Socialisti riformisti mai con ex Pci

Set
11
Gio 15.43 – Con frequenza nel dibattito politico irrompe il tema del ruolo dei socialisti. In molti, editorialisti e non, accusano quanti in questi anni hanno fatto la scelta di sostenere la leadership di Berlusconi. Il dibattito avviato da Michele Serra e che Cicchitto e Nencini hanno animato merita alcune riflessioni. L’editorialista di Repubblica si stupisce perché alcuni socialisti, io dico riformisti, sostengono un governo di destra; le argomentazioni rischiano di ignorare alcune verità storiche e non superano vecchi pregiudizi. Innanzitutto la distinzione fra destra e sinistra, che ha caratterizzato il secolo scorso, è ormai destinata ad essere archiviata. Capita nell’Italia del terzo millennio ed è un fenomeno che interessa la Germania, basti guardare le vicende della Spd, e le scelte di socialisti francesi. Sarebbe sufficiente riferirsi alle parole di Blair quando evidenzia che oggi “La distinzione è fra passato e futuro”. Il socialismo riformista, dunque, non può avere recinti antichi. Se si esclude l’accordo, puramente elettorale, del 1948 con il fronte popolare, non ci sono esperienze di governo nazionale che hanno visto insieme il Psi ed Il Pci. Il Psi, che indubbiamente aveva sensibilità che guardavano alla sinistra comunista, ha sempre dialogato e governato con le forze laiche, liberali e soprattutto cattoliche. Le organizzazioni minori, ad esempio il Psiup negli anni sessanta o il Ps di Boselli più di recente, che sono rimaste alleate a sinistra sono state presto fagocitate e sciolte. D’altra parte le migliori esperienze socialiste di governo del dopoguerra, il centrosinistra di Nenni e gli anni di Craxi, hanno sempre visto il Pci protagonista di una netta opposizione. La fine della prima Repubblica ha poi creato una profonda frattura fra il socialismo liberale e riformista e la sinistra post comunista. Quanto è accaduto, negli anni novanta, e le diverse letture rendono difficile, come opportunamente ricorda Cicchitto, la convivenza fra quanti hanno scelto il riformismo ed il garantismo e quanti hanno preferito il giustizialismo ed il conservatorismo.
Bisognerebbe sottolineare che chi allora scelse la via della rivoluzione giudiziaria oggi anima l’esperienza del centrosinistra. Nella finta sinistra italiana attualmente il peso dei giustizialisti è ancora molto determinate come lo è quello dei conservatori che si oppongono ad ogni cambiamento. Il governo Berlusconi, che Sella definisce più a destra di tutta l’Ue, si sta caratterizzando per una politica di riforme e di modernizzazione. I provvedimenti sulla scuola e la ricerca, che già la Moratti aveva avviato, gli interventi in campo economico di Tremonti, che guardano al futuro, superano nei fatti la vecchia distinzione fra destra e sinistra.
I socialisti riformisti non possono che sostenere gli sforzi di chi è impegnato nel rilancio del sistema Italia, non possono non sostenere la battaglia di Brunetta che intende premiare quanti meritano, non possono non sostenere la politica euro mediterranea di Frattini o la costruzione di un moderno sistema del welfare pensata da Sacconi.
Stefano Caldoro

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Redazione

La redazione di Pensiero Socialista

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