Adorni Segretario Regionale Lombrado

Si è svolto Sabato 16 giugno presso l’hotel Ibis di Milano il Congresso Regionale del Nuovo PSI Lombrado.

Alla presenza dell’On. Caldoro, i Socialisti Lombardi hanno svolto i loro lavori in vista del Congresso Nazionale del 23-24 Giugno all’Hotel Midas di Roma.

Adorni Orazio, cremonese, è stato eletto all’unanimità Segretario Regionale del Nuovo PSI della Lombradia.

Presidente è stato riconfermato Riccardo Albertini.

Documento politico approvato dall’Ufficio di Segreteria di Milano del 31 maggio 2007

La segreteria Provinciale Milanese del Partito Socialista Nuovo Psi, ha compiuto un’analisi del voto amministrativo, evidenziando come le difficoltà locali siano la conseguenza di una situazione politica ed organizzativa nazionale del partito, gravemente deficitaria.
Il successo del Centro Destra è la conseguenza dei disastri prodotti dal Governo Prodi, dell’incapacità di decidere e di incidere sui problemi del Paese.
Il Nord, la zona più produttiva e attiva del Paese, porta queste incapacità in evidenza.
I Socialisti riformisti e autonomisti del Nuovo Psi ritengono come necessario considerare sempre meno i problemi di collocazione politica e sempre più le questioni concrete che non trovano soluzione.
Occorre una nuova spinta programmatica, un’idea modernizzatrice concreta, una serie di progetti seri e credibili che identifichino la natura dei socialisti rispetto alle altre forze politiche.
Solo così i socialisti, riconiugando le proprie ragioni, agendo in favore di un profondo cambiamento dei gruppi dirigenti a livello nazionale, possono riconquistare un giusto spazio e un valido peso e rappresentatività.
I Socialisti milanesi ringraziano i compagni che si sono candidati, specie i candidati Sindaci Lombardo e Salati, mettendo la propria disponibilità in favore del Partito, specie per quanti, in totale assenza di mezzi economici e di strumenti operativi, hanno anche compiuto un rilevante sforzo economico personale.
In particolare un ringraziamento va rivolto ai compagni della sezione di Rho e al loro Segretario Giovanni Lombardo che ha ottenuto un risultato straordinario in un contesto ben più che difficile.
La mancata elezione del nostro candidato Sindaco non deve scoraggiare i socialisti e anzi deve essere considerata un punto di partenza, per attestare un gruppo organizzato su una posizione politica e programmatica importante non solo per Rho, ma per l’intera area che va da Bollate a pero, da Rho a Garbagnate Milanese.
L’elezione a Consigliere Comunale, purtroppo di minoranza, dell’amico e compagno Luigi Corapi a Pero, può costituire un punto di riferimento utile a svolgere una battaglia rilevante nell’interesse dei cittadini dell’intera area.
Nelle prossime settimane il Nuovo Psi milanese opererà, in questa fase pre-congressuale, uno sforzo straordinario per ridefinire un piano programmatico, non solo di livello locale, che possa costituire una piattaforma di confronto propositiva nell’interesse degli italiani, dei lombardi e dei milanesi.
I socialisti operino e ragionino nell’interesse del Paese, non di questa o quella consorteria!
Milano, 31 Maggio 2007

Socialisti e basta

Quando ci si trova nella situazione dei SOCIALISTI, costretti da un complotto a rifugiarsi in esilio fuori da casa propria, non c’è solo tristezza.
Ricordo che dopo “l’eccidio” del 1994, a parte il SI (che era una sottospecie del “signorsì” ai desiderata dell’allora PDS e un timido tentativo dei LABURISTI di Valdo Spini, subito rientrato con confluenza nella COSA/2 per un PIATTO DI LENTICCHIE,i SOCIALISTI orfani di CRAXI costituirono un movimento chiamato prima sinistra liberale, poi via via determinato in N.PSI dopo l’uscita di Intini, Manca ed altri attratti dalla “sirena” UNITARIA di Boselli. l’anticomunista craxiano di ferro Intini, ottenne un posticino prima come deputato e sottosegretario, oggi solo come sottosegretario di D’ALEMA (sic!) e Manca che non aveva avuto nulla confluì, con La Ganga ed altri, nella cattolicissima Margherita (in barba alla laicità dei socialisti).
Resto DIGNITOSAMENTE in solo DE MICHELIS, che non dimentico delle angherie subite e della SIDERALE distanza tra la cultura politica dei socialisti con quella degli ex comunisti (poi neanche tanto ex!), almeno dal 1953 quando STALIN inaugurò la politica dei PARTIGIANI DELLA PACE (ancora sic!) e dopo, dall’invasione dell’Ungheria alla scissione del PSIUP, dalla guerra al centrosinistra, AL COMPROMESSO STORICO, per finire con l’assalto alla 1^ repubblica attraverso i referendum dell’ometto di paglia, e il castello di TANGENTOPOLI CHE ALLA FINE HA DISTRUTTO SOLO I SOCIALISTI.
Noi non abbiamo alcuna paura di confrontarci A SINISTRA, va però sempre ricordato la grande diversità tra gli idealisti/utopisti alla PROUDHON e i MARXISTI interpretati da ENGEL/LENIN.
Essere quindi distanti da questa cultura doppio/vetero/cattocomunista, con la quale i SOCIALISTI da oltre CINQUANT’ANNI, non sono più andati d’accordo, NON E’ UNA TRISTEZZA.
Anche se debili, è una questione di DIGNITA’. di PURA DIGNITA’.
Non mi pare che i socialisti con Berlusconi abbiano avuto molto (Berlusconi premia solo che entra in FORZA ITALIA), però, nei confronti della politica di questa pseudo/sinistra per allocchi, come si vede anche in questi ultimi giorni dal caso SPECIALE, è MOLTO MEGLIO ESSERE CRITICI; molto critici!
Turarsi il naso, tapparsi le orecchie, chiudere gli occhi e aprire le chiappe, non è propriamente il comportasmento degli uomini LIBERI. Quello che i socialisti sono.
So che non sarà facile ricomporre un partito come lo conoscevamo (soprattutto noi vecchi militanti senza prebende), ma ritengo che noi siamo ULTRADISPONIBILI a lavorare SOLO per questo. Se non ce la faremo pazienza. Ogni popolo ha il GOVERNO CHE SI MERITA e non sarà certo colpa nostra se esso ha la propensione a seguire le sirene che lo portano diritto al naufragio. come la storia ci ha sempre insegnato. E’ difficile vivere da esiliati, ma è molto meglio che fare i servi sciocchi!
Noi restiamo con la nostra dignità e con le difficili posizioni che hanno contraddistinto GLORIOSAMENTE, TURATI, TREVES, MATTEOTTI, NENNI, CRAXI, ma ANCHE SARAGAT e tanti tanti grandi socialisti a cui rendiamo ancor oggi omaggio e che ringrazieremo per quanto hanno fatto in favore della libertà della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia, e del progresso umano. SENZA ASSUMERSENE MERITI ASSOLUTI, ma condividendoli (anche dopo aver strenuamente lottato) con i partiti che con noi hanno condiviso la modernizzazione dell’ITALIA FEUDALE!
Giampaolo Mercanzin

La Costituente secondo lo SDI-PaoloDellabitta

Sabato 26 Maggio si è svolto presso il Centro Polifunzionale “Salyut” di S. Pietro Berbenno (SO) un incontro organizzato dallo SDI per affrontare lo spinoso tema della Costituente Socialista. Vi hanno partecipato l’on. Paolo Pillitteri (Forza Italia), Sergio Fumagalli (segretario regionale Sdi), Pierluigi Camagni (rappresentante del segretario Regionale del Nuovo Psi), Ermanno Simonini (segretario provinciale Sdi) e Geraldo Marchica (Segretario del Nuovo Psi della Sezione di Sondrio).

L’incontro ha avuto effetto mediatico dato da un articolo pubblicato oggi dal quotidiano locale di Sondrio “Centro Valle” che contiene alcune inesattezze. Siamo abituati alle molti imprecisioni del segretario provinciale SDI che ultimamente è sui giornali locali come il prezzemolo e non bada molto ai contenuti. In particolare vengono estrapolate alcune frasi di Geraldo Marchica puntualmente fraintese.

Vorrei ricordare che la Dirigenza Nazionale del Nuovo Psi ha già ampiamente dichiarato che parteciperà ad un tavolo di confronto con lo SDI sulla benedetta Costituente, se e solo se verranno rispettati alcuni punti fermi:

– pieno sostegno al Concordato Chiesa-Stato voluto da Bettino Craxi.

– NO a battaglie ultralaiciste stile radicali italiani.

– proseguire gli ideali Socialisti Riformisti di Bettino Craxi.

Ad oggi tali ideali rimangono inascoltati dalla segreteria Sdi, che forse è ancora sull’onda del Congresso di Fiuggi. Il nostro NO è tranchant. O le nostre richieste verranno ascoltate oppure noi andremo Avanti per la nostra strada

Un abbraccio.

Unità, Autonomia, Questione LiberalSocialista

Per l’unità della nostra piccola comunità
Offriamo a Gianni De Michelis e a Stefano Caldoro, ai compagni che sono schierati nelle due componenti e ai tanti che non lo sono, un’opportunità politica, un testo che dovrebbe far riflettere coloro che enfatizzano le nostre divisioni e pensano a congressi e a partiti contrapposti.
Abbiamo sentito dire recentemente che potremmo dividerci senza farci del male. La divisione, quando non è sufficientemente giustificata da motivazioni politiche è di per sè un male. Nessuno può capire perchè sfumature diverse non possano conciliarsi e differenze, anche più marcate, non possano convivere nello stesso partito. Nessuno può capire perchè dopo quattro documenti votati all’unanimità dagli organi del partito nel corso dell’ultimo anno si debba procedere addirittura ad una lacerazione del partito e una divisione del nostro micropartito in due micropartitini.
Fissiamo in quattro punti un progetto politico che è, insieme, di continuità con i diversi documenti approvati, e anche di rinnovamento, alla luce delle tendenze elettorali più recenti e delle possibili conseguenze sul quadro politico.
La questione liberalsocialista
Noi non vogliamo certamente fondare il Psiup, come ha ironicamente affermato Ottaviano Del Turco per motivare il suo passaggio nel Partito democratico. Il Psiup ha rappresentato una pagina poco nobile politicamente della storia del socialismo italiano per la sua subalternità al Pci e per il suo filo sovietismo. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi demartiniano, quello degli equilibri più avanzati e dell’incerta identità, quello del “mai più al governo senza i comunisti” del 1976, quello che ci costò voti e alcuni anni di vetero socialismo asfittico. Noi non vogliamo rifondare il Psi del 1893, come afferma Boselli, il Partito che acquisì per la prima volta il nome di socialista e si chiamò Psli, un anno dopo il congresso della sua fondazione. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi di Craxi, che è legato ad un’esperienza che pure ha visto protagonisti una parte di noi e che oggi è oggetto di rivalutazione da parte di quelle stesse forze che dieci anni fa lo vollero criminalizzare. Noi, e questo obiettivo è inscritto nella natura del nostro partito, nato a Milano nel gennaio del 2001, vogliamo fondare un partito socialista, riformista e liberale e per questo proposito abbiamo deciso di nascere e di sviluppare la nostra azione politica. Noi potremmo definire l’attuale questione come “la questione liberalsocialista”, cioè quel caso che pareva solo italiano nel panorama europeo degli anni ottanta e che attraverso i contenuti delle due Rimini e del dialogo lib-lab seppe mutare i caratteri del nostro socialismo, dichiarandolo non antitetico al liberalismo, ma compenetrato con esso. Un socialismo che è al confine col liberalismo e lo integra. Oggi di questo ha parlato Tony Blair che lo ha riassunto nella sua “terza via” e non distante da questa posizione si è recentemente collocato lo stesso Sarkozy con l’integrazione di ministri liberali e socialisti nel suo recente governo e con un programma di forte modernizzazione. Aggiungiamo che in Europa il vetero socialismo attraversa una crisi profonda che è collegata alla crisi dello Stato sociale e alla incapacità di dare risposte innovative ai giovani e convincenti sui temi della sicurezza e della difesa delle identità. Dunque siamo interessati, e come potremmo non esserlo, alla discussione che si è aperta nello Sdi, in movimenti d’ispirazione socialista e in una parte dei Ds, che hanno rifiutato di porre sulla questione liberalsocialista la pietra tombale del partito democratico, frutto soprattutto di due tradizioni, entrambe segnate da integralismo, incapaci di individuare una matrice internazionale comune e di elaborare idee comuni sul tema della laicità. Purtroppo questa questione non si è aperta nel centro destra, dove pure sono presenti e in numero non trascurabile, esponenti parlamentari, dirigenti centrali e periferici e un numero cospicuo di elettori di tradizione e di matrice liberalsocialista. Certo avrebbe avuto ben altro effetto l’apertura sui due fronti della stessa questione che riguarda l’identità perduta, alla luce della crisi della politica fondata solo sulle collocazioni. Così non è stato e anzi dalla parte del centro destra sono numerosi gli esponenti che hanno sollecitato un nuovo cantiere: quello del Partito delle libertà, che oggi viene proposto solo nella forma federativa. Grazie al convegno di Bertinoro la discussione è iniziata finalmente in forme nuove, senza quegli schematismi che in passato avevano caratterizzato la posizione dello Sdi, rigidamente collocato all’interno dell’Unione e subalterno a Romano Prodi e al suo governo. Per la prima volta, anche nel congresso dello Sdi, Enrico Boselli ha voluto esaltare l’identità socialista e laica e contrapporla decisamente a quella del futuro Partito democratico, alla identità postcomunista dei Ds e post democristiana della Margherita. Per la prima volta uomini di un’altra tradizione, come Emanuele Macaluso, Giuseppe Caldarola, Lanfranco Turci hanno apertamente annunciato la loro intenzione di partecipare ad una costituente di un nuovo partito d’ispirazione socialista e anche liberalsocialista (quest’ultima era la definizione del rema posto a alla base del convegno di Bertinoro), per la prima volta questa costituente annunciata ha riscontrato l’interesse di uomini quali Gavino Angius e larga parte della sua componente. Noi pensiamo che una costituente liberalsocialista non possa fare a meno dei radicali, che già si trovano nella Rosa nel pugno, un progetto di partito che si è arenato, ma che resiste come forma del gruppo parlamentare della Camera che continua ad associare radicali e Sdi. Sui temi delle liberalizzazioni, della politica estera, sulla lotta contro la pena di morte nel mondo, sui temi dei diritti civili, dei quali il caso Welby è stata dimostrazione ad un tempo nobile e drammatica, sulla giusta difesa del principio di libertà e di autonomia del Parlamento, i radicali hanno costituito un elemento centrale, fondamentale e insostituibile. La costituente deve rivolgersi anche all’area liberale di Forza Italia, dove finora non vi è stata ricezione alcuna. Ma per ottenere qualche forma di successo in un’area decisiva per il buon andamento del nostro progetto, occorre concepire il percorso verso la costituente come non statico, irrigidito dalle attuali contrapposizioni, ma anzi esso stesso fautore di novità profonde nel sistema politico italiano. Una costituente che fosse o la semplice riedizione di un Psi che non c’è più, in una sorta di progetto segnato dal rimpianto e dal pur comprensibile desiderio di riscatto o, ancor peggio, un semplice accorpamento di spezzoni politici, compreso il nostro piccolo partito, sulle posizioni dello Sdi, non avrebbe alcuna possibilità di successo. Quello che noi proponiamo è una grande costituente liberalsocialista, comprensiva di socialisti del vecchio Psi, di componenti di altri partiti, Ds e anche Forza Italia, dei radicali e dei laici e liberali, con un progetto fortemente innovativo sui temi dell’economia, della società, della laicità, della sicurezza e dei diritti e con una politica estera filo occidentale ed europea. Un partito che sulla politica estera e sulla politica economica si ispiri a Blair, ma anche a De Michelis, sulla capacità di innovazione alle nostre Rimini e al patto tra le generazioni del quale parlarono Craxi, Martelli e oggi anche Giuliano Amato, sulla riforma del welfare si ispiri alle diverse intuizioni sulla società solidale, composta da una miriade di soggetti e di voci oggi senza rappresentanza.
Noi intendiamo seguire il cantiere della costituente, con le nostre idee e i nostri progetti e poi fare un bilancio ad ottobre, per verificare la possibilità di far parte o meno del nuovo partito.
Il modello tedesco
Noi non abbiamo mai aderito, né intendiamo aderire all’Unione. Così come in passato non aderimmo all’Ulivo, la prima coalizione che prese piede con Prodi leader, dopo la sconfitta dei progressisti alle elezioni del 1994. Noi non accettiamo che venga concepita la Costituente liberalsocialista all’interno dell’Unione, con una cappa di piombo sulle sue ali. La costituente liberalsocialista ha bisogno di spazio, di libertà, di coraggio, anche di spregiudicatezza, per potersi affermare, non già di camicie di forza, di caserme, di confini segnati con le pregiudiziali politiche. La costituente deve contaminare e contaminarsi, deve unire valori di sinistra e di destra, come facemmo noi negli anni ottanta con successo, e anche anticipando analoga scelta da parte di leader e di partiti europei degli anni novanta e del duemila. Siamo stati anticipatori, corsari, precursori e oggi dobbiamo tornare ad esserlo. Non per riesumare il passato, ma per costruire il futuro. Le identità storiche sono entrate in crisi in Italia agli inizi degli anni novanta, ma le nuove identità politiche sono in crisi due volte: perchè non si collegano a nulla, dunque non hanno identità, e per di più non hanno avuto, in questi anni, la capacità di innovare la politica. La crisi della politica è sotto i nostri occhi. E’ una crisi di credibilità e di capacità di rappresentanza, alla quale pare estranea la Lega, un movimento fortemente collegato al suo territorio, dunque in grado di rappresentarne interessi e di fornire risposte per la sua tutela, anche in termini di sicurezza, oltre che di valorizzazione. La crisi di credibilità risale al mancato funzionamento del sistema della cosiddetta seconda Repubblica, nata col proposito di emendare i vizi e le contraddizioni della prima. La moltiplicazione dei soggetti politici, la nascita di coalizioni eterogenee in grado di vincere le elezioni, ma poi in grande difficoltà nel governare, una legge elettorale cambiata due volte e in contrasto con quella delle regionali, delle provinciali e delle comunali, che sono a loro volta in netta contraddizione con quella delle europee, la mancata riforma istituzionale, per la creazione di un presidenzialismo, di un semi presidenzialismo, di un cancellierato o di una premiership, l’adozione di leggi che rafforzano, con l’elezione diretta e i poteri conseguenti, i presidenti (o governatori) di Regione, i presidenti di provincia e i sindaci, al di fuori di ogni principio di collegialità e in forme spesso esercitate in termini monocratici, l’estendersi della pletora di enti, organismi, società pubbliche o semi pubbliche e il conseguente aumento vertiginoso dei costi del sistema politico, molto più alti di quelli del sistema precedente il 1994, impongono riflessioni e decisioni conseguenti, pena il venir meno definitivo della credibilità della politica in Italia. Va naturalmente evitata la creazione di un sistema politico solo per chi ha i soldi per poter concepire la politica come un diversivo volontario. Sarebbe la fine della democrazia. Occorre parimenti evitare di considerare qualsiasi impegno politico e amministrativo come un mestiere, un occasione di stipendi e di gettoni. Ma se un intervento per abbassare i costi del sistema non si abbina con una profonda riforma dello stesso sistema prima o poi si tornerà daccapo. Occorre che il nostro Partito, anche alla luce degli insegnamenti del passato, prenda atto delle definitiva crisi della cosiddetta seconda Repubblica, che è stata un inganno perchè ha innestato nella vecchie istituzioni l’elemento del nuovismo, frutto della falsa rivoluzione giudiziaria italiana, e proponga una complessiva riforma delle istituzioni e della politica fondata sul superamento del bipolarismo all’italiana e sul ritorno dei soggetti identitari, alla luce della necessaria coerenza col contesto europeo. Senza partiti identitari, nascono partiti mercantili, il cui fine è quello di contrattare un peso e una rappresentanza, e questi ultimi possono dividersi e moltiplicarsi all’infinito, senza alcun ritegno, perchè mancano di un cemento ideale. E’ assurdo continuare a riformare le istituzioni a maggioranza e senza un minimo di coerenza. Noi proponiamo: il modello istituzionale tedesco, cioè un sistema elettorale proporzionale con sbarramento e il cancellierato, che appaino le misure più consone alla vicenda italiana, il federalismo, ovviamente anche fiscale, con fondo di perequazione nazionale, l’eliminazione dei comuni con meno di 2000 abitanti e il loro accorpamento, la creazione delle aree metropolitane e il superamento delle province, la completa liberalizzazione dell’energia e dei servizi pubblici locali.
E’ evidente che se la Costituente socialista adotterà questa posizione, uscirà dalle secche dell’unionismo e del prodismo, supererà lo spettro di un bipolarismo negativo per il Paese, oltre che contrario alla logica e all’esigenza della creazione di un nuovo soggetto socialista e liberale, fondato sull’autonomia e sulla capacità di costruire il futuro. E’ evidente che i socialisti, nella loro versione attuale, o i liberalsocialisti nell’ipotizzata versione costituente futura, non sono in condizione di determinare un nuovo modello istituzionale e neppure elettorale, ma è altresì evidente che essi devono avere in questo il loro principale mastice, il loro comune orizzonte, che segna anche la sorte di una identità, altrimenti destinata a non risorgere mai.
La crisi del bipolarismo italiano e del governo Prodi
In questo contesto risulterebbero inaccettabili i richiami al nostro partito ad allineamenti con maggioranze oggi peraltro in crisi e all’interno di confini di coalizioni che oggi probabilmente già non esistono più. La crisi del governo Prodi pare irreversibile. Manca ancora il killer. Questo governo non avrebbe neppure dovuto nascere. Lo abbiamo detto, scritto e ripetuto. Le elezioni avevano segnato un sostanziale pareggio e al Senato addirittura la Casa delle libertà aveva ottenuto più voti. Si è ugualmente formato un governo Prodi con maggioranza unionista, formalmente per coerenza con le scelte elettorali, ma in realtà per salvare una politica e un gruppo dirigente che aveva scommesso se stesso sulla vittoria. Oltre alla mancanza di una chiara maggioranza al Senato e a un premio di maggioranza ottenuto alla Camera per soli 26mila voti, peraltro contestati, esisteva già ad inizio legislatura un problema di affinità programmatica. Il lungo programma dell’Unione, o programmanone, non comprendeva, e non a caso, un giudizio sulle missioni italiane e in particolare su quella dell’Afghanistan e un’idea sull’Alta velocità. Sulla politica estera e sulle opere pubbliche il governo non aveva, già all’inizio della legislatura, una politica omogenea. Di qui il conflitto con la cosiddetta sinistra radicale, cioè comunista e verde integralista, e la crisi del primo governo Prodi proprio sulla politica estera. Poi il Prodi due, il progammino dei dodici punti, il comunicatore unico, e tanti altri buoni propositi mai realizzati. La verità è che una coalizione del genere non poteva avere un progetto chiaro. Lo ha testimoniato il contenuto della legge finanziaria che ha proposto al Paese il risanamento come alternativo allo sviluppo e alla equità, al di là dei propositi del Dpef. Così il governo è apparso, soprattutto al Nord del Paese, come il governo delle tasse e delle imposte, e nel contempo, nonostante la manovra sul Tfr (che così com’è stata concepita è addirittura un passo indietro per i lavoratori dipendenti) e il taglio del cuneo fiscale (che alla fine riguarderà solo le grandi imprese e molto meno le piccole che in Italia sono il 95% del totale) il governo Prodi si è configurato come un governo nemico e questo, caso davvero unico, dopo solo un anno dalla sua nascita. I dati della recente consultazione elettorale rappresentano una conferma, peraltro accentuata, di tutti sondaggi degli ultimi mesi. Il crollo di Ds e Margherita è innanzitutto un crollo di credibilità del governo Prodi. E’, inoltre, un avviso di sfratto nei confronti del futuro Partito democratico, alle prese con una duplice scissione (di Sinistra democratica dal ventre Ds e di Bordon e altri da quello della Margherita). Il nuovo Psi manifesta la sua intenzione di continuare una politica di opposizione all’attuale governo e nel contempo auspica che sorga al più presto quell’esecutivo di larghe intese che permetterebbe la nascita di un equilibrio di governo più in sintonia con le esigenze del paese e una più facile collocazione unitaria per tutti i liberalsocialisti.
La Costituente e le nostre idee
Dunque aderiremo al cantiere della Costituente con le nostre idee, senza alcun complesso di inferiorità, a schiena dritta, senza aderire alla Unione ed a una maggioranza di governo oggi in crisi. E vi aderiremo con il progetto di un modello elettorale e istituzionale che permetta il passaggio dai partiti di utilità marginale per le coalizioni ai partiti di forte identità storico-politica. Noi dovremo costituire un partito di area, non semplicemente di tradizione, un partito che rappresenti il meglio della storia liberalsocialista italiana (da Turati, a Rosselli, a Gobetti, da Saragat, a Ernesto Rossi, da Craxi a La Malfa e a Pannella). Si tratta di un area che ha prodotto in Italia le migliori e più profonde innovazioni programmatiche e politiche. E dovremo elaborare un progetto di forte impatto: dovremo esporle nella nostra Rimini tre. Una nuova Rimini per esaminare una situazione economica e sociale profondamente cambiata, per distinguere tra riformisti e conservatori, e non più tra destra e sinistra. E per riformisti noi intendiamo coloro che intendono cambiare la società e lo Stato italiano nel segno della laicità, della equità, della libertà, della sostenibilità. La laicità come bussola, non un anticlericalismo di stampo ottocentesco, che annunci nuove crociate alla Chiesa, ma una laicità che difenda e valorizzi la piena libertà di legiferare della Stato e la volontà di rispettare tutte le religioni e le credenze. Un partito laico, rispettoso, tollerante, che affermi nuovi diritti per tutti, che chiuda il ventaglio che separa l’Italia dall’Europa, questo sui diritti delle coppie di fatto, come sul testamento biologico e sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla quale Rosa nel pugno, Nuovo Psi e Pri hanno presentato una proposta di legge insieme alla Camera. L’equità come processo di cambiamento economico e sociale. E’ evidente che occorra su questo versante un governo delle riforme. Non è più rinviabile una vera riforma della previdenza e un vero patto delle generazioni. Se non si interviene su questo argomento e se lo si rinviasse sine die, non avremo anziani e giovani diversamente trattati e dunque l’esplosione di un conflitto generazione difficile e pericoloso. Anche sui temi dell’occupazione bisogna insistere sulla via tracciata dalla legge Biagi, sia pur accettando e anche proponendo eventuali correzioni e miglioramenti come quelle sugli ammortizzatori. Non è stata la legge Biagi a inventare la precarietà. Anzi la legge Biagi ha corretto i vecchi contratti Co-Co-Co, introdotti dal vecchio governo dell’Ulivo e dal ministro Treu. Occorre procedere in modo coerente, nel segno della libertà, sul processo di liberalizzazioni, che non sono solo manovre propagandistiche e da decidere in modo slegato e in qualche caso anche punitivo nei confronti di categorie sociali non certamente privilegiate. Noi siamo contrari alla logica della concertazione, ma siamo per la consultazione. Invece oggi assistiamo per certe categorie a interventi sindacali per concertare la politica col governo e per altri, come quelli configurati dai provvedimenti di Bersani, a interventi punitivi e senza neppure ascoltarne le legittime esigenze. Tuttavia riteniamo giusto correggere un mercato troppo legato a vincoli e impedimenti, sburocratizzarlo, abolire lacci e laccioli che impediscono di fare impresa nei modi, e soprattutto nei tempi, giusti. Occorre oggi più che mai valorizzare il merito. Ci sono intere categorie sociali senza diritti. Eppure si tratta di ceti che sviluppano ricchezza e creatività nel Paese ed esportano nel mondo la migliore immagine dell’Italia. Una vetero sinistra incapace di raccoglierne la rappresentanza è destinata a essere minoranza in un Paese che è sempre più costituito da ceti emergenti e meno da lavoratori tradizionali. E occorre anche farsi carico delle giuste esigenze dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, degli stipendi e dei salari troppo bassi, soprattutto dopo la perdita di valore a fronte dell’entrata nell’Euro. Occorre che i sindacati ritornino a fare politica salariale e non si occupino prevalentemente del loro potere nella società italiana (vedasi trasferimento all’Inps del Tfr). E, infine, ma non da ultimo, una politica sostenibile, nelle sue diverse compatibilità, delle quali quella ambientale non può essere certo l’ultima. L’emergenza clima e la crisi energetica sono alle porte. Occorrono risposte planetarie e fa piacere che finalmente anche l’America di Bush se ne stia rendendo conto, dopo l’annuncio di un vertice a 15 sull’argomento. Nella ormai inevitabile riconversione dell’apparto produttivo, per potere diminuire le emissioni di CO2, c’è la sfida del presente e del futuro. C’è ovviamente una compatibilità economico-finanziaria, affinchè i progetti non si sposino con la logica rivendicativa del “diamo tutto a tutti”, in stile assistenziale che ancora oggi si pratica in alcune regioni del Sud, dove al clientelismo democristiano è succeduto un nuovo e ancora più marcato clientelismo praticato dagli esponenti di ambo i poli. E ancora, esiste, ormai, una compatibilità democratica. Il rapporto tra i poteri forti e il cittadino sono sempre più complicati e in parte anche degenerati. Il dominio assoluto delle Banche, il loro ampio potere discrezionale, gli abusi che sono stati praticati contro i risparmiatori italiani, in drammatiche vicende come quella di Parmalat e dei Bond argentini, sono sotto i nostri occhi e hanno toccato da vicino gli interessi di quasi un milione di italiani. A questo si aggiunga oggi la commistione, mai prima di oggi così evidente, tra potere politico e accorpamento di imprese bancarie. La nascita dei due colossi finanziari recentemente battezzati, porta a domande ancora più inquietanti rispetto al potere decisionale in Italia. E così pure il dominio assoluto dei grandi schieramenti e dei partiti di loro riferimento sui mass media e soprattutto sul sistema televisivo, dove il vero conflitto d’interessi esiste tra i rappresentanti dei due poli e la democrazia italiana.
Con questi contenuti e con questo orizzonte politico il Nuovo Psi parteciperà al cantiere costituente, senza assolutamente rompere i rapporti con gli altri partiti dell’attuale opposizione e convocando fin d’ora un congresso politico per ottobre al fine di compiere un bilancio del percorso politico iniziato.
La democrazia nel partito
Non tutto quello che si è fatto in questi anni è stato giusto e tanto meno saggio. Molto dovremo cambiare. Bisogna passare a una organizzazione federalista. Ogni regione può darsi uno statuto regionale e il partito può anche assumere un nome diverso in sede regionale. Il partito regionale avrà un segretario che è di diritto membro del consiglio federale centrale, organo che sostituisce il nostro Consiglio nazionale. Occorre una gestione amministrativa del partito trasparente e concertata con i segretari regionali. Occorre stabilire una quota del bilancio da versare alle regioni e una quota per il mantenimento del centro. Ogni anno deve essere presentato un bilancio chiaro da approvare da parte dei revisori dei conti. Il tesseramento va fatto annualmente, fino a che resisterà il nostro partito nella sua forma autonoma, e non ogni due o tre anni, e una quota va versata alle centrali regionali. Più in generale bisogna passare da una forma paternalistica della gestione del partito a una forma democratica. Le decisioni degli organi vanno sempre rispettate, e la commissione di garanzia va scelta tra persone il più esterne possibile alle suggestioni politiche interne, e ha il compito di far rispettare le regole statutarie. Il cambiamento dello statuto è inevitabile se si vuole affermare la forma federale del partito. Inoltre si propone di istituire due figure che lo devono reggere. Quella del presidente e quella del segretario, in armonia con il documento approvato pressoché all’unanimità dal Consiglio nazionale del 31 marzo. Il presidente avrà compiti di rappresentanza politica del partito, il segretario avrà compiti prevalentemente di gestione. La gestione del simbolo e del nome sarà collegiale. Il consiglio federale sarà composto al massimo di cento membri rigorosamente selezionati dalle regioni in base al loro peso congressuale (rapporto iscritti-voti). Il consiglio federale dovrà eleggere una direzione di trenta membri, il tesoriere del partito, la commissione di garanzia, i cui membri sono incompatibili con qualsiasi altro incarico di partito nazionale o locale, i revisori dei conti. La direzione dovrà eleggere la segreteria e i tre vice segretari (uno espressione del Nord, uno del Centro e uno del Sud). La segreteria è composta dal presidente, dal segretario, dai tre vice segretari, dal tesoriere. La direzione designa anche il direttore politico del quotidiano del partito e del sito informatico.

Mauro Del Bue ed altri

Convocazione Congresso Campania

La Segreteria Regionale della Campania , riunitasi in data odierna, preso atto delle norme inviate dalla Commissione Congressuale nazionale propone di convocare il Congresso Regionale per Sabato 9 Giugno 2007 alle ore 10.00 presso l’Hotel Ramada in Napoli via Galileo Ferraris con all’o.d.g. :

 

1)      Elezione del Presidente del Congresso

2)      Elezione Commissione Verifica Poteri

3)      Illustrazione Documenti Politici e conseguente dibattito

4)      Elezione Delegati al Congresso Nazionale del 23/24 Giugno a Roma

5)      Elezione del Consiglio Regionale

6)      Esame e votazione o.d.g.

 

La Segreteria Regionale indica la data dell’8 Giugno quale ultimo giorno utile per la celebrazione dei Congressi Provinciali.

La Segreteria,altresì, ha preso atto, allo stato, della presentazione di un solo documento congressuale i cui delegati nella Commissione di Garanzia Regionale risultano indicati nei Compagni Giovanni Di Trapani, Luigi Scalfati e Giuseppe Grazioso.

La Commissione Paritetica di Garanzia Regionale sarà integrata da tre Compagni in rappresentanza di altri documenti recepiti dalla Commissione Nazionale entro il termine previsto del 4 Giugno p.v.

 

                                                                                              Il Segretario

                                                                                         Gennaro Salvatore

Piccole Considerazioni di periferia

  

In questi giorni abbiamo letto numerose analisi del voto amministrativo del 27 maggio ed ovviamente, visto la stragrande maggioranza dei dati negativi sui positivi, la maggior parte delle considerazioni sulle prospettive del futuro sono state nere.

Personalmente vorrei guardare al dato elettorale, in particolare del nord, confrontandolo con quelli dei quindici anni precedenti, altrimenti rischieremmo di fare considerazioni e parziali e con poco fondo di verità.

 

In questi anni di seconda repubblica il partito, salvo le europee del 2004, nel nord non ha mai raccolto percentuali superiori al prefisso telefonico sia che fosse alleato con la CDL, sia in autonomia fuori dai poli, sia in pochi casi alle ultime elezioni nel centro sinistra.

Questo dimostra come sia strumentale accusare la scelta della costituente come la responsabile del dato elettorale negativo, e sicuramente più semplice e meno doloroso che compiere un attenta analisi della situazione socialista.

 

In questi anni NOI abbiamo perso pesantemente, in termini percentuali, ogni qualvolta la partita si trasferiva dai temi locali alla politica nazionale, oppure quando, ad esempio alle regionali, gli interessi in campo erano forti e le risorse necessarie per fare campagna elettorale sostanziose, oppure ancora quando la contrapposizione tra SDI e nuovo PSI era esasperata ed a questo punto contava la visibilità politica anche locale.

 

Da questa riflessione possiamo dedurre che le motivazioni che portano a questi deludenti risultati hanno 3 nomi:

 

1. Classe dirigente nazionale inadeguata. 2. Mancanza di proposta politica. 3. Inesistenza di risorse finanziarie. 

Classe dirigente nazionale inadeguata: avendo come unico fine l’autoconservazione, ha utilizzato il partito ai propri fini chiedendo ai compagni di base grandi sacrifici elettorali senza prospettive, salvo poi creare divisioni e scissioni ogni qualvolta la coperta dei posti e delle garanzie diventava più corta.

 

Mancanza di proposta politica: in questi anni fatto salvo il progetto per lo sviluppo del Paese redatto dal segretario nazionale e dal defunto Necci, non siamo mai stati capaci di identificarci come portatori di soluzioni, proposte, interessi. Peggio ancora non abbiamo capito che dopo le elezioni europee la proposta di ridare il partito ai socialisti interessava solo a qualche vecchio dirigente ma non al Paese.

 

Inesistenza di risorse finanziarie: Non possiamo pensare che sia possibile competere con il volontariato ed il “FAI D TE” in campagne elettorali dove l’immagine e la comunicazione sono strumento determinante per il risultato.

 

E ALLORA COSA FARE? 

Dobbiamo prima di ogni altra cosa rinnovare il gruppo dirigente nazionale, e qui condivido l’amico Sergio Verrecchia, non per età anagrafica ma per volontà di far parte di un gruppo politico che, conscio di giocarsi l’ultima opportunità della vita, deve mettere da parte ogni interesse personale privilegiando il gioco di squadra e di prospettiva. Meglio un piccolo gruppo convinto della tattica e della strategia e determinato nel raggiungere il risultato che una grande armata brancaleone piena di dubbi e  perplessità; un vecchio contadino diceva che i Somari per portare a casa il carro devono tirare tutti dalla stessa parte.

 

Dobbiamo elaborare una proposta politica adeguata ad un piccolo partito e non lunghi programmi da forza del 30%. I cittadini ci devono identificare prima per le risposte ai temi e poi perché socialisti. Dobbiamo avere il coraggio di dare risposte concrete e di mettere in atto tutte le azioni possibili per renderci visibili e strettamente collegabili ai temi proposti. L’energia nucleare ed il suo rilancio nel Paese, le garanzie per i giovani lavoratori precari, le coperture economiche per i 40enni che troveranno pensioni dimezzate rispetto ai propri padri e vivono il disagio della trasformazione del TFR, le infrastrutture, La battaglia sulla gestione pubblica dell’acqua.

Su questi temi dobbiamo usare le stesse parole da Aosta a Caltanisetta, su questi temi dobbiamo incalzare i mass media a sentire anche la nostra voce.

In questi anni sia noi che lo SDI abbiamo fatto una politica omologabile a Forza Italia noi ed al Ulivo-PD loro ed allora vi chiedo ma per quale motivo avrebbero dovuto votare noi? Perché non preferire forze del 25% a piccoli reduci della prima repubblica?

 

Su queste battaglie probabilmente troveremo delle anche le risorse, del resto se non siamo portatori di interessi per quale motivo qualcuno dovrebbe sostenerci?

 

Per questi motivi sono convinto che se sapremo fare tesoro dei tanti errori commessi la Costituente potrà avere una grande prospettiva.

 

Da quanto leggo poi noto che è già iniziata la solita filippica della collocazione del nuovo soggetto e, mi spiace dirlo, credo che questo sia un altro inizio sbagliato di un gruppo dirigente che già pensa da dove potremo trarre spazi e ruoli, un attento gruppo dirigente lavora per dare risposte alle domande del paese, la collocazione non può che essere dove esiste uno spazio per continuare a vivere ed oggi il nostro non può che essere dove lo è sempre stato nella sinistra riformista, in quello spazio che i DS hanno tentato di occupare ma che con il PD hanno rinunciato a rappresentare, in quello spazio che Forza Italia invoca nei proclami ma non nei fatti. NOI SIAMO LA SINISTRA RIFORMISTA DEL PAESE ed allora FINIAMOLA UNA VOLTA PER TUTTE con quelle logiche del passato su comunismo e anticomunismo, su conservatori e progressisti, finiamola con l’auto-eccitazione del siamo stati bravi quando eravamo al governo, e scendiamo nel mare aperto della politica dei contenuti e delle risposte ai bisogni.

 

Una Rimini 3 ha ragione demichelis è necessaria ma forse prima di quella serve anche un nuovo MIDAS.

 

Antonio Perini

VOTO: CRAXI (SI), ORGANIZZARE COSTITUENTE SOCIALISTI =

(AGI) – Roma, 29 mag – “Il risultato elettorale delle diverse liste socialiste del centro-sinistra nelle parzialissime consultazioni amministrative di questi ultimi giorni puo’ essere letto come un incoraggiamento a proseguire sulla strada della Costituente, anche quando esso, in alcuni casi, ha seguito il trend negativo dell’intera Unione. Infatti, si sono verificati casi assai incoraggianti, sia nel centro Italia, sia nel sud, come anche qualche esito negativo”. Lo afferma Vittorio Craxi (Socialisti italiani) commentando i dati delle amministrative.
“Naturalmente – prosegue Craxi – cio’ non puo’ essere considerato, per nessuna ragione, un primo ‘tavolo di prova’ della rinata unita’. Tuttavia, deve esortarci a perseguire in tempi rapidi una robusta proposta politica unitaria di tutta l’area socialista, al fine di superare quelle divisioni e quelle inutili dispersioni che non sono mancate anche in questa tornata elettorale. In tal senso, la Costituente politica per la riunificazione di tutti i socialisti puo’ rappresentare uan risposta imemdiata ed efficace”.
“Nonostante le assicurazioni – aggiunge Craxi – qualcuno ha continuato ad utilizzare in modo fraudolento ed illegale, come presto sara’ dimostrato, il simbolo del garofano nel centro-destra, generando non poca confusione nell’elettorato.
E’ un caso che non puo’ continuare a ripetersi all’infinito”.
“Occorre – conclude Craxi – decidersi a superare definitivamente tutte le nostre divisioni e la nostra stessa diaspora, organizzando una posizione, critica e pratica, nel centro-sinistra che, a questo punto, ha bisogno di un momento di riflessione e di verifica, per affrontare con coesione e responsabilita’ le prossime sfide politiche dell’autunno.
Organizzare con determinazione la Costituente politica dei socialisti: questo deve essere l’obiettivo prioritario delle prossime settimane”.(AGI) Mal 291839 MAG 07

SD: SPINI, FAREMO ANCHE UN INCONTRO CON BOSELLI =

SD: SPINI, FAREMO ANCHE UN INCONTRO CON BOSELLI =
Roma, 30 mag. (Adnkronos) – ‘L’attivita’ politica di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo e’ in pieno svolgimento. Stasera si svolgera’ una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato sulla situazione politica e le prospettive del DPEF con la partecipazione del ministro Fabio Mussi. Domani risponderemo positivamente alla richiesta di incontro delle sinistre rivoltaci da Franco Giordano segretario di Rifondazione Comunista per un esame della situazione economico sociale’.Lo dice Valdo Spini,vicepresidente del gruppo Sd alla camera, che annuncia l’intenzione di ‘promuovere anche un incontro bilaterale con lo Sdi, centrato in particolare sui temi della comune azione nell’Internazionale Socialista e nel Partito del Socialismo europeo e sui temi della difesa della laicita’ dello Stato’.

Secondo Spini, ‘il risultato elettorale non puo’ essere archiviato con una alzata di spalle. Il tema dei costi della politica lo avevamo posto a suo tempo insieme a Salvi e Villone e gia’ allora il governo avrebbe potuto rispondere. Il tema del rapporto tra unione di centro sinistra e suo elettorato popolare non e’ risolto con la formazione del Partito Democratico. Per tutti questi motivi non solo confermiamo ma intensifichiamo la nostra iniziativa’.

Apc-NUOVO PSI/ CONGRESSO NAZIONALE 23-24 GIUGNO A HOTEL MIDAS DI ROMA

Congressi territoriali dal 6 al 19 giugno

Roma, 29 mag. (Apcom) – La Commissione di Garanzia per il Congresso, riunita oggi a Roma sotto la presidenza di Lucio Barani ha fissato il calendario dei congressi territoriali che si svolgeranno dal 6 al 19 giugno. E ha convocato il Congresso Nazionale del nuovo psi sarà celebrato a Roma nei giorni 23 e 24 giugno 2007 presso l’hotel Midas, celebre alle cronache politiche per l’elezione di Bettino Craxi alla segreteria socialista. Lo rende noto una nota del nuovo psi

AMMINISTRATIVE:ZAVETTIERI,PREOCCUPA TENDENZA VOTO SOCIALISTA

(ANSA) – CATANZARO, 30 MAG – ‘Il voto socialista a macchia di leopardo e poco rilevante specie nelle citta’ capoluogo, segna una tendenza preoccupante verso il declino di una forza storica come quella socialista vuoi a causa della frammentazione delle forze, vuoi per la debolezza del messaggio politico che solo un progetto credibile e convincente di unita’ dei socialisti e dei riformisti carico di contenuti e di proposte innovative puo’ bloccare ed invertire’. A sostenerlo e’ il segretario nazionale de ‘I Socialisti Italiani’, Saverio Zavettieri.
‘I Socialisti Italiani – prosegue Zavettieri – continueranno a spendersi con tutte le loro energie su questo progetto sapendo che esiste un grande deficit riformista e uno spazio politico non residuale nella societa’ italiana e un potenziale di energie fresche di giovani, donne, operatori motivati che hanno voglia di tuffarsi nella politica vera per cambiarla e metterla al servizio degli interessi generali della democrazia e del Paese’.
A parere del segretario nazionale del partito, poi, ‘il voto delle regioni del Nord e non solo del Lombardo Veneto contiene un inequivoco messaggio politico alla maggioranza ed al governo che non puo’ essere disatteso essendo stata la prima risposta, dopo il referendum sulla riforma della Costituzione voluta dalla CdL, che l’ elettorato delle aree settentrionali dove era prevalso il Si’ ha inteso dare contro l’ inerzia di un centro-sinistra che, senza leggere il significato di quel voto, si e’ seduto sugli allori di un successo che portava con se’ tante contraddizioni’. (ANSA).

IL PARTITO DEMOCRATICO-di Antonio Caldoro

Articolo tratto dall’ Avanti di Giovedì 31 maggio 2007

 

Condivido pienamente l’analisi compiuta dal carissimo Venerio Cattani sulle colonne dell’Avanti! di ieri e aggiungo un’ulteriore riflessione sul perché il progetto del Partito democratico sembra “morto prima di nascere”. A sentire i dirigenti del costituendo Pd, si impone spontanea una domanda: chi ha stabilito che solo il nuovo movimento di Fassino e Rutelli ha il diritto di scegliere il futuro premier (che sarà, forse, anche il leader del partito)? Giriamo la domanda a Mussi, Giordano, Diliberto, Salvi, Angius, Boselli e, suvvia pure a Mastella e Di Pietro. Supponiamo che a questi signori venga in mente di considerare che, tutto sommato, la distanza di consensi elettorali con il Partito democratico non è poi così rilevante da concedere a priori il diritto al premierato. A quel punto, a lume di naso, potrebbero dire: “Va bene, voi scegliete il vostro leader come e quando volete, ma sappiate che per il premier ci siamo anche noi. E se primarie dovranno esserci (non come quelle precedenti, ma quelle vere tra tutti i potenziali leader del centrosinistra) allora e solo allora sarà assegnata la pelle dell’orso. Anche perché, e lo ricordate in quanto lo avete eletto anche voi, noi possiamo contare sulla terza carica dello Stato”.

I SOCIALISTI ANDRANNO NEL PD-LUCA GUGLIELMINETTI

  ” Alla spicciolata i socialisti andranno nel Partito Democratico. E’ lo scenario più facilmente prevedibile avvallato, da una parte, dalla presenza, più cospicua di quanto appaia dai media, di ex PSI nella Margherita, dall’altra, dalla nascita di un  corrente come quella di Del Turco nello Sdi che già guarda al PD invece che a Mussi.

    Del resto le speranza sorte dal Congresso dello Sdi sono durate lo spazio di poche ore. De Michelis fatica a tenere coeso il Nuovo Psi, Bobo Craxi possiede un simbolo dietro al quale non c’è pressoché organizzazione, la Costuente socialista si avvia verso il binario morto di una difficile dialogo con i fuoriusciti dai Ds, Mussi e Angius, ben diversi da quelli usciti ai tempi della Rosa nel Pugno.

    

    Un discorso a parte meritano i giovani di Tivoli (Associazione per La Rosa nel Pugno – FGS – Nuovo MGS Giovani “I Socialisti italiani” – Costituente PSE – Giovani sinistra DS per il socialismo – Giovani PSDI – NGS) , cioè “Noi siamo quelli che”, i quali hanno elaborato un manifesto che giustamente sottolinea la questione generazionale e l’uso della rete web, ma debolissimo di idee concrete e attento solo alla salvaguardia della questione identitaria che contraddice la cifra moderna del socialismo europeo fatta di ibridazione con il pensiero liberale.  Arrivano, inoltre, ultimi anche nell’uso di internet, per di più utilizzato in un debole formato di pensiero stile SMS.

    

    C’ è poi la considerazione generale che ha scritto Sofri: “Il tempo vuole i suoi diritti. Può succedere però che il tempo dell’offesa e della rivincita duri troppo di più di quello delle cose da fare”.

    Il tempo è veramente durato troppo e i dirigenti dell’ex Psi che hanno guidato le piccole formazioni politiche, in questi quasi quindici anni, hanno largamente dimostrato l’incapacità o l’impossibilità di ridare fiato alle trombe. C’è così da prendere atto che gli ex-PCI sono ormai sciolti dopo l’ultimo congresso Ds: la scissione di Livorno del 1921 ha perso ora entrambi i suoi attori. Si tratta solo più di guardare avanti, ciascuno con le proprie storie fatte di torti e di ragioni.

    

    Concludo sottolineando che sarebbe stato preferibile che la Rosa nel Pugno aderisse per intero al Partito democratico. Il valore politico della scelta sarebbe stato alto e coraggioso. Assisteremo, invece, a partire dai prossimi mesi, al fluire lento e costante verso il PD di singoli e piccolo gruppi di compagni. Cioè, ancora una volta, ad operazioni di ben minore profilo di quanto la tradizione e le circostanze avrebbero richiesto. ”

    (Luca Guglielminetti)

Salvatore: La guerra è stata preparata, ma la chiarezza politica può ancora fermarla!

Fà bene Del Bue a non arrendersi ad una nuova scissione del Partito e, penso, che tutti nessuno escluso voglia provare fino in fondo a ragionare dell’unità possibile. Certo la convocazione di un “nuovo” Consiglio Nazionale è un atto di rottura politica prima che un atto illegittimo.
Mauro nella sua lunga lettera ripercorre con onestà intellettuale gli ultimi mesi del nostro confronto interno, che, al di là dei documenti approvati, ha però evidenziato due convincimenti diversi rispetto alle scelte che il Partito dovrà adottare nelle prossime settimane. Ignorarlo non renderebbe un buon servizio a nessuno
Ma la proposta di Mauro ,a mio avviso, può ( e sarebbe auspicabile) essere condivisa, da tutti, nella logica della posizione “corsara”,
il Nuovo PSI ,
1) dentro la questione socialista e favorevole ad un cantiere che la faccia evolvere nel permanere all’opposizione al Governo Prodi e all’UNIONE, stante l’attuale bipolarismo;
2) al tempo stesso, pronto a rinegoziare da subito alleanze politiche con le forze di opposizione (ex Cdl ) e con quelle che si libereranno.
In questo quadro la proposta organizzativa unitaria di duopolio, così come Mauro l’ha definita, avrebbe ragione di esistere.

Gennaro Salvatore Segretario Regione Campania