L’incontro del 14 aprile: un’ottima occasione di confronto. Mauro Del Bue

Accolgo volentieri la proposta di un incontro, al quale parteciperò, tra l’esecutivo del partito e i segretari regionali da svolgere nella mattinata di sabato prossimo, 14 aprile. Credo sia giusto che all’incontro siano stati invitati tutti i segretari regionali, senza esclusione alcuna. Raccomando solo quanto segue:
1) Che all’incontro presenzino solo i componenti dell’esecutivo e i segretari regionali. Dobbiamo uscire da quest’idea assembleare della politica che poi ci spinge e svolgere riunioni come quella dell’ultimo Consiglio nazionale.
2) Che la riunione si svolga nel massimo rispetto per le opinioni di tutti, senza processi o criminalizzazioni, ma certo con l’impegno solenne a non ripetere risse e farsesche discussioni statutarie, stile ultimo Consiglio.
3) Che si assuma l’impegno a definire insieme i contorni di una vita democratica in una piccola comunità come la nostra, dove valgono le decisioni degli organi, di tutti gli organi, dove il segretario ha il potere che gli viene conferito da un congresso, dove a nessuno può essere mai consentito allo stesso tempo di promuovere congiure di palazzo o assalti alla baionetta. La cosa che più mi ha colpito in queste settimane è che ci sono un po’ troppi compagni che si trovano a loro agio nelle divisioni e considerano l’unità anziché un bene un vizio. Ritengo questo non solo un comportamento sbagliato, ma addirittura esiziale. Davvero continuare e a dividere l’atomo, come già avvenuto al non congresso del 2005, ci darà qualche chanche futura?
4) Che si separino gli scontri del Consiglio con l’incontro di sabato. Se ci sono stati comportamenti violenti personali questi vanno denunciati e puniti anche con provvedimenti disciplinari. Se vi è stata una gazzarra organizzata va condannato chi lo ha fatto. Ma ho la sensazione che non ne caveremmo un ragno dal buco e non intendo partecipare a uno scontro di principio tra chi sostiene che, come io credo, il segretario del partito abbia diritto sempre a svolgere una relazione all’inizio del Consiglio, e chi sostiene che l’ordine del giorno comportava la relazione del segretario al quarto punto. Far credere che su questo si siano verificati i noti fatti è davvero molto difficile, ma almeno formalmente è stato così.
5) Il nostro incontro, se vuole essere positivo, dovrebbe invece fornire un calendario di appuntamenti per promuovere e definire le scelte politiche del partito, accertando ancora una volta la convergenza che da mesi si è registrata negli organi, o la differenza, quindi formando una maggioranza e una minoranza, naturalmente da verificare in un congresso nazionale.
6) E soprattutto dovrebbe sottolineare le cose che non sono soddisfacenti nella gestione del partito: la difficoltà a comunicare le nostre posizioni, se non quando il nostro dibattito diviene occasione per una cronaca di costume, la nostra amministrazione fino ad ora approntata a superficialità, senza atti contabili approvati annualmente, organi dei quali spesso non si ha contezza della loro composizione e tesseramenti in qualche parte contestati e non si capisce se approvati o meno dagli organi competenti.
7) Le regole della nostra convivenza: questo dovrebbe essere il tema dell’incontro. Regole chiare e certe, definite una volta per tutte. Al di fuori di tutto questo, e se intendiamo continuare a procedere nel modo farraginoso e superficiale degli ultimi mesi, se ognuno di noi, compresi i compagni che ritengono di essere stati danneggiati, non assumono un atteggiamento consono a far prevalere il bene collettivo rispetto ai pur comprensibili diritti individuali o di gruppo, è meglio dirci addio. Se insomma non siamo una comunità, ma più comunità, ritengo sia inutile stare insieme se non per danneggiarci reciprocamente. E’ evidente che le differenze di linea politica si sono combinate in questi mesi con contrasti di organigrammi, prima prospettati e poi negati. E che quattro organi di partito hanno votato all’unanimità documenti politici da luglio ad oggi e la base di un intesa congressuale è stata definita. Si vuole rimettere tutto in discussione? Può essere un’idea…
8) Tra poco inizierà la campagna elettorale per le prossime amministrative. Dovere di noi tutti è appoggiare le nostre liste, ovunque esse siano collocate. Credo che la cosa migliore in questa fase pre-elettorale sia quella di concorrere ad un buon risultato del nostro partito. L’unico che poi conti davvero, se non vogliamo organizzare una comunità senza voti e con un dibattito che si trasforma in rissa. Cioè se non vogliamo diventare solo un’occasione da cronaca nera e rosa. Se non ci preoccupiamo di verificare se siamo ancora un partito, cioè se abbiamo ancora una base minima di consenso, di cosa stiamo parlando? Ne siamo tutti consapevoli o non sta prevalendo anche tra noi una tendenza a mettere sotto processo tutto il gruppo dirigente, come se tutti fossimo la stessa cosa, per verificare se magari qualcuno può sostituire qualcun altro? Tendenza legittima sempre, sia ben chiaro. Ma se continuiamo in questo modo i presunti rinnovatori cosa andranno mai a rinnovare?

Mauro Del Bue

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La redazione di Pensiero Socialista

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