Con Francesco Galati, gruppo del NuovoPSI in Regione Calabria

“La decisione dell’on. Francesco Galati di rispettare il patto con gli elettori calabresi e di confermare la sua appartenenza al Nuovo PSI ci riempie di orgoglio e di gioia. L’on. Galati, la cui dirittura morale è da additare come esempio in una fase politica caratterizzata dal più disinvolto trasformismo, rappresenterà in Consiglio regionale il partito dei socialisti autonomisti, il partito di coloro che non si sono rassegnati a sciogliere l’identità socialista nei calderoni del Partito Democratico e della Costituente. 

Abbiamo apprezzato la sobrietà e lo stile dell’on. Galati che ha annunciato, in aula, un’opposizione di tipo costruttivo, come è nelle migliori tradizioni del socialismo. Siamo certi che l’azione politica che l’on. Galati dispiegherà nel Consiglio regionale consentirà al Nuovo PSI di riacquistare un ruolo importante nel panorama politico calabrese e di irrobustire l’impianto di un partito che ha l’ambizione di costituire l’ala riformista dello schieramento moderato.  Il gruppo del Nuovo PSI, attraverso l’impegno e le riconosciute capacità morali e politiche dell’on. Galati, svilupperà certamente un’intensa attività legislativa, ma contribuirà anche, ne siamo sicuri, a preparare le condizioni ad una reale alternativa a questo Governo regionale prigioniero dei veti della sinistra radicale.  

I socialisti del Nuovo PSI, con in testa il segretario nazionale on. Stefano Caldoro, salutano con entusiasmo la ricostituzione del gruppo regionale in Calabria. Gli opportunistici cambi di casacca e i tentennamenti di un gruppo dirigente smarrito, avevano praticamente smantellato il grande successo delle liste del Nuovo Psi alle ultime regionali, cancellando un gruppo formato da ben tre consiglieri, conquistato in una logica di coalizione con la Casa delle Libertà. Quel gruppo stava per intrupparsi nel nascente Partito Democratico, utilizzando i voti che erano stati chiesti agli elettori da una posizione di alleanza con la Casa della Libertà. La coraggiosa e coerente scelta dell’on. Galati rende giustizia a tutti quei socialisti che intendono difendere e tenere alta la bandiera del riformismo e dell’autonomismo.
Le numerose adesioni giunte in questi giorni, da ogni regione italiana, ci fanno ben sperare nel futuro del nostro partito che rappresenterà il fattore aggiunto della coalizione moderata. All’on. Galati i migliori auguri per il gravoso ed impegnativo lavoro che lo attende”.

Adolfo COLLICE
Vicesegretario Nazionale e Segretario Regionale del Nuovo PSI Michelangelo FRISINIMembro della Direzionale Nazionale

Reggio Calabria, 1 agosto 2007      

Centrale ENEL di Porto Tolle

Ogg.:  Centrale EnelCON PREGHIERA DI  SOLLECITA CONSIDERAZIONE 

Onorevoli Rappresentanti Istituzionali, con lo spirito di assoluto servizio anche il Nuovo Psi Veneto intende contribuire al Vostro già dimostrato impegno per risolvere la questione di cui all’ oggetto. 

Sono quanto mai preoccupanti le ultime vicende relative all’impianto energetico, da qualsiasi parte esse vengano prese in considerazione. 

Da tempo la scrivente ha scelto la linea di salvaguardare “ l’ occupazione nel Comune di Porto Tolle “ e, possibilmente, anche “ la vita nel Comune di Porto Tolle “. 

Esiste senz’altro un equilibrio ambientale per cui impegnarsi, come esiste un altrettanto equilibrio  esistenziale da considerare. 

Non siamo tra coloro che esultano per la recente messa al bando dell’uso del carbone per la riconvertenda Centrale. 

Esprimiamo, anzi, la nostra ferma contrarietà alle recenti decisioni del VIA nonché alla ben nota posizione del Ministro Pecoraio Scanio. 

L’ipotesi di un’eventuale ondata emigrativi che potesse seguire lo smantellamento della Centrale, desta in noi nostalgia ed afflizione. 

Ecco perché invitiamo le Istanze di Governo in indirizzo, alla cautela ed alla ponderazione, ed ancor più alla ricerca di tutte le strade possibili, tese a scongiurare la verifica  delle situazioni sopra evidenziate. 

Riteniamo sia il momento di un’ulteriore valutazione, di un’aggiuntiva analisi degli atti e dei fatti  prima di assumere decisioni irreversibili quanto dannose. 

In un giudizio più ampio, che è poi la nostra linea guida su questi temi, noi siamo per “ un ambiente a disposizione delle persone “ piuttosto che il suo contrario ! 

Siamo contrari a qualsiasi risoluzione che per preservare ad ogni costo il Parco e l’intoccabilità dell’Art. 30 del suo Statuto, sia causa al contempo del  trasferimento degli attuali occupati se non addirittura al loro licenziamento indotto. 

Invitiamo tutti gli Organismi competenti a ritardare del necessario qualsiasi risoluzione e di avviare , al contempo, ulteriori indagini conoscitive prima di decretare l’impraticabilita definitiva dell’uso del carbone per l’alimentazione energetica della Centrale ENEL di PortoTolle. 

A nome e per conto della Sezione di Porto Tolledella Federazione Provinciale di Rovigodella Federazione Veneta  del Nuovo PsiIl Segretario Regionale Angelino Masin

COSTITUENTE SOCIALISTA ? UNA PROVA ?

Il 14 Luglio c’è stato un tentativo a Roma di Costituente Socialista.  E’  significativa la scelta del 14 Luglio,  giorno della presa “della Bastiglia.” Certo De Michelis, Borselli e Bobo Craxi, al massimo  possono impegnarsi per  presa “delle poltrone.” E’ evidente una certa convergenza di chi arriva da destra e chi arriva da sinistra per salvare 3 o 4 poltrone in barba a tanti Socialisti che sono accorsi da tutta Italia con la speranza di una Rinascita e di una Costituente Socialista. Non sono certamente queste le intenzioni di certi leader, che leggono la storia socialista ad personam. Il patrimonio di Bettino Craxi si è moltiplicato, un figlio a destra e uno a sinistra. A sinistra Bobo con l’incarico di sottosegretario in felice compagnia di Di Pietro  e di tutti coloro che di suo padre hanno espresso giudizi  non certamente “positivi.”. In politica tutto e’ possibile, ma ora forse si e’ passato il limite. Si e’ al governo e si arriva a criticare il governo! Vedi Boselli, disposto sempre ad appoggiare coloro che con i Socialisti sono stati sempre impietosi. Va bene, va tutto bene. Anche far parte di un governo che scippa il tfr dei lavoratori, che massacra il ceto medio, che chiede agli artigiani, e ai piccoli commercianti di chiudere e sparire. De Michelis le ha tentate tutte poi ha risolto un accordo con Forza Italia ricevendo miliardi di finanziamento per eleggere qualche parlamentare, commissariando nel contempo buona parte delle federazioni del nuovo PSI.

Un soggetto che commissaria sistematicamente le federazioni, non a lui favorevoli, certamente non si può definire “socialista”. Se non c’è democrazia in un soggetto politico quale può essere il risultato? Sono questi i presupposti per fare rinascere il Partito Socialista?

Non ci crede più nessuno.

Il progetto potrà rinascere solo e soltanto con i giovani che hanno (ancora!) l’istinto ed il coraggio di affrontare i problemi senza tante mediazioni o contaminazioni con il potere.

Basta avere il coraggio di affrontare i problemi chiamando le cose con il loro vero nome come hanno fatto i vari Turati, Salvemini, Matteotti, Rosselli. Anzi quest’ultimi due per il loro coraggio sono stati ammazzati. E’ grazie a loro che abbiamo vissuto tanti anni di sviluppo, di agiatezza, di democrazia, di libertà.

C’erano opportunità anche per i figli di nessuno! Se paragoniamo la vita attuale a quella di qualche anno fa, è facile accorgersi che il patrimonio che c’era stato lasciato, è stato ormai tutto consumato.

Ora c’è bisogno di rimboccarsi le maniche e ricominciare a lottare perché piano, piano le ricchezze sono state trasferite nelle mani dell’alta finanza. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, diritti inesistenti, chi lavora, lavora per niente, chi è in pensione muore di fame, con tassi  di interesse che crescono in continuazione.

Bisogna far tornare quel passato per ricostruire qualcosa.

Quindi una Costituente Socialista che non parte da questi presupposti è destinata a fallire. Ed è per questo che preferiamo chi mette in campo il proprio coraggio rispetto a coloro che parlano di strategie.

         Francesco Mazzeo

 segretario de “I Socialisti per le libertà”

Questione VENETO: comunicato del Segretario Masin

Li 19 Luglio 2007 

Spett.le  RedazioneCorriere del VenetoSua  Sede 

Ogg.:  Comunicato Stampa ( con richiesta di pubblicazione )Rif.: Articolo a firma Alberto Rodighiero del19-7-2007 

La scrivente Segreteria venuta a conoscenza dalla stampa dell’iniziativa del Consigliere Regionale Laroni ne prende atto come risoluzione personale ma la disconosce da ogni  rappresentatività politica collegabile al Nuovo Psi. 

L’organismo scrivente si farà cura al più presto di informare il Presidente Galan ed i rappresentanti politici della Casa delle libertà che l’ex Sindaco di Venezia, nonchè ex europarlamentare, non rappresenta più questo partito, essendo, pure, un ex iscritto. 

Per coerenza, anzi, preannuncia che  dopo la riunione della Direzione Nazionale di sabato prossimo a Roma, il Nuovo Psi chiederà a Laroni un atteggiamento di coerenza politica che dovrà manifestarsi con le dimissioni dall’incarico istituzionale attualmente ricoperto.  

Il Nuovo Psi Veneto ribadisce la sua collocazione a sinistra nella Casa delle Libertà, e conferma al proprio elettorato la salvaguardia dell’identità e dell’autonomia proprie della storia di un socialismo moderato e progressista che nulla può avere in comune con comunisti, ex comunisti e postcomunisti. 

Anche con lo stesso Sdi, attualmente ci separano, in maniera profonda, il cammino sin qui percorso da Tangentopoli in poi, le analisi verso questo Governo, gli approcci verso nuove coalizioni di “ centrosinistra” e l’interpretazione di alcuni concetti quali la laicità, le libertà individuali, la riforma della scuola, delle pensioni, dell’ambiente, della sicurezza  e del lavoro. 

Circa la pseudo Costituente  Socialista in Veneto, questa Federazione Regionale ha già espresso nei propri congressi il fermo convincimento che essa altro non sia  che un movimento verticistico teso a mascherare due debolezze protese a riconfermarsi :  Boselli, orfano di Prodi e della Rosa nel Pugno, da una parte, e  De Michelis ormai obsoleto ed in declino, dall’altra. 

Alla luce di questi elementi  non andranno confusi i progetti politici con quelli personali. 

Questa federazione prende le distanze dal partito “veneziano” di Laroni e Verrecchia difensori non già delle istanze programmatiche del Nuovo Psi, ma delle esigenze personali dell’ex Segretario De Michelis. 

Ribadendo che la doppiezza non fa parte del bagaglio culturale ed ideologico dell’ultimo corso del Nuovo Psi,  che recentemente ha eletto a nuovo Segretario Nazionale Stefano Caldoro,  questa federazione esprimerà  in tutti gli ambiti possibili, la condivisione ed il sostegno di un quadro politico-istituzionale che abbia come riferimento ed esempio l’attuale maggioranza veneta. 

  

Angelino  Masin

LA DIFFERENZA


Con non poca curiosità, per come si annunciava, domenica 8 u.s. in cui al Melià si consumava il congresso demichelisiano, ho ascoltato a Radio Radicale, il dibattito sino all’intervento di Mauro Del Bue,peraltro un buon intervento in un luogo sbagliato.
E di sorprese ce ne sono state tante; la prima quella del sostanziale rifiuto della proposta politica della costituente, culminato con il documento della Sardegna che prende le distanze ed accentua nel contesto dell’organizzazione federale,la propria autonomia nel decidere le alleanze.
La seconda,- non per ordine di importanza-,che si coglieva direttamente dagli interventi,anche astiosi, il sentimento di scoramento, la prospettiva del salto nel buio, quel senso di vuoto che prende allo stomaco colui al quale viene ordinato di lasciare la propria casa, la propria identità e costretto a convivere promiscuamente con il proprio aguzzino.
Non so quanti saranno ancora disponibili a vivere questa sorta di sindrome di Stoccolma ed a seguire un “ conducator “ che dal gennaio 2005 ha perso del tutto la bussola politica portando il partito allo sfascio, quasi fosse quella la mission affidatagli da quel congresso.
E’ vero che solo i cretini non cambiano idea, ma in politica premia la coerenza e la capacità di non rimanere prigionieri di un sogno quale quello della fine del bipolarismo seppur bastardo.
Capire che tutto concorre all’obbligatorio tentativo di semplificazione del sistema politico per stare in Europa, perché esso sia stabile e credibile e che in questa ottica va visto anche un sistema elettorale alla tedesca, significa farsi carico dei problemi del paese che certamente non è dimentico dell’azione riformista dei socialisti nel primo centrosinistra e successivamente con Bettino Craxi.
Questa è la scelta che abbiamo fatto, concorrere, in autonomia, al riavvio dell’azione riformista che significa “ dire quel che si fa e fare quel che si dice “ nell’unica alleanza politica nella quale si può sviluppare anche questa opportunità.
Quindi sta a noi ed a nessun altro, alla nostra capacità di proposta e di convincimento, riproporci all’elettorato che con la sua mobilità e soprattutto l’astensionismo mostra l’attesa del ritorno della capacità di governo alla guida del Paese.
Questo fa la differenza tra il Midas ed il Melià.
Peccato per Mauro, c’è da sperare che questa influenza passeggera guarisca presto.
Genova 10.07.2007
Sanna Gian Francesco
Segretario Regionale

Intervista a Giovanni ALVARO

Intervista al  SEGRETARIO PROVINCIALE e membro della DIREZIONE NAZIONALE del Nuovo PSI, Giovanni ALVARO 

L’opinione pubblica non si raccapezza più. Prima i giornali hanno dato notizia che il 23 e 24 giugnosi è svolto il Congresso del Nuovo PSI, oggi danno notizia di un altro Congresso  del Nuovo PSI che si è tenuto  il 7 e 8 luglio. Che succede?

 

Succede che la maggioranza del Partito ha tenuto un regolare Congresso nel mese di giugno individuando in Stefano Caldoro il nuovo Segretario Nazionale e stabilendo in modo netto e chiaro la propria linea politica. La restante parte del Partito, molto ma molto minoritaria, si è riunita nel mese di luglio eleggendo a Segretario Mauro Del Bue e a spostando Gianni De Michelis a Presidente del Partito che impropriamente chiamano ancora Nuovo PSI..

L’uso dello stesso nome (Nuovo PSI) e dello stesso simbolo (Garofano) nasce dal fatto che pur divisi da scelte politiche diverse non si è ancora consolidata legalmente di chi è la titolarità.

E’ ciò ch’è successo quando Saverio Zavettieri e Bobo Craxi hanno lasciato il Partito, e per alcuni mesi è regnata sovrana la confusione, fin quando la Magistratura non ha messo la parola fine al problema dando a Cesare quel ch’era di Cesare.

E’ augurabile che non ci si costringa a ricorrere ancora una volta alla Magistratura, perché oggi come ieri il problema è squisitamente politico.

 

Che vuol dire problema politico? 

Vuol dire che il Nuovo PSI, nato nel 2001 dopo diversi tentativi di organizzare i socialisti che si sono rifiutati di entrare nei  partiti ‘collaborazionisti’ o che hanno evitato di chiedere ospitalità nei partiti che hanno usufruito, e come, della falsa rivoluzione giudiziaria, è nato con una precisa scelta politica aderendo all’aggregazione più consona ai propri convincimenti riformistici e autonomistici. In una parola ci si è tenuti nel solco delle scelte craxiane che nascevano sempre senza i paletti dell’assurda divisione destra-sinistra ma solo con l’occhio rivolto ai contenuti ed agli obiettivi.

 

Alla fin fine, però,  bisogna schierarsi. O di là o di qua. 

E’ vero, la legge elettorale ti costringe a schierarti pena la tua scomparsa definitiva, per cui lo schierarsi alcuni lo hanno interpretato come strumentale alla propria sopravvivenza: si ripeteva spesso, in questi anni, il ‘primum vivere deinde filosofare’. Ma c’era e c’è chi, invece, considerava e considera lo schieramento già una scelta sui contenuti e sugli obiettivi.  

Da una parte uno schieramento eterogeneo e aggregato solo sull’antiberlusconismo perché sul resto c’è la tesi e l’antitesi su ogni cosa, dalla politica estera, alla politica sociale, alle grandi opere e via di questo passo.

Dall’altra c’è la concretezza degli obiettivi e la chiarezza delle posizioni, così concrete e così chiare  che hanno prodotto, nei 5 anni del Governo Berlusconi, ben 36 riforme di grande spessore e grande peso. Su quelle riforme c’è stato, per quanto piccolo, il contributo del Nuovo PSI.

 

Ma non era più congruo scegliere e confluire in parte, diciamo, nel Partito prodiano, e altra parte, in quello di Berlusconi? 

C’è chi l’ha fatto e chi si appresta a farlo. Sono di questi giorni, infatti, gli annunci delle adesioni nel Partito Democratico (Del Turco e Marini, o il calabrese Racco), ma c’è chi ha deciso di mantenere viva la fiammella socialista difendendo autonomia e identità come valori imprescindibili per il riformismo.

La scelta, oggi, di aderire a questo o a quel partito unico risponde solo alla necessità della singola sopravvivenza messa in discussione dalla stanchezza o dalla pochezza del proprio pensiero politico. E ciò vale anche per quanti pensano di pervenire alla confluenza seguendo un percorso in più fasi. Non cambia se lo sbocco è dentro o solo a sostegno del Partito Democratico, come in questi anni ha fatto lo Sdi con l’Unione..

Oggi questo iter lo ha messo in moto De Michelis e quanti lo hanno seguito. Pochi per la verità resi sempre più pochi dagli già annunciati abbandoni. Quando dico pochi dico letteralmente pochi. In Calabria per esempio il passaggio con De Michelis lo hanno deciso si e no 2, sottolineo 2, compagni.

 

Ma con tutte queste scissioni, con questi pezzi che vanno via, con forze che, se non in Calabria certamente in altre Regioni, abbandonano il Partito, quale può essere il futuro del Nuovo PSI? 

L’elezione di Stefano Caldoro a Segretario Nazionale è già una scelta politica di grande respiro che assicurerà certamente al Nuovo PSI un percorso positivo. Ma ciò che lo renderà un sicuro punto di riferimento per il mondo socialista, liberale, autonomista e craxiano è l’aver abbandonato, col Congresso del 23 e 24 giugno, gli equivoci e le ambiguità di questi anni. Si sta, senza se e senza ma,  nella Casa delle Libertà, e vi si sta col nostro dna socialista. Nessun disagio per questa scelta: sarebbe stata la scelta di Bettino che è stato sempre distinto e distante dai comunisti comunque camuffati.

Il disagio semmai dovrebbero sentirlo quanti si sono trovati ieri, e quanti si troveranno oggi, fianco a fianco con i vari Di Pietro, Pecoraro Scanio, Caruso, Diliberto  e le loro scelte politiche in materia giudiziaria, sociale ed ambientale.

Comunque non ci resta che augurar loro buon viaggio.

 

E in Calabria come la mettete con un Sindaco che vi ha negato il riconoscimento dell’Assessorato al Comune di Reggio Calabria?  

Se ad ogni difficoltà nei rapporti tra gli alleati ci si dovesse chiamare fuori e rompere ogni rapporto non ci sarebbe coalizione in grado di reggere per più di qualche settimana. In politica non può andare così. Il fatto che Scopelliti non ci ha ancora riconosciuto il ruolo di alleato vero nella Casa delle Libertà (mentre lo ha riconosciuto a partiti che attualmente inseguono sogni centristi) va certamente contrastato e corretto, anche perché il percorso di Reggio, o meglio il vento che ha soffiato a Reggio Calabria, deve essere trasferito nella Regione, e in questo processo, aldilà delle liste civiche che in poche potranno avere dimensione regionale, servono soprattutto i Partiti che hanno strutture organizzative in tutto il territorio della regione.

E’ un processo che deve vederci impegnati all’unisono perché non è ulteriormente tollerabile una Giunta, quella di Loiero, inconcludente e incapace che sta letteralmente affossando le speranze di riscatto delle nostre genti, e anche perché è tempo di tornare ai programmi, chiudendo la fase della mera occupazione del potere.

 

In conclusione, vuole lanciare un appello alle varie anime socialiste? 

La ringrazio di questa opportunità e la utilizzo immediatamente anche perché il popolo socialista, parlo degli elettori socialisti, della gente che ha vissuto l’età d’oro dei socialisti, ma anche dei giovani che inconsapevolmente sono animati da riformismo e da voglia di giustizia sociale, cercano disperatamente uno strumento per le loro battaglie per cambiare la nostra Calabria.

Ad essi, ma anche ai dirigenti di base e non, che sono sconcertati delle scelte suicide fatte prima da Saverio Zavettieri e da quelle sciagurate fatte oggi da Gianni De Michelis, chiediamo di rompere ogni indugio ed avvicinarsi al Partito. Le porte sono aperte, non c’è alcuna preclusione. Anche se non c’è il vitello grasso da  offrire ai figliuoli prodighi saremo comunque felici di accoglierli.

 

Reggio Calabria, 11.7.2007

NPSI: RUSSO (FI), CALDORO RAFFORZA RADICI SOCIALISTE IN CDL

NPSI: RUSSO (FI), CALDORO RAFFORZA RADICI SOCIALISTE IN CDL
(ANSA) – NAPOLI, 25 GIU – Il neoeletto segretario del Nuovo Psi e’ riuscito a mantenere il partito dalla parte del centrodestra e ha rafforzato le radici socialiste e riformiste della Casa delle Liberta’. Lo ha afferma, in una nota, il consigliere regionale campano di Forza Italia Ermanno Russo.
Russo, che e’ anche presidente della Commissione speciale di controllo su condizione giovanile, disagio sociale e occupazione, ha detto di avere ‘molto apprezzato la proposta avanzata da Stefano Caldoro di destinare nell’ambito del Dpef risorse alle giovani generazioni, al mondo della scuola, dell’universita’ e della ricerca, ma in forma nuova e cioe’ direttamente alle famiglie e agli studenti’.
‘Si tratta di un ragionamento lungimirante – ha continuato il consigliere di Forza Italia – forte di una tradizione riformista che vorrebbe vedere protagonisti i nostri giovani nei fatti e non soltanto sulla carta e nelle teorie piu’ astruse. Mi auguro che la proposta di Stefano Caldoro venga raccolta da ambienti vicini alla maggioranza di governo e fatta propria’.
‘Se e’ vero che il buongiorno si vede dal mattino – ha concluso Russo – questo primo atto politico del segretario del nuovo psi fa ben sperare a tutta la Casa delle liberta”.(ANSA).

IL GIORNALE 25/06/2007 PAG 7;Caldoro: il Nuovo Psi ricomincia dai giovani

«Restiamo nella Cdl per modernizzare il Paese con riforme autentiche»

da Roma

Delle sirene agitate dal centrosinistra non ne vuole proprio sapere. Così come nessun appeal esercita su di lui la nuova Costituente socialista targata Sdi. Stefano Caldoro – nel giorno della sua elezione a segretario del Nuovo Psi e del divorzio ormai conclamato da Gianni De Michelis – detta la rotta. Rivendica la coerenza del suo percorso. Ribadisce la scelta di campo a favore della Casa delle libertà. Incassa gli auguri di Silvio Berlusconi che saluta nel Nuovo Psi «un alleato contro un governo reazionario illiberale». E all’hotel Midas di Roma (dove 31 anni fa venne eletto per la prima volta alla guida del Psi Bettino Craxi) recita, innanzitutto, un credo riformista e anticomunista.
Onorevole Caldoro, mentre a sinistra vanno in scena le prove tecniche per una costituente socialista, lei ribadisce la scelta di rimanere con il centrodestra. Per quale motivo?
«Abbiamo fatto una scelta di campo: stare con la Cdl contro il governo Prodi, contro l’esecutivo dell’inasprimento fiscale e delle controriforme. La mia non è una scelta basata sul rancore per il giustizialismo mostrato in più occasioni dal centrosinistra. È una posizione ragionata e inevitabile».
Lei dice no al progetto di Boselli, Bobo Craxi e De Michelis. Non ha paura dell’isolamento?
«La Costituente socialista non ha nessuna ragione di nascere soprattutto alla luce della candidatura di Veltroni alla guida del Partito democratico. Nasce già come soggetto politico vicino alla Sinistra democratica, al gruppo di Mussi, e quindi molto legata al Partito democratico stesso e alla sinistra».
Quale futuro potrà avere questa Costituente?
«Io sono sicuro che Gianni De Michelis porterà le sue idee. Ma è evidente che la Costituente socialista non ha futuro e si schiererà a sinistra del Partito democratico, in una deriva tardo-demartiniana. Non si può ricostituire il Psi in un posizionamento anti-storico e con compagni di viaggio tanto anomali. Mi sembra che la Costituente somigli molto al Psiup: avrà un carattere stagionale».
Cosa può rappresentare il Nuovo Psi dentro la Cdl?
«Noi difendiamo la nostra coerenza e la nostra identità. E in molte realtà abbiamo un forte radicamento sul territorio. Lo abbiamo dimostrato a Reggio Calabria dove abbiamo ottenuto il 2% contro il 3% dell’Udc o il 6% dei Ds o a Caivano».
Non crede che le innumerevoli liti che hanno segnato la diaspora socialista abbiano fiaccato l’entusiasmo dei sostenitori del Garofano?
«La stragrande maggioranza dell’elettorato socialista dal ’94 ha compiuto una precisa scelta di campo e non l’ha più abbandonata. Su queste scelte noi pensiamo di poter intercettare il consenso delle giovani generazioni, per rinnovare e rivitalizzare il socialismo liberale e riformista, seguendo la scia dello spirito della scelta autonomista di Craxi».
Lei crede ancora nella Casa delle libertà?
«La nostra scelta di campo è basata sui fatti: sulla riforma della scuola, delle pensioni, dell’università, sulla legge Biagi, sull’abolizione della tassa di successione. Tutte scelte di modernizzazione del Paese. Si tratta di migliorare queste politiche non di stravolgerle. Ferma restando la leadership di Silvio Berlusconi come elemento di sintesi di tutta la coalizione».
Qual è la battaglia che il Nuovo Psi vuole intestarsi?
«Quella per l’istruzione. Le risorse devono essere destinate a scuola, Università e ricerca ma direttamente alle famiglie e agli studenti, evitando la concentrazione di risorse in mano allo Stato e alle istituzioni del sapere».
Teme il vento dell’antipolitica che si solleva dalla società civile?
«Io credo che si debba introdurre in Parlamento un sistema di valutazione dell’attività legislativa e della ricaduta delle leggi. In ogni caso io lancio una sfida al governo Prodi: riduca immediatamente i ministri e sottosegretari a un numero massimo di cinquanta. Questo sarebbe un modo di dare una risposta al Paese».

Costituente socialista? Finalmente si stanno scoprendo le carte !

In questi mesi ci siamo macerati e lacerati sino alla paranoia sulla questione “costituente “, divisi tra chi sostiene che  questa è una falsa costituente e chi accusa i primi di non volere la riunificazione dei socialisti.

Tanti documenti, deduzioni e controdeduzioni che hanno finito con l’insinuare nei compagni più che un ragionevole dubbio : stò nella ragione o nel torto ? Per certo e purtroppo, questo dubbio non verrà mai fugato da un confronto diretto, magari aspro, con il congresso del 23 e 24 giugno, convocato all’unanimità ma poi disatteso e contestato da una parte del partito che ha scelto il non confronto e la strada irresponsabile del “muoia Sansone con tutti i filistei”. Nei giorni scorsi ho letto con molta attenzione il documento del nostro deputato on. Del Bue ( le ragioni della costituente liberalsocialista ). Un lungo documento in parte condivisibile ma anche incoerente e tendenzioso per il metodo di approccio a questa pseudo costituente.

In un passaggio si afferma che dobbiamo affrontare la costituente con la schiena diritta  rivendicando con forza le nostre ragioni. Ragioni che se la memoria non mi inganna, si traducevano in due semplici ma fondamentali ed irrinunciabili questioni:

– la attuale collocazione dello SDI con il governo Prodi e con questa sinistra marxista non ci va bane !

– la attuale posizione dello SDI sul sistema elettorale non ci va bene !

In un passaggio successivo il nostro deputato si chiede e chiede a noi quasi sommessamente : ” ma è troppo chiedere allo SDI di riflettere sulla necessità di prendere le distanze da un governo che oltre che inviso alla maggioranza degli italiani rischia di far trionfare Berlusconi e di coronarlo non solo presidente ma addirittura re ? “ 

Caro onorevole, forse non sa che i pochi veri militanti rimasti del N.PSI in tutti questi anni di sofferenza si sono dotati di anticorpi oltre che di mutande di ferro per non sentirsi dire un giorno ” compagni, purtroppo non potevamo pretendere  che lo SDI indebolisse ulteriormente l’attuale governo e consegnare il paese a Berlusconi e quindi, se vogliamo salvare la questione socialista, dobbiamo allearci od entrare nello SDI per rinforzare questo governo.”

Caro onorevole, ci volete portare a questa costituente con la schiena diritta o piegata a 90 gradi ?

Se si afferma che i compagni che non condividono questo percorso sono dei “discesisti” perchè scelgono la strada facile nella C.d.L., si potrebbe anche pensare  che gli altri sono dei  ” rampanti” che cercano di arrampicarsi su qualche altra scialuppa di salvataggio visto che la nostra fragile barchetta sta per affondare ?

E la coerenza, quella vera dove è finita ? Spiace ricordarLe la Sua elezione al parlamento con il centro-destra, e proprio grazie a quel nefasto simbolo a mezzo con la D.C che ha inferto un colpo mortale ai militanti ed all’elettorato del N.PSI.

Personalmente, credo fermamente nel superamento della diaspora ed alla riunificazione, ma nella chiarezza ed onestà d’ intenti reciproci, senza troppi giri di parole ma con la ferma volontà di intraprendere un percorso comune e riproporsi in gioco con idee e progetti, in piena libertà ed autonomia.

A Limbiate sembra ci siamo riusciti, come si può dedurre dall’ allegato manifesto pubblico che verrà affisso nei prossimi giorni.

Una piccola realtà, poco significativa nel quadro generale ma che è pur sempre significativo per lo sforzo prodotto.

Bruno Rubes – direzione nazionale N.PSI

                      consigliere comunale di Limbiate

Documento politico approvato dall’Ufficio di Segreteria di Milano del 31 maggio 2007

La segreteria Provinciale Milanese del Partito Socialista Nuovo Psi, ha compiuto un’analisi del voto amministrativo, evidenziando come le difficoltà locali siano la conseguenza di una situazione politica ed organizzativa nazionale del partito, gravemente deficitaria.
Il successo del Centro Destra è la conseguenza dei disastri prodotti dal Governo Prodi, dell’incapacità di decidere e di incidere sui problemi del Paese.
Il Nord, la zona più produttiva e attiva del Paese, porta queste incapacità in evidenza.
I Socialisti riformisti e autonomisti del Nuovo Psi ritengono come necessario considerare sempre meno i problemi di collocazione politica e sempre più le questioni concrete che non trovano soluzione.
Occorre una nuova spinta programmatica, un’idea modernizzatrice concreta, una serie di progetti seri e credibili che identifichino la natura dei socialisti rispetto alle altre forze politiche.
Solo così i socialisti, riconiugando le proprie ragioni, agendo in favore di un profondo cambiamento dei gruppi dirigenti a livello nazionale, possono riconquistare un giusto spazio e un valido peso e rappresentatività.
I Socialisti milanesi ringraziano i compagni che si sono candidati, specie i candidati Sindaci Lombardo e Salati, mettendo la propria disponibilità in favore del Partito, specie per quanti, in totale assenza di mezzi economici e di strumenti operativi, hanno anche compiuto un rilevante sforzo economico personale.
In particolare un ringraziamento va rivolto ai compagni della sezione di Rho e al loro Segretario Giovanni Lombardo che ha ottenuto un risultato straordinario in un contesto ben più che difficile.
La mancata elezione del nostro candidato Sindaco non deve scoraggiare i socialisti e anzi deve essere considerata un punto di partenza, per attestare un gruppo organizzato su una posizione politica e programmatica importante non solo per Rho, ma per l’intera area che va da Bollate a pero, da Rho a Garbagnate Milanese.
L’elezione a Consigliere Comunale, purtroppo di minoranza, dell’amico e compagno Luigi Corapi a Pero, può costituire un punto di riferimento utile a svolgere una battaglia rilevante nell’interesse dei cittadini dell’intera area.
Nelle prossime settimane il Nuovo Psi milanese opererà, in questa fase pre-congressuale, uno sforzo straordinario per ridefinire un piano programmatico, non solo di livello locale, che possa costituire una piattaforma di confronto propositiva nell’interesse degli italiani, dei lombardi e dei milanesi.
I socialisti operino e ragionino nell’interesse del Paese, non di questa o quella consorteria!
Milano, 31 Maggio 2007

Socialisti e basta

Quando ci si trova nella situazione dei SOCIALISTI, costretti da un complotto a rifugiarsi in esilio fuori da casa propria, non c’è solo tristezza.
Ricordo che dopo “l’eccidio” del 1994, a parte il SI (che era una sottospecie del “signorsì” ai desiderata dell’allora PDS e un timido tentativo dei LABURISTI di Valdo Spini, subito rientrato con confluenza nella COSA/2 per un PIATTO DI LENTICCHIE,i SOCIALISTI orfani di CRAXI costituirono un movimento chiamato prima sinistra liberale, poi via via determinato in N.PSI dopo l’uscita di Intini, Manca ed altri attratti dalla “sirena” UNITARIA di Boselli. l’anticomunista craxiano di ferro Intini, ottenne un posticino prima come deputato e sottosegretario, oggi solo come sottosegretario di D’ALEMA (sic!) e Manca che non aveva avuto nulla confluì, con La Ganga ed altri, nella cattolicissima Margherita (in barba alla laicità dei socialisti).
Resto DIGNITOSAMENTE in solo DE MICHELIS, che non dimentico delle angherie subite e della SIDERALE distanza tra la cultura politica dei socialisti con quella degli ex comunisti (poi neanche tanto ex!), almeno dal 1953 quando STALIN inaugurò la politica dei PARTIGIANI DELLA PACE (ancora sic!) e dopo, dall’invasione dell’Ungheria alla scissione del PSIUP, dalla guerra al centrosinistra, AL COMPROMESSO STORICO, per finire con l’assalto alla 1^ repubblica attraverso i referendum dell’ometto di paglia, e il castello di TANGENTOPOLI CHE ALLA FINE HA DISTRUTTO SOLO I SOCIALISTI.
Noi non abbiamo alcuna paura di confrontarci A SINISTRA, va però sempre ricordato la grande diversità tra gli idealisti/utopisti alla PROUDHON e i MARXISTI interpretati da ENGEL/LENIN.
Essere quindi distanti da questa cultura doppio/vetero/cattocomunista, con la quale i SOCIALISTI da oltre CINQUANT’ANNI, non sono più andati d’accordo, NON E’ UNA TRISTEZZA.
Anche se debili, è una questione di DIGNITA’. di PURA DIGNITA’.
Non mi pare che i socialisti con Berlusconi abbiano avuto molto (Berlusconi premia solo che entra in FORZA ITALIA), però, nei confronti della politica di questa pseudo/sinistra per allocchi, come si vede anche in questi ultimi giorni dal caso SPECIALE, è MOLTO MEGLIO ESSERE CRITICI; molto critici!
Turarsi il naso, tapparsi le orecchie, chiudere gli occhi e aprire le chiappe, non è propriamente il comportasmento degli uomini LIBERI. Quello che i socialisti sono.
So che non sarà facile ricomporre un partito come lo conoscevamo (soprattutto noi vecchi militanti senza prebende), ma ritengo che noi siamo ULTRADISPONIBILI a lavorare SOLO per questo. Se non ce la faremo pazienza. Ogni popolo ha il GOVERNO CHE SI MERITA e non sarà certo colpa nostra se esso ha la propensione a seguire le sirene che lo portano diritto al naufragio. come la storia ci ha sempre insegnato. E’ difficile vivere da esiliati, ma è molto meglio che fare i servi sciocchi!
Noi restiamo con la nostra dignità e con le difficili posizioni che hanno contraddistinto GLORIOSAMENTE, TURATI, TREVES, MATTEOTTI, NENNI, CRAXI, ma ANCHE SARAGAT e tanti tanti grandi socialisti a cui rendiamo ancor oggi omaggio e che ringrazieremo per quanto hanno fatto in favore della libertà della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia, e del progresso umano. SENZA ASSUMERSENE MERITI ASSOLUTI, ma condividendoli (anche dopo aver strenuamente lottato) con i partiti che con noi hanno condiviso la modernizzazione dell’ITALIA FEUDALE!
Giampaolo Mercanzin

Matteotti e il convegno a Rovigo

Con amarezza  e nella speranza di leggermi – così leggeranno tutti – voglio informarvi tramite il sito che
la Federazione scrivente non è stata interpellata da nessuno ed ancor meno coinvolta nella realizzazione e svolgimento della giornata di commemorazione di Matteotti, il cui programma è apparso su queste stesse pagine proprio ieri.Ormai lanciato a rappresentare un altro partito, neanche Gianni De Michelis, ancora il mio Segretario Nazionale, non si è sentito in dovere di dirmi, di sentirmi, di invitarmi…Voglio dedurne che non abbiamo organizzato noi l’iniziativa, bensì qualcun altro, probabilmente lo Sdi locale e quelli di Zavettieri, che irridendoci hanno trovato  la connivenza nella loro alterigia, nel loro dispregio, nella loro supponenza, del nostro leader maximo…. Grazie.Compagni ed amici, penso sia  ormai chiaro e svagato il bluff della  “ Costituente ”.Nelle ipotesi sostenibili in questa fase non mi potrete scartare, e me la concederete,  quella che alla fine si costituirà una componente socialista nel Pd.

Non ho controprove adesso ma attendo fiducioso il futuro.  “ Beh, che ci sarebbe di male ? “ dirà qualcuno..  Probabilmente niente.. “ In politica, figurarsi “, direbbe sempre quello … Beh, adesso lo dico io, non è la mia politica, non è il mio socialismo. Così come non potrei dimenticare una donna che mi ha tradito o maltrattato, altrettanto non riesco a fare  per quanti hanno millantato, storpiato, deluso, calpestato il mio sentimento verso questa ideologia… “ il Socialismo “. Probabilmente non sono “ a politician man “ come cantavano i Cream, e non sono un Camaleonte… ancor meno un voltagabbana. Ma non me ne vergogno, anzi ne sono fiero ! Faccio fatica, sono impedito a stringere la mano a porgere il sorriso verso chi non gode più della mia stima.  Serbo un giusto rancore per gli ipocriti e gli approfittatori. Ancora di più per quanti sfruttano ed imbrattano un’ ideologia, una fede  per fini di piccola bottega o sopravvivenza…. Vade retro, mestierante della politica ! Sapeste nel mio piccolo quanti  guitti, cicisbei e servi ho conosciuto !


La Costituente è la svendita del Nuovo Psi allo Sdi. Scusate la mia pochezza di analisi, la mia superficialità. Ma questo è quello che penso. Ne sono convinto e non ci sto ! Per niente.

A quanti, come Verrecchia, non posso rifiutare il mio apprezzamento intellettuale ( leggi Perini, Sottani, Catambrone, ossia gli unitaristi più radicali ), voglio esprimere il rammarico di non aver mai potuto parlare insieme, di non aver prima potuto fare un convegno nazionale per approfondire, alla luce di molteplici esperienze, la nostra identità, la nostra coerenza e, perché no, la nostra diversità ( non tra di noi ma dagli altri ).Nel buddismo si parla di causa-effetto: se la prima sarà negativa, così il secondo. Il tempo ci darà ( a noi o a voi ) ragione. Tornando a Matteotti, di sicuro, oggi, come Liano Monesi ( cari De Michelis e Laroni ), non starebbe dalla parte di quei socialisti destinati a  realizzare eventuali alleanze e liste con Margherita e Querciaroli, ma senz’altro con coalizioni più moderate e centriste.  Avete solo una speranza, compagni che volete farci credere che la nostra missione sia quella  di bonificare Zavettieri ed ancor più Boselli e C ( faccio finta di dimenticare Signorile, Del Turco et similia .. ): di cambiare idea al più presto ( se è vero che non volete andare a sinistra )!  Prima, cioè,  che cada il Governo e si rivada a votare con una legge elettorale che giocoforza consenta nuove coalizioni ( e pensate mai possibile che FI possa andare al Governo col Pd ? Fatemi il piacere ! E voi vorrete schierarvi addirittura alla loro sinistra  ! ).In conclusione voglio informare tutti che nella sua povertà questa federazione commemorerà il suo emulo e martire di Fratta Polesine, sabato 9 Marzo alle ore 18.00. Vi aspettiamo tutti al cimitero, per ricordarlo nella condivisione di un altro suo grande pensiero “ I socialisti con i socialisti, i comunisti con i comunisti “. Non fiori, ma opere di bene. E tutti potranno dire la loro. 

Angelino MasinSegretario Provinciale

Unità, Autonomia, Questione LiberalSocialista

Per l’unità della nostra piccola comunità
Offriamo a Gianni De Michelis e a Stefano Caldoro, ai compagni che sono schierati nelle due componenti e ai tanti che non lo sono, un’opportunità politica, un testo che dovrebbe far riflettere coloro che enfatizzano le nostre divisioni e pensano a congressi e a partiti contrapposti.
Abbiamo sentito dire recentemente che potremmo dividerci senza farci del male. La divisione, quando non è sufficientemente giustificata da motivazioni politiche è di per sè un male. Nessuno può capire perchè sfumature diverse non possano conciliarsi e differenze, anche più marcate, non possano convivere nello stesso partito. Nessuno può capire perchè dopo quattro documenti votati all’unanimità dagli organi del partito nel corso dell’ultimo anno si debba procedere addirittura ad una lacerazione del partito e una divisione del nostro micropartito in due micropartitini.
Fissiamo in quattro punti un progetto politico che è, insieme, di continuità con i diversi documenti approvati, e anche di rinnovamento, alla luce delle tendenze elettorali più recenti e delle possibili conseguenze sul quadro politico.
La questione liberalsocialista
Noi non vogliamo certamente fondare il Psiup, come ha ironicamente affermato Ottaviano Del Turco per motivare il suo passaggio nel Partito democratico. Il Psiup ha rappresentato una pagina poco nobile politicamente della storia del socialismo italiano per la sua subalternità al Pci e per il suo filo sovietismo. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi demartiniano, quello degli equilibri più avanzati e dell’incerta identità, quello del “mai più al governo senza i comunisti” del 1976, quello che ci costò voti e alcuni anni di vetero socialismo asfittico. Noi non vogliamo rifondare il Psi del 1893, come afferma Boselli, il Partito che acquisì per la prima volta il nome di socialista e si chiamò Psli, un anno dopo il congresso della sua fondazione. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi di Craxi, che è legato ad un’esperienza che pure ha visto protagonisti una parte di noi e che oggi è oggetto di rivalutazione da parte di quelle stesse forze che dieci anni fa lo vollero criminalizzare. Noi, e questo obiettivo è inscritto nella natura del nostro partito, nato a Milano nel gennaio del 2001, vogliamo fondare un partito socialista, riformista e liberale e per questo proposito abbiamo deciso di nascere e di sviluppare la nostra azione politica. Noi potremmo definire l’attuale questione come “la questione liberalsocialista”, cioè quel caso che pareva solo italiano nel panorama europeo degli anni ottanta e che attraverso i contenuti delle due Rimini e del dialogo lib-lab seppe mutare i caratteri del nostro socialismo, dichiarandolo non antitetico al liberalismo, ma compenetrato con esso. Un socialismo che è al confine col liberalismo e lo integra. Oggi di questo ha parlato Tony Blair che lo ha riassunto nella sua “terza via” e non distante da questa posizione si è recentemente collocato lo stesso Sarkozy con l’integrazione di ministri liberali e socialisti nel suo recente governo e con un programma di forte modernizzazione. Aggiungiamo che in Europa il vetero socialismo attraversa una crisi profonda che è collegata alla crisi dello Stato sociale e alla incapacità di dare risposte innovative ai giovani e convincenti sui temi della sicurezza e della difesa delle identità. Dunque siamo interessati, e come potremmo non esserlo, alla discussione che si è aperta nello Sdi, in movimenti d’ispirazione socialista e in una parte dei Ds, che hanno rifiutato di porre sulla questione liberalsocialista la pietra tombale del partito democratico, frutto soprattutto di due tradizioni, entrambe segnate da integralismo, incapaci di individuare una matrice internazionale comune e di elaborare idee comuni sul tema della laicità. Purtroppo questa questione non si è aperta nel centro destra, dove pure sono presenti e in numero non trascurabile, esponenti parlamentari, dirigenti centrali e periferici e un numero cospicuo di elettori di tradizione e di matrice liberalsocialista. Certo avrebbe avuto ben altro effetto l’apertura sui due fronti della stessa questione che riguarda l’identità perduta, alla luce della crisi della politica fondata solo sulle collocazioni. Così non è stato e anzi dalla parte del centro destra sono numerosi gli esponenti che hanno sollecitato un nuovo cantiere: quello del Partito delle libertà, che oggi viene proposto solo nella forma federativa. Grazie al convegno di Bertinoro la discussione è iniziata finalmente in forme nuove, senza quegli schematismi che in passato avevano caratterizzato la posizione dello Sdi, rigidamente collocato all’interno dell’Unione e subalterno a Romano Prodi e al suo governo. Per la prima volta, anche nel congresso dello Sdi, Enrico Boselli ha voluto esaltare l’identità socialista e laica e contrapporla decisamente a quella del futuro Partito democratico, alla identità postcomunista dei Ds e post democristiana della Margherita. Per la prima volta uomini di un’altra tradizione, come Emanuele Macaluso, Giuseppe Caldarola, Lanfranco Turci hanno apertamente annunciato la loro intenzione di partecipare ad una costituente di un nuovo partito d’ispirazione socialista e anche liberalsocialista (quest’ultima era la definizione del rema posto a alla base del convegno di Bertinoro), per la prima volta questa costituente annunciata ha riscontrato l’interesse di uomini quali Gavino Angius e larga parte della sua componente. Noi pensiamo che una costituente liberalsocialista non possa fare a meno dei radicali, che già si trovano nella Rosa nel pugno, un progetto di partito che si è arenato, ma che resiste come forma del gruppo parlamentare della Camera che continua ad associare radicali e Sdi. Sui temi delle liberalizzazioni, della politica estera, sulla lotta contro la pena di morte nel mondo, sui temi dei diritti civili, dei quali il caso Welby è stata dimostrazione ad un tempo nobile e drammatica, sulla giusta difesa del principio di libertà e di autonomia del Parlamento, i radicali hanno costituito un elemento centrale, fondamentale e insostituibile. La costituente deve rivolgersi anche all’area liberale di Forza Italia, dove finora non vi è stata ricezione alcuna. Ma per ottenere qualche forma di successo in un’area decisiva per il buon andamento del nostro progetto, occorre concepire il percorso verso la costituente come non statico, irrigidito dalle attuali contrapposizioni, ma anzi esso stesso fautore di novità profonde nel sistema politico italiano. Una costituente che fosse o la semplice riedizione di un Psi che non c’è più, in una sorta di progetto segnato dal rimpianto e dal pur comprensibile desiderio di riscatto o, ancor peggio, un semplice accorpamento di spezzoni politici, compreso il nostro piccolo partito, sulle posizioni dello Sdi, non avrebbe alcuna possibilità di successo. Quello che noi proponiamo è una grande costituente liberalsocialista, comprensiva di socialisti del vecchio Psi, di componenti di altri partiti, Ds e anche Forza Italia, dei radicali e dei laici e liberali, con un progetto fortemente innovativo sui temi dell’economia, della società, della laicità, della sicurezza e dei diritti e con una politica estera filo occidentale ed europea. Un partito che sulla politica estera e sulla politica economica si ispiri a Blair, ma anche a De Michelis, sulla capacità di innovazione alle nostre Rimini e al patto tra le generazioni del quale parlarono Craxi, Martelli e oggi anche Giuliano Amato, sulla riforma del welfare si ispiri alle diverse intuizioni sulla società solidale, composta da una miriade di soggetti e di voci oggi senza rappresentanza.
Noi intendiamo seguire il cantiere della costituente, con le nostre idee e i nostri progetti e poi fare un bilancio ad ottobre, per verificare la possibilità di far parte o meno del nuovo partito.
Il modello tedesco
Noi non abbiamo mai aderito, né intendiamo aderire all’Unione. Così come in passato non aderimmo all’Ulivo, la prima coalizione che prese piede con Prodi leader, dopo la sconfitta dei progressisti alle elezioni del 1994. Noi non accettiamo che venga concepita la Costituente liberalsocialista all’interno dell’Unione, con una cappa di piombo sulle sue ali. La costituente liberalsocialista ha bisogno di spazio, di libertà, di coraggio, anche di spregiudicatezza, per potersi affermare, non già di camicie di forza, di caserme, di confini segnati con le pregiudiziali politiche. La costituente deve contaminare e contaminarsi, deve unire valori di sinistra e di destra, come facemmo noi negli anni ottanta con successo, e anche anticipando analoga scelta da parte di leader e di partiti europei degli anni novanta e del duemila. Siamo stati anticipatori, corsari, precursori e oggi dobbiamo tornare ad esserlo. Non per riesumare il passato, ma per costruire il futuro. Le identità storiche sono entrate in crisi in Italia agli inizi degli anni novanta, ma le nuove identità politiche sono in crisi due volte: perchè non si collegano a nulla, dunque non hanno identità, e per di più non hanno avuto, in questi anni, la capacità di innovare la politica. La crisi della politica è sotto i nostri occhi. E’ una crisi di credibilità e di capacità di rappresentanza, alla quale pare estranea la Lega, un movimento fortemente collegato al suo territorio, dunque in grado di rappresentarne interessi e di fornire risposte per la sua tutela, anche in termini di sicurezza, oltre che di valorizzazione. La crisi di credibilità risale al mancato funzionamento del sistema della cosiddetta seconda Repubblica, nata col proposito di emendare i vizi e le contraddizioni della prima. La moltiplicazione dei soggetti politici, la nascita di coalizioni eterogenee in grado di vincere le elezioni, ma poi in grande difficoltà nel governare, una legge elettorale cambiata due volte e in contrasto con quella delle regionali, delle provinciali e delle comunali, che sono a loro volta in netta contraddizione con quella delle europee, la mancata riforma istituzionale, per la creazione di un presidenzialismo, di un semi presidenzialismo, di un cancellierato o di una premiership, l’adozione di leggi che rafforzano, con l’elezione diretta e i poteri conseguenti, i presidenti (o governatori) di Regione, i presidenti di provincia e i sindaci, al di fuori di ogni principio di collegialità e in forme spesso esercitate in termini monocratici, l’estendersi della pletora di enti, organismi, società pubbliche o semi pubbliche e il conseguente aumento vertiginoso dei costi del sistema politico, molto più alti di quelli del sistema precedente il 1994, impongono riflessioni e decisioni conseguenti, pena il venir meno definitivo della credibilità della politica in Italia. Va naturalmente evitata la creazione di un sistema politico solo per chi ha i soldi per poter concepire la politica come un diversivo volontario. Sarebbe la fine della democrazia. Occorre parimenti evitare di considerare qualsiasi impegno politico e amministrativo come un mestiere, un occasione di stipendi e di gettoni. Ma se un intervento per abbassare i costi del sistema non si abbina con una profonda riforma dello stesso sistema prima o poi si tornerà daccapo. Occorre che il nostro Partito, anche alla luce degli insegnamenti del passato, prenda atto delle definitiva crisi della cosiddetta seconda Repubblica, che è stata un inganno perchè ha innestato nella vecchie istituzioni l’elemento del nuovismo, frutto della falsa rivoluzione giudiziaria italiana, e proponga una complessiva riforma delle istituzioni e della politica fondata sul superamento del bipolarismo all’italiana e sul ritorno dei soggetti identitari, alla luce della necessaria coerenza col contesto europeo. Senza partiti identitari, nascono partiti mercantili, il cui fine è quello di contrattare un peso e una rappresentanza, e questi ultimi possono dividersi e moltiplicarsi all’infinito, senza alcun ritegno, perchè mancano di un cemento ideale. E’ assurdo continuare a riformare le istituzioni a maggioranza e senza un minimo di coerenza. Noi proponiamo: il modello istituzionale tedesco, cioè un sistema elettorale proporzionale con sbarramento e il cancellierato, che appaino le misure più consone alla vicenda italiana, il federalismo, ovviamente anche fiscale, con fondo di perequazione nazionale, l’eliminazione dei comuni con meno di 2000 abitanti e il loro accorpamento, la creazione delle aree metropolitane e il superamento delle province, la completa liberalizzazione dell’energia e dei servizi pubblici locali.
E’ evidente che se la Costituente socialista adotterà questa posizione, uscirà dalle secche dell’unionismo e del prodismo, supererà lo spettro di un bipolarismo negativo per il Paese, oltre che contrario alla logica e all’esigenza della creazione di un nuovo soggetto socialista e liberale, fondato sull’autonomia e sulla capacità di costruire il futuro. E’ evidente che i socialisti, nella loro versione attuale, o i liberalsocialisti nell’ipotizzata versione costituente futura, non sono in condizione di determinare un nuovo modello istituzionale e neppure elettorale, ma è altresì evidente che essi devono avere in questo il loro principale mastice, il loro comune orizzonte, che segna anche la sorte di una identità, altrimenti destinata a non risorgere mai.
La crisi del bipolarismo italiano e del governo Prodi
In questo contesto risulterebbero inaccettabili i richiami al nostro partito ad allineamenti con maggioranze oggi peraltro in crisi e all’interno di confini di coalizioni che oggi probabilmente già non esistono più. La crisi del governo Prodi pare irreversibile. Manca ancora il killer. Questo governo non avrebbe neppure dovuto nascere. Lo abbiamo detto, scritto e ripetuto. Le elezioni avevano segnato un sostanziale pareggio e al Senato addirittura la Casa delle libertà aveva ottenuto più voti. Si è ugualmente formato un governo Prodi con maggioranza unionista, formalmente per coerenza con le scelte elettorali, ma in realtà per salvare una politica e un gruppo dirigente che aveva scommesso se stesso sulla vittoria. Oltre alla mancanza di una chiara maggioranza al Senato e a un premio di maggioranza ottenuto alla Camera per soli 26mila voti, peraltro contestati, esisteva già ad inizio legislatura un problema di affinità programmatica. Il lungo programma dell’Unione, o programmanone, non comprendeva, e non a caso, un giudizio sulle missioni italiane e in particolare su quella dell’Afghanistan e un’idea sull’Alta velocità. Sulla politica estera e sulle opere pubbliche il governo non aveva, già all’inizio della legislatura, una politica omogenea. Di qui il conflitto con la cosiddetta sinistra radicale, cioè comunista e verde integralista, e la crisi del primo governo Prodi proprio sulla politica estera. Poi il Prodi due, il progammino dei dodici punti, il comunicatore unico, e tanti altri buoni propositi mai realizzati. La verità è che una coalizione del genere non poteva avere un progetto chiaro. Lo ha testimoniato il contenuto della legge finanziaria che ha proposto al Paese il risanamento come alternativo allo sviluppo e alla equità, al di là dei propositi del Dpef. Così il governo è apparso, soprattutto al Nord del Paese, come il governo delle tasse e delle imposte, e nel contempo, nonostante la manovra sul Tfr (che così com’è stata concepita è addirittura un passo indietro per i lavoratori dipendenti) e il taglio del cuneo fiscale (che alla fine riguarderà solo le grandi imprese e molto meno le piccole che in Italia sono il 95% del totale) il governo Prodi si è configurato come un governo nemico e questo, caso davvero unico, dopo solo un anno dalla sua nascita. I dati della recente consultazione elettorale rappresentano una conferma, peraltro accentuata, di tutti sondaggi degli ultimi mesi. Il crollo di Ds e Margherita è innanzitutto un crollo di credibilità del governo Prodi. E’, inoltre, un avviso di sfratto nei confronti del futuro Partito democratico, alle prese con una duplice scissione (di Sinistra democratica dal ventre Ds e di Bordon e altri da quello della Margherita). Il nuovo Psi manifesta la sua intenzione di continuare una politica di opposizione all’attuale governo e nel contempo auspica che sorga al più presto quell’esecutivo di larghe intese che permetterebbe la nascita di un equilibrio di governo più in sintonia con le esigenze del paese e una più facile collocazione unitaria per tutti i liberalsocialisti.
La Costituente e le nostre idee
Dunque aderiremo al cantiere della Costituente con le nostre idee, senza alcun complesso di inferiorità, a schiena dritta, senza aderire alla Unione ed a una maggioranza di governo oggi in crisi. E vi aderiremo con il progetto di un modello elettorale e istituzionale che permetta il passaggio dai partiti di utilità marginale per le coalizioni ai partiti di forte identità storico-politica. Noi dovremo costituire un partito di area, non semplicemente di tradizione, un partito che rappresenti il meglio della storia liberalsocialista italiana (da Turati, a Rosselli, a Gobetti, da Saragat, a Ernesto Rossi, da Craxi a La Malfa e a Pannella). Si tratta di un area che ha prodotto in Italia le migliori e più profonde innovazioni programmatiche e politiche. E dovremo elaborare un progetto di forte impatto: dovremo esporle nella nostra Rimini tre. Una nuova Rimini per esaminare una situazione economica e sociale profondamente cambiata, per distinguere tra riformisti e conservatori, e non più tra destra e sinistra. E per riformisti noi intendiamo coloro che intendono cambiare la società e lo Stato italiano nel segno della laicità, della equità, della libertà, della sostenibilità. La laicità come bussola, non un anticlericalismo di stampo ottocentesco, che annunci nuove crociate alla Chiesa, ma una laicità che difenda e valorizzi la piena libertà di legiferare della Stato e la volontà di rispettare tutte le religioni e le credenze. Un partito laico, rispettoso, tollerante, che affermi nuovi diritti per tutti, che chiuda il ventaglio che separa l’Italia dall’Europa, questo sui diritti delle coppie di fatto, come sul testamento biologico e sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla quale Rosa nel pugno, Nuovo Psi e Pri hanno presentato una proposta di legge insieme alla Camera. L’equità come processo di cambiamento economico e sociale. E’ evidente che occorra su questo versante un governo delle riforme. Non è più rinviabile una vera riforma della previdenza e un vero patto delle generazioni. Se non si interviene su questo argomento e se lo si rinviasse sine die, non avremo anziani e giovani diversamente trattati e dunque l’esplosione di un conflitto generazione difficile e pericoloso. Anche sui temi dell’occupazione bisogna insistere sulla via tracciata dalla legge Biagi, sia pur accettando e anche proponendo eventuali correzioni e miglioramenti come quelle sugli ammortizzatori. Non è stata la legge Biagi a inventare la precarietà. Anzi la legge Biagi ha corretto i vecchi contratti Co-Co-Co, introdotti dal vecchio governo dell’Ulivo e dal ministro Treu. Occorre procedere in modo coerente, nel segno della libertà, sul processo di liberalizzazioni, che non sono solo manovre propagandistiche e da decidere in modo slegato e in qualche caso anche punitivo nei confronti di categorie sociali non certamente privilegiate. Noi siamo contrari alla logica della concertazione, ma siamo per la consultazione. Invece oggi assistiamo per certe categorie a interventi sindacali per concertare la politica col governo e per altri, come quelli configurati dai provvedimenti di Bersani, a interventi punitivi e senza neppure ascoltarne le legittime esigenze. Tuttavia riteniamo giusto correggere un mercato troppo legato a vincoli e impedimenti, sburocratizzarlo, abolire lacci e laccioli che impediscono di fare impresa nei modi, e soprattutto nei tempi, giusti. Occorre oggi più che mai valorizzare il merito. Ci sono intere categorie sociali senza diritti. Eppure si tratta di ceti che sviluppano ricchezza e creatività nel Paese ed esportano nel mondo la migliore immagine dell’Italia. Una vetero sinistra incapace di raccoglierne la rappresentanza è destinata a essere minoranza in un Paese che è sempre più costituito da ceti emergenti e meno da lavoratori tradizionali. E occorre anche farsi carico delle giuste esigenze dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, degli stipendi e dei salari troppo bassi, soprattutto dopo la perdita di valore a fronte dell’entrata nell’Euro. Occorre che i sindacati ritornino a fare politica salariale e non si occupino prevalentemente del loro potere nella società italiana (vedasi trasferimento all’Inps del Tfr). E, infine, ma non da ultimo, una politica sostenibile, nelle sue diverse compatibilità, delle quali quella ambientale non può essere certo l’ultima. L’emergenza clima e la crisi energetica sono alle porte. Occorrono risposte planetarie e fa piacere che finalmente anche l’America di Bush se ne stia rendendo conto, dopo l’annuncio di un vertice a 15 sull’argomento. Nella ormai inevitabile riconversione dell’apparto produttivo, per potere diminuire le emissioni di CO2, c’è la sfida del presente e del futuro. C’è ovviamente una compatibilità economico-finanziaria, affinchè i progetti non si sposino con la logica rivendicativa del “diamo tutto a tutti”, in stile assistenziale che ancora oggi si pratica in alcune regioni del Sud, dove al clientelismo democristiano è succeduto un nuovo e ancora più marcato clientelismo praticato dagli esponenti di ambo i poli. E ancora, esiste, ormai, una compatibilità democratica. Il rapporto tra i poteri forti e il cittadino sono sempre più complicati e in parte anche degenerati. Il dominio assoluto delle Banche, il loro ampio potere discrezionale, gli abusi che sono stati praticati contro i risparmiatori italiani, in drammatiche vicende come quella di Parmalat e dei Bond argentini, sono sotto i nostri occhi e hanno toccato da vicino gli interessi di quasi un milione di italiani. A questo si aggiunga oggi la commistione, mai prima di oggi così evidente, tra potere politico e accorpamento di imprese bancarie. La nascita dei due colossi finanziari recentemente battezzati, porta a domande ancora più inquietanti rispetto al potere decisionale in Italia. E così pure il dominio assoluto dei grandi schieramenti e dei partiti di loro riferimento sui mass media e soprattutto sul sistema televisivo, dove il vero conflitto d’interessi esiste tra i rappresentanti dei due poli e la democrazia italiana.
Con questi contenuti e con questo orizzonte politico il Nuovo Psi parteciperà al cantiere costituente, senza assolutamente rompere i rapporti con gli altri partiti dell’attuale opposizione e convocando fin d’ora un congresso politico per ottobre al fine di compiere un bilancio del percorso politico iniziato.
La democrazia nel partito
Non tutto quello che si è fatto in questi anni è stato giusto e tanto meno saggio. Molto dovremo cambiare. Bisogna passare a una organizzazione federalista. Ogni regione può darsi uno statuto regionale e il partito può anche assumere un nome diverso in sede regionale. Il partito regionale avrà un segretario che è di diritto membro del consiglio federale centrale, organo che sostituisce il nostro Consiglio nazionale. Occorre una gestione amministrativa del partito trasparente e concertata con i segretari regionali. Occorre stabilire una quota del bilancio da versare alle regioni e una quota per il mantenimento del centro. Ogni anno deve essere presentato un bilancio chiaro da approvare da parte dei revisori dei conti. Il tesseramento va fatto annualmente, fino a che resisterà il nostro partito nella sua forma autonoma, e non ogni due o tre anni, e una quota va versata alle centrali regionali. Più in generale bisogna passare da una forma paternalistica della gestione del partito a una forma democratica. Le decisioni degli organi vanno sempre rispettate, e la commissione di garanzia va scelta tra persone il più esterne possibile alle suggestioni politiche interne, e ha il compito di far rispettare le regole statutarie. Il cambiamento dello statuto è inevitabile se si vuole affermare la forma federale del partito. Inoltre si propone di istituire due figure che lo devono reggere. Quella del presidente e quella del segretario, in armonia con il documento approvato pressoché all’unanimità dal Consiglio nazionale del 31 marzo. Il presidente avrà compiti di rappresentanza politica del partito, il segretario avrà compiti prevalentemente di gestione. La gestione del simbolo e del nome sarà collegiale. Il consiglio federale sarà composto al massimo di cento membri rigorosamente selezionati dalle regioni in base al loro peso congressuale (rapporto iscritti-voti). Il consiglio federale dovrà eleggere una direzione di trenta membri, il tesoriere del partito, la commissione di garanzia, i cui membri sono incompatibili con qualsiasi altro incarico di partito nazionale o locale, i revisori dei conti. La direzione dovrà eleggere la segreteria e i tre vice segretari (uno espressione del Nord, uno del Centro e uno del Sud). La segreteria è composta dal presidente, dal segretario, dai tre vice segretari, dal tesoriere. La direzione designa anche il direttore politico del quotidiano del partito e del sito informatico.

Mauro Del Bue ed altri

Piccole Considerazioni di periferia

  

In questi giorni abbiamo letto numerose analisi del voto amministrativo del 27 maggio ed ovviamente, visto la stragrande maggioranza dei dati negativi sui positivi, la maggior parte delle considerazioni sulle prospettive del futuro sono state nere.

Personalmente vorrei guardare al dato elettorale, in particolare del nord, confrontandolo con quelli dei quindici anni precedenti, altrimenti rischieremmo di fare considerazioni e parziali e con poco fondo di verità.

 

In questi anni di seconda repubblica il partito, salvo le europee del 2004, nel nord non ha mai raccolto percentuali superiori al prefisso telefonico sia che fosse alleato con la CDL, sia in autonomia fuori dai poli, sia in pochi casi alle ultime elezioni nel centro sinistra.

Questo dimostra come sia strumentale accusare la scelta della costituente come la responsabile del dato elettorale negativo, e sicuramente più semplice e meno doloroso che compiere un attenta analisi della situazione socialista.

 

In questi anni NOI abbiamo perso pesantemente, in termini percentuali, ogni qualvolta la partita si trasferiva dai temi locali alla politica nazionale, oppure quando, ad esempio alle regionali, gli interessi in campo erano forti e le risorse necessarie per fare campagna elettorale sostanziose, oppure ancora quando la contrapposizione tra SDI e nuovo PSI era esasperata ed a questo punto contava la visibilità politica anche locale.

 

Da questa riflessione possiamo dedurre che le motivazioni che portano a questi deludenti risultati hanno 3 nomi:

 

1. Classe dirigente nazionale inadeguata. 2. Mancanza di proposta politica. 3. Inesistenza di risorse finanziarie. 

Classe dirigente nazionale inadeguata: avendo come unico fine l’autoconservazione, ha utilizzato il partito ai propri fini chiedendo ai compagni di base grandi sacrifici elettorali senza prospettive, salvo poi creare divisioni e scissioni ogni qualvolta la coperta dei posti e delle garanzie diventava più corta.

 

Mancanza di proposta politica: in questi anni fatto salvo il progetto per lo sviluppo del Paese redatto dal segretario nazionale e dal defunto Necci, non siamo mai stati capaci di identificarci come portatori di soluzioni, proposte, interessi. Peggio ancora non abbiamo capito che dopo le elezioni europee la proposta di ridare il partito ai socialisti interessava solo a qualche vecchio dirigente ma non al Paese.

 

Inesistenza di risorse finanziarie: Non possiamo pensare che sia possibile competere con il volontariato ed il “FAI D TE” in campagne elettorali dove l’immagine e la comunicazione sono strumento determinante per il risultato.

 

E ALLORA COSA FARE? 

Dobbiamo prima di ogni altra cosa rinnovare il gruppo dirigente nazionale, e qui condivido l’amico Sergio Verrecchia, non per età anagrafica ma per volontà di far parte di un gruppo politico che, conscio di giocarsi l’ultima opportunità della vita, deve mettere da parte ogni interesse personale privilegiando il gioco di squadra e di prospettiva. Meglio un piccolo gruppo convinto della tattica e della strategia e determinato nel raggiungere il risultato che una grande armata brancaleone piena di dubbi e  perplessità; un vecchio contadino diceva che i Somari per portare a casa il carro devono tirare tutti dalla stessa parte.

 

Dobbiamo elaborare una proposta politica adeguata ad un piccolo partito e non lunghi programmi da forza del 30%. I cittadini ci devono identificare prima per le risposte ai temi e poi perché socialisti. Dobbiamo avere il coraggio di dare risposte concrete e di mettere in atto tutte le azioni possibili per renderci visibili e strettamente collegabili ai temi proposti. L’energia nucleare ed il suo rilancio nel Paese, le garanzie per i giovani lavoratori precari, le coperture economiche per i 40enni che troveranno pensioni dimezzate rispetto ai propri padri e vivono il disagio della trasformazione del TFR, le infrastrutture, La battaglia sulla gestione pubblica dell’acqua.

Su questi temi dobbiamo usare le stesse parole da Aosta a Caltanisetta, su questi temi dobbiamo incalzare i mass media a sentire anche la nostra voce.

In questi anni sia noi che lo SDI abbiamo fatto una politica omologabile a Forza Italia noi ed al Ulivo-PD loro ed allora vi chiedo ma per quale motivo avrebbero dovuto votare noi? Perché non preferire forze del 25% a piccoli reduci della prima repubblica?

 

Su queste battaglie probabilmente troveremo delle anche le risorse, del resto se non siamo portatori di interessi per quale motivo qualcuno dovrebbe sostenerci?

 

Per questi motivi sono convinto che se sapremo fare tesoro dei tanti errori commessi la Costituente potrà avere una grande prospettiva.

 

Da quanto leggo poi noto che è già iniziata la solita filippica della collocazione del nuovo soggetto e, mi spiace dirlo, credo che questo sia un altro inizio sbagliato di un gruppo dirigente che già pensa da dove potremo trarre spazi e ruoli, un attento gruppo dirigente lavora per dare risposte alle domande del paese, la collocazione non può che essere dove esiste uno spazio per continuare a vivere ed oggi il nostro non può che essere dove lo è sempre stato nella sinistra riformista, in quello spazio che i DS hanno tentato di occupare ma che con il PD hanno rinunciato a rappresentare, in quello spazio che Forza Italia invoca nei proclami ma non nei fatti. NOI SIAMO LA SINISTRA RIFORMISTA DEL PAESE ed allora FINIAMOLA UNA VOLTA PER TUTTE con quelle logiche del passato su comunismo e anticomunismo, su conservatori e progressisti, finiamola con l’auto-eccitazione del siamo stati bravi quando eravamo al governo, e scendiamo nel mare aperto della politica dei contenuti e delle risposte ai bisogni.

 

Una Rimini 3 ha ragione demichelis è necessaria ma forse prima di quella serve anche un nuovo MIDAS.

 

Antonio Perini

SD: SPINI, FAREMO ANCHE UN INCONTRO CON BOSELLI =

SD: SPINI, FAREMO ANCHE UN INCONTRO CON BOSELLI =
Roma, 30 mag. (Adnkronos) – ‘L’attivita’ politica di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo e’ in pieno svolgimento. Stasera si svolgera’ una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato sulla situazione politica e le prospettive del DPEF con la partecipazione del ministro Fabio Mussi. Domani risponderemo positivamente alla richiesta di incontro delle sinistre rivoltaci da Franco Giordano segretario di Rifondazione Comunista per un esame della situazione economico sociale’.Lo dice Valdo Spini,vicepresidente del gruppo Sd alla camera, che annuncia l’intenzione di ‘promuovere anche un incontro bilaterale con lo Sdi, centrato in particolare sui temi della comune azione nell’Internazionale Socialista e nel Partito del Socialismo europeo e sui temi della difesa della laicita’ dello Stato’.

Secondo Spini, ‘il risultato elettorale non puo’ essere archiviato con una alzata di spalle. Il tema dei costi della politica lo avevamo posto a suo tempo insieme a Salvi e Villone e gia’ allora il governo avrebbe potuto rispondere. Il tema del rapporto tra unione di centro sinistra e suo elettorato popolare non e’ risolto con la formazione del Partito Democratico. Per tutti questi motivi non solo confermiamo ma intensifichiamo la nostra iniziativa’.