La Costituente secondo lo SDI-PaoloDellabitta

Sabato 26 Maggio si è svolto presso il Centro Polifunzionale “Salyut” di S. Pietro Berbenno (SO) un incontro organizzato dallo SDI per affrontare lo spinoso tema della Costituente Socialista. Vi hanno partecipato l’on. Paolo Pillitteri (Forza Italia), Sergio Fumagalli (segretario regionale Sdi), Pierluigi Camagni (rappresentante del segretario Regionale del Nuovo Psi), Ermanno Simonini (segretario provinciale Sdi) e Geraldo Marchica (Segretario del Nuovo Psi della Sezione di Sondrio).

L’incontro ha avuto effetto mediatico dato da un articolo pubblicato oggi dal quotidiano locale di Sondrio “Centro Valle” che contiene alcune inesattezze. Siamo abituati alle molti imprecisioni del segretario provinciale SDI che ultimamente è sui giornali locali come il prezzemolo e non bada molto ai contenuti. In particolare vengono estrapolate alcune frasi di Geraldo Marchica puntualmente fraintese.

Vorrei ricordare che la Dirigenza Nazionale del Nuovo Psi ha già ampiamente dichiarato che parteciperà ad un tavolo di confronto con lo SDI sulla benedetta Costituente, se e solo se verranno rispettati alcuni punti fermi:

– pieno sostegno al Concordato Chiesa-Stato voluto da Bettino Craxi.

– NO a battaglie ultralaiciste stile radicali italiani.

– proseguire gli ideali Socialisti Riformisti di Bettino Craxi.

Ad oggi tali ideali rimangono inascoltati dalla segreteria Sdi, che forse è ancora sull’onda del Congresso di Fiuggi. Il nostro NO è tranchant. O le nostre richieste verranno ascoltate oppure noi andremo Avanti per la nostra strada

Un abbraccio.

Unità, Autonomia, Questione LiberalSocialista

Per l’unità della nostra piccola comunità
Offriamo a Gianni De Michelis e a Stefano Caldoro, ai compagni che sono schierati nelle due componenti e ai tanti che non lo sono, un’opportunità politica, un testo che dovrebbe far riflettere coloro che enfatizzano le nostre divisioni e pensano a congressi e a partiti contrapposti.
Abbiamo sentito dire recentemente che potremmo dividerci senza farci del male. La divisione, quando non è sufficientemente giustificata da motivazioni politiche è di per sè un male. Nessuno può capire perchè sfumature diverse non possano conciliarsi e differenze, anche più marcate, non possano convivere nello stesso partito. Nessuno può capire perchè dopo quattro documenti votati all’unanimità dagli organi del partito nel corso dell’ultimo anno si debba procedere addirittura ad una lacerazione del partito e una divisione del nostro micropartito in due micropartitini.
Fissiamo in quattro punti un progetto politico che è, insieme, di continuità con i diversi documenti approvati, e anche di rinnovamento, alla luce delle tendenze elettorali più recenti e delle possibili conseguenze sul quadro politico.
La questione liberalsocialista
Noi non vogliamo certamente fondare il Psiup, come ha ironicamente affermato Ottaviano Del Turco per motivare il suo passaggio nel Partito democratico. Il Psiup ha rappresentato una pagina poco nobile politicamente della storia del socialismo italiano per la sua subalternità al Pci e per il suo filo sovietismo. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi demartiniano, quello degli equilibri più avanzati e dell’incerta identità, quello del “mai più al governo senza i comunisti” del 1976, quello che ci costò voti e alcuni anni di vetero socialismo asfittico. Noi non vogliamo rifondare il Psi del 1893, come afferma Boselli, il Partito che acquisì per la prima volta il nome di socialista e si chiamò Psli, un anno dopo il congresso della sua fondazione. Noi non vogliamo neppure rifondare il Psi di Craxi, che è legato ad un’esperienza che pure ha visto protagonisti una parte di noi e che oggi è oggetto di rivalutazione da parte di quelle stesse forze che dieci anni fa lo vollero criminalizzare. Noi, e questo obiettivo è inscritto nella natura del nostro partito, nato a Milano nel gennaio del 2001, vogliamo fondare un partito socialista, riformista e liberale e per questo proposito abbiamo deciso di nascere e di sviluppare la nostra azione politica. Noi potremmo definire l’attuale questione come “la questione liberalsocialista”, cioè quel caso che pareva solo italiano nel panorama europeo degli anni ottanta e che attraverso i contenuti delle due Rimini e del dialogo lib-lab seppe mutare i caratteri del nostro socialismo, dichiarandolo non antitetico al liberalismo, ma compenetrato con esso. Un socialismo che è al confine col liberalismo e lo integra. Oggi di questo ha parlato Tony Blair che lo ha riassunto nella sua “terza via” e non distante da questa posizione si è recentemente collocato lo stesso Sarkozy con l’integrazione di ministri liberali e socialisti nel suo recente governo e con un programma di forte modernizzazione. Aggiungiamo che in Europa il vetero socialismo attraversa una crisi profonda che è collegata alla crisi dello Stato sociale e alla incapacità di dare risposte innovative ai giovani e convincenti sui temi della sicurezza e della difesa delle identità. Dunque siamo interessati, e come potremmo non esserlo, alla discussione che si è aperta nello Sdi, in movimenti d’ispirazione socialista e in una parte dei Ds, che hanno rifiutato di porre sulla questione liberalsocialista la pietra tombale del partito democratico, frutto soprattutto di due tradizioni, entrambe segnate da integralismo, incapaci di individuare una matrice internazionale comune e di elaborare idee comuni sul tema della laicità. Purtroppo questa questione non si è aperta nel centro destra, dove pure sono presenti e in numero non trascurabile, esponenti parlamentari, dirigenti centrali e periferici e un numero cospicuo di elettori di tradizione e di matrice liberalsocialista. Certo avrebbe avuto ben altro effetto l’apertura sui due fronti della stessa questione che riguarda l’identità perduta, alla luce della crisi della politica fondata solo sulle collocazioni. Così non è stato e anzi dalla parte del centro destra sono numerosi gli esponenti che hanno sollecitato un nuovo cantiere: quello del Partito delle libertà, che oggi viene proposto solo nella forma federativa. Grazie al convegno di Bertinoro la discussione è iniziata finalmente in forme nuove, senza quegli schematismi che in passato avevano caratterizzato la posizione dello Sdi, rigidamente collocato all’interno dell’Unione e subalterno a Romano Prodi e al suo governo. Per la prima volta, anche nel congresso dello Sdi, Enrico Boselli ha voluto esaltare l’identità socialista e laica e contrapporla decisamente a quella del futuro Partito democratico, alla identità postcomunista dei Ds e post democristiana della Margherita. Per la prima volta uomini di un’altra tradizione, come Emanuele Macaluso, Giuseppe Caldarola, Lanfranco Turci hanno apertamente annunciato la loro intenzione di partecipare ad una costituente di un nuovo partito d’ispirazione socialista e anche liberalsocialista (quest’ultima era la definizione del rema posto a alla base del convegno di Bertinoro), per la prima volta questa costituente annunciata ha riscontrato l’interesse di uomini quali Gavino Angius e larga parte della sua componente. Noi pensiamo che una costituente liberalsocialista non possa fare a meno dei radicali, che già si trovano nella Rosa nel pugno, un progetto di partito che si è arenato, ma che resiste come forma del gruppo parlamentare della Camera che continua ad associare radicali e Sdi. Sui temi delle liberalizzazioni, della politica estera, sulla lotta contro la pena di morte nel mondo, sui temi dei diritti civili, dei quali il caso Welby è stata dimostrazione ad un tempo nobile e drammatica, sulla giusta difesa del principio di libertà e di autonomia del Parlamento, i radicali hanno costituito un elemento centrale, fondamentale e insostituibile. La costituente deve rivolgersi anche all’area liberale di Forza Italia, dove finora non vi è stata ricezione alcuna. Ma per ottenere qualche forma di successo in un’area decisiva per il buon andamento del nostro progetto, occorre concepire il percorso verso la costituente come non statico, irrigidito dalle attuali contrapposizioni, ma anzi esso stesso fautore di novità profonde nel sistema politico italiano. Una costituente che fosse o la semplice riedizione di un Psi che non c’è più, in una sorta di progetto segnato dal rimpianto e dal pur comprensibile desiderio di riscatto o, ancor peggio, un semplice accorpamento di spezzoni politici, compreso il nostro piccolo partito, sulle posizioni dello Sdi, non avrebbe alcuna possibilità di successo. Quello che noi proponiamo è una grande costituente liberalsocialista, comprensiva di socialisti del vecchio Psi, di componenti di altri partiti, Ds e anche Forza Italia, dei radicali e dei laici e liberali, con un progetto fortemente innovativo sui temi dell’economia, della società, della laicità, della sicurezza e dei diritti e con una politica estera filo occidentale ed europea. Un partito che sulla politica estera e sulla politica economica si ispiri a Blair, ma anche a De Michelis, sulla capacità di innovazione alle nostre Rimini e al patto tra le generazioni del quale parlarono Craxi, Martelli e oggi anche Giuliano Amato, sulla riforma del welfare si ispiri alle diverse intuizioni sulla società solidale, composta da una miriade di soggetti e di voci oggi senza rappresentanza.
Noi intendiamo seguire il cantiere della costituente, con le nostre idee e i nostri progetti e poi fare un bilancio ad ottobre, per verificare la possibilità di far parte o meno del nuovo partito.
Il modello tedesco
Noi non abbiamo mai aderito, né intendiamo aderire all’Unione. Così come in passato non aderimmo all’Ulivo, la prima coalizione che prese piede con Prodi leader, dopo la sconfitta dei progressisti alle elezioni del 1994. Noi non accettiamo che venga concepita la Costituente liberalsocialista all’interno dell’Unione, con una cappa di piombo sulle sue ali. La costituente liberalsocialista ha bisogno di spazio, di libertà, di coraggio, anche di spregiudicatezza, per potersi affermare, non già di camicie di forza, di caserme, di confini segnati con le pregiudiziali politiche. La costituente deve contaminare e contaminarsi, deve unire valori di sinistra e di destra, come facemmo noi negli anni ottanta con successo, e anche anticipando analoga scelta da parte di leader e di partiti europei degli anni novanta e del duemila. Siamo stati anticipatori, corsari, precursori e oggi dobbiamo tornare ad esserlo. Non per riesumare il passato, ma per costruire il futuro. Le identità storiche sono entrate in crisi in Italia agli inizi degli anni novanta, ma le nuove identità politiche sono in crisi due volte: perchè non si collegano a nulla, dunque non hanno identità, e per di più non hanno avuto, in questi anni, la capacità di innovare la politica. La crisi della politica è sotto i nostri occhi. E’ una crisi di credibilità e di capacità di rappresentanza, alla quale pare estranea la Lega, un movimento fortemente collegato al suo territorio, dunque in grado di rappresentarne interessi e di fornire risposte per la sua tutela, anche in termini di sicurezza, oltre che di valorizzazione. La crisi di credibilità risale al mancato funzionamento del sistema della cosiddetta seconda Repubblica, nata col proposito di emendare i vizi e le contraddizioni della prima. La moltiplicazione dei soggetti politici, la nascita di coalizioni eterogenee in grado di vincere le elezioni, ma poi in grande difficoltà nel governare, una legge elettorale cambiata due volte e in contrasto con quella delle regionali, delle provinciali e delle comunali, che sono a loro volta in netta contraddizione con quella delle europee, la mancata riforma istituzionale, per la creazione di un presidenzialismo, di un semi presidenzialismo, di un cancellierato o di una premiership, l’adozione di leggi che rafforzano, con l’elezione diretta e i poteri conseguenti, i presidenti (o governatori) di Regione, i presidenti di provincia e i sindaci, al di fuori di ogni principio di collegialità e in forme spesso esercitate in termini monocratici, l’estendersi della pletora di enti, organismi, società pubbliche o semi pubbliche e il conseguente aumento vertiginoso dei costi del sistema politico, molto più alti di quelli del sistema precedente il 1994, impongono riflessioni e decisioni conseguenti, pena il venir meno definitivo della credibilità della politica in Italia. Va naturalmente evitata la creazione di un sistema politico solo per chi ha i soldi per poter concepire la politica come un diversivo volontario. Sarebbe la fine della democrazia. Occorre parimenti evitare di considerare qualsiasi impegno politico e amministrativo come un mestiere, un occasione di stipendi e di gettoni. Ma se un intervento per abbassare i costi del sistema non si abbina con una profonda riforma dello stesso sistema prima o poi si tornerà daccapo. Occorre che il nostro Partito, anche alla luce degli insegnamenti del passato, prenda atto delle definitiva crisi della cosiddetta seconda Repubblica, che è stata un inganno perchè ha innestato nella vecchie istituzioni l’elemento del nuovismo, frutto della falsa rivoluzione giudiziaria italiana, e proponga una complessiva riforma delle istituzioni e della politica fondata sul superamento del bipolarismo all’italiana e sul ritorno dei soggetti identitari, alla luce della necessaria coerenza col contesto europeo. Senza partiti identitari, nascono partiti mercantili, il cui fine è quello di contrattare un peso e una rappresentanza, e questi ultimi possono dividersi e moltiplicarsi all’infinito, senza alcun ritegno, perchè mancano di un cemento ideale. E’ assurdo continuare a riformare le istituzioni a maggioranza e senza un minimo di coerenza. Noi proponiamo: il modello istituzionale tedesco, cioè un sistema elettorale proporzionale con sbarramento e il cancellierato, che appaino le misure più consone alla vicenda italiana, il federalismo, ovviamente anche fiscale, con fondo di perequazione nazionale, l’eliminazione dei comuni con meno di 2000 abitanti e il loro accorpamento, la creazione delle aree metropolitane e il superamento delle province, la completa liberalizzazione dell’energia e dei servizi pubblici locali.
E’ evidente che se la Costituente socialista adotterà questa posizione, uscirà dalle secche dell’unionismo e del prodismo, supererà lo spettro di un bipolarismo negativo per il Paese, oltre che contrario alla logica e all’esigenza della creazione di un nuovo soggetto socialista e liberale, fondato sull’autonomia e sulla capacità di costruire il futuro. E’ evidente che i socialisti, nella loro versione attuale, o i liberalsocialisti nell’ipotizzata versione costituente futura, non sono in condizione di determinare un nuovo modello istituzionale e neppure elettorale, ma è altresì evidente che essi devono avere in questo il loro principale mastice, il loro comune orizzonte, che segna anche la sorte di una identità, altrimenti destinata a non risorgere mai.
La crisi del bipolarismo italiano e del governo Prodi
In questo contesto risulterebbero inaccettabili i richiami al nostro partito ad allineamenti con maggioranze oggi peraltro in crisi e all’interno di confini di coalizioni che oggi probabilmente già non esistono più. La crisi del governo Prodi pare irreversibile. Manca ancora il killer. Questo governo non avrebbe neppure dovuto nascere. Lo abbiamo detto, scritto e ripetuto. Le elezioni avevano segnato un sostanziale pareggio e al Senato addirittura la Casa delle libertà aveva ottenuto più voti. Si è ugualmente formato un governo Prodi con maggioranza unionista, formalmente per coerenza con le scelte elettorali, ma in realtà per salvare una politica e un gruppo dirigente che aveva scommesso se stesso sulla vittoria. Oltre alla mancanza di una chiara maggioranza al Senato e a un premio di maggioranza ottenuto alla Camera per soli 26mila voti, peraltro contestati, esisteva già ad inizio legislatura un problema di affinità programmatica. Il lungo programma dell’Unione, o programmanone, non comprendeva, e non a caso, un giudizio sulle missioni italiane e in particolare su quella dell’Afghanistan e un’idea sull’Alta velocità. Sulla politica estera e sulle opere pubbliche il governo non aveva, già all’inizio della legislatura, una politica omogenea. Di qui il conflitto con la cosiddetta sinistra radicale, cioè comunista e verde integralista, e la crisi del primo governo Prodi proprio sulla politica estera. Poi il Prodi due, il progammino dei dodici punti, il comunicatore unico, e tanti altri buoni propositi mai realizzati. La verità è che una coalizione del genere non poteva avere un progetto chiaro. Lo ha testimoniato il contenuto della legge finanziaria che ha proposto al Paese il risanamento come alternativo allo sviluppo e alla equità, al di là dei propositi del Dpef. Così il governo è apparso, soprattutto al Nord del Paese, come il governo delle tasse e delle imposte, e nel contempo, nonostante la manovra sul Tfr (che così com’è stata concepita è addirittura un passo indietro per i lavoratori dipendenti) e il taglio del cuneo fiscale (che alla fine riguarderà solo le grandi imprese e molto meno le piccole che in Italia sono il 95% del totale) il governo Prodi si è configurato come un governo nemico e questo, caso davvero unico, dopo solo un anno dalla sua nascita. I dati della recente consultazione elettorale rappresentano una conferma, peraltro accentuata, di tutti sondaggi degli ultimi mesi. Il crollo di Ds e Margherita è innanzitutto un crollo di credibilità del governo Prodi. E’, inoltre, un avviso di sfratto nei confronti del futuro Partito democratico, alle prese con una duplice scissione (di Sinistra democratica dal ventre Ds e di Bordon e altri da quello della Margherita). Il nuovo Psi manifesta la sua intenzione di continuare una politica di opposizione all’attuale governo e nel contempo auspica che sorga al più presto quell’esecutivo di larghe intese che permetterebbe la nascita di un equilibrio di governo più in sintonia con le esigenze del paese e una più facile collocazione unitaria per tutti i liberalsocialisti.
La Costituente e le nostre idee
Dunque aderiremo al cantiere della Costituente con le nostre idee, senza alcun complesso di inferiorità, a schiena dritta, senza aderire alla Unione ed a una maggioranza di governo oggi in crisi. E vi aderiremo con il progetto di un modello elettorale e istituzionale che permetta il passaggio dai partiti di utilità marginale per le coalizioni ai partiti di forte identità storico-politica. Noi dovremo costituire un partito di area, non semplicemente di tradizione, un partito che rappresenti il meglio della storia liberalsocialista italiana (da Turati, a Rosselli, a Gobetti, da Saragat, a Ernesto Rossi, da Craxi a La Malfa e a Pannella). Si tratta di un area che ha prodotto in Italia le migliori e più profonde innovazioni programmatiche e politiche. E dovremo elaborare un progetto di forte impatto: dovremo esporle nella nostra Rimini tre. Una nuova Rimini per esaminare una situazione economica e sociale profondamente cambiata, per distinguere tra riformisti e conservatori, e non più tra destra e sinistra. E per riformisti noi intendiamo coloro che intendono cambiare la società e lo Stato italiano nel segno della laicità, della equità, della libertà, della sostenibilità. La laicità come bussola, non un anticlericalismo di stampo ottocentesco, che annunci nuove crociate alla Chiesa, ma una laicità che difenda e valorizzi la piena libertà di legiferare della Stato e la volontà di rispettare tutte le religioni e le credenze. Un partito laico, rispettoso, tollerante, che affermi nuovi diritti per tutti, che chiuda il ventaglio che separa l’Italia dall’Europa, questo sui diritti delle coppie di fatto, come sul testamento biologico e sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla quale Rosa nel pugno, Nuovo Psi e Pri hanno presentato una proposta di legge insieme alla Camera. L’equità come processo di cambiamento economico e sociale. E’ evidente che occorra su questo versante un governo delle riforme. Non è più rinviabile una vera riforma della previdenza e un vero patto delle generazioni. Se non si interviene su questo argomento e se lo si rinviasse sine die, non avremo anziani e giovani diversamente trattati e dunque l’esplosione di un conflitto generazione difficile e pericoloso. Anche sui temi dell’occupazione bisogna insistere sulla via tracciata dalla legge Biagi, sia pur accettando e anche proponendo eventuali correzioni e miglioramenti come quelle sugli ammortizzatori. Non è stata la legge Biagi a inventare la precarietà. Anzi la legge Biagi ha corretto i vecchi contratti Co-Co-Co, introdotti dal vecchio governo dell’Ulivo e dal ministro Treu. Occorre procedere in modo coerente, nel segno della libertà, sul processo di liberalizzazioni, che non sono solo manovre propagandistiche e da decidere in modo slegato e in qualche caso anche punitivo nei confronti di categorie sociali non certamente privilegiate. Noi siamo contrari alla logica della concertazione, ma siamo per la consultazione. Invece oggi assistiamo per certe categorie a interventi sindacali per concertare la politica col governo e per altri, come quelli configurati dai provvedimenti di Bersani, a interventi punitivi e senza neppure ascoltarne le legittime esigenze. Tuttavia riteniamo giusto correggere un mercato troppo legato a vincoli e impedimenti, sburocratizzarlo, abolire lacci e laccioli che impediscono di fare impresa nei modi, e soprattutto nei tempi, giusti. Occorre oggi più che mai valorizzare il merito. Ci sono intere categorie sociali senza diritti. Eppure si tratta di ceti che sviluppano ricchezza e creatività nel Paese ed esportano nel mondo la migliore immagine dell’Italia. Una vetero sinistra incapace di raccoglierne la rappresentanza è destinata a essere minoranza in un Paese che è sempre più costituito da ceti emergenti e meno da lavoratori tradizionali. E occorre anche farsi carico delle giuste esigenze dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, degli stipendi e dei salari troppo bassi, soprattutto dopo la perdita di valore a fronte dell’entrata nell’Euro. Occorre che i sindacati ritornino a fare politica salariale e non si occupino prevalentemente del loro potere nella società italiana (vedasi trasferimento all’Inps del Tfr). E, infine, ma non da ultimo, una politica sostenibile, nelle sue diverse compatibilità, delle quali quella ambientale non può essere certo l’ultima. L’emergenza clima e la crisi energetica sono alle porte. Occorrono risposte planetarie e fa piacere che finalmente anche l’America di Bush se ne stia rendendo conto, dopo l’annuncio di un vertice a 15 sull’argomento. Nella ormai inevitabile riconversione dell’apparto produttivo, per potere diminuire le emissioni di CO2, c’è la sfida del presente e del futuro. C’è ovviamente una compatibilità economico-finanziaria, affinchè i progetti non si sposino con la logica rivendicativa del “diamo tutto a tutti”, in stile assistenziale che ancora oggi si pratica in alcune regioni del Sud, dove al clientelismo democristiano è succeduto un nuovo e ancora più marcato clientelismo praticato dagli esponenti di ambo i poli. E ancora, esiste, ormai, una compatibilità democratica. Il rapporto tra i poteri forti e il cittadino sono sempre più complicati e in parte anche degenerati. Il dominio assoluto delle Banche, il loro ampio potere discrezionale, gli abusi che sono stati praticati contro i risparmiatori italiani, in drammatiche vicende come quella di Parmalat e dei Bond argentini, sono sotto i nostri occhi e hanno toccato da vicino gli interessi di quasi un milione di italiani. A questo si aggiunga oggi la commistione, mai prima di oggi così evidente, tra potere politico e accorpamento di imprese bancarie. La nascita dei due colossi finanziari recentemente battezzati, porta a domande ancora più inquietanti rispetto al potere decisionale in Italia. E così pure il dominio assoluto dei grandi schieramenti e dei partiti di loro riferimento sui mass media e soprattutto sul sistema televisivo, dove il vero conflitto d’interessi esiste tra i rappresentanti dei due poli e la democrazia italiana.
Con questi contenuti e con questo orizzonte politico il Nuovo Psi parteciperà al cantiere costituente, senza assolutamente rompere i rapporti con gli altri partiti dell’attuale opposizione e convocando fin d’ora un congresso politico per ottobre al fine di compiere un bilancio del percorso politico iniziato.
La democrazia nel partito
Non tutto quello che si è fatto in questi anni è stato giusto e tanto meno saggio. Molto dovremo cambiare. Bisogna passare a una organizzazione federalista. Ogni regione può darsi uno statuto regionale e il partito può anche assumere un nome diverso in sede regionale. Il partito regionale avrà un segretario che è di diritto membro del consiglio federale centrale, organo che sostituisce il nostro Consiglio nazionale. Occorre una gestione amministrativa del partito trasparente e concertata con i segretari regionali. Occorre stabilire una quota del bilancio da versare alle regioni e una quota per il mantenimento del centro. Ogni anno deve essere presentato un bilancio chiaro da approvare da parte dei revisori dei conti. Il tesseramento va fatto annualmente, fino a che resisterà il nostro partito nella sua forma autonoma, e non ogni due o tre anni, e una quota va versata alle centrali regionali. Più in generale bisogna passare da una forma paternalistica della gestione del partito a una forma democratica. Le decisioni degli organi vanno sempre rispettate, e la commissione di garanzia va scelta tra persone il più esterne possibile alle suggestioni politiche interne, e ha il compito di far rispettare le regole statutarie. Il cambiamento dello statuto è inevitabile se si vuole affermare la forma federale del partito. Inoltre si propone di istituire due figure che lo devono reggere. Quella del presidente e quella del segretario, in armonia con il documento approvato pressoché all’unanimità dal Consiglio nazionale del 31 marzo. Il presidente avrà compiti di rappresentanza politica del partito, il segretario avrà compiti prevalentemente di gestione. La gestione del simbolo e del nome sarà collegiale. Il consiglio federale sarà composto al massimo di cento membri rigorosamente selezionati dalle regioni in base al loro peso congressuale (rapporto iscritti-voti). Il consiglio federale dovrà eleggere una direzione di trenta membri, il tesoriere del partito, la commissione di garanzia, i cui membri sono incompatibili con qualsiasi altro incarico di partito nazionale o locale, i revisori dei conti. La direzione dovrà eleggere la segreteria e i tre vice segretari (uno espressione del Nord, uno del Centro e uno del Sud). La segreteria è composta dal presidente, dal segretario, dai tre vice segretari, dal tesoriere. La direzione designa anche il direttore politico del quotidiano del partito e del sito informatico.

Mauro Del Bue ed altri

Convocazione Congresso Campania

La Segreteria Regionale della Campania , riunitasi in data odierna, preso atto delle norme inviate dalla Commissione Congressuale nazionale propone di convocare il Congresso Regionale per Sabato 9 Giugno 2007 alle ore 10.00 presso l’Hotel Ramada in Napoli via Galileo Ferraris con all’o.d.g. :

 

1)      Elezione del Presidente del Congresso

2)      Elezione Commissione Verifica Poteri

3)      Illustrazione Documenti Politici e conseguente dibattito

4)      Elezione Delegati al Congresso Nazionale del 23/24 Giugno a Roma

5)      Elezione del Consiglio Regionale

6)      Esame e votazione o.d.g.

 

La Segreteria Regionale indica la data dell’8 Giugno quale ultimo giorno utile per la celebrazione dei Congressi Provinciali.

La Segreteria,altresì, ha preso atto, allo stato, della presentazione di un solo documento congressuale i cui delegati nella Commissione di Garanzia Regionale risultano indicati nei Compagni Giovanni Di Trapani, Luigi Scalfati e Giuseppe Grazioso.

La Commissione Paritetica di Garanzia Regionale sarà integrata da tre Compagni in rappresentanza di altri documenti recepiti dalla Commissione Nazionale entro il termine previsto del 4 Giugno p.v.

 

                                                                                              Il Segretario

                                                                                         Gennaro Salvatore

Apc-NUOVO PSI/ CONGRESSO NAZIONALE 23-24 GIUGNO A HOTEL MIDAS DI ROMA

Congressi territoriali dal 6 al 19 giugno

Roma, 29 mag. (Apcom) – La Commissione di Garanzia per il Congresso, riunita oggi a Roma sotto la presidenza di Lucio Barani ha fissato il calendario dei congressi territoriali che si svolgeranno dal 6 al 19 giugno. E ha convocato il Congresso Nazionale del nuovo psi sarà celebrato a Roma nei giorni 23 e 24 giugno 2007 presso l’hotel Midas, celebre alle cronache politiche per l’elezione di Bettino Craxi alla segreteria socialista. Lo rende noto una nota del nuovo psi

I SOCIALISTI ANDRANNO NEL PD-LUCA GUGLIELMINETTI

  ” Alla spicciolata i socialisti andranno nel Partito Democratico. E’ lo scenario più facilmente prevedibile avvallato, da una parte, dalla presenza, più cospicua di quanto appaia dai media, di ex PSI nella Margherita, dall’altra, dalla nascita di un  corrente come quella di Del Turco nello Sdi che già guarda al PD invece che a Mussi.

    Del resto le speranza sorte dal Congresso dello Sdi sono durate lo spazio di poche ore. De Michelis fatica a tenere coeso il Nuovo Psi, Bobo Craxi possiede un simbolo dietro al quale non c’è pressoché organizzazione, la Costuente socialista si avvia verso il binario morto di una difficile dialogo con i fuoriusciti dai Ds, Mussi e Angius, ben diversi da quelli usciti ai tempi della Rosa nel Pugno.

    

    Un discorso a parte meritano i giovani di Tivoli (Associazione per La Rosa nel Pugno – FGS – Nuovo MGS Giovani “I Socialisti italiani” – Costituente PSE – Giovani sinistra DS per il socialismo – Giovani PSDI – NGS) , cioè “Noi siamo quelli che”, i quali hanno elaborato un manifesto che giustamente sottolinea la questione generazionale e l’uso della rete web, ma debolissimo di idee concrete e attento solo alla salvaguardia della questione identitaria che contraddice la cifra moderna del socialismo europeo fatta di ibridazione con il pensiero liberale.  Arrivano, inoltre, ultimi anche nell’uso di internet, per di più utilizzato in un debole formato di pensiero stile SMS.

    

    C’ è poi la considerazione generale che ha scritto Sofri: “Il tempo vuole i suoi diritti. Può succedere però che il tempo dell’offesa e della rivincita duri troppo di più di quello delle cose da fare”.

    Il tempo è veramente durato troppo e i dirigenti dell’ex Psi che hanno guidato le piccole formazioni politiche, in questi quasi quindici anni, hanno largamente dimostrato l’incapacità o l’impossibilità di ridare fiato alle trombe. C’è così da prendere atto che gli ex-PCI sono ormai sciolti dopo l’ultimo congresso Ds: la scissione di Livorno del 1921 ha perso ora entrambi i suoi attori. Si tratta solo più di guardare avanti, ciascuno con le proprie storie fatte di torti e di ragioni.

    

    Concludo sottolineando che sarebbe stato preferibile che la Rosa nel Pugno aderisse per intero al Partito democratico. Il valore politico della scelta sarebbe stato alto e coraggioso. Assisteremo, invece, a partire dai prossimi mesi, al fluire lento e costante verso il PD di singoli e piccolo gruppi di compagni. Cioè, ancora una volta, ad operazioni di ben minore profilo di quanto la tradizione e le circostanze avrebbero richiesto. ”

    (Luca Guglielminetti)

V Congresso nazionale 23 e 24 giugno Roma HOTEL MIDAS

Cosi come sancito dal Consiglio Nazionale del 31 MARZO 2007 e dalle decisioni assunte dalla Commissione Nazionale di Garanzia per il Congresso si avvisano i compagni che il V Congresso del Nuovo PSI si svolgerà a Roma il 23 e 24 giugno 2007 presso l’hotel MIDAS.
Seguiranno indicazioni per l’organizzazione logistica e per eventuali prenotazioni per il soggiorno nella capitale

Dispositivo Commissione Nazionale di Garanzia – Ricorso avverso CN del 26.05.2007

COMMISSIONE NAZIONALE DI GARANZIA – PARTITO SOCIALISTA NUOVO PSI SEDUTA DEL 22 MAGGIO 2007 

Addì martedì 22 maggio 2007, alle ore 16,00, in Roma presso la sede della Direzione Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI alla Via Torre Argentina n.47, ai sensi e per gli effetti dell’art. 36 dello Statuto, si riunisce
la Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Socialista Nuovo PSI, composta dai seguenti componenti:Guglielmo Trillo, Vittorio Lopez, Silvano Melani, Ugo Lenzi e Michelangelo Frisini, per discutere del seguente OdG:
1)      Ricorso avverso convocazione Consiglio Nazionale per il giorno 26.5.2007, presentato da Marone, Formaggia, Alvaro, componenti
la Direzione Nazionale del Partito.
2)      Varie ed eventuali.Sono presenti i seguenti componenti della Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Socialista Nuovo PSI: Vittorio Lopez, Silvano Melani, Michelangelo Frisini e Ugo Lenzi.Il Compagno Melani propone Vittorio Lopez quale Presidente dell’Assemblea, il quale richiede al Compagno Silvano Melani di redigere il verbale di assemblea fungendo da segretario; il Compagno Melani accetta.Interviene il Compagno Lenzi che ritiene che l’autoconvocazione non sia la cosa da lui gradita e che se dovessimo arrivare a decisioni formali ritiene di non considerarsi presente in quanto non ha mai ricevuto avvisi di autoconvocazione ma è presente solo perché si trovava nella Sede del Partito per un’altra riunione prevista per le ore 19,30. Nutre perplessità anche circa la possibilità di nominare un Presidente per gestire la riunione odierna.Il Compagno Frisini dichiara che oltre alle email e ai telegrammi ha sollecitato personalmente a mezzo telefono il Compagno Trillo, invitandolo sia alla convocazione urgente che alla presenza alla riunione.Gli altri presenti approvano la proposta Melani e quella di Lopez. Il presidente passa poi a constatare la regolare convocazione dell’assemblea e la sua validità a deliberare sull’ordine del giorno.Il Presidente, constatata:– la regolare convocazione della riunione odierna;– la presenza dei Compagni Silvano Melani, Michelangelo Frisini e Ugo Lenzi e l’assenza del Compagno Guglielmo Trillo;– la presenza della maggioranza dei componenti della Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Socialista Nuovo PSI,– che i presenti si dichiarano edotti dell’ordine del giorno e pronti a deliberareDichiarache l’assemblea è regolarmente costituita a norma di legge e di statuto e quindi validamente riunita ed atta a deliberare sugli argomenti posti all’o.d.g..Si passa all’esame del primo punto all’Odg, relativo al ricorso presentato dai Componenti della Direzione Nazionale del Partito Socialista – Nuovo PSI, compagni Giovanni Alvaro, Roberto Formaggia e Guido Marone, pervenuto a questa Commissione in data 18.5.2007 a mezzo posta elettronica, ed a mezzo posta celere n. PX 261982198IT – 82184IT – 82211IT – 82207IT – 82171IT.Il Compagno Vittorio Lopez rappresenta che in data 15 maggio 2007, il Segretario Gianni De Michelis, ha convocato una riunione del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI per il giorno 26 maggio 2007, e che avverso tale convocazione i compagni suindicati, hanno presentato regolare ricorso presso questa Commissione, già pervenuto in copia a tutti i componenti. Il Compagno Lopez procede alla lettura integrale del ricorso presentato, incluso l’allegata trascrizione del processo verbale relativo al Consiglio Nazionale del 31 marzo 2007.Prende la parola il Compagno Melani, il quale, lette le motivazioni poste alla base del ricorso presentato, e preso atto del processo verbale allegato allo stesso, significa alla Commissione che, secondo quanto approvato dal Consiglio Nazionale in data 31 marzo 2007, tutti gli organismi statutari sono sciolti, salvo per gli atti di ordinaria amministrazione, e, pertanto, la convocazione del Consiglio Nazionale per il 26 maggio p.v. non poteva essere formulata.Prende la parola il Compagno Lopez, il quale fa notare che non è pervenuta a questa Commissione alcuna denuncia relativa a presunte irregolarità avvenute nella seduta del Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s..Inoltre, evidenzia che il Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s. ha convocato il Congresso Nazionale del Partito per il giorno 23 e 24 giugno 2007, approvando le relative norme congressuali, e che, successivamente a tale approvazione, si è regolarmente riunita
la Commissione Nazionale di Garanzia per il Congresso, facendo proprie le norme congressuali approvate, e definendo all’unanimità gli adempimenti necessari per il Congresso suindicato.
Il Compagno Melani, prende nuovamente la parola, facendo notare alla Commissione che, oltretutto, l’Odg della illegittima convocazione del Consiglio Nazionale, di cui è discussione, prevede l’approvazione del tesseramento per l’anno 2005/2006, laddove lo stesso è già stato fatto proprio dal Consiglio Nazionale in data 31 marzo 2007, come si evince chiaramente dal documento approvato in tale sede. Pertanto, è indubbio che il Tesseramento per l’anno 2005/2006, così come approvato dalla Commissione Nazionale di Garanzia per il Tesseramento, ed annunciato nel Consiglio Nazionale del 31 marzo 2007, è già stato regolarmente approvato. D’altra parte, in caso contrario, si arriverebbe all’assurdo giuridico di una doppia approvazione del Tesseramento per l’anno 2005/2006, contrariamente a quanto previsto dallo Statuto del Partito, con ripercussioni sulla composizione degli organi ancora vigenti.Inoltre, il Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s., come prassi, non avendo espressamente dato mandato ad altri, con la nomina della Commissione Nazionale di Garanzia per il Congresso ha dato alla stessa la delega diretta per l’accettazione di eventuali documenti ed adempimenti inerenti il Congresso convocato per il giorno 23 e 24 giungo p.v..Al riguardo,
la Commissione approva all’unanimità il seguente dispositivo, che costituisce sin d’ora parte integrante del presente verbale:

La Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Socialista Nuovo PSI, riunitasi in data 22 maggio 2007, alle ore 16,00, inRoma presso la sede della Direzione Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI alla Via Torre Argentina n. 47 , decide all’unanimità di accogliere il ricorso presentato in data 18.05.2007 dai Compagni Giovanni Alvaro, Roberto Formaggia e Guido Marone, avverso la convocazione del Consiglio Nazionale per il giorno 26 maggio 2007.
 

AccertataLa regolare composizione della Commissione Nazionale di GaranziaPreso atto-         della convocazione del Consiglio Nazionale indetta dal Segretario del Partito, Gianni De Michelis, per il giorno 26 maggio 2007; -         del ricorso presentato ai sensi dell’art. 36 dello Statuto del Partito, in data 18.05.2007, dai compagni Giovanni Alvaro, Roberto Formaggia e Guido Marone, avverso la convocazione del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, indetta dal Segretario del Partito, Gianni De Michelis, per il giorno 26 maggio 2007;-         della trascrizione del processo verbale relativo al Consiglio Nazionale tenutosi in Roma in data 31 marzo 2007;-         del documento regolarmente approvato dal Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s., con cui è stato convocato il V Congresso Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI per i giorni 23 e 24 giugno 2007; -         della riunione, e del relativo verbale approvato all’unanimità, della Commissione Nazionale di Garanzia per il Congresso, tenutasi in data 11 maggio 2007, in Roma;Considerato-         che il Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, riunitosi in data 31 marzo 2007, era regolarmente costituito, come preso atto dallo stesso Consiglio Nazionale; -         che il Consiglio Nazionale del Nuovo PSI del 31 marzo 2007, ha regolarmente approvato un documento, con alcuni voti contrari, così come si evince dalla trascrizione del processo verbale allegata al ricorso;-         che, nella suindicata seduta del Consiglio Nazionale, fu preso atto, altresì, che “avendo convocato il Congresso, tutti gli organismi nazionali statutari sono sciolti e per quanto di competenza gestiranno l’ordinaria amministrazione”;-         che, a norma dell’art.29 dello Statuto del Partito, il Consiglio Nazionale è un organismo nazionale, e pertanto, risulta regolarmente sciolto sin dalla data del 31 marzo 2007;-         che,  non è stato presentato alcun ricorso avverso la deliberazione del Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s. e che, pertanto, non è necessaria alcuna sanatoria relativa alla riunione del Consiglio Nazionale del 31 marzo 2007;-         che, altresì,
la Commissione Nazionale di Garanzia per il Congresso si è regolarmente riunita in data 11 maggio 2007, definendo unanimamente gli adempimenti per la celebrazione del Congresso nazionale per i giorni 23 e 24 giugno 2007;
-         che il Consiglio Nazionale del 31 marzo u.s., ha regolarmente preso atto del Tesseramento 2005/2006, così come enunciato dal Presidente della Commissione Nazionale di Garanzia per il Tesseramento durante la seduta del Consiglio Nazionale, come si evince dalla trascrizione del processo verbale.Il Compagno Lenzi alle ore 18,05 lascia la riunione.Tanto accertato, preso atto e considerato,
la Commissione Nazionale di Garanzia,
 

DELIBERAdi accogliere il ricorso, e le relative motivazioni, presentato dai compagni Giovanni Alvaro, Roberto Formaggia e Guido Marone, e, per l’effetto, accerta la illegittimità della convocazione del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, indetta dal Segretario del Partito, Gianni De Michelis, per il giorno 26 maggio 2007.
La Commissione Nazionale di Garanzia da mandato al Compagno Vittorio Lopez  di inviare la presente delibera, ed il relativo verbale, al Segretario Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI e di rendere noto a tutti gli interessati anche a mezzo stampa la presente delibera, incluso ovviamente il Sito del Nuovo PSI.
Sul Punto 2 all’Ordine del giorno nessuno prende la parola.Non essendovi null’altro da discutere e da deliberare e non avendo nessuno chiesto la parola il presidente dichiara sciolta la seduta alle ore 18:30 previa stesura, lettura e sottoscrizione del presente verbale. 

22/05/2007

Una proposta e un appello prima dello rottura. Mauro Del Bue

Uso toni forti volutamente, perché vedo che siamo ormai a un passo dalla definitiva divisione. E si tratterebbe di una divisione traumatica, non solo politica. Una separazione che porterebbe con sé molti lividi, molte ferite. Ho tentato in questa fase di fare di tutto per tenere unita la nostra piccola comunità, non perchè ritenessi l’unità un valore a sé, ma perchè non capivo il senso delle divisioni, sulle quali più oltre tornerò. Ho tentato di dare il meglio di me stesso non solo nell’attività parlamentare, ma anche in quella di partito, anche perchè sono stato eletto grazie a questa piccola comunità alla Camera dei deputati e mi sono sentito in dovere, dopo avere assaporato la gioia di una rinascita personale, di operare per evitare, subito dopo, la sua implosione e distruzione. Ho scritto tre documenti votati all’unanimità, dal Consiglio nazionale di luglio, dalla direzione di autunno e dalla segreteria di marzo. Non pensavo che si trattasse di carta straccia, ma di atti ufficiali, ai quali tutti dovevamo attenerci. C’è stato, è vero, un Consiglio nazionale dominato dalla baraonda, che però si è concluso con un altro documento votato pressoché all’unanimità e sottoscritto da tutti i membri del Comitato esecutivo, per la convocazione di un congresso a fine giugno (come proponeva il segretario De Michelis e non ad aprile, come proponeva Stefano Caldoro). Poi ci sono state contestazioni da parte di alcuni segretari regionali rispetto alla composizione della Commissione di garanzia. E in ottemperanza al documento approvato che postulava l’eventualità di un allargamento della stessa da parte del Comitato esecutivo, lo stesso esecutivo arrivava a delegare i segretari di proporre una quota deliberata all’unanimità. Cosa che non si è rivelata possibile, essendo i segretari regionali direttamente coinvolti nel dibattito e nelle divisioni del partito. La commissione di garanzia si è poi riunita e si è data delle regole attraverso un documento, a sua volta contestato da una parte (maggioritaria o minoritaria poco importa) di segretari regionali. A questo punto il segretario del partito ha deciso di riconvocare il Consiglio nazionale, adducendo il motivo che la commissione aveva il compito di deliberare le norme di un congresso unitario e non già di un congresso a mozioni. Questi sono i fatti nudi e crudi, incontestabili, credo. Alla luce di questi fatti ecco quello che accadrà. La riunione del Consiglio nazionale, alla quale non parteciperanno quei compagni che non la ritengono legittima, potrà deliberare lo spostamento del congresso o nominare altra commissione di garanzia o integrare quella esistente. Coloro che non ritengono legittima la sua convocazione perché, alla luce del documento approvato, il Consiglio nazionale era stato sciolto, impugneranno tali decisioni. Forse si finirà ancora in Tribunale (già si è parlato di un atto di impugnazione avanzato dal compagno Catrambone per annullare la deliberazione precedente). Sindrome di Stoccolma dei socialisti… La nostra comunità subirà altri smacchi pubblici (di noi si rischia di parlare solo come elemento di cronaca nera…). Siamo dunque di fronte a un precipizio. Per questo ho deciso di scrivere queste note e fare una considerazione e un appello. La considerazione è politica. Vedo che ci sono alcuni compagni che affrontano il problema della Costituente socialista come negli anni settanta si affrontava la questione dell’alternativa. Come se fosse uno slogan e forse anche come strumento di caratterizzazione e di lotta politica interna. Specifichiamo allora una volta per tutte la nostra posizione assunta all’unanimità (e che De Michelis ha forzato con quel “Io sarò con voi coi pochi che mi seguiranno” al Congresso dello Sdi). Noi abbiamo posto dei paletti alla Costituente, che devono rimanere validi per tutti e che personalmente, ma devo dire anche De Michelis, ho sostenuto alla riunione di giovedì pomeriggio alla quale hanno partecipato anche Villetti, Turci e Caldarola, trovando notevole disponibilità, soprattutto negli ultimi due. Non si potrà costruire un nuovo partito socialista con noi, se esso avverrà nell’ambito di questo sistema elettorale e imporrà il nostro passaggio a sostegno di questo governo. Ricordate? Mai in questa legislatura e con questo governo. Ciò significava che a fine legislatura o a fronte di un altro governo tutto poteva cambiare. La dobbiamo smettere di inventarci la politica a nostro piacimento. Siamo in questa legislatura e c’è il governo Prodi. Esiste ancora un sistema bipolare e non c’è il modello tedesco (l’ultima proposta dei Ds è il ritorno al Mattarellum). Su questo tutti ci eravamo detti d’accordo, no? Qualcosa è cambiato? Lo potrebbe essere se la divisione passasse tra chi propone di cambiare campo e, dall’altro lato, chi propone il ritorno organico nella Casa delle libertà, senza l’Udc. Ma ufficialmente nessuno nel partito propone né l’una né l’altra cosa. Eppure il clima è diventato talmente pesante che non solo è difficile discutere, ma si minacciano ormai quotidianamente ricorsi giudiziari. Evidentemente la politica c’entra fino a un certo punto. E allora dobbiamo essere chiari anche su questo. L’estate scorsa, dopo le elezioni politiche, il segretario De Michelis ci propose una sorta di rinnovamento al vertice del partito, per tenerlo unito e per utilizzare al meglio una risorsa politica primaria che, non per colpa sua, ma per la ruota della fortuna che gira a volte a favore dell’uno e a volte dell’altro, si era ritrovato a casa, dopo avere fatto il ministro e aver rifiutato di entrare nel diritto di tribuna di Forza Italia con elezione garantita (al contrario di Moroni e Ricevuto). Caldoro alla segreteria e De Michelis alla presidenza, come nel Pri Nucara e La Malfa. La leadership di De Michelis non avrebbe subito nessuna penalità. Si disse: Pannella non è segretario, Casini non è segretario. Oltretutto, ho pensato, un po’ di rinnovamento non avrebbe stonato in un partito che certo non può vivere accentrando tutto nella stessa persona, cosa che ormai non avviene né nei partiti più grandi né in quelli più piccoli di noi. E questo a prescindere dalla stima e dai meriti storici di Gianni, che tutti, compreso Stefano, gli riconobbero. Si disse, prima dobbiamo fare i documenti politici. Prima la politica, poi il resto. Giusto. Cominciammo in estate col Consiglio nazionale finito all’unanimità, continuammo col seminario di Orvieto, concluso all’unanimità, procedemmo con la direzione di autunno, anch’essa conclusa all’unanimità. Si disse: Caldoro ha un’altra posizione politica. Quasi invitandolo ad assumerla ufficialmente. Oppure: firma i documenti, ma in realtà la pensa in altro modo. E qui si entra nella dimensione psicanalitica a fronte della quale non si può che alzare le braccia. In realtà si formò nel partito una componente contraria all’elezione di Stefano. Questa è la verità. E si cambiò idea, certo approfittando anche di posizioni (il no a Bertinoro) che hanno finito per portare Caldoro ad esprimere una contrarietà a mio giudizio assai discutibile a un convegno al quale ho personalmente partecipato con interesse e anche entusiasmo. Poi si arrivò al Consiglio di marzo e allo scandaloso conflitto, che per primo ho denunciato pubblicamente. In quella circostanza un compagno mi disse, eccitato: “E’ colpa tua e dei tuoi ambigui documenti”. Questo compagno ha inteso trasformare quello che pensavo essere un merito in una colpa. Pazienza. C’è sempre, spazio, mi disse un vecchio dirigente siciliano, per nuovi emergenti quando arrivano le alluvioni. Poi però si finisce sott’acqua tutti.
Possiamo ancora salvare il salvabile, e soprattutto vogliamo salvare il salvabile? Questo chiedo a tutti. in particolare confidando nella volontà del segretario del partito, che è il principale esponente e dunque deve assumersi appieno la sua responsabilità. La mia proposta parte dalla possibilità di ricomporre una linea politica unitaria, perchè dividerci oggi potrebbe significare non unirci mai più. Ed è sintomatico che ogni volta che si parla di unità socialista si divida irrimediabilmente il Nuovo Psi. L’unità che produce divisione rappresenta per noi il paradosso politico più deprimente, l’ossimoro più sconcertante, forse una condanna del destino. Deponiamo le asce di guerra e lasciamo che i tribunali facciano il loro lavoro (ne hanno tanto, purtroppo). Rilanciamo e realizziamo insieme il patto dell’estate scorsa, con un duopolio politico di emergenza alla guida del partito, da votare attraverso un nuovo Consiglio nazionale e da sancire in un Congresso unitario, da convocare a giugno assieme a un documento politico che riprenda i famosi tre punti (sì al cantiere della costituente socialista, no all’Unione e al governo Prodi, sì alla legge elettorale alla tedesca), ricomponiamo l’unità interna in attesa delle future scelte, oggi non mature. E intanto sospendiamo Consigli e Congressi di conta. E se non accettiamo questa idea troviamone un’altra che sia migliore e che meglio garantisca la nostra comunità. E in quest’ultima settimana smettiamo di litigare sul sito e concentriamoci sulle elezioni amministrative di domenica dove tanti compagni hanno presentato liste e candidature e meritano il nostro rispetto e il nostro sostegno. Al di fuori di questa possibilità non vedo altro che una frattura, l’ennesima dopo quella del 2001 e del 2005, con gli stessi identici strascichi. Personalmente mi sono battuto anche per scongiurare quelle di allora (l’ultima per noi è stata la più pesante e pagata a caro pezzo elettorale per il clamore negativo suscitato, anche se, almeno, motivata da una contrapposta scelta elettorale), mentre in troppi. anche al nostro interno, esultano come gli ultras di uno stadio ogni volta che il nostro atomo si divide. E non mi pare che abbiano nel frattempo inventato nuove formule fisiche per far vivere più agevolmente le sue parti disarticolate. In troppi parlano di questa nostra piccola comunità come di un partito vero, dove si possano fare congressi e consigli nazionali per stabilire maggioranze e minoranze. A parte il fatto che, come il Congresso dei Ds ci ha insegnato, ormai le minoranze nei partiti non esistono più perché se ne vanno, noi non siamo un partito come i Ds. Siamo una piccola comunità con soli due parlamentari italiani e due europei e con meno dell’1% di voti, senza finanziamento e con un quotidiano ancora da finanziare e al centro, a sua volta, di una forte polemica. Potremmo noi assumerci la responsabilità di trasformare la tragedia socialista in una ennesima commedia? Guardate che non c’è niente di peggio che passare dal tragico al comico… Noi non possiamo solo pensare a come ci giudichiamo da soli. Ma soprattutto a come ci giudicano gli altri. E se la nostra comunità riesce perfino a rompersi a fronte di una situazione politica tutt’altro che statica, ma in assoluto movimento, e i cui esiti sono ancora ignoti, se oggi non siamo chiamati a dividerci su una scelta chiara e riusciamo tuttavia a dividerci lo stesso, compiamo un miracolo negativo, le cui proporzioni si riveleranno tanto più assurde, quanto più pesanti per tutti. Abbiamo tutti tale consapevolezza? Lo spero ancora.

Mauro Del Bue

Ricorso avverso convocazione CN del 26.05.2007

SPETT.LE COMMISSIONE NAZIONALE DI GARANZIA – PARTITO SOCIALISTA NUOVO PSIRICORSO IN OPPOSIZIONE AVVERSO
LA CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE PER IL GIORNO 26.05.2007
 

Il sottoscritto sig. Giovanni Alvaro, nato a Vittoria (Ragusa) il 09.06.1941, e residente in Reggio Calabria alla via Carrera II n. 24, il sig. Roberto Formaggia nato a Milano il 13.04.1952, e residente in Casorezzo (MI) alla via Bustogarolfo n.23, ed il sig. Guido Marone, nato a Napoli il 18.07.1978, ed ivi residente alla via F. Palizzi n. 19, in qualità di componenti della Direzione Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 36 dello Statuto del Partito Socialista Nuovo PSI, con il presente ricorso propongono opposizione avverso la convocazione del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, illegittimamente indetta dal Segretario del Partito, Gianni De Michelis, per il giorno 26 maggio 2007; 

                                                                PREMESSO– che in data 31.03.2007, si riuniva in Roma, presso l’Hotel Palatino, il Consiglio Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, regolarmente convocato, per discutere del seguente Odg: 1) presa d’atto della composizione del Consiglio Nazionale a seguito della fuoriuscita dei compagni, successivamente confluiti ne I Socialisti o verso altre formazioni politiche 2) Nomina del Tesoriere Nazionale 3) Approvazione del Tesseramento 4) Esame della situazione politica 5) Elezioni amministrative di maggio 6) Convocazione del Congresso Nazionale e adempimenti relativi 7) Varie ed eventuali;- che, il suindicato Consiglio Nazionale del Partito, si concludeva regolarmente con l’approvazione a maggioranza del documento proposto all’Assemblea, con alcuni voti contrari; – che, del Consiglio Nazionale del 31.03.2007, è stato redatto regolare processo verbale, di cui si allega copia, unitamente alla sbobinatura della registrazione integrale e regolarmente realizzata;- che, con il documento approvato dal Consiglio Nazionale, lo stesso prendeva atto del Tesseramento Nazionale, così come illustrato dal Presidente della Commissione Nazionale di Garanzia per il Tesseramento durante il Consiglio Nazionale, e come si evince dal processo verbale allegato;- che, con la regolare approvazione del suindicato documento, il Consiglio Nazionale prendeva, altresì, atto “della regolarità della composizione del numero legale dei membri del Consiglio Nazionale”;- che, il Consiglio Nazionale, nell’occasione, come si evince dal documento approvato, ha convocato il V Congresso Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI, per i giorni 23 e 24 giugno 2007;- che, al riguardo, il Consiglio Nazionale del 31.03.2007, ha approvato le necessarie norme congressuali, nominando, inoltre,

la Commissione Nazionale per il Congresso, e “dando delega all’Esecutivo di Segreteria per eventuali integrazioni”;- che, il Consiglio Nazionale del 31.03.2007, ha statuito altresì che “avendo convocato il Congresso, tutti gli organismi nazionali statutari sono sciolti e per quanto di competenza gestiranno l’ordinaria amministrazione”, incluso, ovviamente, il Segretario nazionale;- che,

la Commissione Nazionale per il Congresso, si è regolarmente riunita in data 11.05.2007, nominando il Coordinatore della Commissione Nazionale per il Congresso on. Lucio Barani, e definendo all’unanimità gli adempimenti e le procedure per il Congresso, facendo proprie le norme congressuali, così come dal Consiglio Nazionale del 31.03.2007;- che, in data 15.05.2007, il Segretario del Partito, Gianni De Michelis, ha illegittimamente convocato una nuova riunione del Consiglio Nazionale per il giorno 26.05.2007, sia in prima che in seconda convocazione con il seguente ODG: 1) Relazione del Segretario; 2) Approvazione tesseramento 2006; 3) Sanatoria delle irregolarità denunciate successivamente alla riunione del precedente Consiglio Nazionale; 4) Fissazione delle norme per lo svolgimento del prossimo Congresso Nazionale e relative modalità per la presentazione delle mozioni; 5) varie ed eventuali.- che nella convocazione illegittima del Consiglio Nazionale per il giorno 26.05.2007, il Segretario menziona presunte irregolarità denunciate successivamente alla riunione del precedente Consiglio Nazionale, omettendo di indicare quali siano tali presunte irregolarità, o da chi siano state denunciate. Al riguardo, non risulta agli scriventi sia pervenuto alcun ricorso a Codesta Spett.le Commissione Nazionale di Garanzia relativo a presunte irregolarità verificatesi nel Consiglio Nazionale del 31.03.2007;- che, come si evince dal documento regolarmente approvato dal Consiglio Nazionale del 31.03.2007, tutti gli organismi statutari, tra cui il Consiglio Nazionale, risultano sciolti;- che, pertanto, la convocazione del Consiglio Nazionale per il giorno 26.05.2007, è assolutamente illegittima, ed in palese violazione e contrasto con quanto regolarmente approvato dall’organismo assembleare del Consiglio Nazionale del 31.03.2007;-  che il Consiglio Nazionale, così come previsto dallo Statuto del Partito, ha preso atto dell’ approvazione del Tesseramento 2005/2006, così come indicato dal Presidente della Commissione Nazionale di Garanzia per il Tesseramento, durante il Consiglio Nazionale del 31.03.2007; i sottoscritti ricorrenti, per i motivi su esposti, 

                     CHIEDONOche Codesta Spett.le Commissione Nazionale di Garanzia, voglia accertare l’illegittimità, l’invalidità e/o inesistenza della Convocazione del Consiglio Nazionale indetta per il giorno 26.05.2007, in quanto tutti gli organismi statutari sono stati regolarmente sciolti nella seduta del Consiglio Nazionale del 31.03.2007, ed è stato regolarmente approvato il documento del Consiglio Nazionale di cui si allega copia. Per l’effetto, voglia comunicare al Segretario Nazionale l’illegittimità della convocazione de quo del Consiglio Nazionale per il giorno 26/5, le cui eventuali determinazioni saranno inesistenti e/o invalide e non potranno avere alcun effetto.Fatto salvo ogni ulteriore diritto.Con osservanzaNapoli, 16 maggio 2007   

I componenti della Direzione Nazionale del Partito Socialista Nuovo PSI 

Giovanni AlvaroRoberto FormaggiaGuido Marone 

Si allega: 1)    la trascrizione del processo verbale del Consiglio Nazionale del        31.03.2007 sottoscritta dall’estensore (sbobinata dal sito                   nuovopsi.com);2)    verbale;3)    documento approvato dal CN del 31 marzo 2007 (tratto dal sito nuovopsi.com).

CONTINUA LA FARSA

Ovviamente eccoci alla seconda puntata.

Tutti ci aspettavamo la mossa dell’amico Trillo che smentiva se stesso.

Ora apprendiamo che il compagno Trillo, quel giorno dopo aver partecipato per tutto il tempo alla durata della riunione, di è accorto che si era distratto e quindi ritiene di aver apposto una firma dove non avrebbe dovuto.

Capisco che le ragioni di “schieramento” obblighino a fare queste brutte figure, capisco, che in molti casi il far parte di un gruppo ti porti a dover ingoiare anche cose non condivise, capisco tutto, ma per l’amor del cielo non prendeteci in giro.

È doveroso nei confronti di molti iscritti al Partito, è doveroso nei confronti di coloro i quali in questi anni si sono battuti per far rifiorire i Garofani, è doveroso per coloro i quali, nelle Provincie si sono battuti con onestà intellettuale ed ideale contro tutti.

È doveroso per coloro i quali hanno sacrificato del proprio (famiglia e soldi, che guarda caso per le periferie non c’erano mai e che invece a Roma erano sufficienti per “mantenere”, nel vero senso della parola, Dirigenti che altro non sapevano fare nella vita).

È giunto il momento di dire basta.

Basta con gli imbrogli, basta con le prese in giro, basta con le umiliazioni.

Ci vuole coraggio, in generale nella vita ma anche in Politica.

Il coraggio delle proprie azioni, il coraggio di saper raccogliere una sconfitta, il coraggio di essere persone che non perdono mai la dignità.

Forse noi ci meritiamo questo, forse la disintegrazione del PSI prima, in quel modo ignobile legato sì a Tangentopoli, ma anche e soprattutto alla viltà di numerosi dirigenti Nazionali (gli stessi che ora vorrebbero rifare la FALSA COSTITUENTE), e del “vecchio” Nuovo PSI adesso, sono passi obbligati di un gruppo di dirigenti che in assenza di uno spirito libero, in assenza di una dignità personale, hanno girovagato in cerca di una collocazione, speranzosi di affermare la propria personalità prima ed al di sopra di tutto.

Io non ho buttato via 15 anni della mia vita per risolvere i problemi psicologici a chi ha voluto giocare con NOI e con i SOCIALISTI.

Ho creduto, credo è crederò nell’ideale del SOCIALISMO, PER QUESTO CONTINUERO’ la battaglia, per questo sarò presente al CONGRESSO DEL 23-24 GIUGNO.

Per far rifiorire DAVVERO IL GAROFANO, PER MANDARE A CASA CHI NON CI CREDE, PER RIAFFERMARE LA NOSTRA AUTONOMIA ED IDENTITA’.

La scissione di De Michelis

Dopo tanto peregrinare, eccoci giunti al punto focale e conclusivo del nostro cammino.

Gianni de Michelis, Segretario Nazionale in carica solo per l’ordinaria Amministrazione, tenta, ancora una volta dimostrando come in tutti questi anni ha gestito il Partito e le regole connesse a proprio uso e consumo (ricordiamo che nessuno sa come siano stati spesi milioni di euro ricevuti dal Partito), DI RIBALTARE IL GIUDIZIO DEMOCRATICO CHE STA EMERGENDO ALL’INTERNO DEL PARTITO, cioè la sconfitta della sua line politica incentrata SULL’IMBROGLIO DELLA FALSA COSTITUENTE .

Lo fa compiendo un atto di scissione vero e proprio, convocando un Consiglio Nazionale, che non ha la legittimità di convocare e lo fa solo per “costruirsi” un Congresso che lo veda, da nobile decaduto, a tentare di rimanere in sella in un Partito che , comprese le persone a lui più vicine, non lo vuole.

Il solito De Michelis, arrogante nella forma e nella sostanza, disinteressato del Partito e delle migliaia di militanti che hanno creduto e credono nella prospettiva di una rinascita Socialista.

Lo fa solo perché pensa, sbagliando, che con Borselli avrà ancora la possibilità di rifare il Parlamentare Europeo (ma chi gli darà i voti?).

Lo fa in spregio delle più elementari regole del buon senso e della democrazia.

Lo fa perché ormai “il re è nudo”.

La cosa più difficile degli esseri umani è rendersi conto che arriva una fine per tutti e che quando questa giunge bisogna, discretamente, prenderne atto e lasciare il campo ad altri che potrebbero continuare il percorso che egli ha tracciato.

Non si può lottare contro il tempo, non si è immortali, non si può considerare tutti gli altri feccia e auto incensarsi, non si può pensare di non sbagliare mai.

Il De Michelis è, purtroppo, così.

È stato un bravo ministro, è stato un bravo dirigente del vecchio PSI.

Ma è stato.

Ora non è più neanche il Segretario del Nuovo PSI.

Non lo è perché sta compiendo una SCISSIONE!

L’atto di prevaricazione che ha compiuto è esattamente paragonabile e sovrapponibile a quelli compiuti dal duo Martelli-Craxi prima e da Zavettieri-Craxi dopo.

Ma noi non possiamo concedere che 15 anni della nostra vita, 15 anni di sacrifici, di lotte di battaglie contro tutto e tutti finiscano, solo perché il De Michelis ed uno sparuto gruppo di dirigenti autoreferenziali, ha deciso, legittimamente, questo sì, di farsi ANNETTERE dallo SDI e confluire nel Centro-Sinistra.

Non  possiamo concedere di essere trattati come dei burattini che devono seguire le peregrinazioni del nostro Segretario, che ha saputo condurci, nel giro di un anno e mezzo dal 2% al 0.35%; non possiamo permettere che l’AUTONOMIA SOCIALISTA, finisca per sparire, non possiamo permettere che la NOSTRA IDENTITA’, venga assorbita da un gruppo di sciacalli che ne vogliono fare un’arma di trattativa per entrare nel Partito Democratico.

Il 23 e il 24 Giugno ci sarà il Congresso Nazionale, che come stabilito dalla Commissione di Garanzia sarà preceduto dai Congressi provinciali e regionali.

Lì ricostruiremo, per l’ennesima volta il Nuovo PSI

 

NON SIAMO PURTROPPO SU SCHERZI A PARTE: LA FRATTURA RISCHIA D’ESSERE INSANABILE di Adolfo Collice

NON SIAMO PURTROPPO SU SCHERZI A PARTE: LA FRATTURA RISCHIA D’ESSERE INSANABILE di Adolfo Collice

 

                                                                      

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biamo letto sul sito che De Michelis, in carica solo per l’ordinaria amministrazione, ha deciso, con un gravissimo atto di violazione statutaria, di aggravare ulteriormente la già difficile situazione interna al nostro piccolo Partito. 

La convocazione del Consiglio Nazionale è infatti illegale e illegittima, e quindi nulla. De Michelis di fatto attua una rottura grave dei meccanismi che regolano il nostro stare assieme. Perché lo fa? E’ vero quello che dicono in molti del ‘muore Sansone con tutti i filistei’? La scelta autoritaria e personale di traghettarsi “con i pochi che lo seguiranno” lo consiglia di fare terra bruciata?

 

Anche se conosciamo le risposte a domande che tutti i compagni, da domani, si porranno in tutta Italia, dobbiamo riaffermare che mai e poi mai accetteremo l’interruzione di un procedimento in atto che deve comunque portarci al Congresso Nazionale del 23 e 24 giugno. Si sappia che a casa propria ognuno è libero di fare ciò che vuole ma in un Partito si devono rispettare le regole statutarie, ed esse ci ricordano che il CN del 31 marzo, pur con le tensioni che conosciamo, si è concluso con soli 5 voti contrari con l’azzeramento degli incarichi, la convocazione del Congresso e la nomina della Commissione di garanzia congressuale composta dalle due Commissioni esistenti (Garanzia e Tesseramento).

 

Ricordo che eventuali integrazioni potevano e possono ancora essere decisi dall’Esecutivo, ma mai e poi mai scaturenti da una decisione dei Segretari Regionali. Comunque la Commissione si è insediata e il procedimento assunto all’unanimità, legittimo e regolare, ha portato alla nomina di Lucio Barani a Presidente garante del procedimento congressuale.  A Gianni un consiglio, un solo consiglio, che viene comunque da una terra che molto ha fatto per far decollare il Nuovo PSI, per farlo eleggere Parlamentare europeo, e per dargli ruolo e possibilità di essere nell’arena politica: CI RIPENSI.

 letto sul sito che De Michelis, in carica solo per l’ordinaria amministrazione, ha deciso, con un gravissimo atto di violazione statutaria, di aggravare ulteriormente la già difficile situazione interna al nostro piccolo Partito.

 

La convocazione del Consiglio Nazionale è infatti illegale e illegittima, e quindi nulla. De Michelis di fatto attua una rottura grave dei meccanismi che regolano il nostro stare assieme. Perché lo fa? E’ vero quello che dicono in molti del ‘muore Sansone con tutti i filistei’? La scelta autoritaria e personale di traghettarsi “con i pochi che lo seguiranno” lo consiglia di fare terra bruciata?

 

Anche se conosciamo le risposte a domande che tutti i compagni, da domani, si porranno in tutta Italia, dobbiamo riaffermare che mai e poi mai accetteremo l’interruzione di un procedimento in atto che deve comunque portarci al Congresso Nazionale del 23 e 24 giugno. Si sappia che a casa propria ognuno è libero di fare ciò che vuole ma in un Partito si devono rispettare le regole statutarie, ed esse ci ricordano che il CN del 31 marzo, pur con le tensioni che conosciamo, si è concluso con soli 5 voti contrari con l’azzeramento degli incarichi, la convocazione del Congresso e la nomina della Commissione di garanzia congressuale composta dalle due Commissioni esistenti (Garanzia e Tesseramento).

 

Ricordo che eventuali integrazioni potevano e possono ancora essere decisi dall’Esecutivo, ma mai e poi mai scaturenti da una decisione dei Segretari Regionali. Comunque la Commissione si è insediata e il procedimento assunto all’unanimità, legittimo e regolare, ha portato alla nomina di Lucio Barani a Presidente garante del procedimento congressuale.  A Gianni un consiglio, un solo consiglio, che viene comunque da una terra che molto ha fatto per far decollare il Nuovo PSI, per farlo eleggere Parlamentare europeo, e per dargli ruolo e possibilità di essere nell’arena politica: CI RIPENSI.

La solita barzelletta del solito comico

 

Assistiamo alle solite, e prevedibili, barzellette, del Segretario Nazionale, che come d’uopo, è uso a modificare usi e costumi a proprio piacimento.

Mi spiace che una carriera così gloriosa finisca in un modo così tragicomico.

Il Congresso Nazionale è convocato per il 23 e 24 Giugno.

Lì ci sarà il vero confronto tra le diverse opinioni.

Il resto è solo farsa e avanspettacolo, che peraltro non allieta nessuno.

Franco Spedale

la vere determinazione dei segretari Regionali. Salvatore Gennaro

Esecutivo di Segreteria – hanno sollecitato la Commissione Congressuale a continuare i lavori .

 Su questo documento converge di fatto anche il Molise che attraverso una comunicazione scritta subordinava ad un accordo unanime dei Segretari l’eventuale integrazione della Commissione Congressuale. I documenti sono stati notificati alla commissione Nazionale di garanzia del Congresso.

Appare, quindi, indiscutibile che il coordinamento dei Segretari Regionali non ha raggiunto l’intesa unanime richiesta dall’Esecutivo di Segreteria, ma pur nell’ipotesi che ogni Segretario Regionale   rappresenti in questa fase la totalità degli iscritti della propria Regione, ipotesi peregrina e tutta da verificare, va evidenziato che i Segretari delle Regioni che hanno sottoscritto il documento Verrecchia rappresentano il 37, % del totale degli iscritti   e pur aggiungendo gli iscritti dell’Abbruzzo e del Friuli, assenti alla riunione e senza aver inviato alcuna delega scritta, raggiungono il 39,% del totale degli iscritti.

Il secondo documento rappresenta, con gli stessi limiti dell’altro, il 42,% del totale degli iscritti. L’astensione dell’Emilia, che in questi casi vale voto contrario, rappresenta circa il 4 % degli iscritti.

In conclusione, non solo non vi era la necessaria unanimità per integrare la Commissione Congressuale, ma   le firme in rappresentanza della maggioranza degli iscritti si sono espresse in maniera chiara contro ogni allargamento surrettizio della Commissione Congressuale.

 

Parlano e valgono i documenti sottoscritti dai Segretari Regionali e non presunti verbali inviati al sito senza firme autografe e con descrizioni di votazioni mai avvenute. Invito il Sito a non pubblicare documenti a mia firma o con mie espressioni di voto senza avere fatto le necessarie verifiche.

La democrazia NON va solo predicata

 

Sono rimasto semplicemente sbalordito e sconcertato a leggere “la soluzione” di Paolo Del Bufalo.  

Sbalordito, perché egli che tanto ciancia di regole e di democrazia le mette letteralmente sotto i piedi pretendendo che
la Commissione congressuale composta da 9 membri sia integrata da ben 20 Segretari Regionali che avrebbero, a maggioranza, richiesta la loro inclusione (e se fossero stati i Segretari Provinciali a fare detta richiesta?). Si dimentica il Nostro che le eventuali integrazioni possono essere fatte solo dall’Esecutivo così come stabilito dal deliberato del Consiglio Nazionale.  

La democrazia è tale se governata da regole certe, e tra esse c’è quella che prevede in ogni consesso, dove albergano posizioni diverse, che la gestione del processo decisionale, per capire qual è l’orientamento della maggioranza, avvenga con Commissioni paritetiche salvo le decisioni assunte all’unanimità.  Di questa prassi (Commissioni paritetiche) Del Bufalo se ne ricorda solo in coda al suo assunto ma dopo aver chiesto la convocazione illegittima del Consiglio Nazionale che ha esaurito, lo si vuole capire, il suo ruolo il 31 marzo ultimo.  

Sono, altresì, rimasto sconcertato per
la VOLGARITA’ gratuita con cui si attacca uno dei due nostri parlamentari REO D’AVER ACCETTATO IL RUOLO DI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CONGRESSUALE ed aver proceduto al suo insediamento che è frutto dell’unità delle due Commissioni presiedute da Trillo (Garanzia) e da Di Trapani (Tesseramento).  Che il compagno Barani abbia diversi incarichi dimostra semmai il suo equilibrio, cosa che manca totalmente al compagno Del Bufalo.  

Del Bufalo finisce facendoci sapere che preferisce una separazione consensuale. Noi non siamo dello stesso avviso anche perché accettando le regole della democrazia ne accettiamo i risultati anche se dovessimo essere costretti a turarci il naso.  

Sarà il Congresso che deciderà la linea e gli approdi nella salvaguardia dell’autonomia e nella difesa dell’identità. Vagheggiare Costituenti che esistono solo nell’immaginario di alcuni dirigenti è sempre legittimo, pensare alla ricostituzione del PSI e sognare il ritorno al periodo d’oro dei socialisti è altrettanto legittimo, ma ritornando con i piedi per terra è chiaro che trattasi di sogni e speranze di compagni che si illudono nel ritorno agli splendori del passato.  BISOGNA INVECE LAVORARE PER IL PRESENTE ED IL FUTURO SAPENDO QUANTA E’ RIPIDA, IRTA E SCOSCESA
LA RISALITA, per cui è inutile SCORAGGIARSI DINANZI A BATTUTE D’ARRESTO.  

Tenacia, compagni, tenacia e tenacia, non esistono scorciatoie. Quelle esistono solo per difendere qualche nicchia di sopravvivenza. 

 

                                                                           Giovanni ALVARO                                                         Commissario Provinciale Reggio Calabria