Marini e le istituzioni

Un Presidente del Consiglio Incaricato con un unico obiettivo: formare un governo che faccia una sola legge: quella elettorale. Mi risultava che il governo, come dice la parola stessa, si facesse per governare! Altrimenti potremmo fare un governo per legiferare sul conflitto di interessi, un governo per una nuova politica industriale, un governo per riordinare il servizio sanitario, ecc.
Tra l’altro una nuova legge elettorale che venga emanata senza mettere mano alla Costituzione, è una legge monca. Infatti il naufragio del sistema maggioritario in Italia lo si deve anche al fatto che la legge elettorale maggioritaria non è stata coordinata con la Costituzione, pensata per un sistema proporzionale. Ma per mettere mano alla Costituzione ci vuole un governo nella pienezza dei suoi poteri e con orizzonti ben più ambiziosi rispetto a quelli pensati da Marini.
In questa vicenda c’è un’altra questione che dovrebbe fare gridare allo scandalo. Si tratta del fatto che Marini abbia convocato, nell’ambito delle consultazioni ufficiali, soggetti diversi dalle forze politiche rappresentate in Parlamento: se è vero che i parlamentari eletti dal popolo rappresentano il popolo, è con essi che il Presidente si deve confrontare e dialogare. Non si capisce cosa c’entrino i sindacati, l’associazione degli imprenditori o i referendari. Va bene che sono amici di una certa parte politica, ma non si vede perché loro o soltanto loro, che rappresentano soltanto un realtà parziale del Paese. Perché non sentire i sindacati autonomi, perché no i rappresentanti dei professionisti o degli artigiani o dei commercianti. Qualche giorno fa, a ragione, anche la Consulta delle Famiglie ha chiesto di essere ascolta al pari degli altri.
Questo atto, che all’occhio poco attento può sembrare soltanto un innocente modo di ascoltare più soggetti rispetto a quelli stabiliti dalle norme, in realtà segna il tracollo della rappresentanza parlamentare. Vorrei ricordare come nella storia recente la delegittimazione della rappresentanza parlamentare ha sempre incarnato il preludio alla comparsa degli autoritarismi.
Questo mandato esplorativo deve finire quanto prima. Non perdiamo altro tempo. Votiamo! Per non lasciare un Paese nella mancanza di istituzioni operative, non dimenticando che la difficile situazione economica internazionale potrebbe costringerci a fronteggiare qualsiasi tipo di emergenza. Casomai quello che il Presidente della Repubblica e in generale le forze politiche devono pretendere, è che chi vince dia avvio ad una nuova fase costituente che rinnovi il Paese e le sue istituzioni.
Giovanni Bertoldi
Segretario Regionale Nuovo PSI Emilia Romagna

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Redazione

La redazione di Pensiero Socialista

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