L’ALLEANZA CON BERLUSCONI NON DIPENDE DAI SISTEMI ELETTORALI

Ha perfettamente ragione Sergio Verrecchia, uno dei dirigenti socialisti che hanno seguito Gianni De Michelis nell’avventura pomposamente chiamata Costituente Socialista, ma praticamente morta prima ancora di decollare, vuoi per gli abbandoni di quei dirigenti che hanno preferito trasmigrare nel PD, vuoi per la debolezza intrinseca dello SDI che mai si è misurato da solo nell’agone elettorale (prima alleato con Dini, poi con i Verdi, quindi con Pannella, ora con…chissà?), vuoi per la presenza di molti galli in un piccolo pollaio, ha ragione dicevamo Verrecchia quando paventa il rischio che Boselli sia l’ultimo a spegnere la luce al governo Prodi.

Non c’è il rischio, ma la certezza che a staccare la spina al moribondo Governo Prodi non ci sarà il Boselli che, come è risaputo, è contro l’eutanasia. Comunque sia, siamo agli sgoccioli. La crisi che attanaglia il cosiddetto centrosinistra è ormai irreversibile perché, tra l’altro, essa non è più, neanche alla lontana, in sintonia col Paese e mostra crepe vistose. Il suo percorso sembra quello delle montagne russe: superata una discesa pericolosissima se ne presenta subito un’altra da affrontare col patema d’animo sapendo che subito dopo ce ne sarà ancora un’altra, e poi un’altra ancora.

E’ impossibile continuare a resistere. Finanziaria, Dini, Mastella, Welfare, Forleo-De Magistris, Binetti, sciopero dei camionisti, Tar del Lazio su Angelo Maria Petroni e sul generale Speciale, e se ciò non bastasse dietro l’angolo c’è un killer inesorabile: il referendum elettorale che è uno scoglio praticamente insuperabile. Perciò stiamo con i piedi per terra, e rispondendo alla domanda che si pone il nostro Verrecchia: ‘che avverrà ora?’ diciamo che gli sbocchi, in questa situazione, sono soltanto tre. O si realizza la convergenza sulla nuova legge elettorale, o si scioglie il Parlamento per evitare il referendum, o si va diritti alla consultazione referendaria.

Ma vediamo da vicino le tre ipotesi. Primo: difficilmente passerà la nuova legge elettorale che si ipotizza, per la ferma opposizione di tutti i piccoli e medi partiti impauriti dagli sbarramenti che questa prevede. Nel secondo caso, sbaglia Verrecchia quando afferma che esse saranno affrontate non più con due ‘poli’ perchè, tra il bue e l’asinello, sorgerà un terzo polo. Sono scenari già visti e rivisti che esistono solo nell’immaginario, e che comunque non cambiano la realtà. Se la legge resterà quella attuale i poli veramente concorrenti saranno sempre solo due, e malgrado le attuali ‘guerre’ a destra e a sinistra, è vitale il ricomporsi delle aggregazioni anche se da armate Brancaleone, perché il premio di maggioranza andrà, così com’è stato fin’oggi, alla coalizione vincente.

Nell’ultimo caso (successo del referendum) verrebbe abolito il premio di maggioranza alla coalizione, e verrebbe trasferito sul partito che raccoglie maggiori suffragi. In questo caso non è azzardato prevedere la formazione di ‘listoni’ con comune denominatore. Le aggregazioni ‘nuove,, al di fuori dei due grandi partiti PD e PdL: cosa rossa, cosa bianca, cosa rosa pallido, o cosa grigia potranno giocare solo un ruolo di semplice testimonianza.

Se questo è vero, non credo che basti l’ottimismo della volontà per superare gli ostacoli. Guai sono stati creati da Bobo e da Zavettieri, ma guai più grandi sono stati determinati da De Michelis che ha solo pensato a difendere postazioni personali acquisite portandosi, purtroppo, dietro diverse teste pensanti. Malgrado tutto, però, noi non abbiamo buttato la spugna e continueremo ad esserci mantenendo forte la scelta di campo fatta a suo tempo e ribadita al Congresso di giugno. E’ l’alleanza con Berlusconi che non dipende, per nulla, dal sistema elettorale col quale si voterà.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 15.12.2007

BOVA NE HA INVENTATA UN ‘ALTRA

Siamo alle solite. Solo chi non vuol capire non capisce. L’on. Bova ne ha inventata un’altra, infatti, avendo dovuto cedere alle decisioni assunte dal PD che vuole il gruppo unico anche alla Regione Calabria e dovendo, pertanto, accorpare i gruppi dei DS, della Margherita, del PDM di Loiero e l’illegittimo gruppo di Racco, si troverà in un sol colpo con 18 unità (finanziate dalla Regione) in meno sui 24 attualmente operativi, Bova, si diceva, ha pensato bene di passare al contrattacco proponendo una modifica col maldestro tentativo di riavere con la mano sinistra ciò che viene costretto a cedere con la destra.

Il giochino boviano è semplice: vuol ridurre i componenti delle strutture piccole a vantaggio di quella del proprio partito, facendo finta di dimenticare che le strutture speciali sono strumenti, decisi con la legge regionale n. 8 del 26 maggio 1997, a supporto dell’attività del CAPOGRUPPO indipendentemente dalla consistenza del proprio gruppo che riceve GIA’ contributi mensili in base alla sua consistenza (legge regionale n. 13 del 15.3.2002).

Ma, da grande esperto qual è, tenta di far passare il giochino (così ha scritto qualche giornale locale) come una sua mediazione, per cui trattandosi di mediazione ci sarebbe chi avrebbe proposto la cancellazione, tout court, delle strutture degli altri partiti e la sola presenza del Partito Democratico, un vero e proprio regime magari sognato dai nani della politica calabrese attuale. Un grande uomo oltre che un grande Presidente il nostro Bova, veramente democratico e veramente oculato perché nell’operazione secondo i suoi proclami le casse regionali risparmierebbero. Che poi non sia vero, non gli interessa. A lui basta lanciare proclami sicuro che c’è chi li assume come oro colato.

Ma noi non ci facciamo incantare e continuiamo, senza stancarci per nulla, a porre sempre le stesse domande: perché si continua a mantenere in piedi una struttura speciale ad un Gruppo personale com’è quello dell’on. Racco? Perché si continua ad ignorare l’esistenza del Gruppo del Nuovo PSI? I nodi, è bene che si ricordi, prima o poi, arrivano al pettine: ed anche dello sperpero di danaro pubblico, prima o poi, verrà chiesto il conto a tutto l’Ufficio di Presidenza del Consiglio ed ai dirigenti acquiescenti (tranne chi sottraendosi alla egemonia presidenziale, ne ha preso le distanze).

La pazienza però ha un limite, on. Presidente, oltre la quale ci sarà un fiorire di iniziative politiche anche eclatanti. Dispiace, infine, registrare la mancanza di solidarietà e di assunzione d’impegni da parte dei nostri alleati, che in questi lunghi mesi, dal gennaio 2006 ad oggi, si sono guardati bene dal sostenerci adeguatamente: ma questo è un problema politico.

Il Vice Segretario Nazionale Adolfo COLLICE
e la Segreteria Regionale Calabrese del Nuovo PSI

Reggio Calabria 14.12.2007

BOVA, FIN QUANDO RESTERA’ A TESTA ALTA?

S’è finalmente calmato l’on. Bova che ci ha letteralmente sommerso di proclami. Egli è convinto di trovarsi nel paese dei baluba e, quindi, può fare lo stregone giocoliere. E’ un giochino, quello messo in circolo, che è stato più volte utilizzato, con grande successo, e quindi il nostro tenta di utilizzarlo ancora una volta. Ma ci vuole comunque una grande dose di presunzione per continuare su questa strada e proclamare, urbi et orbi, che non accetta lezioni da nessuno, anche perché lui sa quel che fa A TESTA ALTA, così come ha voluto che si chiamasse la sua corrente nel PD.

Bova, per usare un’immagine di un grande giornalista, è come un tir che viaggia nel deserto ad altissima velocità e solleva un polverone tale da coprire ogni cosa. Se poi vi aggiunge che, per senso civico e volontà risparmiatrice, non usa l’auto blu ma quella personale e si paga anche la benzina, il cerchio è chiuso: ha sventolato il solito cliché, ben sapendo che le sue parole rimbalzano sui media e viene rilanciata la sua immagine di uomo probo e di amministratore indefesso. E’ convinto, che nessuno farà il DNA, chiedendogli il conto.

Ma noi, abbastanza scafati e conoscitori profondi dell’uomo che abbiamo davanti, non ci facciamo incantare e gli chiediamo, e continueremo a farlo nei giorni, nelle settimane e nei mesi a venire, fintanto che la questione non sarà risolta, il conto per intero. Perché ha consentito l’esistenza dell’illegale gruppo dell’on. Racco, non tenendo in alcun conto quanto comunicatogli dal nostro Partito sul cambio di casacca dello stesso? Perché lo ha fatto ben sapendo che era illegale e illegittimo, e che sarebbe stato un grosso onere per la Regione Calabria? Si è trattato di ignoranza della legge da lui stesso ideata e sponsorizzata o di una nuova ‘dinamica’ interpretazione della stessa a fronte del passaggio di Racco e & a sinistra? O, forse, la ‘dinamica’ interpretazione della legge va ricondotta al suo netto convincimento dell’impunità?

Quando l’on. Galati è subentrato all’on. Chieffallo sembrava, anche per le assicurazioni fatte dallo stesso Bova, che si potesse andare ad una soluzione non più procrastinabile. Così non è stato, malgrado l’impegno assunto, a metà ottobre durante una lunghissima riunione dei Capigruppo, di convocare Galati e Racco nel proprio Ufficio per discutere la questione e chiudere il contenzioso. Si è ancora in attesa della convocazione.

Ma noi non ci stanchiamo e siamo sempre a fare le stesse domande attendendo pazientemente quelle risposte che fin’oggi non sono ancora arrivate. La presenza di qualche mass-media che non vuole disturbare il manovratore non ci impedirà di denunciare CONTINUAMENTE la vergogna del Gruppo BICEFALO che si trova ad avere un Capogruppo aderente ad altro Partito, per intenderci quello dell’on. Bova. Internet è veramente libera ed anche in essa faremo circolare le prodezze assunte a TESTA ALTA per farle conoscere in tutta Italia, ma sulle quali sarà costretto a riflettere a TESTA BASSA.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 10.12.2007

CLEMENTINA FORLEO, EROE MANCATO

No, non siamo affatto dispiaciuti per la dura punizione messa in cantiere per la Clementina Forleo. Non ci piaceva il suo modo di operare, e la voglia, almeno così appariva, della prima pagina.

Non avevamo alcuna simpatia per questo magistrato fin da quando è balzata alle cronache nazionali per aver deciso l’assoluzione di alcuni terroristi islamici con una assurda motivazione poi giustamente riformata. La Forleo ha motivato l’assoluzione con il riconoscimento di una attività di guerriglia da non ‘confondere’, secondo lei, con una attività terroristica.

Abbiamo continuato a non stimarla per nulla anche dopo, quando ha fatto parlare di sé per l’intervento populistico ‘in difesa’ di un immigrato alle prese con la polizia, facendo sfoggio della sua qualifica di magistrato, e non sappiamo se con il proverbiale: “lei non sa chi sono io”.

Infine non abbiamo avuto più dubbi, sul giudizio severo che avevamo maturato, quando l’abbiamo vista seduta in pompa magna nell’arena di Santoro dove ha diviso la scena col collega De Magistris, protesi ambedue ad ottenere il sostegno popolare alle loro iniziative, oltre che, forse, il sostegno politico, di chi oggi si trova all’opposizione, magari perché le indagini riguardavano D’Alema, Fassino, Prodi e Mastella.

Non è arrivato, né l’uno, né l’altro sostegno. Il primo perché la gente è stufa di magistrati star e novelli Di Pietro che alla fine approdano, senza meriti, in politica; il secondo perché la concezione che i riformisti e i moderati hanno della giustizia è lontana anni luce dal doppiopesismo comunista che esprime i propri giudizi con l’occhio attento ai soggetti accusati. E’ questo che avrebbe dovuto ricordare l’on. Salvi quando dichiara che destra e sinistra si siano ricompattate per difendere la casta dei potenti. Egli sa bene che l’unanimità della decisione del CSM ha diverse origini: l’attuale sinistra difende i propri potenti messi, a torto o a ragione, sotto scacco, mentre i riformisti rifiutano il doppiopesismo.

L’errore della Forleo nasce proprio da questa incapacità a leggere le differenze di comportamento delle diverse forze politiche, e, quindi, quello di pensare che fosse sufficiente utilizzare le intercettazioni per mettere sotto accusa D’Alema (‘facci sognare’) e Fassino (‘allora siamo padroni di una banca’), ed ottenere sostegni incondizionati. L’andare ad Annozero, a differenza del passato quando in TV si andava in maniche di camicia e si leggevano proclami contro il Governo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, determinando la reazione della sinistra senza più alcuna cautela.

Tutta la vicenda, comunque, è stata veramente esemplare per far emergere, on. Salvi, le differenze di approccio ai problemi della giustizia, della sua amministrazione, della sua organizzazione e del suo uso che a volte è stato sconsiderato. Non usiamo parole forti tanto per colorire la riflessione, ma lo facciamo a ragion veduta, e senza andare molto indietro per elencare le disfunzioni, gli errori e gli orrori di cui è disseminato il percorso giudiziario, ci basta citare il caso dell’ ex sindaco socialista di Napoli Nello Polese, che ha avuto giustizia dopo ben 15 anni e dopo aver sofferto la gogna giudiziaria, mediatica e politica. Citiamo quest’esempio perché l’assoluzione, con formula piena, è arrivata proprio in questi giorni.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 5.12.2007

CON BOVA E LOIERO, IL CIELO E’ SEMPRE PIU’…. NERO

Avevamo detto che Marco Minniti, eletto Segretario Regionale del PD dopo aver registrato il ritiro degli altri concorrenti, avrebbe avuto una sovranità limitata nell’espletamento del suo ruolo, e così è stato. Uno dopo l’altro, Minniti inanella sconfessioni che sfuggono solo a chi vuol fare il cieco.

Aveva tentato di spostare Bova dal ruolo di potere che detiene come Presidente del Consiglio Regionale, dirottandolo all’interno della Giunta, al posto di Adamo, ma ha ricevuto un chiaro, tondo e inappellabile sdegnoso rifiuto.
Aveva proposto che Loiero fosse eletto Presidente del Partito ma anche qua ha dovuto registrare un netto insuccesso, ed alla fine l’incarico è stato assegnato alla Lo Moro.
Aveva chiesto che la nuova Giunta fosse ridotta, ma il risultato finale vede una Giunta senza cura dimagrante e, ancora una volta, così gonfiata che si è parlato di Giunta obesa.
Aveva chiesto la costituzione di un Gruppo consiliare unico (raggruppando quelli del PD, del PL e quello abusivo di Racco) ed è ancora alle prese con chi, malgrado lo scandalo che ha avuto dimensioni nazionali, rifiuta l’abbandono di un apparato profumatamente pagato dalla Regione.
Aveva chiesto…chiesto…. chiesto…. ma a che serve continuare l’elenco se oramai è palese che il vice Ministro è sotto custodia e senza libertà di manovra? A parole gli è consentito tutto, ma nei fatti a decidere è il duo formato da Bova e Loiero che, proprio a rimarcare il proprio dissenso, si sono assentati platealmente dall’assise di insediamento delle settimane passate.

Se però il risultato di questa emarginazione del vice Ministro avesse prodotto risultati non diciamo eccellenti, ma accettabili, tutto poteva passare sotto silenzio, ma così non è. Ancora una volta, infatti, si è lavorato non per offrire alla nostra comunità qualcosa di serio per la gestione della cosa pubblica, ma solo guardando agli interessi della propria bottega. Non è la Calabria che interessa, ma la propria componente politica al solo fine di mantenere una posizione di privilegio e di potere. Qualcuno ha parlato di loierismo che però va completato con il bovismo. Fuori quindi l’on. Principe che non serve più ed è considerato ormai un politico bruciato, e dentro una donna che è l’unica in circolazione dopo l’uscita della Lo Moro (se qualcuno dei nuovi arrivati, nel PD, avesse sperato in qualche ipotesi è più che servito. Quando, infatti, si arriva alla stretta finale prevale sempre l’interesse diretto di bottega).

Durerà? Rispetto alla Giunta passata c’è una caratura di gran lunga inferiore, per cui la domanda da porsi non è sul tempo di durata, ma sulla quantità di rovine che sarà capace di aggiungere a quelle passate, e su cosa riuscirà a fare l’altra parte dell’universo politico per contrastare il degrado e i guasti più che annunciati. Già l’on. Abramo ha fortemente criticato la mancanza di gioco di squadra e i trasversalismi che, soprattutto a livello consiliare, paralizzano l’attività e il sereno confronto delle posizioni. All’orizzonte si addensano nuvole gravide di pioggia, e un cielo sempre più … nero.

dr. Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 2.12.2007

L’IRA E’ SEMPRE CATTIVA CONSIGLIERA…

Il Nuovo PSI, per la sua consistenza, anche se non è in grado di poter determinare le scelte che dovranno regolare la vita politica del Paese, non rinuncia a dire la sua nel dibattito che attualmente registra una situazione abbastanza fluida in tutte e due gli schieramenti. Quello conservatore che fa capo, tanto per intenderci, al signor Prodi ed alla sua armata, e quello riformista che ha in Berlusconi il suo leader.

L’invito a calmarsi sembra non aver avuto finora ascolto anche se, è presumibile, che siano in attività, senza proiezioni esterne ma sotto traccia, le diplomazie di tutti i partiti. Se ciò è vero bisogna, però, evitare di dar l’impressione che la mano destra non sappia ciò che sta facendo la sinistra, anche perché si complicherebbe terribilmente l’attività di ricucitura e riaggregazione delle forze che hanno un comune sentire rispetto ai problemi del Paese.

Detto ciò vanno comunque sottolineati due aspetti delle polemiche che la dicono lunga sul livello di due delle tre famose punte (come platealmente si è preteso di definirle alle elezioni politiche, ignorando la quarta punta rappresentata dalla Lega, e la quinta che sono tutti i partiti minori) che si stanno rivelando abbastanza spuntate.

Che significa l’affermazione di Casini: “io sto lavorando al centro per costruire un contenitore per i moderati che non vogliono populismo” ? Ma veramente è convinto che agli italiani interessi di più un contenitore di centro, e di meno le politiche che esso deve esprimere? L’obiettivo delle forze politiche è quello del buon governare affrontando e risolvendo i problemi del Paese, della sua economia, del Mezzogiorno e dello sviluppo nel suo complesso. Se Casini è convinto che i 5 anni di governo della CdL siano stati un fallimento, e le 36 riforme realizzate siano state solo acqua calda, ha ragione d’allontanarsi vagheggiando improbabili ricostruzioni centriste. Se non è così bisogna smetterla di fare karakiri perché le responsabilità dell’eventuale cattivo governare non possono essere addebitate solo a Berlusconi, in quanto le responsabilità sarebbero collettive.

Ma anche Fini, nella foga della polemica, effettua uno scivolone incredibile quando, dopo aver sostenuto che d’ora in poi terrà le mani libere, vi aggiunge, velenosamente, sopratutto sui problemi della giustizia e delle televisioni. Di che si tratta? Di una confessione su provvedimenti votati ma non condivisi, o di una minaccia contro il Cavaliere? Nell’un caso e nell’altro si tratta di un incespicare maldestro: se è una ‘confessione’ essa dimostrerebbe l’inconsistenza governativa di un Fini piegato a votare cose non condivise; se si tratta di una ‘minaccia’ siamo anche quà all’assurdo perché ci si farebbe guidare nelle prossime decisioni legislative dal risentimento. L’ira, bisogna ricordarlo, è sempre cattiva consigliera.
Sarebbe auspicabile che si parlasse di meno, lasciando campo libero alle rispettive diplomazie. Recuperare un rapporto è certamente difficile, ma non impossibile anche perché non ci sono alternative, se non quella di consegnare il Paese, e non si sa per quanto tempo, a chi veramente non ha saputo governare scegliendo la strada delle tasse e del disfacimento di tutto quello che era stato faticosamente messo in piedi dalle forze riformiste e moderate. Sul proscenio, questa volta, non ci sarebbe Prodi, ma sicuramente un uomo ‘forte’.

Se non esiste folgorazione improvvisa sulla via di Damasco, è urgente abbandonare i disegni velleitari e individuali che nulla hanno a che fare con gli obiettivi politici che l’Italia ci chiede, e lavorare per trasformare le difficoltà di oggi in un nuovo grande impegno politico. I socialisti del Nuovo PSI saranno su questo versante, la rete che si ipotizza è il terreno di incontro.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria 30.11.2007

LETTERA APERTA di Adolfo Collice al Presidente del Consiglio della Calabria

Egregio Presidente,
nei giorni scorsi, il nostro Capogruppo on. Galati ha ricevuto, a firma del Dirigente Risorse Umane del Consiglio Regionale, una lettera di reiezione della richiesta di attivazione della struttura speciale che è prevista per legge, essendo stato eletto nelle liste del Nuovo PSI ed avendo aderito a detto Gruppo nel quale non figura altro Consigliere (avendo l’on. Stancato abbandonato il Partito per aderire all’UDEUR, e avendo l’on. Racco aderito, prima al raggruppamento ‘I Socialisti’, e successivamente al Partito Democratico, che se non sbaglio è lo stesso dove milita anche Lei).

Mi rifiuto di pensare che il dottor Calabrò abbia deciso autonomamente il contenuto della lettera, perché essendo Ella il Presidente del Consiglio come minimo l’ha dovuta informare dell’iniziativa, a meno che non l’abbia addirittura concordata con Lei. La lettera in questione era accompagnata da un parere redatto dai Consulenti Giuridici della Regione che mi risulta siano addirittura cinque e percepiscono ben 4.000 euro al mese per ‘mezz’ora di presenza alla settimana’ negli Uffici della Regione (così recita la delibera di nomina). Fatte le dovute moltiplicazioni si tratta di un impegno di ben 240.000 euro all’anno (circa mezzo miliardo di vecchie lire) oltre ad eventuali rimborsi spese.

Mi sorprende che dopo i tanti proclami di risparmio o riduzione dei costi della politica Le sia sfuggito questo ruscelletto che fa sparire dalle casse regionali tanto denaro per così poco lavoro. E che lavoro!!! I suoi Consulenti invece di spremersi le meningi, per diversi mesi, per partorire il classico topolino, avrebbero potuto navigare su Internet ed avrebbero trovato alcune sentenze che sono abbastanza chiare in materia di Gruppi consiliari. Io gliene voglio citare solo due oltre a fornirLe un accenno di uno studio redatto sulla riforma del regolamento della Camera dei Deputati.

La prima è una sentenza della Cassazione (n. 3335 del 19.2.2004) che riguarda un processo per mancato pagamento delle prestazioni professionali di un avvocato di Lametta Terme, da parte della Lega Nord. In essa si legge testualmente: “la dottrina pubblicistica, nell’analizzare la natura giuridica dei gruppi parlamentari, ne ha sempre distinto due piani di attività: uno squisitamente ‘parlamentare’ in relazione al quale i gruppi costituiscono gli strumenti necessari per lo svolgimento delle funzioni proprie del Parlamento….; l’altro, più strettamente politico, che concerne il rapporto, ‘molto stretto, ed in ultima analisi di subordinazione’, del singolo gruppo con il partito di riferimento;….

La seconda è una sentenza della Corte Costituzionale (n. 4 del 12.4.1990) che riguardava un contenzioso in materia di gruppi consiliari tra lo Stato e le Regioni Liguria e Toscana. In essa si legge testualmente, al punto 2.1: “E’ opportuno ricordare che i gruppi consiliari sono organi del Consiglio Regionale, caratterizzati da una peculiare autonomia in quanto espressione, nell’ambito del Consiglio stesso, dei partiti o delle correnti politiche che hanno presentato liste di candidati al corpo elettorale, ottenendone i suffragi necessari alla elezione dei consiglieri. ….

La terza citazione è tratta da ‘La riforma del regolamento della Camera dei Deputati’ introdotto dal prof. Fulco Lanchester, il cui resoconto è stato redatto dai dott.ri Claudia Di Andrea e Paolo Zuddas. In esso si legge: “I gruppi parlamentari sono le proiezioni, in seno alle Camere, dei Partiti organizzati nel Paese. … Se, in altri termini, il gruppo parlamentare è la proiezione in Parlamento del partito, e se il partito è quella associazione che….. ha un idem sentire de Repubblica, …… occorre che il gruppo parlamentare corrisponda e aderisca in modo preciso al partito politico così come si è individuato nello svolgimento e nei risultati del procedimento elettorale”.

Orbene, Signor Presidente, se i Gruppi sono espressione dei partiti, per quale arcana questione Lei non ha voluto considerare per nulla la mia lettera con la quale La informavo che Racco e Chieffallo non facevano più parte del Nuovo PSI, per loro espressa dichiarata decisione, e che quindi non potevano costituire il gruppo con le insegne di un partito che non era più il loro, e con tutti gli appannaggi del caso? E per quale ragione non ha voluto tenere conto della dichiarazione fattaLe il 31 agosto scorso dall’on. Galati con la quale La informava che, essendo subentrato a Chieffallo, si iscriveva al Gruppo del partito sotto le cui insegne era stato eletto, e cioè il Nuovo PSI? E perché infine non ha voluto tenere conto dell’ultima lettera inviataLe con la quale la informavo che nel Gruppo Nuovo PSI, c’era soltanto Galati e nessun altro?

Presunzione, prevaricazione, abuso di potere? Non mi interessa più saperlo. Che le cose vadano come devono andare. Un problema è certo: tutti quelli, politici o dirigenti regionali, che sono responsabili di questa situazione devono riflettere seriamente perché di certo potrebbero pagarne le conseguenze.

Peccato, Signor Presidente, che, data la scorrettezza con la quale si è rapportato al sottoscritto ed al Partito che rappresento, debba salutarLa senza alcuna affettuosità.

dr. Adolfo COLLICE
Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Cosenza 29.11.2007

CALMARSI: C’E’ ANCORA MOLTA STRADA DA FARE ASSIEME

Dopo la grande abbuffata di dichiarazioni, analisi, speranze e prospettive, messe in campo un pò da tutti, con una velocità che solo l’accelerata alla politica impressa dal terremoto berlusconiano poteva permettere, sta subentrando una fase di riflessione alla quale bisogna partecipare, come riformisti socialisti, molto attivamente. C’è il rischio infatti di non comprendere gli scenari che si sono aperti e di ragionare col vecchio metro, col pericolo di non riuscire a discernere il grano dal loglio.

La Casa delle Libertà era già finita prima del terremoto. Come entità coesa e politicamente impegnata nella lotta politica era da tempo in quarantena. Infatti l’età del Cavaliere spingeva i due ‘colonnelli’, come impropriamente sono stati chiamati, in una corsa a differenziarsi con un obiettivo minimo, rafforzare la propria presenza sulla scena politica, e con un obiettivo massimo, tentare di accreditarsi come vero e unico ‘erede’. Con tattiche diverse, ma questo è lo sfondo del palcoscenico su cui si è cimentato il duo Casini-Fini.

Il primo sperando di diventare punto di coagulo delle forze centriste che gli avrebbe permesso di assurgere a novello condottiero delle forze di destra; mentre il secondo, per la maggior dote elettorale, s’era convinto d’essere autosufficiente nel raggiungere lo scopo. Tutte e due però piegati all’interno e soprattutto impegnati a fare le bucce al leader. L’onere di affrontare la battaglia politica rimaneva nelle mani di Berlusconi e di alcune forze minori che, perché tali, non hanno avuto un gran peso (così è stato nella campagna elettorale; così si è verificato nella difesa delle leggi partorite dal precedente Governo; così si è riproposto nella lotta contro la finanziaria). Tutte e due però dimentichi che il vero motore dell’aggregazione moderata (Casa delle Libertà) era stato e continua ad essere il Cavaliere Berlusconi.

La vicenda della successione, però, se da una parte mostrava la miopia politica di chi la cavalcava (strategicamente?), dall’altra diventava un vero e proprio sbarramento alla visibilità delle forze minori (la programmazione mediatica –di cui si parla proprio in questi giorni (illuminante l’articolo di Guzzanti)- aveva interesse ad esaltare i balletti di Casini e i distinguo di Fini, ignorando totalmente le forze minori non interessate al problema). Il terremoto, però, apre scenari nuovi e inediti. Non si tratta di bere la cicuta del Partito unico, ma di plaudire ad una iniziativa che libera anche la CdL dall’ingessatura in cui si trovava (i protagonisti erano sempre Forza Italia-AN-UDC a volte la Lega, e a volte Rotondi), e permette la costruzione di percorsi nuovi nell’interesse dell’Italia, del suo sviluppo e delle nuove generazioni.

Tra l’altro sono molte le forze, fra i moderati come fra i democratici, che non intendono confluire in calderoni unici. Fra i moderati, tanto per analizzare lo scenario in cui ci siamo collocati con l’ultimo Congresso, ci sono sicuramente, oltre ad AN e all’UDC, anche il PRI, la Destra di Storace, altri e soprattutto il Nuovo PSI, che a differenza degli altri ‘socialisti’ (quelli rifugiatisi a sinistra), ha oggi, soprattutto dopo l’uscita di Berlusconi, una caratterizzazione piena e senza equivoci. Non c’è più alcuna confusione col Cavaliere che ha scelto di collocarsi in Europa nel Ppe che non è certamente il nostro punto di riferimento.

Bisogna evitare, quindi, di avviare un referendum su chi vuole la confluenza e chi la rifiuta. E’ un falso dilemma. Non è questo il terreno di confronto: esso era e rimane la ramificazione del Partito, con radicazione sul tutto il territorio nazionale, e l’impegno a produrre iniziative e politica. Lo scontro attuale è destinato a rientrare, i kamikaze non fanno parte della cultura occidentale. E anche se non tutto può essere come prima, c’è ancora molta strada che dovrà essere fatta assieme. E il Nuovo PSI vuole esserci, e deve esserci con la sua identità, la sua storia e la sua autonomia: non abbiamo bisogno di alcun liquidatore come invece saranno costretti altri che di socialismo mantengono solo la parola.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria, 25.11.2007

ROTTO IL FRONTE DEL SILENZIO TRA I MASS-MEDIA CALABRESI

Sulla vicenda del Gruppo regionale del Nuovo PSI che ha registrato l’assurdità di un Gruppo bipolare o bicefalo con un Presidente, Luciano Racco, addirittura aderente ad altro Partito (nella fattispecie al Partito democratico), e con un Consigliere, l’on. Galati del Nuovo PSI, senza alcun ruolo perché esautorato dall’attuale Presidente del Consiglio, si è finalmente rotto il fronte del silenzio dei mass-media calabresi.

Pochi, infatti, hanno avuto il coraggio(?) di scrivere sulla vicenda, anche perché indirettamente sarebbe stato come scrivere contro l’on. Peppe Bova, e fra questi c’è il super coraggioso settimanale di attualità regionale (‘Mezzoeuro’) che ha dedicato all’argomento ben 5 pagine di articoli, commenti e documentazione varia. Un vero terremoto per il piccolo on. Bova sempre più convinto della sua onnipotenza. Ma anche i grandi (si fa per dire), prima o poi, se abusano del loro potere, finiscono male.

Sotto il titolo ‘Il Garofano calpestato’ il settimanale commenta con parole di fuoco “una vicenda complicata e incattivita dal peggio che la politica da queste parti sa esporre. Una storia di finte diaspore politico-culturali. Di appropriazione indebita di poltrone. Di quattrini, alla fin fine. E’ la storia del gruppo regionale dei socialisti…”. Nel sottotitolo il settimanale mette il coltello nella piaga e continua: “Anche dopo l’ingresso in Consiglio Regionale di Galati e l’uscita di Chieffallo rimane in vita il gruppo (360 mila euro all’anno) di Racco che continua a chiamarsi ‘Nuovo PSI’ che è, però, di altra collocazione politica. Racco per mantenere gruppo e appannaggi vari non ha abbandonato la dizione ‘Nuovo PSI’ . E Bova tace…”
Nella pagine seguenti si documenta come ‘Bova non poteva non sapere’, riproducendo la lettera del 3 febbraio 2006 con la quale gli si ricordava che Racco e Chieffallo avevano abbandonato il Partito. Nessuna risposta. Il 9 marzo 2006 nuova sollecitazione con l’avviso che il Partito avrebbe interessato del problema anche la Corte dei Conti. Ancora silenzio assoluto. Terza ed ultima lettera il 28 marzo 2006. Ma non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. Buio totale, silenzio di tomba.

Il ducetto Bova si fa vivo in autunno, rispondendo ad una interrogazione avanzata da un Consigliere, facendo sfoggio di grande cultura giuridica (sic!) e provocando una durissima lettera aperta del compagno Giovanni Alvaro che dopo aver sottolineato come per ben tre volte aveva ignorato le lettere del Partito, continuava: “C’è un limite a tutto, caro Presidente, ma Lei non se ne cura per nulla: mette il carro dove crede sia più opportuno per le sue alchimie politiche”.
Il servizio di ‘Mezzoeuro’ continua con la riproduzione dell’art. 27 dello Statuto che regola i Gruppi, con la pubblicazione dell’esposto denuncia alla Corte dei Conti dell’8 gennaio 2007, e con l’amara lettera, del successivo 10 gennaio, indirizzata ai Consiglieri della CdL totalmente assenti nella vicenda, e conclude: “Un gruppo bicefalo o bipolare perché Galati appartiene allo schieramento di centrodestra. Giurisprudenza applicata alle esigenze tutte tipiche dei calabrotti in politica. Si profila all’orizzonte un altro di quei casi che facilmente troveranno spazio quanto prima nel libro dei paradossi, degli sprechi, dell’incuria e delle negligenze che su scala nazionale si stampa in Calabria e che fa sorridere il Paese. Non potrebbe trovarsi altrove una tipografia simile…”.
Adolfo Collice
Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 25.11.2007

LA SPECTRE STA DIETRO L’ASSASSINIO DELL’ON. FORTUGNO?

L’interrogatorio del Presidente del Consiglio on. Peppe Bova, nel corso del processo per l’assassinio del povero Franco Fortugno (Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria) è di quelli da manuale.

Esso è tutto intriso di frasi scontate come l’acqua calda: “è un delitto portato a termine con finalità politiche, ma con modalità mafiose”; di luoghi comuni utilizzati pro domo sua (vecchio vizio comunista): “la ‘mente’ che ha deciso sapeva che stroncando la vita di Fortugno avrebbe interrotto o comunque fortemente indebolito il processo di cambiamento che si stava avviando”; con un pizzico di presunzione investigativa: ”sono convinto che ad autorizzare l’omicidio dell’on. Fortugno furono piu’ cosche”; ed infine col rifugio tradizionale nel mistero che da sempre viene utilizzato per lasciare aperti problemi e poterli usare politicamente in qualsiasi momento: “a deciderlo furono poteri oscuri e illegali”.

Di questo passo, si arriva alla P2, alla CIA, alla Spectre e, novella apparsa sulla scena dei crimini, alla Struttura Delta. E’ il versante tanto amato ed usato dalle centrali politiche totalitarie che con questo sistema, sorretto e appoggiato da alcuni grandi mass-media nazionali, confezionano i percorsi da seguire. Non interessa loro la verità, soprattutto se è semplice e scontata, interessa costruire il mistero e presentarsi come coloro che ‘sanno’, ‘comprendono’, ‘capiscono’ ogni retroscena. E’ un film già visto e rivisto, da Piazza Fontana a Ustica, alla strage di Via dei Georgofili a Firenze, semmai la novità sta nell’aver, almeno finora, lasciato fuori protagonisti come ad esempio il Cavaliere nero Berlusconi.

Smettiamola di fare i primi della classe. Lasciamo agli investigatori il compito di districare la matassa ed alla Magistratura quello di giudicare, ed evitiamo di costruire grandi scenari, perché in questo modo si rischia di aiutare la mafia. I polveroni e gli scenari apocalittici sono, infatti, un aiuto insperato per un’organizzazione criminale che decide, lo sappiamo bene, ogni delitto eccellente.

Giovanni Alvaro
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 23.11.2007

SALUTARE PORRE UN FRENO ALL’ONNIPOTENZA DELL’ON. BOVA

L’avvio di un’indagine, da parte della Procura della Corte dei Conti, con l’ausilio della Guardia di Finanza, presso il Consiglio Regionale della Calabria, è una notizia che, pur non facendoci gioire per le conseguenze che potrà determinare, è politicamente positiva perché, come minimo, pone un freno a chi si pensava d’essere il padrone assoluto dell’Istituto Regionale.

Dispiace, purtroppo, che l’Ufficio di Presidenza nel suo complesso e gli stessi dirigenti regionali non siano stati capaci di prendere le distanze da chi si è vestito di onnipotenza confondendo la res pubblica con la res privata, e da chi ha pensato che con l’arroganza, la prepotenza e gli abusi di potere si potesse diventare grandi dirigenti, e non con il rispetto pieno delle regole e delle norme.

A chi oggi sostiene che si “può discutere sulla moralità si alcune prassi, ma non sulla loro legittimità”, vorremmo chiedere se era legittima la struttura speciale consentita al duo Racco-Chieffallo sotto il nome di Nuovo PSI avendo gli stessi abbandonato quel partito per averne fondato un altro. Ed anche quando l’on. Chieffallo è stato dichiarato decaduto ed è subentrato al suo posto l’on. Galati, se era non solo politicamente, ma anche legalmente, oltre che moralmente, possibile che il Nuovo PSI potesse avere un Capogruppo aderente ad altro Partito (guarda caso lo stesso del signor Presidente) mentre l’altro componente aderisce ad altro schieramento. Sulla questione l’avv.to Catanzariti (Segretario de I Socialisti) chiosava sull’assurdità di un Gruppo BIPOLARE.

La comunicazione all’on. Galati del rifiuto a riconoscerlo Capogruppo avviene per lettera firmata da un Dirigente che, a convalida della decisione, allega alla missiva un parere dei cinque Consulenti giuridici del Presidente con il quale si sostiene, assurdità giuridiche (!!!!), che essendo già formato il Gruppo non si poteva modificarne la direzione. Nascondersi dietro un parere, pur prestigioso (sic.!), non assolve dalle responsabilità che la legge attribuisce ai dirigenti pubblici.

E’ ora che chi non ha interessi politici da difendere abbia il coraggio di tirarsi fuori, prendendo le distanze da scelte cervellotiche. Sul periodo precedente sarà la Corte dei Conti che deciderà se c’è stato o meno sperpero di denaro pubblico. Dopo l’entrata in Consiglio di Galati, pur non essendoci sperperi erariali, si registra un danno ad un Partito di cui risponderanno dinanzi alla Magistratura tutti i responsabili, nessuno escluso.

Segreteria Regionale Calabrese Nuovo PSI

Cosenza, 21.11.2007

IL RIFORMISMO STA CON BERLUSCONI

 

 

                        Quando avevamo invitato a fermarsi, smettendola con le polemiche assurde che tanto sembravano strumentali, o meglio ancora puerili, non mettevano nel conto la capacità gramsciana di Berlusconi di far delle difficoltà sgabello, per un salto di qualità, trasformando in positivo quello che appariva negativo. Confessiamo sinceramente che non pensavamo mai a questa grande capacità che, al paragone, fa dei vecchi alleati dei nanetti della politica.

 

                        Già in quella riflessione, fatta il giorno prima del tsunami Silvio, criticavamo aspramente l’immagine che le polemiche davano della fu CdL, quando imploravamo di “smetterla  di fare come quegli eredi che, a babbo ancora vivo, si accapigliano attorno al letto del presunto moribondo per accaparrarsi l’eredità. Per quell’eredità non c’è notaio che tenga, né possono esistere investiture da delfino. Il leader che potrà aspirare a sostituire Berlusconi, quando sarà, deve anzitutto diventare punto di riferimento, per capacità, carisma e atteggiamento unitario, dell’intera coalizione o almeno della sua grande parte”. 

                        Già allora, fra le righe ma non troppo, scrivevamo che all’orizzonte non scorgevamo grandi condottieri in grado di afferrare il testimone.   Del resto, in cuor nostro, non perdonavamo la sconfitta elettorale subita che non può essere imputabile al ‘destino cinico e baro’ ma a quegli strateghi che hanno lasciato solo a battersi come un leone il Berlusca nazionale. E dopo la sconfitta per un soffio, che ancora grida vendetta, si è dovuto assistere ai balletti ed ai corteggiamenti casiniani ai vari Mastella e company (per costruire il centro!!!) che sono stati, decisamente, respinti al mittente. Non è bastata quell’esperienza, assurda e vergognosa, ma ci si è appostati per cogliere qualche errore del leader per aggredirlo platealmente.

 

                        L’occasione è stata la finanziaria, e anziché lavorare per far crescere il dissenso diniano all’interno del centrosinistra, ci si è collocati miopemente sul versante interno senza alcuna vergogna. Ha ragione allora Giuliano Ferrara quando sostiene che non era più tollerabile questa situazione: è mancato totalmente il gioco di squadra, e chi non ha voti e consensi adeguati si arroga il diritto di aggredire chi è il motore trainante delle forze moderate.

 

                        Ora il dado è tratto. Bisogna partire da questa nuova realtà. Il Nuovo PSI non ha dubbi: riconosce a Berlusconi capacità e intuizioni, e quindi la sua leadership. Noi siamo con lui, portando in dote la nostra storia, la nostra autonomia e la nostra identità. Altri sono scappati al primo stormir di fronde. Buon viaggio. Noi guardiamo all’Italia, ai suoi problemi, alle riforme necessarie. Vogliamo, assieme a Berlusconi, chiudere con la fase ingessata che sta alle nostre spalle, chiudere con le aggregazioni militari, avviare una nuova stagione fatta, come nella migliore stagione riformista, di confronto, dialogo e positività.

 

                        Il Nuovo PSI non avrà tentennamenti. Già le prime dichiarazioni dei suoi massimi dirigenti vanno in questa direzione.

 

                       

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

 

 

Reggio Calabria, 21.11.2007

PREPOTENZA, PREVARICAZIONE E ABUSO DI POTERE

 

                        Il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, on. Peppe Bova, espertissimo in proclami ed annunci, razzola veramente male nel cortile della politica, e pensa che avere qualche giornale amico può bastargli per continuare a fare e disfare all’interno del Consiglio che lui presiede.

                        Messo alle strette, da una campagna del Corriere della Sera che ha messo il dito nella piaga dei minigruppi, ha dovuto salvare il salvabile ed avviare una riforma delle Strutture speciali, previste nel Consiglio Regionale, e composte da uno staff formato da un Segretario Particolare, un Responsabile Amministrativo, due dipendenti pagati con la qualifica di funzionari, due dipendenti pagati con la qualifica di impiegati di concetto, e un autista, oltre alla sede fornita di telefono, fax, internet, il tutto per una cifra annua di circa 400.000,00 (quattrocentomila/00) euro, ovviamente comprensivi di stipendi, assicurazioni e mantenimento della sede.

                        La legge partorita si è limitata a regolamentare l’esistente, a far finta di cambiare pagina, rimodellando gli appannaggi spettanti ai gruppi, alle Commissioni, all’Ufficio di Presidenza. Il risultato finale vede 5 membri dell’Ufficio di Presidenza, 14 Gruppi consiliari, 6 Commissioni permanenti, 6 Commissioni speciali (alcune veramente speciali come quelle per la fattibilità e qualità delle leggi, o quella tripartita, o ancora quella di vigilanza). Si tratta di ben 31 ‘Uffici’ che hanno diritto alle Strutture speciali. E chi non ne ha diritto gli si riserva una ministruttura. Aboliti i minigruppi si sono inventate le ministrutture.

                        Bova però si presenta come l’alfiere della riduzione delle spese della politica, e da buon comunista lancia proclami a destra e manca, dicendo che vanno ridotte le presenze nelle Commissioni. Ma riducendo i consiglieri nelle Commissioni il risparmio è pressoché nullo, mentre  Bova assurge a moralizzatore con il proprio semplice annuncio. Se veramente si vuole realizzare il risparmio del costo della politica vanno ridotte le Commissioni (alcune delle quali semplicemente inutili ma messe in piedi per dotare i Presidenti delle previste strutture speciali), e va realizzato l’accorpamento dei gruppi deciso, in pompa magna, dal nuovo Segretario Regionale del PD.

                        Ma a sbugiardare ulteriormente l’attuale Presidente del Consiglio, vi è la vicenda del Gruppo del Nuovo PSI che vale la pena ricordare. Alla nascita detto gruppo era composto da 3 unità, ma si è ridotto quasi subito per l’abbandono dell’on. Stancato. I due sopravvissuti (Racco e Chieffallo) hanno nominato Racco capogruppo ed hanno ottenuto la struttura speciale in forza di una clausola dello Statuto regionale che prevede che a formare un gruppo si può essere anche meno di tre componenti a condizione d’essere espressione di un partito nazionale o di lista che alle elezioni abbia superato il 5% dei voti.

                        Nel caso specifico sussisteva questa seconda clausola almeno fino a ottobre 2005, quando Racco e Chieffallo hanno abbandonato il Partito (Nuovo PSI) per costituire un nuovo partito (I Socialisti). Ma anche dopo questo cambio di casacca il Presidente Bova ha mantenuto la struttura speciale all’on. Racco con un consistente sperpero di danaro pubblico (sulla vicenda è stata interessata la Corte dei Conti).  La scelta di Bova, comunque, non sembri incomprensibile: essa tiene conto del passaggio, di Racco e Chieffallo, a sinistra.

                        La decadenza da Consigliere di Leopoldo Chieffallo e la surroga con l’on. Galati  ha riaperto, dopo la scelta di aderire al Nuovo PSI nelle cui liste è stato eletto, la questione. Neanche dopo questa decisione di Galati, Bova ha sentito ragione dimostrando la sua vera indole caratterizzata da prepotenza,  prevaricazione e abuso di potere. Non si tratta solo di casta,  pervasa da vera onnipotenza, ma anche di gente che pensa e agogna al regime.

                        A nulla serve nascondersi dietro il dito e far rigettare la richiesta di normalizzazione dei ruoli ad un Dirigente regionale che si assume anch’egli la responsabilità di quanto deciso: La motivazione poi, espressa da cinque, diconsi cinque,  Consulenti giuridici del Presidente (a proposito: quanto ci costano?) è di quelle da far sbellicare dalle risate.

                        Si sentenzia, infatti, che il gruppo è costituito e non può ricostituirsi. Racco è come il Papa è stato eletto vita natural durante e potrà cessare nel ruolo solo dopo la sua dipartita. Ci si dimentica, però, che è stato eletto Presidente da Racco e Chieffallo e che con l’ingresso di Galati, come minimo, la partita è riaperta. Va rieletto il nuovo Presidente. Ci si trova, comunque, in una situazione paradossale, che solo in Calabria e con la Presidenza Bova poteva verificarsi: UN GRUPPO BIPOLARE.

 

                        Il Gruppo del Nuovo PSI ha, infatti, un Presidente che aderisce  ad altro Partito (nella fattispecie il PD) ed è collocato a sinistra,  e un componente che è collocato nella CdL proprio dove gli elettori lo hanno eletto. Ne consegue che un conto sono i proclami e lo sbandieramento sul ruolo di moralizzatore e ferreo censore dello sperpero, e un conto è l’attività pratica che deve tenere conto delle collocazioni politiche. Tra l’altro nelle recenti primarie Racco e tutta la sua struttura sono stati o candidati o sostenitori della lista di Bova intitolata, ma guarda l’ironia, A TESTA ALTA per la CALABRIA, o forse si voleva dire A TESTA ALTA per i PROPRI INTERESSI, perché non abbiamo paura di nessuno?           

   

                                                                                                       Adolfo COLLICE

                                                                                      Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Cosenza, 19.11.2007

FERMARSI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

                        La fine della partita giocata al Senato della Repubblica, anche se a Prodi si è concesso il piacere dell’approvazione della legge finanziaria in prima lettura, e la speranza di continuare a vivacchiare alla guida del Governo, ha sancito in modo plateale (i giudizi espressi da Dini sono veramente tranchant) la fine della maggioranza che finora ha sorretto Prodi. Parecchi si domandano perché Dini ha voluto salvare il Governo, votando la finanziaria) e immediatamente dopo annunciarne la sua irreversibile ed imminente morte.

                        Si può non essere d’accordo, ma negli atteggiamenti di Dini, dal suo punto di vista, non c’è alcuna contraddizione. Egli ha voluto scindere il momento della dotazione al Paese della legge finanziaria per l’anno che viene, dal giudizio politico severo sul Governo e sul suo esaurito corso. O più semplicemente ha voluto mettere in evidenza che il Governo non va a casa per un’imboscata sulla legge finanziaria, ma ci va per la decisione netta, chiara e precisa assunta da chi, con il suo atto, tronca il ‘tirare a campare’ dell’allegra compagnia meglio conosciuta come ‘armata Brancaleone’, o perché non ne poteva più del tira e molla della sinistra antagonista, radicale e parolaia. Sapere se la motivazione vera sia questa,credo che debba interessare poco. 

                        Quel che deve interessare è, da una parte, il fatto che si chiuda una fase, densa di guasti per il Paese, e può e deve aprirsene un’altra; e dall’altra una rivisitazione dello stato della coalizione. E’ assurdo, infatti, che dinanzi ad uno scenario nuovo, determinato da quello che può definirsi la punta dell’iceberg, si avvii (sembra la legge del contrappeso) un processo di distinguo, fughe in avanti, ricerche di iniziative solitarie e giochi individuali da parte dei singoli alleati della CdL che, oggettivamente, diventano le ciambelle di salvataggio di un centrosinistra oramai a pezzi.

                        Perché questa corsa al masochismo? Perché non fermarsi e riflettere? E’ urgente e vitale per l’intera alleanza, farlo. La fase che si apre, infatti, è aperta ad ogni sviluppo: dipende anche da noi la sua evoluzione o la sua involuzione.

                        E’ necessario quindi, in primis, smetterla di fare come quegli eredi che, a babbo ancora vivo, si accapigliano attorno al letto del presunto moribondo per accaparrarsi l’eredità. Per questo non c’è notaio che tenga, né possono esistere investiture da delfino. Il leader che potrà aspirare a sostituire Berlusconi, quando sarà, deve anzitutto diventare punto di riferimento, per capacità, carisma e atteggiamento unitario, dell’intera coalizione o almeno della sua grande parte.

                        Secondo: bisogna passare da subito a dare corpo alle scelte politiche delle settimane passate, realizzando la Federazione dei partiti moderati, senza farsi condizionare dagli sbocchi di appartenenza europea. Siamo in Italia, e in Italia quel che importa, in questo momento, è la costruzione di un unico centro decisionale, e aprire nuove prospettive alle forze moderate.

                        Terzo: contribuire a modificare la legge elettorale esistente (il porcellum) inserendo due necessarie correzioni. Le preferenze nella scelta dei candidati, liquidando la vergogna che tutto sia deciso razionalmente dai partiti, ed inserendo il premio di maggioranza anche al Senato da conteggiare nazionalmente. Questa seconda scelta può non risolvere il problema delle differenti maggioranze nei due rami del Parlamento, e quando ciò dovesse verificarsi, si può individuare la maggioranza che deve governare il Paese con la somma dei voti di Camera e Senato.

                        Ma, per carità, fermiamoci, prima che sia troppo tardi.

           

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 18.11.2007

MINNITI, A SOVRANITA’ LIMITATA

                      Eravamo stati facili profeti quando, dopo l’abbandono dei diversi concorrenti a Segretario del PD e la permanenza della sola candidatura del signor Minniti, avevamo predetto che lo stesso, al di là  dai facili osanna che lo hanno interessato,  sarebbe stato ostaggio delle potenti consorterie confluite nel nuovo Partito,  e chiaramente messo sotto scopa da parte anche di quei settori del suo vecchio partito che, in questi anni, si sono costruiti spazi di potere inattaccabili.

                         La prima sortita, dopo gli annunci, i proclami e la divulgazione, urbi et orbi, delle più trite e ritrite frasi fatte (le primarie: una festa della democrazia),  conteneva l’impegno a costituire ‘gruppi unici in ogni assise elettiva’ liquidando immediatamente i gruppi dei partiti di origine. Il nostro, tronfio d’ebbrezza per il successo conseguito (era stato il primo degli eletti in una corsa solitaria), si era incautamente avventurato in un campo fortemente minato, perchè non aveva fatto i conti con i vari osti che, col gruppo unico, si vedevano espropriati di consistenti fette di apparato organizzativo ‘sommerso’ lautamente finanziato dagli enti di appartenenza, soprattutto alla Regione Calabria. L’impegno assunto tanto trionfalmente, è diventato, all’assise di insediamento, semplicemente un auspicio. 

                        Figurarsi se Peppe Bova, Presidente del Consiglio, specializzato in proclami sul risparmio nei costi della politica, ma altrettanto specializzato a fare in modo totalmente diverso dai suoi proclami avrebbe potuto accettare una deminutio capitis nel suo regno (il Consiglio Regionale) che, Dio glielo ha dato e guai a chi glielo tocca. Infatti è così abbarbicato al ruolo che si è costruito che sdegnosamente ha rifiutato di entrare in Giunta al posto di quell’Adamo che ne è uscito ed era ed è desideroso di dirigere il gruppo unico. E se non lo si fosse capito il Bova ha platealmente disertato l’assise d’insediamento. Come altrettanto platealmente l’ha disertata il Presidente Loiero (se è necessaria una Giunta nuova la faccio io e nessuna altro).

                        Nel braccio di ferro Loiero-Minniti vedremo chi la saprà spuntare. Sui bluff di Bova (riduzione costi politica) è comunque necessario ritornarci. Oggi ci basta rilevare quanto avessimo ragione a pronosticare vita dura per il signor Minniti. Potrà continuare a parlare con frasi fatte, fare l’elengantone, consolidare il suo ruolo lothariano, ma a lui è riservato, almeno in Calabria, il ruolo di megafono delle scelte altrui.

                       

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 14.11.2007