Dialogare con chi ci vuole morti? Mauro Del Bue

Ci sono tanti dialoghi che si possono intessere in politica per ricercare l’unità. Quello fondato sulla pari dignità, come ai tempi della Dc e del Psi, quello tra “chi sta sopra e chi sta sotto”, come diceva Turati, e cioè quello tra socialisti e comunisti ai tempi del fronte popolare e dell’unità d’azione, fondato sulla subalternità degli uni agli altri. Non mi è mai capitato di assistere a un dialogo per costruire l’unità tra un soggetto che intende far morire quell’altro. Pare che stia capitando questo. A Reggio Calabria “I socialisti” di Saverio Zavettieri hanno avanzato l’ennesino ricorso contro la presentazione del nostro simbolo. Meno male che è stato respinto. Capisco i compagni calabresi del Nuovo Psi e i loro giusti risentimenti. Possibile sederci dietro un tavolo per la Costituente socialista con chi si è posto il problema di farci sparire? Giusto che De Michelis pretenda spiegazioni innanzitutto da Boselli.

On. Mauro Del Bue

Socialisti Italiani: fatto ricorso contro liste Nuovo PSI!

Come era stato annunciato ed era ampiamente prevedibileè iniziata la campagna-ricorsi contro il simbolo del NUOVO PSI. A Reggio Calabria il primo round  è nostro. 

 

 

                               Come era stato annunciato ed era ampiamente previsto, Saverio Zavettieri ha proposto ricorso alla Commissione Elettorale Circondariale di Reggio Calabria  per far escludere dalla competizione elettorale del 27 e 28 maggio 2007 la lista del Partito Socialista NUOVO PSI continuando a sostenere che Gianni De Michelis non è il Segretario del Partito e presentando a sostegno della propria tesi la sentenza del TAR di Catania, ma guardandosi bene dal presentare la sentenza del Tribunale Civile di Roma che facendo piazza pulita di ogni equivoco ha restituito  sede, simbolo e cassa all’attuale legittimo Segretario.  

                               In previsione del ricorso si è proceduto, con l’aiuto del Coordinatore Nazionale Stefano Caldoro, a predisporre delle note difensive che sottoscritte dai presentatori della lista comunale (Leonardo Del Giudice e Gaetana Maria Alvaro) sono state depositate presso la Commissione che, rigettando il ricorso, così si è espressa: “….la Commissione prende, quindi, in esame il ricorso presentato dall’on. Saverio Zavettieri, Segretario Nazionale de “I Socialisti Italiani”, nonché dal Signor Giampaolo Catanzariti nella qualità di Segretario Provinciale del medesimo partito che, tra l’altro, esibiscono copia della sentenza n. 2380/06 del Tribunale di Giustizia Amministrativa della Sicilia, sezione di Catania, di cui, questa Commissione ritiene di non dover tenere conto essendo la decisione odierna contestualizzata in situazione totalmente diversa rispetto a quella esistente nell’anno 2005, allorquando si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Messina. In particolare non appare, nella competizione attuale, che sussista un pericolo concreto per l’elettore di “confusione” nonostante l’utilizzo del simbolo, peraltro in forma composita, del Nuovo PSI, utilizzo ancora subiudice. 

                               Si annuncia, comunque, un ulteriore ricorso da parte di Zavettieri al Tar calabrese. Per quanto ci riguarda siamo sereni e tranquilli e sperando in una sentenza positiva anche da parte del Tar invitiamo tutti i nostri candidati e i nostri iscritti a continuare la campagna elettorale, senza farsi distrarre da questi giochetti che puntano certamente, come obiettivo massimo, a cancellarci dalla scheda elettorale, e come obiettivo minimo a mantenerci in uno stato di precarietà a tutto danno del risultato elettorale che deve essere comunque un risultato splendido.  

                                                

Giovanni Alvaro                                                                Commissario di Reggio Calabria                                                                                                                             Membro Direzione Nazionale 

lì 30.04.2007

Lettera del dipartimento comunicazione del Nuovo Psi all’’attenzione delle società nazionali di sondaggi politico-elettorali

Oggetto: rettifica della posizione politica nazionale del Nuovo Psi

Chiediamo cortesemente di tenere presente che la posizione politica nazionale del Partito socialista Nuovo PSI è fuori dai due schieramenti, sia quello del centro-destra che quello del centro-sinistra.
Tale posizione è stata sancita dal voto della Direzione Nazionale, nel mese di luglio 2006, ed ovviamente non può non essere tenuta in debito conto per l’effettiva validità di un sondaggio politico, cosa che peraltro sta già avvenendo per l’analoga posizione di altri soggetti politici, quali l’ UDC.
Chiediamo pertanto la rettifica dei sondaggi regressi e contestualmente chiediamo che tale nostra posizione sia tenuta in giusto conto per i sondaggi eventualmente in fieri.

Cordiali saluti

Campopiano : Il Molise non ha votato a favore

 

Leggo sul Sito del voto favorevole del Molise al documento del coordinamento dei Segretari Regionali . Preciso che non ho firmato il documento pubblicato per tre principali ragioni .
1) come firmatario della richiesta di autoconvocazione dei segretari regionali ho sostenuto che sulle regole e sulle procedure congressuali sia necessaria la condivisione unanime , diversamente da quanto si dovrà decidere circa la linea politica.
2) Ad oggi, poiché il Consiglio Nazionale e gli altri organi statutari operano in ordinaria amministrazione , solo la costituita Commissione potrà definire il percorso congressuale disciplinando le modalità della presentazione di eventuali documenti politici o mozioni.(dovendosi ritenere superato quello del C.N. del 31 marzo) .
3) Confermo invece la richiesta già formulata al tavolo di una partecipazione più forte ed attiva dei Segretari Regionali ai lavori preparatori del Congresso nelle forme più utili alla funzionalità dello stesso .
4) Auspico che da parte di tutti prevalga il più ampio senso di responsabilità considerata la delicatezza del momento politico generale e la imminenza delle elezioni amministrative di maggio.

Vive cordialita’

Oreste Campopiano Segretario Regionale del Molise

Appello a Stefano Caldoro. Giuliano Sottani

Carissimo Stefano,

La riunione dei Segretari Regionali del Nuovo PSI di sabato scorso mi ha lasciato profondamente deluso ed addolorato. Ho dovuto prendere atto che al Congresso del 23 e 24 Giugno 2007 si verificherà una ennesima scissione nel nostro modesto partito.

Il Nuovo PSI nasce a Milano nel gennaio del 2001, ma io insieme ad altri abbiamo lottato per la rinascita del PSI fin dal lontano 1994 quando, pochi socialisti a dire il vero, entrarono nei progressisti al fianco del Partito Comunista Italiano. Poi nacque lo SDI.

Ci abbiamo provato mille volte, prima con Intini, poi con tanti altri fino alla nascita del Nuovo PSI del 2001 con De Michelis, Bobo Craxi e Martelli.

Se volevo andare con i Comunisti o con Berlusconi potevo farlo allora e probabilmente ne avrei avuti anche numerosi vantaggi personali.

Invece insieme a pochi altri compagni fondai il Partito Socialista Autonomista in Toscana e in tutti questi anni ho creduto nella nostra autonomia tenendo accesa in Toscana la fiammella dell’autonomia socialista

Noi Stefano ci conosciamo da sempre, c’è stato e c’è fra di noi un rapporto di sincera amicizia ed anche all’interno del partito un comune sentire.

Riconosciamo il grande ruolo che ha svolto e che svolge il nostro grande Segretario Gianni De Michelis, che ti ha sempre stimato profondamente e ti scelse, primo fra tutti noi, proponendoti prima sottosegretario poi Ministro nel Governo Berlusconi.

Sono rimasto sinceramente addolorato nell’apprendere sabato scorso dal Segretario Regionale della Campania, Gennaro Salvatore che ormai gli spazi per l’unità socialista si sono ridotti al lumicino e che al congresso di giugno, se si terrà, ci sarà un lungo abbraccio fra De Michelis e te, magari fra le lacrime, prendendo ognuno strade diverse con gli auguri di buon lavoro, come è avvenuto al Congresso dei DS fra Fassino e Mussi.

Sarà un errore clamoroso. Incredibilmente così riusciremo a dividere di nuovo in due quel poco che ci resta.

Ma tu puoi evitare la scissione. Tu devi evitare la scissione.

Per l’unità del partito, dobbiamo tutti riconoscerglielo, stanno lavorando con tantissima serietà ed alto senso di responsabilità i compagni Lucio Barani e Mauro del Bue.

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede della esperienza del PSI, è nella natura del nostro partito.

Il nuovo PSI nato a Milano nel 2001, ad un anno esatto dalla morte in solitudine e lontano dal suo Paese di Bettino Craxi, che qualcuno oggi vuole addirittura inserire in un pantheon, passando così dalla criminalizzazione ad una santificazione senza scrupoli; finalmente oggi la riproposizione della questione socialista viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente dal vecchio PSI, ma anche da chi proviene da un’altra storia ed ha fatto della identità socialista, la sua bandiera non entrando nel costituendo Partito Democratico.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano sta creando grande entusiasmo nella base e nei militanti socialisti in tutte le regioni d’Italia. E spetta a noi non deludere questo entusiasmo e non perdere questa storica occasione di vedere ricostituito un grande partito Socialista in Italia.

Anche tu Stefano devi esserne protagonista. Altrove non c’è spazio per i socialisti e soprattutto i socialisti ritorneranno ad essere protagonisti nell’interesse del nostro Paese che ha tanto bisogno della intelligenza, della fantasia e delle capacità dei socialisti, ed anche della tua e di tutti noi sia nel governo centrale che nelle altre istituzioni.

Barani e Del Bue hanno fatto delle serie ed importanti proposte che chiamano “Le condizioni per l’unità dei Socialisti”

Queste le cose belle che condivido del Documento di Barani e del Bue:

– Noi crediamo che al confronto sul nuovo partito socialista ed al conseguente processo costituente che ne deriverà il NUOVO PSI debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organi di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione ed anche sconcerto tra i nostri militanti..

– il Nuovo PSI è una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto una alleanza con la Casa delle Libertà proprio perché la sinistra italiana era a-socialista venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediata post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle Libertà ed ha ribadito la propria collocazione nella minoranza parlamentare.

– il Segretario del Partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni.

Рil bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo connotato di bipolarismo bastardo: E allora che la Costituente Socialista si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che ̬ bastardo e sta diventando anche subdolo

– dobbiamo chiedere immediatamente ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del paese

– noi abbiamo poi una ruolo particolare in una futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte dell’elettorato Socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle Libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente ed anche dal punto di vista programmatico…

Рpoich̩ il richiamo al Socialismo ̬ il minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo politico congiunto di convergenze sulle cose da fare.

– e da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del Socialismo Liberale da Ernesto Rossi a Fortuna a Pannella

– a queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire i socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama politico italiano, quello di riportare l’Italia alla sua tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

Questa caro Stefano è musica per le nostre orecchie.

Sono convinto che se riusciremo a fare un congresso unitario ed andremo compatti nella costituente non solo faremo un grande servizio al socialismo italiano ma soprattutto lo faremo al nostro Paese, a questa Italia che ha bisogno di certezze e che noi, solo noi socialisti potremo finalmente riuscire a dare. Il resto è buio.

Con tantissima stima

Giuliano Sottani

Segretario Regionale del Nuovo PSI della Toscana

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =
(AGI) – Roma, 23 apr – “Lo vogliono mettere nei loro Pantheon.
Parlo di Fassino e di berlusconi che dicono di ispirarsi anche a Craxi. Bel Paese l’Italia dove si passa dalla criminalizzazione alla santificazione senza neanche arrossire.
Vale per Fassino e i diessini che non avvertirono neanche il bisogno di chiamare Craxi a curarsi in patria, ma vale anche per berlusconi che chiamava “la vecchia partitocrazia” quel sistema nel quale il Psi di Craxi la faceva da padrone. E non rinnegava “l’amicizia personale”, come dire “la politica e’ altra cosa”. Quanta ipocrisia. E quanta confusione”. Lo afferma il deputato del nuovo psi Mauro Del Bue.
“Diamo una sbirciatina agli ospiti dei due Pantheon – prosegue Del Bue – e prendiamo atto che il Limbo abolito recentemente dal Vaticano non esiste piu’ neanche per il povero Craxi. Nel Pantheon del futuro partito democratico da parte diessina non si rinuncia a Berlinguer, stratega del compromesso storico e della terza via tra comunismo e socialdemocrazia, e neppure a Gramsci che osteggiava i riformisti e quelli emiliani come Prampolini in particolare, perche’ controrivoluzionari, e “moralmente ripugnanti” con le loro cooperative che “toglievano il pane di bocca ai sudici contadini del Sud”. C’e’ naturalmente Gandhi e anche Martin Luther King, profeti di non violenza, ma anche coloro come Togliatti, che continua a resistere nelle preferenze dei delegati, che dichiararono la pena di morte per il partito comunista polacco. Puo’ certo sorprendere che Togliatti sia addirittura superato nelle preferenze da De Gasperi, ma stupisce alquanto che i socialisti (Turati, Saragat, Nenni) vengano sostanzialmente ignorati e Craxi usato da Fassino a giorni alterni per chiamare a raccolta nel futuro Pd anche i recalcitranti che vagheggiano costituenti socialiste, ma tuttora osteggiato dalla stragrande parte dei delegati diessini. Nella Margherita c’e’ ovviamente l’altra faccia della medaglia: da Don Sturzo, fondatore del Partito popolare, a Zaccagnini e Moro, che guidarono la Dc, passando, e’ ovvio, per De Gasperi, che dell’alternativa ai comunisti di Togliatti fece il perno della sua politica”.(AGI) Red/Mal (Segue) 231415 APR 07

AGI) – Roma, 23 apr – Del Bue prosegue: “Che dire del Pantheon berlusconiano? Craxi, De Gasperi, che pare cosi’ oggi il piu’ gettonato, e tre papi (Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Un Pantheon a maggioranza cattolica. Piu’ Craxi per non farsi scappare i socialisti. I socialisti, che cosi’ sono nei Pantheon, ma non hanno una casa loro e soltanto piccole scialuppe e salvagenti. Paradossale. Conseguentemente non puo’ che prendere forma un percorso per riaffermare tra tanti coacervi di identita’, che vengono corroborati dalla presunta fine della loro storia e dall’altrettanto indimostrata “necessita’ storica” di accorparle e di superarle, una identita’ ancora ovunque viva e vitale. Pare che dalle tradizioni comunista e democristiana (i padri fondatori del Partito democratico sarebbero quasi tutti i vecchi comunisti e democristiani con varie ed eventuali) nascano i prodromi del loro superamento e dell’inveramento del nuovo partito in nome di una indimostrata necessita’ storica del nuovo soggetto. La vecchia anomalia, il Pci piu’ forte del Psi, produce cosi’ una anomalia nuova, che l’Europa non conosce, come non conosceva quell’eurocomunismo che Berlinguer esaltava per utilita’ di partito. E in fondo questa nuova anomalia e’ proprio frutto di quella vecchia. Come allora anche oggi si invita non gia’ l’Italia a divenire piu’ europea, ma l’Europa a divenire piu’ italiana. E se il vecchio Pci in fondo si dichiarava simile alla socialdemocrazia europea, anche se ricercava terze vie, cosi’ oggi il partito democratico sarebbe non nel Pse ma col Pse, come ha precisato Rutelli. Il tutto per non fare come in Europa, cioe’ una moderna socialdemocrazia italiana, per non dar ragione a Saragat, a Nenni e a Craxi, per consentire agli ex comunisti di resuscitare i loro morti e cosi’ agli ex democristiani. Un passato si legittima solo se non si accetta quello di un altro. La teoria del nuovo soggetto politico legittima tutte le storie e tradizioni che anzi possono perfino essere esaltate nel momento di una loro palingenetica trasformazione. Cio’ che e’ vecchio, cosi’, non e’ da criticare e’ solo da superare. Anziche’ cercare collocazione nei Pantheon i socialisti dovrebbero cosi’ cercare una loro autonoma casa.
Dovrebbero avviare un percorso tra i piccoli partiti, movimenti e correnti politiche, anche non di diretta emanazione del vecchio Psi, per tentare di costruire un partito. Ma dovrebbero farlo sapendo che solo il modello elettorale tedesco consente di fare emergere le identita’ singole senza soffocarle nelle coalizioni. Con un certo disappunto ho preso atto che un dirigente coraggioso come Mussi che pensavo facesse dell’identita’ socialista la ragione della mancata adesione al Partito democratico se n’e’ andato citando Berlinguer e parlando di una sinistra unita da Rifondazione allo Sdi.
Vedremo. Intanto non si puo’ non riconoscere, e su questo Fassino ha ragione, che il progetto del partito democratico non influenzi i cambiamenti del sistema politico italiano. Questo e’ certamente un merito e non e’ un merito di poco conto”.(AGI) Red/Mal 231415 APR 07

PD: MORONI (FI), AL VIA OPERAZIONE DS DI DISTRUZIONE DEL SOCIALISMO =

PD: MORONI (FI), AL VIA OPERAZIONE DS DI DISTRUZIONE DEL SOCIALISMO =
(ASCA) – Roma, 20 apr – ‘I democratici di sinistra perdono una storica occasione e rischiano di rinunciare, definitivamente, a percorrere la strada del socialismo riformista’. Cosi Chiara moroni di Forza Italia, dagli Stati Uniti, commenta le scelte dei congressi dei ds e della margherita.
‘All’inizio degli anni novanta i post comunisti – ricorda – cavalcarono le procure e contribuirono alla distruzione del partito socialista italiano ed alla mortificazione di una storia fatta di grandi battaglie civili, sociali ed economiche. La loro operazione di distruzione del socialismo si concretizza in questi giorni perche’ incapaci di fare, nei fatti, i conti con la loro storia e di scegliere in maniera chiara la adesione alla famiglia del socialismo europeo’.
‘La loro scelta – sottolinea – di riproporre una remake del compromesso storico e’ inconciliabile con la scelta riformista ed ha la colpa di lasciare alla sinistra piu’ conservatrice il dibattito sulla questione socialista’.
‘Con questi scenari sara’ sempre piu’ difficile – conclude moroni – vedere in Italia una forza socialdemocratica moderna come avviene in tutti i Paesi della Unione Europea’.

Capone:LE RAGIONI DI FACCI E LE RISPOSTE CHE MANCANO

 

Filippo Facci muove critiche ragionevoli all’iniziativa della “Costituente Socialista” e paventa rischi ben più che ipotetici, poiché la sua analisi si basa sulla vicenda recente dei socialisti in Italia, sui loro limiti e contraddizioni spesso personali e di leadership.

Ma la sua costruzione critica manca della risposta più importante al problema più grave: durante questa seconda repubblica, destra e sinistra (o le si chiami pure come si vuole) che risposte hanno saputo dare ai problemi dell’Italia?

E il deficit di riformismo è stato soddisfatto da qualcuno? Facci cita Tremonti e Nicola Rossi (persone e politici stimabilissimi): ma per quali scelte degne di essere considerate come azioni riformiste profonde in favore del futuro del nostro Paese?

La verità è che non basta come risposta l’analizzare che i socialisti hanno votato per Forza Italia: lo sappiamo tutti! Il problema è cosa hanno fatto Forza Italia e il suo straordinario leader (stimato e stimabilissimo da chi, come noi, è di sinistra senza esserne schiavo!) per riformare questo Paese quando ne avevano la possibilità, con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana a disposizione! Questa è una grande occasione storica persa e non basta dire che “ci volevano altri cinque anni”. Il livore contro il Governo Berlusconi e il “basta” che molti hanno proferito durante quegli anni, è diventato l’odio verso il Governo Prodi che peggio di così non avrebbe potuto e potrebbe fare.

Nessuna parte in campo rappresenta oggi una visione innovativa, non di destra o di sinistra, categorie inutili oltre che superate, in Italia. La sinistra è in ritardo, in larga parte dell’Europa e vedremo nei prossimi giorni cosa ne sarà in Francia, dove pure la battaglia si preannuncia aspra e all’ultimo voto. Le risposte sono deboli e contraddittorie, l’aspirazione ai nuovi (e giusti) diritti non viene coniugato con il loro costo, con la loro sostenibilità sociale, con il problema del “disordine sociale” che cresce, di giorno in giorno.

Manca una risposta della sinistra migliore, quella che le scelte non le ha sbagliate nel passato, come hanno ammesso l’autocritico Violante e il ripensante Fassino, quella sinistra riformista che oggi in Italia non c’è perché non incide negli equilibri politici e nelle scelte.

L’intervista de “il Giornale” a Nicolas Sarkozy chiude poi la bocca a quanti usano il concetto di “destre” in modo dispregiativo: una lezione di lungimiranza e coraggio politico così alto, di fermezza modernizzatrice, di visione prospettica alta, merita rispetto, attenzione ai contenuti, disponibilità alla discussione e all’integrazione, prima ancora che alla critica dei contenuti.

Oggi serve una sinistra trasversale e moderna. Sarà, in Italia, il PSI che qualcuno tra noi si appresta a ricostruire, questo luogo politico? Lo sarà rifiutando la logica dello “stare a sinistra, per forza” rimettendo in moto una competitività che non serve solo a contrattare qualche posticino in più, ma a mostrare alle altre formazioni politiche la volontà di far prevalere le proprie idee ed i contenuti riformisti “senza dei quali non ci può essere accordo e sostegno ad alcuna coalizione”?

Sarà questo nuovo soggetto una cosa ben diversa dallo SDI e da tutte le formazioni litigiose, anzi inutilmente litigiose, del post-PSI? Sarà un soggetto aperto da una discussione programmatica vera che definisca cosa è e deve essere il socialismo riformista nel prossimo ventennio in Italia? Sarà aperto ad un ricambio generazionale, forzoso, dei gruppi dirigenti, delle “facce”, della loro capacità di comunicare e convincere? Sarà un soggetto autenticamente democratico? E, soprattutto, come si rivolgerà al mondo del lavoro ed al sindacato, una forza socialista che deve considerare il lavoro come il centro del problema, come il modo e il luogo della produzione della ricchezza, del riscatto sociale possibile, della costruzione della società, senza accettare le regole della “sindacatocrazia” e senza tollerarne la sclerotizzazione che produce oggi solo problemi ai cittadini e ai lavoratori? E come sarà aperto all’esterno? Con le primarie, ma un po’ più serie e progressive di quelle usate dal centro-sinistra? E sarà questo soggetto capace di capire la lezione di tangentopoli, evitare per regole interne, che il ripetersi di fenomeni di degenerazione venga considerato naturale e fisiologico, adottando contromisure efficaci “a monte”? O non sarà nulla di tutto ciò?

Barani-Di Pietro:Parigi val bene una messa

  

Il 17/04/2007 si è svolto in Roma presso il Ministero dei Lavori Pubblici l’atteso incontro  tra il Sindaco di Villafranca On. Lucio Barani, accompagnato dagli assessori Franco Trombella, Franchino Bassignani e dall’Arch. Walter Riani, ed i più stretti collaboratori del Ministro Di Pietro che ha seguito dal suo ufficio le fasi dell’incontro; componevano la delegazione ministeriale l’Arch. Cantarelli, segretaria particolare del Ministro, il capo di Gabinetto Dott. Casole e   Baratoni, l’importante dirigente che ha tenuto i contatti con il Sindaco Barani da quando è “esploso”pubblicamente il caso Malnido.E’ stato il dott. Baratono ad avviare il confronto nel quale, come è ovvio, si sono inseriti con aspra avversione il direttore per la Toscana di Rete Ferroviaria Italiana Ing. Angelo Pezzati ed il “suo” legale avv. Morocchiolo Domenico.Il Sindaco Barani, sostenuto dalla delegazione villafranchese, ha esposto con determinazione le ragioni del Comune operando un radicale mutamento di stile rispetto alle amministrazioni del passato tanto condiscendenti.Le argomentazioni di Barani possono essere compendiate nei seguenti punti:1) E’ indispensabile spostare la linea ferroviaria su viadotto lungo il fiume Magra con conseguente costruzione di una nuova stazione ed attivazione del raddoppio ferroviario.2) Occorre ristrutturare il Castello di Malnido, attuando gli studi progettuali predisposti dagli Architetti Riani e Boni dell’Amministrazione Comunale di Villafranca in Lunigiana ripristinando un’agibilità turistica  ad una sede storica dei Malaspina, una delle famiglie nobiliari più antiche d’Europa, che a Malnido hanno ospitato Dante Alighieri, esule dell’ingrata Firenze, per l’operazione proposta occorreranno sei milioni di Euro.3) E’ importante prevedere nell’assetto definitivo delle opere un collegamento tra la nuova stazione ferroviaria ed il restaurato castello.4) Le Ferrovie (RFI) dovranno ritirare immediatamente la loro diffida, inutile e provocatoria, che ha creato malessere e stupore agli incolpevoli e ignari proprietari eredi degli antichi Malaspina di Villafranca in Lunigiana.5) Resta comunque prioritario ed improcrastinabile avviare l’iter operativo per mettere in sicurezza il Castello e la vicina Torre Campanaria a spese di R.F.I.(ferrovie) ente responsabile dei danni accumulatisi nei decenni come è stato implicitamente ammesso da anni lontani, precisamente dal 15/12/1910 quando con regio decreto l’allora Ente ferroviario riconosceva che i treni procuravano danni al Castello e al Campanile di S. Nicolò e pertanto risarcivano i proprietari con 5000 lire per i danni provocati.6) Infine l’On. Barani si è assunto due impegni personali: la difesa gratuita dei proprietari attuali del diruto maniero ed il ritiro della ordinanza che ha imposto il limite dei 30 Km orari ai treni quando la situazione con i primi interventi inizierà a migliorare.Sulla proposta del Sindaco e dei suoi accompagnatori è stato registrato con soddisfazione il consenso dei dirigenti del Ministro Di Pietro, mentre i responsabili di R.F.I. hanno confermato la loro posizione non collaborativa, sostanzialmente distaccata dalle conclusioni maggioritarie.Di fronte alla suddetta situazione di “separati in casa” non resta da augurarsi una ferma posizione favorevole alle ragioni di Villafranca da parte del Ministro Di Pietro, che riesca a piegare ed indurre a ragionevolezza R.F.I, ed inoltre trovi nell’ambito delle risorse statali quanto è necessario per il nuovo casello autostradale tra Pontremoli ed Aulla da tutti auspicato.Se verrà riscontrata questa disponibilità allo scontro da parte dell’On. Di Pietro, in favore dell’arte e della cultura di tutto un territorio, l’On. Barani si dichiara fin da ora contento di essersi sbagliato quando ha negato al procuratore di Mani Pulite di “avere le palle “.Ma è passato tanto tempo e poi “Parigi val bene una messa” aveva detto nel 1594 il poco cattolico Enrico IV, candidato al trono di Francia.Anche l’On. Barani, Sindaco di Villafranca pur di vedere rifiorire un angolo di Lunigiana col suo Castello che ne rievoca un passato secolare di storia e di cultura, è pronto come segno di riconoscenza a far archiviare per sempre la delibera che anni or sono aveva fatto assumere al Comune di Aulla, unico in Italia, perché fosse dedipietrizzato. 

18/04/2007

Un’altra musica. Sergio Verrecchia

Hans Christian Andersen scrisse una famosissima favola: “I vestiti nuovi dell’Imperatore”. Un re viene convinto, da due imbroglioni, di vestirsi con tessuti magici da poter essere visti solo da persone intelligenti rendendoli invece invisibili agli stolti ed incapaci. Rassicurato dai suoi cortigiani compiacenti, sfila per la città tra gli applausi dei cittadini impauriti a contraddirlo finché un bimbo non grida: “ma l’imperatore è nudo”.
Cosa pensiamo noi di essere o di rappresentare? E soprattutto, sappiamo veramente chi siamo?
Oltre a guardarci e parlarci allo specchio siamo in grado di vedere la realtà esterna?
Siamo una piccolissima realtà politica che vorrebbe rappresentare una grande storia. Ma una grande storia è fatta di grandi eventi e di grandi uomini e non è riducibile in un piccolo contenitore pieno di buchi.
Il dibattito del Partito si sta avviando ad una nova divisione interna, ad una nuova contrapposizione, ad un nuovo scontro. Se Eugène Ionesco fosse vivo ci dedicherebbe sicuramente una sua sceneggiatura del teatro dell’assurdo.
In una forza politica c’è una legge direttamente proporzionale alla autorevolezza del suo leader.
Ci può essere un Partito Radicale senza Pannella o una Forza Italica senza Berlusconi, una Lega senza Bossi? Ci può essere quindi un nuovo PSI senza De Michelis? Se il coraggio di vedere la verità è superiore all’ambizione del desiderio allora la realtà è molto più semplice e brutale.
Non esistono due linee politiche nel Partito semplicemente perché il nostro “recipiente” non può contenerle. Chi forza questa regola cade nel pubblico ridicolo, nel paradossale, nel velleitario,
Gli sforzi assolutamente encomiabili che alcuni nostri compagni fanno, come Mauro Del Bue ed ora anche Lucio Barani, per metter tutti d’accordo sono esercizi d’intelligenza sprecata semplicemente perché la divisione non è compatibile.
La verità vera e sincera, non è la linea politica, ma è il leader: Il re è appunto nudo.
Il ridicolo in cui l’imperatore era caduto fu colpa soprattutto dei suoi cortigiani che si affrettarono a lodare le sue affermazioni senza consigliargli la scelta più giusta.
Gianni De Michelis è inadeguato a condurre il Nuovo PSI e quindi ad aprire le trattative per la Costituente Socialista?
Vi rispondo io: forse si.
Insuperabile è il suo valore nell’elaborazione analitica e nella creatività politica. Debolissima invece è la sua capacità di scelta di uomini e di tattiche. Nanni Ricevuto, Chiara Moroni, Claudio Nicolini, Luca Barbareschi ecc. ecc e lo stesso Stefano Caldoro sono state persone volute, scelte ed imposte da Gianni stesso. Il peso egemonico che il Partito ha subito negli anni scorsi dalla componente Calabrese, che tanto danno ha fatto, ha avuto la copertura dal nostro segretario.
Se, come ipotesi di questo ragionamento, De Michelis è inadeguato a guidare ancora il NUOVOPSI chi è allora il leader alternativo? Chi il migliore del relativo?
Le contrapposizioni in questo nostro piccolo movimento non sono mai state politiche, bensì scontri tra uomini ed egemonie. Questo spiega anche le manifestazioni violente che abbiamo più volte subito. Le diversità di linee politiche sono i fasulli tessuti magici con cui gli ”imperatori” pensano di essere vestiti.
Oggi non abbiamo due linnee politiche perché, molto semplicemente, apparteniamo al mondo gassoso e non più a quello solido.
Oggi abbiamo solo due alternative: o seguire il nostro leader Gianni De Michelis, con tutte le riserve che questo comporta, o chiudere le porte alle nostre speranze.
Oggi non possiamo subire divisioni che taglierebbero solo l’aria, ma dobbiamo invece fare l’unica vera cosa intelligente ed efficace: compattarci!
Solo una forte e compatta squadra, sia pur minuscola, può superare ostacoli difficili. Per fare questo però ci vuole un gruppo dirigente composto più da consiglieri che cortigiani. Mosso più da interessi collettivi che individuali. Rigenerato più dall’audacia che dalla prudenza. Decisioni collegiali e condivise. Scelte di gestione trasparenti e partecipate.
Come ho già avuto modo di dire qui non si tratta di sostituire nessuno, ci sono da noi valori di grande esperienza e capacità, si tratta però di far suonare un’altra musica all’orchestra, di rinnovare il repertorio.
Il maestro di musica va esaltato, perché è il migliore e non ne abbiamo altri, ma decisamente corretto perché anche il suo destino è legato alla sua orchestra.

Sergio Verrecchia

Le condizioni per l’unità dei socialisti. di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede dell’esperienza del Psi, è nella natura del nostro partito. Il Nuovo Psi nasce infatti a Milano nel gennaio del 2001, a un anno esatto dalla morte in solitudine, e lontano dal suo Paese, di Bettino Craxi, che di quell’esperienza è stato leader negli ultimi vent’anni, col proposito, esplicitato nel nome, di rappresentare direttamente quella speranza di rinascita. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate. Alla ormai piena rivalutazione politica di Bettino Craxi, che qualcuno vuole addirittura inserire in un Pantheon, passando così da una criminalizzazione a una santificazione senza scrupoli, si assiste oggi ad una riproposizione della questione socialista, che viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente del vecchio Psi, ma anche da chi proviene da altre storie e ha fatto della identità socialista una questione dirimente nel processo di avanzamento verso il partito democratico. Due obiettivi sono ormai raggiunti nel nostro percorso politico iniziato a Milano: la lettura del socialismo degli anni ottanta, ieri ingiustamente criminalizzata e oggi al vaglio, assieme alla figura di Craxi, di una generale, anche se giustamente non acritica, rivalutazione, e la rinascita di una identità socialista che pareva definitivamente seppellita nei tribunali durante il biennio giudiziario. Resta il tema del partito politico. Né il Nuovo Psi, né lo Sdi, gli unici due partiti che hanno voluto assumere una esplicita identità socialista, sono riusciti a pervenire ad una dimensione minima soddisfacente, procedendo spesso contrapposti, attraverso alleanze anomale e anche dando vita a liste elettorali senza identità. La questione dell’unità dei socialisti, nella versione più larga, intesa cioè come unità tra coloro che provengono dall’esperienza del Psi e coloro che pur provenendo da altre esperienze sono oggi attestati sulla trincea socialista, ha trovato nel recente congresso di Fiuggi dello Sdi un momento di produttivo confronto politico. Noi crediamo che a tale confronto e al conseguente processo costituente che ne deriverà il Nuovo Psi debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organo di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione e anche sconcerto tra i nostri militanti. Il Nuovo Psi è una piccola comunità politica, costituita da militanti e dirigenti volontari e orgogliosi di sentimenti di autonomia e di indipendenza politica, rappresentato da due parlamentari italiani e due parlamentai europei, oltre a qualche consigliere e assessore regionale, comunale e provinciale. Una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto un’alleanza elettorale con la Casa delle libertà, proprio perchè la sinistra italiana era a-socialista, venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediato post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle libertà, precedendo l’analoga decisone dell’Udc di Pieferdinando Casini e che ha ribadito nel contempo la propria collocazione di partito di minoranza parlamentare, nell’ambito di un gruppo parlamentare autonomo, assieme alla Dc di Rotondi, che sussiste tuttora nonostante manchi una coincidenza di strategia politica, dopo la negativa esperienza elettorale. Dunque tra il Nuovo Psi e le altre forze della futura costituente socialista esiste una differenza di collocazione politica. Crediamo che sia giusto evitare di negare la realtà, così come riteniamo che non sia impossibile modificarla. Lo abbiamo sostenuto, lo ribadiamo anche in questo momento. A fronte di un altro governo siamo pronti ad assumere un’altra collocazione parlamentare, a fine legislatura non escludiamo di poter collocarci diversamente. Il segretario del partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni. Il problema è che tale governo di ampie intese è tutt’altro che all’orizzonte, e lo stesso Berlusconi dà l’impressione di non voler creare condizioni di crisi al governo Prodi, proprio mentre si accinge a divenire un protagonista di una alleanza con autorevoli esponenti vicini tradizionalmente alla sinistra per la più colossale operazione economico-finanziaria del nostro tempo. Il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo definitivo connotato di bipolarismo “bastardo”. E allora che la futura costituente si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta divenendo anche subdolo.
Dunque dobbiamo chiedere ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del Paese. La preferenza esplicitata a Fiuggi da Boselli per un modello elettorale simile a quello delle regionali, comporta invece l’accettazione del bipolarismo in cambio di un basso sbarramento elettorale. Se la costituente socialista vuole avere successo deve puntare a un modello che consenta l’esaltazione delle singole identità e la scelta che più volte Lanfranco Turci, come Cesare Salvi, hanno presentato come la migliore, non dipende certo da quella presunta difficoltà a scegliere uno dei due poli che potrebbe esserci invece addebitata. Il problema è scegliere un modello ideale per la rinascita delle identità politiche e nel contempo non porre la questione socialista sotto lo sbarramento elettorale, dando così netta l’impressione di volere fare solo uno Sdi un pò più forte, come sostengono di volere evitare all’unisono Turci e Caldarola. Un’operazione di questo tipo può e deve invece avere successo se darà l’impressione di procedere attraverso un profondo cambiamento del sistema politico italiano, dove alle collocazioni subentrino le domande di identità. Certo il modello elettorale non dipenderà che in misura minima da noi, ma noi dobbiamo propugnare un modello coerente con i nostri obiettivi politici e chiamare su questo a raccolta tutti coloro che avvertono la necessità di questo rinnovamento di sistema. Noi abbiamo poi un ruolo particolare in un futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte di elettorato socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente e anche dal punto di vista programmatico. Politicamente attraverso un modello capace di resuscitare l’amore per le identità storico-politiche, dal punto di vista programmatico attraverso una grande operazione di elaborazione e di confronto che dovrebbe svilupparsi in una sorta di Rimini 3. Poiché il richiamo al socialismo è minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo congiunto di convergenza sulle cose da fare. Non basta il sacrosanto rilancio di una politica della laicità, in nome delle migliori tradizioni del socialismo liberale e delle grandi lotte di civiltà compiute nel nome di Loris Fortuna negli anni settanta e ottanta. Certo la laicità dovrà essere un settore decisivo dell’impianto programmatico del nuovo auspicato partito. E da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del socialismo liberale, da Ernesto Rossi, a Fortuna a Pannella. Non c’è battaglia sui temi dei diritti civili che non porti la firma congiunta di un radicale e di un socialista e la stessa esperienza della Rosa nel pugno noi non abbiamo mai contestato per la sua valenza ideale, ma semmai per la sua collocazione politica. Restano i temi della politica estera e della politica economica sui quali più complicato appare l’approccio con le componenti che provengono da altre storie politiche. Ma anche con costoro è giusto sviluppare un confronto sulle cose e senza pretendere alcuna abiura politica, pensando al futuro di un socialismo europeo e italiano moderno e rinnovato. Nessuno vuole la riedizione del passato, nessuno può pretendere che rinasca il vecchio Psi. L’Europa e il mondo cambiano a velocità impressionante e i grandi temi del cambiamento climatico e delle energie alternative sono oggi prioritari in qualsiasi programma di cambiamento, rappresentando due emergenze planetarie non rinviabili.
Il percorso dunque che suggeriamo è il seguente.
1) Evitare la unificazione in due tempi, prima quella degli ex Psi e poi quella degli altri. Non esiste un prima e un dopo. Esiste un confronto con tutti per trovare alla fine l’accordo con chi ci sta. Dunque nasca un tavolo di confronto con tutti coloro che sono interessati alla ripresa o all’affermazione dell’identità socialista e sulla prospettiva di creare in Italia un nuovo partito socialista.
2) Portare al confronto la nostra idea, nostra come Nuovo Psi, di autonomia e di identità, consentita da un modello elettorale come quello tedesco, e costruire sui questo una più ampia aggregazione
3) Promuovere una conferenza programmatica per definire i tratti essenziali di un socialismo del 2000, per darne una versione aggiornata, per un nuovo intreccio tra giustizia e libertà, tra pubblico e privato, tra liberalizzazioni e garanzie, per riformare lo Stato sociale, per fuoriuscire dal “caso italiano” sui temi delle libertà e della tutela dei diritti e rendere l’Italia un vero Paese europeo.
4) Prevedere un prima fase federativa, per poi fondare il nuovo contenitore da presentare alla prima prova elettorale, quella europea del 2009. Un lavoro di fusione per tappe e per successive chiarificazioni è assai più utile di una fusione a freddo, che può determinare nuovi e imprevedibili processi disgregativi e generare delusioni incontrollabili.
A queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama italiano, quello di riportare l’Italia alla sua migliore tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

LUCIO BARANI: Gianni De Michelis ci dovrà dare qualche spiegazione.

 

 

Leggo i giornali di domenica e apprendo dalla stampa e non dagli organi istituzionali di partito, che Gianni De Michelis, con congresso aperto del Nuovo PSI e stabilito per il 23 e 24 giugno, dichiara a Boselli e allo SDI: “la scelta è fatta, io e i pochi(!) che mi seguiranno siamo con voi”, oppure “la mia scelta è fatta, sarò con voi, per ora è un’adesione personale” e quant’altro.Queste dichiarazioni mi sono piaciute poco, lo dico francamente come semplice compagno socialista che crede nel partito, nella democrazia del dibattito interno, nel valore di un congresso che assieme abbiamo stabilito di tenere per poter decidere il nostro futuro.Soprattutto non mi piacciono i fatti compiuti e le tirate di bavero espresse male specialmente da un punto di vista comunicativo.De Michelis non è solo un iscritto, è il segretario di un partito che non può tirare per la cavezza a titolo personale senza la dignità di un dibattito interno e senza ottemperare a ciò che è normale in politica: dare la parola agli iscritti e ai delegati per decidere a maggioranza le linee guida della propria politica se questa va confermata o mutata radicalmente.Spero che nei prossimi giorni ci sia un doveroso chiarimento, altrimenti saremmo in presenza di un grave errore formale che supera la sostanza stessa di un dibattito interno, poiché se un segretario si sente di decidere prima e indipendentemente dal congresso dei propri iscritti, apre di fatto e da subito una grave crisi interna politica e statutaria, rende un cattivo servizio al proprio partito, commette un significativo errore di comunicazione verso l’esterno.Volutamente non entro in merito sulle future decisioni che dovrà prendere il partito nella sua coralità, decisioni che personalmente intenderò rispettare come si conviene secondo il principio di militanza. Se non lo facessi, prassi vorrebbe che rassegnassi le dimissioni, anche come parlamentare o giustamente il partito dovrebbe richiedere le mie dimissioni.Giova ricordare quella che è la nostra attuale collocazione politica e il senso della nostra presenza in Parlamento: il sottoscritto e Mauro del Bue si sforzano, con una non indifferente mole di lavoro per garantire una costante presenza e dibattito, di portare avanti una politica autonoma autenticamente socialista e di opposizione all’attuale governo Prodi, quello che possiamo definire “il meno amato dagli Italiani” e che di riformismo liberale ha veramente poco e tanto di massimalismo retrodatato.Questo è il mandato che noi abbiamo avuto dal Partito, dagli iscritti e dagli elettori. Di contro Boselli e Bobo Craxi stanno eseguendo giustamente il loro mandato, che è quello di sostenere il governo Prodi (anche con pochi distinguo critici in situazioni che, come nel caso Mastrogiacomo, gridano scandalo a Dio), di partecipare con ruoli di corresponsabilità, di essere integratori e attori dell’attuale maggioranza e spesso i più strenui difensori con qualche atteggiamento da “fedelissimi” anche quando non era dovuto dalle circostanze.Buon senso direbbe che quando soggetti collocati diversamente decidono di mettersi assieme con pari dignità, ambedue devono fare un passo indietro dalle loro posizioni di punta per camminare su un terreno di neutralità, quella che noi chiamiamo “dichiarazione reciproca di autonomia”.La pari dignità e l’autonomia delle scelte non significano poi mettersi in un limbo politico, si possono evidentemente fare tutte le scelte di questo mondo ma dentro un orizzonte responsabile e paritario.Altrimenti parliamo di “annessione”, e francamente mi sembra quello che Gianni ha ceduto, come segretario , in un congresso che non è il suo.Ho già detto che esistono buoni motivi per cui la data del nostro congresso è utile. Perché così si valutava l’assise SDI (ma pare che questo è già stato fatto anticipatamente), perché si valutavano le sorti dei congressi DS e Margherita e si attendevano le novità e le contraddizioni del PD, perché si valutavano serenamente i risultati delle prossime elezioni amministrative. Non sto parlando di tempi lunghi, ma di tempi brevi.Invece stiamo assistendo a troppe forzature e dichiarazioni strane e anticipatorie, mentre sarebbe bene che il nostro Partito occupasse il proprio tempo per definire la piattaforma irrinunciabile, uno “jus soli” un diritto a esistere in un posto, con l’indispensabile democrazia e serietà interna.E se questo non fosse ritenuto fattibile e credibile, allora Gianni De Michelis dovrebbe spiegarci per che cavolo ci ha costretti a fare la scissione con Bobo Craxi appena nell’ottobre 2005, prima delle elezioni.

SDI: CALDORO (NPSI), NO ALLA PROPOSTA DI BOSELLI

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(ASCA) – Roma, 15 apr – ‘No alla proposta di Boselli – ha dichiarato Stefano Caldoro coordinatore nazionale del Nuovo Psi – no ad una costituente socialista in stile Psiup sotto l’ala protettiva e subalterno a Prodi. Il PSI e’ stata ben altra cosa e’ il progetto dello SDI va nella direzione opposta’.
‘Il Congresso del nuovo psi, sono convinto – confermera’ invece la linea politica che e’ all’origine della fondazione del partito: una formazione socialista e riformista alternativa all’attuale centro-sinistra. Ma nessun rancore verso quei compagni – ha concluso Caldoro – come Craxi , Zavettieri, ed oggi De Michelis, che hanno cambiato idea e legittimamente scelto un’altra strada’.
red-leo/leo/alf 151607 APR 07 NNNN

CONGRESSO SDI: BATTILOCCHIO, VINCEREMO CONGRESSO NUOVO PSI =

(AGI) – Fiuggi, 15 apr – “Sono ottimista. La Costituente dei socialisti e’ l’ultimo treno e non lo possiamo perdere. Io e Gianni De Michelis vinceremo su questa linea il congresso del nuovo psi con una larga maggioranza, se non larghissima. Non so se la minoranza di Caldoro uscira’ dal partito”. Lo afferma l’europarlamentare del nuovo psi Alessandro Battilocchio, a margine del congresso dello Sdi. Il congresso del nuovo psi si terra’ alla fine di giugno. “L’importante – afferma Battilocchio – e’ che al congresso votino solo i delegati”.(AGI) Mal 151159 APR 07