Il Congresso Costituente del Pdl ha visto la nascita del nuovo soggetto politico formato da Forza Italia, Alleanza Nazionale, dal Nuovo Psi e da altre formazioni politiche.
La fase costituente, che si concluderà nel 2013, prevede un percorso che per quanto ci riguarda si basa sui seguenti punti:
1) Il principio della pari dignità della rappresentanza politica anche negli organi dirigenti nazionali e periferici, tendenzialmente nella misura del 10% complessivamente previsto per i partiti minori.
2) Tutti i soci costituenti si impegnano per le elezioni politiche ed europee a far confluire nel Popolo della libertà il proprio patrimonio politico e la propria forza elettorale attorno ad un unico simbolo e ad un’unica lista: quella del nuovo soggetto politico.
3) Il Nuovo Psi – così come gli altri partiti minori – potrà comunque presentare il proprio simbolo alle elezioni amministrative locali, secondo gli accordi con il coordinamento regionale del Pdl.
Il congresso ha avuto un indubbio successo politico. Nel nostro Paese per i prossimi anni si affermerà una grande formazione politica che unisce nei valori e nei programmi di governo le forze riformiste, liberali e moderate.
L’intervento del premier Berlusconi e dello stesso presidente della Camera Gianfranco Fini – in particolare sui temi dello Stato laico – hanno compreso tutte le priorità ed i temi propri del riformismo socialista e della piattaforma programmatica del nostro Partito, elaborati in questi 14 anni di lavoro comune, che sono stati alla base di una scelta di campo chiara e netta.
In particolare il tema della riforma istituzionale, di un welfare moderno, riassunto nel nostro slogan ‘bisogni e meriti’, e di un programma di modernizzazione del Paese in campo economico e sociale.
L’evoluzione del sistema bipolare conferma la scelta di campo ed incontestabilmente ne trasforma le modalità operative.
Abbiamo deciso di condividere questo progetto attraverso la presentazione di un unico soggetto politico ed un unico simbolo a livello nazionale, viceversa si è previsto di comune accordo di presentare il simbolo del Nuovo Psi, del garofano rosso, alle amministrative a sostegno dei candidati presidenti scelti con gli alleati.
Noi siamo nel Pdl e ne determineremo le scelte politiche ed operative conseguenti. Di fatto costruiamo insieme un nuovo soggetto politico ma manteniamo l’identità e l’autonomia, anche organizzativa, compatibile con il progetto. Non è uno scioglimento, è un atto di evoluzione del percorso unitario che dovrà trovare quegli spazi che sono propri di una forma partito moderna come l’ esempio americano, che sia plurale, sussidiaria e che valorizzi le differenti identità culturali, sociali e territoriali e le diverse storie politiche.
Per questi motivi siamo impegnati a realizzare liste del Nuovo Psi alle prossime elezioni amministrative.
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LA STORIA DEL SOLDATO GIAPPONESE NON CI APPARTIENE
Con il Congresso costitutivo del PdL , si chiude un ciclo, si formalizza la fine di una fase e si dà avvio a un nuovo capitolo della lunga storia riformista italiana. Non cesseranno di esistere le diverse sensibilità che, tra l’altro, non si neutralizzano per decreto, e continueranno a esistere involucri organizzativi che sono destinati a svuotarsi totalmente, nel corso di pochi anni: il tempo della metabolizzazione concreta del processo di amalgama organizzativo, essendo già più che realizzata l’amalgama politica.
Disperarsi, come fanno alcuni socialisti, per la possibile liquidazione di simboli e vessilli, non serve a niente: i processi politici vanno avanti comunque indipendentemente dalle singole volontà . La nostra storia, la storia dei socialisti autonomisti, dei socialisti che si rifanno a Turati, Saragat, Nenni e Craxi , è ormai storia e nessuno potrà mai cancellarla. Anche altre forze, come il Nuovo PSI, rinunceranno ai propri vessilli ed ai propri simboli. Esse avranno sicuramente una storia meno antica ma non per questo la loro è una storia meno vissuta e meno sentita. Sull’altare di un progetto comune di rinnovamento, di riforma e di modernizzazione del Paese ognuno ha dovuto, deve, sacrificare qualcosa e rinunciare a un brandello del proprio abito.
Si è scelto, infatti, di liberarsi dei simboli individuali, parziali e partigiani, rifuggendo dal condizionamento delle ideologie, per privilegiare i comuni denominatori che hanno aiutato il popolo italiano a rifiutare la ‘falsa rivoluzione’ di ‘mani pulite’ stroncando sul nascere la ‘gioiosa macchina da guerra’ messa in campo, dai ‘golpisti’, dopo la decapitazione dei partiti moderati (DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) che avevano governato l’Italia, la sua rinascita e il suo sviluppo fino a farne la settima potenza mondiale. E già allora, sul terreno dei contenuti, si avviava una convergenza con la destra parlamentare dell’MSI. Craxi, che puntava a superare l’ingessatura del sistema, rendendo spendibile una forza indispensabile alla trasformazione politica del Paese, dimostrava la propria grande lungimiranza.
Sorprendersi oggi, ed attardarsi in inutili dibattiti sulle ‘contraddizioni’ delle alleanze non omogenee (?) ripresenta la storia del soldato giapponese che non si era accorto che il mondo aveva imboccato un’altra strada. Chi invece percepisce le novità storiche dello scenario politico sceglie, non l’atteggiamento da reduce e combattente, ma quello concreto e fattivo di sostegno ad un processo impegnativo, realizzato su valori di fondo e, di conseguenza, su obiettivi che quei valori debbono esaltare.
Riformismo, laicismo, liberismo e garantismo sono le cartine di tornasole di questa scelta che deve svilupparsi non ignorando la crisi che sta sconvolgendo tutto l’Occidente , le grandi migrazioni extracomunitarie e non, il terrorismo e la instabilità in diverse zone del pianeta, e lo stesso provincialismo di settori della politica italiana. Su detti argomenti l’amalgama moderata e riformista del Governo Berlusconi, voluto dagli italiani 10 mesi fa (e che ancor oggi ha il gradimento della stragrande maggioranza della popolazione), sta operando con grande e apprezzata determinazione. Il Governo, oltre al suo leader, ha ministri di levatura incredibile che sono vanto per l’intera comunità italiana.
Le misure anticrisi hanno visto il nostro Paese anticipare un percorso cui si sono poi accodati tutti: aiuto alle imprese in crisi, sostegno ai redditi bassi, più efficienti e corposi ammortizzatori sociali ai lavoratori licenziati, avvio o rilancio delle grandi opere infrastrutturali (Ponte,Tav, Mose, autostrade), prime ‘pietre’ di una nuova fase energetica del Paese, e da ultimo il Piano case; la forte migrazione, sostanzialmente non negativa per il Paese, ha dovuto essere controllata con misure più adeguate a gestire i flussi e atte a liquidare penetrazione e formazione di sacche di criminalità che hanno, ultimamente, allarmato l’opinione pubblica; e in politica estera il protagonismo dell’Italia ha evitato il proprio isolamento e ha aiutato il ruolo di mediazione in difesa della pace e per il controllo e la soluzione dei focolai esistenti. Su ogni provvedimento si è dovuto, purtroppo, assistere all’abbaiare alla luna di una opposizione sempre più alla ricerca di autori.
Il Nuovo PSI è parte integrante di questa politica e di questo processo. Lo vuole vivere non da spettatore ma da protagonista, nei limiti della propria forza, certamente, ma con la voglia di mettere a disposizione della coalizione, l’esperienza, la passione e la competenza dei propri quadri, almeno quelli rimasti, avendo il grosso dei socialisti, già da tempo, fatto questa scelta.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 26.3.2009
GIANFRANCO FINI, DEMOCRATICO AFFIDABILE?
Anche se la telenovela di un Fini uomo di sinistra è diventata veramente stucchevole, essa si presta ad alcune considerazioni sulla doppiezza dei post e catto-comunisti, e merita qualche riflessione. E’ un’esigenza che sentono, soprattutto, i socialisti quelli, per intenderci, che hanno rifiutato l’egemonia di lor signori, e sono stati ripetutamente tacciati di ‘tradimento’ perché ad un’alleanza ‘normale’, a sinistra, hanno preferito fare una scelta di campo considerata ‘scandalosa’.
Ricordano un po’ tutti, ma soprattutto gli interessati, che il liet-motiv della polemica era rappresentato dal disgusto per un’alleanza con gli ‘eredi del fascismo’ rappresentati dai vecchi ma anche dai nuovi dirigenti dell’ex MSI. In particolare veniva attaccato proprio Fini, e a nulla serviva dire che, dopo Fiuggi essi si erano ‘mondati’ del peccato originale rappresentato dall’essere uomini provenienti da una ideologia sconfitta dalla storia, ed erano ormai una forza genuinamente riformista e sicuramente democratica.
Valevano, nel ragionamento dei socialisti craxiani, le scelte garantiste e riformiste decise da AN assieme all’intera coalizione, prima, della Casa e, dopo, del Popolo delle Libertà . Per anni, invece, gli ex comunisti hanno coperto di contumelie ed indicato al pubblico ludibrio quanti risultavano alleati di Silvio Berlusconi e di Gianfranco Fini.
Ma son bastate alcune dichiarazioni del Presidente della Camera per cambiare registro e musica. Non le dichiarazioni tipo: ‘le leggi razziali sono state un’ignominia’, o addirittura ‘il fascismo è stato il male assoluto’. No, non queste, ma quelle più, terra terra, tipo: – no al cesarismo; – no all’abusato ricorso ai decreti legge; – no alla tassa agli immigrati; – no all’obbligo per i medici a denunciare i clandestini curati; – si al voto agli immigrati; – no al voto delegato ai capigruppo; ed altre simili. Non, quindi, le dichiarazioni che dimostravano la rottura col proprio passato ideologico, ma le dichiarazioni che potevano essere interpretate come una presa di distanza dal suo maggiore alleato, cioè il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
E allora Fini diventa un uomo politico con una solida e condivisibile cultura democratica di base, addirittura un democratico di cui ci si può fidare, né più e né meno di un Veltroni prima e di un Franceschini dopo. Anche la proposta, avanzata scherzando, che lo vedeva come novello Segretario del PD, s’inquadra in questo corteggiamento, in questo improvviso innamoramento, che liquida in un colpo solo tutte le frasi fatte sull’uomo nero, il fascista impenitente, l’erede degli stragisti, l’essere immondo da cui tenersi alla larga.
Ebbene: o hanno visto giusto, e in anticipo, i socialisti riformisti e craxiani del Nuovo PSI accettando Fini come alleato, o si pensa di forzare alcune posizioni per puntare, illusoriamente, allo scardinamento della solida alleanza che sta portando verso la costruzione del PdL. Comunque tutte e due le ipotesi sono valide perché se i socialisti avevano visto giusto, aldilà di un’inutile e non richiesta certificazione dell’attuale sinistra, i catto-comunisti strumentalmente pensano di creare problemi ad una coalizione realizzata su dati valoriali e non elettorali.
Si ripete la vecchia storia del Bossi ‘costola della sinistra’. Ma è un giochetto senza respiro politico basato solo su qualche accarezzamento che risulta offensivo dell’intelligenza dell’interessato. Ogni discesa, è opportuno ricordarlo, è anche una salita. Sarà difficile dire domani che Fini è invece un uomo nero.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 18.3.2009
LA COLLANA DEI ‘NO’ AL GOVERNO BERLUSCONI
Son passati circa dieci mesi dal varo del Governo Berlusconi e, senza soluzione di continuità , i signori della sinistra post comunista hanno mantenuto fede alle loro tradizioni ed alle loro radici, sviluppatisi sul terreno di un’autentica doppiezza, ed hanno disseminato il campo politico di una serie di NO che, a ruoli invertiti, NON sarebbero stati TUTTI tali. E’ ovvio che si parla solo dei NO espressi su provvedimenti nazionali perché elencare anche quelli periferici sarebbe stato veramente un compito improbo.
Ha iniziato Veltroni non contento della sconfitta subìta, e non pago dei rovesci che si susseguivano ad ogni elezione. Ha continuato Franceschini, anche lui, non ancora soddisfatto delle calamità abbattutesi sull’amalgama ‘malriuscito’ com’è stato definito il PD. Ambedue, comunque, prigionieri dell’inseguimento della loro creatura, tal Antonio Di Pietro che, senza un briciolo di riconoscenza, si sta comportando come quel ‘lupo africano’, il licaone, che sbrana e divora le proprie vittime quando sono ancora in vita. Da qualche giorno, però Franceschini, sembra aver cambiato tattica con il lancio di proposte demagogiche e populiste.
Ma vediamo, in sintesi, le nove perle espresse a gran voce dai dirigenti pro-tempore della sinistra catto-comunista del PD, la sola, per intenderci rappresentata in Parlamento, ma scarsamente sostenuta dall’opinione pubblica.
• Giustizia 1: si è partiti col no al cosiddetto ‘lodo Alfano’ che non annulla i procedimenti penali a carico delle più alte cariche dello Stato ma li rinvia (bloccando, comunque, la decorrenza dei termini). Si è sparato ad alzo zero, minacciando referendum e quant’altro, e presentando la legge come un tentativo d’impunità e non, com’è negli altri paesi occidentali, come un meccanismo per sottrarre, nel periodo di vigenza dell’incarico istituzionale, gli interessati alla gogna mediatica.
• Giustizia 2: anche sulle intercettazioni un deciso no, presentando l’ipotesi di riforma (non di abolizione delle intercettazioni) come un “regalo alla criminalità â€, e non per quello che è realmente, cioè la liquidazione degli abusi usati spesso per fini non di giustizia.
• Federalismo: le difficoltà a cavalcare un no netto nascono dalla necessità di lanciare segnali di fumo alla Lega nella non nascosta, ma illusoria, speranza di un nuovo ribaltone. Alla fine, però, prevalgono le categorie dell’unità d’Italia, e del no all’aumento della spesa pubblica e della burocrazia.
• Scuola: ci si ricorda il grande battage contro la Gelmini, il tentativo di cavalcare l’ONDA, l’uso strumentale degli scolari contro lo smantellamento della scuola elementare e il falso licenziamento dei professori in esubero.
• Alitalia: allarmismi ad iosa, accuse di promesse preelettorali, ma nessuna controproposta, e oggi l’Alitalia è di nuovo in attività con una cordata di imprenditori italiani. Si continua a polemizzare sui tre miliardi di debito della compagnia scaricati sugli italiani.
• Grandi opere: un No a TAV, Mose e Ponte sullo Stretto (presentato questo come specchietto per le allodole) a fronte di un’esaltazione del superpiano di Barack Obama teso a bloccare la crisi che ha colpito l’Occidente.
• Social Card: è stata considerata un’elemosina di Stato (dimenticando quanto abbiano ‘gradito’ i pensionati al minimo).
• Nucleare: tenendo conto del nuovo orientamento dell’opinione pubblica, il No alle centrali nucleari non viene espresso per motivi ‘ambientali’ o cavalcando la paura del dopo Chernobil, ma semplicemente perché ‘sarà l’ennesimo spreco di denaro pubblico’, mentre comprare l’energia dalla Francia o da altri paesi confinanti sarebbe un risparmio.
• Piano case: prima ancora di conoscere il piano il Franceschini si è scatenato con un ‘si apre una nuova stagione di cementificazione selvaggia’ ignorando che il piano è una cornice quadro, mentre le azioni concrete spettano alle Regioni (Loiero, per esempio, è d’accordo).
Come si vede sono ‘NIET’ a prescindere che hanno spazzato e continuano a spazzar via qualsiasi possibilità di dialogo che pur servirebbe al Paese, con i tempi che corrono e la depressione imperante. Ma fintanto che si guarda a come evitare scavalcamenti e concorrenze, più o meno leali da parte di alleati, sarà difficile se non impossibile vestire i panni di forza sensibile agli interessi della Nazione.
Anche le ultime boutade di Franceschini non aiutano presentando una forza con corto respiro e senza vere idee per il futuro del Paese.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 12.3.2009
IL PONTE SULLO STRETTO VERSO LA REALIZZAZIONE
Si sbizzarriscono, in questo coro univoco, dalle Alpi alle Piramidi, non solo i tradizionali signori del ‘verde’ che da esso traggono la loro ragion d’essere, ma anche le stesse forze politiche d’opposizione che tentano di cavalcare così qualunque argomento sperando di recuperare punti di consenso nell’opinione pubblica, non comprendendo però quanto la gente, di destra e di sinistra, consideri il ‘NO’ urlato soltanto un specie di accanimento pregiudiziale e politico contro un’opera che, non solo nell’immaginario collettivo, viene vista come la possibile svolta socio-economica delle nostre terre.
Viene comunque da ridere dinanzi alle affermazioni perentorie dei ‘signor NO’ tra le quali spicca quella della Francescato (Verdi) che, dopo aver affermato, nei mesi scorsi, l’esilarante preoccupazione del disturbo che veniva causato, alla millenaria rotta dei delfini, per l’ombra proiettata sulle acque del mare, oggi afferma che “quella della realizzazione del Ponte sullo Stretto è solo un megaspot pubblicitario pensato da Berlusconi per oscurare la grave crisi economica che sta avvolgendo il nostro Paeseâ€. Capito? E’ solo uno spot pubblicitario per distrarre la gente dalla crisi che interessa tutto il mondo occidentale. E mentre Barack Obama viene applaudito, anche dalla Francescato, per il ‘colossale progetto di interventi’ per opere pubbliche e infrastrutturali, il Governo italiano, presieduto dall’odiato Silvio Berlusconi , viene sistematicamente attaccato.
Stavolta, però, i signori del ‘NO’ che argomentano che ci sia altro da fare al posto di faraoniche realizzazioni, hanno avuto le unghie spuntate perché assieme al finanziamento del Ponte, nella stessa seduta, il Cipe ha finanziato anche, per la Calabria, il completamento dell’A3 e il terzo megalotto per la Ss 106 jonica, e le loro dichiarazioni sulla dannosità e sulla devastazione causata dell’opera perché ‘sconvolgerebbe’ il territorio, risultano semplicemente patetiche. Chi non conosce queste nostre terre viene chiaramente tratto in inganno, ma chi le conosce rimane allibito: qual è questa terra che si sconvolgerebbe? Forse il brullo altipiano di Santa Trada? Bisognerebbe smetterla di far ridere i polli. Ben venga, quindi, il Ponte.
Esso unirà , anche fisicamente, le due sponde, con tutto ciò che questo comporta per superare l’isolamento, abbattere i tempi di percorrenza tra continente ed isola, accelerare il processo di avvicinamento dell’Italia ai paesi rivieraschi dell’Africa, creare, finalmente reali e consistenti correnti turistiche, e concrete correnti di flusso merceologico col resto d’Italia e dell’Europa. E’ anche l’UE che ce lo chiede con la individuazione del famoso corridoio Berlino-Palermo.
L’opera, veramente gigantesca, è una grande occasione occupazionale nella fase di costruzione, un chiaro investimento anti crisi e un’occasione di avanzamento tecnologico delle nostre imprese. Essa sarà un punto di riferimento e di attrazione che determinerà una reale svolta economica per l’intera area interessata. La mafia, infine, è solo uno spauracchio: lo Stato ha i mezzi per contrastarla adeguatamente. Avanti, quindi, Governo della Libertà , recupera il tempo che il Governo Prodi ci ha fatto perdere.
Giovanni ALVARO
giovannialvaro.wordpress.com
Reggio Calabria, lì 8.3.2009
PER L’ENERGIA VANNO CENTRALIZZATE LE COMPETENZE
I ‘signor NO’ , allevati ad essere ‘contro’ , con l’alibi della difesa dell’ambiente, si sono sistematicamente opposti a tutto quello ch’era investimento e sviluppo economico. Le crociate hanno riguardato sia la produzione di energia, perché, ‘inquinerebbe’ indipendentemente dai progressi tecnici e scientifici realizzati; che le infrastrutture perché sconvolgerebbero il territorio e perché ci sarebbe sempre qualcos’altro da fare prima.
Come i replicanti della fantascienza, i signor NO pullulano e si moltiplicano senza sosta (soprattutto in Italia), e condizionano purtroppo ogni attività produttiva. Ciò è avvenuto a Civitavecchia, nel Lazio; si stava producendo a Polesine Camerini, nel Veneto; e sta avvenendo a Saline Joniche , in Calabria. Le tre situazioni citate hanno in comune il NO pregiudiziale degli ambientalisti di professione; lo sbandieramento dei luoghi comuni sulla difesa della salute, come se gli altri fossero dei novelli Frankenstein; e i percorsi ad ostacoli che si son dovuti, o si devono, superare per realizzare quanto è necessario al vivere civile di questo nostro Paese.
Ma le tre situazioni si differenziano, sostanzialmente, per il comportamento degli Enti locali, dei Sindacati, e per la disponibilità o meno al confronto, alla discussione ed alla verifica dei progetti e delle ricadute. In estrema sintesi:
• nel Lazio, a parte alcune legittime iniziali diffidenze, si son sapute cogliere le opportunità offerte dall’insediamento della centrale a carbone di Civitavecchia realizzando un gioiello tecnologico che è già diventato meta di visite internazionali da parte di tecnici di ogni paese;
• in Veneto, le lungaggini per la riconversione a carbone della centrale ad olio combustibile (altamente inquinante), hanno provocato iniziative di lotta dei Sindacati, con manifestazione a Roma, al grido di: “non vogliamo essere le prime vittime di chi non decideâ€, e non bisogna “perdere un investimento di 2,2 miliardi di euro, di fronte all’attuale recessioneâ€;
• in Calabria, a fronte di intelligenti aperture, tese al confronto e alla verifica ambientale, di diversi Comuni interessati (i cui Sindaci conoscono la triste realtà economica delle proprie zone), si registra, purtroppo, la chiusura pregiudiziale e nichilista della Regione Calabria, che ha spinto la Società , interessata all’insediamento, a presentare ricorso al TAR.
Le tre vicende, ma se ne possono elencare molte altre, pongono con forza l’urgenza di rivedere l’articolo 117 della Costituzione per eliminare, nel settore dell’energia, l’assurdità delle competenze ‘concorrenti’ che paralizzano i processi decisionali e determinano una vera ingovernabilità nel settore, regalando un ampio potere di manovra ai movimenti ambientalisti.
Le competenze, regolate dal titolo V° della Carta (modificato dal Governo Prodi), non possono essere divise con le Regioni, che hanno una visione molto parziale delle necessità del paese, ma vanno riconsegnate allo Stato. Ne è convinto lo stesso Ministro Scajola che nel suo intervento al Convegno dei Giovani Imprenditori svoltosi a Capri il 3 ottobre scorso, ha sottolineato la necessità di riportare al centro tutte le competenze in materia energetica, dichiarando: “sono convinto che la politica energetica, al pari della politica estera, della difesa e della sicurezza, deve essere attribuita in via esclusiva alla competenza dello Statoâ€, e poi continuando con: “la riforma federale dovrà prevedere una redistribuzione di attribuzioni tra centro e territorio, per evitare conflitti di competenze che finiscono per paralizzare le iniziativeâ€.
Se ci si vuole liberare, veramente, dei lacci e dei laccioli che imprigionano i processi decisionali per le grandi infrastrutture energetiche, fermo restando le valutazioni di impatto ambientale che non devono mai essere considerate acquisite definitivamente o date per scontate, questa è la strada da imboccare senza alcuna riserva.
La vicenda, infatti, delle localizzazioni delle centrali nucleari esplosa, malgrado il cambio di marcia dei più importanti guru ambientalisti del mondo, con la levata di scudi di diverse regioni e di molti comuni è emblematica dell’urgenza di sottrarre la competenza energia a valutazioni che, non essendo globali, sono chiaramente molto parziali e, il più delle volte, sono anche ‘valutazioni’ non economiche o scientifiche ma di semplice ‘opportunità ’ politica, o scaturite da palese assenza di quella dote che mancava al don Abbondio manzoniano.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 27.2.2009
In Italia c’è bisogno di Socialismo
Oggi più che mai si sente il bisogno di socialismo.
Un socialismo da volto umano dare una mano a chi rimane più indietro. A mio avviso al momento attuale non vedo e non credo che possa rinascere, per due motivi ogni gruppo dirigente che si richiama ai valori del socialismo tende a mantenere il proprio posto di assesore di consigliere ecc… alleandosi con il pd o cercando un alleato anche nel centro destra. A mio avviso così non si può andare da nessuna parte se non in un vicolo che non ha sbocchi che porta al disgusto e al fallimento della politica vedi la sardegna astensione altissima. Il pd sta facendo la peggior politica candidando persone a tutti livelli senza un minimo di competenza tanto il loro credo è sempre stato tanto qualcuno pagherà erano pessimi amministratori al tempo del p.c. i.per fortuna non tutti ma a questo bisogna dire che a un certo punto anche il nostro partito in alcune realtà faceva la stessa cosa.
Dobbiamo rinboccarci le maniche e lavorare tutti per riportare dignità morale intellettuale alla politica. Dobbiamo noi per primi ricominciare a tessere la tela per riportare quella moralità che un tempo ormai lontano era propria dei socialisti.Nenni diceva bastano tre persone per fare un partito noi abbiamo il dovere di farlo guardando a quelle persone “Pertini†per la capictà di interpretare sotto tutti i punti il Socialismo.Ecco perchè io sono socialista. Gabriele Franci da Urbino. Per il mio comune cercherò di fare una lista senza pd e pdl e spero che la sezione mi appoggi il segretario sembra daccordo.Le poltrone o la stanza dei bottoni serve se si è incisivi per fare una politica per il cittadino. Grazie compagni.
Oggi più che mai si sente il bisogno di socialismo.
Un socialismo da volto umano dare una mano a chi rimane più indietro. A mio avviso al momento attuale non vedo e non credo che possa rinascere, per due motivi ogni gruppo dirigente che si richiama ai valori del socialismo tende a mantenere il proprio posto di assesore di consigliere ecc… alleandosi con il pd o cercando un alleato anche nel centro destra. A mio avviso così non si può andare da nessuna parte se non in un vicolo che non ha sbocchi che porta al disgusto e al fallimento della politica vedi la sardegna astensione altissima. Il pd sta facendo la peggior politica candidando persone a tutti livelli senza un minimo di competenza tanto il loro credo è sempre stato tanto qualcuno pagherà erano pessimi amministratori al tempo del p.c. i.per fortuna non tutti ma a questo bisogna dire che a un certo punto anche il nostro partito in alcune realtà faceva la stessa cosa.
Dobbiamo rinboccarci le maniche e lavorare tutti per riportare dignità morale intellettuale alla politica. Dobbiamo noi per primi ricominciare a tessere la tela per riportare quella moralità che un tempo ormai lontano era propria dei socialisti.Nenni diceva bastano tre persone per fare un partito noi abbiamo il dovere di farlo guardando a quelle persone “Pertini” per la capictà di interpretare sotto tutti i punti il Socialismo.Ecco perchè io sono socialista. Gabriele Franci da Urbino. Per il mio comune cercherò di fare una lista senza pd e pdl e spero che la sezione mi appoggi il segretario sembra daccordo.Le poltrone o la stanza dei bottoni serve se si è incisivi per fare una politica per il cittadino.
gabrielefranci@hotmail.it
gabriele
NESSUN ONOR DELLE ARMI A WALTER VELTRONI
E’ condivisibile pienamente la prima parte dell’articolo di Vittorio Sgarbi sulle cause che hanno portato Walter Veltroni alle dimissioni, non più rinviabili, da Segretario Nazionale del PD . Sono condivisibili le argomentazioni, ivi inserite, che stanno alla base di un abbandono che non era più procrastinabile, ma che anzi era diventato addirittura un atto dovuto, per evitare di scivolare nel cosiddetto ‘accanimento terapeutico’.
Alle sottolineature sui colpevoli silenzi sulla vicenda di Del Turco, all’incomprensibile inerzia sulla vicenda dell’arresto del sindaco di Pescara, alla soggezione al populismo dipietresco, vanno aggiunte anche la perdita di ogni bussola dinanzi alla questione morale esplosa anche a sinistra, l’incredibile uso del maanchismo con il quale si dava un colpo al cerchio ed uno alla botte, l’allarmismo sugli inesistenti rischi per la Repubblica paventando una deriva antidemocratica, e un lessico fatto solo e soltanto di luoghi comuni. Ma non si può condividere la chiusa finale dell’articolo con la quale Sgarbi rende onore al caduto.
No, non è possibile offrirgli l’onore delle armi come si usa offrire ad ogni caduto. Non lo merita, Veltroni, simbolo di una classe dirigente incapace, inconcludente e, anche, pericolosa. Non lo merita veramente. Pur non essendo maramaldi, usi a infierir sui morti, non riusciamo a perdonargli le grandi responsabilità , non tanto verso il proprio partito (questo è problema che non ci interessa), quanto verso la democrazia del Paese: per l’odio che ha seminato avvelenando il clima politico e per le gemmazioni prodotte che, dopo ‘palombelle’, girotondi, Fo, D’Arcais, verdi, Grilli, sinistre radicali e, più recentemente, Pardi, Cammilleri e Levi di Montalcino, ha portato allo sviluppo incontrollato dell’IDV di ‘proprietà ’ del signor Antonio Di Pietro.
No, nessun onore delle armi a chi, dopo 5 sconfitte consecutive (elezioni politiche, regionali Friuli, comunali di Roma, Abruzzo e, ora, anche Sardegna) non ha voluto prendere atto di una realtà semplice e lapalissiana, e, anche durante la propria orazione funebre, ha continuato a seminare bugie ed odio, e ad insultare il Presidente del Consiglio. Non lo ha sfiorato, e questo è sintomatico della pochezza del personaggio, e non solo di esso, che Silvio Berlusconi continua a vincere perché è in sintonia con il Paese, comprende il ‘sentire comune’ della gente, è un passo avanti rispetto al percorso politico degli altri, avversari (non nemici) o alleati stessi. I suoi tempi non sono mai state fughe in avanti, ma anticipazione di scenari.
E’ difficile pensare che l’attuale gruppo dirigente, sia quello che ha sostenuto Uòlter, che quello che brigava (come sempre ha fatto) contro, possa cambiare musica, anche perché la musica di questi anni è stata scritta da più mani. Le vittorie, si sa, hanno molti padri, mentre le sconfitte normalmente sono figlie di nessuno. Nel nostro caso, però, i padri dei rovesci subiti dal PD sono veramente molti. Non può tirarsi fuori nessuno. Sono quasi tutti padri dell’odio, della mistificazione, del giustizialismo, del doppiopesismo, della mancanza di respiro politico, dell’assenza di un vero programma politico, del tornaconto partitico sul cui altare hanno immolato tutti gli utili idioti, sia che si chiamassero socialisti, o che si chiamassero verdi, rifondaroli, comunisti critici, o comunisti nudi e crudi.
Anche la scelta di ‘imbarcare’ solo Di Pietro non può essere stata solo una scelta esclusiva del nostro Veltroni perché, se così veramente è stato, vuol dire che, pur di mandarlo deliberatamente al macello, gli hanno consentito l’innesco di una vera e propria mina con il risultato, non solo, di liquidare il signor Uòlter, ma di liquidare lo stesso partito. Lo stratega di questa operazione va paragonato a quel marito che per far dispetto alla moglie… Buon riposo, signor Veltroni, l’Africa l’aspetta. Avanti un altro.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 20.2.2009
I BRONZI DI RIACE SIANO GLI AMBASCIATORI DELLA CALABRIA
Le statue sono patrimonio dell’umanità , e in quanto rinvenute nei nostri mari sono sotto la giurisdizione dello Stato italiano, e perché rinvenute nel mare jonico della Calabria affidate, per legge, al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Che significa quindi diffondere preoccupazioni e paure e tuonare come fa il Segretario Provinciale delle CGIL contro la proposta dicendo che si tratta di un “attacco a Reggio Calabria e, udite, udite, di trame sotterranee contro la città messi in atto direttamente dal Governo Berlusconi?â€. E quale sarebbe il motivo? Perché il Cavaliere Berlusconi dovrebbe penalizzare la città di Reggio Calabria? Che motivi avrebbe per punire una città che tanto sostegno ha tributato, e altrettanto ne continuerà a tributare, nel prossimo futuro, al fronte moderato raccolto attorno al PdL?
La si smetta di far ridere mezza Italia dando l’impressione di una Calabria simile ad una riserva indiana che ‘difende un proprio totem’ opponendosi anche ad un semplice spostamento, dei Bronzi di Riace, tra l’altro, in un periodo di chiusura del Museo per lavori di restauro, che gli sono stati affidati dopo averli restaurati, e dopo una straordinaria esposizione, nei saloni del Quirinale, che ne ha decretato un strepitoso successo, che va, però, alimentato continuamente.
Vittorio Sgarbi , critico d’arte senza eguali, ha già espresso la propria idea ridicolizzando la ‘balla’ della fragilità delle opere; ha, a muso duro, catalogato come ‘imbecilli e falsari’ quei ‘tecnici’ che mantengono l’accento su questa ‘baggianata’; ha criticato, senza peli sulla lingua, la CGIL che con la ‘trama sotterranea’ ha teso a lanciare ‘una vera e propria intimidazione senza logica e senza fondamento, tipica della retorica della falsa conservazione e di una sterile ideologia mista a una forma patologica di campanilismo’; e, dinanzi ad affermazioni come: ‘è una vera follia lo spostamento. Il Sindaco ha il dovere, senza ‘se’ e senza ‘ma’ di non spostarli’, espressa dal neo Segretario provinciale del PD, lo ha fortemente attaccato con: ‘Tra le forme di cultura del piagnisteo che dominano in Italia ci sono quelle dei conservatori dei musei che tengono le opere come se fossero proprietà privata’.
L’invito che Sgarbi ha rivolto al Presidente del Consiglio ed al Ministro dei Beni Culturali a non farsi intimidire, mi sento di rivolgerlo anche al Sindaco di Reggio che ha raggiunto il consenso bulgaro del 72% per le sue grandi doti di ‘governo’ della cosa pubblica e non perché si sia fatto condizionare dalle pulsioni conservatrici o semplicemente provinciali della parte meno acculturata della gente che amministra, né dalla minaccia di sfracelli popolari che la sinistra minaccia ad ogni piè sospinto.
Lo si è visto per opere importanti, osteggiate, come sempre dalla casta del NO, e realizzate per la capacità decisionista del Sindaco Scopelliti . Avanti, quindi, Sindaco, senza tentennamenti: i bronzi possono e debbono diventare gli ‘ambasciatori’ della nostra amata terra.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 15.2.2009
Il Governo ha scelto in coscienza
Il Governo ha scelto in coscienza
La strada della casa di ricovero “la Quiete†ha diviso, non solo simbolicamente, il Paese.
I marciapiedi che la delimitano hanno ospitato in questi giorni le due “Coscienzeâ€, quella per la vita e quella in difesa della scelta della famiglia. L’Italia si è divisa, ha partecipato con passione civile e morale alla vicenda di Eluana, diventata simbolo e testimonianza di migliaia di casi analoghi che sconvolgono tante famiglie italiane.
La scelta dei familiari è stata quella di rendere esplicito, coinvolgendo lo Stato attraverso una decisione formale, quello che viene generalmente lasciato alla valutazione del medico e alla riservatezza dei congiunti.
Tutto è partito, in carenza di norme specifiche sul tema, da una sentenza della magistratura – è bene ricordare fatta di uomini in carne ed ossa – quantomeno discutibile. Discutibile dal punto di vista giuridico, perché si è deliberato in carenza di un quadro normativo definito, e da quello formale con una ricostruzione storica forzata, per non dire fantasiosa, della volontà espressa 17 anni prima da Eluana.
Ha fatto bene, quindi, il Governo ad intervenire e Berlusconi a mettere in campo tutta la determinazione possibile. Dal versante politico si è parlato e dichiarato troppo. Chi doveva farlo per ragioni istituzionali o funzionali lo ha fatto spesso con maggiore equilibrio di chi non ne aveva né ruolo né competenza.
Per questo noi siamo rimasti in rispettoso silenzio, ma non inerti, avendo già da tempo con Lucio Barani, a nome del Nuovo PSI, firmato una proposta di legge sul testamento biologico e chiestone la calendarizzazione.
Sui temi etici e della vita la migliore tradizione socialista – riformista si è sempre contraddistinta per scelte equilibrate. Non ha mai eretto muri – viene da pensare all’iniziativa prevista dal PS di Nencini di innalzare un muro simbolico tra Vaticano e Stato – ma ha sempre combattuto per abbatterli, e non si è mai riconosciuta in posizioni laiciste o anticlericali. Con Craxi ha contribuito, con la firma del Concordato, a definire, in un quadro condiviso, migliori rapporti tra Stato e Chiesa.
Sul caso di Eluana Englaro una parte della sinistra ha usato strumentalmente persino il principio di libertà di scelta della persona , per sostenere il fine vita. Ma di quale libertà si parla! Non di certo di quella di chi in piena coscienza decide – in forza di limiti previsti da una normativa sul testamento biologico – di rifiutare, in casi estremi, l’accanimento teraupetico.
Si rischia di determinare, in linea di principio, una eutanasia – premesso che la si accetti – determinata da altri e quindi non esplicitamente richiesta, non volontaria. Personalmente sono contrario alla eutanasia, ma anche in un quadro normativo definito, è impensabile che questa avvenga con l’interruzione imposta dell’alimentazione e dell’idratazione di una persona in coma vegetativo, ma pur sempre viva.
La scelta della legge è una scelta laica, così come lo è il dubbio difronte a casi come questo. Su questi presupposti si è mosso il Governo per intervenire, anche con decretazione d’urgenza, in piena coscienza e senza condizionamenti.
Come si può, infine, rimproverare o contestare la Chiesa per essere intervenuta con forza sul caso? E’ questa materia che coinvolge valori e principi propri della sua missione; e se la sua voce è forte, maggiore deve essere il rispetto.
Stefano Caldoro
Segretario NAzionale Nuovo PSI
TAR, SCELTA OBBLIGATA PER LA CENTRALE A CARBONE DI SALINE
Al contrario di quanto si possa pensare la scelta della SEI, salutata positivamente da quanti vedono nell’insediamento energetico di Saline Joniche una occasione da non perdere per lo sviluppo dell’area interessata e per rendere il Paese meno esposto ai ricatti del mercato, è la logica conseguenza dell’atteggiamento pregiudiziale della Regione Calabria che denota un’avversione ideologica all’insediamento tanto da decidere negativamente senza attendere le conclusioni di tecnici ed esperti della materia. E’, quindi, chiaramente solo una chiusura aprioristica il non voler tenere in alcun conto le procedure previste dalla legge e il non voler attendere la conclusione della VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Forse c’è paura e preoccupazione che i luoghi comuni sull’inquinamento vengano liquidati come allarmismi e basta?
La Regione, per il ruolo che dovrebbe esprimere, non può, nel sostenere le proprie tesi, trincerarsi dietro la decisione, operata dal proprio Consiglio, di vietare l’uso del carbone su tutto il territorio regionale. Detta decisione è assolutamente assurda anche perché se dovesse passasse l’idea che l’opposizione delle autonomie regionali sia sufficiente a bloccare insediamenti energetici ci si potrebbe trovare, teoricamente, a non poter soddisfare le esigenze dell’intero Paese: ogni Regione, infatti, potrebbe dire di NO e l’Italia dovrebbe continuare a comprare l’energia dai Paesi confinanti come avviene oggi con Francia, Austria e Slovenia. Si ripresenterebbe, per l’energia, lo stesso scenario vissuto per i termovalorizzatori, assurti alla notorietà nazionale dopo le vicende campane che hanno messo in luce che per smaltire i rifiuti bisognava spedirli in Germania con enorme aggravio economico.
Per fortuna il Governo Berlusconi è stato capace non solo di ripulire le strade di Napoli, ma anche di decidere per l’apertura di discariche provvisorie e per l’avvio della realizzazione dei termovalorizzatori necessari in Campania e nel resto del Paese. Non si chiede un’azione di forza simile, anche in Calabria, sui problemi dell’energia, ma essendo il ricorso al Tar un percorso che coinvolge l’interesse nazionale, non sarebbe opportuno la costituzione in giudizio anche del Governo italiano? Noi crediamo di si, perché dinanzi ad una classe dirigente calabrese chiusa nel proprio orticello e poco sensibile alle necessità più generali del Paese, è necessario riuscire a correggere le distorsioni inserite nelle ‘scelte’ del Consiglio. Scelte inserite al solo fine di ‘accontentare’ soggetti della maggioranza che hanno la loro ragion d’essere solo nel rifiuto pregiudiziale ad ogni insediamento.
Sarebbe augurabile, però, che ci fosse un ripensamento della Regione per evitare non solo il rischio di ‘subire’ l’insediamento con una sentenza del Tar, ma soprattutto per evitare di bruciare l’occasione di una reale e corposa trattativa a favore dell’intera area grecanica che deve trarre dall’insediamento energetico vere e concrete ricadute per un diverso e reale sviluppo socio-economico. Un investimento di 1 miliardo e 300 milioni di euro non può liquidarsi con estrema noncuranza.
C’è chi, responsabilmente, ha cominciato a riflettere e a correggere le proprie estemporanee posizioni subordinandole, ovviamente, a stringenti confronti con la Sei, a certezze ambientali e ad assicurazioni sulla non incompatibilità dell’insediamento con le vocazioni turistiche dell’area interessata. C’è chi, come l’on. Giovanni Nucera, partendo da dette considerazioni dichiara che per l’ambiente ‘non esistono politiche ecologiche del no e basta, ma è possibile attuare politiche attive di salvaguardia e di sviluppo privilegiando il ruolo dell’uomo’ e in riferimento alla centrale di Saline Joniche ‘… non ci è sembrato di cogliere elementi di tranquillità nelle risposte finora fornite dalla società interessata all’investimento’. Posizioni intelligenti ed aperte al confronto, al dialogo ed all’accordo sulle ricadute economiche e sociali sul territorio.
Sarà difficile un ripensamento anche da parte della Regione? Speriamo di no, augurandoci una reale folgorazione sulla via di Damasco.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 10.2.2009
IL SENATORE ICHINO METTE A NUDO I BLUFF DI BOVA
Dopo mesi di martellamento sui minigruppi e sul costo della politica, il nostro protagonista ha tirato fuori dal cappello il famoso coniglio: riduzione drastica dei fondi destinati ai gruppi consiliari e, con i risparmi (3 milioni di euro), assieme ad eguale somma avuta dal Fondo Sociale Europeo, finanziamento di ‘stages’ di due anni per 250 giovani laureati, diventati, strada facendo, ben 500 .
L’operazione viene presentata pomposamente e, forti per aver ridotto i contributi ai gruppi consiliari (sotto tiro perché facenti parte della ‘casta’), viene lanciata l’idea di ‘stages’ giovanili ‘per bloccare la fuga dei cervelli dalla nostra Regione’. L’operazione mediaticamente ha un gran successo, ma scava scava ti accorgi che si tratta di un volgare ampliamento del bacino dei precari che alla scadenza tenteranno di fare quanto hanno già fatto i giovani della legge 285, e, più recentemente, gli LSU ed LPU non ancora, però, sistemati. Altro che ‘cervelli’ da bloccare, sono solo giovani da sistemare nella pubblica amministrazione aggirando le leggi in materia. Infatti sarebbe, non difficile, ma semplicemente impossibile trattenere in Calabria ‘cervelli’ con precarietà occupazionale e retribuzione netta pari a 670 euro mensili (portati recentemente a 900 euro con i risparmi di gestione, per abbandoni, già in questa fase preliminare).
Contro questa operazione, di scarsa rilevanza sociale e politica, ma di chiara rilevanza clientelare, si scaglia addirittura l’erede di Marco Biagi, il giuslavorista Pietro Ichino (senatore del PD) recentemente insolentito e minacciato dalle nuove BR per essersi costituito nel processo contro le nuove leve del terrorismo nostrano. Il senatore (onore alla sua capacità di non farsi condizionare dall’appartenenza) presenta addirittura una interrogazione ai Ministri del Welfare, della Funzione Pubblica e delle Politiche Comunitarie, su una operazione ‘di natura sostanzialmente assistenziale’ che rischia di avviare 500 laureati calabresi alla ‘NULLAFACENZA’.
L’interrogazione è firmata anche da Enrico MORANDO, Paolo NEROZZI, Maria Teresa BERTUZZI, Dorina BIANCHI, Franca BIONDELLI, Tamara BLAZINA, Marco FOLLINI, Maria Pia CARAVAGLIA, Antonio RUSCONI, Giancarlo SANGALLI e Luigi VIMERCATI tutti e 11 appartenenti al Partito Democratico di Uòlter Veltroni.
A Ichino tenta di rispondere non solo il nostro Peppe Bova, messo a nudo dalle concrete argomentazioni del giuslavorista, ma anche il Governatore Loiero (per quanto ancora?), sostenendo che “non mi pare cosa da poco che il denaro che, prima d’ora, a torto o a ragione, veniva impiegato per la tanto vituperata “castaâ€, oggi sia impiegato per i nostri giovani laureati’. E’ vero, ma non ammantiamo, però, l’operazione ‘stages’ di aureole che non esistono: i soldi che prima venivano usati dai gruppi per costruire la propria ‘clientela’, ora vengono usati dalla Presidenza per lo stesso motivo. Bisogna saper chiamare le cose con il loro nome e cognome, soprattutto ora che lo ha fatto il senatore Pietro Ichino la cui denuncia non può essere tacciata di partigianeria preconcetta.
L’onnipotenza del Presidente Bova e la sua capacità di adeguare gli scenari su cui intende operare ha trovato chi lo sa rintuzzare adeguatamente. Mai, come adesso, il re è nudo.
(Giovanni ALVARO)
Reggio Calabria, 5.2.2009
FEDERALISMO, CONTRORDINE COMPAGNI
FEDERALISMO, CONTRORDINE COMPAGNI
Dopo mesi e mesi di allarmismo irresponsabile per l’unità d’Italia, e la stessa ‘sopravvivenza’ del Mezzogiorno; dopo un vergognoso periodo di ‘dagli all’untore’ contro il PdL e la Lega colpevoli, il primo di aver assecondato gli obiettivi leghisti sul federalismo, e la seconda di perseguire l’inconfessabile distruzione dello Stato unitario nato dal Risorgimento italiano, è arrivato il famoso CONTRORDINE COMPAGNI che mette in difficoltà lo sbandato popolo di sinistra che adesso deve, nel migliore dei casi, ‘aggiornare’ il proprio armamentario propagandistico, ma nel peggiore, restare frastornato ed essere incapace di uscire dalla rete dove s’era messo, non sapendo più che pesci prendere.
Il contrordine è arrivato improvviso e inaspettato con la votazione al Senato che ha varato il primo SI’ al federalismo con 156 voti a favore, 6 contrari e ben 108 astensioni che guarda caso sono dei senatori del PD e, meraviglia delle meraviglie, anche dell’IDV di Di Pietro. Dov’è andato a finire il livore antilega e la difesa del Mezzogiorno? Volatilizzati immediatamente, scomparsi come il buco dell’ozono, perché l’incivile propaganda di chi, incurante del ridicolo, cavalcava qualsiasi problema pur di dare addosso al Cavaliere nero, ossia a Silvio Berlusconi, è come le bugie, avendo le gambe cortissime.
Si attendono, comunque, le necessarie risposte anche perché c’è chi giura che l’essersi astenuti non è che un tentativo disperato di agganciare la Lega per ripetere il ribaltone di tanti anni fa. Ma alla fine hanno solo dimostrato, PD e IDV, con quanta spregiudicatezza fanno ‘politica’ (sic!). Non si può, infatti, sull’altare del potere, da raggiungere ad ogni costo, sacrificare valori e ideali come quelli dell’unità d’Italia. Perché se erano convinti di quanto affermavano è semplicemente assurdo arrivare alla liquidazione determinando il ‘contrordine compagni’. Se così non fosse, è altrettanto grave, perché hanno solo dimostrato la falsità della loro propaganda e la strumentalità delle loro posizioni costruite per tentare un effimero consenso.
Dispiace la scelta dell’UDC che, votando contro, ha dimostrato cecità e corto respiro. Non si diventa rappresentanti del Mezzogiorno sventolando, ad ogni piè sospinto, la bandiera del sud, e utilizzando ogni occasione per distinguersi. Non basta la ricerca spasmodica di argomenti per ritagliarsi uno spazio, né basta pensare d’averlo trovato (e ne sono veramente convinti tanto da lanciare l’idea di un referendum!) per ottenerlo ed occuparlo. Sono solo illusioni, perché le scelte senza respiro politico si pagano, sia individualmente che collettivamente.
E si pagano anche perché il federalismo è di casa in Europa (dalla Svizzera, alla Germania) e col federalismo non è successo nulla di traumatico. L’UDC, che vuole apparire sempre prima della classe, sa che il federalismo (non la secessione) è stato un obiettivo di tutto il PdL teso a costruire strumenti nuovi, con il federalismo fiscale e solidale, per aumentare la corresponsabilità e battere, anche, le zone di evasione fiscale che sottraggono ingenti risorse alla collettività e non trovano soluzione, come l’esperienza insegna, senza un diretto e interessato controllo popolare.
Il Nuovo PSI, che non ha rappresentanti al Senato ma ne ha solo due alla Camera, non si tirerà indietro sulle scelte federaliste, ed eviterà la ricerca dell’esposizione mediatica, tra l’altro solo per qualche giorno, per riconfermare le proprie scelte di campo. Lo farà pienamente convinto del percorso che era dell’intero PdL e non solamente della Lega. All’esposizione preferirà , certamente, la politica.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 26.1.2009
ENERGIA, OCCASIONE ANCHE CONTRO LA RECESSIONE
Le misure assunte dal Governo Berlusconi per contrastare la recessione, con il varo del pacchetto investimenti (16,6 miliardi per opere infrastrutturali) , e con l’approvazione della legge anticrisi, sono tra le più azzeccate e politicamente più lungimiranti com’è stato riconosciuto da tutta la Comunità occidentale. Da una parte infatti tendono ad offrire uno sbocco a quanti perderanno il posto di lavoro e saranno costretti ad ingrossare le fila dei disoccupati, ma dall’altra aiuteranno a far crescere realmente l’intero Paese.
Non si tratta di investimenti tesi a far scavare buche ad alcuni e a farle riempire ad altri, ma di investimenti tesi a rammodernare effettivamente il paese come sono le opere pubbliche e quelle infrastrutturali. Eppure c’è stato chi ha storto il naso e ha dichiarato forte il suo NO. Per i tempi che si stanno vivendo non è una normale prassi tra maggioranza e opposizione. Oh Dio, non che ci si scandalizzi più di tanto per questa ennesima dimostrazione di cecità a fronte della crisi che stiamo attraversando, ma non sarebbe stato un errore l’evitare il ripetersi dello medesimo ritornello.
Un ritornello che abbiamo purtroppo avuto modo di ascoltare anche in Calabria, dove è sconcertante che si rifiuti un investimento PRIVATO di 1 miliardo e 300 milioni di euro per la costruzione di una Centrale a carbone in quel di Saline Joniche. Tale rifiuto non è espresso solo dalle normali e tradizionali vestali del NO (associazioni verdi, partiti di estrema sinistra, santoni di ogni risma, predicatori ecologici, ecc.) che, a prescindere, sono sempre contro, ma esso è espresso dalla Giunta regionale Loiero che così facendo condanna una delle zone più degradate della Calabria a mantenere il proprio sottosviluppo e continuare con la propria endemica miseria.
E’ comunque opportuno ricordare:
• che l’investimento servirebbe a lenire la forte disoccupazione esistente nella zona;
• che esso si inquadrerebbe nell’azione dei governi occidentali per fronteggiare la gravissima recessione esistente;
• che servirebbe a ridurre in modo consistente l’importazione di energia dai paesi confinanti (conseguenza questa da addebitare alla casta del NO che bloccò, a suo tempo, le avviate costruzioni di alcune centrali nucleari);
• che esso aprirebbe, finalmente, le porte ad uno sviluppo economico e sociale nell’intera zona grecanica ch’è la più derelitta dell’intera Calabria.
Nessuno comunque, vuol imporre insediamenti che non garantiscano la salute dei cittadini e la salvaguardia del territorio ospitante. A tal fine vanno rivendicate ed ottenute tutte le nuove ed ultime tecnologie che riducono a zero l’impatto ambientale. Si tratta di utilizzare il modernissimo sistema produttivo dell’energia dal carbone che viene impiegato in Giappone.
Il resto è una conseguenza logica, per cui non vale la pena accapigliarsi su cosa sia necessario ‘avere’ prima, se l’uovo oppure la gallina. E’ chiaro infatti che l’investimento di 1 miliardo e 300 milioni di euro ‘trascina’ altri investimenti a partire dall’attivazione del porto, dal suo mantenimento in efficienza e dal suo uso non esclusivo per il carbone, e continuando con le necessarie infrastrutture di collegamento con il resto della provincia e con lo stesso Paese, arrivando fino ad ‘aiutare’ lo sviluppo turistico d’accoglienza usando anche l’incentivo energetico.
Una Calabria non chiusa agli investimenti cosiddetti ‘scomodi’, spesso fatti apparire tali solo con la vergognosa propaganda ‘verdastra’, avrà tutte le carte in regola per ‘pretendere’ un’attenzione diversa da parte del potere centrale. Illudersi che la manna possa autonomamente cadere dal cielo è una pia illusione come i lustri che ci stanno alle spalle hanno dimostrato ampiamente. Non esistono, infatti, altre strade per il decollo economico e sociale di questa martoriata terra. Chi sostiene il contrario è solo un ciarlatano, portatore non sano dell’ennesimo imbroglio politico culturale a danno dei calabresi. La Regione eviti d’apparire tale e coordini con sapienza e pazienza gli Enti locali interessati. L’occasione che si offre, nell’interesse della Calabria e dell’intero Paese, non va sprecata ancora una volta.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria, 21.1.2009
Intervento di OBAMA 44° Presdidente USA
http://it.youtube.com/watch?v=6-zjho9SPgA
http://it.youtube.com/watch?v=y88a9EpQid8
Intervento inaugurale di Obama parte prima e seconda