Viaggio a Montecatini tra Samurai e Filibustieri

Il primo congresso dei socialisti italiani concluso a Monetecatini domenica 6 luglio
porta con sè luci ed ombre.
Tra i bagliori luccica sicuramente la conclusione unitaria. Tutti insieme mossi dalla
necessità di unire gli sforzi e non sprecare, per divisioni interne, le poche energie
a disposizione.
Un raggio luminoso viene anche dal nuovo segretario Riccardo Nencini. Un uomo
sicuramente nuovo, ma non inesperto. Preparato. Uno sguardo pulito e sincero.
Lontano da atteggiamenti arroganti e presuntosi che tanto danno hanno
fatto e fanno all’interno della nostra organizzazione. Insomma: “una persona per
bene”.
Molto dipenderà da lui e da quanto potrà fare per riconvertire le logiche di potere
sclerotizzate nei vecchia apparati.
Una buona partecipazione, una buona organizzazione e tutto sommato anche
una notevole immagine mediatica. Ci ha aiutato sicuramente la contestazione a
Walter Veltroni, ma anche per questo, del congresso socialista si è parlato molto
sui giornali ed in televisione. Molto più di quanto i numeri imponevano.
Le aree buie invece persistono nei contenuti e nelle elaborazioni per lo più stantie
e scontate. Tanti sforzi per l’elaborazione formale dei discorsi. Un grande impegno
sullo stile del racconto, sugli effetti dell’applauso, ma poco, forse troppo
poco di nuovo è stato proposto, o meglio, è stato deciso.
Rimane ancora avvolto nelle tenebre il nuovo gruppo dirigente. Quello succedutosi
sul palco per il 90 per cento è lo stesso visto negli ultimi quindici anni di storia
socialista. Eppure c’era una discreta presenza di giovani. Forse la loro timidezza
o forse il protagonismo obeso ed appesantito dei “vecchi” gli hanno impedito
di esprimersi.
Semioscura è rimasta la linea politica divisa tra chi difende come Shoichi Yokov,
l’ultimo dei soldati giapponesi scoperto ed arresosi nel 1972 nell’isola di Guam, la
linea di “a sinistra sempre, solo ed unicamente” e chi, come dei novelli Francis
Drake, invitano il Partito a scorribande corsare all’interno dei due schieramenti
italiani.
Prevarranno i Samurai o i filubustieri? Difficile dirlo, di certo il congresso non si è
espresso. Questa incertezza dovrà essere sciolta pena la fine della speranza che
il Congresso ha dato.
Mai come oggi, in una situazione così difficile e drammatica, conterà l’intelligenza
ed il valore del gruppo dirigente nazionale e locale.
Se continueranno a prevalere le convenienze personali, rispetto alla politica, la
fine è già scritta.
Le speranze del Partito risiedono tutte nella sua capacità di riprendere autonomia
ed identità. Nulla deve essere precostituito se non l’idea riformista socialista. Alleanze,
scelte, strategie ed uomini dovranno essere messe a disposizione
dell’opportunità della politica e non degli interessi individuali.
Il respiro collettivo è l’unico ossigeno possibile per un malato grave come il socialismo
italiano.
Questo è il primo grande, difficilissimo compito che ha davanti a se il nuovo segretario.
Ostacolo non raggirabile e non rinviabile.
Come in ogni attività umana, per ricostruire, riconvertire, ristrutturare, ripartire è
necessario un nuovo progetto ed un nuovo management e la ricerca è tra i migliori
disponibili non tra i supponenti di un potere che nessuno ha più.
Sergio Verrecchia

Pubblicato da

Redazione

La redazione di Pensiero Socialista

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