Che c’entra Sturzo con Turati?

Bello ed interessante il convegno che si è tenuto a Milano sabato 10 Ottobre sul discorso di Turati “Rifare l’Italia”.
Una dimostrazione di come l’area socialista sia ancora presente, anche se queste riunioni hanno più il senso di un incontro nostalgico che una presa d’atto di una necessità impellente, ossia quella di dare uno slancio ad una politica Socialista-Liberale di cui oggi in Italia si sente un necessario bisogno.
Lodevoli gli interventi di alto profilo, ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad una classe intellettuale che si crogiola nell’analisi di sé stessa e di quel che è stato e non di quel che sarà.
Unica nota stonata la presenza dell’On. Mario Mauro, che in un intervento di alta qualità ha paragonato il riformismo Turatiano a quello di Don Sturzo, fondatore del Partito Popolare e propositore del “riformismo cattolico”.
Ma ancora più stonata la nota di Fabrizio Cicchitto che ha rilanciato la necessità di un convegno su Sturzo.
Cosa c’entra il riformismo cattolico con quello Socialista-Liberale?
Qual è la prospettiva di questo ragionamento?
La prima evidenza logica che mi viene alla mente è che Cicchitto, uno dei membri della Segreteria del vecchio PSI che decise di espellere i Craxiani, dichiarandosi pronto ad entrare nella macchina da guerra di Occhetto, si immagini un percorso che ci conduca tutti nell’alveo del partito Popolare Europeo.
Un percorso che certo è molto lontano da noi, non solo dalla nostra storia ma anche dal nostro futuro.
Siamo di fronte ad un nuovo ordine mondiale, una situazione che ci vedrà riassestare tutti i nuovi equilibri, sia politici che economici.
Gli Stati Uniti stanno perdendo la loro egemonia, avendo forse sottovalutato che il sistema del libero mercato ha bisogno di un competitor per rimanere virtuoso; la fine dell’Unione Sovietica ha comportato un nuovo equilibrio dello sviluppo politico che inevitabilmente avrà ripercussioni sull’economia mondiale.
Ovviamente l’Italia ha un debito maggiore, poiché alla crisi mondiale ci arriva con una situazione di patologia cronica della politica; da troppo tempo non abbiamo più la crescita e lo sviluppo di una classe dirigente che sappia attraversare le situazioni che ci vengono imposte.
Ecco quindi la scommessa.
Superare anche a livello Europeo come sta già avvenendo in Italia la dicotomia tra Partito Popolare Europeo e Partito Socialista Europeo.
Ecco perché Don STurzo non c’entra nulla con noi; la loro non è una storia sovrapponibile alla nostra, ma è una storia che nel futuro può confrontarsi con la nostra.
Non dobbiamo ripetere gli errori che sono stati fatti nel centro sinistra, laddove si sono volute mortificare due culture similari ma non sovrapponibili, quelle del Dogmatismo Cattolico e quelle del Dogmatismo Comunista.
In Italia, come in Europa c’è bisogno del Riformismo Socialista- Liberale e del Riformismo Cattolico; due culture che nel confronto reciproco possono crescere, ma che nell’unione schematica di alcuni dirigenti dell’attuale schema politico possono implodere.
Noi Socialisti facciamo il nostro compito, cominciamo a fare quella rete di cui si va parlando e perché no facciamo, se è vero che sono più di 70 i membri del Parlamento che hanno fatto parte del vecchio PSI, un gruppo interparlamentare: il nome c’è gia: Gruppo Riformista Socialista-Liberale.
Franco Spedale

Spettri nella nebbia

Nell’ultimo ed unico congresso dei socialisti italiani tenuto a Montecatini Terme nel Luglio
di quest’anno ho conosciuto il futuro coordinatore della segreteria nazionale, il compagno
Marco Di Lello.
A dirla tutta: allora, non ne sono rimasto impressionato. Non sapevo però di sbagliarmi
così clamorosamente. Infatti, il resto è stato ben peggiore della sensazione.
L’ultimo sforzo intellettuale lo trovo in un intervento in bella vista sul sito “bulgaro” di
www.partitosocialista.it , rubrica “PRIMO PIANO”.
Di Lello fa un articolo contro la stupidità di una provocazione della Lega che vorrebbe,
nella riforma federalista, assegnare nei concorsi pubblici un punteggio maggiore a chi
risiede nel territorio oggetto del bando.
Invece di contestare la provocazione argomentandone la strumentalità e l’anti costituzionalità,
Di Lello scrive:
“Un asino settentrionale sarà preferito a un laureato meridionale. Non c’è altro da aggiungere
– ha concluso l’esponente socialista – se non due osservazioni: 1) il federalismo si
mostra come è realmente, e cioè una sottospecie di apertura e chiusura contemporanea
di frontiere interne in Italia; 2) gli occhi e le menti di molti parlamentari del sud sono completamente
chiusi.”.
A leggere certi ragionamenti viene da pensare che gli asini sono equamente distribuiti nel
territorio.
In questa dichiarazione di Di Lello, più degli occhi, sembrano chiusi altri e più importanti
organi vitali se si pensa di confutare la riforma federale prendendo a prestito strumentali
provocazioni.
La richiesta di federalismo sale forte e prepotente dal basso. Dagli elettori. In tutta Italia.
Non è una chiusura di frontiere, ma un allargamento di libertà.
Certo che dipende da come è tradotta! Ma allora lavoriamo nel merito dei contenuti, con
nostre proposte, non esorcizzandola in sé come il male dei mali.
Di Lello dimentica o non sa i valori ispiratori del socialismo italiano. La sua storia anche
contemporanea, la sua vittoria nella realizzazione nell’Italia delle Regioni durante il centro
sinistra e tutta la sua cultura impegnata a realizzare modelli di democrazia diretta, partecipata,
decentrata sulla base dei principi di sussidiarietà.
Devo però ammettere che le colpe di un tale disorientamento non possono cadere sul
singolo.
Quello che doveva essere un nuovo partito si sta disgregando alla velocità di un ghiacciolo
al sole estivo e nello stesso luogo di partenza.
Angius ed il suo gruppo se ne va. Nesi ed il suo anche.
Il Partito in Abruzzo va ad elezioni amministrative diviso in due. Infatti, i compagni del
regionale hanno deciso di non aderire alla lista del PD. Cosa fa allora il NUOVO Partito
di Roma? Li commissaria “democraticamente”! Sempre democraticamente, impone una
scelta non voluta di alleanza con il PD. Scelta palesemente sbagliata per quella situazione
e distruttiva per la nostra immagine. Un grande esempio dei nuovi principi e di un nuovo
partito!
Della segreteria nazionale di undici membri, eletta qualche mese fa, sembra che ne rimanga
forse la metà. Il resto o se n’è andato da altre parti o non c’è più.
Ora il grande sforzo strategico del nostro gruppo dirigente, chiamiamolo così, è di rifare
un accordo nazionale con il PD in vista delle Elezioni Europee. Un Partito Democratico
che non ci ha voluto, che ci ha umiliato e che ci ha ridotto in polvere, per completare
l’azione operata, sempre dagli stessi, con Mani Pulite. Il nemico non si ferisce, ma si uccide!
Per non parlare delle periferie regionali o provinciali dove l’emulazione nei metodi e nei
contenuti è più penosa che triste.
Una sola cosa mi dispiace veramente: l’immagine di una brava persona come è Riccardo
Nencini.
Essere puliti, preparati, nuovi, signori, di per sé non basta se non si è anche capaci di
rompere gli schemi del passato, quelle mentalità e quei comportamenti. Intendo dire: quel
modo di fare politica che è causa principale, se non l’unica, della sconfitta, ed ora, della
nostra ingloriosa fine.
Spettri nella nebbia è il titolo di questa mia insignificante ed ininfluente riflessione.
La nebbia sta per inconsistenza e spettri sta per orrore.
Sergio Verrecchia

INTERVENTO DEL SEGRETARIO VENETO ANGELINO MASIN ALLA MANIFESTAZIONE REGIONALE DI CHIOGGIA-VENEZIA DEL 11 10 2008,PRESENTI IL SEGRETARIO NAZIONALE STEFANO CALDORO, IL RESPONSABILE DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE FRANCO SPEDALE ED IL COORDINATORE DI SEGRETERIA ANTONINO DI TRAPANI

L’ULTIMO CORSO DEL NOSTRO PARTITO NASCE CIRCA UN ANNO E MEZZO FA.

DE MICHELIS DOPO LA LISTA UNITARIA QUASI OBBLIGATA DALLA SCISSIONE CON BOBO CRAXI, CON LA DC, DECISE UN ULTERIORE DIETRO FRONT A SINISTRA. NON ERAVAMO D’ACCORDO, IL PARTITO NON ERA D’ACCORDO. IL VENETO, DOVE SETTIMANALMENTE DE MICHELIS RIUNIVA LA SUA CORTE DEI MIRACOLI, ESPRESSE CON FERMEZZA CHE CON GLI EX COMUNISTI NON VOLEVAMO AVER NULL A CHE FARE. PER CUI PARTECIPAMMO CON FERVORE ED ENTUSIASMO AL CONGRESSO NAZIONALE DI GIUGNO CHE ELESSE NUOVO SEGRETARIO NAZIONALE STEFANO CALDORO. POI SEGUI’ IL TEMPO E L’ATTESA DEL NUOVO SIMBOLO E DI UNA NUOVA VISIBILITA’ ED IL NOSTRO ENTUSIASMO PER LA CHIAREZZA E LA LEALTA’ CHE CI DISTINGUEVA ALL’INTERNO DELLA CASA DELLA LIBERTA’,DOVE RAPPRESENTAVAMO, INEQUIVOCABILMENTE, L’ALA SINISTRA, LA PUNTA PIU AVANZATA DELLO SCHIERAMENTO.

POI GLI EVENTI POLITICI MUTARONO RAPIDAMENTE E RADICALMENTE. LA FINE DEL BIPOLARISMO DECRETATA DA VELTRONI CON L’AVVIO DEL PD, CUI SEGUI’,IN CONTRASTO, LA NASCITA DEL PDL, COSTRINSERO NOI, COME TUTTI GLI ALLEATI DEL CENTRO DESTRA RIFORMISTA, A RICOMINCIARE UN ALTRO PERCORSO, UNA NUOVA ERA POLITICA, CHE, IN QUESTO MOMENTO, E’ SOLO AGI INIZI, ANCHE SE POSSIAMO REGISTRARE IL PRIMO CAPITOLO IMPORTANTE DI QUESTA TERZA REPUBBLICA BIPARTITICA: LE ULTIME ELEZIONI, OLTRE A SCONFIGGERE LA COALIZIONE CHE REGGEVA PRODI, HANNO DECRETATO LA FINE DEGLI ESTREMISMI DI DESTRA E SINISTRA.

NON HA RISPOSTA FACILE LA DOMANDA COSA POSSIAMO FARE… CON IL SENSO DELLA POLITICA NON POSSIAMO PERMETTERCI, PER LA FORZA CHE ABBIAMO, DI IMPORRE UNA LINEA. E CON LA STESSA CONCRETEZZA DOBBIAMO APPREZZARE IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO NAZIONALE CHE HA INDICATO NELLA ELASTICITA’ DELLE POSIZIONI A SECONDA DEGLI AMBITI TERRITORALI, IL MODO PER SALVAGUARDARE LA NOSTRA AUTONOMIA E LA NOSTRA IDENTITA’.

NEL VENETO L’IPOCRISIA DEL CONSIGLIERE REGIONALE LARONI E L’OPPORTUNISMO DEL PRESIDENTE GALAN CHE DI FATTO SE’ TROVATO UN FEDELE RAPPRESENTANTE DI FORZA ITALIA IN PIU’ ANCHE SE ELETTO CON I VOTI DEL NUOVO PSI, CI HANNO OBBLIGATO ALLA SORDINA, AL VOLO RADENTE, ALL’AUTO OSCURAMENTO: NON AVEVAMO UN RAPPRESENTANTE PER ESPRIMERE LA NOSTRA POLITICA, NE’ POTEVAMO OPPORCI A QUESTA GIUNTA SENZA ESPORRE IL NUOVO PSI ALLA BERLINA DELLA CONTRADDIZIONE, ALLA GOGNA DELLA BATTAGLIA FRATRICIDA.

PUR TUTTAVIA NON ABBIAMO ABBANDONATO LA SCENA E CON LUCIDITA’ E PERSPICACIA, DIREI, ABBIAMO PARTECIPATO DA PROTAGONISTI, VISTI I RISULTATI, ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICO-AMMINISTRATIVE, INDICANDO AL NOSTRO ELETTORATO LA VOLONTA’ DI RAPPRESENTARE E SOSTENERE UN’AREA FEDERALISTA DAL VOLTO UMANO,QUALI NOI CI RITENIAMO E A, CUI ANCORA VORREMO RIVOLGERCI!

NON E’ CASUALE CHE LA LEGA NELLA NOSTRA REGIONE SIA DIVENTATO IL PARTITO MAGGIORITARIO.

IL NORDEST HA VOLUTO MARCHIARE ANCHE POLITICAMENTE LA SUA DIVERSITA, LA SUA ORIGINALITA’, IL SUO VALORE SOCIOECONOMICO. SAREI FALSO SE DICESSI CHE MI DISPIACE AVER CONTRIBUITO A QUESTA AFFERMAZIONE IN UNA REGIONE DOVE LE BEGHE INTERNE DI FORZA ITALIA METTONO IN DUBBIO E TALVOLTA LIMITANO LE ULTERIORI POTENZIALITA’ E CAPACITA’ CREATIVE E PRODUTTIVE DEI SUOI ABITANTI.

RESTIAMO, COMUNQUE, ATTENTI AL PROCESSO CREATIVO DEL PDL, RIFIUTANDO CHE POSSA BASARSI E FONDARSI SU UN DUOPOLIO ( FI –AN ).

E’ SU UN NOSTRO CANOVACCIO PROGETTUALE CHE SI E COSTITUITA RECENTEMENTE A VICENZA LA CONSULTA REGIONALE DEI PARTITI MINORI, DI CUI SIAMO PRIMI ADERENTI ASSIEME ALLA DC DI ROTONDI E CHE PRESTO VEDRA’ LA PARTECIPAZIONE DI ULTERIORI PARTNERS CHE NON ABDICANO ALLA LORO IDENTITA’ E – DICIAMOLO – ANCHE ALLA LORO DIGNITA’ !

CI AUGURIAMO CHE DA QUI ALLE PROSSIME ELEZIONI ESISTANO TUTTI I PRESUPPOSTI E CE NE FAREMO, ANZI, CARICO PER DA VITA IN TERMINI PARITARI E POLITICI, AL NUOVO SOGGETTO POLITICO. ANCHE SE, PER DOVUTO REALISMO, CREDIAMO DI DIFFICILE RICOMPOSIZIONE L’UNITA’ INTERNA DI FORZA ITALIA ED ANCHE DI ALLEANZA NAZIONALE, NONCHE’ LO STESSO RAPPORTO TRA I “ SAGGI “ CHE SECONDO IL DUO VERDINI-LA RUSSA DOVREBBE GESTIRE IL NUOVO CORSO DI QUESTO PARTITO..

IL NUOVO PSI RESTA ELEMENTO COSTITUENTE DEL PDL E NON INTENDE ESSERVENE ESCLUSO. CI ADOPEREREMO ANCHE CON GLI ALTRI CESPUGLI PER FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE.

PER LE PROSSIME ELEZIONI, DOVE POSSIBILE CI IMPEGNEREMO A PRIVILEGIARE LA REALIZZAZIONE DI LISTE COL NOSTRO SIMBOLO, PUR NON ESIMENDOCI DAL VALUTARE L’OPPORTUNITA’ DI PRESENZIARE E SOSTENERE NOSTRE CANDIDATURE IN LISTE POLITICAMENTE A NOI VICINE, COME E’ SUCCESSO NEL COMUNE DI VERONA CON LA LISTA TOSI.

ATTENTI AD UNA DELLE CONCLUSIONI DEL NOSTRO ULTIMO CONGRESSO “ PRIMUM VIVERE DEINDE PHILOSOPHARE “, CERCHEREMO DA DARE GAMBE ALLE NOSTRE IDEE, PIU’ CHE IDEE ALLE NOSTRE GAMBE.

CI INORGOLISCE, SIA CHIARO, L’OBIETTIVO DI ESSERE IL PIU’ POSSIBILE VISIBILI COL NOSTRO BEL GAROFANO ROSSO. MA LUNGI DA NOI IL DIVENTARE VANESI.

SUL PIANO INTERNO IL NUOVO PSI VENETO ANNOVERA, DOPO QUELLO ELETTORALE, UN NUOVO SUCCESSO: IL PATTO FEDERATIVO CON UN’ASSOCIAZIONE NAZIONALE I CUI VERTICI E FONDATORI SONO PROPRIO DELLE NOSTRE PARTI.

QUESTE AGGREGAZIONI SONO LA TESTIMONIANZA CHE IL NOSTRO PROGETTO POLITICO, CHE SI RIFA AD UN SOCIALISMO LAICO E LIBERALE, HA ANCORA ATTRAZIONE E VALIDITA’.

AUSPICO CHE TUTTO IL PARTITO, A CIO’ RICONDUCENDOSI, AMPLIFICHI GLI SFORZI PER ACQUISIRE VISIBILITA’, CONSAPEVOLE, COME MOLTI, CHE IL SOLO IMPEGNO ORGANIZZATIVO NON PUO’ BASTARE A CONQUISTARE CONSENSO.

CONDIVO PIENAMENTE, INFINE, L’IDEA DI UNA “ CONFEDERAZIONE DEI PARTITI E MOVIMENTI SOCIALISTI ITALIANI “ OVUNQUE ESSI SIANO.

ANCHE SU QUESTO VERSANTE FAREMO LA NOSTRA PARTE QUI IN VENETO, PER CREARE MAGARI UNA VOCE UNIVOCA SUI TEMI IMPORTANTI ED ATTUALI QUALI LA SICUREZZA, L’OCCUPAZIONE, IL MONDO GIOVANILE, LA SANITA’, LA PRECARIETA DEL LAVORO,ETC., A PRESCINDERE, POI, DA RIPORTARE TALI POSIZIONI IN SCHIERAMENTI CHE PER QUANTO CI RIGUARDA, NON POTRANNO, PER MOLTO TEMPO ANCORA E FORSE MAI, PREVEDERE LA PRESENZA DI EX COMUNISTI E COMPAGNI DI DI PIETRO.

CON L’AUGURIO DI RIUSCIRE A PARLARE PIU’ SPESSO COL SEGRETARIO NAZIONALE, CHE MI PROSPETTO’ A VERONA QUANDO PRESENTAMMO IL SIMBOLO, L’UTILE COLLEGAMENTO SIMULTANEO IN VIDEOCONFERENZA SKIPE CON LE STRUTTURE REGIONALI, E DI POTER CHIUDERE IL TESSERAMENTO OLTRE IL 20 DI OTTOBRE, PROPRIO PER IL MAGGIOR COINVOLGIMENTO POSSIBILE, DELLA NUOVA ASSOCIAZIONE NAZIONALE, FEDERATASI MOLTO RECENTEMENTE, CHIUDO RINGRAZIANDOVI DI ESSERE QUI OGGI, E SCUSANDOMI SE TALVOLTA NON HO RISPOSTO ALLE VOSTRE ATTESE COME VORRESTE, O NON SONO STATO ALL’ALTEZZA DI CERTE SITUAZIONI NEL MODO MIGLIORE. POSSO SOLO DIRVI CHE CHIEDERO’ ALLA MIA PASSIONE POLITICA DI STARE ULTERIOREMENTE PIU’ ATTENTA PER CONTRIBUIRE A PRENDERCI QUELLE SODDISFAZIONI CHE TUTTI NOI , DA ANNI, MERITIAMO.

IL DI PIETRO SCATENATO CONTRO UNA SINISTRA SENZA BUSSOLA

Girotondini, saltimbanco, grilli, grillini, e quant’altro di coreografico spuntava, sistematicamente, in questo nostro Paese, veniva o riassorbito e incanalato nel mare magnum della sinistra (c’era sempre un posto a tavola), oppure veniva semplicemente usato come fiore all’occhiello col compito di certificare la vastità dell’universo contestatore e la sintonia che si aveva con esso. E’ stata un’operazione realizzata infinite volte, ma infinite volte la bacchetta del direttore d’orchestra rimaneva sempre saldamente in mano ai comunisti, post o ex che dir si voglia..

I danni prodotti alla sinistra, da questi personaggi, sono sempre stati di lieve entità perché nel saldo del dare e dell’avere le perdite non hanno mai raggiunto livelli preoccupanti, anzi a volte la sinistra ci ha pure guadagnato perché l’operazione gli permetteva di mantenere legami con settori difficilmente addomesticabili.

Oggi l’operazione ‘controllo’, omologazione e assoggettamento, non gli è riuscita per nulla, anzi tutta l’operazione IDV con Di Pietro si sta rivelando, più che una spina, addirittura, una acuminata spada nel fianco, tanto che molti compagni parlano ormai apertamente di “uno spettro che si aggirerebbe nella politica” e che starebbe seminando panico e distruzione. Di Pietro dopo aver incassato l’alleanza con Veltroni che lo ha messo al sicuro dal rischio sbarramento al 4% che praticamente era impossibile raggiungere da soli (vedere cosa è successo alla sinistra rossa porpora, ai socialisti, ai verdi) ha deciso, ma solo dopo le elezioni, di vivere di luce propria rifiutando la direzione unica della musica.

Niente gruppo unico, niente linea politica ‘concordata’, niente inciucio con il PD, ma percorso autonomo e concorrenziale. E ogni giorno che passa, l’ex Magistrato è sempre più distinto e distante da Veltroni e D’Alema. Perché? Perché il furbetto capisce che deve affrancarsi definitivamente da essi, conquistandosi quel 4% che gli potrà permettere di mantenersi in vita anche senza aggregazione elettorale. Ma essendo un 4% che può essere rosicchiato solo a sinistra, lo spinge ad una presenza su ogni argomento, attento a distinguersi e differenziarsi dai vecchi alleati e, addirittura, pronto a sostituirli, con un megafono in mano, come capopopolo.

Lo ha fatto sull’Alitalia diventando l’idolo di diverse hostess. Ha continuato a farlo su ogni argomento interessante la sua ‘famiglia’ d’origine, ripresentandosi come il solo sensibile alla difesa della Magistratura; ha chiesto e imposto il proprio candidato alla Vigilanza Rai; ha pontificato anche contro il Presidente della Repubblica ; e lo sta facendo oggi sul ‘lodo Alfano’ promuovendo un referendum e avviando la relativa raccolta di firme necessarie allo scopo. A lui non interessa come il referendum andrà a finire, gli interessa annodare rapporti, svegliare l’animo giustizialista che alberga in settori della nostra opinione pubblica, accreditarsi come l’unico non condizionato da alchimie di palazzo. Questo nel peggiore dei casi, ma nel migliore intravede anche in lontananza il costo zero dell’operazione, con il cospicuo rimborso elettorale che ne seguirà.

Dinanzi ad uno scenario simile si rimane letteralmente basiti per l’atteggiamento del PD che, invece di segnare nettamente le distanze da Antonio Di Pietro, tentando di prosciugargli l’acqua nella quale vive, tenta invece di inseguirlo sul suo stesso terreno, determinando, involontariamente certo, una legittimazione delle sue assurde posizioni e un aiuto a concretizzare i suoi sogni. Se questa è la classe dirigente della sinistra, Silvio Berlusconi potrà dormire sonni tranquilli, e con lui tutti noi. Peccato che le conseguenze possano essere gravi per il Paese, ma non si può far nulla dato che il senso dello Stato non abita più da quelle parti. Si può solo sperare in un ravvedimento.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 13.10.2008

LA PROTERVIA E L’ARROGANZA NON DEVONO PASSARE

No e poi no, l’arroganza e la presunzione con le quali si tenta di imporre al Parlamento di fare una scelta, a Presidente della Vigilanza Rai, molto discutibile per l’assenza totale, nel candidato proposto, di un pur minimo elemento di equilibrio da super partes, non possono e non devono passare. A tal fine non potranno servire nè i digiuni pannelliani, né lo stesso invito di Giorgio Napolitano al Parlamento a voler adempiere pienamente ai propri compiti istituzionali.

Il digiuno di Marco Pannella e l’invito del Presidente della Repubblica, ambedue indirizzati a tutti i ‘contendenti’, devono, semmai, servire a ricercare condivise vie di sblocco di una situazione delicata che sembra utilizzata per sancire pesi e contrappesi all’interno del variegato mondo dell’opposizione. La Presidenza della Vigilanza è in sostanza la scusa per misurarsi tra Di Pietro e PD, e poter affermare, da parte dell’IDV, il proprio indiscusso autonomo ruolo di giacobinismo allo stato puro, e la propria capacità di imporre i propri disegni anche ad una grande aggregazione com’è il partito nato dalla somma di DS e della Margherita..

Non c’è altra spiegazione, infatti, nel volersi intestardire in una proposta, antesignana del giustizialismo dell’era moderna, che storicamente rappresenta la parte più oscena delle forze succube del ruolo ‘etico’ della Magistratura, e la parte più plateale dell’antimafia da convegno o da tavola rotonda. Indecenti i suoi attacchi a Giovanni Falcone che hanno contribuito a isolarlo rendendolo più esposto alla strategia stragista della mafia siciliana, e vergognosi e infamanti, in una trasmissione televisiva, gli attacchi diretti contro il Maresciallo Lombardo che non ha retto alle insinuazioni e si è sparato un colpo di pistola alla testa alla vigilia del suo viaggio negli States per prelevare il boss Badalamenti che era pronto a venire a deporre al processo contro Giulio Andreotti per smentire le panzane sostenute dal cosiddetto ‘pentito’ Buscetta.

No e poi no, il nostro Leoluca Orlando Cascio può stare con Di Pietro, può essere stupidamente accolto, per ragioni di alleanza, dagli ex comunisti, può continuare a fare carriera con l’antimafia da barzelletta e utilizzare tutte le occasioni che gli si presentano, ma non può essere un soggetto super partes in un ruolo da assumere con i voti determinanti del PdL.

Ed allora, come si esce dall’impasse? Come rispondere positivamente ad un Presidente, che superata la fase di rodaggio iniziale, si sta dimostrando veramente super partes? Come evitare che l’attuale ‘digiuno’ pannelliano (ma sarebbe ora che Marco la smettesse di ‘ricattare’ il sistema politico italiano con questi mezzi) possa scivolare verso pericolosi sbocchi? La strada è quella di una rosa di nomi tra i quali scegliere. E’ la proposta avanzata da Casini che, a scanso di equivoci, ha dichiarato anche che non intende avere nella rosa alcun nome di personaggi aderenti al suo partito.

La convocazione della riunione congiunta dei capigruppo alla Camera ed al Senato decisa da Schifani e Fini va in questa direzione, e credo che il Nuovo PSI di Stefano Caldoro debba sostenere questa strada che, tra l’altro, sarebbe la più corretta per evitare la ‘putinizzazione’ del Parlamento (vero Veltroni?) che con una sola proposta sarebbe chiamato solo a ratificare quanto la protervia e l’arroganza scodellano. La storia ci ricorda che questo, nel nostro Parlamento, non avviene neanche per l’elezione del Presidente della Repubblica. Non può adesso avvenire perché lo richiede il Di Pietro di turno.
Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 05.10.2008

MALGRADO I PROCLAMI, SONO SEMPRE GLI STESSI

La vicenda Alitalia è emblematica del modo d’essere dei cosiddetti ex o post comunisti. E ciò indipendentemente se a rappresentarli c’è un signore che si chiama Veltroni, o se invece ci fosse un tale chiamato D’Alema o anche un certo Pincopallino. Cambia tutt’al più il tono della voce che può essere suadente, sprezzante o semplicemente incolore, ma il percorso sarà sempre lo stesso. Si spara a zero, si creano mille problemi, si cerca di non farsi scavalcare a sinistra neanche da Di Pietro, ma quando ci si accorge che le cose, malgrado loro e le loro strategie, vanno avanti positivamente e l’opinione pubblica ne è contenta, scatta il famoso arboriano.. indietro tutta.

Alitalia atto primo. Il governo Prodi (specialista in materia) tenta la carta della svendita della compagnia di bandiera all’Air France, ma l’operazione non va in porto per l’opposizione dei Sindacati che, in assenza della tenacia di un Gianni Letta, hanno partita vinta. L’Air France si tira indietro pensando che avrebbe potuto avere maggiori chances dopo le elezioni. Chiunque avesse vinto, infatti, essendo con l’acqua alla gola, doveva presentarsi col cappello in mano a pietire un intervento di semplice assorbimento.

L’atto secondo vede il Governo Berlusconi difendere l’italianità della compagnia di bandiera impegnandosi, in piena campagna elettorale, a promuovere una cordata di imprenditori capace di salvare la Compagnia dal fallimento e in grado di rilanciarla sul mercato. Ricorderanno tutti i frizzi e i lazzi sulla cordata: fuori i nomi; si tratta di sicuro dei suoi figli; è il classico gioco delle tre carte; un imbroglio destinato a sciogliersi come neve al sole dopo le elezioni; se ha fallito Prodi con Air France dove vuole andare il megalomane?; e via di questo passo. A dar manforte a lor signori, come sempre, la grande stampa italiana e, perché no?, anche quella straniera.

Il terzo atto comincia con la vittoria di Berlusconi. Mentre il premier affronta le emergenze più impellenti come quella dei rifiuti a Napoli, viene tartassato di sollecitazioni a fare i nomi della cordata e il suo silenzio viene propagandato come l’ammissione del bluff elettorale. Superate le emergenze ed affrontati alcuni nodi importanti come la sicurezza dei cittadini, l’immigrazione clandestina, l’abolizione dell’ICI e tutto ciò che si è saputo fare nei primi 100 giorni, Berlusconi affronta il problema Alitalia. La cordata c’è, ne fanno parte fior di imprenditori italiani, e il Presidente è tale Colaninno (padre del giovane imbarcato sul jet di Veltroni, il PD).

E’ il quarto atto che disvela pienamente l’ipocrisia dei comunisti. Nella cordata, la CAI, non ci sono i figli di Berlusconi, la cordata è abbastanza solida e si lavora anche per avere tra i soci (ma solo di minoranza) una grossa compagnia straniera andando anche aldilà dell’orizzonte francese. Mancano, e questo è drammatico per la sinistra, elementi per poterla attaccare frontalmente e farla fallire sul nascere (che importa per le migliaia di dipendenti senza lavoro?). Ma è un lavoro sporco e si delega a farlo un killer di professione: il Sindacato, e per essere sicuri del risultato si lascia libero il campo andandosene negli States.

Al ritorno, sul campo di macerie, si potrà dar vita al solito show fatto di attacchi, lamenti, accuse: chissà forse si riuscirà a far cambiare il vento. Ma al ritorno il nostro Walter trova la sinistra isolata, il sindacato alle corde, Berlusconi e il suo Governo alle stelle nei sondaggi, e una opinione pubblica inferocita contro la sinistra e i sindacati, e fortemente favorevole all’accordo pro Alitalia. E allora: indietro tutta. Basta una letterina per dire il merito è mio, soltanto mio. Ma a chi lo dice? Chiaramente solo a se stesso perché neanche i suoi gli possono credere. Figuriamoci il solito Di Pietro che imperterrito continua a cavalcare l’opposizione a prescindere.

Anche per questo i socialisti del Nuovo PSI di Stefano Caldoro hanno scelto di stare nel Popolo delle Libertà. La doppiezza, l’ipocrisia e la menzogna sono nemici giurati dei riformisti.
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 28.09.2008

Rovigo: intesa tra Nuovo PSI e Federazione delle liste civiche

Vista l’intesa definita tra il Nuovo Psi, indicato come Partito, e la “Federazione delle liste civiche ambientaliste liberali e riformatrici”, indicata come Associazione, la scrivente, presane conoscenza, intende accelerare i tempi di collaborazione ed integrazione reciproca, onde realizzare le più ampie finalità politiche previste dal protocollo sottoscritto a livello nazionale.

Pertanto, in rispetto ed attuazione dell’art. 30 del vigente Statuto ed a seguito di precisa delibera del Direttivo convocato in data odierna, le comunico che è stata cooptata nella segreteria provinciale, con il ruolo di coordinatrice della stessa con particolare compito di comporre le liste elettorali del Nuovo Psi alle prossime votazioni provinciali.

Preannuncio che sarà invitata a partecipare ai nostri lavori già dal prossimo incontro.

La presente risoluzione verrà ratificata martedì prossimo anche dagli organismi regionali, che, a livello di Ufficio di Segreteria, hanno anticipato il loro sostanziale assenso.

Un caloroso abbraccio ed un arrivederci.

Il Segretario di Federazione
Angelino Masin

PDL: CALDORO (NUOVO PSI), SI GUARDI IL MODELLO AMERICANO =

Roma, 17 set. (Adnkronos) – ‘La leadership di Berlusconi, che unisce e convince, e’ capace di raccogliere oggi la percentuale record del 65% del consenso dei cittadini. Questo dato impone al nuovo soggetto politico di aspirare a percentuali ancora piu’ alte rispetto alla maggioranza relativa degli elettori che nelle ultime elezioni politiche lo hanno votato’. Lo ha sottolineato Stefano Caldoro, segretario nazionale del Nuovo Psi e parlamentare del Pdl che ha partecipato con Lucio Barani alla prima riunione del comitato costituente del Popolo della liberta’.

‘Un cosi’ largo consenso – ha aggiunto – non puo’ tradursi nella vecchia forma dei partiti del passato con organizzazioni gerarchiche e rigide ma deve essere un movimento aperto rappresentativo di ‘tutte le identita’ culturali e politiche, come ha ricordato Berlusconi, e delle forze moderate cattoliche liberali e riformiste’ che hanno sempre rappresentato la maggioranza degli italiani’.

‘Il modello americano e’ il piu’ moderno e nello stesso tempo il meno rigido che permette una ampia partecipazione della politica, della societa’ e delle realta’ territoriali. Un forte soggetto politico nazionale – ha concluso Caldoro – che possa andare di pari passo con le riforme in chiave federalista che il Paese sta affrontando’.

Socialisti riformisti mai con ex Pci

Set
11
Gio 15.43 – Con frequenza nel dibattito politico irrompe il tema del ruolo dei socialisti. In molti, editorialisti e non, accusano quanti in questi anni hanno fatto la scelta di sostenere la leadership di Berlusconi. Il dibattito avviato da Michele Serra e che Cicchitto e Nencini hanno animato merita alcune riflessioni. L’editorialista di Repubblica si stupisce perché alcuni socialisti, io dico riformisti, sostengono un governo di destra; le argomentazioni rischiano di ignorare alcune verità storiche e non superano vecchi pregiudizi. Innanzitutto la distinzione fra destra e sinistra, che ha caratterizzato il secolo scorso, è ormai destinata ad essere archiviata. Capita nell’Italia del terzo millennio ed è un fenomeno che interessa la Germania, basti guardare le vicende della Spd, e le scelte di socialisti francesi. Sarebbe sufficiente riferirsi alle parole di Blair quando evidenzia che oggi “La distinzione è fra passato e futuro”. Il socialismo riformista, dunque, non può avere recinti antichi. Se si esclude l’accordo, puramente elettorale, del 1948 con il fronte popolare, non ci sono esperienze di governo nazionale che hanno visto insieme il Psi ed Il Pci. Il Psi, che indubbiamente aveva sensibilità che guardavano alla sinistra comunista, ha sempre dialogato e governato con le forze laiche, liberali e soprattutto cattoliche. Le organizzazioni minori, ad esempio il Psiup negli anni sessanta o il Ps di Boselli più di recente, che sono rimaste alleate a sinistra sono state presto fagocitate e sciolte. D’altra parte le migliori esperienze socialiste di governo del dopoguerra, il centrosinistra di Nenni e gli anni di Craxi, hanno sempre visto il Pci protagonista di una netta opposizione. La fine della prima Repubblica ha poi creato una profonda frattura fra il socialismo liberale e riformista e la sinistra post comunista. Quanto è accaduto, negli anni novanta, e le diverse letture rendono difficile, come opportunamente ricorda Cicchitto, la convivenza fra quanti hanno scelto il riformismo ed il garantismo e quanti hanno preferito il giustizialismo ed il conservatorismo.
Bisognerebbe sottolineare che chi allora scelse la via della rivoluzione giudiziaria oggi anima l’esperienza del centrosinistra. Nella finta sinistra italiana attualmente il peso dei giustizialisti è ancora molto determinate come lo è quello dei conservatori che si oppongono ad ogni cambiamento. Il governo Berlusconi, che Sella definisce più a destra di tutta l’Ue, si sta caratterizzando per una politica di riforme e di modernizzazione. I provvedimenti sulla scuola e la ricerca, che già la Moratti aveva avviato, gli interventi in campo economico di Tremonti, che guardano al futuro, superano nei fatti la vecchia distinzione fra destra e sinistra.
I socialisti riformisti non possono che sostenere gli sforzi di chi è impegnato nel rilancio del sistema Italia, non possono non sostenere la battaglia di Brunetta che intende premiare quanti meritano, non possono non sostenere la politica euro mediterranea di Frattini o la costruzione di un moderno sistema del welfare pensata da Sacconi.
Stefano Caldoro

La diaspora non é finita

L’idea che non muore. Oggi sia nel centrodestra che nel centrosinistra in molti si dichiarano riformisti e liberali, dimenticandosi il più delle volte che la cultura riformista liberale è nata, cresciuta e si è affermata in un partito un tempo glorioso e oggi ridotto ad un fantasma di se stesso. Ma ciò sta a dimostrare sostanzialmente tre cose: A) che quel tipo di cultura ha storicamente vinto, a sinistra come a destra B) che il popolo socialista sta sia a sinistra sia a destra ma soprattutto C) che la tristemente famosa diaspora non è finita. Socialisti che si dichiarano tali stanno nel popolo delle libertà (Nuovo Psi, socialisti di Forza Italia), nel partito democratico (Del Turco, Benvenuto, Amato, Marini, Manca ed altri), nel Ps e addirittura anche nell’Udc. Nessuno può ergersi a paladino del socialismo-liberale più autentico. L’errore più grande di tutti questi anni è stato quello di credere che la ricostruzione del partito potesse nascere dal rimettere insieme i cocci dirigenziali delle singole anime socialiste senza fare il conto con la base socialista, con il popolo socialista ma soprattutto con la creazione di un nuovo movimento liberalsocialista “dal basso”. Ma la nascita di un nuovo grande movimento di idee nell’alveo della cultura riformista, portatore di una cultura alternativa al duopolio Pd-Pdl e che vada al di la’ dell’obsoleto concetto destra/sinistra, ha bisogno di molto tempo per concretizzarsi. Nella fase attuale molto concretamente dobbiamo cercare di fare la nostra parte a destra come a sinistra. A mio avviso tutti coloro che si richiamano al nostro tipo di cultura che stanno nell’attuale centrodestra dovrebbero lavorare per cercare di creare un forte gruppo riformista (che esiste) in quell’area di riferimento e la stessa cosa dovrebbero farla a sinistra, al fine di far nascere veramente un nuovo movimento culturale e politico trasversale ai vecchi schemi e alle vecchie alleanze ma che si richiami ai valori di un liberalismo sociale e riformista evoluto. Ciò lo si crea a mio modesto avviso attraverso associazioni, circoli, leghe, giornali di stampo riformista e liberale che possono stare, nella fase attuale, a destra come a sinistra, ma che hanno come scopo ultimo la creazione del popolo riformista e quindi di conseguenza di una casa liberalsocialista nella quale tutti possiamo riconoscerci. Noi abbiamo l’onere e l’onore di preparare una nuova alba. Dobbiamo essere convinti che solo il socialismo riformista e liberale inteso come rivoluzione continua verso riforme di ordine sociale, nel nome della Nazione, del Popolo, della Solidarietà, del Lavoro, dell’Ambiente, possa restituire all’uomo quella sua originaria libertà e creatività da estrinsecare in una rinnovata “Polis”. L’alba di un nuovo socialismo è l’alba di una nuova storia nella quale la sovranità delle nazioni, il diritto dei popoli, e la sussidiarietà di comunità tornano protagoniste. Il sole dell’avvenire può sconfiggere la notte dei tempi. Dipende da noi e dalla missione che intendiamo affidare al socialismo di domani. Nessuno dovrebbe mai perdersi d’animo, oggi siamo costretti a lavorare divisi per poi un giorno colpire uniti nel nome del socialismo riformista più autentico del termine, ma soprattutto nel nome della libertà, della democrazia e della giustizia sociale che i nostri padri ci hanno regalato.
Massimo Stefanetto (Nuovo Psi Monza e Brianza)

I CENTO GIORNI CHE HANNO SCONVOLTO LA… SINISTRA

Quando Newsweek ha elogiato il ‘miracolo Berlusconi’ per i suoi primi cento giorni di governo, con giudizi lusinghieri e inaspettati, anche perché eravamo abituati a ben altra sgradevole musica, abbiamo capito che veramente si era imboccata la strada giusta. Sapevamo che si era partiti col botto, ma temevano che la nostra condizione di alleati convinti poteva condizionare il nostro giudizio. In pratica avevamo paura di esprimere solo un giudizio di parte.

Quando poi, con una furia degna del proprio nome, l’ex Direttore dell’Unità Furio Colombo, ha teso a spostare l’attenzione dal merito dell’articolo alla costruzione di un’ipotesi di giornalista inesistente che, guarda caso, avrebbe libero accesso alle colonne del giornale, ci siamo convinti definitivamente che la strada imboccata è quella giusta, che Berlusconi è un leader più che capace, che l’aggregazione moderata che ha saputo mettere assieme è una maggioranza di governo e non solo elettorale cosa che gli italiani avevano capito perfettamente decidendo di chiudere l’infausta stagione prodiana degli annunci, delle paralisi programmatiche e delle tasse facili e perpetue.

Il successo dei primi cento giorni, il mantenimento della luna di miele col Governo Berlusconi, e la differenza palpabile, con Romano Prodi, del modo di governare fanno allontanare inesorabilmente la possibilità di un recupero degli antagonisti rendendo super nervosa la sinistra, quella uterina dei grilli, dei travagli, dei colombi fino ad arrivare alla non-sinistra dipietresca, e rende ondivaga, confusa, incapace e senza bussola quella che vorrebbe essere, ma non ci riesce, una sinistra affidabile a cui manca, tra l’altro, anche il senso dello stato.

I primi cento giorni fanno paura. Tutti gli allarmismi usati contro Berlusconi e la sua aggregazione moderata sono caduti nel vuoto. Gli italiani non credono più al grido continuo e inesorabile di ‘al lupo, al lupo’. Gli italiani hanno apprezzato la soluzione dell’emergenza spazzatura a Napoli (avuta in eredità da Prodi e &), hanno salutato con gioia la stretta di vite sull’immigrazione clandestina e per la sicurezza dei cittadini, non si sono fatti fuorviare sulla raccolta delle impronte digitali dei rom, né hanno storto il naso per l’uso dei soldati in alcune città, hanno gioito per le decisioni sull’ICI e sulla regolamentazione degli straordinari, per la lotta contro i ‘fannulloni’ e l’avvio di processi premiali per i meritevoli, non si sono scatenati per la legge sulle Alte Cariche dello Stato ma l’hanno accettata perché segna la fine di una assurda ed ingloriosa telenovela che durava ormai da oltre quindici anni, e rischiava di paralizzare l’attività di governo.

Si, i primi cento giorni fanno paura. Essi sono la cartina di tornasole del forte rapporto con i cittadini e del fallimento di una opposizione ottusa e nichilista. Fanno paura perché ai primi cento giorni ne seguiranno altri cento, e si andrà avanti senza alcun tentennamento anche perché incoraggiati e sostenuti da un’opinione pubblica consenziente ai provvedimenti governativi. Avanti tutta quindi con il federalismo fiscale solidale,con la riforma vera della magistratura, con il rilancio delle infrastrutture e delle grandi opere, con la ripresa della costruzione delle centrali nucleari, con la riforma delle istituzioni liquidando gli Enti ‘doppioni’ e inutili, con la lotta al carovita, e con l’avvio di un alleggerimento fiscale.

Su queste cose e su questo programma è schierato il Nuovo PSI di Stefano Caldoro, e viene semplicemente da ridere quando si continua a ripetere, ossessivamente, che una forza socialista deve stare sempre e comunque a sinistra. A fare che? Giocare con gli apprendisti stregoni a sgovernare l’Italia? No grazie, preferiamo stare con chi è capace di riformare il nostro Paese.

Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 27.8.2008

OLIMPIADI, NON SERVE SCOPIAZZARE I COMUNISTI

No, non ci stiamo, malgrado il rischio di parafrasare un famoso detto del ‘Peggiore’, diciamo chiaro e forte, non ci stiamo. Le sortite della Meloni e del pur scafato Gasparri, sono il peggio che poteva prodursi alla vigilia delle Olimpiadi , non certamente, per le encomiabili motivazioni giustificative, ma per l’acre sapore della scopiazzatura del modus operandi dei comunisti, e per l’atteggiamento da primi della classe totalmente fuori luogo, in questo momento.

Che la cosiddetta sinistra ed i comunisti, comunque camuffati, utilizzino strumentalmente, qualsiasi argomento e ogni possibile occasione, come la recente vicenda italiana dimostra, è prassi normale e scontata: ci si aggrappa, infatti, ad ogni aspetto offerto dal dibattito e dalle scelte politiche per tenere la scena e tentare di limitare la loro disperazione, aggirare la loro incapacità a reggere il confronto e uscire dal loro persistente isolamento.

Che lo stesso venga fatto da rappresentanti di un largo schieramento, forte del sostegno della stragrande maggioranza degli italiani, stride e non poco, anche perché non c’è bisogno di simili mezzucci per orientare l’opinione pubblica, e non c’è alcuna necessità di tenere la ‘scena’ strumentalmente, col rischio, non secondario, di innescare effetti controproducenti essendo gli italiani allergici alle strumentalizzazioni di qualunque colore. Mischiare politica e sport potrebbe avere questo risvolto.

Il problema dei diritti civili e della democrazia in Cina non è un problema degli atleti, ma di tutta la comunità internazionale che volendo poteva ‘penalizzare’ il gruppo dirigente cinese decidendo di non effettuare la tornata delle Olimpiadi moderne in quel Paese. Ma se la vastità di quel territorio, la enormità di quella popolazione e gli sviluppi di questi ultimi anni, spingono i politici ad evitare crisi internazionali e gli imprenditori a pregustare i nuovi mercati che si aprono per superare la recessione, è ipocrita ‘scaricare’ l’onere della testimonianza pro democrazia sugli atleti.

La ‘testimonianza’ degli atleti, tra l’altro, a parte i rischi per chi la compie, non sposterebbe di una enne il problema che assilla non solo la Meloni e Maurizio Gasparri, ma tutto il Popolo della Libertà che deve continuare la propria azione di stimolo e pungolo politico sapendo che, pur essendo lunghi i tempi per una valida maturazione, il percorso verso forme di libertà e democrazia è tracciato, obbligato e ormai indifferibile.

Il Nuovo PSI, parte integrante del Popolo delle Libertà e, per storia e formazione, partito libertario sta con i piedi per terra, così come vi sta lo stesso Dalai Lama. I socialisti sanno tenere distinta la politica dallo sport, e quindi lanciano, questo si, con convinzione, un appello ai nostri atleti acchè si facciano onore e possano portare a casa quelle medaglie d’oro, d’argento e di bronzo che sono il riconoscimento della loro bravura e del loro primeggiare. In questo modo potranno ‘testimoniare’ la valenza della democrazia occidentale nella quale sono vissuti, cresciuti ed allevati. Altre forme sarebbero solo civetterie che lasciano il tempo che trovano.

A ognuno il proprio compito. Auguri AZZURRI.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 7.8.2008

Tavola Rotonda del Nord: un progetto che dobbiamo fare insieme

Credo che si debba cambiare anche il sistema di preparare questi convegni; non più un’oligarchia ristretta, che decide spesso disconnessa dalla realtà, ma delle tesi da sviluppare aperte al contributo della rete.
Vi chiedo quindi di mandarmi tutti i suggerimenti che ritenete opportuni, perchè si possa riempire di contenuti il ragionamento politico che i Socialisti vogliono fare.
Nel frattempo sono andato a riascoltare alcuni contributi del convegno che la Direziona Nazionale (vera) del PSI (vero) fece a Brescia nel 1990. Per chi volesse qui c’è il link.
Aspetto il vostro contributo.

Grazie
Franco Spedale

Contributi del Convegno 1990

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Una grande manifestazione politica dei Socialisti del Nord

È di questi giorni la notizia del Congresso, previsto per Gennaio-febbraio 2009, di “fondazione” della PDL.
Una circolare a firma del coordinatore di F.I. Verdini e del reggente di A.N. La Russa, apparso anche nei giornali, tracciano il percorso di un processo che sembra tutto interno ai due principali raggruppamenti.
La somma dei due partiti insomma che, riprendendo logiche ormai a noi Socialisti ben conosciute, considerano tutto il mondo ruotare attorno a loro e di utilizzare, a seconda delle necessità io piccoli raggruppamenti di turno, Nuovo PSI compreso.
Un dibattito, che seppur apparentemente non ci può interessare, in realtà ci obbliga a svolgere alcune riflessioni.
La prima riflessione riguarda al ruolo che una componente laico-liberal Socialista potrebbe e può svolgere all’interno della PDL, ossia senza i “Socialisti” il PDL cosa rappresenta?
Io sono convinto che la nostra area sia elemento indispensabile per la formazione di un nuovo soggetto politico, moderato, innovatore e aperto alle nuove problematiche. E non lo dico da Socialista convinto quale sono sempre stato, lo dico perché oggettivamente manca oggi in Italia un’area che si riconduca alla politica riformista del Socialismo liberale.
È conseguenza evidente che senza il Socialismo liberale il PDL è assolutamente assimilabile al PDL senza la L cioè il PD, un’aggregazione che specularmente si trova ad essere conservatrice.
La seconda riflessione si basa sul fatto se possiamo o meno incidere sulle regole del gioco.
È altrettanto evidente che la risposta è NO.
Del resto un ceto politico che si autocelebra e autonomia non può far altro che stringere il cerchio invece che allargarlo poiché se il meccanismo di confronto si dovesse basare sulle capacità politiche, credo, senza esagerare che il 99% degli attuali dirigenti dei maggiori Partiti Politici si troverebbero immediatamente disoccupati.
E qui si pone per noi il vero problema.
Se siamo convinti, come lo siamo che non vi siano neppure le minime condizioni per intraprendere un confronto con il PD, dobbiamo allora capire come diventare elementi necessari per la costruzione del VERO PDL.
Se si modificherà la legge al Parlamento Europeo, se toglieranno cioè le preferenze e metteranno lo sbarramento, se le liste alle Provinciali saranno composte da AN-FI (PDL) da una parte e i partiti minori dall’altra nel ruolo degli utili idioti se si continuerà il processo di mortificazione di un confronto culturale (bene Gasparri!) come si è sempre continuato noi Socialisti Liberali, abbiamo il dovere di imporci con le idee.
Dobbiamo essere in grado di declinare capillarmente il significato dell’essere Socialisti-Liberali, di essere riformisti di essere innovatori.
Sono molto preoccupato del fatto che alle prossime elezioni Provinciali, laddove saremo determinanti Verdini e La Russa verranno a chiedere la presenza delle liste del Nuovo PSI.
Perché se questo dovesse avvenire senza che noi siamo stati in grado di costruire un progetto politico del dopo Berlusconi, verremo corteggiati, qualcuno di noi si sentirà gratificato per essere stato coinvolto, ma il giorno dopo saremo nella disperazione totale.
A me il PDL così come si sta formando non mi attira molto, almeno per il momento.
Credo fortemente nel processo federativo che possa veraci coinvolti, ma anche per avere il coraggio di proporci come interlocutori dobbiamo essere in grado di dimostrare di non essere dei questuanti della Politica ma viceversa di avere un progetto.
Una grande manifestazione dell’Italia Settentrionale che affronti con coraggio e prospettiva il tema del Federalismo Fiscale, della riforma del Lavoro, del miglioramento delle Infrastrutture, del riordino del Sistema Sanitario, che dia il senso di ciò che significa essere Socialisti oggi nell’Italia Settentrionale è quello che mi sono proposto di fare entro la fine dell’anno e che propongo a tutto il Partito Nazionale, affinché ripartendo con delle tesi Politiche dal Nord si possa tracciare un cammino che non sia solo elettorale ma che abbia il coraggio di scommettere sulla Politica.
Questo sistema non può reggere ancora molto, la politica ha delle sue regole e queste prima o poi ritornano prepotentemente, perché nulla può essere lasciato al caso, né tantomeno all’improvvisazione.
Solo riuscendo a spostare il confronto sulla politica allora potremmo dire di essere indispensabili.
Diversamente il nostro sarà un gioco al massacro, fatto di tante delusioni e di poche soddisfazioni.