LE ROSSE MONTAGNE RUSSE SULLE INTERCETTAZIONI

Non c’era bisogno della puntigliosa pignoleria di Filippo Facci, che ha voluto ricostruire le varie fasi dell’atteggiamento ondivago o da montagne russe dei comunisti in riferimento alla vicenda intercettazioni, perché, conoscendoli bene, sapevamo del loro modus operandi. Purtroppo, per la democrazia, l’Italia ha una opposizione senza vero gruppo dirigente che subisce e si piega continuamente alle esigenze di partito o alle pressioni di lobby di categoria ‘amica’ o di pseudo partiti che non disdegnano di cavalcare il qualunquismo più becero pur di calcare le scene e mantenere il consenso di un pezzo di opinione pubblica, quella per intenderci, che si inebria coi grilli di turno.

E’ stata cambiata, nel corso degli anni, per ben 5 volte, la posizione ufficiale sull’argomento, dai comunisti comunque denominati (PDS, DS, PD) adattandola alle esigenze contingenti. Se le intercettazioni riguardavano Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, e gli ‘altri nemici’ o non amici, erano legittime le intercettazioni e la loro pubblicazione, anche se su argomenti privati, perché esaltavano la democrazia; se le intercettazioni e la loro pubblicazione riguardavano i D’Alema (facci sognare) , i Fassino (allora abbiamo una banca?) o le cooperative rosse, apriti cielo, veniva mutilata la convivenza civile e la democrazia risultava fortemente compromessa.

Due pesi e due misure. Vecchia storia, sempre la stessa. E si chiedono perché hanno perso le elezioni? Non c’è bisogno di grandi studiosi, di ricercatori e di analisi approfondite per capirlo. La gente è meno manovrabile di quanto si possa credere, e rifiuta le posizioni strumentali. Sull’argomento intercettazioni, poi, a parte le pruderie di settori marginali della società, e la predisposizione a condividere un regime poliziesco da parte di qualunquisti di ogni risma, la maggioranza degli italiani rifiuta un sistema da Grande Fratello o da Orecchio di Dionisio.
Su questa lunghezza d’onda si è posizionato, e non strumentalmente, bisogna riconoscerlo, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che sostiene che il ‘problema è urgente e prima si risolve meglio è’ auspicando che tra maggioranza e opposizione ‘si possa trovare una larga intesa anche tenendo conto di precedenti proposte’. Chiaro il riferimento al decreto Mastella votato, nella precedente legislatura, da maggioranza e minoranza alla Camera, ma fatto miseramente naufragare al Senato dopo che erano state metabolizzate le preoccupazioni forleane.

Altra pasta di dirigente il nostro Presidente della Repubblica che dopo il grave scivolone sulla grazia a Bruno Contrada che lo ha portato ad adagiarsi sul giustizialialismo della Borsellino, ha ripreso con grinta e determinazione il suo status di dirigente ‘migliorista’. Dopo questa presa di posizione sarà interessante assistere alle acrobatiche arrampicate sugli specchi di quei dirigenti che avevano sposato le tesi dipietriste. Ma avremo tempo per vederli all’opera.

Oggi interessa sostenere il Governo Berlusconi perchè vada avanti con decisione. E’ ciò che chiedono gli elettori liberlsocialisti, riformisti e moderati che votando PdL hanno inteso approvare il programma presentato che conteneva non solo la riforma della giustizia genericamente intesa, ma la riforma delle intercettazioni in modo specifico. Anche per questo il Nuovo PSI sostiene che le argomentazioni pro riforma non hanno bisogno di giustificazioni sul risparmio che può realizzarsi. Per la sicurezza dei cittadini, infatti, non c’è risparmio che tenga. Non è questa, però, la posta in gioco, quanto la privacy dei cittadini e la ricostruzione dello stato di diritto.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 11.6.2008

ANCHE SULLA GIUSTIZIA BISOGNA PROCEDERE DECISI

Siamo alle solite: il partito delle toghe decide di farsi sentire e ridiscende in campo. Lo fa, forse, per tastare il polso del Ministro, del Governo e della stessa opinione pubblica, per saggiarne le reazioni e valutare le mosse successive, ma di certo, per ribadire una propria presenza e un proprio diritto di veto su ogni aspetto della giustizia.

E lo fa anche quando il titolare di Via Arenula, il giovane Ministro Angelino Alfano, ha scelto si muoversi lentamente e con estrema prudenza, a differenza del Governo Berlusconi che, partendo a razzo e disorientando l’opposizione che non ha saputo trovare validi elementi di critica, ha aumentato considerevolmente il proprio consenso popolare, e a differenza di molti Ministri in carica che hanno seguito il leader e hanno messo fortemente i piedi nel piatto di loro competenza.

Il partito delle toghe non ha però messo in conto e neanche ha valutato appieno il cambio d’atteggiamento dell’opinione pubblica che si sintetizza con le nuove posizioni di un guru come Celentano e di un cantautore impegnato, da sempre, come De Gregori, che si dimostrano campanelli di un marcato cambio di fase. I loro atteggiamenti sono segnali della fine dei luoghi battuti per un quindicennio, del superamento della criminalizzazione dell’avversario, e dell’abbandono di un atteggiamento acritico, per far posto ad una vigile attenzione sul percorso dell’ex ‘vecchio odiato nemico’. In sostanza si tratta di una palese apertura di credito.

In sostanza non c’è più il clima adatto ai proclami mediatici, perchè a gridare ‘dagli all’untore’ rimangono poche vestali dell’odio viscerale e interessato. Lanciare campagne contro ogni tentativo di riforma giudiziaria non trova più sostegni popolari perché i guasti causati da lustri di scorribande giudiziarie hanno, al contrario, fatto crescere il consenso per una riforma del sistema giudiziario italiano adeguato ai tempi e comunque teso a realizzare una giustizia giusta.

Se il clima è questo, e al suo cambio hanno contribuito l’uso spregiudicato e spesso inutile della carcerazione preventiva, la pubblicazione di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con le indagini su un determinato filone investigativo, il potere abnorme dei PM che sono i veri detentori della ‘giustizia’ (e l’esperienza dice che non sono infallibili), la spettacolarizzazione di casi giudiziari che dimostrano com’è facile l’errore (senza la ‘fortuna’ di un’altra caduta, al padre dei fratellini di Gravina sarebbe spettato l’ergastolo), e, infine, lo svuotamento, con raffiche di assoluzioni o proscioglimenti sistematici, di inchieste partite con grande battage pubblicitario.

Se il clima è così positivo (e lo è. Basti pensare al cambio di rotta dell’ANM il giorno dopo le prove generali), perché prudenza e cautela? Perché non afferrare il toro per le corna e avviare (come per la spazzatura campana, per l’abolizione dell’ICI, per il nucleare, per le grandi opere come il Ponte sullo Stretto e la Tav) non in sordina, ma alla luce del sole, un processo di ricostruzione della giustizia giusta con l’esaltazione della terziarità del giudice che deve necessariamente prevedere ruoli paritari tra accusa e difesa, così com’è in tutti i paesi più civili del mondo, con la responsabilità delle scelte, e con l’applicazione della meritocrazia in modo oggettivo e non con logiche di corpo o di casta che dir si voglia.
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Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro si batterà perchè questo si avveri. Una decisa e ferma riforma può aiutare la ricostruzione dello Stato di diritto così a lungo vilipeso.

(Giovanni ALVARO)

Reggio Calabria 9.6.2008

PS: CALDORO (NPSI), ATTENZIONE E APERTURA AL CONFRONTO

(ANSA)- Stefano Caldoro, segretario del Nuovo Psi e deputato del Pdl esprime la ‘grande attenzione e voglia di confronto’ del suo partito con la ‘nuova classe dirigente del Ps che svolgera’ il congresso nel mese di luglio’.
Per Caldoro, le mozioni congressuali esprimono ‘la rottura con le scelte della precedente gestione che si e’ caratterizzata da un netto allontanamento, dai temi, dai contenuti e dal linguaggio del socialismo riformista’.
Dopo aver ricordato i fallimenti di tutti i tentativi di ricostituire il Psi, Caldoro sostiene che ‘l’obiettivo di oggi e’ quello di far stare insieme, sui temi e le proposte riformiste, le migliori energie portatrici di quei valori’.
Caldoro sostiene infine che i primi provvedimenti del governo ‘testimoniamo, nei fatti, la matrice riformista’ e invita a dare la ‘giusta attenzione’ alla presenza nel governo di ‘importanti personalita’ della storia del socialismo riformista’. (ANSA).

VIOLANTE, SE LO CONOSCI NON PUOI NON EVITARLO

Dinanzi alla sortita del Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che voterebbe senza alcun dubbio per Luciano Violante a membro della Corte Costituzionale perché lo stima, ci sarebbe soltanto da ridere. Sorprende la leggerezza con la quale si affrontano certi argomenti che non possono essere catalogati come semplici infortuni.

C’è piuttosto, nella sortita larussiana, una inconsapevole (?) e continua ricerca di legittimazione che viene considerata di alta qualità se proveniente dai comunisti, ex o post che siano. Una sortita, quindi, sconvolgente non solo per il merito ma anche per la implicita dichiarazione che i certificati di buona condotta hanno valore solo se rilasciati dagli eredi di Togliatti.

A nulla sono quindi valsi gli sforzi e le ‘rotture’ fatte a Fiuggi, le altrettante ‘rotture’ fatte in Israele da Gianfranco Fini e le sue coraggiose affermazioni sul male assoluto rappresentato dal fascismo. A nulla la scelta di aderire al PdL che li potrà portare dritti dritti verso approdi europei che venivano visti, fino ad ieri, come il fumo negli occhi, a nulla le perdite politiche ed organizzative rappresentate da settori della cosiddetta destra pura, ma soprattutto a nulla è valso il responso delle urne che ha, con una splendida vittoria, legittimato il fronte moderato e riformista, nel quale ci sono anche gli uomini di AN.

La ‘captatio benevolentiae’, esplicita nella sortita di La Russa, è semplicemente fuori luogo perché rischia di rappresentare una classe dirigente impacciata e non conscia del proprio ruolo e della propria forza. Ruolo e forza che le vengono dal responso elettorale e non necessitano di alcun timbro di qualità. Non serve, tra l’altro, questo atteggiamento accattivante neanche al nuovo clima di dialogo che si tenta di instaurare nel Paese, perché il dialogo va riferito ai problemi di riforma (elettorale, regolamentare, costituzionale) e di convergenza su provvedimenti d’emergenza (sicurezza, ambiente, grandi opere) CONDIVISI, e non certamente a ‘risarcimenti’ per mancate ‘acquisizioni’ come la Presidenza di una delle due Camere.

Nel merito poi, a che serve dimenticare il ruolo che i singoli hanno avuto nel Paese e i danni e le rovine che quel ruolo ha determinato? A che serve fare come gli struzzi e dimenticare che Luciano Violante era stato soprannominato ‘il piccolo Andrei Vishinsky’ grande accusatore nelle purghe staliniane del 37? E, nel contempo dimenticare ch’egli è stato anche l’inventore, l’ideatore e il regista della via giudiziaria al socialismo? E che ha condiviso, pubblicamente, nella lotta alla mafia, le classiche teorie comuniste dei colletti bianchi che dovevano, per forza, stare dietro alla camorra, alla mafia ed alla ‘ndrangheta? E che queste teorie hanno fatto sedere sul banco degli imputati fior di politici come Andreotti, e come Giacomo Mancini che alla fine del loro calvario sono stati assolti pienamente?

La Russa può dimenticare o sull’altare della legittimazione far finta di dimenticare, o decidere di dimenticare perché l’azione di Violante ha avviato l’affossamento della Prima Repubblica, ma il Nuovo PSI no, non dimentica e non ricerca come lui o come hanno fatto frange di socialisti la ‘certificazione’ di buona condotta. Siamo sempre stati contro i totalitarismi e continueremo ad esserlo. Violante è l’emblema stesso della tracotanza e della superbia. E’ l’espressione più genuina del massacro dei socialisti e dell’interruzione del processo di crescita del Paese. Non è possibile dimenticare.

Egli, tra l’altro, non ha le caratteristiche di imparzialità che sono indispensabili per evitare di piegare a interessi di parte delicati Organi dello Stato come la Corte Costituzionale già oggi abbastanza sbilanciata.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 21.05.2008

BERLUSCONI: CALDORO (PDL), E’ LEADER RIFORMISTA E LIBERALE

(ANSA) – ROMA, 13 MAG – ‘Un intervento da leader riformista e liberale’. Questo il commento del segretario del nuovo psi Stefano Caldoro, parlamentare del Pdl, alle dichiarazioni programmatiche svolte oggi alla Camera da Silvio berlusconi.
‘E’ stato un discorso di chi guarda al futuro – continua Caldoro – per cambiare e riformare la politica e la societa’. E’ stato importante il richiamo alla centralita’ della persona e del valore del capitale umano che e’ l’elemento di partenza per costruire una societa’ piu’ giusta’.
‘Di rilievo politico infine – conclude Caldoro – la forte e sincera apertura all’opposizione per una nuova stagione costituente alla quale nessuno potra’ sottrarsi’.(ANSA).

NO, NON SIAMO IN FASE DI SMOBILITAZIONE

Leggo, sempre più spesso, dichiarazioni di militanti socialisti che, dopo gli ultimi risultati elettorali e la splendida vittoria dell’aggregazione riformista moderata guidata da Silvio Berlusconi, ormai si sentono in dirittura d’arrivo verso il Partito delle Libertà e pensano allo scioglimento ed all’abbandono dei nostri simboli, con l’adesione piena al PdL.

Mi sembra che si stia correndo troppo, ben sapendo che scelte di questo tipo, se devono essere assunte, devono essere decise da un Congresso Nazionale, fermo restando che se qualcuno si è stancato (perché magari pensava ad un percorso trionfale e senza ostacoli) può decidere autonomamente di traghettare verso i lidi che più considera opportuni (lo hanno fatto migliaia di socialisti –a destra e a sinistra- non sarà uno scandalo che lo facciano altri). Noi, comunque, non saremo fra di essi e ancoriamo le nostre scelte alle decisioni congressuali del Midas del 2007: adesione ad una Federazione di moderati, e difesa della nostra autonomia e della nostra identità.

Quella scelta (quella del Midas che ha consacrato Stefano Caldoro a Segretario Nazionale) risponde comunque a scelte politiche irreversibili, perché frutto di una diversa visione della società italiana, delle sue esigenze e dei modi per affrontarle. Essa non necessità di ‘sacrifici’ ma di chiare e salde scelte politiche come quelle che, in questi anni, abbiamo saputo assumere.

Guai a mollare la spugna proprio nel momento in cui trionfa il riformismo liberal-socialista; proprio ora che anche il Governo Berlusconi si fortifica di capacità e di intelligenze craxiane attraverso il pieno utilizzo delle risorse che il riformismo ha saputo ‘allevare’ (Tremonti, Sacconi, Frattini, Cicchitto, Moroni, Boniver, Stefania Craxi, ecc.); proprio ora che, in assenza dell’imbroglio Costituente, il Nuovo PSI può diventare reale punto di approdo per un popolo socialista allo sbando e che, in assenza di chiara simbologia socialista, rischia di far aumentare le percentuali dell’astensionismo.

Il concomitante voto amministrativo delle settimane passate (con gli splendidi risultati conseguiti nelle realtà dove abbiamo avuto il coraggio di misurarci) sono la prova provata di quanto spazio esiste per continuare la nostra azione. Siamo stati e continueremo ad essere elementi di stimolo e di pungolo nei confronti dei nostri alleati che, purtroppo, non sono solo Berlusconi e Fini, ma anche centinaia di dirigenti periferici, nelle Regioni e nelle province, spesso e volentieri abbastanza chiusi e con poco respiro politico. Non è che questi dirigenti cambieranno atteggiamento sol perché gruppi ‘sfiduciati’ di quadri socialisti decideranno di confluire nelle loro fila. Anzi continueranno a mantenere un atteggiamento di sufficienza ed esclusione che tanto manda in bestia i nostri quadri provinciali.

Ed allora basta con la sfiducia e il malessere che è anche frutto dell’amaro in bocca per le vicende legate alla composizione dell’Esecutivo, perché c’è molto da lavorare. E questo lo si può fare da qualunque postazione. Io preferisco continuare ad utilizzare quella del Nuovo PSI.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 11.5.2008

NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE

Diciamo subito che il Nuovo PSI non è figlio di un Dio minore ma, come ogni altro alleato del fronte moderato riformista, rivendica pari dignità. Tutti, infatti, grandi o piccoli che siano, hanno diritto, ad essere coinvolti nella formazione del nuovo esecutivo. Con presenze consistenti o con presenze che possano apparire soltanto simboliche, ognuno deve sentirsi pienamente coinvolto e parte integrante del progetto “rialzati Italia”.

Sbaglia chi pensa che si tratti di un giro di parole per avanzare rivendicazioni tese a soddisfare le aspirazioni, che pur sarebbero legittime, di singoli dirigenti. Tutt’al più la rivendicazione punta a soddisfare le aspettative degli elettori dei singoli partiti che hanno scelto di votare PdL anche per la presenza in quelle liste dei propri dirigenti. Per quanto ci riguarda due di essi, Stefano Caldoro (Segretario Nazionale) e l’uscente Lucio Barani, sono stati eletti, affermando così una presenza socialista organizzata che, da altre parti, i riferiamo ai Costituenti, è stata giudicata fastidiosa ed è stata liquidata malgrado anni di servitù più o meno cosciente.

Non è azzardato dire che la presenza del Nuovo PSI nel panorama politico nazionale diventa, giocoforza, per gli elettori socialisti, ormai allo sbando, un punto importante di riferimento che già le concomitanti elezioni amministrative hanno abbondantemente conclamato. Dove, infatti, abbiamo presentato liste col nostro Garofano i risultati sono stati abbastanza lusinghieri. Da Catanzaro in Calabria, a Bitonto nelle Puglie, ai Comuni della Campania le percentuali si aggirano attorno al 5%, e ciò anche in presenza, come a Catanzaro, di altre due liste socialiste che realizzano un 4 ed un 2,7% ciascuna.

Il Nuovo PSI ha quindi pieno titolo a chiedere una presenza nell’esecutivo, e pieno titolo ha il Nuovo PSI Calabrese a rivendicarlo per la propria regione. Sarebbe assurdo infatti non cogliere l’importanza di un riconoscimento che va aldilà dell’immediato per guardare con sufficiente tranquillità ai nuovi appuntamenti non ultimi quelli elettorali regionali nelle Regioni del Sud. Così come per la Sicilia , dove Lombardo ha stravinto, bisogna ‘omogeneizzare’ gli esecutivi regionali per evitare le quasi certe conflittualità contro le grandi opere pubbliche, a partire dal Ponte sullo Stretto.

Tra l’altro non sarebbe capito un ‘trattamento’ diverso tra le forze minori, alcune delle quali, come l’ MPA, già abbondantemente ricompensate con gli eletti, ed altre che bussano insistentemente alla porta del PdL . Siamo,però, certi e più che convinti che la ‘quadra’ (come l’ha chiamata Bossi ) anche per il Nuovo PSI sarà trovata dal Presidente Silvio Berlusconi che ha la capacità di non guardare solo all’oggi, ma quella di guardare sempre a domani e dopodomani, perché è così che si vincono non le battaglie, ma le guerre.

I Segretari Provinciali, nonché membri della Direzione Nazionale
Giovanni ALVARO – Reggio Calabria
Gianfranco BONOFIGLIO – Cosenza
Mimmo FULCINITI – Catanzaro
Carlo PANTANO – Vibo Valentia

Calabria 03.05.2008

LA FONDAZIONE SERVE ALLA VERITA’ STORICA

I commenti alla proposta di Stefano Caldoro, che si possono leggere nel blog del Partito Socialista Nuovo Psi, dimostrano che si è capito poco degli obiettivi che Stefano si prefigge di raggiungere con l’idea della Fondazione. Ed allora mi permetto di fare chiarezza.

La proposta di Stefano Caldoro per la Costituzione di una Fondazione dei Socialisti è quanto di più semplice e necessario si potesse pensare per non disperdere la storia e il ruolo che il Partito Socialista ha avuto nel nostro Paese dalla nascita fino a Bettino Craxi che ha rappresentato, aldilà delle ignobili e vergognose mascalzonate subite con l’esilio e la gogna mediatica, il clou della elaborazione teorica e dell’applicazione pratica del riformismo più puro.

Non so, però, se l’iniziativa avrà il successo che merita anche perché ancora fresche sono le polemiche che ‘dall’interno’ hanno minato e accelerato la crisi del Partito. La fuga (SDI), la diaspora (I Socialisti), la ricerca di nicchie di sopravvivenza (PD) da una parte; e la necessità di continuare un percorso nell’alveo della tradizione riformista, con nuovi (Forza Italia) o antichi strumenti (Nuovo PSI) dall’altra, hanno minato profondamente anche gli aspetti di stima, rispetto e solidarietà, che pur esistevano tra soggetti socialisti che la pensavano diversamente.

Illudersi che oggi dirigenti come Caldoro, De Michelis, Zavettieri, Stefania Craxi, Tremonti, Cicchetto, Moroni, Sacconi, Boniver, Del Turco, Benvenuto, Boselli, Martelli, Mancini, ecc., possano dar vita ad un soggetto di studio, di ricerca e di salvaguardia del marchio e della tradizione socialista italiana sembra impossibile, ma vale la pena tentarne la realizzazione, anche perché la Fondazione non può e non sarà un soggetto politico, non deve e non può fare politica, ma deve solo difendere le verità storiche e blindare insegne e marchio. E deve, anche, saper dire all’opinione pubblica, fortemente frastornata dai media nazionali che parlano di scomparsa dei socialisti, che anche nell’attuale Parlamento vi sono ben 70 parlamentari con radici socialiste, due dei quali (Caldoro e Barani) espressione del Garofano del Nuovo PSI, eletti nel PDL.

Tra l’altro, in tempi di bipartitismo (realizzato con partiti unici o contenitori elettorali), sarebbe l’unica strada per difendere la gloriosa storia dei socialisti. Non è, quindi, velleitaria la proposta di Stefano Caldoro, che non è, lo ripeto, una proposta di autoscioglimento per costruire assurde terze vie. Essa, per i tempi che corrono e le collocazioni ormai sedimentate dei gruppi dirigenti, non punta alla ricomposizione dei socialisti ormai semplicemente impensabile, né punta alla costruzione del partito unico degli stessi, ma solo a difendere e tramandare alle nuove generazioni, il ruolo avuto e i contributi che i socialisti hanno dato al nostro Paese.

La Fondazione non nasce, se nascerà, in alternativa al Partito che per noi continuerà a rimanere il Nuovo PSI.

Adolfo COLLICE

Cosenza 27.4.2008

TO’, ERA VERO, VELTRONI E IL PD SONO PER IL PONTE

Quando avevamo colto in un comizio di Walter Veltroni, a Reggio Calabria, una inversione di 360 gradi sul Ponte di Messina, e lo avevamo scritto, siamo stati fortemente criticati come se ci fossimo inventato tutto o come se fossimo dei provocatori senza alcuna remora. Oggi abbiamo la conferma che ciò che avevamo affermato è praticamente vero: Veltroni non è scivolato sul problema, e noi non abbiamo mistificato alcunché.

La conferma ci viene, nientepopodimeno, che dall’ex Prefetto antimafia, Luigi De Sena, che il PD, in mancanza di altre mogli, sorelle, figlie, cognate di caduti in missione o per mano mafiosa, da inserire nelle proprie liste, ha deciso di promuovere ad un seggio senatoriale. Egli ha dichiarato che: “indipendentemente dalla mia idea, penso che la posizione favorevole possa essere condivisa da tutto ilo PD. NON MI RISULTA CHE VELTRONI SI SIA ESPRESSO CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO. Come Parlamentare della Calabria dico che per risolvere il problema infrastrutturale della regione bisogna fare il Ponte sullo Stretto di Messina”.

E’ una dichiarazione netta e precisa che non può essere frutto dell’iniziativa improvvida del neo senatore che ha dimostrato, in queste settimane, d’essere distante anni luce da atteggiamenti alla Calearo che, al contrario, avevano creato non pochi imbarazzi nel gruppo dirigente dei cattocomunisti. Non tutti, comunque, sono stati avvisati del cambio di rotta, per cui si è subito dichiarata contrariata la signora Rita Borsellino che ha dichiarato di “non capire questa presa di posizione. Il governo Prodi aveva accantonato questo progetto”.
E anche il popolo di sinistra si troverà spiazzato, e passerà del tempo prima di riuscire a individuare per dove soffia il vento. Sarà una metabolizzazione lenta, ma alla fine ci si accoderà come sempre è avvenuto al ‘contr’ordine, compagni’. Tra l’altro la dichiarazione di De Sena taglia l’erba della polemica di chi avversava il Ponte perché appetibile per le cosche mafiose. Lo stesso super ex prefetto antimafia ha chiosato che c’è una catena normativa di controllo che sviluppata e snellita può bloccare il rischio.

Quando il Nuovo PSI proclamava la propria scelta per il Ponte, occasione unica, per sviluppare tutte le infrastrutture dell’Area dello Stretto, con un Ponte, perno centrale del definitivo rilancio dell’attività turistica di grande respiro, veniva accusato di velleitarismo e incapacità a capire le ragioni dei no tra le quali spiccava (non si rida, per piacere) quella verde del Pecoraro che si preoccupava del disturbo che veniva causato alla millenaria rotta dei delfini con l’ombra proiettata sulle acque del mare. E poi vogliono sapere perché hanno perso.

E’ chiaro che l’inversione di rotta nasce anche dai sondaggi sull’atteggiamento positivo dell’opinione pubblica nei confronti della grandiosa opera, e sulla certezza che essendo una delle opere che il Popolo delle Libertà rilancerà da subito, si tenta di non ‘regalare’ il merito solo al fronte guidato da Silvio Berlusconi. Ma se così è, dove vanno a finire tutte le panzane verdi, e quelle sui terremoti, sulla mafia, l’incapacità ingegneristica a realizzarlo e le difficoltà per il finanziamento? Ancora una volta si ha la riprova che spesso le posizioni della sinistra, su questo o quell’obiettivo, non sono frutto di valutazioni di merito, ma sono dettate da atteggiamenti precostituiti per la collocazione del proprio schieramento.

Ma lasciamo perdere, e, in nome di Bettino Craxi che il Ponte lo ha voluto, andiamo avanti segnando con esso anche quell’unità ideale del Paese che la propaganda ‘sinistra’ indica in pericolo per la presenza della Lega.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 23.4.2008

FRA UNA SETTIMANA SI POTRA’ RIAVVIARE… IL BUONGOVERNO

Siamo in dirittura d’arrivo. Fra una settimana l’Italia potrà riprendere il cammino del buon governo, delle riforme e del vivere civile. Fra una settimana il riformismo potrà trionfare avviando per il nostro Paese un percorso di civiltà interna e di protagonismo internazionale recuperando i due anni di ‘sperpero politico’ provocato dal cosiddetto ‘Governo Prodi’, classico dilettante allo sbaraglio. In questo processo i socialisti del Nuovo PSI , forti delle loro idee, del loro pragmatismo e del loro riformismo, vorranno e sapranno dare il loro contributo.

A chi domanda cos’avranno di speciale i riformisti per essere così sicuri d’invertire la tendenza al declino del nostro Paese, si può tranquillamente rispondere che hanno soprattutto una diversa concezione della gestione della cosa pubblica.

Per la sinistra (ufficiale o mascherata che sia) la scelta per far quadrare i conti (si fa per dire) è stata ed è abbastanza semplice: mettere le mani nelle tasche dei cittadini aumentando la pressione fiscale a dismisura e provocando i guasti che sono sotto gli occhi di tutti (ripresa dell’evasione fiscale, aumento dell’inflazione, difficoltà a poter soddisfare le esigenze più elementari di fasce sempre più larghe di cittadini, livelli incivili di gestione dei servizi di base sopratutto quelli della sanità o della pulizia dei centri abitati). E il signor Walter Veltroni è espressione di questa filosofia così come lo ha dimostrato nel governo di Roma.

Per i moderati e riformisti, aggregati e raggruppati nel PdL, la scelta per affrontare e risolvere gli stesi problemi sta nel rifiuto a diventare sanguisughe e ‘rapinare’ i propri concittadini, che è una politica che aggrava i problemi e non li risolve per nulla. La quadratura dei conti pubblici sta nel saper eliminare gli sprechi, liquidare le sacche di privilegi esistenti, sbaraccare ogni Ente inutile, e ridurre i costi della politica.

Questo secondo percorso può essere fatto SOLO da chi non dipende da gruppi di pressione, da chi è lontano dai poteri forti che prosperano quando il Paese patisce le proprie difficoltà, e da chi non subisce i condizionamenti delle centrali sindacali che, giocoforza, sono portate a chiudersi a riccio e a rifiutare ogni possibile riduzione degli sprechi. Ma è SOLO questa seconda politica che può permettere la riduzione delle tasse, la lotta all’evasione, quella all’inflazione e la difesa del potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione che si ottiene anche con gli annunciati provvedimenti su ICI, detassazione del lavoro straordinario, e con l’aumento delle pensioni.

Ed è solo con questa politica che diventa credibile ogni ipotesi di rilancio delle grandi opere pubbliche (come il Ponte sullo Stretto e la TAV) che non sono mai fine a se stesse, e diventa altrettanto credibile la realizzazione della piena occupazione anche nel Mezzogiorno d’Italia a partire dalla sistemazione dei precari come quelli lasciati in eredità dalla sinistra con le invenzioni di LSU ed LPU.

La guida di Silvio Berlusconi del PdL e della coalizione costruita attorno ad esso è un’altra garanzia che il programma non sarà carta straccia. E non bisogna attendere molto per capire in quale direzione soffia il vento, perché saranno i primi cento giorni la cartina di tornasole del buongoverno. In quei cento giorni saranno affrontate le emergenze della Campania, buttate le basi per una nuova politica economica, riavviato il percorso di politica estera. Il Presidente Berlusconi e i suoi alleati, tra cui il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, sono già stati visti all’opera, e non sarà per l’Italia, quindi, un salto nel buio.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 07.04.2008

PDL: coalizione di moderati, non di destra

La coalizione della PDL si caratterizza per essere un patto tra alleati che hanno in comune provenienze diverse ma la stessa visione modernista riformatrice e liberale della società.
Una coalizione elettorale che presenta tra i propri candidati rappresentanti dell’area cosidetta laica, e riformista quali i Repubblicani e soprattutto i Socialisti, non può certamente essere una coalizione troppo spostata a destra.
I rappresentanti del Nuovo PSI nel prossimo Parlamento continueranno nella tradizione della loro storia, garantendo quella libertà di pensiero che da sempre li ha caratterizzati

ELEZIONI: PDL, BERLUSCONI, FINI E CALDORO GUIDANO CAMPANIA 1

(ANSA) – NAPOLI, 10 MAR – Silvio berlusconi, Gianfranco Fini, Stefano Caldoro, Alessandra Mussolini ed Italo Bocchino compongono il cappello di lista del Pdl nella circoscrizione di Campania 1. In lista anche i deputati uscenti Luigi Cesaro, Paolo Russo e Pina Castiello, il senatore Giuseppe Scalera dei Liberaldemocratici di Lamberto Dini, l’ex Udc Giampiero Catone. Tra gli esponenti della societa’ civile il magistrato Alfonso Papa, l’ex prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi, ed il capitano Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare.
Esclusi i parlamentari uscenti Antonio Martusciello, Claudio Azzolini, Gianfranco Laurini, Emiddio Novi, Alfredo Vito e l’ex questore di Napoli Franco Malvano.(ANSA).

E ADESSO… AVANTI TUTTA

Certo, rimane sempre un pò di amaro in bocca, soprattutto tra i compagni di quelle regioni come la Calabria dove più marcata è la presenza organizzata dei socialisti, ma non per questo si è propensi ad abbassare la guardia. Al contrario, anche i compagni che si aspettavano un più gratificante riconoscimento del ruolo e delle scelte (non improvvisate) di schieramento del Nuovo PSI, e che, a caldo, si sono sentiti un pò mortificati, sanno perfettamente che le attività corsare, effettuate nel popolo socialista e contro di esso, dai vari soggetti che si chiamano Boselli, Bobo o GDM, ci hanno purtroppo ridotto sensibilmente nel peso e nell’incidenza.

Aver ottenuto che il Segretario del Partito, Stefano Caldoro, sia capolista in uno dei collegi della Campania è un riconoscimento splendido che ci inorgoglisce e ci permette, assieme alla riconferma dell’uscente on. Lucio Barani, di mantenere vivo e vegeto quel fiore, il Garofano, che dobbiamo saper consegnare alle nuove generazioni con tutto il bagaglio di riformismo che solo i socialisti sono capaci di interpretare positivamente nell’interesse dell’intero Paese.

Per questo risultato, bisogna anche ricordarlo, nessuno, incluso Silvio Berlusconi, ci ha chiesto di scioglierci nel Partito unico che andrà a realizzarsi nel prossimo autunno, e nessuno ci ha imposto di rinunciare alla nostra identità ed alla nostra autonomia. Ma anche per questo dobbiamo saperci rimboccare le maniche e contribuire, col massimo impegno, alla splendida vittoria che attende, il 13 e 14 aprile prossimo, il Popolo delle Libertà. Non tanto per dimostrare quanto si è stati ingenerosi col Nuovo PSI, soprattutto in Calabria (dove il risarcimento potrà avvenire subito dopo la tornata elettorale), ma per continuare quel cammino di ricostruzione delle nostre strutture organizzative che possono gratificare il popolo socialista, e far guardare in avanti con sufficiente speranza.

Il riconoscimento riservato al Segretario Nazionale segna, comunque, una evidente differenziazione con quanto la sinistra e Walter Veltroni hanno riservato ai socialisti dello Sdi o della cosiddetta, ma ormai defunta, Costituente. Si possono fare tutti i salti acrobatici del mondo, per tentare di dimostrare il contrario, ma nessuno sarà in grado di negare che nel Parlamento italiano sarà rappresentato solo il Nuovo PSI autonomista. Sarebbe ora, allora, che Bosellie & avviassero quella profonda riflessione capace di farli uscire dallo stato di presunzione intellettuale, o di sudditanza politica, che, in questi anni, hanno, di fatto, bloccato la ricostruzione del Nuovo Partito Unico dei Socialisti.

Intanto, adesso… avanti tutta. Il 13 e 14 aprile si vota anche per eleggere i Consigli Provinciali e Comunali e l’ Assemblea Regionale della Sicilia. E in molte realtà la presenza del nostro simbolo ci offre la migliore occasione per poterci contare. L’impegno del nostro quadro dirigente deve essere massimo e senza tentennamento alcuno. Non basta, infatti, la battaglia mediatica che sarà realizzata nei salotti televisivi o col battage pubblicitario, nei trenta giorni che ci stanno davanti, ma l’esperienza ci insegna che è fortemente necessario il contatto diretto e l’approccio individuale.

Abbiamo il grande compito di rendere visibili i valori che ci tengono uniti nella coalizione, e i programmi chiari e netti che anche il Nuovo PSI vuole realizzare per far rialzare l’Italia dal declino a cui l’aveva condannato l’armata Brancaleone.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria, 10.3.2008

PDL: LISTE; ECCO I CAPILISTA E LE ‘TESTE DI LISTA’

(ANSA) – ROMA, 9 MAR – Michela Vittoria Brambilla ‘testa di lista’ in Emilia Romagna alla Camera (ovvero prima alle spalle di Silvio berlusconi e Gianfranco Fini, che sono in tutte le regioni i numeri 1 e 2 per Montecitorio) e stessa posizione per Mara Carfagna in ‘Campania2′, mentre Franco Frattini e’ ‘testa di lista’ in Friuli e Lamberto Dini solo terzo al Senato (nel Lazio) alle spalle di Marcello Pera e di Maurizio Gasparri. Sono alcuni dei nomi che compaiono nella lista definitiva delle candidature chiuse in serata a via dell’Umilta’ e diffuse da fonti di Forza Italia.
Fra le teste di serie, compaiono Maurizio Scelli, ‘testa di lista’ in Abruzzo alla Camera; Domenico Viceconte, capolista al Senato in Basilicata; Stefano Caldoro e Alessandra Mussolini, rispettivamente numeri 3 e 4 in Campania; Carlo Giovanardi, capolista in Senato in Emilia Romagna.
Fabrizio Cicchitto, numero 4 dopo Gianni Alemanno (An) in ‘Lazio 1’; mentre nel ‘Lazio 2’ il ‘testa di lista’ e’ l’azzurro Rocco Crimi e al numero 4 compare Giorgia Meloni (An).(SEGUE

Noi sempre coerenti, Boselli invece un’opportunista

Da sempre ci siamo battuti per mantenere alta l’identità e l’autonomia, ricercando in più occasioni la possibilità di una ricomposizione di tutte le anime della diaspora Socialista.
In tutte le occasioni Boselli ha preferito nascondersi sotto altre sigle propendendo per scelte opportunistiche.
Adesso, viceversa, in un quadro politico completamente nuovo, è stato obbligato a fare una battaglia di rappresentanza che lo porterà all’estinzione.
Il Nuovo PSI ha scelto di continuare ad esistere partecipando al progetto della coalizione che vede il PDL protagonista.
Eleggere una rappresentanza parlamentare per continuare a tenere alti gli ideali riformisti
Questo è quello che i Parlamentari Socialisti continueranno a fare una volta eletti.
Saranno i continuatori degli ideali di Craxi e rappresenteranno orgogliosamente tutti i Socialisti dichiarandosi disponibili a rappresentare anche le istanze di coloro i quali non saranno presenti in Parlamento