Tratto dal forum della costituente Socialista

Con l´adesione di De Michelis e di Battilocchio al gruppo del PSE si chiude definitivamente l´operazione di “voltagabbana” più articolata degli ultimi tempi!
Con l´aggravante della grande illusione della Costituente socialista! Legittimi potevano essere i dubbi (politicamente parlando, nell´ambito del dibattito interno al Nuovo PSI) sulla opportunità di mantenere una alleanza con la Casa delle Libertà all´indomani delle elezioni politiche del 2006, al fine di evidenziare le anomalie più volte denunciate di quello che è stato definito il nostro bipolarismo “bastardo”; meno convincente, anzi del tutto opportunistico appare ora agli occhi di tutti i socialisti che avevano creduto nella necessità di rafforzare l´identità del partito, questa operazione dell´ex segretario De Michelis ed amici che, di fatto, ora si trovano a sostenere più o meno direttamente un Governo (per il tramite della neo costituente socialista), in alternativa al quale si erano presentati agli elettori.
Più coerente e credibile, eventualmente, sarebbe stato un atteggiamento di equidistanza da entrambi i poli, sostenendo con forza la modifica della legge elettorale nella direzione di un modello proporzionale con sbarramento alto, riprendendo da tale posizione una politica che parlasse finalmente ai cittadini su come affrontare i temi più caldi della nostra quotidianità.
A conti fatti quindi, lungimiranti sono stati Caldoro, Barani ed amici nel prevedere un passaggio di campo che ogni socialista liberale e riformista non avrebbe mai potuto condividere. Ciò che risulta veramente inaccettabile è l´inganno perpetuato ai danni dei tanti ed onesti socialisti che, ancora una volta hanno dovuto assistere ad una operazione trasformistica che certo non aiuta nel difficile compito di mantenere forte e viva nel paese la presenza della cultura e dei valori del socialismo liberale e della socialdemocrazia, alternativi come sempre, alla cultura cattocomunista oggi incarnata dal neonato partito democratico.
Per questi motivi, ora è quantomai necessario radicare su tutto il territorio la presenza del Nuovo PSI di Caldoro, a partire da quei luoghi, come l’Emilia Romagna, di forte tradizione socialista, dove oggi impera la confusione e lo sconcerto e dove, soprattutto, bisognerà far sapere che c´è chi vuole ancora mantenere alto il simbolo del garofano e non si vergogna di ricordare uno dei padri storici del socialismo italiano: Bettino Craxi.
Arrivederci!
AURELIO

G8:CALDORO,ANCORA UNA VOLTA EMERGONO LACERAZIONI MAGGIORANZA

(ANSA) – ROMA, 30 OTT – ‘Cosi’ come pensata, la commissione di inchiesta sul G8 sarebbe servita ad alcune forze politiche, in particolare della sinistra radicale, per mettere sotto accusa le forze dell’ ordine, fuori dal contesto specifico e dalle singole responsabilita”. Cosi’ il segretario nazionale del nuovo psi Stefano Caldoro, commenta il no al mandato al relatore da parte della Commissione Affari Costituzionali alla pdl per l’istituzione di una commissione di inchiesta sui fatti del luglio 2001, parlando dell’ennesima ‘lacerazione’ dell’Unione.
‘Sara’ compito della magistratura – aggiunge Caldoro – accertare gli avvenimenti legati al G8 e le responsabilita’ individuali. La polemica tra la sinistra radicale e la restante parte della coalizione in quest’occasione ha assunto toni di particolare durezza’.
‘Ancora una volta – osserva – vengono alla luce le profonde lacerazioni di questa maggioranza, incapace di prendere una posizione unitaria sulle grandi tematiche che interessano il Paese, cosi’ come nelle piccole decisioni’.
‘Questo ennesimo episodio – conclude – conferma il fallimento di un programma onnicomprensivo nato per accontentare le differenti anime della coalizione e che gli stessi firmatari non ricordano piu”. (ANSA).

DE MICHELIS: E’ CADUTA L’ULTIMA MASCHERA

Nel Corriere della Sera di oggi, Lunedì 29 ottobre, a pagina 16, in un riquadro, campeggia la notizia di una ‘Farnesina bipartisan’ perché De Michelis sarebbe stato inserito, da D’Alema, in un Comitato di esperti (‘Gruppo di riflessione strategica’) incaricato di studiare … bla… bla… bla… Per chi è addentro alle vicende socialiste il termine bipartisan, riferito a De Michelis, suona veramente male, anche perché egli non rappresenta più quella fetta di socialisti che, ultimo con Bettino Craxi, si è sottratta all’egemonia comunista   

De Michelis dopo aver tuonato, per anni, contro il bipolarismo bastardo ha creduto conveniente e opportuno superare la ‘bastardaggine’ del bipolarismo, entrando, senza alcuna vergogna,  nella corte del vero capo dei post comunisti,  Massimo D’Alema, che lo ha inserito, ma guarda le coincidenze, nel gruppo ‘strategico’, nella sua qualità di Presidente dell’IPALMO (Istituto per le relazioni con i Paesi di Africa, America Latina  e Medio e Estremo Oriente) che dipende dal Ministro degli Esteri (D’Alema) sia per la nomina che per i finanziamenti, tra l’altro, si dice, abbastanza cospicui.

Alla domanda, ingenuamente posta da molti compagni, sul perché De Michelis avesse osteggiato la scissione di Bobo e Zavettieri, (che nell’autunno del 2005, avevano provocato una scissione che ha permesso la vittoria di Romano Prodi), se poi doveva arrivare allo stesso risultato anche se ammantato da un grande specchietto per le allodole qual’è la Costituente Socialista, a quella domanda la risposta arriva, netta e chiara, dalla notizia pubblicata dal Corriere.

De Michelis non si aspettava la vittoria di Prodi, e quando essa è arrivata, ha avuto paura di perdere posizioni personali faticosamente raggiunte, per cui ha cominciato a tessere le sue trame ed avviato un percorso di avvicinamento all’attuale sinistra, il tutto per non perdere quanto aveva ottenuto: pur di mantenere la Presidenza dell’Ipalmo (con i finanziamenti cospicui di cui si parla) De Michelis ha, infatti, dato vita ad un percorso che, nelle intenzioni, doveva o traghettare il Nuovo PSI nella ’armata Brancaleone’ di Prodi, o letteralmente distruggerlo.

Non so se questo è il prezzo richiesto da D’Alema, ma sta di fatto che è riuscito a coinvolgere  anche diversi apprezzati e onesti compagni che, non sapendo rispondere alla domanda sul perché, lo hanno seguito nell’avventura. Oggi le cose sono finalmente chiare e nette. Solo chi non vuol vedere continuerà a non scorgere i risvolti e gli interessi personali in una vicenda che di politico non ha proprio nulla. E mentre amaramente esterniamo queste riflessioni bisogna dare atto a Saverio Zavettieri che in tempi non sospetti aveva messo in guardia dai pericoli rappresentati dall’IPALMO.

Per fortuna il grosso, se non la quasi totalità del Partito, ha rifiutato le lusinghe della sirena De Michelis ed ha bloccato l’opera di scioglimento del Partito mantenendo in piedi il Garofano del Nuovo PSI con il quale si intende continuare la tradizione riformista che ha avuto il suo massimo splendore lontano dall’egemonia comunista.

A De Michelis, e mi dispiace,  non esprimo nessun augurio di un buon viaggio, anche perché gli auguri li riservo a noi stessi, che con mille sacrifici,  intendiamo continuare a far vivere la storia dei Turati, dei Saragat, dei Nenni e soprattutto di Bettino Craxi, che solo in noi, unici e veri eredi di una storia centenaria, può trovare la continuità. 

(Adolfo Collice)
Vice Segretario Nazionale e Segretario della Calabria

Reggio Calabria 29.10.2007

SCONFITTO IL NICHILISMO PRODIANO

Giovanni AlvaroIl giacobinismo distruttivo e la furia nichilista su tutto ciò che era stato prodotto dal passato Governo, stava costando 500 milioni (diconsi 500 milioni) di euro, pari a 1000 miliardi di vecchie lire, all’intera collettività per lo scioglimento della Spa Stretto di Messina e di conseguenza con il ‘de profundis’ al Ponte sullo Stretto.
Per fortuna il Senato ha respinto un assurda e vergognosa posizione del Governo Prodi che, per mantenere in piedi l’allegra ‘armata Brancaleone’, ha subito le scelte ideologiche dell’estrema sinistra, dei post comunisti e dei verdi rossastri capeggiati da quel esemplare di ‘pasionario’ che risponde al nome di Bianchi, da quel pericoloso nichilista di un Pecoraio Scanio, e dai vari abbaiatori alla luna quali Diliberto e Giordano.
E’ sperabile che anche per la TAV, il Mose e le varie opere pubbliche, cantierate o prossime all’appalto, dal governo moderato della passata legislatura, si abbia un sussulto di vergogna, e Udeur e Costituenti Socialisti abbiano il coraggio di bloccare l’opera distruttiva del Governo delle tasse e del NO a tutto. L’Italia non può subire continuamente un meccanismo simile alla tela di Penelope.
Nel merito del Ponte va detto subito che è falso l’assunto che sarà un’opera inutile e non produrrà niente di indotto. Al contrario sarà un’opera che intanto unirà, anche fisicamente le due sponde, con tutto ciò che questo comporta per superare l’isolamento, abbattere i tempi di percorrenza tra continente e isola, e avviare nel contempo il processo di avvicinamento dell’Italia ai paesi rivieraschi dell’Africa. Anche sul piano turistico il Ponte sarà un vero traino per determinare reali correnti turistiche adeguate ai bisogni di sviluppo economico che l’Area dello Stretto attende da tanto tempo.
Le forze favorevoli all’infrastruttura, testè salvata dalla distruzione, debbono avere adesso la forza e il coraggio di non mollare la presa non facendosi condizionare dai soliti luoghi comuni sul Ponte che interessa la mafia. Perché se passasse questa filosofia in Calabria ed in Sicilia non si potrebbe costruire neanche una casa perché quel lavoro pubblico può accendere gli appetiti mafiosi. Lo Stato ha i mezzi e la forza per vigilare e difendere le proprie scelte. Un’operazione inversa, come quella di regalare 500 milioni di euro al cartello delle imprese aggiudicatarie dell’appalto che senza aver assunto un solo manovale potevano portare a casa fior di quattrini, diventa una ignobile operazione di foraggiamento della mala politica. Bisogna sapersi attestare sulla sponda del positivo.
(Giovanni Alvaro)
Reggio Calabria 26.10.2007

FVG: quale le scelte per la Regione?

 Informazione o disinformazione?

Che vogliano farci credere di un Edi Snaidero ostaggio di presunte pressioni dei poteri forti per muoverci a sua difesa e votarlo?

Deve premettere che la sua discesa in campo quale candidato della Casa della Libertà Nella regione Friùli VG non l’apprezzo.

Prima di tutto perché é un segno della latitanza dell’attuale personale politico che s’arrende alle logiche dei cosiddetti “poteri forti”, a cui gli Snaidero non sono alieni.

Stimo gli Snaidero perché imprenditori capaci e la loro attività ha significato quasi tutto per Majano e comuni limitrofi.

Però paracadutare nell’agone politico un personaggio come Edi Snaidero digiuno delle attuali ritualità della “Politica” è azzardato.

Ricordo che Riccardo Illy fece la trafila da sindaco prima d’approdare alla regione.

Non è detto che ciò sia però stato un bene per la “Politica” qui in regione.

Positivo invece l’impegno di Edi Snaidero in “Liberaidea”.

Spero che questa “fucina politica” possa forgiare argomenti politici indispensabili, considerato la vacuità politica odierna che s’affida ai “grillini” di turno.

Un plauso ad Isidoro Gottardo, coordinatore regionale di FI (membro effettivo del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea ed in questo organismo è il capo della delegazione italiana e presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo), che sta nobilitando la “Politica” con un’azione determinata e incisiva.

Renzo Riva

referente per l’Alto Friùli

Nuovo PSI

REPUBBLICA: SI INCRINA ASSE PALAZZO CHIGI CON CAMERA E QUIRINALE

(9Colonne) Roma, 25 ott – “Il fantasma del governo tecnico o istituzionale aleggia sulla testa del Professore. E lui ieri non ha fatto niente per nascondere il suo malumore. Il triangolo istituzionale che fino ad ora ha accompagnato e guidato la legislatura, da ieri sembra essere incrinato. L’asse Quirinale-Palazzo Chigi-Montecitorio non è più forte come prima”, “perché avallare adesso l’ipotesi di un nuovo governo per varare la riforma elettorale, secondo palazzo Chigi rappresenta un ‘invito’ ai senatori più titubanti. Un via libera ad accettare le avances di Silvio berlusconi sapendo che la caduta del Professore non comporterà automaticamente le elezioni anticipate”. Lo si legge in un articolo di Repubblica secondo il quale “l’allarme a Palazzo Chigi è scattato”. Laddove “ci si è messo pure Antonio Di Pietro a minacciare l’appoggio esterno. E poi, a parte i soliti ‘fedelissimi’ del Professore, in pochi nell’Unione – e nel Partito Democratico – hanno smentito la prospettiva di un ‘tecnico’ a Palazzo Chigi. Il premier si aspettava una parola da Walter Veltroni. Ma anche il Sindaco di Roma non ha escluso con i suoi che anche quella può essere una ‘soluzione’. E pur ribadendo che sosterrà Prodi fino alla fine, ha anche annunciato che sabato prossimo illustrerà la sua proposta sulla legge elettorale. Un progetto che non sarà molto lontano dal modello tedesco. E proprio la revisione del ‘porcellum’ potrebbe essere il perno su cui costruire un eventuale esecutivo istituzionale. Per varare la Finanziaria, superare il prossimo anno e poi andare al voto nel 2009.Uno scenario, prosegue l’articolo di Claudio Tito, che non preoccupa solo il Professore, laddove Silvio berlusconi “ha spedito Gianni Letta da Pier Ferdinando Casini. ‘Ma che volete fare? – e’ stata la domanda posta dal messo berlusconiano al leader dell’Udc -. Noi vi assicuriamo che a novembre il governo cade. Ma poi bisogna andare a elezioni’. Il dialogo tra i due ha mantenuto i toni soft. Un equilibrio di parole giocato sulle sfumature. ‘Noi – ha spiegato l’ex presidente della Camera – noi non ci aggiungeremo mai ad un governo del centrosinistra. Ma voteremo per chi ci assicura un sistema elettorale tedesco’. ‘Se cade Prodi e nasce un esecutivo per la legge elettorale -dice ancora più apertamente Bruno Tabacci – noi ci stiamo’. Nello stesso tempo il Cavaliere ha chiamato di nuovo Umberto Bossi.
Per chiedere garanzie e bloccare chi perfino nella Lega non chiude la porta ad un’intesa. L’ex premier dunque è in fibrillazione. È sicuro di poter far crollare il governo al Senato nelle prossime settimane. Ma ieri ha iniziato a coltivare qualche dubbio sulle conseguenze. ‘Se l’esito deve essere un governo tecnico – ha ragionato con i suoi a Via del Plebiscito – allora meglio non provocare adesso la crisi. Meglio aspettare che sia passata la Finanziaria.
Solo se riusciamo a far passare da noi un intero gruppo possiamo essere sicuri di andare alle urne. Altrimenti tanto vale tenere Prodi’. Anche perché, se lo sfilacciamento dell’Unione non dovesse condurre alle elezioni nel 2008, sarà il Cavaliere a discutere la nuova legge elettorale”. E si citano le parole di Enzo Bianco, “l’uomo che per la maggioranza sta provando a trovare un punto di mediazione con la Cdl sulle riforme”: “«Noi sappiamo che da novembre berlusconi vorrà parlare con noi”.
(Grm)

250844 OTT 07

Riva (FVG): Prodi a casa ma sia il Parlamento a deciderlo

Benvenuto al Compagno Saglibene,
ed al figlio Vincenzo con il quale ho avuto alcuni scambi epistolari, tempo addietro, sul forum del Nuovo PSI, che oggi non si sa ancora a chi appartiene.

Al Segretario Nazionale, Compagno Stefano Caldoro,
dico che è sbagliato pensare e tentare di mandare a casa Prodi con una manifestazione di piazza, per quanto numerosa essa sia.

La manifestazione deve eventualmente servire perché il presidente della repubblica senta la necessità di chiudere la legislatura dopo un voto di sfiducia che compete esclusivamente ai parlamentari.

È il parlamento che deve sfiduciare Prodi.
Le scorciatoie alla fine sono pericolose per non dire anti-democratiche.
Una classe politica deve avere al suo interno le risorse per fare il bene del Paese.

Altrimenti riproporremmo lo stesso cliché degli anni ’20; e sappiamo com’è finita.

Un caro saluto al Compagno Franco Spedale che sabato 20 cm. ho potuto conoscere ed apprezzare a Pordenone nell’incontro avuto con la federazione regionale del Nuovo PSI.

Mandi, Renzo Riva

CDL: CALDORO, IN PIAZZA ASSIEME A BERLUSCONI

(ANSA) – ROMA, 23 OTT – Il segretario Stefano Caldoro annuncia che ‘il nuovo psi sostiene con convinzione l’iniziativa promossa da Silvio berlusconi di mobilitarsi contro il governo Prodi’. Secondo Caldoro, ‘i socialisti riformisti sono da sempre schierati dal lato opposto ai cattocomunisti’, e ‘l’attuale maggioranza, come ha ricordato Silvio berlusconi, si regge su una intesa fra le forze ex comuniste e la vecchia sinistra di base della Democrazia Cristiana’.
‘Questa intesa ha immobilizzato – sempre secondo Caldoro – per anni il paese ed oggi si ripropone con una nuova ragione sociale ma con le stesse logiche che impediscono lo sviluppo del sistema Italia’. Per questo, Caldoro giudica ‘fondamentale dare voce al paese stanco di questa coalizione confusa che limita gli spazi di liberta’, in questa ottica e’ utile ogni iniziativa per tornare alle urne’. (ANSA).

FI: GAGGIA (NUOVO PSI), CON FI FORSE SVOLTA IN ALTO ADIGE

(ANSA) – BOLZANO, 20 OTT – ‘Che Forza Italia riprenda il filo politico imbastito da Franco Frattini, e cioe’ entrando nel merito delle questioni con il metodo politico, dunque confrontandosi con gli altri sulle cose e sulle scelte mirando ad un progetto di societa’, e’ una notizia positiva per chi desidera la svolta nella gestione dell’autonomia locale’. Lo dice Franco Gaggia del nuovo psi.
‘Si sono persi anni – si legge in una nota – dal grande convegno del 1996 ‘Forum per l’Alto Adige’ e dal tentativo della lista elettorale del 1998. Per l’autonomia sono stati anni di grande squilibrio il cui rimedio sta solo nell’affermarsi di un contrappeso rappresentativo alla Svp. Pare che si stiano ponendo tutte le condizioni per arrivare a questo risultato. Il cittadino altoatesino che si senta di appartenere al filone politico del socialismo attento alle riforme ed alla modernizzazione, puo’ vedere nella svolta di Forza Italia il primo segno di una nuova stagione politica, nella quale possono trovare spazio anche i suoi valori’. ‘E nella popolazione – dice la nota – potra’ trovare attenzione un progetto politico imperniato su Forza Italia che non metta contro italiani e tedeschi ma insieme tutti quelli che mirano ad un assetto dell’autonomia basato su una politica di tipo liberale e non statalista, aperto all’Europa e non chiuso in una improponibile autosufficienza, che abbia la forza del dialogo politico e non la debolezza dei proclami al vento. Forse e’ finita la fase della rassegnazione ed inizia la fase della fiducia’. (ANSA).

Di Pietro che tesoro! (tratto da Panorama)

LAURA MARAGNANI

POLITICA & AFFARi Basta con i partiti dai bilanci oscuri, tuona l’ex pm di Mani pulite. Ma quando si tratta della sua Italia dei valori cambia musica: decide tutto lui, con l’ex moglie e un’amica di famiglia. Grazie a statuti creati ad hoc. E quanto a certi appartamenti…

«Ipartiti non sono delle bocciofile»: così parlò Gianfranco Fini, il 3 ottobre, presentando la meritoria proposta di legge per «la riduzione dei costi della politica e la promozione della trasparenza». Basta coi bilanci oscuri dei partiti, con le gestioni poco democratiche, con la totale assenza di responsabilità civile e penale: «C’è una caduta verticale nella credibilità delle istituzioni. Vediamo chi sottoscrive questo documento, chi ci sta e chi no, chi ci fa e chi ci marcia» rincarò, al fianco di Fini, il ministro Antonio Di Pietro, coautore della proposta e leader dell’Italia dei valori.

La stessa Italia dei valori di cui il 21 settembre è stata chiesta la messa in liquidazione al tribunale civile di Milano? E che è stata segnalata al Consiglio d’Europa (ultimo atto della guerra giudiziaria tra Di Pietro e il Cantiere di Achille Occhetto) perché ad approvarne i bilanci, per milioni di euro di fondi pubblici, è di fatto un’unica persona? Perbacco: proprio lo stesso partito di cui Di Pietro è presidente, fondatore e proprietario del simbolo.

Un partito che ha incassato oltre 22 milioni di euro dallo Stato, ma di cui il ministro è il solo ad avere le chiavi della cassaforte. Insieme a due donne: Susanna Mazzoleni, la sua ex moglie, e Silvana Mura, «amica di famiglia» (parole sue) da tempi immemorabili.

Da dove cominciare a raccontare questa bizzarra storia? Le carte sparse fra i vari tribunali (Brescia, Milano, Roma, Bruxelles) sono una montagna. Ma c’è una data ben chiara, il 26 settembre 2000. E un luogo, via delle Province 37, Roma. È qui, davanti al notaio Bruno Cesarini, che nasce la «libera associazione Italia dei valori-Lista Di Pietro, in breve Idv» con sede a Busto Arsizio in via Milano 14.

L’oggetto sociale vola alto: «La valorizzazione, la diffusione e la piena affermazione della cultura della legalità, la difesa dello stato di diritto, la realizzazione di una prassi di trasparenza politica e amministrativa».

A firmare l’atto sono solo in tre. Antonio Di Pietro, che porta in dote il simbolo registrato a Genova come «marchio di impresa personale». Il suo amico Mario Di Domenico, un avvocato abruzzese residente a Roma. E Silvana Mura, ex commerciante di biancheria a Chiari (Bs), l’amica di famiglia. Tre amici che, all’unanimità, nominano Di Pietro presidente. Mura diventa tesoriera, Di Domenico segretario. E partono.

Già nel 2001 l’Italia dei valori conquista un senatore (Valerio Carrara, subito passato a Forza Italia) e dunque accede ai generosi rimborsi previsti dalla legge: oltre mezzo miliardo di lire come anticipazione, più 822 milioni a rate nei quattro anni seguenti. Nel 2002 all’Idv vengono attribuiti altri 2 milioni di euro come «integrazione».

Tutto bene? No, perché il segretario Di Domenico viene denunciato per appropriazione indebita. Verrà definitivamente assolto nel 2007 perché «il fatto non sussiste», ma al momento la sua è una presenza ingombrante. E dunque nuovo appuntamento dal notaio.

Stavolta è Romolo Rummo, via Piemonte 117, Roma. Scusate la pedanteria: alle ore 13.30 del 5 novembre 2003 Antonio Di Pietro «prende la parola» e un attimo dopo le dimissioni di Di Domenico sono agli atti. Già che ci sono, si dimette anche Silvana Mura. Ma prima di andarsene, all’unanimità, i tre approvano il trasferimento della sede sociale da Busto Arsizio a Milano. Alle ore 13.35 l’assemblea viene tolta.

Cinque minuti e l’Idv, da associazione a tre soci, diventa di fatto un paradossale partito «a socio unico». Cinque minuti fondamentali. E per capirlo basta ficcare il naso nella nuova sede del partito: via Felice Casati 1/A, a Milano. Nove vani di proprietà della Iniziative immobiliari srl di Gavirate, gruppo Pirelli Re, che poco dopo vengono comprati da un’altra srl, la An.To.Cri. di Bergamo. An come Anna, To come Toto, Cri come Cristiano, i tre figli di Di Pietro.

Un caso? Vediamo. Socio unico della srl: Antonio Di Pietro. Amministratore unico: Antonio Di Pietro. Il capitale sociale è esiguo, 50 mila euro appena; eppure, nel giro di due anni la piccola società riesce a mettere le mani su due grandi appartamenti a Milano e a Roma (ceduto, quest’ultimo, poche settimane fa). Valore dichiarato degli immobili: 1 milione 788 mila euro. E da dove vengono i soldi? Anno 2003: il socio unico Di Pietro versa alla An.To.Cri., ossia a se stesso, 100 mila euro come «prestito infruttifero»; 2004: altri 300 mila euro; 2005: 783 mila euro. Un totale di 1 milione 183 mila euro, contanti, in tre anni.

Poi il socio unico della An.To.Cri., sempre Di Pietro, affitta all’associazione Italia dei valori, di cui Di Pietro è unico socio, l’appartamento di via Casati. Un conflitto di interessi, o no? E l’anno dopo raddoppia: la An.To.Cri. acquista 10 vani in via Principe Eugenio 31, a Roma, e subito l’Idv decide di trasferirci «la sede nazionale di rappresentanza politica»: lo annuncia il tesoriere nel 2005. E chi è? Silvana Mura.

Vogliamo dare un’occhiata più da vicino a questa bella signora 49enne, ora deputata dell’Italia dei valori? Il 20 aprile 2004 entra anche lei nel consiglio d’amministrazione della An.To.Cri., insieme a Di Pietro e un certo Belotti. Claudio Belotti, ex convivente di Mura? Proprio lui. I due non stanno più insieme da tempo, ma hanno un figlio; e i rapporti tra loro sono così buoni che nel 2006, dopo le elezioni, Tonino e Silvana lasceranno proprio Belotti a fare da amministratore unico.

Ora, Belotti non risulta avere incarichi nel partito. Ma Mura… Ricordate che il 5 novembre 2003 si era dimessa? Bene, il 20 dicembre 2003 Di Pietro ritorna dal notaio (a Bergamo, stavolta) e nomina l’ex socia «tesoriere nazionale del partito con effetto immediato».

In base allo statuto dell’Idv il presidente può fare questo e altro: a lui solo, e «fino a sua rinuncia», spettano la titolarità del simbolo e la modifica dello statuto; l’approvazione del «rendiconto»; la definizione delle candidature, la presentazione delle liste, la nomina del tesoriere, l’assegnazione «di incarichi retribuiti», la ripartizione e l’utilizzo dei finanziamenti. Tutto, in una parola.

E sempre a lui, al presidentissimo, spetta il diritto di accettare i nuovi soci dell’Idv. Soci, attenzione. Perché di Italia dei valori, grazie allo statuto blindato da una girandola di notai (cinque modifiche in tre anni, con cinque notai diversi), ce ne sono ormai due: quella pubblica, il partito, a cui chiunque può aderire a livello «politico», anche via internet; e quella, parallela, che percepisce e gestisce i giganteschi fondi pubblici: l’associazione di cui si diventa soci solo per accettazione del presidente davanti a un notaio. Manco fosse una società per azioni.

Quali e quanti soci sono entrati in tutti questi anni? Dentro, nel 2000: Di Pietro, Di Domenico, Mura. Fuori, nel 2003: Mura e Di Domenico. Unico socio rimasto: Di Pietro. E da solo il presidentissimo fa e disfa per un bel pezzo. Approva il bilancio. Tratta col gruppo di Occhetto e Giulietto Chiesa per una lista comune alle europee; sempre da solo, unico proprietario del marchio, deposita la lista Di Pietro-Occhetto e si assicura i rimborsi elettorali; poi si autoattribuisce un rimborso da 423 mila euro.

È ormai il 26 luglio 2004 quando il notaio Peppino Noseri di Bergamo registra, finalmente, l’ingresso di due nuovi soci. Li conosciamo già: l’avvocato Susanna Mazzoleni da Curno, nessuna attività politica conosciuta, ma madre di Anna e Toto Di Pietro (si è burrascosamente separata dal ministro nel 2002, ora i due vanno d’accordissimo nell’Idv), e l’immancabile Silvana Mura.

Ricapitoliamo? Via Casati 1/A è il cuore di tutto il sodalizio: c’è la sede legale del partito (Di Pietro-Mura-Mazzoleni); la sede in cui si approvano i bilanci della An.To.Cri (Di Pietro-Mura-Belotti); la sede di una piccola società oggi in liquidazione, Progetto Orizzonti (Mura-Belotti). Lui, lei, l’ex moglie di lui e l’ex convivente di lei. Tutti insieme, appassionatamente, in un intreccio politico-affaristico unico.

E dove i soldi sono tanti: solo nel 2006, grazie alle politiche (20 deputati e 5 senatori eletti), all’Idv vengono attribuiti 10 milioni 726 mila euro di rimborsi. Aggiungiamo il bendiddio già assegnato negli anni precedenti: fanno quasi 22 milioni e mezzo.

Ma chi mai, al partito, ha visto o discusso i bilanci? «Non appena qualcuno cominciava a chieder conto dei soldi veniva messo alla porta» afferma Adriano Ciccioni, ex consigliere comunale a Milano. L’articolo 10 dello statuto infatti parla chiaro: l’approvazione dei bilanci spetta solo al presidente, Antonio Di Pietro, e quindi ai soci, ossia l’ex moglie e l’amica di famiglia. Eppure…

Verbale della riunione del 31 marzo 2005 nella solita sede di via Casati: alle ore 17 Di Pietro è il solo a «esaminare ed eventualmente approvare» il bilancio 2004. Non sono noccioline. Proventi: 5 milioni 589 mila euro. Oneri: 3 milioni 420 mila. Oneri straordinari: 364 mila 936. Avanzo di gestione: 1 milione 821 mila 415 euro.

Soldi pubblici. Soldi nostri. Soldi erogati dall’ufficio di presidenza della Camera (della cui segreteria fa parte Silvana Mura, la responsabile dei bilanci Idv) senza un sistematico controllo sul come, a che scopo e da chi verranno spesi.

La Corte dei conti ormai da anni protesta contro una legislazione piena di falle, che lascia ai partiti troppo margine di manovra. Ma i partiti, come hanno ricordato a tutti Fini e Di Pietro quel 3 ottobre, oggi non hanno personalità giuridica. Incassano e spendono come vogliono. E allora?

Allora il presidente dell’Italia dei valori, «in forza dei poteri che lo statuto gli conferisce, approva il rendiconto». La riunione è sciolta alle 19.30. E nel verbale non compare l’ombra di alcun socio: né l’amica, né l’ex moglie.

Di Pietro che tesoro!

Prodi ed il suo Governo: l’isola che non c’è!

L’isola che non c’è.

Così Bennato intitolava una sua canzone, anni fa; così mi pare sia l’illusione di Prodi, che nonostante tutto e contro tutti, continua a dire che il suo Governo è saldo, coeso, presente.

Il corteo rosso, che i giornali, riportano come una manifestazione anni 70, mostrano lo scollamento tra le due linee del centro sinistra; da una parte il PD, che deve tentare di Governare secondo le necessità oggettive, e la COSA ROSSA, che invece si ancora al più antico e drammatico tradizionalismo, superato dai tempi e dalla storia.

È evidente, e non dico una cosa nuova, che ormai la frattura tra le due componenti del centro sinistra è arrivata a limiti che difficilmente si placheranno,

Tutti tirano la giacca di Prodi: Giordano, Salvi, Mussi, Pecoraro richiamano Prodi ad una maggiore attenzione a quello che il mondo della sinistra radicale vuole; dall’altra l’inquietante “questione” Mastella, e la moderazione dei Diniani obbligano invece Prodi a cercare una mediazione.

Ma la cosa più inquietante è il nostro Presidente del Consiglio, che senza dignità, senza orgoglio, senza alcuna attenzione del futuro del nostro Paese è lì a studiare le mosse per non cadere.

E continua affannosamente a ricercare quell’isola che non c’è!

Si affanna, s’adopera, mostra sicumera e poi si rivolge all’amico Bazoli, azionista del Corriere della Sera, affinché la linea editoriale torni ad essere un po’ meno oggettiva ed un po’ più filogovernativa.

Nel frattempo la finanziaria viene bocciata a livello europeo perché non risana i conti, in Europa ci tolgono 8 seggi dal Parlamento Europeo, poi al termine di una grande mediazione, uno ci viene rassegnato, ma lo scarso ruolo dell’Italia viene evidenziato quando Gran Bretagna, Germania e Francia fanno uscire un documento nel quale, al di là dei contenuti, mostrano che loro hanno potere decisionale sul futuro dell’ Europa.

Guarda caso tre paesi che hanno in comune il fatto di svolgere una politica riformista, sia di destra che di sinistra.

In un caso addirittura, quello della Germania, si è preferito fare una grane coalizione con gli avversari piuttosto che affidarsi alla sinistra Radicale.

Un grande atto di dignità sarebbe gradito a noi del Nuovo PSI che non condividiamo nulla del Governo Prodi, ma ancora di più sarebbe gradito a tutti gli italiani, che il “professore” faccia davvero gli interessi del Paese e si dimetta.

Non sono tra coloro che ritiene necessario ritornare alle urne subito; probabilmente questa è la soluzione migliore; di sicuro il peggio che possiamo avere noi italiani, e che non meritiamo, è vedere questa lenta agonia di un presidente del Consiglio, che vivendo sulla luna, non si accorge che il tempo è passato, che lui ha finito il suo show e che solo per soddisfare il suo orgoglio l’Italia sta sprofondando sempre di più.

Professore visto che non lo vuol fare per gli Italiani lo faccia almeno per lei: se ne vada.

Dimostrerebbe di essere davvero un Presidente del Consiglio di un grande Paese; diversamente continuerà ad essere quello che è uno che con la Politica non ha proprio niente a che fare.

Franco Spedale  

MESSINA: COMUNE, DOPO ANNULLAMENTO VOTO ARRIVA IL COMMISSARIO =

Palermo, 19 ott.- (Adnkronos) – Dopo l’annullamento del voto delle Amministrative di un anno e mezzo fa arriva a Messina il commissario straordinario, che assumera’ le funzioni del sindaco, della Giunta e del Consiglio comunale. Lo ha nominato l’assessore regionale alle Autonomie Locali, Paolo Colianni, dopo l’annullamento delle elezioni amministrative del 2005 deciso dal Consiglio di giustizia amministrativa. Il conmmissario e’ Gaspare Sinatra, dirigente dell’Ufficio ispettivo dell’assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali.

L’annullamento delle consultazioni e’ arrivato il 3 ottobre scorso in seguito alla guerra a colpi di carta bollata con conseguenti ricorsi al Tribunale tra i socialisti di Bobo Craxi e Gianni De Michelis. Il Cga ha annullato l’elezione di Francantonio Genovese, neosegreterio regionale del Partito democratico e dei consiglieri proclamati nel novembre del 2005.

(Ter/Gs/Adnkronos) 19-OTT-07 14:09

QUELLE CARTE SU MINNITI, I DS E LA ‘NDRANGHETA

  

                        Marco Minniti, il super mediatico vice Ministro dell’Interno, l’uomo famoso per le frasi fatte (c’è un salto di qualità della mafia), l’elegantone che non disdegna far sapere il costo delle sue scarpe fatte a mano, il Lothar della politica, è stato eletto Segretario Regionale del Partito Democratico essendo, tra l’altro, l’unico candidato in lizza avendo ‘convinto’ gli avversari a ritirarsi dalla competizione, e che adesso però lo condizioneranno ben bene a partire da Loiero, passando per Fuda, ed arrivando agli stessi compagni di partito.

 

                        In Calabria è un susseguirsi di ringraziamenti e di dichiarazioni improntate ai buoni propositi sul come dirigerà il Partito e sul cosa lo impegnerà, come se lo stesso fosse nuovo alla Calabria ed ai suoi problemi, e non fosse l’uomo ‘forte’ che ha fatto, da oltre 15 anni, il bello e cattivo tempo nella Regione. In fotocopia si verifica in Calabria ciò che sta avvenendo a livello nazionale con l’altro uomo nuovo che si chiama  Walter Veltroni.

 

                        Il problema, comunque, non meriterebbe alcun commento se non fosse perché, il giorno prima della sua elezione, un giornale nazionale gli ha dedicato un articolo da prima pagina riferendo  di una inchiesta dei Ros dal titolo “Minniti, i Ds e gli affari calabresi”, non ripreso da altri  giornali che lo hanno letteralmente ignorato. Conoscendo ‘l’indipendenza’ della maggioranza dei giornali italiani la cosa non ci ha sorpreso per nulla, semmai, e amaramente, abbiamo fatto il paragone con la stampa del golpe giudiziario che ha seppellito
la Prima Repubblica anche se non è stato in grado di far vincere la gioiosa macchina da guerra occhettiana, e poi con la stampa della Seconda Repubblica specializzata nel tiro al bersaglio su Berlusconi, e su quanti lo hanno sostenuto e lo sostengono. Questo tiro al bersaglio è andato avanti, senza soluzione di continuità, anche oggi che i moderati non sono al governo, perchè Berlusconi fa paura, anche quando sta all’opposizione, per la sua innata capacità di aggregazione. Questa purtroppo è la vita.

 

                        Ma veniamo all’articolo in questione. Gian Marco Chiocci scrive che “la lettura di atti giudiziari non più coperti dal segreto, divenuti pubblici e di cui tanti temono la divulgazione…. mette in luce… le relazioni pericolose fra imprenditori, esponenti dei DS e cosche calabresi”. E più avanti riferisce di informative dei carabinieri sul Viceministro degli Interni (comunista, mai indagato), su l’ex sindaco Italo Falcomatà (comunista, deceduto), su Demetrio Naccari Carlizzi  (margherita, all’epoca vicesindaco di Falcomatà) e su tanti altri esponenti provinciali e regionali.

 

                        L’articolo continua riferendo della potente cosca Libri, della gestione dei rifiuti, della spartizione degli appalti in provincia di Reggio, dell’affare Centro Direzionale per il quale erano interessate due Società che, scrive il ROS: “sembrano rispondere a due gruppi mafiosi contrapposti”. I titolari di una delle due Società erano la moglie del vice di Amato e il di lui suocero.

 

                        Lungi da noi gridare all’untore, o pretendere la colpevolezza ad ogni costo. Siamo garantisti e lo resteremo, ma non siamo innocentisti a tutti i costi, per cui chiediamo che su questioni così delicate che interessano un uomo politico che occupa un posto importante al Ministero degli Interni, sia fatta piena luce. Mettere la testa sotto la sabbia, come fanno i maggiori giornali italiani, con un finto atteggiamento di solidarietà, rischia di non rendere giustizia ad un uomo politico così impegnato, perché lascia che il passa parola cammini, che si sviluppi, che diventi  enorme col rischio, se la verità è quella dei Ros, che oltre a Minniti e i suoi, travolga la debole democrazia calabrese.

 

                        Il doppiopesismo di togliattiana memoria può ritardare, ingarbugliare, confondere, ma non può cancellare la verità qualunque essa sia.

 

                                                                                               Adolfo COLLICE

lì 16.10.2007

Le primarie del PD ed il nuovo PSI

Finalmente siamo arrivati al 14 Ottobre; una data che per la politica Italiana può rappresentare un punto di novità.

Credo che un momento di così profonda crisi politico-istituzionale non sia mai capitato nel nostro paese dal dopoguerra ad oggi.

Nemmeno il colpo di Stato di Tangentopoli aveva mostrato i limiti di una classe politica che non si mostra degna di tale nome.

Un Governo, quello di Prodi, che fa rimpiangere i Governi Balneari della Prima Repubblica, che cerca di sopravvivere senza alcuna dignità e senza orgoglio, provocando la lenta agonia di un Paese che già deve affrontare numerose difficoltà.

Si parla di un’imminente caduta del Governo, di una Finanziaria che non sarà approvata, e quindi di un “commisariamento” dello Stato con l’esercizio provvisorio.

Non credo che ciò avverrà così presto, vero è tuttavia che soprattutto nel centrosinistra ogni giorno si vive un imbarazzo crescente.

Le sparate di TPS, i malumori della FIOM, i malesseri della sinistra Radicale che minaccia la rottura sul welfare, Dini che minaccia la sinistra Radicale.

Per non parlare di Mastella, che subisce un attacco mediatico vergognoso, che al di là delle possibili e corrette osservazioni, sembra più una forma di pressione ricattatoria al fine di obbligarlo a votare questo Governo; un tipico atteggiamento integralista del tipo “ o ti adegui o ti massacro”.

Ecco perché, indipendentemente dall’esito, in sé già scontato, e dal numero dei partecipanti, problema interno alle guerre del nuovo soggetto politico, quello delle primarie del PD è un fatto nuovo.

In primo luogo lo è perché è un passo verso la semplificazione del sistema politico verso uno schema bipartitico oltre che bipolare; in secondo luogo perché esso obbliga i protagonisti della nuova formazione politica a trovare una piattaforma programmatica e ad un modo necessariamente nuovo di procedere al confronto sia con gli alleati che con gli avversari.

È auspicabile che il Partito Democratico sia un partito, così come esiste in tutte le civiltà democratiche europee e mondiali, così come lo erano i partiti nella Prima Repubblica in Italia, che abbia una leadership una classe dirigente, che abbia un programma.

Questo non solo gioverebbe alla coalizione di Governo, poiché servirebbe ad evitare equilibrismi e tatticismi inutili e dannosi, ma diventa necessario anche per la CDL che così finalmente si troverebbe obbligata ad un confronto programmatico e culturale rispetto al quale potrebbe far emergere quegli elementi di novità che lo caratterizzano.

E la forte presenza del Partito Democratico ha ovviamente una fondamentale ripercussione sull’area Socialista ed in particolar modo sul futuro del Nuovo PSI.

La collocazione che in qualche maniera cercherà anche di occupare il PD sarà presumibilmente anche quella della storica collocazione dei Socialisti.

Qui per noi si apre uno spazio enorme che se saremo capaci di occupare ci potrà far tornare protagonisti della Politica Italiana.

Finita la fase dell’ambiguità Politica della collocazione e da alcuni giorni conclusosi anche l’imbarazzo della titolarità del nome e del simbolo, i Socialisti del Nuovo PSI devono saper trovare il loro percorso di crescita.

Da socialisti, riformisti, liberali, dobbiamo saper trovare le risposte ai bisogni che avanzano, costruendo un progetto che non sia mirato solo al tamponamento dell’emergente ma che viceversa preveda l’evoluzione della società e ne prevenga i possibili guasti.

Credo che un elemento fondamentale sia quello di ridare autorevolezza alle Istituzioni; tutto passa da lì.

Non vi può essere nessun provvedimento che riguardi la sicurezza se non vi è contemporaneamente autorevolezza dello Stato; uno Stato che troppo spesso viviamo come lontano da noi e come il nostro principale nemico.

Non vi può essere nessun provvedimento che riguardi la rimessa in ordine dei conti dello stato se non vi è un sentimento di uno Stato che tuteli i propri cittadini.

Nella visione dello Stato consiste la grande differenza oggi tra noi e loro.

Noi siamo per uno Stato moderno, agevole, snello, che garantisca i più meritevoli, che protegga i più deboli; ma non siamo per uno Stato ancorato alle vecchie logiche del passato, che non segue la modernità, che non sa prendere atto del progressivo ed inesorabile allungamento della vita e delle problematiche connesse.

Noi siamo perché la Politica abbia un ruolo centrale e non crediamo che screditandola, la vita quotidiana di ognuno di noi migliori; noi siamo per sgomberare le ipocrisie, siamo contro gli opportunismi, siamo per un Paese civile moderno.

Speriamo che Veltroni dia una svolta a questo stallo politico, perché senza confronto serio tutti noi siamo indeboliti.

Speriamo che Veltroni raggiunga quei consensi popolari tali per cui si senta autorizzato a far cadere il Governo, e che si giunga presto ad una nuova consultazione Popolare, pur sapendo che in questo momento la sconfitta per loro sarebbe quasi certa.

Sarebbe un modo nuovo per fare Politica, sarebbe il ritorno degli interessi del cittadino rispetto a quelli personali di un gruppo di persone autoreferenziate e nulla di più.

 

Franco Spedale

 

 

A Latisana (Ud) i socialisti con la CDL


Anche i Socialisti del Centro-destra nella persona di Lauretta Iuretig, segretario provinciale del Nuovo PSI, hanno partecipato al Congresso Comunale di Forza Italia a Latisana.
È stato ribadito che la costituente di Borselli anche in regione non pone fine alla diaspora ma la codifica definitivamente. Ora il quadro della galassia socialista risulta più chiaro e semplificato.
Rimangono in campo due organizzazioni di tradizione socialista, una collocata nell’Unione con il Partito Socialista formata dai socialisti di E. Boselli, di G. De Michelis e di Bobo Craxi, e una collocata nella Casa della Libertà con il Nuovo PSI di Stefano Caldoro che è l’unico legittimato ad utilizzare la sigla “Nuovo PSI”.
Abbiamo scelto di stare con la Casa della Libertà non per tatticismo né per opportunismo ma perché convinti che questo sia il luogo dei veri riformatori e innovatori nonché custodi della nostra cultura e tradizione.
Nell’augurare un buon lavoro ai congressisti forzisti, Iuretig ha affermato che tutti noi dobbiamo lavorare all’interno dei nostri partiti per fare pulizia etica e per fare rispettare le regole democratiche. Anche Forza Italia dovrà avviare un dibattito con tutti i Circoli, della Brambilla e di Dell’Utri, con i quali rapportarsi perché solo nella dialettica c’è la possibilità di crescita.
Quando all’interno di un partito si perdono di vista le procedure democratiche e prevalgono le logiche del più forte, si disconosce la dignità dell’uomo e così agendo si scivola verso la corruzione e l’immoralità che è la morte del sistema democratico.
Iuretig poi ha sottolineato come i Socialisti che lei rappresenta dal 2001 abbiano sempre coerentemente sostenuto la Casa della Libertà in tutti gli appuntamenti elettorali ed in tutte le province del Friùli Venezia Giulia, ricevendo in cambio poco o nulla. Ed è per questo che ha chiesto ad alta voce agli alleati ed in particolare a Forza Italia, che spesso all’interno delle loro liste ha ospitato socialisti, rispetto e confronto a pari dignità. Nelle competizioni elettorali anche uno 0,5% può fare la differenza. La Fondazione “Libera Idea” è un’iniziativa indubbiamente importante perché finalmente si mettono delle persone al servizio di un programma e non il contrario ma il programma deve essere il risultato di una riflessione aperta a tutte le componenti della Casa della Libertà anche a quelle considerate fino ad oggi delle cenerentole.
Potrebbero essere proprio queste a fungere da stimolo, pungolo al vero rinnovamento politico.

Segretario Provinciale di Udine
Lauretta Iuretig