Spleen socialista ( o Blues del Garofano )

Sono le 22.19 di sabato sera. Sono da poco tornato da Milano dove i segretari regionali di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia,Lombardia, influenzato ma rappresentato, Liguria ed Emilia Romagna si sono incontrati con il Responsabile Organizzativo del Nord, Spedale, e Romiti, presente a nome della Toscana e di Lucio Barani, per discutere del nostro futuro ( futuro ? ). Mi porto a casa l’entusiasmo di tutti noi, incrollabili nel non rinunciare alla nostra identità di socialisti anti cattocomunisti, di credere al nostro modo di pensare e di essere, di vivere e di agire……. C’è volontà, per dare un contributo equo al partito ( al Sud sono più bravi e presenti ), di raddoppiare gli sforzi in iniziative, analisi e proposte per renderci più facilmente individuabili nel panorama politico. Dopo un’ampia discussione ci salutiamo con l’idea di associarci per diminuire la nostra debolezza organizzativa e di confrontarci territorialmente in modo più costante… Accarezziamo, in noi, questa ritrovata ebbrezza romana ( quella del Congresso di Giugno ) che negli ultimi tempi si era sopita, affievolita. Penso ai tre garofani quotidiani nelle tasche di Barani, penso agli sforzi di Di Trapani per dar vita ad una struttura di partito, al Socialista Lab così gradevolmente rinnovato… Penso agli sforzi di tutti… mentre leggo quanto scrive Verrecchia sul sito di Pirrotta ( www. nuovopsi ) a titolo ” Era ora ! “… Ed alla depressione da ( chi ha suonato mi capisce ) post esibizione, ( a milano, in pratica, l’orchestra dei Garofani Regionali ha fatto una grande performance ) si aggiunge, ora, lo scoramento per quell’articolo e le sue parole… E’ irridente, quel pezzo, almeno per il mio sentire. Voglio ancora sperare che siano vere le impressioni di Umberto Caruso, che esistano fino a martedì, cioè,possibilità di correre per il miglior perdente o che, per i meriti dell’Udc, si sia in condizione di presentare il nostro simbolo che stiamo ancora programmando di mostrare in giro ( in Veneto, per dirvi, al Consiglio Regionale, proprio in casa del falsario Laroni, che ancora si fregia del nostro appellativo )… probabilmente a Chioggia, a Porto tolle ed in altre località di voto.. . I giornali, finalmente, cominciano a citarci, ma per beffa sembra quasi un epitaffio… ” nei 13 del Pdl anche il Nuovo Psi… etc. etc ). Ci fanno esistere, dopo averlo atteso da tempo, ‘sti stronzi, per dire che.. stiamo scomparendo. Non mi attrae per niente l’idea del partito unico. Il mio vestito appassionante resta quello del Congresso : la Federazione dei partiti della Cdl. Se il bipartitismo per i rossiporporati è la canna del gas, non capisco questo unformarsi di qua, laddove l’omogeneità della coalzione è senz’altro comprovata e sostanziale… Immagino che Berlusconi abbia incoronato a suo erede, Fini , per farlo così repentinamente decidere il contrario di quanto detto fino a ieri ! Se penso a quanto abbiamo patito per la visibilità e per restare detentori dell’unico socialismo libertario ed autonomo, convinti che Boselli e Del Bue con Zavattieri, sarebberero approdati alla corte del comunista Uolter, beh, per il momento devo ingoiare il rospo che saranno loro, obtorto collo, a fregiarsi di tale titolo. E per quanto mi riguarda sarebbe una sconfitta politica. Mi auguro ancora che ciò non sia, e che proprio questa possibilità convinca il vertice del Pdl ( ormai in due ) ad ostacolare il gettito di voti di là consentendoci di presentaci come socialisti di quà. Un autorevole, quanto amico, rappresentante di Forza Italia del Nord, ad una richiesta di incontro pr le prossime amministrative midiceva… ” Beh, ma ormai cosa serve. Finiamo tutti assieme … ” Sono rimasto così ! Dunque saranno i p…….i di Prodi e D’Alema a tenere aperto un probabile futuro di un qualsivoglia partito socialista ? Sue giù da Roma riunioni di qua e di là, la ricerca spasmodica di un iscritto in più, continue spese di auto treno aerei ( Spedale… ) per imporci, per esistere e tra un pò la fine ? Sposeremo una sicura sopravvivenza ingloriosa ad una incerta morte gloriosa ? Lo chiamano pragmatismo, la filosofia del corto ma sicuro, ma ad esso io rispondo e propongo idealismo… I have a dream..Ho 60 anni ( quattro meno di Mick Jagger e Robert De Niro ) amo ( e suono ) i Beatles e l’hard rock , conferma vivente che la giovinezza non è anagrafica ( pratico senza l’ uso della pillola azzurra… ) e molti under 40 me li bevo. Ce la stavo facendo a convincere i miei tre figli che, nonostante il Cavaliere, i socialisti veri autonomisti e regionalisti siamo noi… Come farò adesso ad impedir loro di sostenre la Rosa Rossa o ( ha solo quindici anni, per fortuna ) la Lega ? Chiedo e confido che fino all’ultimo si insista sull’opportunità politica del nostro Garofano in evidenza sulle schede, come il Carroccio. Se ormai sono troppi nel Pdl i partiti di centro e di destra, tali da renderli doppioni se non triploni, non così è per la rappresentanza laico socialista moderata dove il NPsi è l’unico inconfondibile ed indivisibile riferimento di un’area elettorale all’un tempo storica ed europea. Sarebbe tracotanza fare questo regalo ai nostri avversari. I nostri delegati insistano sull’opportunità politica della nostra identificabilità elettorale.

Angelino Masin

NO A PRESUNZIONI E FACILONERIE, PRIMUM VINCERE…

Siamo giunti finalmente allo scioglimento delle Camere e il 13 aprile si tornerà a votare. Volenti o nolenti hanno dovuto prendere atto dell’impossibilità di mantenere comunque in piedi, e al governo, una assurda e variopinta alleanza che tanti danni ha causato al Paese. Il Governo Prodi è stato il peggiore dei governi che la nostra Repubblica abbia avuto, e l’alleanza che lo sosteneva è stata la più eterogenea e litigiosa che mai si potesse immaginare.

I gioielli che Prodi e la sua armata sono stati capaci di lasciare in eredità vanno dalla malasanità che non è solo meridionale, alle immondizie pecorobassoliniane, dallo smantellamento delle grandi opere come il Ponte sullo Stretto e la Tav, alla mancata soluzione del welfare, dalle ‘bellissime’ tasse padoaschioppiane, al carovita che comincia a far sentire drammaticamente la propria presenza, dall’assenza di prospettiva per i ‘bamboccioni’ a partire dagli LSU ed LPU eternamente precari, alla realtà di un Mezzogiorno sempre più lontano dall’Europa.

E poi ambiente, energia, trasporti, politica estera, e via di questo passo. Il fardello, come si vede, è tutt’altro che leggero. E il compito, per chi pensa al bene del Paese, fa tremare le vene e i polsi. Ma è un compito-sfida che Silvio Berlusconi e i suoi alleati, riformisti e moderati, dovranno comunque affrontare, se vogliono veramente bloccare il declino ed avviare la risalita economica, politica e sociale di cui l’Italia ha bisogno.

Primum vincere però, e poi lavoro di grande lena e grande respiro raccogliendo il senso comune della gente e le aspettative più semplici. Bisogna, quindi, per primo mettere da parte presunzione, faciloneria, e atteggiamenti da club riservato che sembrano affiorare tra alcuni alleati (vedi Maroni della Lega) e che nascondono speranze da bassa macelleria, e subito dopo realizzare le convergenze tra forze sostanzialmente omogenee a differenza dell’armata Brancaleone, non chiudendo la porta a nessuno. Già le passate elezioni hanno dimostrato che bastano anche 25.000 voti per buttare alle ortiche programmi, speranze e rilancio del Paese. Si vuole forse riconsegnare l’Italia agli incapaci prodiani?

Bando, quindi, alle dichiarazioni pubbliche tese a civettare le posizioni di Walter Veltroni anche perché, alla fine, esse si dimostreranno bugiarde e false almeno al Senato, e impegno massimo per realizzare, in soli dodici mesi, il massimo del programma. Non deve sfuggire a nessuno, infatti, che tra un anno si rivolterà nuovamente, o con una nuova legge elettorale approvata dal nuovo Parlamento, o perché i referendum che sono sempre li ad attenderci riscriveranno le nuove regole.

Il Nuovo PSI farà la sua parte, minima quanto si vuole, ma da scelta di campo non improvvisata, e darà il proprio contributo per vincere e poter governare pienamente. L’anno che ci sta di fronte, prima dei referendum, diventerà il banco di prova di chi è abituato ai distinguo o di chi insegue velleitari sbocchi personali o del proprio partito.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria, 6.2.2008

ABORTO: NUOVO PSI, PERICOLO SONO POSIZIONI CLERICALI =

(AGI) – Roma, 5 feb. – “L’ipocrisia e’ il rischio maggiore che l’Italia sta percorrendo sulla legge 194. Il pericolo e’ che nella convinzione di perdere consensi cattolici si prendano delle posizioni clericali”. Lo dice Franco Spedale, vicesegretario del nuovo psi, che aggiunge: “l problema non sta nel farsi dettare o meno l’agenda dal Vaticano, che per molti versi fa la sua parte, quanto piuttosto nel creare un senso dello Stato che non potendo che essere laico, affronti con serenita’ e serieta’ i problemi”. L’aborto e’ certamente una questione seria che non deve essere sottoposta al ricatto di dirigenti politici che non sanno cosa fare e che sull’onda dell’ipocrisia scelgono la strada piu’ facile, ma forse anche la piu’ lontana dalla volonta’ di cittadini”.

N. PSI: CALDORO, SOCIALISTI CON BERLUSCONI CONTRO SINISTRA

=
(AGI) – Roma, 4 feb. – “I socialisti autonomisti e riformisti del garofano rosso, anche quando erano in pochi o in minoranza, hanno difeso sempre la linea autonoma dalla sinistra egemone”.
Lo dice il segretario del nuovo psi, Stefano Caldoro, che aggiunge: “Con sempre maggior convinzione confermiamo la scelta fatta dopo il 1994 nella Cdl guidata da Silvio berlusconi”, mentre “alcuni socialisti hanno il vecchio vizio di nascondersi sotto l’ ala protettrice degli ex Pci, oggi sotto l’ombrello del Partito democratico”.

Veltroni e la legge elettorale (intervista su Repubblica): cosa ne pensiamo?

Veltroni: presidenzialismo in due fasi. E la 194 non si tocca
“Per il nostro partito c’è una frontiera invalicabile: il bipolarismo”

“No a chi vuole il sistema tedesco
e sogna la Grande Coalizione”

“Non esiste quel vasto consenso sul proporzionale della Germania
di cui si parla. Non lo vogliono Fi, An e vari ‘piccoli’
di MASSIMO GIANNINI

“SIAMO a un passo da un traguardo che può essere storico per il Paese, si tratta solo di superare le divisioni, e di fare l’ultimo miglio”. Aveva detto che il 2008 sarebbe stato l’anno delle riforme. E ora, alla vigilia della verifica di maggioranza e nonostante le polemiche sulla legge elettorale, Walter Veltroni è ancora convinto di farcela. Ma il leader del Pd detta le sue condizioni: no a un accordo a qualunque costo, sì a un sistema misto che salvi il bipolarismo. E a quelli che nel Pd puntano dritto al sistema tedesco, lancia un altolà: “Hanno in mente la Grande Coalizione: ma questo non è e non sarà mai il progetto del Pd”.

Sindaco Veltroni, diciamolo: sulle riforme le premesse non sono un granché buone, non crede?
“Non sono d’accordo. Facciamo un primo bilancio: nei quattro mesi successivi alla nascita del Partito democratico abbiamo ricostruito il dialogo tra i poli, abbiamo creato le condizioni per il passaggio a un sistema elettorale in senso proporzionale e bipolare che favorisca maggioranze coese, e si è fatta strada l’idea della vocazione maggioritaria del Pd. A questo punto, lancio un appello a tutte le forze politiche, perché abbiano lo stesso coraggio. Siamo a un passo da un svolta storica per il nostro Paese. Ascoltiamo l’invito del presidente Napolitano: usiamo il tempo che abbiamo davanti per fare la più grande innovazione politico-istituzionale dopo la Costituzione del ’48. C’è alla Camera un pacchetto da approvare: le riforme istituzionali, con la riduzione dei parlamentari, l’introduzione di una sola camera legislativa e il rafforzamento dei poteri del premier, e poi la riforma dei regolamenti e della legge elettorale. In un anno possiamo cambiare radicalmente il futuro del Paese. E un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Il Paese non ce lo perdonerebbe”.


Sul modello elettorale c’è un discreto caos. L’Unione marcia sul sistema tedesco, lei e Franceschini rilanciate il sistema francese. Non sono messaggi contraddittori?
“Io vedo due resistenze. La prima è quella di chi, come l’Udc, dice “o così o niente” e sostiene che il sistema tedesco va preso com’è. La seconda è quella dei partiti minori, contrari allo sbarramento…”.

Il denominatore comune è che sul proporzionale alla tedesca c’è un consenso trasversale, su altre formule no.
“Attenzione, un accordo possibile sul sistema tedesco, allo stato attuale, non c’è. Non lo vogliono Forza Italia e An, non lo vogliono i partiti minori. Non creiamo nel Paese un’aspettativa alla quale poi non corrispondano risultati reali. Le faccio un esempio. Immaginiamo di applicare il sistema tedesco, e supponiamo che alle prossime elezioni il Pd prenda il 32% e la sinistra radicale il 9%. Per arrivare a una maggioranza, dovremmo fare un accordo al centro: saremmo al paradosso di avere uno schieramento che va non più solo da Bertinotti a Mastella, ma si estende da Bertinotti a Casini. Mi spiega lei come facciamo a governare, con coalizioni persino più eterogenee di quelle attuali?”.

Ma allora perché, da D’Alema a Rutelli, si ripete che sul tedesco si può chiudere l’accordo?
“Questo non lo chieda a me. Io posso formulare un’ipotesi. Forse chi vuole il sistema tedesco così com’è ha in testa un’altra idea: la Grande Coalizione. L’unica che renderebbe coerente la scelta del modello tedesco integrale. Ma se è così, si sappia fin da ora che la Grande Coalizione non è il progetto politico del Pd. Il nostro partito nasce per consentire un sistema bipolare dell’alternanza, ispirato ad un principio di coesione. Questa, per noi, è una frontiera invalicabile”.

Quindi la proposta del Pd resta il “Vassallum”, cioè un proporzionale corretto, un po’ tedesco un po’ spagnolo?
“Confermo la nostra disponibilità a un’intesa che, partendo da una base proporzionale con una soglia di sbarramento intorno al 5%, assuma alcuni degli strumenti che possano servire a favorire una “deproporzionalizzazione” del sistema: il voto unico, collegi come quelli proposti da Vassallo, un premio al primo partito. Uno o più di questi elementi sono per noi necessari. Bisogna fare “l’ultimo miglio”, e noi lavoreremo per raggiungerlo”.

Chiarissimo. Ma allora perché negli ultimi giorni avete ritirato fuori il maggioritario alla francese, e Franceschini ha addirittura evocato il presidenzialismo? E stato un errore, un altolà agli alleati o che altro?
“Franceschini ha semplicemente riproposto quello che io stesso ho detto più volte. Se mi si chiede qual è il sistema che preferisco, io rispondo il sistema francese: doppio turno e sistema presidenziale. Ma dobbiamo distinguere due fasi diverse. Una prima fase riguarda l’oggi: nelle condizioni attuali, ciò che dobbiamo ottenere è un sistema proporzionale ma bipolare, per evitare il rischio dell’ingovernabilità. Poi c’è una seconda fase, che riguarda il futuro: e dico fin da ora che quando si andrà al voto, mi auguro nel 2011, il Pd si presenterà proponendo agli italiani il maggioritario a doppio turno, con l’elezione diretta del Capo dello Stato”.

Percorso in due tappe, quindi: non siete “impazziti”, come dice D’Alema, col quale si è riaperto un dissapore antico?
“Per quanto mi riguarda, nessun dissapore. Evitiamo polemiche personali, la gente non ne può più. Il modello francese non è un’invenzione né di Franceschini né mia. Le forze di centrosinistra lo sostengono da tempo. Le leggo un testo: “L’elezione diretta del Capo dello Stato è il sistema più diffuso in Europa e non ha dato luogo a degenerazioni plebiscitarie o a pericoli per la tenuta democratica e per il sistema istituzionale. Non si comprende dunque perché solo l’Italia dovrebbe fuoriuscire dal quadro europeo dominante…”. Firmato Cesare Salvi, relazione alla Commissione Bicamerale. D’altra parte, se il sondaggio del sito Repubblica.it dice che il 64% è favorevole a una soluzione di questo genere, qualcosa vorrà pur dire. La nostra democrazia è malata, e ciò che sta succedendo a Napoli ne è la più clamorosa e inquietante conferma. O recupererà la capacità di decisione, o la democrazia italiana andrà a rischio”.

Cosa risponde a chi sostiene che state confondendo le acque perché puntate dritti al referendum?
“Ho letto dodicimila interpretazioni dietrologiche, tutte campate per aria. Io dico solo quello che penso: punto a una riforma vera che risolva il problema dell’ingovernabilità. Non sono io a puntare al referendum, al contrario. Ho semmai l’impressione che, per paradosso, siano alcune forze minori a preferirlo. Ad esempio, non capisco perché alcune forze interessate alla Cosa Rossa abbiano quest’ansia sulla soglia di sbarramento, che sarebbe superata proprio con l’aggregazione di tutta la sinistra radicale. Delle due l’una: o non vogliono fare la Cosa Rossa, oppure preferiscono il referendum, perché questo gli consente di tornare e chiedere le compensazioni figlie delle vecchie logiche di coalizione. Noi, viceversa, vogliamo superare per sempre il demone della vita politica italiana: la frammentazione, la visibilità, l’instabilità“.

E cosa risponde a chi sospetta un accordo segreto tra lei e Berlusconi, proprio sul maggioritario?
“Ci risiamo. Io non sono tipo da accordi segreti. Mi rendo conto di parlare un altro linguaggio, ma non appartengo a questa dimensione da Belfagor della politica italiana. Con Forza Italia abbiamo avuto un confronto molto chiaro e sincero: due forze politiche, che sono e rimarranno alternative, è giusto che si incontrino per riscrivere le regole del gioco, com’è giusto che siano separate nella risposta ai grandi problemi del Paese”.

Insomma, non è vero che alla fine lei, anche suo malgrado, sarà costretto a togliere il sostegno al governo Prodi?
“Dal giorno in cui dissi che non vi sarebbe mai stata una mia disponibilità per Palazzo Chigi, penso di aver dimostrato nei fatti che il mio sostegno a Prodi è totale. Se abbiamo retto le spallate in Parlamento e abbiamo avviato il dialogo sulle riforme è stato proprio per facilitare il cammino del governo. E poi ho ancora troppo vivo il ricordo di ciò che accadde nel ’98, per non sapere che il sostegno al governo è un atto irrinunciabile di coerenza politica, tanto più per un grande partito. Il centrosinistra sta ancora pagando il prezzo dell’interruzione di quell’esperienza di governo che è stato tra i più riformisti nella storia repubblicana. Quindi, lo ribadisco: per parte mia il sostegno a Prodi è pieno e incondizionato. E Romano lo sa bene”.

A volte non si direbbe.
“E invece glielo garantisco. Ci siamo sentiti proprio in questi giorni, per far sì che il vertice di maggioranza abbia al centro proprio il rilancio dell’azione di governo. Basta con gli anatemi e le minacce di chi ripete “o il governo fa così o la maggioranza non c’è più”. C’è bisogno di un rilancio forte, legato ad alcuni temi essenziali. I salari e la condizione di vita delle famiglie, tanto più dopo un aumento così pesante dei prezzi. La precarizzazione intollerabile dei giovani. Il recupero dei 50enni che perdono il lavoro. Il nostro sforzo, in un tempo carico di rischi di recessione, deve essere quello di far crescere il Paese”.

Un’altra ferita aperta sulla quale il Pd dovrà prima o poi trovare una sintesi riguarda le questioni etiche.
“Purtroppo in alcuni ambienti vedo un clima da disfida tra guelfi e ghibellini, un irrigidimento integralista e quasi testimoniale delle identità legate l’una alla fede cattolica, l’altra all’ispirazione laica. Il Pd nasce con l’obiettivo di superare questa contrapposizione”.

Cosa pensa della legge sull’aborto, oggetto dell’ennesima campagna “revisionista”?
“Un valore imprescindibile, per me, è la laicità dello Stato. Questo significa che ci sono conquiste di civiltà che devono essere difese. Una di queste è proprio la 194, che si è dimostrata una legge contro l’aborto, visto che le interruzioni di gravidanza si sono ridotte del 44%. Dunque per me la 194 è una legge importante, che va difesa. Ma non mi spaventa una discussione di merito, che tenda a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perché l’aborto non è un diritto assoluto, ma è sempre un dramma da contrastare”.

Non le sembra che i toni dei revisionisti siano quasi da nuova crociata?
“Sinceramente, mi piace una Chiesa che concentri la sua attenzione su alcuni dei temi che stanno dentro la grandezza dell’esperienza di fede: la protezione degli ultimi, la lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale, la pace e i diritti delle persone. Non mi spaventa che la Chiesa affermi e tuteli principi morali che considera fondamentali. Ma ammaestrata da una storia millenaria, la Chiesa sa bene che proprio la laicità dello Stato è un confine che non può essere valicato. Poi, con altrettanta sincerità, vorrei che anche i laici fossero più laici. Che ragionassero senza dogmatismi sui temi della vita e della morte. Noi laici, più di ogni altro, non possiamo accettare l’idea di una società senza valori. Dobbiamo moltiplicare le sedi di confronto e di ricerca comune. E nella vocazione di un grande partito come il Pd. Prendiamo esempio dai democratici americani”.

A proposito, che effetto le fa il successo di Obama, che proprio lei ha indicato come modello di “bella politica”?
“Questa vittoria iniziale di Obama non mi stupisce. La sua è una leadership calda, capace di evocare l’idea di un’America che recupera la guida morale nel mondo. E poi, per lui hanno votato anche i repubblicani e gli indipendenti. La strada delle elezioni è ancora lunga, ma intanto una lezione si può trarre: Obama ha interpretato finora una capacità di cambiamento che forse è quella del nuovo millennio. Vorrei che anche noi sapessimo ascoltarla, uscendo dalle sconfitte, dai conflitti e dalle ideologie di un tempo che dobbiamo mettere per sempre alle nostre spalle”.

CON BERLUSCONI, GLI AUGURI ALL’ITALIA NON SONO FORMALI

Siamo entrati nel 2008, che sarà un anno importante per il nostro Paese, e non sfugge a nessuno che sarà un anno decisivo per bloccare il declino prodotto dal non governo e dalla paralisi provocata dagli obiettivi contrapposti di un’armata messa assieme solo da un odio viscerale verso il leader dei moderati e dei riformisti. Mettere la parola fine, prima che sia troppo tardi, alla babele esistente è l’obiettivo principe di chi ama veramente questo Paese e si strugge per il sentiero imboccato dal governo (?) Prodi.

Auguri, quindi, all’Italia per un vero reale cambio della guida politica. Auguri sinceri agli italiani che percepiscono, sulla loro pelle, quanto negativa sia stata la gestione prodiana e sperano in un cambiamento. Auguri al nostro partito, il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, che non vuole essere solo spettatore dei cambiamenti necessari al Paese, ma intende contribuire, pur nei limiti delle proprie possibilità, alla nuova stagione.

Va, quindi, affrontato subito il recupero dell’unità degli alleati, che furono CdL, sulla base del riconoscimento della leadership di Silvio Berlusconi l’unico in grado di portare le forze innovative, moderate e riformiste alla guida del Paese. Va dato, infatti, atto che è attualmente l’unico in grado di coniugare assieme idee, progetti, programmi con una grande capacità attrattiva sull’elettorato. Bisogna smetterla di pensare che c’è chi sa fare politica perché cresciuto ed allevato per questo e chi invece è un ingenuo improvvisatore perché vi si è accostato in tarda età. Berlusconi, che si è accostato alla politica attiva in tarda età, ha dimostrato, invece, sul campo che le capacità politiche si acquisiscono facilmente se si è in possesso di una grande intelligenza e di un forte carisma.

Conseguentemente vanno riconsiderati gli obiettivi, alla luce dei guasti causati da Prodi, e offrire al Paese le alternative concrete alle vergogne viscopadoaschioppiane che hanno letteralmente spogliato gli italiani; vanno riassunte le riforme ‘stracciate’ per l’odio antiberlusciniano nella scuola, nelle grandi opere, nel welfare; rilanciata una politica che affronti concretamente la questione meridionale avviando il superamento dello storico gap negativo col resto dell’Italia; affrontata, quella che è stata chiamata la questione settentrionale, realizzando in primis la riforma fiscale in senso federalista e solidale; messo in moto il processo di crescita dell’economia affrontando le strozzature del processo produttivo a partire dal superamento della dipendenza energetica che è diretta conseguenza del blocco della ricerca e della realizzazione del nucleare improvvidamente decise da un referendum dei soliti verdi.

Va, infine, coniugata la democrazia con la difesa dell’ordine e della sicurezza dei cittadini col massimo rigore contro la criminalità comune e organizzata, ridando ai cittadini quella fiducia andata persa per il lassismo nella lotta all’immigrazione clandestina che senza regole diventa bacino di coltura per la criminalità diffusa che va dagli scippi, alle aggressioni, allo spaccio degli stupefacenti. In quest’ambito va altresì affrontata e realizzata la riforma della giustizia chiudendo, per i reati più gravi, la legislazione premiale e riaffermando la necessità della certezza della pena.

Su questo terreno gli auguri all’Italia non sono formali, ma affrontano i nodi che una guida forte, sana e capace con un’alleanza omogenea può sciogliere. E’ urgente, quindi, mettere da parte i giochini da basso impero e… avanti tutta per porre la parola fine ad un periodo tra i più squallidi della nostra Repubblica. Auguri a tutti noi.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 5.1.2008

Natale 2007:la Caporetto della II Repubblica

La “rivoluzione” che sembrava purificare Il sistema Italia dalla corruzione partitica della “prima repubblica” in questo Natale 2007 è arrivata al suo tragico epilogo.

Lo testimonia un paese letteralmente in ginocchio che da quindici anni non ha avuto e potuto avere una sicura guida per far fronte ai disastri della speculazione dovuta alla “facilonistica” introduzione della nuova moneta ed ai grandi cambiamenti della socio-economia mondiale.

Quotidianamente aumenta il numero delle persone che allungano il bollettino della povertà, spesso a rischio di finire letteralmente per la strada e di casi estremi, che non vedono altro che una tragica prematura fine dei propri giorni di fronte all’angoscia e alla disperazione di non poter provvedere per il minimo sostentamento della propria famiglia.

Il caos socio politico attuale del sistema Italia pare ripercorrere i tragici avvenimenti del 23 e 24 ottobre 1917 con un governo che drammaticamente pare somigliare al personaggio di “Fantozzi”.

Un governo che, anziché guidare e spronare a fare di più e meglio il paese, ritiene invece come l’allora gen. Cadorna, di fare esemplare “giustizia sommaria” dei “traditori della patria”.

Oggi i traditori non sono i soldati in fuga bensì quei piccoli commercianti rei di aver omesso uno scontrino da ben 30 centesimi di Euro condannati alla chiusura e perdita di molti giorni di salario sia per il titolare che per i dipendenti oppure il sequestro della casa o dell’auto a qualche poveraccio reo di aver superato anche di un solo chilometro all’ora i, spesso assurdi, limiti di velocità, condanne sommarie che oggi, forse, sono provvedimenti ben peggiori di una fucilata alla schiena!

La corsa a imporre balzelli comunque e ovunque principalmente per distribuire stipendi per lavori e consulenze che hanno solo lo scopo di giustificare sussidi e la distribuzione a larghe mani di, piccoli e grandi, privilegi immeritati ad amici e parenti e sicuri elettori e quanti rifiutano modesti lavori che vengono lasciati agli extracomunitari o ex tali.

Un vergognoso connubio tra logica marxista – leninista e lotta per l’egemonia del paese delle due grandi famiglie (piemontesi) che si sono ribellate alla prima repubblica quando, dopo la caduta del muro di Berlino, non hanno più potuto contare su corposi aiuti a fondo perso elargitigli pronta cassa dallo stato.

La negatività di questo connubio sta in particolare nella prima componente che sostiene, in analogia con lo spirito di comuni ladruncoli e rapinatori, che sia giusto prendere i soldi dove ci sono, inducendo così, chi dopo una vita tanto lavoro e grandi sacrifici ha accumulato qualche risparmio (anche di modesta entità) ad evitare che gli vengano rapinati investendoli altrove o cambiando paese prima ancora che vengano prelevati forzosamente ai loro figli in caso di eredità.

Una seconda repubblica con molti “neo politici” (ex sessantottini laureati con “voto politico”) che sembrano concorrenti della trasmissione “La Corrida” (dilettanti allo sbaraglio….) che potrebbero sostituire tranquillamente i nomi dei responsabili della disfatta dell’ottobre del ’17 nella, ipotetica, riedizione, adattata ai giorni nostri, del libro di Curzio Malaparte: La rivolta dei santi maledetti.

È indispensabile che in questo paese si attui una “rivoluzione culturale” in senso socialista e liberale che aiuti e premi chiunque e comunque abbia voglia di lavorare e di investire con capacità e profitto mentre disincentivi l’ozio, il vittimismo e la logica assistenzialistica, fermo restando, ovviamente, la solidarietà verso quanti vengano colpiti da disgrazie non attribuibili alla loro leggerezza, irresponsabilità, inoperosità cronica.

Un ulteriore segnale di serietà e affidabilità potrebbe essere dato introducendo un sistema che premi la scommessa che fanno su se stessi gli onesti contribuenti, ridimensionando il, diseducativo, gioco d’azzardo di stato.

 Impegniamoci, dunque, affinché questo paese sappia individuare tempestivamente un nuovo generale Diaz che infonda: entusiasmo operativo, efficienza, buon senso politico, fraterno amore fra i suoi cittadini;  per conquistare la vittoria di “Vittorio Veneto” a salvaguardia delle prossime generazioni per vivere in armonia e pace con tutta la terra. dal sostituire

                                                                                          Piergiorgio Razeti.

Un Natale gelido

UN NATALE GELIDO! 

 

Il prossimo Natale si preannuncia molto freddo ( non solo dal punto di vista climatico!). I consumi si prevede che scenderanno del 5%. Non è un cinque calcolato su anni d’oro, ma sul  Natale passato, già abbastanza freddo.Però il consumo di beni di lusso si prevede invariata. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Ma allora, a cosa serve, a chi giova questa politica in questo processo ?  Che fine ha fatto il ruolo nobile della politica?Se la politica è questa, allora sì che diventa un costo aggiuntivo che il popolo non sopporta più. Se soffia il vento dell’antipolitica, è semplicemente per questo. Gli Italiani possono anche far finta di credere ai dibattiti televisivi dei politici, pieni di falsità e di bugie.Ma quando comincia a mancare l’indispensabile subentra l’ostilità, il risentimento.Il dato sconfortante sta nella constatazione di un‘ Italia  che marcia a due velocità: laddove a fronte di uno sviluppo economico effettivo, che però riguarda solo virtuose minoranze, la politica non dà per nulla progresso sociale effettivo. Pulsioni esclusivamente individuali, egoismo dilagante. Clausura blindata nel covo della famiglia. Diffidenza ringhiosa nei confronti dell’”altro”, chiunque esso sia. Coltivazione del proprio e del poco.Dopo circa 150 anni, insomma, non sembra cambiato proprio niente: l’Italia è stata fatta sì, ma non ancora gli Italiani. “Un volgo disperso che nome non ha” come diceva il Manzoni.Nessun politico è disposto a rischiare in prima persona. Rimanendo immobili vengono sempre più erosi quegli spazi di libertà e di giustizia conquistati con tanti anni di lotta.La politica ha una grossissima responsabilità, chiaramente fatta di oneri e onori. Gli oneri sono quelli legati alla capacità di dire di no ai potenti di turno, dire no al grande capitale, dire di no alla mafia, dire di no agli usurai. Non sottomettersi a qualche Paese più potente del nostro !Bettino Craxi docet, quando disse no a Reagan o quando appoggiò il referendum sulla responsabilità dei magistrati. Referendum fatto diventare una barzelletta dai politici in quanto gli errori dei magistrati sono pagati dallo Stato. Assurdo!Con un vero socialista come Bettino Craxi, l’Europa tutta avrebbe avuto un diverso approccio ed un altro rispetto per l’Italia. Non possiamo mica per stare al passo con l’Europa portare una buona parte della popolazione alla disperazione ?Non dimentichiamoci che siamo stati superati su tutti i fronti dalla Spagna Socialista e la Grecia sta incalzando…Questo perché il nostro Governo non è mai in grado di decidere sulle questioni importanti. I nostri politici sono arrivati a un punto tale che su qualsiasi vicenda delicata hanno il terrore di un altro voto da brivido al Senato ! Sono ostaggi sia al proprio interno che dell’opposizione. E l’Italia perde colpi, rimanendo ingessata!Noi non vogliamo essere l’antipolitica, ma vogliamo riportare dentro la politica qualcosa e qualcuno del “volgo disperso”. Costringere il Palazzo ad essere meno arrogante e spregiudicato.L’unico diritto riconosciuto in Italia è quello di pagare le tasse.Lo Stato è diventato simile ad un’aziende il cui scopo è quello di rastrellare soldi tra i cittadini, ma ormai non ce sono più ! Le famiglie sono allo stremo.CAMBIARE, questa dovrebbe essere la parola d’ordine. 

                                                                                 Francesco Mazzeo Segretario de “I Socialisti per le Libertà”

La Costituente è un bluff?

Condivido la dichiarazione sintetica ma significativa di Franco Spedale. Ancor più se indicata come vicesegretario nazionale del nostro partito e non solo a titolo personale.
Individuo, infatti, nell´ipotesi di un incontro-confronto del NuovoPsi con Boselli e Del Bue, paritetici nel lancio della Costituente Socialista, l´opportunità di verificare, nell´attuale momento politico, la coerenza e l´attendibilità di quel progetto che, molti di noi e a ragione, hanno sempre ritenuto un bluff.
Sarebbe interessante incontrare i massimi rappresentanti del nascente Ps-Partito Socialista.
Beh, io auspico e mi auguro che Spedale in Segreteria lo proponga a sostegno della sua tesi. E spero che il Partito accetti e deliberi di chiedere un incontro ufficiale con loro ( e Angius ).
Caldoro disse, giustamente, dopo il congresso, che la diaspora non era chiusa. Il tentativo dei nostri “cugini ” di accreditarsi l´esclusiva rappresentatività dell´arcipelago socialista, sta, da ottobre in poi, franando sempre più. Non è sul terreno europeo del Pse che la “Questione” si risolve ! E´ nel nostro Paese che, innanzitutto, va chiarita la loro posizione politica da “socialisti “!
Per la storia ed i valori che rappresentano, essi non possono stare dalla parte dei conservatori, dei reazionari , degli intransigenti, dei totalitari ! Mai !
E´ sacrosanto il monito di Spedale ” Boselli faccia il riformista e mandi a casa Prodi ” ! Forse che è esagerato tacciare il suo Governo non già “riformista” ma “controriformista” ? E´ probabile che la politica di palazzo possa fare anche a meno di questa iniziativa, ma sono convinto che essa non sarebbe sgradita al popolo del “Garofano Rosso” e, tutto sommato neanche a quello della ” Rosa Bianca “. Se il Governo cadesse per i senatori che si richiamano al socialismo, sarebbe sì occasione per riaprire in termini politici e non dogmatici la ” Questione socialista “.
Con l´obiettivo di essere pronti, in una prospettiva elelttorale nuova, di poter conseguire ” autonomamente ” un 5% di garanzia per sopravvivere ed essere determinanti in un governo che escludesse comunisti ed estremisti di ieri e di oggi.

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L’ALLEANZA CON BERLUSCONI NON DIPENDE DAI SISTEMI ELETTORALI

Ha perfettamente ragione Sergio Verrecchia, uno dei dirigenti socialisti che hanno seguito Gianni De Michelis nell’avventura pomposamente chiamata Costituente Socialista, ma praticamente morta prima ancora di decollare, vuoi per gli abbandoni di quei dirigenti che hanno preferito trasmigrare nel PD, vuoi per la debolezza intrinseca dello SDI che mai si è misurato da solo nell’agone elettorale (prima alleato con Dini, poi con i Verdi, quindi con Pannella, ora con…chissà?), vuoi per la presenza di molti galli in un piccolo pollaio, ha ragione dicevamo Verrecchia quando paventa il rischio che Boselli sia l’ultimo a spegnere la luce al governo Prodi.

Non c’è il rischio, ma la certezza che a staccare la spina al moribondo Governo Prodi non ci sarà il Boselli che, come è risaputo, è contro l’eutanasia. Comunque sia, siamo agli sgoccioli. La crisi che attanaglia il cosiddetto centrosinistra è ormai irreversibile perché, tra l’altro, essa non è più, neanche alla lontana, in sintonia col Paese e mostra crepe vistose. Il suo percorso sembra quello delle montagne russe: superata una discesa pericolosissima se ne presenta subito un’altra da affrontare col patema d’animo sapendo che subito dopo ce ne sarà ancora un’altra, e poi un’altra ancora.

E’ impossibile continuare a resistere. Finanziaria, Dini, Mastella, Welfare, Forleo-De Magistris, Binetti, sciopero dei camionisti, Tar del Lazio su Angelo Maria Petroni e sul generale Speciale, e se ciò non bastasse dietro l’angolo c’è un killer inesorabile: il referendum elettorale che è uno scoglio praticamente insuperabile. Perciò stiamo con i piedi per terra, e rispondendo alla domanda che si pone il nostro Verrecchia: ‘che avverrà ora?’ diciamo che gli sbocchi, in questa situazione, sono soltanto tre. O si realizza la convergenza sulla nuova legge elettorale, o si scioglie il Parlamento per evitare il referendum, o si va diritti alla consultazione referendaria.

Ma vediamo da vicino le tre ipotesi. Primo: difficilmente passerà la nuova legge elettorale che si ipotizza, per la ferma opposizione di tutti i piccoli e medi partiti impauriti dagli sbarramenti che questa prevede. Nel secondo caso, sbaglia Verrecchia quando afferma che esse saranno affrontate non più con due ‘poli’ perchè, tra il bue e l’asinello, sorgerà un terzo polo. Sono scenari già visti e rivisti che esistono solo nell’immaginario, e che comunque non cambiano la realtà. Se la legge resterà quella attuale i poli veramente concorrenti saranno sempre solo due, e malgrado le attuali ‘guerre’ a destra e a sinistra, è vitale il ricomporsi delle aggregazioni anche se da armate Brancaleone, perché il premio di maggioranza andrà, così com’è stato fin’oggi, alla coalizione vincente.

Nell’ultimo caso (successo del referendum) verrebbe abolito il premio di maggioranza alla coalizione, e verrebbe trasferito sul partito che raccoglie maggiori suffragi. In questo caso non è azzardato prevedere la formazione di ‘listoni’ con comune denominatore. Le aggregazioni ‘nuove,, al di fuori dei due grandi partiti PD e PdL: cosa rossa, cosa bianca, cosa rosa pallido, o cosa grigia potranno giocare solo un ruolo di semplice testimonianza.

Se questo è vero, non credo che basti l’ottimismo della volontà per superare gli ostacoli. Guai sono stati creati da Bobo e da Zavettieri, ma guai più grandi sono stati determinati da De Michelis che ha solo pensato a difendere postazioni personali acquisite portandosi, purtroppo, dietro diverse teste pensanti. Malgrado tutto, però, noi non abbiamo buttato la spugna e continueremo ad esserci mantenendo forte la scelta di campo fatta a suo tempo e ribadita al Congresso di giugno. E’ l’alleanza con Berlusconi che non dipende, per nulla, dal sistema elettorale col quale si voterà.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 15.12.2007

LA COSTITUENTE NON SIA L’ ULTIMA A SPEGNERE LA LUCE A PRODI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO 

A memoria d’uomo, non c’è ricordo di una caos più caotico di quanto oggi ci offre il governodella cosa pubblica in Italia.Una delle componenti importanti dell’arte della politica è quella di saper prevedere, equindi anticipare, gli eventi.Al momento non c’è nessuno in grado di indovinare quello che accadrà domani.L’incertezza regna sovrana su una landa nebbiosa. La sensazione è di essere passeggeridi una nave senza guida dove i comandanti sembrano vivere fuori dal mondo reale.Questo sarebbe il risultato della cosiddetta Seconda Repubblica? Complimenti!Si è pensato che bastasse mettere imprenditori capaci, progenie predestinate, professionistiaffermati per ottenere, in politica, gli stessi successi. Forse non si è ancora capito ildisastro provocato. Non si è ancora presa coscienza della caduta generale di professionalitàe di moralità in chi ci governa. Al confronto i “pregiudicati” della Prima Repubblicapotrebbero benissimo iscriversi alla confraternita delle vergini educande.Il degrado della politica registra il suo record storico probabilmente dall’Unificazione dellanostra penisola. I poteri forti, quelli occulti, gestiti da logiche padronali o speculative, purimponendosi, non sono riusciti ad essere credibili, popolari ed efficienti. Un esempio pertutti è proprio Silvio Berlusconi. Lui rappresentava, nel lontanissimo 1994, la novità. Era ilsimbolo del successo imprenditoriale prestato alla politica. Un messia pragmatico, inviatodall’etere per salvare l’Italia dal neo comunismo e dal decadimento.Non c’è dubbio che il gruppo Mediaset abbia,, in questi anni, aumentato notevolmente ilproprio fatturato e potere come mi pare però altrettanto evidente che il sistema politicoItalia non sia cresciuto né di ruolo e né di credibilità.L’ennesimo errore del Cavaliere, così amato, anche a ragione, dall’elettorato socialista, lotroviamo nella nuova annunciazione del Partito Popolare. Strategia in chiaro contrasto erottura con i tradizionali alleati politici del Centro Destra. Dove porterà questa nuova visione?Impossibile dirlo. Una cosa però possiamo determinarla. Tutto non sarà più comeprima. Qualsiasi sarà la scelta sulla riforma elettorale essa dovrà fare i conti con una terzaarea politica nata proprio su iniziativa di Berlusconi.Il suo desiderio di trasformare il bipolarismo in bipartitismo sta provocando l’esatto contrario.Nel Partito Popolare non ci sarà Casini anzi lo considera un attacco direttoall’UDC. E’ molto probabile, per ora, che non si accomoderà nemmeno Fini. Manco Bossinon sembra un fans di questo nuovo corso.Quello che non aggrega divide e quel che si divide è destinato a ritrovarsi alleato se nonaltro per salvarsi la pelle. Ecco quindi le condizioni ideali per il formarsi di una terza forza.Il moto tellurico berlusconiano stimola altresì la disgregazione del blocco innaturaledell’Unione.Dini, Di Pietro, Mastella ora vedono, tra Prodi e Berlusconi, una possibile nuova alternativa.Un parte della Margherita, non convinta dal Partito Democratico, sembra pronta peruna nuova via.Se, come ipotesi possibile, nella prossima primavera ci saranno elezioni anticipate conquesto stesso sistema elettorale non credo che vedremo la riproposizione dei soliti duenoti blocchi politici. Vedrà la luce, tra il bue e l’asinello, un terzo polo quanto mai interessantee possibile protagonista della politica italiana.I socialisti italiani. I NUOVI socialisti italiani, una riflessione in più devono perciò farsela.Capisco che ancora persistono legami e accordi con questo governo, ma non vorrei chefossimo gli ultimi a spegnere la luce in un’aula ormai vuota.Guardarsi in giro per costruire, promuovere o semplicemente cogliere l’occasione propiziaa me sembra molto più utile che starsene fermi e zitti.La nostra esperienza ci assiste e, se anche ci dice che non sarà facile né indolore, cisuggerisce però di giocare con audacia il tutto per tutto.Nel rischio, abbiamo un’imprevista fortuna, un asso nascosto, un vantaggio in più: non

abbiamo cioè nulla da perdere!

Sergio Verrecchia

BOVA, FIN QUANDO RESTERA’ A TESTA ALTA?

S’è finalmente calmato l’on. Bova che ci ha letteralmente sommerso di proclami. Egli è convinto di trovarsi nel paese dei baluba e, quindi, può fare lo stregone giocoliere. E’ un giochino, quello messo in circolo, che è stato più volte utilizzato, con grande successo, e quindi il nostro tenta di utilizzarlo ancora una volta. Ma ci vuole comunque una grande dose di presunzione per continuare su questa strada e proclamare, urbi et orbi, che non accetta lezioni da nessuno, anche perché lui sa quel che fa A TESTA ALTA, così come ha voluto che si chiamasse la sua corrente nel PD.

Bova, per usare un’immagine di un grande giornalista, è come un tir che viaggia nel deserto ad altissima velocità e solleva un polverone tale da coprire ogni cosa. Se poi vi aggiunge che, per senso civico e volontà risparmiatrice, non usa l’auto blu ma quella personale e si paga anche la benzina, il cerchio è chiuso: ha sventolato il solito cliché, ben sapendo che le sue parole rimbalzano sui media e viene rilanciata la sua immagine di uomo probo e di amministratore indefesso. E’ convinto, che nessuno farà il DNA, chiedendogli il conto.

Ma noi, abbastanza scafati e conoscitori profondi dell’uomo che abbiamo davanti, non ci facciamo incantare e gli chiediamo, e continueremo a farlo nei giorni, nelle settimane e nei mesi a venire, fintanto che la questione non sarà risolta, il conto per intero. Perché ha consentito l’esistenza dell’illegale gruppo dell’on. Racco, non tenendo in alcun conto quanto comunicatogli dal nostro Partito sul cambio di casacca dello stesso? Perché lo ha fatto ben sapendo che era illegale e illegittimo, e che sarebbe stato un grosso onere per la Regione Calabria? Si è trattato di ignoranza della legge da lui stesso ideata e sponsorizzata o di una nuova ‘dinamica’ interpretazione della stessa a fronte del passaggio di Racco e & a sinistra? O, forse, la ‘dinamica’ interpretazione della legge va ricondotta al suo netto convincimento dell’impunità?

Quando l’on. Galati è subentrato all’on. Chieffallo sembrava, anche per le assicurazioni fatte dallo stesso Bova, che si potesse andare ad una soluzione non più procrastinabile. Così non è stato, malgrado l’impegno assunto, a metà ottobre durante una lunghissima riunione dei Capigruppo, di convocare Galati e Racco nel proprio Ufficio per discutere la questione e chiudere il contenzioso. Si è ancora in attesa della convocazione.

Ma noi non ci stanchiamo e siamo sempre a fare le stesse domande attendendo pazientemente quelle risposte che fin’oggi non sono ancora arrivate. La presenza di qualche mass-media che non vuole disturbare il manovratore non ci impedirà di denunciare CONTINUAMENTE la vergogna del Gruppo BICEFALO che si trova ad avere un Capogruppo aderente ad altro Partito, per intenderci quello dell’on. Bova. Internet è veramente libera ed anche in essa faremo circolare le prodezze assunte a TESTA ALTA per farle conoscere in tutta Italia, ma sulle quali sarà costretto a riflettere a TESTA BASSA.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 10.12.2007

In ricordo di Didò

La morte di Mario Didò mi ha profondamente rattristato. l’ho conosciuto nel 1963 ad Agrigento dove era venuto per un comizio sindacale. La sera di un giorno di dicembre nel corso di una cena a Porto Empodocle, ci disse che la sinistra del PSI avrebbe fatto la scissione ma che lui
non se ne sarebbe andato dal Partito anche se avrebbe continuato a lottare contro la deriva (si fa per dire) ministerialista dei socialisti. Pensate che
eravamo scontenti ancora dopo aver fatto la nazionalizzazione dell’industria elettrica, la riforma della scuola, misure essenziali di protezioni del lavoro che sarebbero poi sfociate nello Statuto dei Diritti del grande dirigente socialista Giacomo Brodolini. Vedete come tutto è relativo: Ora si fanno privatizzazioni anche di bene essenziali come l’acqua con il concorso di quasi tutto l’ex PCI!!
Il 12 gennaio del 1964 avvenne la scissione. Mario Didò assieme a Pietro Boni, Silvano Verzelli, Montagnani restarono a rappresentare i socialisti nella CGIL. Fernando Santi, autonomista, era rimasto al suo posto.La maggior parte del gruppo dirigente (ma non la base) segui gli scissionisti creando situazioni di gravi disagio e spingendo anche una parte del PSI ad armeggiare attorno ad un progetto di sindacato socialista.
Didò si prodigò come un leone sui due fronti: ricostituzione della corrente socialista come seconda forza della CGIL e lotta contro ogni ipotesi di sindacato di coloro. Novella ed i comunisti diedero una mano approvando in Parlamento la programmazione economica come metodo proposta dai socialisti Pieraccini e Giolitti.La scissione della CGIL fu evitata. De Martino,segretario del Partito, si convinse che ci conveniva restare nella CGIL e si accontentò di sostituire il grande Fernando Santi con il ruspante sue seguace Giovanni Mosca.
Lo ricordo infaticabile, fiero del suo socialismo padano ed italiano, unitario ma senza mai farsi mettere i piedi sul collo dai comunisti che avevano un peso schiacciante nella CGIL e non solo.
Lo ricordo per la sua schiettezza, la sua lealtà, il suo antioligarchismo, la sua genuina fede nel socialismo, la sua dedizione ai lavoratori.
Propongo che la stampa di Partito domenica dedichi grande spazio alloa sua memoria.
Ho perso un compagno ed un amico carissimo. Il socialismo italiano ed europeo ha perso una grande personalità–
Pietro Ancona da Palermo

CLEMENTINA FORLEO, EROE MANCATO

No, non siamo affatto dispiaciuti per la dura punizione messa in cantiere per la Clementina Forleo. Non ci piaceva il suo modo di operare, e la voglia, almeno così appariva, della prima pagina.

Non avevamo alcuna simpatia per questo magistrato fin da quando è balzata alle cronache nazionali per aver deciso l’assoluzione di alcuni terroristi islamici con una assurda motivazione poi giustamente riformata. La Forleo ha motivato l’assoluzione con il riconoscimento di una attività di guerriglia da non ‘confondere’, secondo lei, con una attività terroristica.

Abbiamo continuato a non stimarla per nulla anche dopo, quando ha fatto parlare di sé per l’intervento populistico ‘in difesa’ di un immigrato alle prese con la polizia, facendo sfoggio della sua qualifica di magistrato, e non sappiamo se con il proverbiale: “lei non sa chi sono io”.

Infine non abbiamo avuto più dubbi, sul giudizio severo che avevamo maturato, quando l’abbiamo vista seduta in pompa magna nell’arena di Santoro dove ha diviso la scena col collega De Magistris, protesi ambedue ad ottenere il sostegno popolare alle loro iniziative, oltre che, forse, il sostegno politico, di chi oggi si trova all’opposizione, magari perché le indagini riguardavano D’Alema, Fassino, Prodi e Mastella.

Non è arrivato, né l’uno, né l’altro sostegno. Il primo perché la gente è stufa di magistrati star e novelli Di Pietro che alla fine approdano, senza meriti, in politica; il secondo perché la concezione che i riformisti e i moderati hanno della giustizia è lontana anni luce dal doppiopesismo comunista che esprime i propri giudizi con l’occhio attento ai soggetti accusati. E’ questo che avrebbe dovuto ricordare l’on. Salvi quando dichiara che destra e sinistra si siano ricompattate per difendere la casta dei potenti. Egli sa bene che l’unanimità della decisione del CSM ha diverse origini: l’attuale sinistra difende i propri potenti messi, a torto o a ragione, sotto scacco, mentre i riformisti rifiutano il doppiopesismo.

L’errore della Forleo nasce proprio da questa incapacità a leggere le differenze di comportamento delle diverse forze politiche, e, quindi, quello di pensare che fosse sufficiente utilizzare le intercettazioni per mettere sotto accusa D’Alema (‘facci sognare’) e Fassino (‘allora siamo padroni di una banca’), ed ottenere sostegni incondizionati. L’andare ad Annozero, a differenza del passato quando in TV si andava in maniche di camicia e si leggevano proclami contro il Governo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, determinando la reazione della sinistra senza più alcuna cautela.

Tutta la vicenda, comunque, è stata veramente esemplare per far emergere, on. Salvi, le differenze di approccio ai problemi della giustizia, della sua amministrazione, della sua organizzazione e del suo uso che a volte è stato sconsiderato. Non usiamo parole forti tanto per colorire la riflessione, ma lo facciamo a ragion veduta, e senza andare molto indietro per elencare le disfunzioni, gli errori e gli orrori di cui è disseminato il percorso giudiziario, ci basta citare il caso dell’ ex sindaco socialista di Napoli Nello Polese, che ha avuto giustizia dopo ben 15 anni e dopo aver sofferto la gogna giudiziaria, mediatica e politica. Citiamo quest’esempio perché l’assoluzione, con formula piena, è arrivata proprio in questi giorni.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 5.12.2007

L’IRA E’ SEMPRE CATTIVA CONSIGLIERA…

Il Nuovo PSI, per la sua consistenza, anche se non è in grado di poter determinare le scelte che dovranno regolare la vita politica del Paese, non rinuncia a dire la sua nel dibattito che attualmente registra una situazione abbastanza fluida in tutte e due gli schieramenti. Quello conservatore che fa capo, tanto per intenderci, al signor Prodi ed alla sua armata, e quello riformista che ha in Berlusconi il suo leader.

L’invito a calmarsi sembra non aver avuto finora ascolto anche se, è presumibile, che siano in attività, senza proiezioni esterne ma sotto traccia, le diplomazie di tutti i partiti. Se ciò è vero bisogna, però, evitare di dar l’impressione che la mano destra non sappia ciò che sta facendo la sinistra, anche perché si complicherebbe terribilmente l’attività di ricucitura e riaggregazione delle forze che hanno un comune sentire rispetto ai problemi del Paese.

Detto ciò vanno comunque sottolineati due aspetti delle polemiche che la dicono lunga sul livello di due delle tre famose punte (come platealmente si è preteso di definirle alle elezioni politiche, ignorando la quarta punta rappresentata dalla Lega, e la quinta che sono tutti i partiti minori) che si stanno rivelando abbastanza spuntate.

Che significa l’affermazione di Casini: “io sto lavorando al centro per costruire un contenitore per i moderati che non vogliono populismo” ? Ma veramente è convinto che agli italiani interessi di più un contenitore di centro, e di meno le politiche che esso deve esprimere? L’obiettivo delle forze politiche è quello del buon governare affrontando e risolvendo i problemi del Paese, della sua economia, del Mezzogiorno e dello sviluppo nel suo complesso. Se Casini è convinto che i 5 anni di governo della CdL siano stati un fallimento, e le 36 riforme realizzate siano state solo acqua calda, ha ragione d’allontanarsi vagheggiando improbabili ricostruzioni centriste. Se non è così bisogna smetterla di fare karakiri perché le responsabilità dell’eventuale cattivo governare non possono essere addebitate solo a Berlusconi, in quanto le responsabilità sarebbero collettive.

Ma anche Fini, nella foga della polemica, effettua uno scivolone incredibile quando, dopo aver sostenuto che d’ora in poi terrà le mani libere, vi aggiunge, velenosamente, sopratutto sui problemi della giustizia e delle televisioni. Di che si tratta? Di una confessione su provvedimenti votati ma non condivisi, o di una minaccia contro il Cavaliere? Nell’un caso e nell’altro si tratta di un incespicare maldestro: se è una ‘confessione’ essa dimostrerebbe l’inconsistenza governativa di un Fini piegato a votare cose non condivise; se si tratta di una ‘minaccia’ siamo anche quà all’assurdo perché ci si farebbe guidare nelle prossime decisioni legislative dal risentimento. L’ira, bisogna ricordarlo, è sempre cattiva consigliera.
Sarebbe auspicabile che si parlasse di meno, lasciando campo libero alle rispettive diplomazie. Recuperare un rapporto è certamente difficile, ma non impossibile anche perché non ci sono alternative, se non quella di consegnare il Paese, e non si sa per quanto tempo, a chi veramente non ha saputo governare scegliendo la strada delle tasse e del disfacimento di tutto quello che era stato faticosamente messo in piedi dalle forze riformiste e moderate. Sul proscenio, questa volta, non ci sarebbe Prodi, ma sicuramente un uomo ‘forte’.

Se non esiste folgorazione improvvisa sulla via di Damasco, è urgente abbandonare i disegni velleitari e individuali che nulla hanno a che fare con gli obiettivi politici che l’Italia ci chiede, e lavorare per trasformare le difficoltà di oggi in un nuovo grande impegno politico. I socialisti del Nuovo PSI saranno su questo versante, la rete che si ipotizza è il terreno di incontro.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria 30.11.2007