AMMINISTRATIVE:ZAVETTIERI,PREOCCUPA TENDENZA VOTO SOCIALISTA

(ANSA) – CATANZARO, 30 MAG – ‘Il voto socialista a macchia di leopardo e poco rilevante specie nelle citta’ capoluogo, segna una tendenza preoccupante verso il declino di una forza storica come quella socialista vuoi a causa della frammentazione delle forze, vuoi per la debolezza del messaggio politico che solo un progetto credibile e convincente di unita’ dei socialisti e dei riformisti carico di contenuti e di proposte innovative puo’ bloccare ed invertire’. A sostenerlo e’ il segretario nazionale de ‘I Socialisti Italiani’, Saverio Zavettieri.
‘I Socialisti Italiani – prosegue Zavettieri – continueranno a spendersi con tutte le loro energie su questo progetto sapendo che esiste un grande deficit riformista e uno spazio politico non residuale nella societa’ italiana e un potenziale di energie fresche di giovani, donne, operatori motivati che hanno voglia di tuffarsi nella politica vera per cambiarla e metterla al servizio degli interessi generali della democrazia e del Paese’.
A parere del segretario nazionale del partito, poi, ‘il voto delle regioni del Nord e non solo del Lombardo Veneto contiene un inequivoco messaggio politico alla maggioranza ed al governo che non puo’ essere disatteso essendo stata la prima risposta, dopo il referendum sulla riforma della Costituzione voluta dalla CdL, che l’ elettorato delle aree settentrionali dove era prevalso il Si’ ha inteso dare contro l’ inerzia di un centro-sinistra che, senza leggere il significato di quel voto, si e’ seduto sugli allori di un successo che portava con se’ tante contraddizioni’. (ANSA).

Socialismo Moderno

Le novità politiche italiane ed internazionali sono e saranno talmente rivoluzionarie che noi non possiamo non tenerne conto.Non possiamo non considerare quello che in queste settimane sta avvenendo sotto i nostri occhi e non possiamo conseguentemente pensare che anche il nostro Partito non ne subisca le conseguenze.Tutte le situazioni sono nella direzione del rafforzamento del sistema Bipolare, l’incognita riguarda o meno il bipartitismo.Ma vediamo di andre con ordine.Il primo fatto è ai più ormai noto ed è la costituzione del P.D., che seppur con numerose traversie e con i normali scontri ha preso la sua strada.Non voglio su questo soffermarmi ulteriormente nell’analisi di un fatto, che seppur superficialmente abbiamo già trattato.Il secondo fatto nuovo è l’elezione di Sarkozy.Non è tanto sconvolgente la sua elezione, quanto il nuovo impulso che lo stesso sembra aver trasmesso alla Francia.Rivoluzionario nella presenza femminile nel Governo, rivoluzionario nella presenza totale dei membri del suo Governo, totalmente rivoluzionario nello stravolgere schematismi che a questo punto appaiono obsoleti e che avranno conseguenze anche a livello Europeo, nominando, lui di destra, un ministro (agli ESTERI) Socialista e quindi, secondo gli schemi che conosciamo, di sinistra.Eppure molto interessante per chi, da addetto ai lavori, dovrebbe cogliere l’elemento di novità e partecipare al cambiamento che la storia Politica Europea sta vivendo.é evidente o per lo meno dovrebbe esserlo a chi vuole fare il dirigente Politico, che la nuova forma trovata da Sarko produrrà degli stravolgimenti negli schemi che noi siamo abituati a vivere dalla Rivoluzione Francese in poi.Durante i nostri trascorsi scolastici ci hanno insegnato che il Parlamento Francese nel suo insediamento posizionò alla destra ed alla sinistra i due schieramenti contrapposti. Da lì nacque poi l’attuale schematismo che si rafforzò negli anni a seguire con la costituzione dei Partiti che poi si ricondurranno all’ideologia Marxista (PSI compreso) e che avrebbero fatto gli interessi della “massa” e quelli della nobiltà o della borghesia che viceversa difendevano la propria casta.Ovviamente mi verrà perdonato se la mia ricostruzione è molto semplicistica e certamente superficiale, ma non vuole essere un’analisi storica.Negli anni ci siamo abituati quindi a considerare la lotta di classe, la rivendicazione di diritti, la conquista di condizioni dignitose per tutti, la tuela dei lavoratori, il voto alle donne, come, giustamente battaglie in difesa dei più deboli, e conseguentemente come battaglie di sinistra.Ma oggi questo schema è riproponibile?Ecco a mio parere la novità di Sarko; con le sue nomine ha stravolto i precedenti schemi.Ma questa è davvero una novità così stravolgente?Credo di no!Il Socialismo Craxiano credo sia stato il precursore di questa nuova forma “francese”. Il nostro era un Socialismo moderno, che non solo cercava di creare condizioni miglior per tutti, ma si aggiornava con l’evoluzione della Società, era al passo con i tempi.E paradossalmente i primi rivoluzionari, siamo stati noi, quando, obbligati dal colpo di Stato “a Mani Pulite” abbiamo, obbligatoriamente scelto di stare con Berlusconi, ben sapendo che lì c’era il MSI, c’era la Lega e quant’altro più lontano da NOI!Lo abbiamo fatto, in parte inconsapevolmente, come quasi sempre avviene nei cambi epocali, senza porci il minimo dubbio nel dove stare. Abbiamo scelto la storia naturale della LAICITA’ dello STATO, dell’approccio antidogmatico, della ricerca “LAICA”, priva di preconcetti, delle soluzioni ottimali.Ed ecco a questo elemento di novità che già ci puo far capire alcune cose aggiungersene un altro, recentissimo, che rafforza questo mio pensiero:l’intervento di Cordero di Montezemolo.Non è molto interessante sapere se entrerà o non entrerà in Politica, o meglio lo sarà se e quando avverrà, lo è di più cercare di cogliere l’aspetto nuovo del suo intervento.Io ovviamente non c’ero all’assemblea di Confindustaria, e posso solo rifarmi a quello che ho letto.Quado parla nel suo intervento ponendo l’accento sulla necessità di alcune riforme e chiede se queste sono di destra o di sinistra, non ha per caso fatto lo stesso passo di Sarko che affronta i problemi non secondo una logica antica ma trovando le soluzioni, a suo modo di vedere ottimali, e che quindi vanno contro il sistema?Ed oggettivamente le riforme possono essere catalogate in uno schema riduttivo che ne riduce la portata?Io credo di no!E tutto questo cosa c’entra con il Nuovo PSI?Beh credo che questa sia la Partita della NOSTRA sopravvivenza.O cogliamo il senso del cambiamento di epoca e di contesto nel quale viviamo oppure, noi, siamo dei perdenti.Qualcun altro un giorno farà quello che avremmo dovuto fare noi, ma l’occasione, per noi, che abbiamo la presunzione di saper cogliere i fatti perchè SOCIALISTI, sarà perduta per sempre.In questa logica credo che sia addirittura superata la contrapposizione tra PSE e PPE (e anche in questo caso perchè non immaginare il PD nel PSE così come era emerso a OPORTO?).Del resto se cerchiamo di guardare alla naturale storia del MONDO, tutto è in divenire, e quindi nulla è per sempre, conseguentemente perchè gli schemi che noi siamo abituati a concepire non possono modificarsi, e quindi perchè non proviamo noi ad essere protagonisti della STORIA?In questa logica credo che lo spazio che una forza a-dogmatica come la nostra, deve occupare è certamente quella di netta contrapposizione alle forze DOGMATICHE, che anche attraverso il sistema Bancario, vedi ultimi fatti, stanno occupando scientificamente tutti gli spazi che vengono lasciati vuoti.Noi abbiamo il dovere di compiere un forte atto di rottura con il PASSATO, dobbiamo saper guardare oltre le nostre abitudini, riprodurre in tempi moderni, e con i dovuti adeguamenti, quello che SARAGAT fece quando ebbe la forza di avviare il processo RIFORMISTA.Ecco perchè la FALSA COSTITUENTE è una BUFALA, ecco perchè dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre, ecco perchè dobbiamo avere la presunzione di identificare un progetto di LAICITA’ delle riforme che siano verso la direzione di uno STATO moderno ed efficiente.Ma davvero crediamo che questa sinistra sia la nostra? davvero siamo convinti che in un processo di avvicinamento al Centro-Sinistra noi saremmo in grado di non essere assorbiti da chi è più grande di noi e che si vuole occupare, da una prospettiva diversa, delle cose di cui ci vogliamo occupare noi?Dobbiamo essere alternativi al PD, che rappresenterà la nostra faccia speculare.E per essere alternativi non possimo che essere contrapposti.I nostri rivali non sono nè la Lega nè AN, bensì, sono coloro i quai pensano a delle riforme per noi inconciliabili, antiche e dannose.Poi forse avranno ragione loro, questo lo dirà la Storia, ma abbiamo almeno il dovere di provarci.Dobbiamo costruire un progetto LAICO di riforma dello STATO, ammodernando l’Università, rinnovando il sistema SANITARIO, stravolgendo l’attuale sistema del LAVORO e anche del sistema bancario.Credo che questo progetto sia più facilmente attuabile dalla CDL, per alcuni ragionevoli motivi.Il primo, è che la maggior parte dei componenti della CDL sono a-dogmatici; il secondo, elemento che forse è più importante del primo, perchè qui non ci sono SOCIALISTI LIBERALI, spazio che è nostro e che noi dovremmo coprire.E’ difficile pensare di fare una battaglia con chi vede la prosptettiva della vita in maniera diversa rispetto a noi.Poi lasciamo spazio alle speculazioni di bassa meschinità di alcuni poveracci che dietro a questo mio pensiero intravvede chissà quali manovre oscure che il CAV., con l’aiuto di qualche parlamentare ex Nuovo PSI, sta facendo per sfasciare (cosa poi? non siamo nenache considerati pulviscolo) il Nuovo PSI.Qui sta il motivo della nostra divisione, non sulle posizioni personali di Stefano Caldoro e del suo gruppo di “Napoletani”; Stefano, io e molti altri pensiamo di dover giocare questa scommessa rivoluzionaria, di voler dare un contributo alla storia del Liberal-Riformismo Socialista, trovando le motivazioni, le tracce i presupposti per fare un percorso nuovo e rinnovato.Siamo per uno Stato LAICO, Riformista, Liberale, siamo per rivendicare la nostra presenza nella costruzione di questo STATO, siamo per rivendicare l’autonomia di un pensiero moderno, innovativo, libero.Non abbiamo bisogni di collocazioni, abbiamo voglia di fare, di costruire, di giocare la partita della riforma dello Stato, con le nostre idee, con i nostri sogni, con i nostri progetti.Siamo convinti che non ci si debba prendere in giro nè si debba prendere in giro molti compagni che credono ancora nel Riformismo Socialista. Siamo per la chiarezza e se  questa dovesse anche creare la divisone siamo perchè questa divisione di strategia avvenga nel miglior modo possibile e con il minor trauma possibile.Ma per piacere basta con l’ambiguità della politica dei due forni, basta con la tattiche rivolte a imbrogliare qualcuno, basta con il cambio della posizione politica ogni 24 ore.Che qualcuno abbia il coraggio di dire una volta e per tutte che cosa pensa di fare da grande, senza problemi senza preoccupazioni, senza tatticismi e senza remore.Noi non vogliamo finire sotto le macerie per la seconda volta, vogliamo fare la nostra scommessa e vogliamo farla in grande.Siamo pronti al confronto, siamo pronti alla partita, siamo preparati a dare al Socialismo Rifromista Liberale un bel futuro. 

 

Salvatore: La guerra è stata preparata, ma la chiarezza politica può ancora fermarla!

Fà bene Del Bue a non arrendersi ad una nuova scissione del Partito e, penso, che tutti nessuno escluso voglia provare fino in fondo a ragionare dell’unità possibile. Certo la convocazione di un “nuovo” Consiglio Nazionale è un atto di rottura politica prima che un atto illegittimo.
Mauro nella sua lunga lettera ripercorre con onestà intellettuale gli ultimi mesi del nostro confronto interno, che, al di là dei documenti approvati, ha però evidenziato due convincimenti diversi rispetto alle scelte che il Partito dovrà adottare nelle prossime settimane. Ignorarlo non renderebbe un buon servizio a nessuno
Ma la proposta di Mauro ,a mio avviso, può ( e sarebbe auspicabile) essere condivisa, da tutti, nella logica della posizione “corsara”,
il Nuovo PSI ,
1) dentro la questione socialista e favorevole ad un cantiere che la faccia evolvere nel permanere all’opposizione al Governo Prodi e all’UNIONE, stante l’attuale bipolarismo;
2) al tempo stesso, pronto a rinegoziare da subito alleanze politiche con le forze di opposizione (ex Cdl ) e con quelle che si libereranno.
In questo quadro la proposta organizzativa unitaria di duopolio, così come Mauro l’ha definita, avrebbe ragione di esistere.

Gennaro Salvatore Segretario Regione Campania

Una proposta e un appello prima dello rottura. Mauro Del Bue

Uso toni forti volutamente, perché vedo che siamo ormai a un passo dalla definitiva divisione. E si tratterebbe di una divisione traumatica, non solo politica. Una separazione che porterebbe con sé molti lividi, molte ferite. Ho tentato in questa fase di fare di tutto per tenere unita la nostra piccola comunità, non perchè ritenessi l’unità un valore a sé, ma perchè non capivo il senso delle divisioni, sulle quali più oltre tornerò. Ho tentato di dare il meglio di me stesso non solo nell’attività parlamentare, ma anche in quella di partito, anche perchè sono stato eletto grazie a questa piccola comunità alla Camera dei deputati e mi sono sentito in dovere, dopo avere assaporato la gioia di una rinascita personale, di operare per evitare, subito dopo, la sua implosione e distruzione. Ho scritto tre documenti votati all’unanimità, dal Consiglio nazionale di luglio, dalla direzione di autunno e dalla segreteria di marzo. Non pensavo che si trattasse di carta straccia, ma di atti ufficiali, ai quali tutti dovevamo attenerci. C’è stato, è vero, un Consiglio nazionale dominato dalla baraonda, che però si è concluso con un altro documento votato pressoché all’unanimità e sottoscritto da tutti i membri del Comitato esecutivo, per la convocazione di un congresso a fine giugno (come proponeva il segretario De Michelis e non ad aprile, come proponeva Stefano Caldoro). Poi ci sono state contestazioni da parte di alcuni segretari regionali rispetto alla composizione della Commissione di garanzia. E in ottemperanza al documento approvato che postulava l’eventualità di un allargamento della stessa da parte del Comitato esecutivo, lo stesso esecutivo arrivava a delegare i segretari di proporre una quota deliberata all’unanimità. Cosa che non si è rivelata possibile, essendo i segretari regionali direttamente coinvolti nel dibattito e nelle divisioni del partito. La commissione di garanzia si è poi riunita e si è data delle regole attraverso un documento, a sua volta contestato da una parte (maggioritaria o minoritaria poco importa) di segretari regionali. A questo punto il segretario del partito ha deciso di riconvocare il Consiglio nazionale, adducendo il motivo che la commissione aveva il compito di deliberare le norme di un congresso unitario e non già di un congresso a mozioni. Questi sono i fatti nudi e crudi, incontestabili, credo. Alla luce di questi fatti ecco quello che accadrà. La riunione del Consiglio nazionale, alla quale non parteciperanno quei compagni che non la ritengono legittima, potrà deliberare lo spostamento del congresso o nominare altra commissione di garanzia o integrare quella esistente. Coloro che non ritengono legittima la sua convocazione perché, alla luce del documento approvato, il Consiglio nazionale era stato sciolto, impugneranno tali decisioni. Forse si finirà ancora in Tribunale (già si è parlato di un atto di impugnazione avanzato dal compagno Catrambone per annullare la deliberazione precedente). Sindrome di Stoccolma dei socialisti… La nostra comunità subirà altri smacchi pubblici (di noi si rischia di parlare solo come elemento di cronaca nera…). Siamo dunque di fronte a un precipizio. Per questo ho deciso di scrivere queste note e fare una considerazione e un appello. La considerazione è politica. Vedo che ci sono alcuni compagni che affrontano il problema della Costituente socialista come negli anni settanta si affrontava la questione dell’alternativa. Come se fosse uno slogan e forse anche come strumento di caratterizzazione e di lotta politica interna. Specifichiamo allora una volta per tutte la nostra posizione assunta all’unanimità (e che De Michelis ha forzato con quel “Io sarò con voi coi pochi che mi seguiranno” al Congresso dello Sdi). Noi abbiamo posto dei paletti alla Costituente, che devono rimanere validi per tutti e che personalmente, ma devo dire anche De Michelis, ho sostenuto alla riunione di giovedì pomeriggio alla quale hanno partecipato anche Villetti, Turci e Caldarola, trovando notevole disponibilità, soprattutto negli ultimi due. Non si potrà costruire un nuovo partito socialista con noi, se esso avverrà nell’ambito di questo sistema elettorale e imporrà il nostro passaggio a sostegno di questo governo. Ricordate? Mai in questa legislatura e con questo governo. Ciò significava che a fine legislatura o a fronte di un altro governo tutto poteva cambiare. La dobbiamo smettere di inventarci la politica a nostro piacimento. Siamo in questa legislatura e c’è il governo Prodi. Esiste ancora un sistema bipolare e non c’è il modello tedesco (l’ultima proposta dei Ds è il ritorno al Mattarellum). Su questo tutti ci eravamo detti d’accordo, no? Qualcosa è cambiato? Lo potrebbe essere se la divisione passasse tra chi propone di cambiare campo e, dall’altro lato, chi propone il ritorno organico nella Casa delle libertà, senza l’Udc. Ma ufficialmente nessuno nel partito propone né l’una né l’altra cosa. Eppure il clima è diventato talmente pesante che non solo è difficile discutere, ma si minacciano ormai quotidianamente ricorsi giudiziari. Evidentemente la politica c’entra fino a un certo punto. E allora dobbiamo essere chiari anche su questo. L’estate scorsa, dopo le elezioni politiche, il segretario De Michelis ci propose una sorta di rinnovamento al vertice del partito, per tenerlo unito e per utilizzare al meglio una risorsa politica primaria che, non per colpa sua, ma per la ruota della fortuna che gira a volte a favore dell’uno e a volte dell’altro, si era ritrovato a casa, dopo avere fatto il ministro e aver rifiutato di entrare nel diritto di tribuna di Forza Italia con elezione garantita (al contrario di Moroni e Ricevuto). Caldoro alla segreteria e De Michelis alla presidenza, come nel Pri Nucara e La Malfa. La leadership di De Michelis non avrebbe subito nessuna penalità. Si disse: Pannella non è segretario, Casini non è segretario. Oltretutto, ho pensato, un po’ di rinnovamento non avrebbe stonato in un partito che certo non può vivere accentrando tutto nella stessa persona, cosa che ormai non avviene né nei partiti più grandi né in quelli più piccoli di noi. E questo a prescindere dalla stima e dai meriti storici di Gianni, che tutti, compreso Stefano, gli riconobbero. Si disse, prima dobbiamo fare i documenti politici. Prima la politica, poi il resto. Giusto. Cominciammo in estate col Consiglio nazionale finito all’unanimità, continuammo col seminario di Orvieto, concluso all’unanimità, procedemmo con la direzione di autunno, anch’essa conclusa all’unanimità. Si disse: Caldoro ha un’altra posizione politica. Quasi invitandolo ad assumerla ufficialmente. Oppure: firma i documenti, ma in realtà la pensa in altro modo. E qui si entra nella dimensione psicanalitica a fronte della quale non si può che alzare le braccia. In realtà si formò nel partito una componente contraria all’elezione di Stefano. Questa è la verità. E si cambiò idea, certo approfittando anche di posizioni (il no a Bertinoro) che hanno finito per portare Caldoro ad esprimere una contrarietà a mio giudizio assai discutibile a un convegno al quale ho personalmente partecipato con interesse e anche entusiasmo. Poi si arrivò al Consiglio di marzo e allo scandaloso conflitto, che per primo ho denunciato pubblicamente. In quella circostanza un compagno mi disse, eccitato: “E’ colpa tua e dei tuoi ambigui documenti”. Questo compagno ha inteso trasformare quello che pensavo essere un merito in una colpa. Pazienza. C’è sempre, spazio, mi disse un vecchio dirigente siciliano, per nuovi emergenti quando arrivano le alluvioni. Poi però si finisce sott’acqua tutti.
Possiamo ancora salvare il salvabile, e soprattutto vogliamo salvare il salvabile? Questo chiedo a tutti. in particolare confidando nella volontà del segretario del partito, che è il principale esponente e dunque deve assumersi appieno la sua responsabilità. La mia proposta parte dalla possibilità di ricomporre una linea politica unitaria, perchè dividerci oggi potrebbe significare non unirci mai più. Ed è sintomatico che ogni volta che si parla di unità socialista si divida irrimediabilmente il Nuovo Psi. L’unità che produce divisione rappresenta per noi il paradosso politico più deprimente, l’ossimoro più sconcertante, forse una condanna del destino. Deponiamo le asce di guerra e lasciamo che i tribunali facciano il loro lavoro (ne hanno tanto, purtroppo). Rilanciamo e realizziamo insieme il patto dell’estate scorsa, con un duopolio politico di emergenza alla guida del partito, da votare attraverso un nuovo Consiglio nazionale e da sancire in un Congresso unitario, da convocare a giugno assieme a un documento politico che riprenda i famosi tre punti (sì al cantiere della costituente socialista, no all’Unione e al governo Prodi, sì alla legge elettorale alla tedesca), ricomponiamo l’unità interna in attesa delle future scelte, oggi non mature. E intanto sospendiamo Consigli e Congressi di conta. E se non accettiamo questa idea troviamone un’altra che sia migliore e che meglio garantisca la nostra comunità. E in quest’ultima settimana smettiamo di litigare sul sito e concentriamoci sulle elezioni amministrative di domenica dove tanti compagni hanno presentato liste e candidature e meritano il nostro rispetto e il nostro sostegno. Al di fuori di questa possibilità non vedo altro che una frattura, l’ennesima dopo quella del 2001 e del 2005, con gli stessi identici strascichi. Personalmente mi sono battuto anche per scongiurare quelle di allora (l’ultima per noi è stata la più pesante e pagata a caro pezzo elettorale per il clamore negativo suscitato, anche se, almeno, motivata da una contrapposta scelta elettorale), mentre in troppi. anche al nostro interno, esultano come gli ultras di uno stadio ogni volta che il nostro atomo si divide. E non mi pare che abbiano nel frattempo inventato nuove formule fisiche per far vivere più agevolmente le sue parti disarticolate. In troppi parlano di questa nostra piccola comunità come di un partito vero, dove si possano fare congressi e consigli nazionali per stabilire maggioranze e minoranze. A parte il fatto che, come il Congresso dei Ds ci ha insegnato, ormai le minoranze nei partiti non esistono più perché se ne vanno, noi non siamo un partito come i Ds. Siamo una piccola comunità con soli due parlamentari italiani e due europei e con meno dell’1% di voti, senza finanziamento e con un quotidiano ancora da finanziare e al centro, a sua volta, di una forte polemica. Potremmo noi assumerci la responsabilità di trasformare la tragedia socialista in una ennesima commedia? Guardate che non c’è niente di peggio che passare dal tragico al comico… Noi non possiamo solo pensare a come ci giudichiamo da soli. Ma soprattutto a come ci giudicano gli altri. E se la nostra comunità riesce perfino a rompersi a fronte di una situazione politica tutt’altro che statica, ma in assoluto movimento, e i cui esiti sono ancora ignoti, se oggi non siamo chiamati a dividerci su una scelta chiara e riusciamo tuttavia a dividerci lo stesso, compiamo un miracolo negativo, le cui proporzioni si riveleranno tanto più assurde, quanto più pesanti per tutti. Abbiamo tutti tale consapevolezza? Lo spero ancora.

Mauro Del Bue

Alvigini di Padova:COSI’ RINASCE IL P.S.I.?

  

Il capo-famiglia che annunciasse ai propri famigliari: “abbiamo comprato casa!” non potrebbe sottrarsi a domande quali: dove? Con quali vicini? E, soprattutto, quale casa?

Gianni De Michelis da troppo tempo sembra disattendere uno dei pilastri fondanti della natura socialista: il dialogo con la base, la condivisione con i sostenitori del partito di una linea politica.

Il che non è un appunto di poco momento, non solo visti i frutti disastrosi raccolti in questi ultimi anni, ma soprattutto considerando che oggi, più che mai, gli iscritti al Nuovo PSI non possono che essere considerati di provata fede ed interessati solo all’idea.

Formulata questa premessa metodologica, appare evidente che la casa nella quale ci viene prospettato l’ingresso, non è nemmeno definita nei sui tratti essenziali, quasi che la ricerca dell’unità socialista possa prescindere dall’unità delle idee dei socialisti.

I manovratori della riunificazione provengono da esperienze diverse ma tutte comunque negative, e paiono più interessati alla ricerca di una improbabile sopravvivenza che alla rifondazione di un polo laico e socialista degno di tal nome.

Nessuno vuole seppellire oltre 100 anni di storia del partito, anzi, se ancor oggi siamo qui a discutere ed a lottare è proprio perché siamo figlia di tanto passato.

Ma è esattamente perché non siamo nati ieri che possiamo permetterci di ignorare il mutamento dei tempi, lo scenario che la società civile italiana offre oggi, il contesto politico in cui si intende comparire ed incidere.

Dopo i post-comunisti, gli ex democristiani, ed i vari “pentiti”, si rischia di dar vita ed un partito che poco o nulla ha da dire di nuovo.

Senza un progetto politico attuale, moderno, in assenza di un linguaggio accessibile al giovane elettore, discettare di riunificazione socialista rassomiglia ad un vuoto esercizio di retorica politichese.

In presenza di questo bipolarismo, sotto il vigore dell’attuale legge elettorale non può esservi spazio alcuno per una componente laico-socialista.

Nulla viene ipotizzato nemmeno circa le possibilità, tutte da verificare, si intende, di aprire il nuovo partito anche ai tanti laici non strettamente socialisti (repubblicani, socialdemocratici, liberali, radicali e così via).

In buona sostanza: la prima mossa da fare non può che consistere nella presa di distanza ( che lo Sdi non fa ) dall’attuale governo per assumere una posizione terza, indipendente e manovriera; lavorando nel contempo per la concentrazione di tutti i potenziali interessati ad un vero polo laico-socialista, cui dar corpo attraverso una previa concertazione politica.

Il futuro è dei giovani e con i giovani; il nuovo soggetto politico che va delineandosi non può somigliare ad una adunata di reduci bastonati, animati dal desiderio di rivincita.

Occorrono idee nuove ed uomini nuovi.

A tale obiettivo bisogna mirare, superando tatticismi di scarso respiro, di breve vita e di miope ottica.

Cominciamo con il riunirci e discuterne.

 

Paolo Alvigini

Membro Direzione Provinciale Padova

Elezioni Francesi

Credo che lo sforzo ed i tentativi di tradurre in chiave italiana il voto francese, non abbiamo fondamenti né analisi riconducibili. Ed altrettanto potremmo dire di quello inglese, o spagnolo, o tedesco… Se la propensione futurista è di tradurre il tutto in chiave europea, ciò che manca, e che mancherà per parecchio, è una ”storia condivisa “. A ricordare la guerra di secessione americana, ci vorranno cento anni per realizzare gli Stati Uniti… d’ Europa, basti pensare che solo sessant’anni fa eravamo in  guerra contro
la Francia e l’Inghilterra… Per il momento di unica abbiamo solo la moneta, troppo poco per parlare di tradizione comune, di lingua  comune, di politica  comune…  Un primo passo coraggioso potrebbe essere quello di lanciare partiti di riferimento europeo… E, visto il nostro innato spirito europeista, perché non esserne i precursori ? Dar vita ad un vero Pse  frutto di congressi di base, che si misurasse su uno Statuto  costituente (là sì, necessario, per sintetizzare le diverse realtà nazionali) e che eleggesse i suoi rappresentanti, il suo Segretario. Di che socialismo parleremmo, allora?  Quello disposto ad allearsi ai comunisti ? quello che si richiamasse a Marx? L’errore di Segolene è stato quello di non smarcarsi da un certo massimalismo, di inseguire più l’arcobaleno che non la bandiera  francese. L’effetto antisistema iniziato  a metà anni 60 è alla canna del gas. Il disordine pubblico delle banlieus o degli stadi non è più di sinistra, ma contro la società. Bisogna ridare contenuti alla cultura socialista, aggiornarla per tradurre i bisogni e le aspettative della gente che vuole migliori qualità esistenziali, nel lavoro, nella sanità,nel tempo libero…. Una politica finanziaria fondata sulla tassazione non è di sinistra, la difesa dell’attuale sistema pensionistico, quando la media di vita è aumentata di 10anni, non è di sinistra. Le rivendicazioni e la politica della CGIL non è di sinistra. Pecoraio Scanio e Di pietro non sono di sinistra. Il Pd non  è di  sinistra… A leggere taluno, anche in casa nostra, sembra che il problema, l’infamia, sia questa: stare o meno con quelli che si dicono”di sinistra “, non già per contenuti, ma per etichetta o  schieramento… I comunisti del compromesso o gli Sdi di oggi… ( provare per credere )così ci trattano, fatto salvo che non facciamo loro comodo… o che il Nuovo psi non sia organizzato (o inesistente ). In Polesine noi siamo l’entità socialista più qualificante. All’ opposizione in Provincia e nei due comuni più grossi. Gli assessori e le  prebende sono tutte dei boselliani e zavetteriani, ma io non vedo  politiche di sinistra. Allora oltre che di Nuovo Psi adesso ho cominciato a parlare di “nuova sinistra “, quella che parla di riformismo liberale, di laicità, di gradualismo, di tolleranza, di economia informatica e nanotecnologica, di progressismo, di Europa socialdemocratica e non marxista. C’è ancora spazio e tempo per diventare riferimento popolare di queste idealità. Anzi ne abbiamo quasi un dovere sociomorale oltre che storicopolitico ! Se questi “sinistri”italiani fossero stati zitti invece che appoggiarla, probabilmente il risultato poteva cambiare per
la Royale, che non già per le catene della vetero sinistra interna ha perso, ma perché non è stata credibile per il centro moderato della borghesia francese (che avrà valutato anche quello che sta succedendo da noi con i suoi deleteri falsi fans al Governo… ).  Lo snodo politico, anche  per la società italiana, non solo per il socialismo che vuole esserne “al servizio “, è lì, al centro.  Alleanze  a sinistra, con questa falsa sinistra, ma anche con quella vera, sono antiitaliane, sono antieuropee. E’ portare la  sinistra verso il centro, conquistare al socialismo a-comunista i ceti moderati che darà all’Italia una più efficace, larga ed omogenea governabilità. Abbiamo un grande compito: dare spazio,voce e  rappresentatività a questi cittadini, come ai tempi di Labor e delle Acli.. Non sarà un simbolo rapinato  ed aggiunto al sinistrismo che farà morire questa idea.  

Angelino MasinSegretario della Federazione di Rovigo

Non possiamo solo guardare. Sergio Verrecchia

“Stiamo bene dove siamo stati…” è la frase di un recente intervento sul sito a commento critico di un sondaggio di “La Repubblica” che dava, ad un novo soggetto politico socialista in Italia, il 7% delle preferenze.
Questa frase, in realtà, è emblematica e fotografa esattamente il nostro dibattito interno.
Di fronte alla proposta di aderire ad una Costituente Socialista, i critici, rispondono paradossalmente proprio così: stiamo bene dove stiamo.
Ora in politica si può tutto. Si ha cioè la libertà di dire e di comportarsi secondo schemi e previsioni a 360 gradi. Quello che però non è possibile fare è pretendere di determinare anche il risultato delle nostre azioni.
L’esito invece è la conseguenza naturale di quello che abbiamo esposto e proposto.
In una situazione Italiana in veloce cambiamento, tanto da considerarla ormai il prodromo della terza Repubblica, il restare fermi, ottiene l’effetto del passeggero che, arrivato in ritardo sul molo, non può fare altro che guardare mestamente la nave prendere il largo.
Oggi non c’è più la sigla dei postcumunisti che ultimamente si amavano chiamarsi Democratici di Sinistra.
Non ci sono più quei democristiani che si coprivano con le Margherite.
C’è invece una nuova, anacronistica e consistente forza vetero comunista che si ritrova in Rifondazione e Comunisti Italiani.
Siamo alla presenza di una scissione dei DS con Mussi ed il suo Correntone a cui si aggiunge una grande fetta dei seguaci di Angius. Emorragia che sta contagiando gli stessi radicali di Pannella.
Boselli, dopo molti anni di sussurri, sembra ritrovare il coraggio di urlare in faccia a Fassino e D’Alema le loro colpe di aver voluto da sempre distruggere i socialisti italiani.
Casini e l’UDC hanno deciso di smarcarsi da Berlusconi e di tentare l’alleanza con l’UDEUR
La Lega di Bossi sembra aver assunto un ruolo autonomo nel rapporto con Prodi.
La riforma elettorale, qualsiasi essa sia, produrrà inevitabilmente lacerazioni che avranno conseguenze anche sulla vita del governo. Pensiamo solo alla posizione di Mastella.
Si apre a sinistra un vuoto politico lasciato libero dal Partito Democratico. Un’improvvisa depressione naturale che presto sarà riempita dalla prima acqua in arrivo. Acqua socialista.
In tutto questo movimento tellurico l’unica ed intelligente proposta che sappiamo elaborare sarebbe: “stiamo bene dove siamo stati?”
Tardiamo ad accorgersi che lì, dove siamo stati, non c’è più nulla di eguale a prima.
La Costituente Socialista è sicuramente un’ipotesi nuova, un’occasione, favorita dallo spazio abbandonato dai neofiti democratici. E’ sicuramente una scommessa piena di insidie, di pericoli, di ostacoli, di preoccupazioni, ma è pur sempre una proposta credibile, un’occasione storica concreta ed attuabile.
Mi trovo sconcertato verso chi, rifiutandola, non offre nessuna alternativa precisa o credibile.
Il potere di esercitare un veto è sempre un potere in negativo, di risulta. Non è mai un progetto o una guida e non produce mai una leadership.
L’invito ai compagni non convinti è di trasformare la loro critica in una proposta alternativa, in modo da permetterci una valutazione.
E’ inaccettabile invece il suggerimento di “stare dove siamo stati” perché, più che una proposta, sarebbe una condanna a restare soli, sulla banchina ormai deserta, in compagnia delle proprie colpe.

Sergio Verrecchia

IDENTITA’ E AUTONOMIA Per un rinnovato Nuovo PSI

DOCUMENTO DELLA LOMBARDIA            Il V Congresso Nazionale del Nuovo PSI, cade in un periodo di notevoli  difficoltà per il Paese, in una fase di crisi manifesta del panorama politico, in un momento  molto delicato  per la vita del Partito.L’occasione congressuale e, quindi, quella precongressuale accende gli animi e le passioni politiche, e noi Socialisti siamo ben consapevoli di questo, ma l’importante è avere chiarezza politica  e determinazione.   Il Paese è in gravi difficoltà: la crisi è complessa, perché istituzionale, politica ed  economica e ciò non consente al sistema Italia di tenere il passo degli altri partners dell’Unione Europea, che proprio in questi giorni ha celebrato i suoi 50 anni.La crescita è bassa, arranchiamo dietro i parametri di Maastricht e le decisioni di Ecofin la disoccupazione è alta, perdiamo competitività, marciamo ormai a livelli che sono la metà (in percentuale sul PIL) rispetto agli altri paesi europei nostri concorrenti.E’ evidente che il Paese ha urgente bisogno di svolte programmatiche  efficaci   ed incisive, sorrette però da scelte di fondo e assetti politici stabili, che al momento non si intravedono neppure. Infatti l’attuale governo Prodi II, uscito di recente da una crisi che aveva portato alle dimissioni il Presidente del Consiglio, rispetto al primo appare ancora più debole , rissoso e improduttivo a causa della nota eterogeneità della stessa coalizione e per mantenersi in piedi cerca aiuti di qua e di là, ricorrendo sempre più  spesso alla fiducia, in quanto al Senato dispone di una maggioranza risicatissima.La sinistra dogmatica infatti condiziona le strategie di governo e la collocazione internazionale del nostro Paese, che non può che essere su una politica sia Eurpoeista, ma Atlantica.Oggi come oggi, dopo la nefasta stagione di Mani Pulite che portò alla distruzione dei  tradizionali  partiti di governo ( DC e PSI ) , la vita politica italiana è quasi cloroformizzata da un vero e proprio “blocco autoritario” , che vede al centro del sistema politico e delle varie alleanze i soli DS e la Margherita, che cercano di occupare tutto ciò che è possibile in termini digestione del potere.La grave anomalia che ci differenzia dagli altri Paesi occidentali è che partiti della tradizione comunista e post siano al governo del nostro Paese.In Italia esiste una FALSA SINISTRA ,occupata e diretta da volontà politiche con connotazioni illiberali e che punta solo a distruggere o fagocitare i suoi  avversari politici.Ecco la crisi della Sinistra italiana.I  DS  con arroganza tentano di autodefinirsi socialdemocratici, ma non hanno mai avuto il coraggio di affrontare alcun processo di revisione critica dell’esperienza comunista in tutti i suoi risvolti negativi e sopravvivono in una doppiezza politica di fondo, per cui non è possibile politicamente inquadrarli come forza tradizionale della sinistra europea liberale e garantista. 

Il trasformismo nel Partito Democratico non è altro che una riedizione  del compromesso storico  anche questo già distrutto dalla storia.Il partito democratico, già definito dallo stesso ministro Parisi un altro ennesimo vecchio Partito, è un progetto e un paradosso nello stesso tempo perché, non è ancora nato, e già esistono dissensi e tensioni sul terreno della supremazia interna o dell’egemonia  tanto radicalizzata nei post-comunisti.Cosa ancor più grave è che sono emersi negli stessi DS segnali molto chiari che potrebbero portare a fratture o scissioni. Un tempo gli eredi del Partito Comunista erano monolitici e compatti  in nome dell’ideologia e del capo di turno.Le ricadute in termini di assetti politici, governo e governabilità sono catastrofiche e sotto i nostri occhi: la coalizione di governo, falsamente definita “centro-sinistra” è sostenuta dalla grande industria alle Confederazioni sindacali, dalle forze massimaliste della sinistra più estrema e ai no-global. Insomma, un groviglio di idee e posizioni politiche affatto convergenti anzi contrapposte, per cui addio governabilità.Del resto il precario equilibrio politico e di governo che si è instaurato  ha come unico obiettivo la gestione del potere per il potere, ma non ha nulla a che vedere con una vera politica riformista e di centro-sinistra,soprattutto nel settore dell’economia.Disoccupazione,Mezzogiorno abbandonato a se stesso,spesa corrente in aumento, crescita della pressione fiscale per imprese e famiglie, contrazione dei consumi. Questa politica economica impoverisce la società italiana, strangola il ceto medio produttivo, i giovani e il  Mezzogiorno,porta al disastro gli enti locali e i servizi pubblici.Si profilano gravi difficoltà economiche per larghi settori della società italiana e si percepisce una forte reazione di rigetto sia al Nord che al Sud.In questo panorama politico, economico e sociale il Nuovo PSI cosa intende fare, dove vogliamo andare, e con chi?Sono domande serie, alle quali dobbiamo dare risposte chiare e concrete.E’ indispensabile la chiarezza delle idee e delle decisioni da assumere.Non è più possibile tollerare di vivere in un limbo indefinito, essere titubanti, ondivaghi e addirittura inaffidabili nella linea politica.Il Partito va rinnovato e rivitalizzato senza più ambiguità.Questo Partito deve crescere, quindi dobbiamo rinserrare le fila e riprendere la marcia in nome del Socialismo Italiano. Ancora una volta dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare con impegno e abnegazione.Il primo punto a nostro favore è l’IDENTITA’ SOCIALISTA, cui non rinunceremo mai, così come non accetteremo mai uno slogan dell’Ulivo del tipo “ meno passato, più futuro”, perché noi Socialisti siamo orgogliosi del nostro passato, ricco di cultura e di storia, di battaglie di vera sinistra,di esperienze di governo riformiste e liberali. La nostra identità ha le sue radici nel Socialismo Europeo,liberale e riformista di Turati,Rosselli,Saragat,Nenni, Craxi.Saragat si contrappose allo schieramento del fronte popolare ed ebbe ragione, Nenni e Morandi invece vi aderirono e le conseguenze furono disastrose per il PSI. Poi finalmente nel ’56 vi fu la scelta autonomista dello stesso Nenni  e il superamento dell’ alleanza col PCI.Anche oggi  la scelta della nostra linea politica è impegnativa come quella fatta da Saragat negli anni del dopoguerra, cioè di netta contrapposizione al blocco sovietico della cortina di ferro. Se quella fu una scelta epocale basata sulla politica estera oggi è fondamentale una scelta di politica interna ma di dimensione europea per affermare scelte riformiste per una trasformazione epocale della società Italiana già inserita nel contesto Europeo.La stessa esperienza politica di Bettino Craxi non può e non deve essere sottaciuta, bensì rivalutata e spetta solo a noi socialisti. Le strumentalità di Violante sono solo provocazioni. Proprio lui è stato il regista di tangentopoli.  Pur tra luci ed ombre sono tante le intuizioni e le decisioni politiche di stampo riformista e di forte impatto sociale (riforma della scala mobile) che il PSI ha fatto sue negli oltre 100 anni di storia.Bettino Craxi appartiene di diritto alla storia del socialismo italiano e dell’Italia così come a quelle europee insieme a Mitterand e Willy Brand, e noi intendiamo portare avanti le nostre lotte nel suo esempio. Nessuno deve riabilitarci o restituirci l’onore, semmai sono gli altri che hanno bisogno di fare i conti con il loro passato.Certo la questione socialista deve essere prioritaria nella nostra agenda politica, siamo aperti al dialogo con i Soicalistsi presenti nei diversi schieramenti, ma nella chiarezza e tenendo ben saldi identità ed autonomia.Ai compagni dello SDI diciamo chiaramente che non condividiamo la loro collocazione nell’attuale falso centro- sinistra e che contrariamnete a quanto sostengono neppure li vediamo interessati alla lotta politica per scomporre un quadro che garantisce loro solo insignificanti rendite di posizione.L’unità dei Socialisti è indubbiamente un richiamo sentimentale di forte pregnanza; ciò però non deve essere confuso con il ragionamento politico, che viceversa deve tenere conto dell’attuale sistema bipolare e delle diverse collocazioni che in questi anni i Socialisti hanno assunto.Noi del Nuovo PSI abbiamo assunto una collocazione Politica, non dettata da opportunismi del momento, ma perchè convinti che la CDL rappresentasse la continuità del valori Laici, Socialisti e Riformisti; eravamo e siamo convinti che questa fosse la valida alternativa a questa FALSA SINISTRA.La costituente socialista che non è in grado di dire con chiarezza No al PD, No all’ingresso del nuovo soggetto socialista in questa falsa sinistra, No al Governo Prodi.Dovrebbe dire invece, con solare chiarezza, Si all’allargamento verso i riformisti della Casa delle Libertà.Ecco perchè affermiamo che questa COSTITUENTE, che porterebbe il Nuovo PSI a confluire nello SDI o in un soggetto organico al GOVERNO PRODI e a questo falso centro sinistra, è UN IMBROGLIO, a cui non possiamo che dire NO!       

Diciamo invece SI e con convinzione ad una VERA Costituente che conduca all’unità di TUTTE le anime socialiste ma lo SDI deve saper rinunciare all’alleanza con questa sinistra massimalista ed assumere una chiara posizione di netto rifiuto di questo sistema bipolare contrario ai valori ed al pensiero socialista riformista.

         Non abbiamo mai barattato quei valori che per noi sono irrinunciabili: identità ed autonomia.Noi socialisti non siamo in vendita nè intendiamo cedere a chi, senza avere alcun titolo vorrebbe illegittimamente occupare lo spazio politico che ci spetta di diritto, lo spazio del socialismo Italiano.Certamente il paese è stanco, il gruppo dirigente è incapace di risolvere i problemi di un paese, si industrializzato ma chiamato anche a competere in una realtà di mercato globalizzato e tecnologicamente avanzato.Dobbiamo proporci un obiettivo più ambizioso, ricreare la sinistra in Italia con i suoi caratteri tradizionali libertari, garantisti e di giustizia sociale e questa sarà una lotta ancora più dura perché deve inevitabilmente passare attraverso la sconfitta dei DS.Solo da un processo liberatorio traumatico può nascere una autentica sinistra: la frantumazione dei DS e il fallimento del Partito Democratico.La nuova forza Socialista deve tendere ad un patto generazionale, non necessariamente anagrafico, che svincolato dai ricatti dei Socialisti della Prima Repubblica, individui i bisogni emergenti e fornisca le risposte che possono rendere il nostro Paese competitivo.Ecco il grande momento riformista che dobbiamo cogliere: il paese ha bisogno di una serie di riforme rivitalizzanti e mirate allo sviluppo del sistema economico nazionale, ivi compreso il mezzogiorno,  all’aumento di competitività delle imprese, alla salvaguardia ed al miglioramento delle nostre posizioni.Noi socialisti possiamo formulare una proposta di politica economica precisa ed alternativa a quella del governo Prodi, sforzandoci di coniugare sistema di mercato ed equità sociale:  

– riforma della pubblica amministrazione;– riforma dei meccanismi di spesa, ivi comprese le pensioni;– riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie;– flessibilità di salari ed orari di lavoro nel mezzogiorno;– ripresa qualificata, non indiscriminata, degli investimenti pubblici e dei servizi;– adeguata politica delle privatizzazioni, senza svendite a chicchessia;– infrastrutture moderne e funzionali (strade, ferrovie, aeroporti, telecomunicazioni ecc);– costo del lavoro: flessibilità ed incentivi fiscali;– riforma del sistema del welfare, rivedendo le prestazioni tradizionali alla luce della nuova situazione demografica e nell’obiettivo di evitare contrapposizioni tra anziani e giovani, tra nord e sud e aggiornamento dello Statuto dei lavoratori.Tali interventi hanno la finalità primaria di accelerare e vivacizzare la ripresa economica del Paese per equipararla nell’immediato agli altri paesi europei e non. Il Nuovo PSI non deve ripetere gli errori del recente passato: l’alleanza elettorale suicida con la Nuova DC , l’uscita di Bobo e Zavettieri, le diatribe sul simbolo, ma soprattutto vi deve essere certezza della linea Politica, che non può più essere ambigua e inaffidabile.Ora più che mai dobbiamo essere aperti al dialogo ed alle alleanze con tutti gli interlocutori liberali e democratici che ci hanno consentito la rinascita del partito dopo lo scioglimento del ’94, il 2% alle Europee ed il radicamento negli Enti Locali. Con la Casa delle Libertà abbiamo temi di comuni obiettivi politici ed inoltre la garanzia di conservare la nostra identità ed autonomia.Noi riteniamo non più rinviabile la riorganizzazione del Partito nei termini sopra descritti, perché è giunto il momento di liberarci dai bizantinismi del passato e rispondere al meglio alle richieste della gente comune.Se vogliamo crescere e, lo dobbiamo, è necessario ricoquistare il territorio, andando a porre la bandierina del nostro Partito in ogni Comune, essere più vicini ai compagni di base, ai simpatizzanti, a chi intende avvicinarsi a noi per le nostre idee e le nostre iniziative politiche.          

            Noi ci sentiamo ancora in grado di tenere alta la bandiera del Socialismo italiano, abbiamo grinta, determinazione,voglia di innovare,spirito di iniziativa e queste doti abbiamo il dovere di portarle all’esterno, cercando di dare un contributo forte per la costruzione di un domani migliore per le future generazioni.in tutti questi anni abbiamo lottato per mantenere alta la tradizione del GAROFANO:non possiamo rinunciare adesso, non possiamo perdere il nostro simbolo, solo perchè alcuni modesti interessi di parte lo vogliono SVENDERE. 

Primi Firmatari  Riccardo Albertini (milano)Bruno Rubes (monza)Roberto Formaggia (milano)Alfredo Di Lisa (milano)Angelo Giglielmo (lecco)Orazio Adorni (cremona)Mauro Alzini (mantova)Massimo Stefanetto (monza)Franco Spedale (brescia)Edmondo Piombino (milano)Franco Rotelli (bergamo) Seguono altre firme        

SINISTRA: ZAVETTIERI, AI SOCIALISTI COMPITO COSTITUENTE

(ANSA) – CATANZARO, 2 MAG – ‘Ai Socialisti Italiani, allo Sdi, al Psdi e al Movimento di Bertinoro di Turci e Caldarola spetta il compito di costruire un profilo politico e programmatico alla Costituente Socialista in via di fondazione che sia in grado di dare la risposta alla crisi istituzionale, politica e democratica del Paese che tanto il Partito Democratico che la Sinistra Unita, per loro natura e composizione, non sono in condizione di assicurare. Tocca a Boselli convocare le squadre e dare inizio alla partita’: l’esortazione ad avviare il percorso tracciato con gli appuntamenti di Bertinoro, Rimini e Fiuggi e’ di Saverio Zavettieri, segretario nazionale de ‘I Socialisti Italiani’, che si inserisce nel dibattito di questi giorni, dopo la mancata adesione al Pd delle mozioni di Fabio Mussi e Gavino Angius.
‘Da oltre un secolo, da quando esistono i partiti di sinistra, il contrasto tra socialisti e comunisti e’ stato – osserva Zavettieri – una costante, e nell’ambito degli stessi partiti socialisti il confronto-scontro tra massimalisti e riformisti permanente e tale – aggiunge – da mettere a rischio la convivenza e l’unita’, che resisteva all’opposizione ma esplodeva ogni qualvolta si assumevano responsabilita’ di governo. Questa – ribadisce il segretario de ‘I Socialisti Italiani’ – e’ la storia dei rapporti tra comunisti e socialisti nell’ambito della sinistra che difficilmente si puo’ ignorare, a meno che qualcuno – e’ l’opinione di Zavettieri – non sia capace di compiere il miracolo di annullare le differenze e fondere nello stesso soggetto politico riformisti e massimalisti provenienti per di piu’ da esperienze e percorsi diversi’.
‘Si riorganizza il sistema politico con la costituzione, tra Ds e Margherita, del Partito Democratico, e si muove anche, per effetto indotto, la sinistra nelle sue componenti radical-comunista e socialista-riformista che possono confrontarsi e dialogare tra di loro, come a maggior ragione con il Pd, ma che difficilmente potranno concorrere a dare vita ad una formazione politica di sinistra stante – conclude Zavettieri – le notevoli distanze e le divergenti visioni politiche e strategiche sulla politica delle riforme oltre che su quella estera’. (ANSA).

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Diliberto ha sancito la fine della costituente SOCIALISTA

Il Congresso di Diliberto ha chiarito una volte e per tutte, se ve ne fosse stato bisogno, la fine della “FALSA COSTITUENTE SOCIALISTA”.
Questo è stato l’ultimo, penso questa volta non solo in senso temporale, ma anche politico, atto del Segretario De Michelis.
È ovvio che quello che inizialmente si prospettava come una novità possibile nel panorama politico italiano è naufragata dopo neanche una settimana.
Non per fare la Cassandra di turno, ma era tutto previsto e prevedibile.
Cercherò di spiegare il perché.
Innanzi tutto il primo passaggio è stato il doppio Congresso DS e Margherita; due partiti che si stanno preparando alla formazione del nuovo Partito Democratico.
Credo, che sia solo dialettica interna la collocazione di questo Partito nell’ambito Europeo; penso infatti che in una Europa in trasformazione tutto questo conti relativamente.
Anche la Francia sotto certi aspetti ci può dare spiegazione (era più a sinistra Segolene o Sarko?).
L’elemento centrale è la formazione di un nuovo Partito che definirei senza dubbio di “massa e moderato”.
Questo implica almeno tre conseguenze:
la prima è che necessariamente un partito di massa occupa spazio e nel momento in cui è anche moderato è evidente che ridurrà polpette i partitini satelliti.
La seconda che consegue direttamente dalla prima è che i “partitini”, soprattutto quelli meno moderati o se vogliamo chiamarli con il loro nome, “RADICALI”, sono obbligati a coalizzarsi.
Questo è quanto sta avvenendo dopo il Congresso del PDCI, con una ulteriore conseguenza per gli avventurieri della “Costituente”. Con chi andranno avanti? Da soli e saranno schiacciati? Con Diliberto, Bertino..tti, Pecoraro, MUSSI SALVI ed ANGIUS ed altri?sSranno costretti ad entrare nel P.D.?
A rendere ancora il tutto più caotico si aggiunge il buon Del Turco, che dopo aver liquidato il PSI (ricordate?) adesso vuole liquidare lo SDI, fondando una corrente interna che dichiara necessario il passaggio e l’ingresso di QUESTI Socialisti nel Partito Democratico.
La terza conseguenza è che tutto quello che accade da una parte si ripercuote specularmene sull’altra.
È quindi assai probabile che si giunga ad una Federazione della CDL.
Certo oggi si leggono posizioni diverse, in parte tattiche, in parte motivate, ma in un sistema BIPOLARE, come quello nel quale siamo, questo sarà inevitabile.
Ecco perché la “COSTITUENTE” è una GRANDE BALLA, che certamente colpisce il sentimento ma che non può trarre in INGANNO.
È un processo morto defunto, finito.
È l’ennesima cantonata (per dare ancora la buona fede politica) del Segretario De Michelis, che dopo l’adesione all’UDR di Cossiga, dopo la Federazione di Centro, dopo la crisi di Governo, dopo il patto con Casini, dopo il tentativo di aderire alla RNP, adesso, una volta rimasto solo, si è buttato di la!
La COSTITUENTE è solo il primo passo verso l’adesione organica al PARTITO DEMOCRATICO.
Spero di sbagliarmi.

LA STORIA INFINITA !

  

In questi mesi, sul sito del Partito sto leggendo molte storie appassionate di compagni del Nord e del Sud del nostro paese. Anch’io potrei raccontare la mia lunga storia, dal PSI al N.PSI passando per i 7 garofani ma non voglio imbrodarmi o sembrare nostalgico.

Una storia però le accomuna tutte ed è la storia di tanti socialisti che dopo il ’92 si sono piegati su se stessi, frustrati ma non umiliati. La storia di quei pochi attivisti rimasti che non hanno intravisto nello SDI od in Forza Italia la loro casa, che non hanno migrato in altri partiti alla ricerca di una collocazione personale ( e credetemi, non sarebbe stato affatto difficile) ma sono rimasti, forse per uno stupido orgoglio Socialista ad attendere gli eventi, ad attendere il ritorno del “Garofano”.La storia di tutti quei compagni che sono ritornati con coraggio nelle strade e nelle piazze, orgogliosi del proprio vecchio “stemmino”, a raccogliere ingiurie ed offese, in primis dai compagni dello SDI e dai post comunisti. La storia di tanti elettori socialisti che rivedendo il simbolo del garofano sulla scheda elettorale sono tornati a porvi una croce sopra e di quelli traditi dal simbolo “socialisti uniti per l’Europa “ che hanno creduto nella riunificazione di tutti i socialisti. La nefasta storia dell’ultimo congresso di “combattenti e reduci” dove l’imperativo era ed è stato “Resistere !”Resistere contro l’ennesimo brutale attacco per distruggere il N.PSI perpetrato da questa falsa sinistra per mano di compagni che avevamo accolto in casa nostra, con indicibile entusiasmo, al congresso del 2001.La pessima storia di un simbolo a mezzo con
la D.C. che ha nauseato i nostri elettori e gettato nello scoramento i nostri militanti, anche i più tenaci.
Personalmente, sono stato da sempre fortemente critico della nostra alleanza con
la C.d.L. per il fatto che i nostri voti andavano bene laddove ve ne era bisogno e quando non servivano, non servivano neppure i socialisti del N.PSI. Che per loro, dovevamo crescere ma non troppo e quindi nessuna o pochissima visibilità nelle varie giunte.
Sono invece sempre stato sostenitore dell’unità socialista affinché i socialisti contassero di più ed in questa direzione, sin dal lontano 2001, nelle mie realtà locali, ho cercato i compagni dello SDI per formare  Liste amministrative comuni, in piena autonomia e fuori dai poli. Le risposte sono sempre state : Noi siamo con l’Ulivo e Voi state con i fascisti.  Ora, ci troviamo di fronte ad una nuova storia, quella di una ipotetica quanto purtroppo improbabile “Costituente “ ma dobbiamo cercare di non sbagliare ancora perché potrebbe diventare una storia da archiviare definitivamente. La nostra!La questione dovrebbe essere molto semplice ( ma si sa, le cose troppo semplici non vanno mai bene, bisogna condirle con un poco di alchimia politica) e la traccia l’hanno indicata i nostri parlamentari e molti altri compagni:1)     La attuale collocazione dello SDI non ci va bene !2)     La posizione dello SDI sul sistema elettorale non ci va bene !Lo SDI interrompa l’alleanza con il governo Prodi e con questa sinistra massimalista, rinneghi questo sistema bipolare “ Bastardo” ( per dirla con le parole di Gianni ) che non coincide con i valori del socialismo riformista e poi possiamo parlare di Costituente. A queste semplici considerazioni  servono solo semplici risposte.Se le questioni sul tappeto sono realmente queste, se non vi sono secondi fini, non servono delegazioni di costituente ma semplici risposte. Se ci troviamo invece di fronte ad un cambiamento di rotta e ad un  nuovo percorso politico, la parola deve inevitabilmente  passare a tutti gli iscritti che non sono buoni solo per portare acqua ma che hanno il sacrosanto diritto di esprimersi con il loro congresso. 

Bruno Rubes – direzione nazionale    

Appello a Stefano Caldoro. Giuliano Sottani

Carissimo Stefano,

La riunione dei Segretari Regionali del Nuovo PSI di sabato scorso mi ha lasciato profondamente deluso ed addolorato. Ho dovuto prendere atto che al Congresso del 23 e 24 Giugno 2007 si verificherà una ennesima scissione nel nostro modesto partito.

Il Nuovo PSI nasce a Milano nel gennaio del 2001, ma io insieme ad altri abbiamo lottato per la rinascita del PSI fin dal lontano 1994 quando, pochi socialisti a dire il vero, entrarono nei progressisti al fianco del Partito Comunista Italiano. Poi nacque lo SDI.

Ci abbiamo provato mille volte, prima con Intini, poi con tanti altri fino alla nascita del Nuovo PSI del 2001 con De Michelis, Bobo Craxi e Martelli.

Se volevo andare con i Comunisti o con Berlusconi potevo farlo allora e probabilmente ne avrei avuti anche numerosi vantaggi personali.

Invece insieme a pochi altri compagni fondai il Partito Socialista Autonomista in Toscana e in tutti questi anni ho creduto nella nostra autonomia tenendo accesa in Toscana la fiammella dell’autonomia socialista

Noi Stefano ci conosciamo da sempre, c’è stato e c’è fra di noi un rapporto di sincera amicizia ed anche all’interno del partito un comune sentire.

Riconosciamo il grande ruolo che ha svolto e che svolge il nostro grande Segretario Gianni De Michelis, che ti ha sempre stimato profondamente e ti scelse, primo fra tutti noi, proponendoti prima sottosegretario poi Ministro nel Governo Berlusconi.

Sono rimasto sinceramente addolorato nell’apprendere sabato scorso dal Segretario Regionale della Campania, Gennaro Salvatore che ormai gli spazi per l’unità socialista si sono ridotti al lumicino e che al congresso di giugno, se si terrà, ci sarà un lungo abbraccio fra De Michelis e te, magari fra le lacrime, prendendo ognuno strade diverse con gli auguri di buon lavoro, come è avvenuto al Congresso dei DS fra Fassino e Mussi.

Sarà un errore clamoroso. Incredibilmente così riusciremo a dividere di nuovo in due quel poco che ci resta.

Ma tu puoi evitare la scissione. Tu devi evitare la scissione.

Per l’unità del partito, dobbiamo tutti riconoscerglielo, stanno lavorando con tantissima serietà ed alto senso di responsabilità i compagni Lucio Barani e Mauro del Bue.

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede della esperienza del PSI, è nella natura del nostro partito.

Il nuovo PSI nato a Milano nel 2001, ad un anno esatto dalla morte in solitudine e lontano dal suo Paese di Bettino Craxi, che qualcuno oggi vuole addirittura inserire in un pantheon, passando così dalla criminalizzazione ad una santificazione senza scrupoli; finalmente oggi la riproposizione della questione socialista viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente dal vecchio PSI, ma anche da chi proviene da un’altra storia ed ha fatto della identità socialista, la sua bandiera non entrando nel costituendo Partito Democratico.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano sta creando grande entusiasmo nella base e nei militanti socialisti in tutte le regioni d’Italia. E spetta a noi non deludere questo entusiasmo e non perdere questa storica occasione di vedere ricostituito un grande partito Socialista in Italia.

Anche tu Stefano devi esserne protagonista. Altrove non c’è spazio per i socialisti e soprattutto i socialisti ritorneranno ad essere protagonisti nell’interesse del nostro Paese che ha tanto bisogno della intelligenza, della fantasia e delle capacità dei socialisti, ed anche della tua e di tutti noi sia nel governo centrale che nelle altre istituzioni.

Barani e Del Bue hanno fatto delle serie ed importanti proposte che chiamano “Le condizioni per l’unità dei Socialisti”

Queste le cose belle che condivido del Documento di Barani e del Bue:

– Noi crediamo che al confronto sul nuovo partito socialista ed al conseguente processo costituente che ne deriverà il NUOVO PSI debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organi di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione ed anche sconcerto tra i nostri militanti..

– il Nuovo PSI è una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto una alleanza con la Casa delle Libertà proprio perché la sinistra italiana era a-socialista venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediata post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle Libertà ed ha ribadito la propria collocazione nella minoranza parlamentare.

– il Segretario del Partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni.

Рil bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo connotato di bipolarismo bastardo: E allora che la Costituente Socialista si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che ̬ bastardo e sta diventando anche subdolo

– dobbiamo chiedere immediatamente ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del paese

– noi abbiamo poi una ruolo particolare in una futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte dell’elettorato Socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle Libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente ed anche dal punto di vista programmatico…

Рpoich̩ il richiamo al Socialismo ̬ il minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo politico congiunto di convergenze sulle cose da fare.

– e da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del Socialismo Liberale da Ernesto Rossi a Fortuna a Pannella

– a queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire i socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama politico italiano, quello di riportare l’Italia alla sua tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

Questa caro Stefano è musica per le nostre orecchie.

Sono convinto che se riusciremo a fare un congresso unitario ed andremo compatti nella costituente non solo faremo un grande servizio al socialismo italiano ma soprattutto lo faremo al nostro Paese, a questa Italia che ha bisogno di certezze e che noi, solo noi socialisti potremo finalmente riuscire a dare. Il resto è buio.

Con tantissima stima

Giuliano Sottani

Segretario Regionale del Nuovo PSI della Toscana

Salviamo il simbolo e la tradizione del Garofano

In tutti questi anni abbiamo combattuto per salvare la tradizione del Socialismo Autonomista.
Nel momento in cui tutti si nascondevano, sparivano, si riciclavano, alcuni di noi, con orgoglio e determinazione hanno continuato, a dispetto dei Santi, a portare avanti la tradizione del Garofano.
Lo abbiamo fatto con convinzione, nella ricerca dell’Unità Socialista, nell’illusione che questo percorso fosse l’obbiettivo che tutti i Socialisti si prefiggevano.
In più occasioni ci siamo rivolti principalmente allo SDI, cercando di fare un percorso che permettesse a questo sistema di mettere in risalto le contraddizioni che lo caratterizzano, di mostrare come questo bipolarismo fosse espressione di un vizio di forma, TANGENTOPOLI, che doveva essere risolto e superato.
Ricordo ancora con quale costanza e determinazione rivolgemmo allo SDI un forte e accalorato appello perché alle Elezioni Europee, NOI SOCIALISTI, potessimo fare liste unitarie.
Non chiedevamo molto!
Solo il diritto di reciprocità.
Noi eravamo disposti ad uscire dalla CDL, ma loro dovevano fare altrettanto.
E noi eravamo disposti a farlo quando eravamo al GOVERNO!
Le risposte sono sempre state negative; mai e poi mai abbiamo avuto un segnale di incoraggiamento.
Anzi loro preferirono abbandonare la lotta per la riaffermazione del processo Socialista per candidarsi, come per la verità ha sempre fatto lo SDI, sotto un’altra sigla, quella della lista “Uniti nell’Ulivo”.
Così come anni prima si presentarono con i Verdi nel 2001, Dini nel 96, e con altri ancora, fino alla recente e discutibile Alleanza con Pannella e c. che diede vita alla Rosa Nel Pugno.
E ora?
Ora vogliono scipparci il Simbolo!
Ma quel che è peggio con l’avallo di alcuni nostri dirigenti, de Michelis in testa!
Non possiamo né dobbiamo consentirlo.
Il richiamo all’Unità Socialista è certamente un appello di forte approccio SENTIMENTALE, ma questo non è sufficiente.
Per fare un percorso POLITICO insieme bisogna condividere strategie, finalità, percorsi.
Il nostro è quello di ridare in Italia una POLITICA realmente RIFORMISTA, in grado di sviluppare questo PAESE, in grado di risollevare l’Economia, in grado di far tornare l’Italia uno dei Paesi, che in un’Alleanza Atlantica, sappia essere uno dei fulcri della Nuova Europa.
E loro?
Non mi pare di vedere mai un passaggio in cui Borselli rilancia l’Autonomia dei Socialisti, non mi pare di veder fatti concreti nei quali Boselli rimarchi la propria AUTONOMIA dal finto centro Sinistra, non mi pare di vedere MAI una dichiarazione di volontà di abbandonare, a differenza di quanto dichiarammo NOI, i posti di GOVERNO e uscire dal Centro-Sinistra.
Basterebbe poco!
Ecco perché la Costituente è un imbroglio, ecco perché la Costituente è solo un passaggio per ricontrattare la presenza di ALCUNI SOCIALISTI nel PARTITO DEMOCRATICO.
Ecco perché dobbiamo impedire che il nostro simbolo sia svenduto.
Per fare questo è necessario che tutti i compagni, dai “dirigenti” ai “semplici” iscritti capiscano che non si possono dare deleghe in bianco, che si deve rilanciare la tradizione del GAROFANO, che dobbiamo continuare a fare la nostra battaglia perché la NOSTRA IDENTITÀ ed AUTONOMIA non venga sottratta e svenduta per interesse personale di QUALCUNO che volendone fare proprio usoi e consumo è disposto a sacrificare e ad ILLUDERE tanti veri SOCIALISTI.

Capone:LE RAGIONI DI FACCI E LE RISPOSTE CHE MANCANO

 

Filippo Facci muove critiche ragionevoli all’iniziativa della “Costituente Socialista” e paventa rischi ben più che ipotetici, poiché la sua analisi si basa sulla vicenda recente dei socialisti in Italia, sui loro limiti e contraddizioni spesso personali e di leadership.

Ma la sua costruzione critica manca della risposta più importante al problema più grave: durante questa seconda repubblica, destra e sinistra (o le si chiami pure come si vuole) che risposte hanno saputo dare ai problemi dell’Italia?

E il deficit di riformismo è stato soddisfatto da qualcuno? Facci cita Tremonti e Nicola Rossi (persone e politici stimabilissimi): ma per quali scelte degne di essere considerate come azioni riformiste profonde in favore del futuro del nostro Paese?

La verità è che non basta come risposta l’analizzare che i socialisti hanno votato per Forza Italia: lo sappiamo tutti! Il problema è cosa hanno fatto Forza Italia e il suo straordinario leader (stimato e stimabilissimo da chi, come noi, è di sinistra senza esserne schiavo!) per riformare questo Paese quando ne avevano la possibilità, con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana a disposizione! Questa è una grande occasione storica persa e non basta dire che “ci volevano altri cinque anni”. Il livore contro il Governo Berlusconi e il “basta” che molti hanno proferito durante quegli anni, è diventato l’odio verso il Governo Prodi che peggio di così non avrebbe potuto e potrebbe fare.

Nessuna parte in campo rappresenta oggi una visione innovativa, non di destra o di sinistra, categorie inutili oltre che superate, in Italia. La sinistra è in ritardo, in larga parte dell’Europa e vedremo nei prossimi giorni cosa ne sarà in Francia, dove pure la battaglia si preannuncia aspra e all’ultimo voto. Le risposte sono deboli e contraddittorie, l’aspirazione ai nuovi (e giusti) diritti non viene coniugato con il loro costo, con la loro sostenibilità sociale, con il problema del “disordine sociale” che cresce, di giorno in giorno.

Manca una risposta della sinistra migliore, quella che le scelte non le ha sbagliate nel passato, come hanno ammesso l’autocritico Violante e il ripensante Fassino, quella sinistra riformista che oggi in Italia non c’è perché non incide negli equilibri politici e nelle scelte.

L’intervista de “il Giornale” a Nicolas Sarkozy chiude poi la bocca a quanti usano il concetto di “destre” in modo dispregiativo: una lezione di lungimiranza e coraggio politico così alto, di fermezza modernizzatrice, di visione prospettica alta, merita rispetto, attenzione ai contenuti, disponibilità alla discussione e all’integrazione, prima ancora che alla critica dei contenuti.

Oggi serve una sinistra trasversale e moderna. Sarà, in Italia, il PSI che qualcuno tra noi si appresta a ricostruire, questo luogo politico? Lo sarà rifiutando la logica dello “stare a sinistra, per forza” rimettendo in moto una competitività che non serve solo a contrattare qualche posticino in più, ma a mostrare alle altre formazioni politiche la volontà di far prevalere le proprie idee ed i contenuti riformisti “senza dei quali non ci può essere accordo e sostegno ad alcuna coalizione”?

Sarà questo nuovo soggetto una cosa ben diversa dallo SDI e da tutte le formazioni litigiose, anzi inutilmente litigiose, del post-PSI? Sarà un soggetto aperto da una discussione programmatica vera che definisca cosa è e deve essere il socialismo riformista nel prossimo ventennio in Italia? Sarà aperto ad un ricambio generazionale, forzoso, dei gruppi dirigenti, delle “facce”, della loro capacità di comunicare e convincere? Sarà un soggetto autenticamente democratico? E, soprattutto, come si rivolgerà al mondo del lavoro ed al sindacato, una forza socialista che deve considerare il lavoro come il centro del problema, come il modo e il luogo della produzione della ricchezza, del riscatto sociale possibile, della costruzione della società, senza accettare le regole della “sindacatocrazia” e senza tollerarne la sclerotizzazione che produce oggi solo problemi ai cittadini e ai lavoratori? E come sarà aperto all’esterno? Con le primarie, ma un po’ più serie e progressive di quelle usate dal centro-sinistra? E sarà questo soggetto capace di capire la lezione di tangentopoli, evitare per regole interne, che il ripetersi di fenomeni di degenerazione venga considerato naturale e fisiologico, adottando contromisure efficaci “a monte”? O non sarà nulla di tutto ciò?

Dopo il PD Bonsai, la costituente socialista BONSAI

Riavviare un processo,in parte superato dal tempo, da parte dei vecchi protagonisti della prima repubblica, di ricostruire il PSI in formato Bonsai è, così per come sta avvenendo non solo anacronistico, ma anche e soprattutto opportunistico.
Come si può pensare di rifare il PSI, quando gran parte del suo gruppo dirigente sta all’opposizione del Governo Prodi e quando soprattutto gran parte dell’elettorato sta all’opposizione del Governo meno amato dagli Italiani?
Ci vorrebbe un atto di grande coraggio, nonché di grande novità!
Una costituente Socialista che tale voglia definirsi, non può prescindere da un progetto Politico ben diverso da quello che Craxi, Borselli ed ultimamente De Michelis vogliono proporci.
Una grande scommessa di riaggregazione di tutte le componenti Socialiste, che stanno nei due diversi Poli e che abbiano il coraggio di chiamarsi fuori dagli schemi del sistema bipolare attuale.
Una costituente che raccolga non solo due piccole sigle ed una parte, minoritaria, del Nuovo PSI, ma anche e soprattutto i Socialisti che stanno nella CDL.
Un progetto “terzopolista” che si ponga dirompente all’interno dello schematismo “bipolare”, che raccolga poi non solo i Socialisti, ma anche i laici con particolare riferimento a coloro che si richiamano alla storia repubblicana, liberale, socialdemocratica.
Ciò comporta però un atto di grande coraggio e di rivoluzione che passa anche attraverso una rivoluzione generazionale.
Con la conseguente necessità di non pensare subito alla collocazione personale, anzi correndo il rischio di non avere risultati elettorali immediati.
Solo in questo caso, allora giungeremmo alla scomposizione e ricomposizione dei poli; solo in questo caso saremmo in grado di dare al Paese una nuova prospettiva ed una nuova forza Politica in grado di saper trovare la nuova strada per soddisfare i nuovi bisogni che questo Paese necessita.
Solo con una nuova scommessa possiamo pensare di generare in Italia un circolo virtuoso che sappia rilanciare il nostro Paese, renderlo competitivo, rispettato, efficiente.
Se ciò non avviene la prospettiva che ci pone De Michelis, sa di annessione nel centro sinistra.
Poco importa chen il progetto della Costituente Bonsai sia alternativo all’altro Bonsai, cioè il PD.
Alternativo a questo lo è già Bertinotti!
Se non vi sono novità negli schematismi attuali, allora non v’è la ragione storica perché il Nuovo PSI cambi la propria collocazione.
Non si capisce perché non abbiamo fatto questa scelta molti anni fa o ancora perché abbiamo generato una scissione al Congresso non Congresso di Roma nel 2005.
Credo che l’attuale Segretario del Nuovo PSI non sia in grado, sia per lungimiranza politica, sia per prospettiva personale, di mettersi alla testa di questo percorso.
Credo che De Michlis non abbia, oggi, neanche più l’autorevolezza per richiamare a raccolta tutti coloro i quali vogliono fare una grande scommessa generazionale.
E se non lo può fare lui, tanto meno mi pare lo possa fare Formica o altri gerontocrati dell’Ex PSI che in questi anni tutto hanno dimostrato tranne che tenere effettivamente ad una rinascita di una forza Socialista Autonoma.