Il Cav. commosso chiude i battenti di FI: Con coraggio verso Pdl

–IL VELINO SERA– Roma, 21 NOV (Velino) – “È possibile realizzare insieme un grande sogno: quello di un’Italia piu’ giusta, piu’ generosa verso chi ha bisogno piu’ prospera e serena piu’ moderna ed efficiente protagonista in Europa e nel mondo”. Si puo’ e si deve “costruire insieme per noi e per i nostri figli un nuovo miracolo italiano”. Silvio Berlusconi chiude idealmente il cerchio e parlando alla platea del Consiglio nazionale – che ha decretato la confluenza di Forza Italia nel Pdl – rilegge il discorso con cui, nel gennaio del 1994, annuncio’ l’intenzione di scendere in politica. Quasi quindici anni dopo, il partito si scioglie, per approdare nel Popolo della liberta’, insieme ad Alleanza nazionale.
Berlusconi arriva alle cinque in punto all’auditorium di via della Conciliazione, accompagnato dalle note della canzone scritta per lui (“Meno male che Silvio c’e'”), quando ancora sono in corso gli interventi. È visibilmente commosso il presidente del Consiglio, annuncia subito di aver preparato un discorso, ma di averlo consegnato al coordinatore nazionale Denis Verdini. Quello che vuole leggere e’ un altro, vecchio di quasi quindici anni. “L’Italia e’ il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la liberta’”. Sono le parole con cui, in diretta tv, spiego’ i motivi della discesa in campo alla guida di un partito, dal nome di Forza Italia.
Lo legge tutto, alla fine ne sottolineera’ l’attualita’: “Mai come in questo momento – recita il premier – l’Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato”. E ancora: “Sogno, a occhi bene aperti, una societa’ libera, di donne e di uomini, dove non ci sia la paura, dove al posto dell’invidia sociale e dell’odio di classe stiano la generosita’, la dedizione, la solidarieta’, l’amore per il lavoro, la tolleranza e il rispetto per la vita”. Quel manifesto, dice poi il Cavaliere al termine della lettura, “non ha bisogno di nessun cambiamento, abbiamo conseguito tutto quello che dovevamo conseguire”. “Credo – spiega ancora il premier – che Forza Italia sia stata, sia ancora e sara’ in futuro il baluardo della democrazia e della liberta’ nel nostro paese”. Il premier ringrazia “tutti quelli che in 14 anni hanno avuto fiducia in noi” e conclude: “La nostra avventura, battaglia e guerra, oggi segnano un passo importante, ma non cambia nulla perche’ andiamo avanti con quelli che sono stati i nostri sogni, i nostri obiettivi e i nostri traguardi in 14 anni”. (udg)

ENERGIA, BATTERE IL FRONTE DEL NO E’ ORMAI IMPELLENTE

Dico subito che non condivido l’ennesimo No ad un insediamento produttivo che può determinare l’inversione di tendenza di una zona tra le più belle della nostra terra, ma anche tra le più povere e derelitte della Calabria. Dopo l’illusione di un possibile decollo con l’insediamento della Liquichimica e della Officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, il No alla Centrale a carbone nella zona di Saline Joniche risulta incomprensibile e assurdo.

Mantenere le vecchie ferraglie che furono dell’ex-Liquichimica come semplice monumento all’inefficienza, allo sperpero ed a un futuro che non è mai arrivato è semplicemente vergognoso, perché si continua con la vecchia politica dei NO preconcetti e ideologizzati dimenticando letteralmente le popolazioni interessate che continuano a vivere ai margini della società civile ed i cui figli debbono intraprendere, come avviene ormai da decenni, la triste strada dell’emigrazione. E’ ora di dire basta ad un canovaccio di questo tipo. E’ ora di opporsi energicamente a chi spera di aumentare la propria influenza e la propria egemonia sui cittadini spargendo a piene mani falsità e terrorismo ambientale.

Per anni la debolezza di una classe dirigente, con scarsa visione politica e mancanza di coraggio, ha fatto prevalere i NO preconcetti ed ideologici di una minoranza aggressiva, rumorosa e parolaia, tutti NO basati sul nichilismo più puro e tesi a bloccare ogni iniziativa economica ipotizzata, dalle grandi opere agli insediamenti industriali. Il NO sistematico ad ogni ipotesi realizzatrice ha determinato nella Calabria un aggravio nel proprio processo di sviluppo, già abbastanza compromesso e precario per la presenza asfissiante delle cosche mafiose.

Negli ultimi cinquant’anni si è passati dal NO all’autostrada, la cui prima pietra è stata messa dall’on. Fanfani e per questo attaccato e crocifisso; al No alla Liquichimica; al V° Centro Siderurgico; alla Centrale a carbone di Gioia Tauro; al raddoppio del binario Reggio-Villa San Giovanni, con il conseguente ammodernamento del Lungomare di Reggio Calabria che oggi si è dimostrato un lungimirante investimento non solo estetico, ma addirittura produttivo avendo finalmente avvicinato la città al proprio mare; al decreto Reggio ch’è stato una fortuna economica e politica per la città e per i suoi sindaci, prima Falcomatà e poi lo stesso Scopelliti ; fino al No recentissimo al Ponte sullo Stretto e alla Centrale a carbone di Saline Joniche.

Lungi da noi l’ipotesi di accettare a scatola chiusa ogni proposta che viene avanzata, ma con altrettanta determinazione, sosteniamo l’esigenza che, prima di esprimere un qualsiasi rifiuto, è necessario ragionare su concreti dati di fatto e non su epidermiche sensazioni che a volte vengono alimentate in modo interessato: vuoi per la concorrenza nello stesso settore, ma anche per mantenere aperta l’ipotesi di usare il sito per un termovalorizzatore.

Giusto quindi pretendere incontri, chiarimenti, approfondimenti e contrattazione sulle necessarie ricadute positive sul territorio interessato, ma già ora vogliamo sottolineare il fatto che in Italia sono in funzione ben 14 centrali a carbone delle quali ben 7 sono concentrate in Liguria e Veneto dove non ci risultano esserci abitanti con l’anello al naso e classi dirigenti imbelli. In quelle regioni si assiste ad uno sviluppo avanzato e moderno.

L’importazione di energia elettrica dalla Francia e dall’Austria, tra l’altro, per un consistente 12,8% del fabbisogno nazionale, pone l’Italia nella necessità di riaprire la scelta nucleare, colpevolmente abbandonata per i soliti verdi e rossi in circolazione, e quella di rafforzare il suo sistema energetico tradizionale. L’insediamento di Saline Joniche risponde a questa necessità ed esso va utilizzato anche per aumentare il livello di contrattazione della nostra Regione nei confronti del resto del Paese, e per sfatare luoghi comuni su una Regione soltanto ‘assistita’.

Giovanni ALVARO
Coordinatore Regionale Segreteria Nuovo PSI
Reggio Calabria 21.11.2008

UE: BERLUSCONI PREPARA EUROPEE, IPOTESI MINISTRI IN CAMPO =

PDL ALLE PRESE CON CAMPAGNA ELETTORALE, SI LAVORA A STRATEGIE

Roma, 18 nov. (Adnkronos) – Mancano poco piu’ di sette mesi alle europee, ma la macchina organizzativa del Pdl procede a ritmo serrato.
Silvio Berlusconi non vuole sfigurare e punta all’en plain dopo le politiche. In questi mesi, si sono svolti contatti e incontri per mettere a punto la campagna elettorale. Allo studio ci sono varie iniziative e opzioni. Il primo banco di prova del ‘motore azzurro’ sara’ il congresso fondativo del Partito delle liberta’, che si svolgera’ tra meta’ febbraio e meta’ marzo 2009, proprio a ridosso del voto per il Parlamento di Strasburgo.

In particolare, a quanto apprende l’ADNKRONOS il Cavaliere sta accarezzando l’ipotesi di far scendere in campo i suoi ministri per dare un segnale del coinvolgimento diretto e pieno anche degli esponenti di governo. Allo stato, si sta valutando la possibilita’ di candidare non tutti, ma solo alcuni e in rappresentanza delle varie forze politiche della coalizione, senza scontentare nessun alleato. Un modo per rimarcare l’importanza dell’appuntamento di giugno, schierando al fianco dei big di partito chi ricopre cariche istituzionali.

Non solo. Fonti del centrodestra spiegano che con la presenza dei ministri sara’ chiaro che tutti dovranno sentirsi impegnati in prima linea per contribuire alla buona riuscita della campagna elettorale. Ma c’e’ anche chi fa notare che con la scesa in campo dei parlamentari-ministri si vuol dare la dimostrazione di una maggioranza compatta, pronta a spendere il suo nome sul territorio. Non a caso il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, nei giorni scorsi aveva sottolineato la necessita’ di un partito piu’ radicato sul territorio e meglio percepito dalla gente per affrontare al massimo le prossime scadenze elettorali, a cominciare dalle regionali in Abruzzo.Con una sola mossa, dunque, il premier farebbe sfoggio di tutta la ‘potenza di fuoco’ del Partito delle liberta’ e coglierebbe l’occasione per far conoscere alla gente gli effetti dei provvedimenti e dell’azione dell’esecutivo.

STUDENTI INDISPENSABILI CONTRO BARONIE E PRIVILEGI

Gira e rigira, come sempre avviene, le menzogne, non solo quelle più grossolane, vengono sempre al pettine, e la verità emerge con forza perché nessuno è in condizione di poterla fermare. Emerge, si fa strada e spazza via la nebbia con la quale si tentava di confondere gli studenti per strumentalizzarli sfruttando la loro grande disponibilità alla lotta.

La verità ha già vinto, per cui non c’è bisogno di cimentarsi nella guerra dei numeri in riferimento alla manifestazione degli studenti del 14 novembre scorso (duecentomila per gli organizzatori, centomila per i partiti e i giornali sostenitori dell’iniziativa e la CGIL, appena trentamila per la Prefettura di Roma). La manifestazione ha già detto parecchio presentandosi come il canto del cigno di un movimento pro domo d’altri, la fine di un’avventura che per avere futuro deve abbandonare la strada retrò della conservazione ed imboccare quella del rinnovamento e della riforma.

E proprio ora bisogna aiutare gli studenti a liberarsi dei cappelli che prepotentemente gli si volevano metter sopra, e indicar loro gli obiettivi riformisti da perseguire e che loro percepiscono meglio d’altri: il rilancio di una istruzione degna di un paese dell’Occidente democratico e l’avvio di una riforma dell’istruzione universitaria capace di rinverdire i fasti del passato mettendo al primo posto capacità, intelligenza, studio e ricerca. Proprio ora è necessario indicare agli studenti la strada maestra del futuro perché sarebbe un grave errore gioire della loro sconfitta ed isolarli nel loro sterile ribellismo. La loro disponibilità alla lotta nasce proprio dalla percezione più che epidermica che è ora di voltar pagina.

A che servono 5500 corsi di laurea? A che servono corsi di laurea frequentati da un solo studente? A che serve lo sperpero di denaro pubblico, sottratto alla ricerca, ma utilizzato per rafforzare le baronie universitarie, se nelle classifiche mondiali si registra la sola Università di Bologna nei primi 150 posti? In questo scontro contro baronie e privilegi, il protagonismo giovanile sarà indispensabile, vuoi per isolare frange di violenti o ideologizzati, ma anche per rendere vincenti le scelte di rinnovamento che si intendono perseguire.

La Gelmini, aldilà di alcuni cori imbecilli e aldilà degli attacchi della pseudo sinistra, è stata veramente brava dimostrando tenacia, perseveranza e soprattutto coraggio nel non lasciarsi intimorire. Essa continuando a tendere la mano agli studenti e chieder confronto e dialogo ha dimostrato una levatura eccezionale che ne può fare il Ministro della Pubblica Istruzione che da decenni l’Italia attende. Essa ha voluto iniziare il percorso dalla scuola primaria, non tanto per reintrodurre i grembiulini, quanto per dare il segnale di un reale cambio di fase.

E che cambio di fase! Non più scuola ‘usata’ come semplice occasione di lavoro e occupazione (il cosiddetto postificio) ma scuola da riportare allo scopo principale del suo essere: strumento di maturazione reale della nostra gioventù. Essa ha voluto, assieme al Governo Berlusconi che l’ha aiutata ed al Parlamento che l’ha sostenuta, liquidare la tanto sbandierata ‘conquista’ (sic!) del sindacalismo di bottega, rappresentata da quell’affollamento di insegnanti che servivano solo per aumentare l’influenza organizzativa dei sindacati, ma non per accrescere il livello di educazione e conoscenza dei nostri bimbi. Senza voler generalizzare ma i temi proposti sulla Gelmini, a bimbi di meno di 10 anni in una scuola milanese, la dicono lunga sul livello qualitativo delle nostre insegnanti elementari.

Avanti, quindi, Ministro Gelmini. Avanti tutta. Conquìstati però il sostegno della parte più viva della scuola, gli studenti, sottraendoli all’influenza nefasta della cosiddetta sinistra
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 17.11.2008

PDL: VERDINI, VENERDI’ SI SCIOGLIE FORZA ITALIA =

Roma, 16 nov. (Adnkronos) – Venerdi’ il Consiglio nazionale di Forza Italia decretera’ la confluenza nel Pdl, “dopo di noi ogni partito, secondo i propri statuti interni, decidera’ la confluenza. A meta’ marzo si celebra il congresso fondatore”. E’ il coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, in una intervista al ‘Giornale’ da segnare le tappe del processo costituente del nuovo partito.

Per scegliere i delegati, “Alleanza nazionale fara’ i suoi congressi, noi presto apriremo 10mila gazebo in tutta Italia per indicare i nostri delegati”; “An avra’ il 30% dei delegati, noi il 70% in cui daremo spazio ai partiti piu’ piccoli”. Poi, “nello statuto del nuovo partito andranno inserite queste realta’ innovative” come i Circoli di Marcello Dell’Utri. Verdini assicura: “Non esiste il rischio di operazione verticistiche”. All’Udc, Verdini dice: “La porta del Pdl e’ sempre stata aperta con con le stesse modalita’ seguite da chi vi sta entrando”. Alla Lega, “sono alleati e concorrenti: alleati leali e concorrenti temibili”.

SENZA BUSSOLA, CI SI AGGRAPPA ANCHE AL NULLA

Il commento più azzeccato, anche perché chiaramente non piegato a compiacenze amicali, sicuramente perché il giornalista non frequenta le terrazze romane del politicamente corretto, o perché è di un livello veramente superiore, ci sembra quello scritto e pubblicato su Le Monde, importante testata francese, che testualmente recita: “Povero Berlusconi, appena apre la bocca gli piombano addosso”. Il giornalista continua, chiedendosi: “Francamente, dov’è lo scandalo? Si trattava soltanto di una carineria”.
Lo avevamo già detto in passato e lo ribadiamo tutt’oggi, dopo la ‘bufera’ (si fa per dire) costruita strumentalmente, dalla pseudo sinistra, per le parole di Silvio Berlusconi su Barack Obama: qualunque cosa dica o faccia il nostro Presidente del Consiglio sappia che lo attende un’aggressione mediatica più o meno consistente. Evitino, quindi, gli alleati di consigliarlo a tenere la bocca chiusa, perché anche in quel caso scatterebbe la canea del ‘dagli all’untore’ con le allarmate dichiarazioni dei vari Veltroni, Franceschini e & che si chiederebbero il perché tace, e cosa ha da nascondere.

Essere senza bussola, a corto di iniziative, deboli sul piano politico, sbandati su quello organizzativo, e soggetti alla ‘concorrenza’ del Di Pietro e degli oppositori interni, porta diversi dirigenti del PD a cavalcare tutto, anche il nulla, pur di segnare la propria presenza e, tentare in questo modo, di mantenere in piedi quel che resta di un esercito sempre più in drammatica rotta. Non c’è da preoccuparsi per azioni di disturbo di questo tipo, né c’è da preoccuparsi per il goffo tentativo di metter cappello sulla vittoria di Obama o addirittura nel far credere, al proprio popolo o a quello ch’è rimasto, che il vero vincitore sia il Don Chisciotte di casa nostra.

Gli italiani che vivono su questo pianeta, e non sono extraterrestri con l’anello al naso, hanno potuto assaporare quanto sia matura la democrazia americana e quanta alta e immensa sia la civiltà di comportamento del repubblicano McCain che, subito dopo aver ingoiato il boccone amaro della sconfitta, ha incitato i propri sostenitori a stringersi attorno al ‘nostro Presidente’. Solo i ciechi o chi non vuol vedere non riuscirà mai a scorgere, in questo semplice atto, non solo la grande dignità e serietà di un avversario (non nemico), ma sopratutto il grande amor di patria che impone, superata la prova elettorale, una grande unità d’intenti. Non abbiamo dubbi che, a risultati elettorali capovolti, avremmo avuto da Obama la stessa civiltà di comportamento nei confronti del proprio avversario, e lo stesso amor di patria.

E Veltroni, che conosce bene (sic!) l’America, quando riuscirà ad imparare il ‘veramente’ politicamente corretto? L’albero si può raddrizzare quando è piccolo. Sarà impossibile farlo quando è grande, per cui bisogna lasciarlo al suo destino. Basteranno pochi mesi, infatti, per vedere come, dopo essersi incartati da soli e dopo essersi infilati in un vicolo cieco, sarà veramente difficile riuscire a liberarsi senza danni. Basta attendere, per esempio, le mosse sulla politica estera di Obama che non saranno né repubblicane, né democratiche, ma semplicemente quelle per la difesa dell’Occidente libero e democratico.

E a fianco di Obama ci sarà l’Italia democratica e riformista guidata da Silvio Berlusconi, mentre Veltroni e la sua sinistra faranno l’ennesima capriola inseguendo l’ennesimo corteo arcobaleno. Lo sa tanto bene anche Obama che ha voluto mettere in evidenza, telefonando, il diverso rapporto che gli USA hanno col ‘vecchio’ Silvio e col ‘giovane’ Zapatero. A ognuno il suo.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria, lì 10.11.2008

Il Socialismo Liberale

Carlo Rosselli
da “Socialismo liberale”

Intanto, chi sono. Sono un socialista. Un socialista che, malgrado sia stato dichiarato morto da un pezzo, sente ancora il sangue circolare nelle arterie e affluire al cervello. Un socialista che non si liquida né con la critica dei vecchi programmi, né col ricordo della sconfitta, né col richiamo alle responsabilità del passato, né con le polemiche sulla guerra combattuta. Un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina. E precisamente ha capito:
i.Che il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.
ii. Che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell’avvenire.
iii.Che tra socialismo e marxismo non vi è parentela necessaria.
iv.Che anzi, ai giorni nostri, la filosofia marxista minaccia di compromettere la marcia socialista.
v.Che socialismo senza democrazia è come volere la botte piena (uomini, non servi; coscienze, non numeri; produttori, non prodotti) e la moglie ubriaca (dittatura).
vi.Che il socialismo, in quanto alfiere dinamico della classe più numerosa, misera, oppressa, è l’erede del liberalismo.
vii. Che la libertà, presupposto della vita morale così del singolo come delle collettività, è il più efficace mezzo e l’ultimo fine del socialismo.
viii. Che la socializzazione è un mezzo, sia pure importantissimo.
ix. Che lo spauracchio della rivoluzione sociale violenta spaventa ormai solo i passerotti e gli esercenti, e mena acqua al mulino reazionario.
x.Che il socialismo non si decreta dall’alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.
xi.Che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
xii. Che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
xiii.Che è assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofia, un unico schema, una sola divisa intellettuale.
Il primo liberalismo ha da attuarsi all’interno.
Le tesi sono tredici. Il tredici porta fortuna.
Chi vivrà vedrà.

GLI STUDENTI E IL SOGNO DEL SESSANTOTTO

I soggetti che hanno dato vita alle iniziative contro la Gelmini avevano tutti una motivazione, anche se non direttamente legata al merito della riforma, tranne gli studenti la cui protesta si è dimostrata fine a se stessa e, parafrasando il signor Tonino, vien da chiedersi cosa ci ‘azzeccavano’ col resto dei protagonisti?

Fra i più interessati alle iniziative di piazza c’era la sinistra (sic.!) che, alla spasmodica ricerca di un pretesto per invertire la direzione in cui continua a soffiare il vento, si è distinta a pestare l’acqua nel mortaio addolcendola con le falsità più macroscopiche. In assenza di una bussola ci si aggrappa, ormai, a qualsiasi possibilità di protagonismo che la vicenda politica italiana offre, anche per non lasciare che il solo regista degli shows fosse Antonio Di Pietro il quale, figuriamoci se poteva mancare, è stato un vero animatore proteso ormai all’inseguimento ed al consolidamento del suo 4% il cui mantenimento lo può rendere autonomo dalla pretesa egemonica post-comunista. La presenza di Di Pietro, in ogni occasione, è diventata così ossessiva che non solo gli permette di occupare stabilmente le scene, ma anche di trascinarsi dietro il Don Chisciotte, Walter Veltroni, che avrebbe dovuto tenerlo al guinzaglio ma che deve accontentarsi di un ormai consolidato rapporto capovolto.

C’erano anche i Sindacati che, al rimorchio della CGIL e dei suoi tatticismi di sostegno alle scelte del PD, hanno teso a cavalcare il reale malessere esistente nel corpo docente, per gli inadeguati livelli retributivi e per il totale annullamento meritocratico subìto in tutti questi anni, tentando di non farsi scavalcare dal loro Di Pietro, cioè dal Sindacalismo autonomo, tradizionale nemico delle Confederazioni. Ed infine c’erano i docenti sia quelli ideologizzati e speranzosi di poter invertire la tendenza dell’opinione pubblica ormai lontana dalle sirene della sinistra, che quelli impegnati a difendere rendite di posizione soprattutto nelle Università . La presenza di questi ultimi era, come dire, preventiva. Hanno tentato di bloccare un processo che, si capiva, andrà avanti lo stesso, per arrivare fino ai paradisi dei ‘baroni universitari’. E la Gelmini li ha accontentati subito annunciando che la prossima settimana presenterà il piano che li interesserà.

Ma gli studenti che ci facevano in questo movimento? Che ci azzeccavano con i baroni universitari? Sognavano forse un 68 come quello vissuto dai propri nonni? Sogni legittimi certo, ma lontani dalla realtà. I giovani per loro stessa natura sono ‘rivoluzionari’, sono innovativi, fantasiosi, vogliono cambiare il mondo e non conservarlo, e vogliono tentare di plasmarlo a loro misura. Questo è stato il vero 68, un movimento per ‘abbattere’ il sistema, a differenza dei sogni odierni costruiti sulla conservazione, sullo status quo, sul mantenimento dell’esistente. E’ mancata, nella odierna protesta, la loro creatività per cui è stato facile relegarli a semplici oggetti di un movimento nato asfittico perchè teso alla difesa di privilegi altrui. Impossibile per loro diventare soggetti principali di un nuovo corso.

Ad essi è stato offerto, e acriticamente purtroppo l’hanno accettato, un piatto precotto. Peccato veramente perché hanno bruciato un’opportunità positiva che non nasce mai dal ribellismo fine a se stesso, ma è sempre frutto di ragionamento, critica, e capacità propositiva. Anche gli slogans denunciavano l’assenza della fresca fantasia giovanile perché costruiti su elementari rime baciate (Gelmini-bambini) o scopiazzature dal maggio francese come il famoso e non ripetibile “non è che l’inizio” anche perché è stato tutto inizio e fine. L’innovazione non alberga nelle segrete stanze degli stregoni di sinistra, ma è saldamente presente negli obiettivi del Governo Berlusconi che si dimostra il più innovativo e “rivoluzionario” che si potesse sperare.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 31.10.2008

LE BUFALE DI VELTRONI SUL PALCOSCENICO ITALIA

C’è chi ha gioito per le dichiarazioni del Walter-Don Chisciotte sulla fine dell’alleanza con Antonio Di Pietro, vuoi perché sembrava avviarsi la chiusura di una stagione vergognosa fatta di corse e rincorse, e di sceneggiate a chi la sparava più grossa, con rilanci sempre più azzardati, vuoi anche perché c’era chi sperava in una possibile riapertura dei giochi, che sembravano definitivamente chiusi, dopo le elezioni politiche, e che la rottura con l’IDV sembrava poterli riaprire.

E’ bastato poco per capire che si trattava di una nuova bufala. Di Pietro, infatti, per nulla intimorito dal proclama di rottura rintuzzava con sarcasmo le dichiarazioni veltroniane e proclamava che senza il suo apporto il PD non avrebbe vinto neanche una bambolina. A nulla è servito dire che neanche l’IDV poteva sperare di vincere, anche perché a Di Pietro non interessa vincere ma interessa consolidare il suo 4% che è la sua vera ed unica àncora di salvezza. Dopo, comunque, le schermaglie iniziali ha provveduto lo stesso Veltroni a smorzare gli entusiasmi e a bloccare i brindisi già avviati dai vari Nencini, Giordano, Diliberto, Ferrero e Pecoraro Scanio che continueranno ad essere personaggi in cerca d’autore.

Da una parte Veltroni ha ricordato ch’egli non ha detto nulla di nuovo sul suo rapporto con Di Pietro, dall’altra, onde evitare ulteriori equivoci, ha ribadito la scelta del PD di sostenere a Presidente della Commissione Vigilanza Rai quell’Orlando Cascio dell’IDV a cui però, per i suoi trascorsi, il PdL non può né intende affidagli un ruolo di super partes. Poteva bastare questo per respingere l’accusa di ‘vigliacci’ che gli è stata rivolta da Di Pietro ma ha voluto rincarare la dose, con la sua collaudata faccia di bronzo, tentando un ritorno positivo dalla vicenda. Ha quindi invitato Berlusconi e la maggioranza a fare come hanno fatto loro: “noi vi abbiamo votato il candidato alla Corte Costituzionale, ora voi dovete votarci il nostro candidato alla Vigilanza ch’è Cascio Orlando Leoluca da Palermo”.
Ma che, fa lo gnorri? Pensa che gli altri siano degli imbecilli? Dimentica cosa è avvenuto? Bisogna ricordargli allora che il candidato alla Consulta era il prof. Gaetano Pecorella e che solo il senso di responsabilità dello stesso e dell’intero PdL ha determinato il ritiro della proposta e, conseguentemente, l’elezione dell’avv.to Giuseppe Frigo. Dimostri Orlando e lo stesso PD eguale senso di responsabilità avanzando una seconda proposta e stiano certi che la vicenda si sbloccherà immediatamente. Ma Veltroni non ha il coraggio di farlo malgrado la presunta rottura dell’alleanza (sic.!). Di Pietro lo fulminerebbe letteralmente e, chissà perché, egli ne è terrorizzato.

Ce n’è abbastanza per permettere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la individuazione delle responsabilità del mancato scioglimento del cosiddetto ‘nodo dell’asino’ , quel nodo che più lo tiri più si serra. Abbastanza a ché lo stesso Marco Pannella, che ha forzato la mano, con i suoi scioperi, riconosca di chi è la colpa dell’inconcepibile muro di tracotanza eretto dal duo Valter-Tonino. Abbastanza anche per l’Italia ch’era così frastornata e non capiva bene il perché del braccio di ferro, ma a cui, ora, tutto è chiaro.

Parliamo di quella ‘Italia migliore della destra che la governa’ ma anche, e non ci voleva molto, aggiungiamo noi, “migliore della sinistra a cui ha rifiutato il sostegno inviandola all’opposizione”. E’ proprio questa sua condizione che la eleva a garante della sua stessa democrazia, e ne fa un corpo impenetrabile alle sceneggiate, alle falsità ed alle bufale messe in campo da vecchi e nuovi arnesi della politica italiana. Ne tengano conto Veltroni e Di Pietro.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 26.10.2008

Cosa ne sarà del Socialismo?

Vorrei saperne di più su ciò che sta accadendo nel PSI. Un tempo, eravamo verso la metà degli anni 70, ero socialista convinto; poi l’avvento di Craxi e tutto il resto mi hanno allontanato dal partito. Come me moltissimi altri amici miei. Con chi si identifica oggi il PSI’?. E’ sempre il partito dei lavoratori o il partito “liberal socialista” ultima maniera? ( Vorrei sapere cosa c’entra il liberismo tipico del capitalismo con il socialismo fondato a Genova in cui mi onoro di essere nato). Posso sperare ancora in un socialismo che tuteli le masse dei lavoratori? Come è stato snaturato ai tempi di Craxi! Spero che accetterete di rispondere a questa mia. Grazie. Vorrei ritornare ad essere partecipe di un vero socialismo.
gianni da genova

ANCHE A PADOVA CRESCE IL NUOVO PSI

A Montegrotto Terme presso la sala riunioni del Ristorante amico “ 911 “, si è riunito in serata del 24 Ottobre scorso  il Gruppo Dirigente della Federazione Provinciale del Nuovo Psi di Padova, alla presenza del Segretario Regionale Angelino Masin.

Valutata positivamente l’azione dell’attuale Governo Nazionale, per quanto concerne la politica della Regione Veneto, la Federazione patavina esprime altrettanti apprezzamento e condivisione, dissociandosi, tuttavia, da certe estemporaneità del suo presidente, che, in aggiunta, poco ha fatto e poco fa per dirimere la diaspora del Nuovo Psi Veneto.

Infatti prosegue indisturbato, quasi coperto, l’inganno rappresentato dal Consigliere Laroni, il quale continua a proporsi pubblicamente a nome del Nuovo Psi, quando, di fatto e da tempo, è al servizio esclusivo del Governatore Galan, e, praticamente, membro aggiunto, coi voti dei socialisti-liberali, del gruppo di Forza Italia.

A tal proposito e collegandosi alla costruzione del Pdl, il Nuovo Psi rivendica di esserne uno dei fondatori e respinge il tentato duopolio messo in atto da Forza Italia e An.

In aggiunta, denuncia, in questa regione, un ulteriore ritardo e confusione dovuti alle beghe ed alle divisioni interne dei due partiti sopracitati.

Per quanto riguarda la Provincia ed il Comune di Padova, più che al passato il Nuovo Psi guarda al futuro, augurandosi che le prossime elezioni possano far scaturire nuove maggioranze, per le quali darà il proprio contributo o concorrendo col suo simbolo, dove possibile, in posizione opposta al Partito Democratico, o aderendo direttamente a liste civiche collegate alla Lega Nord.

Resta inteso, comunque, che questa federazione sosterrà, ai livelli comunali, provinciali e regionali, quei partiti e movimenti che propugnano l’autonomia territoriale e la realizzazione del Federalismo.

Il Segretario Provinciale                                                                                                                                                                            Walter Belluco

PD: NENCINI (PS), FINALMENTE SCIOLTO ABBRACCIO CON IDV =

SPERIAMO CHE DA ROTTURA CON DI PIETRO SCATURISCA NUOVO INIZIO

Roma, 20 ott. (Adnkronos) – “La rottura tra Veltroni e Di Pietro e’ stata certificata dal leader del Pd. Era ora: finalmente si scioglie un abbraccio che ha portato in pochi mesi di disgrazia in disgrazia non solo il Pd ma il progetto di una sinistra riformista che, proprio a causa delle ‘tossine’ giustizialiste e illiberali, e’ la grande incompiuta della politica italiana”. E’ quanto dichiara Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista, commentando la rottura tra il Pd e l’Italia dei valori.

Secondo Nencini, “si e’ avverata la profezia di Machiavelli, secondo il quale chi fonda le proprie fortune sulle armi mercenarie ‘non stara’ mai fermo ne’ sicuro’. Ecco, Di Pietro e’ stato per il Pd come i mercenari svizzeri: si e’ fatto assoldare da chi gli garantiva un posto, ma si e’ poi ben guardato dall’accettarne le regole, pensando solo ad arricchirsi elettoralmente”.

“Ci auguriamo -conclude- che da questa rottura possa scaturire un nuovo inizio, con l’avvio di un progetto che sia oggi il fulcro di un’opposizione matura e responsabile e domani quello di un’alternativa riformista per il governo del Paese”.

CONSULTA:PECORELLA RINUNCIA;BERLUSCONI TELEFONA, DISPIACIUTO

TRA I NUOVI PAPABILI GIRANO ANCHE NOMI DI BRUNO,DOMINIONI, FRIGO (ANSA) – ROMA, 20 OTT – Gaetano Pecorella fa un passo indietro per la Consulta. E si riaprono i giochi per l’elezione del giudice costituzionale.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari del centrodestra, ha telefonato in serata a Pecorella per spiegargli quanto fosse dispiaciuto della sua rinuncia alla Corte Costituzionale per il veto posto dal centrosinistra sul suo nome.
Il premier ha espresso tutto il suo dispiacere all’ex presidente della Commissione Giustizia della Camera spiegandogli che sarebbe stato il candidato ideale per il Pdl. A dimostrazione di quanto la maggioranza volesse continuare a sostenere Pecorella per diventare giudice della Consulta, il Cavaliere lo avrebbe informato che ancora non e’ stato individuato un possibile sostituto del deputato del Pdl.
Intanto comincia a circolare una serie di nomi che i parlamentari del centrodestra, secondo quanto si e’ appreso, sarebbero pronti a votare gia’ nella seduta comune decisa per domani sera.
I papabili, tra gli altri, potrebbero essere il presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Donato Bruno, oppure alcuni esponenti delle Camere Penali come Dominioni e Frigo. Non sembrerebbe piu’ in pole position, hanno riferito in tarda serata fonti parlamentari del Pdl, il nome di Giorgio Spangher, professore di diritto e procedura penale di cui si era parlato anche nei giorni scorsi come possibile alternativa a Pecorella.
(ANSA).

Pdl: Caldoro, è il momento dei socialisti riformisti

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Lun 12.53 – “Bene fa Brunetta a ricordare le origini e la formazione socialista, io aggiungo riformista. Noi del Nuovo Psi dal 1994 abbiamo orgogliosamente difeso questa identità al fianco di Berlusconi”. Lo sostiene Stefano Caldoro, segretario nazionale Nuovo Psi e parlamentare Pdl.
“E’iniziata una nuova stagione e tutti hanno,oggi, più coraggio a definirsi socialisti riformisti. E’l’occasione – aggiunge – per riunire queste esperienze non in una corrente ma in una rete, in un area che lavori insieme sui contenuti e sulle azioni per modernizzare il Paese. Il Governo ha questa ambizione – conclude Caldoro – ed i riformisti devono essere protagonisti”

LA DERIVA DI WALTER CONTRO I MULINI A VENTO

L’abbuffata di iniziative, manifestazioni e scioperi in questo mese di ottobre 2008 è la cartina di tornasole della incapacità della sinistra italiana d’essere all’altezza del confronto e dello scontro con il Governo Berlusconi ed il suo Popolo delle Libertà a cui i cittadini hanno dato l’incarico di guidare questo Paese.

Si ha l’impressione che si ‘spari’ con le armi più disparate ma solo per far rumore, sperando che con esso si inneschi una paura capace di liberare il campo dalla presenza nemica, ma anche per evitare sia lo scavalcamento da parte di quel Tonino Di Pietro che, costruito in provetta dagli strateghi della sinistra, è letteralmente sfuggito di mano ai suoi manipolatori; sia pure per non aiutare lo sviluppo delle grandi manovre del suo eterno concorrente, Massimo D’Alema, che solo ‘per ora’ non pone il problema della leadership nel PD.

In questa lotta tutta interna all’aggregazione di sinistra (si fa per dire) a subirne le conseguenze negative è soprattutto il Paese che viene sottoposto ad una serie di iniziative certo legittime ma chiaramente inopportune; certo possibili ma nettamente provocatorie; certamente legali ma costruite senza alcun ritegno col falso più vergognoso.

Nella prima categoria vi è la manifestazione del 25 ottobre, tanto criticata da personaggi importanti dello stesso partito organizzatore che hanno dichiarato di non parteciparvi, ma altrettanto pervicacemente perseguita dal nostro Walter che in barba alla delicata situazione economica mondiale che lui stesso riconosce e che coinvolge anche l’Italia, continua il suo percorso senza batter ciglio. Nella seconda vi è il tentativo di imporre al Parlamento quell’Orlando furioso, sostenuto dall’altrettanto furioso Di Pietro a cui Walter non sa o non può dire di no, messo scandalosamente sullo stesso piano del prof. Gaetano Pecorella. Il braccio di ferro sulle due scadenze ha determinato gli appelli di Giorgio Napolitano alla ragionevolezza e l’ennesimo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella a cui piace camminare sul ciglio di un burrone rischiando sempre in prima persona.

Nella terza c’è la vergogna dello sciopero contro la riforma Gelmini. Sciopero indubbiamente legale, dato che il contestare ciò che non si condivide è un diritto costituzionale, anche se viene costruito su falsità più che macroscopiche, e coinvolgendo nella vicenda l’innocenza dei bambini portati a spasso da mammine moderne ma senza zucca. Quando si contesta una riforma, una legge o un decreto bisogna farlo con dati di fatto reali e con proposte alternative. Usare il falso anziché la verità, e dire solo no senza avanzare un solo straccio di proposta, dimostra il vuoto che alimenta gli organizzatori e la strumentalità della stessa iniziativa. Le prove generali sono state affidate ai Cobas, Venerdì passato, e adesso via verso lo sciopero del 30 ottobre.

Gli studenti ci sono (ci sono sempre stati anche non sapendo i motivi di uno sciopero a cui partecipano), i sindacati pure (sorprende la ritrovata unità tra CGIL, CISL e UIL), gli insegnanti ideologizzati anche (si sentono rinati nel poter lottare contro il nemico Berlusconi inseguendo sogni di gloria), la copertura politica altrettanto (viene garantita dalla deriva di Walter-Don Chisciotte), manca però, si manca, e non è cosa di poco conto, il sostegno dell’opinione pubblica, sempre più affascinata dalle capacità realizzatrici del Governo, e sempre meno propensa a seguire le falsità della ricostituita armata Brancaleone. Si capisce chiaramente che si contesta solo per tentare di creare le condizioni che possano incrinare l’appeal di Berlusconi, del suo Governo, dei suoi Ministri e del PdL, ma si capisce pure che la contestazione è solo contro i mulini a vento: lascia il tempo che trova, altro che nuovo sessantotto.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 20.10.2008