GOVERNO: CALDORO (NPSI), VELTRONI SEMBRA SCESO DALLA LUNA

(ANSA) – ROMA, 4 FEB – ‘Sembra che Veltroni sia sceso dalla luna. Il neosegretario del Partito Democratico non e’ stato uno dei protagonisti del fallimento prima dell’Ulivo e poi dell’Unione, fatta di decine di partiti con varie ed inconciliabili identita’?’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi.
‘Oggi avrebbe avuto occasione per fare autocritica senza gettare nel campo della CdL responsabilita’ che sono del centrosinistra e dei suoi leaders. Non e’ un messaggio rassicurante per chi si era proposto – conclude Caldoro – come elemento di dialogo per favorire una nuova stagione di riforme’.

Marini e le istituzioni

Un Presidente del Consiglio Incaricato con un unico obiettivo: formare un governo che faccia una sola legge: quella elettorale. Mi risultava che il governo, come dice la parola stessa, si facesse per governare! Altrimenti potremmo fare un governo per legiferare sul conflitto di interessi, un governo per una nuova politica industriale, un governo per riordinare il servizio sanitario, ecc.
Tra l’altro una nuova legge elettorale che venga emanata senza mettere mano alla Costituzione, è una legge monca. Infatti il naufragio del sistema maggioritario in Italia lo si deve anche al fatto che la legge elettorale maggioritaria non è stata coordinata con la Costituzione, pensata per un sistema proporzionale. Ma per mettere mano alla Costituzione ci vuole un governo nella pienezza dei suoi poteri e con orizzonti ben più ambiziosi rispetto a quelli pensati da Marini.
In questa vicenda c’è un’altra questione che dovrebbe fare gridare allo scandalo. Si tratta del fatto che Marini abbia convocato, nell’ambito delle consultazioni ufficiali, soggetti diversi dalle forze politiche rappresentate in Parlamento: se è vero che i parlamentari eletti dal popolo rappresentano il popolo, è con essi che il Presidente si deve confrontare e dialogare. Non si capisce cosa c’entrino i sindacati, l’associazione degli imprenditori o i referendari. Va bene che sono amici di una certa parte politica, ma non si vede perché loro o soltanto loro, che rappresentano soltanto un realtà parziale del Paese. Perché non sentire i sindacati autonomi, perché no i rappresentanti dei professionisti o degli artigiani o dei commercianti. Qualche giorno fa, a ragione, anche la Consulta delle Famiglie ha chiesto di essere ascolta al pari degli altri.
Questo atto, che all’occhio poco attento può sembrare soltanto un innocente modo di ascoltare più soggetti rispetto a quelli stabiliti dalle norme, in realtà segna il tracollo della rappresentanza parlamentare. Vorrei ricordare come nella storia recente la delegittimazione della rappresentanza parlamentare ha sempre incarnato il preludio alla comparsa degli autoritarismi.
Questo mandato esplorativo deve finire quanto prima. Non perdiamo altro tempo. Votiamo! Per non lasciare un Paese nella mancanza di istituzioni operative, non dimenticando che la difficile situazione economica internazionale potrebbe costringerci a fronteggiare qualsiasi tipo di emergenza. Casomai quello che il Presidente della Repubblica e in generale le forze politiche devono pretendere, è che chi vince dia avvio ad una nuova fase costituente che rinnovi il Paese e le sue istituzioni.
Giovanni Bertoldi
Segretario Regionale Nuovo PSI Emilia Romagna

Apc-CRISI/ NUOVO PSI: AL VOTO SENZA IL BLUFF DI VELTRONI

Sinistra ha avuto due anni per riforme e non ha fatto nienteRoma, 29 gen. (APCom) – “Napolitano non si presti a tatticismi e consenta agli italiani di tornare alle urne. Il voto rimane l’unica soluzione possibile per superare una disastrosa esperienza di governo“. Lo sottolinea Franco Spedale, vice segretario nazionale del nuovo psi di Stefano Caldoro.

“Il libro delle buone intenzioni di Walter Veltroni rappresenta il solito bluff. Il segretario del Partito Democratico sa benissimo di non avere i numeri per affrontare le vere questioni che interessano il Paese. Gli esponenti della coalizione dei dogmatici e dei conservatori – conclude Spedale – hanno avuto quasi due anni e non hanno realizzato le riforme di cui ora si fanno paladini”.

ELEZIONI SUBITO, SENZA GIOCHINI DA BASSO IMPERO

Prima della caduta del signor Prodi il refrain più ripetuto dalla sinistra e dai suoi aggregati era uno ed uno soltanto: ‘Se cade Prodi si vota subito’. Dal Presidente del Consiglio, a Piero Fassino, a Lamberto Dini, a Rutelli, alla Finocchiaro era un monologo assordante. Con accenti diversi e con sfumature rapportate alle varie esperienze politiche vissute, TUTTI ripetevano la stessa cosa. Non hanno mai chiarito se essa era una speranza, una promessa o era semplicemente una MINACCIA per far rientrare nelle righe chi cercava di scostarsi.

Sorge spontaneo il dubbio che il coretto messo in piedi dai tattici dell’armata Brancaleone era sostanzialmente una minaccia, anche se c’era chi la considerava una speranza.

Caduto Prodi, come d’incanto, il coretto cambia musica e si straccia le vesti per chiedere un Governo istituzionale, di transizione, tecnico o di ‘scopo’ (ultima invenzione). Non era stato avvisato in tempo tal Antonio Di Pietro, sul cambio della musica, per cui imperturbabile e forte delle argomentazioni che tutti sanno abbastanza sofisticate, ha continuato a cantare il vecchio ritornello nelle varie trasmissioni a cui ha partecipato. Quando lo hanno avvisato, non si è per nulla scomposto e senza battere ciglio, ha cambiato musica, convinto che gli italiani siano una massa di imbecilli da imbonire come, quando e come si vuole.

Sorge spontaneo il dubbio che il nuovo coretto, imposto dal direttore d’orchestra, non abbia nulla da vedere con le riforme e la legge elettorale, ma sia un espediente per allungare il brodo e tentare un improbabile recupero.

Nel refrain si sostiene che sarebbe vitale affrontare il nodo della legge elettorale per permettere che il nuovo Parlamento abbia una maggioranza omogenea alla Camera ed al Senato. Bene, ma sono problemi che deve comunque affrontare il nuovo Parlamento che avrà dinanzi a sé ben 365 giorni per potervi provvedere prima che scattino i referendum che lo scioglimento delle Camere differisce soltanto ma non annulla. Come si può pensare che in due mesi si può fare quello che, nei circa due anni di governo del signor Prodi, non si è riusciti a definire? Quali misure si sono messe in piedi per evitare i referendum? L’urgenza e la indifferibilità del problema sorgono solo, oggi, in netta zona Cesarini, e solo DOPO la caduta del Governo.

Anche quà sorge spontaneo il dubbio che l’obiettivo vero sia altro, come ad esempio quello di non lasciare agli odiati avversari le centinaia di nomine di cui si parla e che scadrebbero nel mese di marzo. C’è solo la volontà di arraffare quanto più sia possibile nell’occupazione senza vergogna di ogni poltrona, poltroncina, sedile o strapuntino che la situazione offre.

Dispiace che rispetto a detto scenario, dove la coerenza risulta figlia illegittima della sinistra, c’è chi tra i riformisti e i moderati si atteggia a uomo dallo spiccato senso dello Stato ed offre sponda a chi col proprio doppiopesismo adatta le proprie posizioni alle necessità giornaliere, ripeto senza alcuna vergogna. Il Nuovo PSI non può non richiedere, con convinzione, così come ha fatto Stefano Caldoro, nell’incontro con Napolitano, che il popolo sia chiamato subito alle urne evitando i giochini che non sono da prima Repubblica, ma sono soltanto da basso impero.

Adolfo COLLICE

Reggio Calabria, 29.1.2008

GOVERNO: CALDORO (NPSI), ‘PATTO DI RESPONSABILITA’ PER VOTO SUBITO =

GOVERNO: CALDORO (NPSI), ‘PATTO DI RESPONSABILITA’ PER VOTO SUBITO =
Roma, 28 gen. – (Adnkronos) – ‘La Casa delle Liberta’ sta dimostrando in questi giorni una notevole coesione. Intorno alla leadership di Silvio berlusconi e’ possibile costruire una nuova alleanza moderata e riformista’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi. ‘La Casa delle Liberta’ e le forze politiche responsabili possono dare vita ad un ‘patto di responsabilita’ per garantire unita’ e coesione e per promuovere un comune percorso di riforme nei primi mesi della prossima legislatura.
Adesso -conclude Caldoro- e’ indispensabile consentire agli italiani di tornare alle urne’.

QUIRINALE: CALDORO A NAPOLITANO, AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE =

Roma, 26 gen. (Adnkronos) – ‘I socialisti del nuovo psi hanno riferito al Presidente Napolitano la loro posizione favorevole ad elezioni anticipate da svolgere il prima possibile’. E’ quanto ha dichiarto Stefano Caldoro, segretario del nuovo psi, dopo l’incontro al Quirinale per le consultazioni. ‘Valutiamo – ha aggiunto – non ci i siano, oggi, le condizioni per continuare utilmente la legislatura.
Solo un nuovo Parlamento ed un nuovo governo, legittimato dal voto popolare, potranno affrontare una nuova fase costituente e garantire al Paese le necessarie riforme’.

‘I socialisti del nuovo psi – ha concluso Caldoro – hanno affidato le loro considerazioni alla riflessione ed al giudizio del Capo dello Stato’.

Apc-*GOVERNO/ GELO PD-PRODI, VELTRONI CHIEDE ESECUTIVO PER RIFORME

Bettini si rivolge direttamente a berlusconi

Roma, 24 gen. (Apcom) – Il rito voluto da Romano Prodi si è consumato fino in fondo, il governo è stato battuto con cinque voti di scarto e alla fine molti nel Pd l’hanno vissuto come una liberazione. “I voti non ci sono – si lamentava Massimo Brutti a metà pomeriggio – basta, se ne prenda atto!”. Uno sfogo, perché a tutti era chiaro che Prodi sarebbe andato fino alla fine. Ma un istante dopo il voto di sfiducia, è stato Goffredo Bettini, il braccio destro di Walter Veltroni arrivato in Senato al momento clou, a dettare subito la linea: “Serve un governo a termine per le riforme”, chiarendo anche che l’interlocutore cui si guarda è ovviamente Silvio berlusconi: “Se il cavaliere ha la spinta per passare dalla cronaca alla storia, accetta… Sennò chiede le elezioni”. Nel Pd sanno bene che ora il destino della legislatura passa soprattutto per le mani di due attori: il capo dello Stato, che condivide la speranza di rimandare il voto a dopo la riforma della legge elettorale, e, appunto, berlusconi. La scelta di Prodi di farsi battere a palazzo Madama restringe di molto i margini di manovra e segna in maniera forse irrimediabile i rapporti tra il premier e il Pd.

Ora, si tratta di convincere berlusconi, che però a caldo non sembra lasciare margini. Di sicuro, è necessario da una parte offrire al cavaliere un termine certo per il ritorno al voto, dall’altra mettere in campo il nome ‘giusto’. Spiega Giovanni Russo Spena di Rifondazione: “Prodi cercherà di essere lui a guidare la fase fino al voto, e a berlusconi starebbe bene perché pensa di guadagnare consensi. Ma è una prospettiva che per me ha il 20%… Noi pensiamo che si debba fare la legge elettorale, se possibile con Prodi, ma non ci impicchiamo ai nomi”. Per il Prc va bene un governo Marini allargato all’Udc, un solo paletto pone Russo Spena: “Io personalmente direi no ad un governo Fini-Veltroni-berlusconi“.

In realtà, il Pd guarda proprio al cavaliere come primo interlocutore, se non altro perché è chiaro che da lui dipende la sorte della legislatura. All’interno del partito di Veltroni, peraltro, le preferenze sono diverse: i popolari puntano ovviamente su un governo Marini, mentre altre componenti tifano per soluzioni più ‘tecniche’ come Mario Monti o Mario Draghi. Di sicuro, nessuno crede che l’Udc possa muoversi contro la volontà di Fi e, dunque, la chiave è convincere il cavaliere.

Spiega Brutti: “berlusconi sa che vincendo con questa legge si ritroverebbe certamente a dipendere da Casini, al Senato. Dunque, potrebbe avere interesse a ritoccare la legge elettorale prima del voto. Ovviamente, dovremmo dargli garanzia che la transizione sarebbe breve”. Antonio Polito la vede così: “Adesso serve un governo del presidente, che trova i voti in Parlamento. Dovremmo proporre un nome fuori dall’ ‘orchestrina politica’ di queste ore, un nome che per Fi sarebbe difficile rifiutare…”. Ecco dunque che entrano in ballo i nomi di Draghi e Monti (pare graditi anche al Quirinale) perfino di Gianni Letta: tutto, pur di evitare le urne a breve.

Quello che è certo è che il Pd sembra aver già archiviato Prodi.
Natale D’Amico, diniano dissidente, giura che il premier ora “andrà a Bologna, vuole tirarsi fuori da tutto questo”. Parole che un senatore del Pd, quando gli vengono riferite, commenta così: “Speriamo che sia vero, che vada in pensione”. Veltroni, in realtà, nella nota che ha diffuso dopo il voto ha ovviamente reso un tributo all’azione del governo Prodi, aggiungendo che il “suo contributo sarà decisivo”. E’ però anche vero che i due si sono sentiti solo per telefono nel giorno della crisi. E, soprattutto, nessuno nel Pd ha finora chiesto a Prodi di restare in caso di voto a breve. Anzi, Piero Fassino dice che se si voterà in tempi rapidi il candidato dovrebbe essere Veltroni e Anna Finocchiaro, pur non dicendolo esplicitamente, fa capire altrettanto.

Una partita, quest’ultima, assai complicata. E’ vero che il Pd preferirebbe non ripresentare Prodi, tanto più dopo che i rapporti si sono logorati e in una situazione in cui i fedelissimi del premier minacciano guerriglia paventando un bis dell’Asinello; ma è anche vero che con la legge elettorale attuale Veltroni non avrebbe vita facile con i ‘piccoli’ del centrosinistra, e l’idea di presentarsi da soli, più volte ribadita, può essere complicata da far digerire a tutti, dal momento che significa andare incontro ad una sconfitta certa. Una soluzione che il segretario può prendere in considerazione con lo scopo di fare ‘chiarezza’ e di costruire un partito a sua immagine e somiglianza, ma che lo espone anche al rischio di essere alla fine considerato il responsabile della sconfitta. E, al di là degli annunci, bisognerà vedere se Prodi davvero sceglierà il ritiro bolognese, come i fedelissimi assicurano, o seguirà Parisi e Bindi nella sfida al ‘veltronismo’, come ha detto ieri il ministro della Difesa.

Compagni così non va!

Ho letto con attenzione la dichiarazione di Villetti alla Camera dei Deputati in cuidichiarava il voto favorevole alla fiducia del governo Prodi dei Socialisti. Non va prendere decisioni senza alcun coinvolgimento collettivo del gruppo dirigente.Non va assumersi responsabilità di rappresentare un elettorato,un’organizzazione senza averne un confronto e riceverne un consenso.Non va assumersi il ruolo di mosche cocchiere di un calesse tra i più impopolariche si ricordi.Non va concentrare tutta la nostra identità esclusivamente sul laicismo e sulloscontro con la Chiesa Cattolica.Non va blindare la discussione, le decisioni, senza peraltro produrre successi,ma anzi seminare dissensi e delusioni.Più ci penso e più vedo similitudini con il 1976 con la decadenza della gestioneDe Martino. Come allora è fondamentale, e vitale provocare un nuovo Midas.Quello che ci manca non sono le idee, non è la cultura politica, non èl’esperienza, non è neppure l’entusiasmo o la passione.Ci manca in modo assoluto un gruppo dirigente all’altezza di rappresentarci. Ungruppo dirigente che ragioni e lavori per un collettivo e non per interessi di partese non addirittura personali.Un gruppo dirigente che sappia osare, prevedere, navigare e condurre.Un gruppo vivace, audace e coraggioso.Esattamente l’opposto di quello che stiamo mostrando.Come si fa a non capire che al posto delle capacità e del prestigio, rappresentiamouna vergogna che celiamo il più possibile? Un imbarazzo che ci fa arrossire etacere.Ma quale nuovo Partito vogliamo costruire se puzziamo di vecchio, stantio e alcoraggio sostituiamo un opportunismo doroteo e servile senza alcuna utilità?Quale interesse, consenso, attenzione pensiamo di ottenere nel sostenere ungoverno ritenuto giustamente morto da tempo e sicuramente impopolare.Con quale coraggio possiamo accusare la destra italiana di opportunismo se siamostati noi stessi a fornirgli uno strumento formidabile di consenso e successo:il governo Prodi?Non è vero che a sinistra siamo sempre nel giusto e a destra sono sempre in malafede.Gli scemi, sono semplicemente scemi, che siano a destra o sinistra, non cambia.Questo governo presenta un bilancio altamente in passivo e non può salvarsi soloper alcune cose giuste fatte. La stragrande maggioranza degli italiani lo ritieneimpopolare, rovinoso e perdente. Hanno ragione loro o noi che lo difendiamo?No, compagni così non va. Così non ci rappresentate, anzi non rappresentatenessun altro se non voi stessi.Se mai ci sarà il congresso ad Aprile dovrà essere un nuovo Midas o la fine definitivadi un sogno.Credo che un appello debba essere inviato a tutti i compagni di buona volontàper salvare dalla vergogna un simbolo che merita ben altra guida.Sergio Verrecchia (del PartitoSocialista)

GOVERNO: SORPRESA MASTELLA, APRE UNO SPIRAGLIO A PRODI/ANSA

GOVERNO: SORPRESA MASTELLA, APRE UNO SPIRAGLIO A PRODI/ANSA
E SUGGERISCE: NON ANDARE AL SENATO E APRI NUOVA FASE POLITICA (di Giovanni Innamorati) (ANSA) – ROMA, 23 GEN – Con un ‘coup de theatre’ che ha spiazzato tutti, Clemente Mastella riapre uno spiraglio al confronto con Romano Prodi: i deputati dell’Udeur non hanno votato contro la fiducia al governo alla Camera, lanciando un chiaro segnale politico al premier, ma anche a Silvio berlusconi. Se Prodi, come gli ha spiegato al telefono lo stesso Mastella, evitera’ di andare in Senato a cercare i voti e salira’ invece al Quirinale, il Campanile e’ disponibile a sedersi a un tavolo per un reincarico purche’ al centro della trattativa ci sia una legge elettorale gradita.
Come nelle migliori commedie di Geordes Feydau, in cui il protagonista esce e rientra in scena nei momenti meno attesi, l’Udeur e’ improvvisamente tornato al centro della scena politica, quando ormai si dava per scontato il suo voto di sfiducia a Prodi. Alle tre del pomeriggio, alla Camera, il vicesegretario del Campanile Antonio Satta annuncia in aula che i 14 deputati del suo gruppo non parteciperanno al voto di fiducia a Prodi, evitando cosi’ di votare contro il governo. Il capogruppo Mauro Fabris da’ una spiegazione tecnica: ‘Prodi ha chiesto la fiducia su tutta la sua relazione, in cui si dava un giudizio positivo sull’operato di Mastella da ministro della Giustizia: non possiamo votare contro Clemente’. Immediata la domanda dei cronisti: e al Senato che farete? ‘Li’ la situazione e’ diversa, e l’Udeur votera’ no’. In effetti i numeri del Campanile sono ininfluenti a Montecitorio e determinanti a Palazzo Madama.
Ma il segnale politico e’ chiaro, e lo ha spiegato lo stesso Mastella in una telefonata animata a Prodi, in cui lo ha affrontato per il tentativo di ‘sfilargli’ due senatori dell’Udeur, Nuccio Cusumano e Tommaso Sbarbato. Vedi Romano, avrebbe spiegato da Ceppaloni l’ex Guardasigilli, noi abbiamo annunciato che usciamo dalla maggioranza e dal governo: se tu ci considerassi come una forza politica, seppur piccola, che ha dato vita alla coalizione che ha vinto le elezioni del 2006, dovresti andare al Quirinale per aprire una nuova fase politica, e allora li’ potremmo pure confrontarci, e il timone lo potresti ancora avere in mano te. Se invece vai al Senato a cercare tre numeri che ci sostituiscano, allora ci tratti da numeri, e noi ti votiamo contro.
Mastella ha poi ripetuto ai cronisti, a Ceppaloni, gli stessi concetti: ‘Che senso ha – si e’ chiesto – tentare di rubacchiare o determinare la scelta diversa da parte di qualcun altro. I partiti vanno rispettati. Che differenza c’e’ tra berlusconi e l’atteggiamento di questi?’.
La nuova fase politica di cui parla Mastella, e che dovrebbe dar vita a un nuovo governo, avrebbe al centro la legge elettorale. Ovviamente l’Udeur ne vuole una che gli consenta di sopravvivere, non la bozza Bianco e il ‘Vassallum’. Mastella ha fatto notare a Prodi che, se seguisse il suo consiglio, poi lui stesso a ‘dare le carte’ sulla riforma elettorale, e non piu’ Veltroni.
Ai suoi che lo hanno interpellato per avere lumi, Mastella poi e’ stato prodigo di spiegazioni: se Napolitano da’ un incarico per fare la riforma elettorale, noi stiamo a vedere su che tipo di riforma si discute; se ci piace sosteniamo il governo, altrimenti meglio andare al voto subito col Porcellum.
A quel punto diverrebbe ‘probabile’ allearsi col centrodestra.
Ma la non sfiducia a Prodi e’ anche un segnale a berlusconi, reo di due ‘gaffe’ contro l’Udeur in due giorni. Ieri e’ sembrato ‘scaricarlo’ (‘l’Udeur andra’ con l’Udc’), e oggi ha detto pubblicamente che ‘entrera’ nel centrodestra’, parole che hanno irritato il leader del Campanile, che ha ribadito il suo progetto di Centro, perche’ – sostiene – il Cavaliere deve capire che e’ lui che con il suo Udeur puo’ far cadere il governo come anche tenere in sella Prodi. (ANSA).

GOVERNO: APPELLO DINI A PRODI, NON VENIRE IN SENATO

(ANSA) – ROMA, 23 GEN – I senatori Lamberto Dini, Natale D’Amico, Giuseppe Scalera, rinnovano il loro appello al presidente del Consiglio a rinunciare alla richiesta di un voto di fiducia in Senato, dove il governo, a seguito delle posizioni assunte dall’Udeur e dal senatore Fisichella, non possiede piu’ una maggioranza, e pertanto dopo il voto alla Camera, a presentare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica.
Una scelta diversa, acuendo il clima di scontro politico, rischierebbe infatti di precipitare il Paese verso le elezioni con una legge elettorale da tutti ritenuta inadeguata a garantire la formazione di governi stabili ed efficaci. (ANSA).

GOVERNO: NUOVO PSI, NO A COMPRAVENDITA SENATORI

(ANSA) – ROMA, 23 GEN – ‘E’ gia’ inusuale che di fronte alla manifesta fuoriuscita di un gruppo politico che sostiene la maggioranza di governo il presidente del Consiglio non rimetta il mandato, anche solo per ottenerne un altro, se vi e’ la maggioranza che lo puo’ sostenere; ma che addirittura sostenga come si legge anche oggi, che va avanti come fosse successo nulla e’ sbalorditivo’. Lo sostiene Franco Spedale, vice segretario del nuovo psi di Stefano Caldoro.
‘Viene da pensare che vi sia in atto una compravendita di alcuni sentori centristi. Alla faccia di chi accusava berlusconi. Capisco – aggiunge Spedale – che le imminenti nomine che scadranno a marzo sono importanti, ma forse lo e’ di piu’ un Paese che oltre che ad essere in emergenza democratica e’ sull’orlo del collasso’.
‘Se vi fosse qualche coincidenza ‘interessata’ per la quale qualcuno dell’opposizione dovesse sostenere la maggioranza credo – conclude l’esponetene del nuovo psi – che l’alleanza riformista delle Liberta’ dovrebbe far sentire con forza la sua voce’.(ANSA).

Ed ora?

Di fronte alla mossa, un po’ a sorpresa, di Mastella, rimaniamo con un certo saporedi amaro in bocca. Spiazzati sul tempo?Non sono certo che l’ex ministro della giustizia ci abbia veramente preceduti. Nonsono certo cioè che avremmo dato conseguenza, uscendo dal governo, al nostrodocumento di richiesta a Prodi di una verifica da farsi prima di mercoledì prossimo.Comunque sia, abbiamo vissuto queste ultime ventiquattro ore da semplici spettatori.Ora si pone il problema di cosa fare per il voto di fiducia richiesto da Prodi sia allaCamera che al Senato.Coerenza vorrebbe che, non essendoci stato né un chiarimento né una verifica, ilnostro voto dovrebbe essere contrario.La coerenza però, in un piccolo partito animato da interessi personali, corre il rischiodi essere sacrificata.Ritengo improbabile e paradossale che Prodi ricomponga una maggioranza perun governo – ter.Solo il ricatto delle elezioni anticipate, indicate esplicitamente dal Premier, puòoperare in tal senso.Aberrazione che si nutre di altra aberrazione. Frankenstein che ritrova un altrocadavere da cui estrarre un nuovo pezzo di ricambio.Sarebbe la fine della politica e per colpa dei politici stessi.Il coraggio chiederebbe elezioni subito.Il nostro interesse invece sarebbe per un governo tecnico di transizione. Ci servetempo per riemergere dal buio.Ho l’impressione che non essendo stati utili per la crisi, saremo ininfluenti per lasua soluzione.Quello che mi sento di consigliare al nostro Comitato Fondatore del Partito Socialistaè di prendere il vento. Di dare aria alle vele per farci vedere, notare, sentire.Una grande occasione è stata persa, non perdiamo le altre.Forse mi sbaglierò, ma se dovessimo scegliere tra la riforma che hanno in menteVeltroni e Berlusconi e l’attuale legge elettorale, per noi, conviene di gran lungaquella che è in atto.Per queste ragioni propenderei per chiedere elezioni subito. Questo provocherebbeil rinvio del referendum, quindi verrebbe meno l’urgenza di una nuova leggee si andrebbe a votare con l’ultimo brutto sistema che però è più garantista diquanto stanno pensando i bipartitisti.Opportunità e convenienza, se il mio ragionamento è giusto, convergono nel richiedereelezioni in Primavera e abbandono dell’ex maggioranza che ha prodottoil governo Prodi.Posso naturalmente sbagliarmi, ma mi farebbe piacere, anzi, credo che farebbepiacere a tutti, sentire qualche voce dai nostri dirigenti nazionali.E’ vero che il silenzio alcune volte è d’oro, ma altre invece è irresponsabile.Speriamo di non dover dire anche noi: “ai posteri l’ardua sentenza”.

 Sergio Verrecchia

GOVERNO: CALDORO; NO A GOVERNO ISTITUZIONALE,SI VADA AL VOTO

GOVERNO: CALDORO; NO A GOVERNO ISTITUZIONALE,SI VADA AL VOTO
(ANSA) – ROMA, 21 GEN – ‘La crisi aperta delegittima definitivamente l’ esigua maggioranza uscita dalle urne meno di un anno fa. L’unica strada sono le elezioni anticipate per dare voce ai cittadini’. Lo sostiene Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi.
‘Ogni soluzione diversa, come i giochi di palazzo per un governo Istituzionale – aggiunge – non possono che aumentare la sfiducia verso la politica e le Istituzioni’. (ANSA).

GOVERNO:PRODI NON GETTA SPUGNA,CRISI SI DECIDE IN PARLAMENTO

VERTICE A P.CHIGI; SINISTRA RADICALE, O FIDUCIA O ELEZIONI (di Giuseppe Tito) (ANSA) – ROMA, 21 GEN – Il presidente del Consiglio ha cercato Clemente Mastella in questo fine settimana senza mai riuscire a contattarlo. Tant’e’ che oggi una mossa a sorpresa del leader dell’Udeur, in fondo, se la aspettava. Ma mai avrebbe immaginato di dover leggere sulle agenzie di stampa, e non su un documento ufficiale e riservato, che l’ex ministro della Giustizia si sfilava definitivamente dall’Unione chiedendo, con forza, le elezioni anticipate.
Un boccone amaro per il Professore, che lo ha dovuto ingoiare mentre a Palazzo Chigi stava ricevendo il presidente di Timor Est, in visita ufficiale in Italia.
La reazione, dopo la sorpresa iniziale, e’ stata l’immediata convocazione di un vertice aperto a tutti gli alleati per valutare il da farsi, dopo aver attentamente valutato la lettera ufficiale che Mastella aveva preannunciato attraverso le agenzie di stampa e qualche minuto dopo recapitata a Palazzo Chigi.
Il presidente del Consiglio, come hanno confermato alcuni partecipanti al vertice di questa sera, ha nuovamente espresso la volonta’ di procedere sulla strada della parlamentarizzazione della crisi di governo. Quindi, anche nell’attuale situazione, ha confermato l’orientamento a rivolgersi direttamente alle Camere per valutare se esista o meno una maggioranza che lo sostenga.
Prodi, che ha lavorato tutto il fine settimana per ricucire lo strappo con L’Udeur e per limare l’intervento che avrebbe dovuto fare domani a Montecitorio sulla Giustizia, ha quindi dovuto cambiare la strategia indicando agli alleati l’unica strada a suo avviso percorribile: contare i voti alle Camere e poi decidere. Insomma, niente salita al Colle dimissionario prima di aver verificato la consistenza reale della coalizione.
Un passaggio che, si ragiona in ambienti dell’Unione, probabilmente non prevede l’ipotesi di governi tecnici o di transizione, cosi’ come chiesto invece da Lamberto Dini. Ma solo un prendere o lasciare. O il governo va avanti, o dietro l’angolo ci sono le elezioni anticipate. Una linea su cui sembrerebbero attestarsi i leader della sinistra radicale. Nel Pd ci sarebbero dei dubbi, e anche il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, ad esempio, non avrebbe una posizione draconiana come quella del premier. (ANSA).