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I contrasti all’interno della coalizione che dovrebbe Governare il nostro Paese diventano ogni giorno sempre più pesanti e sempre più insostenibili.
Il confronto all’interno della CGIL con la FIOM che rifiuta l’accordo sul lavoro e attacca Epifani, trovando incredibilmente, non il sostegno di una personalità qualsiasi, bensì direttamente del Presidente della Camera Bertinotti , che probabilmente per meri fini di conservazione dell’elettorato proprio, non esita a prendere le distanze dal Governo che i “suoi†dovrebbero sostenere, mostra la profonda crisi che il Governo attraversa.
Imbarazzante è poi la posizione del Sindaco Bolognese Cofferati, ex segretario CGIL, in cerca di un ruolo Nazionale e pronto a rilanciare la sua figura appannata di Sindaco in disgrazia, che si pone come garante della situazione, scavalcando di fatto il povero Epifani.
Questa vicenda da un lato mostra come il Sindacato debba saper ristrutturarsi nelle sue funzioni, perché da associazione che dovrebbe difendere e tutelare i lavoratori, rischia, avendo un approccio assolutamente integralista e conservatore, di essere invece la tomba del Lavoro e dello sviluppo del nostro Paese.
Credo e anzi sono sicuro che la CGIL saprà affrontare il contrasto interno in senso propositivo, ma ciò non può essere sufficiente se la stessa, ma anche le altre sigle Nazionali, non saprà trovare una proposta di rilancio e di prospettiva che la ponga come un interlocutore vero di qualsiasi Governo e non un manichino imbalsamato se al Governo vi è una parte che loro considerano più vicina.
Lo sviluppo del Paese non può né deve essere smorzato da interessi di parte; esso deve avere capacità di crescita e di equità che devono essere anche sostenute da un confronto proteso al miglioramento della situazione.
Dall’altro mostra come Bertinotti sia più preoccupato a consolidare il proprio elettorato, anche in virtù del prossimo scontro con il Partito Democratico, piuttosto che cercare di dare una prospettiva di successo al Governo che sostiene.
Che ragione vi sarebbe infatti di dare sponda alla FIOM, ramo dei metalmeccanici della CGIL, cui Bertinotti pensa di attingere gran parte dei suoi voti, se non quella di una preparazione ad una competizione elettorale, che evidentemente lo stesso vede prima della scadenza naturale, all’interno della quale la “cosa rossa†per giocare un ruolo il più possibile alla pari con il PD, suo vero antagonista, deve radicalizzare posizioni che oggi appaiono assolutamente anacronistiche.
E ancora con il ministro Ferrero che prende le distanze dal Governo, ma essendo come molti integralisti, poco consequenziale alle proprie decisioni, decide di non dimettersi ed incitare gli immigrati a scendere in piazza contro il Governo.
Vi è poi la strana posizione del “comicoâ€, in tutti i sensi Grillo, che dapprima nell’indifferenza totale della classe politica, che non coglie così il senso di distacco che questo provoca, forse per un forte senso di viltà e inettitudine, crea una manifestazione antipolitica come il V-day, e poi viene invitato (!) alla festa dell’Unità di Milano, dove facendo il suo solito show, spesso di cattivo gusto, attacca tutti i dirigenti della sinistra e cosa incredibile riscuote ovazioni a senso unico.
Credo che questo sia il punto sul quale riflettere maggiormente; non è un problema che il “comico†Grillo dica le sue “grillateâ€, né tantomeno il modo più o meno educato di dirle; ognuno si esprime come sa e come può, quanto piuttosto la grande insofferenza che ormai tutto l’elettorato dell’attuale maggioranza mostra, essendo disposta a prendere esplicitamente le distanze dalla propria classe dirigente.
Questa credo sia la novità più interessante degli ultimi periodi; i malumori della FIOM, area che possiamo considerare “radicale†della coalizione di Governo, non sono minori dei malumori dei diessini, area da considerare più moderata del centro sinistra.
Entrambe le situazioni sono frutto di un fallimento che questo Governo ogni giorno manifesta sempre di più; un governo che non ha strategia che dà l’impressione di resistere solo per rendite di potere, che non dà l’impressione di avere ricette per sanare e far ripartire questo Paese.
Un Governo che probabilmente cadrà , ma non così presto come si crede, per conflittualità interne che anche l’ecumenico Prodi, non riuscirà più a sanare.
La CDL deve saper prendere la palla al balzo, seguire l’esempio meno recente di Blair e quello tamporalmente più vicino di Sarkozy per rilanciare con forza il progetto di Riforme che tanto serve a questo Paese e che non può più attendere