedale ” Boselli faccia il riformista e mandi a casa Prodi ” ! Forse che è esagerato tacciare il suo Governo non già “riformista” ma “controriformista” ? E´ probabile che la politica di palazzo possa fare anche a meno di questa iniziativa, ma sono convinto che essa non sarebbe sgradita al popolo del “Garofano Rosso” e, tutto sommato neanche a quello della ” Rosa Bianca “. Se il Governo cadesse per i senatori che si richiamano al socialismo, sarebbe sì occasione per riaprire in termini politici e non dogmatici la ” Questione socialista “.
Con l´obiettivo di essere pronti, in una prospettiva elelttorale nuova, di poter conseguire ” autonomamente ” un 5% di garanzia per sopravvivere ed essere determinanti in un governo che escludesse comunisti ed estremisti di ieri e di oggi.