SICUREZZA: CALDORO, BENE INIZIATIVA DI AN

(ANSA) – ROMA, 12 OTT – ‘L’iniziativa sulla sicurezza di Alleanza Nazionale, voluta da Gianfranco Fini, e’ apprezzabile ed importante’. Lo sostiene Stefano Caldoro, segretario Nazionale del nuovo psi.
‘E’ necessario che la Casa delle Liberta’ incalzi, anche con altre iniziative, il governo Prodi. Un impegno comune della coalizione in Parlamento deve garantire le necessarie modifiche al pacchetto sicurezza. Il rinvio del provvedimento, deciso dal Consiglio dei Ministri di oggi, mette in luce – conclude Caldoro – ancora una volta le contraddizioni di questa maggioranza di governo‘. (ANSA).

Gli incoerenti

Coerenti solo nell’incoerenza, i nostri ex compagni di partito continuano a messaggiarsi e a confessarsi utilizzando lo stesso sito e Forum che non ha più ragione di esistere e non è più ” solo ” loro. Se si reputano Partito Socialista, noi siamo Nuovo Psi… pertanto…Può darsi pure che esista una clausola d’uso negli accordi susseguenti la separazione consensuale del recente 4 ottobre… Tuttavia mi rifaccio alla dignità: individuale e di rappresentanza. Poi alla coerenza. Sanno senz’altro che esiste un sito intestato ” Costituente socialista “e allora perchè utilizzare un ambito che non interpreta più il loro partito ? Non credo alla buona fede, nè   aspetto sconti, qui in Veneto, da De Michelis, Laroni, Verrecchia, De Bona e dal “di nuovo amico Cresco” o dal “questo o quello per me pari sono” Romeo”. Ciò premesso e traendo spunto dalle solite improperie che da quel ” blog ” ci vengono indirizzate, voglio esprimere, in loro risposta, alcune considerazioni.
Si è parlato, in questi giorni, della sola Costituente. Si parlerà della rinascita del Partito Socialista. Nessun accenno, sui media, al Nuovo Psi che continuerà il suo cammino, con ancora maggiori difficoltà, sulle stesse posizioni che lo videro nascere 15 anni fa, dalle twin towers socialiste di tangentopoli : rappresentare l’ala riformista e laicoprogressista della Cdl, non credere a questa falsa sinistra ambientalmassimalista, non dimenticare il passato e la politica del compromesso cattolico-comunista che i buoni discepoli Fassino, Veltroni e D’Alema, stanno concretizzando con la nascita del Pd ( complice ancora una volta la Chiesa…. non la parrocchia, badate bene… ).
Il fattore K, il flagello di questo paese inventato da Gramsci, è stato prima concausa ( ripeto: concausa; non ” ha causato ” ) del fascismo, poi del terrorismo armato, infine, dopo la caduta del muro, della distruzione, con tangentopoli, del sistema politico italiano. Il Nuovo Psi,cosa diversa dal Partito Socialista, non è, non era e non sarà un partito di destra, ma per dirla giusta, non è, non era e non sarà un partito conservatore. Se traduciamo la politica agli slogan, come spesso accade, sviliamo irrimediabilmente questo Forum, nel quale mi colpì tempo fa un intervento di un certo ” Ciccio “, e talvolta le dichiarazioni di un altrettanto ” Paolo socialista e basta “… Insomma scritti che erano pregni di signiicati politici.
Può essere accettabile ridurre il tutto ad un tifo ” noi ” e ” Voi ” ? intendendo, come ancora qualcuno fa, lo Sdi ed il Nuovo Psi ? non dovrebbero essere forse il dialogo ed il confronto i nostri primi connotati caratteristici ? Dispiace, in tal senso, leggere le affermazioni del compagno di Palermo… mi ricordano l’alterigia dei comunisti berlingueriani, anche amici, ai quali, in domeniche di proselitismo, andavo a proporre, per un’offerta, ” L’Avanti “, il nostro quotidiano… lo stupore spregevole con il quale si schernivano, a me che libertario e pacifista, non esitavo a visitare i loro Festival dell’Unità… offendeva non poco, oltretutto troivandolo assai farisaico, doroteo… insomma falso !! L’approdo ad una scelta diversa dalla Costituente, non è dovuta per noi Riformisti ( spero che presto si addivenga a così identificarci )del NuovoPsi, a calcoli politici da osteria ( e peralrltro simili a quelli di Del Bue o De Michelis,Battilocchio, Angius, Spini, Intini…loro alla riconferma in Parlamento non ci pensano ? ) per non dimenticare l’esempio più eclatante e svenduto di Bobo Ahinoicraxi ! Ma, sforzandoci un poco, anche ad un’analisi di previsione e ad una sintesi di conclusione, entrambe politiche, vivaddio, immagino che quanti convintamente hanno aderito al progetto della Costituente lo abbiano fatto scevri dai soliti luoghi comuni ( destra, sinistra, sano, insano e sciocchezze simili … ). Bensì dal cammino e dallo sbocco che la società italiana dovrà fare e potrà avere. Ancor più dalle tematiche, semplificando, che mi( ci ) consentiranno di parlare ai nostri figli offrendo loro ipotesi di rappresentatività ” più garante ” per il loro futuro, un miglior futuro… Sono convinto che i nostri obiettivi e quelli di coloro che hanno aderito all’invenzione ” non socialista ” del Partito Socialista, sono, quasi certamente, gli stessi. Tuttavia abbiamo scelto strade diverse, meglio: percorsi ritenuti più sicuri, per arrivarci. Cammin facendo parecchi di noi si accorgeranno dell’abbaglio… e su queste convinzioni, magari errate, i riformisti del Nuovo Psi aspetteranno gli amici del Partito Socialista… Per molti di qua, sarebbe stato facile l’approdo in Forza Italia, ma come vedete, non tutti facciamo di cognome Cicchitto, Sacconi o Stefania Ahinoicraxi.. Per qualcuno tale porto non sarà mai quello della sua nave ! ” La politica è l’arte del possibile ” diceva Nenni. Consapevole che dal bipolarismo non si tornerà indietro – e qualche intervento alla Conferenza Programmatica l’ha anche detto – la scelta che già da mesi, e più, noi del Nuovo Psi ci sentivamo di fare era semlice: ” rafforzarci di qua o rafforzare di là “. La terza via è, oggi, utopia, e la politica è cosa diversa da ” scienze politiche “. Agli ex Npsi ora amici e compagni nella Costituente voglio dire che saremo nella Cdl a rappresentare anche le loro istanze. Lì noi lo potremo fare. Ci auguriamo che loro, nell’alleanza che obbligatoriamente dovranno accettare con comunisti e cattolici episcopali – non parrocchiani – , riescano a fare altrettanto. Confermiamo, intanto, che la nostra posizione circa questo Governo in carica non è ” autonoma ” ma contraria. Vedremo, a breve, il loro “sano” voto parlamentare. Il tempo come sempre sarà galantuomo.
In virtù di quanto sopra, nulla da eccepire sull’uso di quel sito ( a proposito un sincero abbraccio a Carlo Di Russo ). Un’unica richiesta: tolgano almeno la dicitura “nuovopsi.com “  cioè noi. Perchè continuare a confondere i lettori ?

Angelino Masin

Nuovo PSI LECCO: No “Costituente Comunista”

 

Il 4/ottobre, il Consiglio Nazionale del “Nuovo P.S.I”,conferma coerente la posizione Politica di sostegno alla C.D.L.,ed ha aderito alla federazione di forze politiche che si richiamano agli ideali di democrazia e libertà.

Dal Nuovo P.S.I.,sono usciti alcuni compagni che fanno capo a Gianni De Michelis,ed hanno scelto di confluire nella cosiddetta“costituente socialista”di  Angius e Boselli.

Di fatto,rimarranno in campo due organizzazioni di tradizione socialista:una,dogmatica e conservatrice collocata nell’Unione di Prodi,D’alema,Fassino,Bertinotti,Caruso ed altri; l’altra il “Nuovo P.S.I”.,moderata e riformista che ha avviato il processo di federazione,confermando la scelta di campo all’interno della C.D.L.

Due diverse e legittime posizioni che avranno,anche nella simbologia,diverse espressioni.

Enrico Borselli,con quanti lo hanno seguito e con la rosa del socialismo europeo,rimane ancorato nell’unione di Prodi in compagnia della sinistra massimalista;il “Nuovo P.S.I”.,con il garofano rosso,conferma la posizione con coerenza ed in autonomia ,all’interno della coalizione composta di forze politiche liberal democratiche.

Ormai è chiaro lo scenario Politico,dopo le elezioni al Parlamento Europeo, il N.P.S.I.con alla guida del partito Gianni De Michelis,ha vissuto nel limbo e con l’elezione a Seg. Nazionale di Stefano Caldoro;al Midas di Roma il 23/24 giugno U.S.,è emerso come la contrapposizione non è tra destra e sinistra  ma tra,laici,moderati e riformisti e dogmatici,conservatori ed integralisti.

Il partito di Boselli,scegliendo di confluire a nozze con Gavino Angius,e fare alleanze di coalizione insieme a chi orgogliosamente si ritiene ancora comunista,ha fatto una scelta chiara,facendo emergere quanto poco veritiera sia la motivazione della  riunificazione dei socialisti.

Una costituente seria non può prescindere da quello che è avvenuto negli anni novanta ad opera di coloro i quali sconfitti dalla storia non hanno esitato alla distruzione del glorioso P.S.I.e del suo ultimo segretario Bettino Craxi uno dei più grandi statisti in europa e nel mondo che il nostro paese abbia mai avuto, morto esule in terra straniera.

Il “Nuovo P.S.I.,guidato da Stefano Caldoro ha messo in evidenza l’imbroglio che si cerca di nascondere dietro la pseudo costituente. Enrico Boselli,dica chiaramente che questo è un modo per alzare la voce e chiedere dopo le primarie del Partito Democratico,un ministero al tandem Prodi/Veltroni.

Sulla coerente scelta Politica del Consiglio Nazionale,L’esecutivo provinciale del “Nuovo P.S.I.”ha deciso di programmare una serie di iniziative volte a rilanciare l’azione politica dei socialisti:

 

La prima di queste riguarda il tesseramento 2007 allo scopo di ristrutturare l’organizzazione dei socialisti di Lecco e provincia.

La seconda la convocazione di riunioni informative,organizzative ed operative del “Nuovo P.S.I.”di Lecco.Grazie e cordiali saluti

                                                                                     L’esecutivo della

                                                                                     Federazione Lecco:

                                                                                     Gianmarco Beccalli

                                                                                      Angelo Panzeri

                                                                                      Luigi Monolo

                                                                                      Valentino Mandelli

                                                                                      Lino Guglielmo

 

SOCIALISTI: SPEDALE (NPSI), SIMBOLO GAROFANO RESTERA’IN CDL

(ANSA) – Roma, 7 OTT – ‘Il garofano del nuovo psi restera’ nella Cdl’. Lo sottolinea Franco Spedale, vice segretario nazionale del nuovo psi guidato dall’ex ministro Stefano Caldoro.
‘La contrapposizione in Italia non e’ piu’ tra destra e sinistra, ma tra laicita’ e dogmatismo, tra riformismo e conservazione, tra moderazione ed integralismo – dice Spedale – Noi Socialisti del Garofano abbiano deciso di stare nella nostra collocazione naturale, laica, riformista, liberale, moderna. Per questo crediamo convintamene che la collocazione dei Socialisti sia con la Cdl’.
‘Il nuovo psi – aggiunge – sta laddove la storia del riformismo socialista ci ha sempre fatto stare. Apprendiamo della costituzione di un nuovo partito che legittimamente, sotto il simbolo della Rosa, si colloca dalla parte opposta e cioe’ tra i dogmatici, i conservatori e gli integralisti’.
‘E’ certamente una posizione legittima – conclude Spedale – ma alquanto innaturale: a loro comunque i migliori auguri di buon lavoro’.(ANSA).

Parliamo di politica e non di altro, bene Caldoro

 

Nell ultimo consiglio nazionale svoltosi giovedi 4 all hotel royal ho seguito con attenzione tutti gli interventi .
Purtroppo la sensazione che via via ascoltando gli interventi diventava sempre più convinzione e che mi ha convinto a non prendere la parola per esprimere le mie considerazioni in merito,-quello che ho percepito io e sono convinto lo ha percepito pure la presidenza è che il livello politico espresso dal consiglio nazionale è stato molto deludente in quanto ogni intervento era intriso di vecchi schemi mentali tipici del vecchio PSI che tendevano piu a contestare banalita tipo il colore del simbolo o la pendenza del garofano. nessunno degli intervenuti ha ritenuto di fare un analisi politica del percorso che ha portato ilnuovo psi alla separazione consensuale con i socialisti di De michelis e alla linea politica che ha portato all elezione a segretario STEFANO CALDORO.
L´evoluzione della societa e di conseguenza della politica ha dato al psi la collocazione naturale nel centrodestra insieme a F.I perchè dopo la caduta del muro che ha sconfessato nel mondo i regimi comunisti dando ragione a BETTINO CRAXI che con la sua lungimiranza politica aveva intuito che in italia era necessaria una forte coalizione di centro x dare stabilita al paese.Da qui nasce la COSA comunista e quindi il percorso che ha cambiato la storia politca italiana negli ultimi 30 anni cioe:la nascita del PDS che in collaborazione con i magistrati di sinistra spazzarono via la DC e il PSI e la collocazione del vecchio PCI diventato DS diventò di colpo partito di governo.
solo l´intuizione di SILVIO BERLUSCONI,creando forza italia diede la possibilita a tutti gli elettori moderati come i socialisti i democristiani e gran parte della societa civile,di creare un fronte democratico e liberale per contenere la famosa “macchina da guerra” di Occhetto.
Ecco perchè i socialisti del nuovo PSI di CALDORO seguendo l´ evoluzione della società oggi si ritrovano e ci ritroviamo insieme nella coalizione della CDL perche FOrza Italia non è altro che l´evoluzione storico-politica del vecchio centrosinistra di CRAXI. Personalmente ho apprezzato la posizione e la linea politica di Caldoro sia al congresso che giovedi al consiglio nazionale.Avanti cosi
SEGRETARIO MICHELE GRIIEA
SEGRETARIO PROVINCIALE DI VARESE

SOCIALISTI: CALDORO, ROSA CON UNIONE E GAROFANO CON CDL

(ANSA) – ROMA, 6 OTT – ‘Dopo la riunione della Costituente, con la definizione del nuovo nome e del simbolo, si fa piu’ chiaro lo scenario delle forze socialiste’. Lo dichiara Stefano Caldoro, segretario Nazionale del nuovo psi.
‘Due diverse e legittime posizioni politiche che sottolinea – avranno, anche nella simbologia, diverse espressioni. Enrico Boselli, con quanti lo hanno seguito e con la rosa del socialismo europeo, rimane ancorato nell’Unione di Prodi in compagnia della sinistra massimalista. Il
nuovo psi, con il garofano rosso, conferma conclude Caldoro – la opzione riformista della Casa delle Liberta’ con Silvio Berlusconi‘. (ANSA).

Genova: una città fuori dal mondo

In questi giorni questa amministrazione senza idee, ad aggravare i danni fatti da questo versante politico negli ultimi quindici anni, ha chiamato un nugolo  di architetti per far dire  in sostanza che questa città deve perdere ancora qualche centinaia di migliaia di abitanti.

Sempre di alcuni giorni fà la proposta dei ticket di accesso non solo per gli autoveicoli ma anche per i mezzi di trasporto di cose.

Un’altra scelta contro tendenza di una città dinamica, laboriosa e produttiva quale dovrebbe essere per disincentivare i giovani ad abbandonarla.

Non vi sembrano ce “FUORI DAL MONDO”

Prendo spunto da uno degli argomenti più sotto gli occhi di tutti: Il traffico.

Un tema che  quando non si riesce a dare spiegazione plausibile di scelte contro il privato cittadino considerato alla stregua di suddito, si invoca il verde, l’ambiente, e tutti gli annessi e connessi.

Nessuno parla invece della ricerca fatta in UK dove a chiare lettere si punta l’indice contro il trasporto di massa, treni, bus, navi responsabile del maggior inquinamento..

Da ciò si evince che è errato attribuire lo smog esclusivamente ai veicoli privati:

Uno studio che è facile scoprirne ogni giorno anche noi in maniera empirica la verità di quanto asserito.

In primis perchè il trasporto pubblico collettivo che utilizza ancora un parco macchine antidiluviano;

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      • Il trasporto pubblico di massa utilizza prevalentemente ancora un parco macchine molto vecchio;
      • La PP.AA: ha un parco auto e mezzi che la loro libera circolazione è una beffa ai poveri automobilisti vessati da mille divieti e balzelli;
      • Nel caso di Genova in particolare, anni di scelte politiche insensate sulla viabilità che anziche diradarla e ridurre la concentrazione degli “inquinanti” l’ha strozzata tanto che quando è inagibile l’autostrada si blocca la viabilità del nodo genovese con ripercussioni e danno per l’intera economia del paese, in quanto il percorso cittadino consta di una sola corsia nella direttrice est-ovest, ovest - est per i mezzi pesanti con diverse strozzature, un’infinità di semafori e molti sottopassi con altezze ridotte.
      • Poi perchè il mezzo privato si avvia e si mette in moto solamnete quando serve per trasportare qualcuno e non gira invece “a vuoto”, con un spreco considerevole di energia, nell’attesa che qualcuno gli salga sopra non compensando minimamente i momenti di trasporto a pieno carico e di conseguenza l’emissione di sostanze inquinanti senza nessun conveniente motivo sia in loco che nelle centrali elettriche per i veicoli elettrici (tram, metropolitane, treni e filobus).

E’ sufficiente accodarsi ad un bus per osservare l’oscuramento del cielo ad ogni partenza, così come spesso si può osservare quando i bus transitano sotto i cartelli segnalatori che offuscano la scritta : “divieto di circolazione ai veicoli non “ecodiesel” dalle 10 alle 18 “.

Per non parlare del “fil di fumo” che, nelle città portuali, contrariamente a Cio – Cio – San si vede emettere giornalmente in grandi quantità dalle navi dalla fase di riscaldamento dei motori in poi.

A questo punto il ticket proposto dovrebbero pagarlo questi amministratori e i precedenti che non hanno mai voluto dare vere e positive risposte ad esempio con  l’ampliamento e il potenziamento viario (AD ESEMPIO CON O PIU’ UNA BRETELLE URBANE)  non tralasciando il diradamento e l’ammodernamento urbano e l’allontanamento anche degli attracchi navali dalle case.

E’ urgente ripensare le scelte della mobilità delle persone e delle cose, superando gli attuali sistemi di trasporto inefficenti ed antidiluviani che ancora sono legati a percorsi ed orari prestabiliti , che tengono maggiormente conto delle esigenze aziendali e occupazionali che a quelle del cittadino, il quale credo, non essendo suddito, debba avere giustamente diritto ad una mobilità più spedita, con pronta disponibilità e percorsi  porta a porta sia con i propri mezzi ( conservando contestualmente la privacy e il confort e la sicurezza avendo anche la possibilità di muoversi  ed avere sempre al seguito parte dei propri interessi di lavoro o di tempo libero e sopratutto con costi ridotti) che pubblici a tariffe che sicuramente possono diventare assimilabili all’attuale trasporto di massa in conformità elle esigenze ad una società del terzo millenio e non del diciannovesimo secolo; senza sottovalutare che vi può anche essere un significativo risparmio per la collettività.

Sicuramente ciò non può essere sotitutivo della mobilità delle medie e grandi distanze, delle isole con la terraferma che per i prevedibili trasporti concomitanti di grandi quantità rispettivamente di persone e cose che abbiano necessità di effettuare il medesimo percorso in maniera contemporanea (viaggi organizzati – treni blocco ).

Con risposte in questo senso penso si possa dimostrare concretamente di aver superato quella cultura conservatrice di sinistra, latentemente bolscevica,  che blocca la vita dei liberi cittadini adducendo scuse ecologiche per garantire invece solamente qualche migliaio di stipendi per i dipendenti e elevati ingaggi per gli amministratori, consulenti ecc….elargiti esclusivamente a titolo clientelare ed assistenziale.

Piergiorgio Razeti

SOCIALISTI: CALDORO, BOSELLI LASCI PRODI O SARA’ COSTITUENTE BONSAI =

SOCIALISTI: CALDORO, BOSELLI LASCI PRODI O SARA’ COSTITUENTE BONSAI =
Roma, 5 ott. – (Adnkronos) – Invece di firmare una costituente bonsai tra ex socialisti di sinistra ed ex comunisti ormai privi di identita’, stacchi la spina al governo Prodi’. Questa la richiesta di Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi che aderisce alla Cdl, ad Enrico Boselli. ‘Boselli concordi con la Cdl elezioni anticipate ed un programma di rilancio dell’ economia italiana e di salvaguardia delle liberta’. Altrimenti – conclude Caldoro – sara’ un modo per alzare la voce e chiedere, dopo le primarie, un ministero al tandem Prodi-Veltroni’

SOCIALISTI: CALDORO (NUOVO PSI), NO ALLA COSTITUENTE =

SOCIALISTI: CALDORO (NUOVO PSI), NO ALLA COSTITUENTE =
Roma, 4 ott. – (Adnkronos) – “Il Consiglio nazionale del Nuovo Psi riunitosi a Roma ha modificato lo statuto del partito. I socialisti riformisti del segretario nazionale Stefano Caldoro confermano la posizione coerente con la Cdl, in contrapposizione alla Costituente socialista, mantenendo la scritta nuovo psi ed il garofano rosso”. E’ quanto si legge in una nota del partito.

“Di fatto rimarranno in campo due organizzazioni di tradizione socialista, una collocata nell’Unione, con la Costituente che nascera’ domani, e il nuovo psi del garofano rosso che conferma la scelta di campo con la Cdl che ha avviato il processo di federazione”, specifica ancora il nuovo psi.

Masin Segretario Regionale del Nuovo PSI:Laroni non è del Nuovo PSI

Lettera aperta agli elettori del NuovoPsi del Veneto
Quesito informale al Presidente Galan

Recentemente il Consigliere regionale Nereo Laroni è stato pubblicato sui quotidiani veneti con diverse dichiarazioni ambigue e, adesso, anche false. Mi preme e ci tengo a chiarire ed evidenziare due aspetti.
Il primo è che Laroni, come aderente all’iniziativa Angius-Boselli,  anche  detto progetto politico della Costituente social- comunista ( millantato, ancora, come socialista ), non fa più parte del Nuovo Psi e lui lo sa bene.
Proprio in questi giorni De Michelis, leader di quanti hanno svoltato verso il Partito Democratico, e Caldoro, leader di quegli ultimi ed unici ( finalmente ) socialisti che sono rimasti convintamente a rappresentare la Sinistra della Casa delle Libertà, si sono incontrati a Roma davanti ad un Notaio. Scopo, sancire la separazione definitiva delle loro strade : De Michelis e Laroni verso i comunisti, Caldoro e il sottoscritto ancora a fianco di FI ed Udc. Il simbolo, in calce alla presente,  dovrà mutare, pur restando sempre il garofano rosso l’immagine di riferimento, per entrambi i soggetti ( anche se la Costituente e Angius, pare, fagociteranno la presenza di questo emblema ). La dicitura Nuovo Psi, invece, sarà ad esclusivo appannaggio della scrivente Segreteria, che congressualmente,  ha rappresentato e rappresenta in Veneto la linea Caldoro.
Sarà, dunque, abusivo da qui in poi ogni riferimento di Laroni al nuovo Psi, stante il fatto che non è iscritto e non appartiene più a questo partito. E soprattutto si è fatto fautore, oltre che sostenitore, della svolta a sinistra ( ricordo la liason con Covi ), in palese divergenza con la sua attuale collocazione in Consiglio Regionale, dove sostiene il Governatore Galan della Cdl.
E da qui arrivo al secondo aspetto.
La sua recente decisione di appartenere “ ad una forza della sinistra riformista ancorata al Pse “, stride fortemente con il suo ruolo istituzionale a sostegno di un Governo, seppur  regionale, di “ centro destra”.
E’ la ragione per la quale a Bruxelles, complici D’Alema, Fassino ed anche Angius, l’Internazionale Socialista non permise tre anni fa, a De Michelis, di farne parte.
Se tanto mi dà tanto l’ambizione dell’ex europarlamentare, ex deputato, ed ex sindaco di Venezia, ma non ex trasformista, dovrebbe sfociare in una convinta e sin qui repressa, immagino, opposizione alla Giunta Galan…
La coerenza e la dignità non sono qualità di tutti i politici. Personalmente Laroni potrà fare quello che vuole, risponderà alla sua coscienza. Evidenzio, però, che non c’è solamente “ un dovere morale “ di non tradire  gli elettori. C’è anche “ un dovere politico “ di rappresentare l’idea proposta ai cittadini per il mandato ricevuto. Avendo cambiato posizione politica, perché restare in Consiglio Regionale ? ma anche perché “ tenerlo “ nella maggioranza che non è più la sua ?

Esprimeremo presto queste nostre perplessità al Presidente Galan.

Grazie per l’ospitalità e distinti saluti.

Angelino  Masin
Segretario Regionale

Li 4 10 2007
Ps.- il suddetto testo è stato inviato al Gazzettino di Venezia

Comunicato della Federazione Veneto

L’Esecutivo di Segreteria Regionale si è incontrato ieri sera nella Sede di Verona per dibattere sulle  conclusioni della recente Direzione Nazionale del Partito convocata dal Segretario Nazionale Stefano Caldoro. Presenti il Segretario regionale Masin, il Presidente del Comitato Pavoni, i Segretari provinciali Curti, di Verona, Boninsegna, di Venezia, Gamba, di Padova,, e Tessarin per Rovigo,  l‘organismo ha espresso condivisione e plauso circa la risoluzione unanime che indirizza il Nuovo Psi verso la Federazione dei Partiti della Libertà, come emerso al recente Convegno di Gubbio. Riconfermata, dunque, la posizione del NuovoPsi  che ribadisce con coerenza la sua lealtà alla coalizione centroprogressista che da alcuni anni governa non solo la regione  Veneto ma anche tutti i comuni del suo territorio, non per ultimo quello della città scaligera. In vista dei prossimi appuntamenti elettorali del 2008 il Nuovo Psi veneto indirà, a breve, un’agenda di incontri bilaterali con i soggetti politici della Cdl, per individuare ed approfondire, in tempi utili, le tematiche e gli obiettivi della prossima legislatura. Entro il mese di ottobre, inoltre, verrà organizzato un convegno sul tema del Lavoro e la legge Biagi, con la presenza non solo di rappresentanti politici ma anche di titolati esperti. Infine si è concordato di incontrare quanto prima il Governatore Galan per approfondire la posizione del Consigliere Nereo Laroni uscito dal partito ed approdato con De Michelis alla Costituente socialcomunista. Nelle sue conclusioni Il Segretario  Angelino Masin ha proposto la convocazione del Consiglio Regionale per il 20 ottobre prossimo, dove, oltre ai punti sopra espressi, verrà ufficializzata l’apertura del tesseramento 2007 –08  col nuovo simbolo del partito.

Angelino Masin

 

CDL: INCONTRO FI-NPSI, SI’ SOCIALISTI DI CALDORO ALLA FED

(ANSA) – ROMA, 26 SET – Si sono incontrate questa mattina, presso la sede di Forza Italia di via dell’Umilta’, una delegazione del nuovo psi che e’ restato nella Cdl, composta dal segretario Stefano Caldoro e dal deputato Lucio Barani, con la delegazione di Forza Italia, composta dal Coordinatore nazionale Sandro Bondi, dal vice coordinatore Fabrizio Cicchitto, e dall’amministratore nazionale Rocco Crimi.
Al termine dell’incontro – si legge in una nota – il Nuovo Psi ha confermato con grande convinzione la volonta’ di aderire al processo federativo, ponendo l’accento sulla necessita’ di rafforzare il rapporto di collaborazione reciproco sul territorio anche in vista delle prossime elezioni amministrative. (ANSA).

Panorama spiega come le coop cercarono di fermare l’esselunga

Alla fine di maggio dell’anno scorso, Bernardo Caprotti, il fondatore dell’Esselunga, mi fece sapere che avrebbe voluto conoscermi. Fu Carlo Rossella a preannunciarmi la telefonata dell’imprenditore che giusto 50 anni fa, con Nelson Rockefeller, portò in Italia i supermarket. «Potremmo vederci a colazione il 14 giugno?». Andai. Il giorno prima era diventato nonno per la quarta volta. Marina, l’ultima dei suoi tre figli, aveva messo al mondo Sofia.

Pranzammo nella mensa aziendale di Limito (Milano), dove ogni giorno Caprotti prende un vassoio e si mette in fila con operai, autisti, impiegati e dirigenti. Jamón iberico («Pata negra, senta che prosciutto»), pizza margherita, pennette pomodoro e basilico, «niente di diverso da quello che mangiano i nostri clienti, qui fuori abbiamo la più grande cucina per piatti pronti del continente, 28 mila metri quadrati». Disse proprio del continente, non d’Europa. Magari in Inghilterra ce n’è una più grande, chissà.

Dopo il caffè, Caprotti mi portò nella Sala della notifica, con tanto di targa ovale d’ottone all’ingresso, «così detta perché è qui che notifico i licenziamenti». Scherzava, ma io allora non potevo saperlo, anzi mi sembrò un’eccentricità congeniale al personaggio, da tutti descritto come burbero, in realtà un gran borghese di 82 anni dal tratto aristocratico, che non dà interviste (tranne quella concessa a Panorama nel marzo 2005, ndr) e ha smesso di partecipare alle assemblee dell’Assolombarda per non farsi fotografare, capace d’irruenza abrasiva solo se gli toccano la sua creatura, Esselunga. Più avanti avrei scoperto che la stanza si chiama in quel modo perché l’ha abbellita con mobili settecenteschi e vedute veneziane di Bernardo Bellotto e Michele Marieschi, scuola del Canaletto, tutte opere d’arte notificate dal ministero dei Beni culturali.

Trasse da una cartella un malloppo di fogli dattiloscritti. Allegato c’era un faldone di rogiti, planimetrie, delibere comunali, lettere, foto, ritagli di giornale. «Mi farebbe piacere se lei ci potesse dare una scorsa. Non ho fretta». Cominciai a leggere. Non credevo ai miei occhi: con prosa nervosa, in bilico fra Ottocento e Duemila, i verbi coniugati alla maniera di Ippolito Nievo e Carlo Emilio Gadda («ebbimo», «fecimo», «diedimo») e lo slang di chi ha imparato il mestiere fra Texas, Maine e Massachusetts, si dipanava un j’accuse implacabile, supportato da documenti inoppugnabili. In un paese normale avrebbe ingolosito anche il più scettico cronista di giudiziaria. Se non altro per la mole dell’imputata: la Lega delle cooperative. Una galassia da 50 miliardi di euro, che vale il 3 per cento del pil nazionale.

C’era il ministero dei Beni culturali, affidato alla diessina Giovanna Melandri, che impedisce l’apertura di un’Esselunga a Bologna, causa ritrovamento di ruderi etruschi durante i lavori di scavo delle fondamenta, mandando all’aria un investimento da 20 milioni, salvo stabilire, sei mesi dopo, che i reperti vanno trasferiti altrove e lì si può tirar su un supermercato Coop.

C’era Mario Zucchelli, il presidente della Coop Estense allargatosi da Ferrara fino alla Puglia, che attraverso una società di comodo strappa un terreno di 192 mila metri quadrati a una gentildonna milanese sopravvissuta alla Shoah, la quale lo aveva ricevuto in donazione nel 1942, dodicenne, prima d’essere deportata ad Auschwitz col padre e con i nonni. E per quest’area di edificabilità commerciale alla periferia di Modena, quindi di valore infinitamente più elevato del produttivo o del residenziale, indispensabile per la costruzione della Coop Grand’Emilia, paga alla signora ebrea appena 1,1 miliardi di lire quando per un pezzo di terra adiacente, due volte e mezzo meno esteso, è costretto a versare all’amministrazione comunale, seppure «amica», la bellezza di 10 miliardi. L’809 per cento in più.

C’era Turiddo Campaini, ascetico ex funzionario del Pci, presidente della Unicoop Firenze fin dai tempi in cui al Cremlino sedeva Leonid Breznev, che in tre anni riesce a fare ciò che l’Esselunga non era riuscita a fare in nove: aprire un supermercato dove prima sorgeva lo stabilimento Superpila, scucendo per la nuda area una cifra impossibile, 29 miliardi di lire. Oltre il triplo dei valori di mercato.

C’era, messa nero su bianco con il puntiglio calvinista di chi in vita sua non ha mai pagato tangenti, una cronistoria emblematica. Le insistenze di Carlo Olmini, dirigente comunista assurto ai vertici della Legacoop, affinché l’Esselunga facesse pubblicità sull’Unità. Gli scioperi a orologeria proclamati dalla Cgil nell’imminenza di Pasqua o di Natale. I picchetti, le occupazioni, i sabotaggi organizzati contro l’unica azienda della grande distribuzione che aveva concesso il lavoro a turni e accordato la riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 ore a 37,5 a parità di retribuzione. Gli scontri fisici con i facinorosi «capeggiati da un certo Bulgari, un facchino che lavorava nel magazzino dei formaggi, il quale urlava come un ossesso: “Libertà è aderire alla maggioranza”». I micidiali chiodi tricuspidi, saldati in modo tale che almeno una delle punte rimanesse sempre rivolta verso l’alto, gettati per strada davanti al magazzino di Firenze per squarciare le gomme degli autotreni gialli con la «S» rossa dipinta sulla fiancata, che mandarono a schiantarsi contro il guardrail un camionista. L’aggressione al direttore dell’Argingrosso, sempre in Toscana, Gianfranco Vannini, circondato da un gruppo di sette sindacalisti scalmanati, spintonato, insultato, stramazzato a terra, colto da ictus e rovinato per il resto della vita.

La vicenda dei reperti etruschi spiegava meglio di cento esempi il modus operandi delle Coop in perfetta sincronia ieri con Pci e Pds, oggi con i Ds, «e domani col Pd» non si fa illusioni Caprotti «giacché sono tante le parrocchie, ma una sola è la chiesa, e una sola la cassa». Il 16 novembre 1999 il direttore generale del dicastero retto dalla Melandri appone il vincolo alle «fondazioni di un complesso rustico di età etrusca» venute alla luce nel cantiere aperto dall’Esselunga in via Costa a Bologna. Trattandosi della superficie un tempo occupata dalla premiata ditta Hatù, la parola d’ordine non può che essere una sola: preservare. Quindi divieto di collocare le vestigia in altro luogo protetto. Impossibilità di scavare i garage interrati. Obbligo di rendere visibili al pubblico i reperti archeologici mediante pavimenti di cristallo.

Dopo otto mesi di inutili trattative, nel febbraio 2000 lo stremato Caprotti getta la spugna. Passano appena 60 giorni e il 20 aprile l’area viene rilevata dalla Coop Adriatica presieduta da Pierluigi Stefanini, che di lì a sei anni, fallita la scalata a Bnl, prenderà il posto di Giovanni Consorte al vertice dell’Unipol. Passano altri 15 giorni e il 5 maggio accade un miracolo: il soprintendente ai beni archeologici dell’Emilia-Romagna comunica parere favorevole al «recupero, restauro, trasferimento e valorizzazione dei resti antichi in altra area». Oggi in via Costa a Bologna è operante un supermercato della Coop Adriatica, con i suoi parcheggi interrati e senza pavimenti di cristallo.

«In una gelida mattina di gennaio, sabato 21 per l’esattezza, sono andato di persona alla ricerca dei miei preziosissimi reperti etruschi» mi raccontò Caprotti. «Li ho trovati abbandonati in periferia, vicino al cimitero della Certosa. Dentro un recinto con la base in cemento, sovrastato da una squallida griglia zincata, stavano valorizzati, e coperti da una plastica nera in gran parte nascosta dalle erbacce, i segni di una perduta civiltà».

Sono infinite le astuzie messe in atto da almeno un trentennio pur di sbarrare il passo alla catena di 128 superstore che vanta le vendite più elevate per metro quadrato nell’area dell’euro, pur d’impedire a quel padrone delle ferriere che non le ha mai mandate a dire, che ha sempre difeso le proprie ragioni rivolgendosi direttamente alla clientela con inserzioni sui giornali, di penetrare con i suoi supermarket nelle regioni dove storicamente domina la sinistra. Bruno Cordazzo, presidente della Coop Liguria e consigliere d’amministrazione della Holmo (holding finanziaria guidata dall’onnipresente Zucchelli e posseduta al 100 per cento da 43 cooperative che, tramite la Finsoe, controllano l’Unipol), non si fa scrupolo di rivendicare l’abnorme privativa: «Quando si va in casa di altri, si deve chiedere permesso».

Una perentoria ingiunzione a bussare col cappello in mano. «Tanto, loro la porta non te la aprono» chiosò Caprotti. «Tanto, a pagare il conto sono i consumatori». E mi mostrò le tabelle con i prezzi rilevati da Panel international alla Coop Rivarolo e all’Ipercoop Aquilone di Genova, alla Coop di Sanremo e alla Coop di La Spezia, dove per fare la spesa i liguri devono sborsare fino al 14,9 per cento in più rispetto ai lombardi che si servono all’Esselunga di Milano e addirittura fino al 20,2 per cento in più rispetto ai toscani che si servono all’Esselunga di Firenze.

«Capisce bene che qui non si tratta più soltanto di una distorsione del mercato, bensì del territorio, e permanente» interruppe la mia lettura il presidente dell’Esselunga. «Ma io non sono che un droghiere. Lei, che è giornalista e scrittore, se la sentirebbe di denunciare questo scandalo in un libro? Le metto a disposizione le mie note».

Rifiutai. Ma fui lusingato per la fiducia. Proveniva da un droghiere che mi parlava della synopsis come tecnica irrinunciabile per un saggio del genere, «se vogliamo che anche il tassista capisca, non si può presentare questa roba come se fosse Guerra e pace, che ho letto solo due volte, purtroppo non in russo, perché il russo non lo so»; da un monsieur con i suoi ottant’anni di francese, settanta d’inglese, otto di latino e cinque di greco, abituato a gustarsi il Macbeth, Mark Twain, P.G. Wodehouse, Molière, Stendhal e Maupassant nelle lingue originali. A distanza di 15 mesi, Caprotti ricorda che quel 14 giugno gli dissi: «Questo è un libro che può scrivere soltanto lei, in prima persona. Dall’alto della sua età, del suo silenzio, e dei suoi soldi. Al massimo io riesco a trovarle un editore e un titolo».

È uscito. Falce e carrello, 192 pagine, 56 tavole fuori testo, 12,50 euro. Sottotitolo: Le mani sulla spesa degli italiani. Prefazione di Geminello Alvi. Gliel’ha pubblicato Marsilio. Ma se l’è fatto tutto da solo. Compresa la foto di copertina, che ha voluto realizzare in proprio riempiendo un carrello della spesa con mazzette nei sette diversi tagli dell’euro. «Un piccolo campione del “prestito sociale” delle Coop. Circa 12 miliardi di euro ovvero 24 mila miliardi di lire. Quattrini che le cooperative raccolgono dai soci consumatori, come fossero banche, applicando però sugli interessi la ritenuta di legge riservata ai titoli di Stato, il 12,5 per cento, anziché il 27 dei conti correnti. Una cassa enorme, liberamente spendibile». Con la quale è impossibile competere anche per un imprenditore che conta 4 milioni di clienti fidelizzati, dà lavoro a 17 mila dipendenti, fattura 5 miliardi l’anno e nel 2006 ha incrementato l’utile netto del 67,4 per cento.

Ad Aldo Soldi, presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori, Caprotti l’aveva cavallerescamente giurata nel 2006, esasperato dai continui attacchi delle Coop, come sempre rintuzzati a mezzo stampa con dispendiose campagne a pagamento. La lettera era datata 1º dicembre: «La verità è che due anni di indecente gazzarra da lei montata – a fini che a me son ben chiari – sulla nostra azienda e sul suo buon nome, hanno messo in allarme ministri, professori, presidenti… e anche Vecchioni (Federico Vecchioni, presidente nazionale della Confagricoltura, ndr). E noi abbiamo dovuto rispondere. La vostra capacità di mentire e di ribaltare la realtà è illimitata. A me spiace, mi spiace veramente che lei mi costringa a fare qualcosa che non avrei mai immaginato. Rivelerò a molti ingenui, a tante persone in buona fede, chi veramente siete. Lei, Soldi, mi ci avrà costretto.

«Questa è la ragione del mio scritto, questa è stata la mia promessa». Ha mantenuto la parola. Falce e carrello non serve solo a rimarcare come in Italia, a parità di utile lordo, la pressione fiscale sulle cooperative sia del 17 per cento contro il 43 delle società commerciali («Addirittura fino al 2001 questi signori pagavano appena il 10 per cento di tasse. Non è possibile una concorrenza leale in simili condizioni»). Serve anche a far comprendere come l’attacco concentrico contro l’Esselunga, scatenato mentre un Caprotti malato ingaggiava la più dura delle sue battaglie, quella per la sopravvivenza, abbia un regista occulto d’eccezione: Romano Prodi. «Un vecchio che deve lasciare, un seguito, si pensa, che non c’è: quale più facile preda? Ed ecco Prodi che inopinatamente, il 7 febbraio 2006, durante una puntata di Porta a porta, non richiesto enuncia in campagna elettorale l’obbligo per il governo di “mettere insieme” la Coop e l’Esselunga. In qualche modo: quale, non si sa. Disse così: “Abbiamo le Coop, c’è ancora l’Esselunga”. E, incalzato da Bruno Vespa, spiegò: il governo “le può mettere assieme, può aiutarle a fare una politica perché stiano assieme”. Parlava già da presidente del Consiglio. E si capiva già da che parte tirasse».

Uno dei casi denunciati nel libro, quello di Vignola e Spilamberto, località confinanti in provincia di Modena, è assai istruttivo su come si fa il business nelle regioni rosse. L’Esselunga chiede d’insediarsi in una zona prevista dal consiglio comunale di Vignola come «area con destinazione commerciale» e in cambio mette sul tavolo 2,5 milioni di euro per la costruzione di una scuola. Il 31 marzo 2005 la giunta approva l’offerta. «Tempo una settimana» specifica Caprotti «ed ecco che il 7 aprile la Coop Estense, a firma del solito Zucchelli, invia al sindaco di Vignola una lettera con cui lamenta l’insufficienza del locale supermercato Coop e dichiara la propria disponibilità a contribuire a iniziative di pubblica utilità. In particolare, guarda caso, alla realizzazione di un edificio scolastico. Il 7 aprile Zucchelli scrive. Il 7 aprile il sindaco riceve. E, prontissimo, si attiva».

L’8 aprile, con impressionante contestualità, accadono tre fatti. «Alle 17 la giunta di Vignola delibera di conferire mandato al sindaco di valutare l’intervenuta proposta della Coop Estense. Alle 20.30 il consiglio comunale rinvia ogni decisione sull’Esselunga a un’altra seduta fissata per l’11 aprile. Sempre alle 20.30 il consiglio di Spilamberto, senza indugi, adotta una variante al piano regolatore generale che consente alla Coop Estense di realizzare un nuovo supermercato».

Si arriva così all’11 aprile, quando il consiglio di Vignola, ritenuto che la proposta avanzata dalla Coop Estense rappresentasse «un fatto nuovo rispetto alla situazione che s’era sviluppata inizialmente», azzera senza alcuna motivazione l’accordo con Caprotti. «Fra l’ipotizzato insediamento dell’Esselunga a Vignola e la Coop a Spilamberto sono tre minuti d’auto. Il supermercato di Zucchelli avrebbe avuto vita dura con un nostro superstore tanto vicino».

Ma l’epilogo era di là da venire. «Stoppare l’iniziativa altrui non basta. Il 12 gennaio 2007 il “nostro” terreno di Vignola è stato venduto alla Monte Paschi Fiduciaria spa, con sede legale a Siena, società del Monte dei Paschi di Siena, la banca più democratica d’Italia. Consiglieri d’amministrazione della medesima sono Turiddo Campaini, presidente della Unicoop Firenze, e Pierluigi Stefanini, presidente dell’Unipol. Chi ci sia dietro questa fiduciaria è cosa che a noi non è dato sapere. Se ci sarà un magistrato che avrà voglia d’approfondire, forse ce lo dirà». E così, per la prima volta in Italia, un libro presentato alla stampa la mattina viene trasformato dall’autore in esposto e consegnato nel pomeriggio alla magistratura affinché indaghi.

È uscito, ma non doveva neppure uscire, Falce e carrello. Il proprietario dell’Esselunga ci ha lavorato esattamente un anno. Il tempo che la nipote Sofia spegnesse a Londra, lo scorso 13 giugno, la sua prima candelina sulla torta, con una cara amica dei genitori, Madonna, che le cantava Happy birthday tenendo per mano i propri figli. A me, che ho avuto il privilegio di leggere il testo in anteprima, cinque giorni dopo Caprotti ha scritto: «Mi creda, mi sono cimentato. Ero pronto a tutte le correzioni lessicali e grammaticali possibili. E anche a qualcuna di merito. Io firmo, firmavo. Ma io non sono e non voglio fare il giornalista. Basta. Torniamo con i piedi per terra. Anche se il signor Rovagnati, quello del prosciutto Gran Biscotto, l’altro giorno mi ha detto: “Sa, Caprotti, dobbiamo destreggiarci, Parmacotto, Ferrarini, io e gli altri, con quel che rimane del mercato”. Cosa?, ho replicato io, e perché? “Perché tutto il resto è in mano alle Coop”. Come? E non fate niente! E lei, Lorenzetto, che è giovane? Ma forse un foglio su cui scrivere, nel tempo, ancora lo troverà. Sennò le rimarrà sempre il Canton Ticino. Bellinzona è una bellissima città. Io ho chiuso. La prego caldamente di rimandarmi il materiale, scritti e fotografie. È roba mia, non deve rimanere in giro un rigo. Vedrò io se sbattere tutto nella pattumiera o tenere qualcosa in un cassetto, a futura memoria».

Caprotti che si rassegna a vivere in un paese avviato verso il monopolio del prosciutto? Gli ho risposto: «Un libro, quando è scritto, è scritto. Non può in alcun modo essere ricacciato dentro l’anima, né rinchiuso in un cassetto. Va lasciato libero di andare. Sta commettendo uno degli errori più grandi che un uomo della sua età e della sua esperienza possa fare: abbandona il campo. Non è da lei».

Non l’ha abbandonato.

Il perchè il nuovo PSI sta nella cdl

 

 sottoponiamo a tutti i frequentatori del blog l’editorile di Ernesto Galli della Loggia; ne condividiamo il contenuto

 

 

L’eterno mito della diversità

Questione morale e identità della sinistra

di

Ernesto Galli della Loggia

 

 

Non è solo questione di antipolitica. Si ha l’impressione, infatti, che quello che sta accadendo in queste settimane, e che ha avuto un momento esemplare nella seduta di giovedì al Senato, sia qualcosa di più profondo, che viene da lontano. E cioè sia l’ultimo atto di quella disintegrazione del quadro politico e degli attori della prima Repubblica di cui fu un simbolo quindici anni fa Mani pulite. Allora, nel ’92-’93, il terremoto risparmiò per varie ragioni la sinistra di tradizione comunista. Tra queste c’era principalmente il fatto oggettivo che essa aveva avuto responsabilità certo minori nella gestione, e dunque nella degenerazione affaristica, del potere. Aveva anch’essa una grossa colpa, ma di ordine tutto politico: con il suo radicalismo aveva mantenuto il sistema bloccato, privo di alternative. La storia le concesse quindi, benignamente, una inaspettata occasione: le «abbuonò» il radicalismo che ancora la pervadeva concedendole di arrivare a quel governo a cui, con il Caf in piedi, non sarebbe certo mai arrivata. Oggi possiamo dire che quell’occasione la sinistra ex Pci l’ha clamorosamente sprecata. Essa non capì allora, e non ha capito per tutti questi anni, che, in quanto promossa dalla storia a sinistra riformista di governo senza esserlo, il suo primo compito e il suo primo interesse dovevano essere quelli di diventarlo davvero. E cioè di condurre una grande battaglia di rottura culturale rispetto al proprio stesso passato per cancellare dal suo popolo la mentalità radicale, e dunque potenzialmente sempre incline al massimalismo di vario tipo, che fin lì l’aveva caratterizzata.

Mentalità fatta da un conglomerato di idee, di sentimenti, di pulsioni diverse. Per esempio che il governo diverso dal nostro non può che fare leggi orribili le quali vanno subito cancellate; che la richiesta di galera per i delinquenti e di vie silenziose di notte è «di destra»; che l’avversario politico ha una qualità morale differente e in ogni caso neppure comparabile con la nostra; che ogni modifica alla legislazione del lavoro che non ha il placet sindacale è per ciò stesso un attentato alla libertà; che le tasse colpiscono i ricchi e, dunque, «facendoli piangere» non sono mai troppe; che nei confronti degli immigrati clandestini o dei giovani dei centri sociali la legge e l’ordine sono una semplice option, e via di seguito. Invece con questo ammasso di idee, di sentimenti e di pulsioni, radicate da decenni nel popolo di sinistra, nel loro stesso popolo e in qualche misura anche in loro stessi, nella loro identità politica, i dirigenti della sinistra che pure si diceva riformista i conti, in questi quindici anni, hanno accuratamente evitato di farli. Sono rimasti prigionieri di quella che è stata la vera, paralizzante maledizione della cultura di tradizione comunista: il continuismo. Bisognava mantenere la finzione del cammino ininterrotto e soprattutto coerente da Gramsci a Romano Prodi, che tra vini vecchi e otri nuovi, o viceversa, non ci fosse alcuna incompatibilità. Quindi al massimo «svolte», ma mai l’idea che fosse necessario affrontare a muso duro il passato dicendo, anzi gridando, chessò: «Nel ’48 De Gasperi ha salvato la libertà del Paese», ovvero «era giusto, come voleva Craxi, mettere i missili a Comiso » ovvero ancora «la questione morale di Berlinguer era una strada che politicamente non portava da nessuna parte»; e magari aggiungere: «Guardate, cari amici e compagni, ammazzare o essere complici degli assassini forse è peggio che rubare». Invece nulla. A loro parziale attenuante i dirigenti della sinistra ex Pci possono peraltro osservare, e ben a ragione, che né i cattolici democratici né la sinistra non ex Pci, entrambi loro alleati, non li hanno mai incalzati in questa direzione.

Anzi: i primi sono arrivati spesso a scavalcarli strizzando l’occhio a estremismi e estremisti vari (vedi Prodi con Rifondazione), e la seconda ha sempre e solo badato a cercare di egemonizzarli intellettualmente facendosi ogni volta forte delle loro contraddizioni per impartirgli le lezioncine del caso nei suoi sussiegosi articoli di fondo. Il moralismo intinto di demagogia con il quale il popolo di sinistra oggi si avventa feroce contro i Ds, contro il centrosinistra e il suo intero personale politico, è l’altra faccia del radicalismo lasciato così a lungo indisturbato a prosperare. In politica le cose si tengono sempre tutte. Il radicalismo ideologico, in quanto rifiuto del compromesso, della medietà, dell’idea che il mondo non è tutto nero o tutto bianco, essendo cioè rifiuto delle cose così come abitualmente sono (e non possono non essere), è fatto apposta per alimentare l’idea della obbligatoria «diversità» antropologico- morale. Che per essere di sinistra si debba essere «diversi» è l’altra faccia dell’idea che chi non è di sinistra è per ciò stesso moralmente dubbio. Alla «questione morale» si permette così di divenire la vera identità politica della sinistra, mentre la linea politica perennemente in agguato si riduce ad essere il moralismo dei demagoghi.

23 settembre 2007

Direzione Nuovo Psi: si’ a federazione Cdl

Roma, 22 SET (Velino) – “La direzione nazionale, che si e’ riunita questa mattina, ha approvato la proposta del Segretario Nazionale Stefano Caldoro di aderire al progetto della federazione, come indicato a Gubbio dal presidente berlusconi. ‘Nella federazione – ha sottolineato Caldoro – si difendono e valorizzano le singole identita’ e le organizzazioni e si rafforza il vincolo di coalizione stabilendo regole condivise di democrazia interna’”.