LETTERA APERTA di Adolfo Collice al Presidente del Consiglio della Calabria

Egregio Presidente,
nei giorni scorsi, il nostro Capogruppo on. Galati ha ricevuto, a firma del Dirigente Risorse Umane del Consiglio Regionale, una lettera di reiezione della richiesta di attivazione della struttura speciale che è prevista per legge, essendo stato eletto nelle liste del Nuovo PSI ed avendo aderito a detto Gruppo nel quale non figura altro Consigliere (avendo l’on. Stancato abbandonato il Partito per aderire all’UDEUR, e avendo l’on. Racco aderito, prima al raggruppamento ‘I Socialisti’, e successivamente al Partito Democratico, che se non sbaglio è lo stesso dove milita anche Lei).

Mi rifiuto di pensare che il dottor Calabrò abbia deciso autonomamente il contenuto della lettera, perché essendo Ella il Presidente del Consiglio come minimo l’ha dovuta informare dell’iniziativa, a meno che non l’abbia addirittura concordata con Lei. La lettera in questione era accompagnata da un parere redatto dai Consulenti Giuridici della Regione che mi risulta siano addirittura cinque e percepiscono ben 4.000 euro al mese per ‘mezz’ora di presenza alla settimana’ negli Uffici della Regione (così recita la delibera di nomina). Fatte le dovute moltiplicazioni si tratta di un impegno di ben 240.000 euro all’anno (circa mezzo miliardo di vecchie lire) oltre ad eventuali rimborsi spese.

Mi sorprende che dopo i tanti proclami di risparmio o riduzione dei costi della politica Le sia sfuggito questo ruscelletto che fa sparire dalle casse regionali tanto denaro per così poco lavoro. E che lavoro!!! I suoi Consulenti invece di spremersi le meningi, per diversi mesi, per partorire il classico topolino, avrebbero potuto navigare su Internet ed avrebbero trovato alcune sentenze che sono abbastanza chiare in materia di Gruppi consiliari. Io gliene voglio citare solo due oltre a fornirLe un accenno di uno studio redatto sulla riforma del regolamento della Camera dei Deputati.

La prima è una sentenza della Cassazione (n. 3335 del 19.2.2004) che riguarda un processo per mancato pagamento delle prestazioni professionali di un avvocato di Lametta Terme, da parte della Lega Nord. In essa si legge testualmente: “la dottrina pubblicistica, nell’analizzare la natura giuridica dei gruppi parlamentari, ne ha sempre distinto due piani di attività: uno squisitamente ‘parlamentare’ in relazione al quale i gruppi costituiscono gli strumenti necessari per lo svolgimento delle funzioni proprie del Parlamento….; l’altro, più strettamente politico, che concerne il rapporto, ‘molto stretto, ed in ultima analisi di subordinazione’, del singolo gruppo con il partito di riferimento;….

La seconda è una sentenza della Corte Costituzionale (n. 4 del 12.4.1990) che riguardava un contenzioso in materia di gruppi consiliari tra lo Stato e le Regioni Liguria e Toscana. In essa si legge testualmente, al punto 2.1: “E’ opportuno ricordare che i gruppi consiliari sono organi del Consiglio Regionale, caratterizzati da una peculiare autonomia in quanto espressione, nell’ambito del Consiglio stesso, dei partiti o delle correnti politiche che hanno presentato liste di candidati al corpo elettorale, ottenendone i suffragi necessari alla elezione dei consiglieri. ….

La terza citazione è tratta da ‘La riforma del regolamento della Camera dei Deputati’ introdotto dal prof. Fulco Lanchester, il cui resoconto è stato redatto dai dott.ri Claudia Di Andrea e Paolo Zuddas. In esso si legge: “I gruppi parlamentari sono le proiezioni, in seno alle Camere, dei Partiti organizzati nel Paese. … Se, in altri termini, il gruppo parlamentare è la proiezione in Parlamento del partito, e se il partito è quella associazione che….. ha un idem sentire de Repubblica, …… occorre che il gruppo parlamentare corrisponda e aderisca in modo preciso al partito politico così come si è individuato nello svolgimento e nei risultati del procedimento elettorale”.

Orbene, Signor Presidente, se i Gruppi sono espressione dei partiti, per quale arcana questione Lei non ha voluto considerare per nulla la mia lettera con la quale La informavo che Racco e Chieffallo non facevano più parte del Nuovo PSI, per loro espressa dichiarata decisione, e che quindi non potevano costituire il gruppo con le insegne di un partito che non era più il loro, e con tutti gli appannaggi del caso? E per quale ragione non ha voluto tenere conto della dichiarazione fattaLe il 31 agosto scorso dall’on. Galati con la quale La informava che, essendo subentrato a Chieffallo, si iscriveva al Gruppo del partito sotto le cui insegne era stato eletto, e cioè il Nuovo PSI? E perché infine non ha voluto tenere conto dell’ultima lettera inviataLe con la quale la informavo che nel Gruppo Nuovo PSI, c’era soltanto Galati e nessun altro?

Presunzione, prevaricazione, abuso di potere? Non mi interessa più saperlo. Che le cose vadano come devono andare. Un problema è certo: tutti quelli, politici o dirigenti regionali, che sono responsabili di questa situazione devono riflettere seriamente perché di certo potrebbero pagarne le conseguenze.

Peccato, Signor Presidente, che, data la scorrettezza con la quale si è rapportato al sottoscritto ed al Partito che rappresento, debba salutarLa senza alcuna affettuosità.

dr. Adolfo COLLICE
Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Cosenza 29.11.2007

== L. ELETTORALE:FINI, NO A TEDESCO – INTESA FI-LEGA IN VISTA? =

== L. ELETTORALE:FINI, NO A TEDESCO – INTESA FI-LEGA IN VISTA? =
(AGI) – Roma, 26 nov. – Un sistema alla tedesca con uno sbarramento al 4% e l’indicazione preventiva del premier. Fonti parlamentari della Lega spiegano che potrebbe essere questa l’ipotesi che potrebbe riavvicinare le posizioni tra Bossi e berlusconi.
Il leader del Carroccio ai suoi in questi giorni ha spiegato di sentire “puzza d’inciucio” e di non volere “il ritorno dei democristiani”. Il timore e’ che berlusconi voglia chiudere “un accordo sottobanco” con il leader del Pd sul referendum oppure su uno sbarramento alto, che metta la Lega fuori gioco. “Lo sbarramento alto – spiegava nel pomeriggio un ‘delfino’ del Senatur – e’ tipico dei paesi come la Russia dove la democrazia c’e’ solo sulla carta”. Inizialmente dunque l’aut aut di Bossi prevedeva un ritorno al patto di Gemonio: “Il proporzionale – e’ il ragionamento – da’ una sponda a Casini e non salvaguarda la dimensione territoriale, il fatto e’ che la pazienza e’ finita e berlusconi ci deve dare delle rassicurazioni una volta per tutte”.
E l’ex premier avrebbe in un colloquio telefonico che ha preceduto l’incontro ad Arcore con Bossi (iniziato alle 20,50) garantito al Carroccio di non voler puntare affatto sul referendum e di poter venire incontro alle esigenze della Lega.
Da qui la possibile apertura di Bossi sulla riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Noi – questo il messaggio che avrebbe ‘recapitato’ il Senatur al Cavaliere – non aderiamo, ma ti seguiamo nel progetto del Partito della liberta’, ma tu non devi giocare con il fuoco del referendum.
Sarebbe una sorta di ok a quella che deputati della Lega neanche tanto velatamente chiamano ‘Opa’ di berlusconi su Fini e Casini.Questa sera l’incontro a casa berlusconi chiarira’ se sussistono le basi per chiudere un intesa tra il Cavaliere e il leader della Lega. berlusconi se riuscira’ a ‘disinnescare’ la mia della Lega potra’ presentarsi sul tavolo di Veltroni venerdi’ forte dell’appoggio di un importante alleato.
Oggi Gianfranco Fini ha ‘aperto’ il fronte del dialogo con il segretario del Pd ribadendo l’ok ad un confronto sulle leggi cosituzionali e il no a qualsiasi dibattito sul modello tedesco. Ma il tener legate le due questioni alla lunga puo’ rivelarsi un punto a favore del leader di An. “La verita’ – spiega Vincenzo Nespoli presente all’incontro – e’ che Veltroni non ha il coraggio di aprire al referendum, perche’ ha i partiti piccoli che gli mordono le caviglie”. Anche oggi la ‘querelle’ tra Fini e berlusconi e’ andata avanti con le accuse dell’ex ministro degli Esteri al Cavaliere ‘reo’ di aver archiviato il centrodestra.
berlusconi, intanto, continua a lavorare alla costituzione del partito che, ha ripetuto piu’ volte, non deve essere “un restayling” di Forza Italia. Per questo motivo starebbe pensando ad un “movimento leggero”, all’americana senza avvalersi di sedi mastodontiche, ma solo della partecipazione dei cittadini tramite gazebo e manifestazioni. (AGI

Pistole ai vigili urbani? Bastano storditori

Dico no alla dotazione personale del vigile di Polizia urbana di arma da fuoco. Per le necessità di questo Corpo sono sufficienti le bombolette spray paralizzanti o gli storditori elettronici sia di contatto che a distanza. Con buona pace della Cisl veneta e del vice-sindaco di Venezia, queste sono considerate dall’attuale legge delle vere e proprie armi, al pari di quelle da fuoco, per le quali necesita il porto d’armi.

Così, con buona pace di tutti, si potranno dare le relative indennità per dotazione e maneggio delle armi che alla fine è la vera motivazione all’origine di molte prese di posizione. Altroché sicurezza per i cittadini!

Cosa c’entrano le motivazioni delle rapine in casa? Per quanto riguarda le rapine o aggressioni, fortunati il rapinato o l’aggredito se le subiscono in presenza di qualche vigile di Polizia urbana e, in quel caso, sono sufficienti – e contemporaneamente più sicure per lo stesso agente, in quanto non richiedono doti particolari nell’uso come invece avviene per quelle da fuoco – le armi sopra indicate. L’errore umano è sempre in agguato ed a nulla vale scagliarsi contro le forze dell’ordine per la recente vicenda Sandri.

Renzo Riva
Buja

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http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Main&Codice=3584571&Data=2007-11-21&Pagina=13

Niente armi
ai vigili urbani:
basta lo spray

Dico no alle armi da fuoco ai vigili urbani. Per le loro necessità sono sufficienti le bombolette spray paralizzanti o gli storditori elettronici sia di contatto che a distanza. Con buona pace della Cisl e del vicesindaco di Venezia queste sono considerate dall’attuale legge delle vere e proprie armi, al pari di quelle da fuoco, per le quali necesita il porto d’armi. Così si potranno dare le relative indennità per dotazione e maneggio delle armi. Altro che sicurezza per i cittadini! Cosa c’entrano le rapine in casa?

Renzo Riva
Buja (Ud)

CALMARSI: C’E’ ANCORA MOLTA STRADA DA FARE ASSIEME

Dopo la grande abbuffata di dichiarazioni, analisi, speranze e prospettive, messe in campo un pò da tutti, con una velocità che solo l’accelerata alla politica impressa dal terremoto berlusconiano poteva permettere, sta subentrando una fase di riflessione alla quale bisogna partecipare, come riformisti socialisti, molto attivamente. C’è il rischio infatti di non comprendere gli scenari che si sono aperti e di ragionare col vecchio metro, col pericolo di non riuscire a discernere il grano dal loglio.

La Casa delle Libertà era già finita prima del terremoto. Come entità coesa e politicamente impegnata nella lotta politica era da tempo in quarantena. Infatti l’età del Cavaliere spingeva i due ‘colonnelli’, come impropriamente sono stati chiamati, in una corsa a differenziarsi con un obiettivo minimo, rafforzare la propria presenza sulla scena politica, e con un obiettivo massimo, tentare di accreditarsi come vero e unico ‘erede’. Con tattiche diverse, ma questo è lo sfondo del palcoscenico su cui si è cimentato il duo Casini-Fini.

Il primo sperando di diventare punto di coagulo delle forze centriste che gli avrebbe permesso di assurgere a novello condottiero delle forze di destra; mentre il secondo, per la maggior dote elettorale, s’era convinto d’essere autosufficiente nel raggiungere lo scopo. Tutte e due però piegati all’interno e soprattutto impegnati a fare le bucce al leader. L’onere di affrontare la battaglia politica rimaneva nelle mani di Berlusconi e di alcune forze minori che, perché tali, non hanno avuto un gran peso (così è stato nella campagna elettorale; così si è verificato nella difesa delle leggi partorite dal precedente Governo; così si è riproposto nella lotta contro la finanziaria). Tutte e due però dimentichi che il vero motore dell’aggregazione moderata (Casa delle Libertà) era stato e continua ad essere il Cavaliere Berlusconi.

La vicenda della successione, però, se da una parte mostrava la miopia politica di chi la cavalcava (strategicamente?), dall’altra diventava un vero e proprio sbarramento alla visibilità delle forze minori (la programmazione mediatica –di cui si parla proprio in questi giorni (illuminante l’articolo di Guzzanti)- aveva interesse ad esaltare i balletti di Casini e i distinguo di Fini, ignorando totalmente le forze minori non interessate al problema). Il terremoto, però, apre scenari nuovi e inediti. Non si tratta di bere la cicuta del Partito unico, ma di plaudire ad una iniziativa che libera anche la CdL dall’ingessatura in cui si trovava (i protagonisti erano sempre Forza Italia-AN-UDC a volte la Lega, e a volte Rotondi), e permette la costruzione di percorsi nuovi nell’interesse dell’Italia, del suo sviluppo e delle nuove generazioni.

Tra l’altro sono molte le forze, fra i moderati come fra i democratici, che non intendono confluire in calderoni unici. Fra i moderati, tanto per analizzare lo scenario in cui ci siamo collocati con l’ultimo Congresso, ci sono sicuramente, oltre ad AN e all’UDC, anche il PRI, la Destra di Storace, altri e soprattutto il Nuovo PSI, che a differenza degli altri ‘socialisti’ (quelli rifugiatisi a sinistra), ha oggi, soprattutto dopo l’uscita di Berlusconi, una caratterizzazione piena e senza equivoci. Non c’è più alcuna confusione col Cavaliere che ha scelto di collocarsi in Europa nel Ppe che non è certamente il nostro punto di riferimento.

Bisogna evitare, quindi, di avviare un referendum su chi vuole la confluenza e chi la rifiuta. E’ un falso dilemma. Non è questo il terreno di confronto: esso era e rimane la ramificazione del Partito, con radicazione sul tutto il territorio nazionale, e l’impegno a produrre iniziative e politica. Lo scontro attuale è destinato a rientrare, i kamikaze non fanno parte della cultura occidentale. E anche se non tutto può essere come prima, c’è ancora molta strada che dovrà essere fatta assieme. E il Nuovo PSI vuole esserci, e deve esserci con la sua identità, la sua storia e la sua autonomia: non abbiamo bisogno di alcun liquidatore come invece saranno costretti altri che di socialismo mantengono solo la parola.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria, 25.11.2007

ROTTO IL FRONTE DEL SILENZIO TRA I MASS-MEDIA CALABRESI

Sulla vicenda del Gruppo regionale del Nuovo PSI che ha registrato l’assurdità di un Gruppo bipolare o bicefalo con un Presidente, Luciano Racco, addirittura aderente ad altro Partito (nella fattispecie al Partito democratico), e con un Consigliere, l’on. Galati del Nuovo PSI, senza alcun ruolo perché esautorato dall’attuale Presidente del Consiglio, si è finalmente rotto il fronte del silenzio dei mass-media calabresi.

Pochi, infatti, hanno avuto il coraggio(?) di scrivere sulla vicenda, anche perché indirettamente sarebbe stato come scrivere contro l’on. Peppe Bova, e fra questi c’è il super coraggioso settimanale di attualità regionale (‘Mezzoeuro’) che ha dedicato all’argomento ben 5 pagine di articoli, commenti e documentazione varia. Un vero terremoto per il piccolo on. Bova sempre più convinto della sua onnipotenza. Ma anche i grandi (si fa per dire), prima o poi, se abusano del loro potere, finiscono male.

Sotto il titolo ‘Il Garofano calpestato’ il settimanale commenta con parole di fuoco “una vicenda complicata e incattivita dal peggio che la politica da queste parti sa esporre. Una storia di finte diaspore politico-culturali. Di appropriazione indebita di poltrone. Di quattrini, alla fin fine. E’ la storia del gruppo regionale dei socialisti…”. Nel sottotitolo il settimanale mette il coltello nella piaga e continua: “Anche dopo l’ingresso in Consiglio Regionale di Galati e l’uscita di Chieffallo rimane in vita il gruppo (360 mila euro all’anno) di Racco che continua a chiamarsi ‘Nuovo PSI’ che è, però, di altra collocazione politica. Racco per mantenere gruppo e appannaggi vari non ha abbandonato la dizione ‘Nuovo PSI’ . E Bova tace…”
Nella pagine seguenti si documenta come ‘Bova non poteva non sapere’, riproducendo la lettera del 3 febbraio 2006 con la quale gli si ricordava che Racco e Chieffallo avevano abbandonato il Partito. Nessuna risposta. Il 9 marzo 2006 nuova sollecitazione con l’avviso che il Partito avrebbe interessato del problema anche la Corte dei Conti. Ancora silenzio assoluto. Terza ed ultima lettera il 28 marzo 2006. Ma non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. Buio totale, silenzio di tomba.

Il ducetto Bova si fa vivo in autunno, rispondendo ad una interrogazione avanzata da un Consigliere, facendo sfoggio di grande cultura giuridica (sic!) e provocando una durissima lettera aperta del compagno Giovanni Alvaro che dopo aver sottolineato come per ben tre volte aveva ignorato le lettere del Partito, continuava: “C’è un limite a tutto, caro Presidente, ma Lei non se ne cura per nulla: mette il carro dove crede sia più opportuno per le sue alchimie politiche”.
Il servizio di ‘Mezzoeuro’ continua con la riproduzione dell’art. 27 dello Statuto che regola i Gruppi, con la pubblicazione dell’esposto denuncia alla Corte dei Conti dell’8 gennaio 2007, e con l’amara lettera, del successivo 10 gennaio, indirizzata ai Consiglieri della CdL totalmente assenti nella vicenda, e conclude: “Un gruppo bicefalo o bipolare perché Galati appartiene allo schieramento di centrodestra. Giurisprudenza applicata alle esigenze tutte tipiche dei calabrotti in politica. Si profila all’orizzonte un altro di quei casi che facilmente troveranno spazio quanto prima nel libro dei paradossi, degli sprechi, dell’incuria e delle negligenze che su scala nazionale si stampa in Calabria e che fa sorridere il Paese. Non potrebbe trovarsi altrove una tipografia simile…”.
Adolfo Collice
Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 25.11.2007

NUOVO PSI: CALDORO, PDL NON E’ ALTRO CHE FI CON UN ALTRO NOME =

(AGI) – Olbia, 24 nov. – Il segretario nazionale del nuovo psi, Stefano Caldoro, e’ intervenuto oggi a Olbia all’assemblea regionale del “garofano”, convocata in vista dello svolgimento dei congressi che stabiliranno gli organismi dirigenti del partito. Il popolo socialista che non ha gradito la scelta di Gianni De Michelis si e’ ritrovato nella sala congressi dell’hotel Martini per discutere di futuro, in particolare della collocazione che riguarda il partito dopo l’annuncio di berlusconi sulla nascita della nuova formazione politica che prendera’ il posto di Forza Italia.
“Se si restera’ in una logica bipolare – ha chiarito Caldoro – resteremo dove siamo attualmente, nel centrodestra.
Se invece il sistema elettorale sara’ ispirato al modello tedesco, ci sara’ grande liberta’ di scelta e decideremo al momento opportuno”. Non ci sara’, comunque, alcuno scioglimento del nuovo psi “anche perche’ – ha detto il segretario nazionale – il nuovo soggetto politico non e’ altro che Forza Italia con un altro nome”.
Intanto stasera, alle 17, all’Hotel Melia’ di Olbia, si tiene il congresso provinciale di Forza Italia. (AGI)

LA SPECTRE STA DIETRO L’ASSASSINIO DELL’ON. FORTUGNO?

L’interrogatorio del Presidente del Consiglio on. Peppe Bova, nel corso del processo per l’assassinio del povero Franco Fortugno (Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria) è di quelli da manuale.

Esso è tutto intriso di frasi scontate come l’acqua calda: “è un delitto portato a termine con finalità politiche, ma con modalità mafiose”; di luoghi comuni utilizzati pro domo sua (vecchio vizio comunista): “la ‘mente’ che ha deciso sapeva che stroncando la vita di Fortugno avrebbe interrotto o comunque fortemente indebolito il processo di cambiamento che si stava avviando”; con un pizzico di presunzione investigativa: ”sono convinto che ad autorizzare l’omicidio dell’on. Fortugno furono piu’ cosche”; ed infine col rifugio tradizionale nel mistero che da sempre viene utilizzato per lasciare aperti problemi e poterli usare politicamente in qualsiasi momento: “a deciderlo furono poteri oscuri e illegali”.

Di questo passo, si arriva alla P2, alla CIA, alla Spectre e, novella apparsa sulla scena dei crimini, alla Struttura Delta. E’ il versante tanto amato ed usato dalle centrali politiche totalitarie che con questo sistema, sorretto e appoggiato da alcuni grandi mass-media nazionali, confezionano i percorsi da seguire. Non interessa loro la verità, soprattutto se è semplice e scontata, interessa costruire il mistero e presentarsi come coloro che ‘sanno’, ‘comprendono’, ‘capiscono’ ogni retroscena. E’ un film già visto e rivisto, da Piazza Fontana a Ustica, alla strage di Via dei Georgofili a Firenze, semmai la novità sta nell’aver, almeno finora, lasciato fuori protagonisti come ad esempio il Cavaliere nero Berlusconi.

Smettiamola di fare i primi della classe. Lasciamo agli investigatori il compito di districare la matassa ed alla Magistratura quello di giudicare, ed evitiamo di costruire grandi scenari, perché in questo modo si rischia di aiutare la mafia. I polveroni e gli scenari apocalittici sono, infatti, un aiuto insperato per un’organizzazione criminale che decide, lo sappiamo bene, ogni delitto eccellente.

Giovanni Alvaro
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria 23.11.2007

SALUTARE PORRE UN FRENO ALL’ONNIPOTENZA DELL’ON. BOVA

L’avvio di un’indagine, da parte della Procura della Corte dei Conti, con l’ausilio della Guardia di Finanza, presso il Consiglio Regionale della Calabria, è una notizia che, pur non facendoci gioire per le conseguenze che potrà determinare, è politicamente positiva perché, come minimo, pone un freno a chi si pensava d’essere il padrone assoluto dell’Istituto Regionale.

Dispiace, purtroppo, che l’Ufficio di Presidenza nel suo complesso e gli stessi dirigenti regionali non siano stati capaci di prendere le distanze da chi si è vestito di onnipotenza confondendo la res pubblica con la res privata, e da chi ha pensato che con l’arroganza, la prepotenza e gli abusi di potere si potesse diventare grandi dirigenti, e non con il rispetto pieno delle regole e delle norme.

A chi oggi sostiene che si “può discutere sulla moralità si alcune prassi, ma non sulla loro legittimità”, vorremmo chiedere se era legittima la struttura speciale consentita al duo Racco-Chieffallo sotto il nome di Nuovo PSI avendo gli stessi abbandonato quel partito per averne fondato un altro. Ed anche quando l’on. Chieffallo è stato dichiarato decaduto ed è subentrato al suo posto l’on. Galati, se era non solo politicamente, ma anche legalmente, oltre che moralmente, possibile che il Nuovo PSI potesse avere un Capogruppo aderente ad altro Partito (guarda caso lo stesso del signor Presidente) mentre l’altro componente aderisce ad altro schieramento. Sulla questione l’avv.to Catanzariti (Segretario de I Socialisti) chiosava sull’assurdità di un Gruppo BIPOLARE.

La comunicazione all’on. Galati del rifiuto a riconoscerlo Capogruppo avviene per lettera firmata da un Dirigente che, a convalida della decisione, allega alla missiva un parere dei cinque Consulenti giuridici del Presidente con il quale si sostiene, assurdità giuridiche (!!!!), che essendo già formato il Gruppo non si poteva modificarne la direzione. Nascondersi dietro un parere, pur prestigioso (sic.!), non assolve dalle responsabilità che la legge attribuisce ai dirigenti pubblici.

E’ ora che chi non ha interessi politici da difendere abbia il coraggio di tirarsi fuori, prendendo le distanze da scelte cervellotiche. Sul periodo precedente sarà la Corte dei Conti che deciderà se c’è stato o meno sperpero di denaro pubblico. Dopo l’entrata in Consiglio di Galati, pur non essendoci sperperi erariali, si registra un danno ad un Partito di cui risponderanno dinanzi alla Magistratura tutti i responsabili, nessuno escluso.

Segreteria Regionale Calabrese Nuovo PSI

Cosenza, 21.11.2007

Comunicato stampa dell’Emilia Romagna

Modena, 20 novembre 2007

 

Un battuta d’arresto per lo sviluppo tecnologico dell’Italia. E’ questo il risultato determinato dalla recente delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni sull’assegnazione delle licenze WiMax ed è indicativo della potenza delle lobby economico-finanziarie di questo Paese. La tecnologia WiMAX è una tecnologia di connessione a banda larga senza fili che consente di irraggiare connessioni Internet ad alta velocità verso abitazioni e aziende per un raggio di circa 50 Km partendo da una stazione base. Nel resto dell’Europa la tecnologia WiMax si sta diffondendo con una rapidità impressionante. Solo per fare un esempio, se uno va a Tallin, capitale dell’Estonia, ci si può già connettere a internet da qualunque punto della città con un semplice computer portatile. E’ naturale che questo tipo di connessione potrebbe facilmente coprire tutto il territorio nazionale in tempi molto rapidi e porterebbe la connessione internet veloce in quelle località disagiate dove oggi per gli operatori telefonici non è economicamente conveniente fare il cablaggio.  E’ altrettanto chiaro che questo tipo di connessione è in diretta concorrenza con le reti telefoniche gestiti dai solititi operatori (Telecom, Tim, 3, Vodafone, Wind), anche perchè con la connessione a internet si possono tranquillamente fare telefonate a costi estremamente contenuti utilizzando la tecnologia VoIP. Preso atto di questo, negli altri paesi, come ad esempio nel Regno Unito, le aziende telefoniche non sono state ammesse alla gara per le licenze, stante il chiaro conflitto di interessi.In Italia invece sono stati ammessi alla gara per aggiudicarsi le licenze praticamente solo gli operatori telefonici (lasciando una percentuale residuale agli altri soggetti), che avranno così tutto l’interesse a non sviluppare e a non diffondere questa tecnologia. Così l’Italia resterà indietro anche su questo aspetto! Sembra che chi ci governa stia davvero facendo di tutto per fare sprofondare questo Paese nell’arretratezza tecnologica!Perciò come Socialisti intendiamo opporci a questa decisione dell’Autority, coerentemente con la nostra anima riformista e liberale che ci ha sempre fatto combattere battaglie a difesa  della libertà d’informazione e per promuovere la modernizzazione dell’Italia, presupposti necessari al futuro sociale ed economico del Paese. 

Giovanni Bertoldi

Segreario Regionale

Emilia Romagna

IL RIFORMISMO STA CON BERLUSCONI

 

 

                        Quando avevamo invitato a fermarsi, smettendola con le polemiche assurde che tanto sembravano strumentali, o meglio ancora puerili, non mettevano nel conto la capacità gramsciana di Berlusconi di far delle difficoltà sgabello, per un salto di qualità, trasformando in positivo quello che appariva negativo. Confessiamo sinceramente che non pensavamo mai a questa grande capacità che, al paragone, fa dei vecchi alleati dei nanetti della politica.

 

                        Già in quella riflessione, fatta il giorno prima del tsunami Silvio, criticavamo aspramente l’immagine che le polemiche davano della fu CdL, quando imploravamo di “smetterla  di fare come quegli eredi che, a babbo ancora vivo, si accapigliano attorno al letto del presunto moribondo per accaparrarsi l’eredità. Per quell’eredità non c’è notaio che tenga, né possono esistere investiture da delfino. Il leader che potrà aspirare a sostituire Berlusconi, quando sarà, deve anzitutto diventare punto di riferimento, per capacità, carisma e atteggiamento unitario, dell’intera coalizione o almeno della sua grande parte”. 

                        Già allora, fra le righe ma non troppo, scrivevamo che all’orizzonte non scorgevamo grandi condottieri in grado di afferrare il testimone.   Del resto, in cuor nostro, non perdonavamo la sconfitta elettorale subita che non può essere imputabile al ‘destino cinico e baro’ ma a quegli strateghi che hanno lasciato solo a battersi come un leone il Berlusca nazionale. E dopo la sconfitta per un soffio, che ancora grida vendetta, si è dovuto assistere ai balletti ed ai corteggiamenti casiniani ai vari Mastella e company (per costruire il centro!!!) che sono stati, decisamente, respinti al mittente. Non è bastata quell’esperienza, assurda e vergognosa, ma ci si è appostati per cogliere qualche errore del leader per aggredirlo platealmente.

 

                        L’occasione è stata la finanziaria, e anziché lavorare per far crescere il dissenso diniano all’interno del centrosinistra, ci si è collocati miopemente sul versante interno senza alcuna vergogna. Ha ragione allora Giuliano Ferrara quando sostiene che non era più tollerabile questa situazione: è mancato totalmente il gioco di squadra, e chi non ha voti e consensi adeguati si arroga il diritto di aggredire chi è il motore trainante delle forze moderate.

 

                        Ora il dado è tratto. Bisogna partire da questa nuova realtà. Il Nuovo PSI non ha dubbi: riconosce a Berlusconi capacità e intuizioni, e quindi la sua leadership. Noi siamo con lui, portando in dote la nostra storia, la nostra autonomia e la nostra identità. Altri sono scappati al primo stormir di fronde. Buon viaggio. Noi guardiamo all’Italia, ai suoi problemi, alle riforme necessarie. Vogliamo, assieme a Berlusconi, chiudere con la fase ingessata che sta alle nostre spalle, chiudere con le aggregazioni militari, avviare una nuova stagione fatta, come nella migliore stagione riformista, di confronto, dialogo e positività.

 

                        Il Nuovo PSI non avrà tentennamenti. Già le prime dichiarazioni dei suoi massimi dirigenti vanno in questa direzione.

 

                       

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

 

 

Reggio Calabria, 21.11.2007

PREPOTENZA, PREVARICAZIONE E ABUSO DI POTERE

 

                        Il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, on. Peppe Bova, espertissimo in proclami ed annunci, razzola veramente male nel cortile della politica, e pensa che avere qualche giornale amico può bastargli per continuare a fare e disfare all’interno del Consiglio che lui presiede.

                        Messo alle strette, da una campagna del Corriere della Sera che ha messo il dito nella piaga dei minigruppi, ha dovuto salvare il salvabile ed avviare una riforma delle Strutture speciali, previste nel Consiglio Regionale, e composte da uno staff formato da un Segretario Particolare, un Responsabile Amministrativo, due dipendenti pagati con la qualifica di funzionari, due dipendenti pagati con la qualifica di impiegati di concetto, e un autista, oltre alla sede fornita di telefono, fax, internet, il tutto per una cifra annua di circa 400.000,00 (quattrocentomila/00) euro, ovviamente comprensivi di stipendi, assicurazioni e mantenimento della sede.

                        La legge partorita si è limitata a regolamentare l’esistente, a far finta di cambiare pagina, rimodellando gli appannaggi spettanti ai gruppi, alle Commissioni, all’Ufficio di Presidenza. Il risultato finale vede 5 membri dell’Ufficio di Presidenza, 14 Gruppi consiliari, 6 Commissioni permanenti, 6 Commissioni speciali (alcune veramente speciali come quelle per la fattibilità e qualità delle leggi, o quella tripartita, o ancora quella di vigilanza). Si tratta di ben 31 ‘Uffici’ che hanno diritto alle Strutture speciali. E chi non ne ha diritto gli si riserva una ministruttura. Aboliti i minigruppi si sono inventate le ministrutture.

                        Bova però si presenta come l’alfiere della riduzione delle spese della politica, e da buon comunista lancia proclami a destra e manca, dicendo che vanno ridotte le presenze nelle Commissioni. Ma riducendo i consiglieri nelle Commissioni il risparmio è pressoché nullo, mentre  Bova assurge a moralizzatore con il proprio semplice annuncio. Se veramente si vuole realizzare il risparmio del costo della politica vanno ridotte le Commissioni (alcune delle quali semplicemente inutili ma messe in piedi per dotare i Presidenti delle previste strutture speciali), e va realizzato l’accorpamento dei gruppi deciso, in pompa magna, dal nuovo Segretario Regionale del PD.

                        Ma a sbugiardare ulteriormente l’attuale Presidente del Consiglio, vi è la vicenda del Gruppo del Nuovo PSI che vale la pena ricordare. Alla nascita detto gruppo era composto da 3 unità, ma si è ridotto quasi subito per l’abbandono dell’on. Stancato. I due sopravvissuti (Racco e Chieffallo) hanno nominato Racco capogruppo ed hanno ottenuto la struttura speciale in forza di una clausola dello Statuto regionale che prevede che a formare un gruppo si può essere anche meno di tre componenti a condizione d’essere espressione di un partito nazionale o di lista che alle elezioni abbia superato il 5% dei voti.

                        Nel caso specifico sussisteva questa seconda clausola almeno fino a ottobre 2005, quando Racco e Chieffallo hanno abbandonato il Partito (Nuovo PSI) per costituire un nuovo partito (I Socialisti). Ma anche dopo questo cambio di casacca il Presidente Bova ha mantenuto la struttura speciale all’on. Racco con un consistente sperpero di danaro pubblico (sulla vicenda è stata interessata la Corte dei Conti).  La scelta di Bova, comunque, non sembri incomprensibile: essa tiene conto del passaggio, di Racco e Chieffallo, a sinistra.

                        La decadenza da Consigliere di Leopoldo Chieffallo e la surroga con l’on. Galati  ha riaperto, dopo la scelta di aderire al Nuovo PSI nelle cui liste è stato eletto, la questione. Neanche dopo questa decisione di Galati, Bova ha sentito ragione dimostrando la sua vera indole caratterizzata da prepotenza,  prevaricazione e abuso di potere. Non si tratta solo di casta,  pervasa da vera onnipotenza, ma anche di gente che pensa e agogna al regime.

                        A nulla serve nascondersi dietro il dito e far rigettare la richiesta di normalizzazione dei ruoli ad un Dirigente regionale che si assume anch’egli la responsabilità di quanto deciso: La motivazione poi, espressa da cinque, diconsi cinque,  Consulenti giuridici del Presidente (a proposito: quanto ci costano?) è di quelle da far sbellicare dalle risate.

                        Si sentenzia, infatti, che il gruppo è costituito e non può ricostituirsi. Racco è come il Papa è stato eletto vita natural durante e potrà cessare nel ruolo solo dopo la sua dipartita. Ci si dimentica, però, che è stato eletto Presidente da Racco e Chieffallo e che con l’ingresso di Galati, come minimo, la partita è riaperta. Va rieletto il nuovo Presidente. Ci si trova, comunque, in una situazione paradossale, che solo in Calabria e con la Presidenza Bova poteva verificarsi: UN GRUPPO BIPOLARE.

 

                        Il Gruppo del Nuovo PSI ha, infatti, un Presidente che aderisce  ad altro Partito (nella fattispecie il PD) ed è collocato a sinistra,  e un componente che è collocato nella CdL proprio dove gli elettori lo hanno eletto. Ne consegue che un conto sono i proclami e lo sbandieramento sul ruolo di moralizzatore e ferreo censore dello sperpero, e un conto è l’attività pratica che deve tenere conto delle collocazioni politiche. Tra l’altro nelle recenti primarie Racco e tutta la sua struttura sono stati o candidati o sostenitori della lista di Bova intitolata, ma guarda l’ironia, A TESTA ALTA per la CALABRIA, o forse si voleva dire A TESTA ALTA per i PROPRI INTERESSI, perché non abbiamo paura di nessuno?           

   

                                                                                                       Adolfo COLLICE

                                                                                      Vice Segretario Nazionale Nuovo PSI

Cosenza, 19.11.2007

MINNITI, A SOVRANITA’ LIMITATA

                      Eravamo stati facili profeti quando, dopo l’abbandono dei diversi concorrenti a Segretario del PD e la permanenza della sola candidatura del signor Minniti, avevamo predetto che lo stesso, al di là  dai facili osanna che lo hanno interessato,  sarebbe stato ostaggio delle potenti consorterie confluite nel nuovo Partito,  e chiaramente messo sotto scopa da parte anche di quei settori del suo vecchio partito che, in questi anni, si sono costruiti spazi di potere inattaccabili.

                         La prima sortita, dopo gli annunci, i proclami e la divulgazione, urbi et orbi, delle più trite e ritrite frasi fatte (le primarie: una festa della democrazia),  conteneva l’impegno a costituire ‘gruppi unici in ogni assise elettiva’ liquidando immediatamente i gruppi dei partiti di origine. Il nostro, tronfio d’ebbrezza per il successo conseguito (era stato il primo degli eletti in una corsa solitaria), si era incautamente avventurato in un campo fortemente minato, perchè non aveva fatto i conti con i vari osti che, col gruppo unico, si vedevano espropriati di consistenti fette di apparato organizzativo ‘sommerso’ lautamente finanziato dagli enti di appartenenza, soprattutto alla Regione Calabria. L’impegno assunto tanto trionfalmente, è diventato, all’assise di insediamento, semplicemente un auspicio. 

                        Figurarsi se Peppe Bova, Presidente del Consiglio, specializzato in proclami sul risparmio nei costi della politica, ma altrettanto specializzato a fare in modo totalmente diverso dai suoi proclami avrebbe potuto accettare una deminutio capitis nel suo regno (il Consiglio Regionale) che, Dio glielo ha dato e guai a chi glielo tocca. Infatti è così abbarbicato al ruolo che si è costruito che sdegnosamente ha rifiutato di entrare in Giunta al posto di quell’Adamo che ne è uscito ed era ed è desideroso di dirigere il gruppo unico. E se non lo si fosse capito il Bova ha platealmente disertato l’assise d’insediamento. Come altrettanto platealmente l’ha disertata il Presidente Loiero (se è necessaria una Giunta nuova la faccio io e nessuna altro).

                        Nel braccio di ferro Loiero-Minniti vedremo chi la saprà spuntare. Sui bluff di Bova (riduzione costi politica) è comunque necessario ritornarci. Oggi ci basta rilevare quanto avessimo ragione a pronosticare vita dura per il signor Minniti. Potrà continuare a parlare con frasi fatte, fare l’elengantone, consolidare il suo ruolo lothariano, ma a lui è riservato, almeno in Calabria, il ruolo di megafono delle scelte altrui.

                       

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 14.11.2007

SOLIDARIETA’ AL SINDACO DI REGGIO CALABRIA

 

                        Ha ragione Berlusconi quando dice che c’è aria di campagna elettorale. Anche se si resiste accanitamente per far passare la finanziaria ed evitare le elezioni anticipate, ogni occasione è buona per mantenersi in allenamento e predisporsi per l’eventuale chiamata alle urne. Così è in tutt’Italia, e così è anche a Reggio Calabria.

                        Anche se l’invio di un avviso di garanzia è a garanzia dell’imputato, esso viene presentato e usato per criminalizzare il Sindaco della città, e tentare di indebolirne la leadership. E la solita orchestrina che la cosiddetta sinistra mette in moto per spostare l’acqua al proprio mulino. Pur non volendo imitare un noto ex Presidente della Repubblica, diciamo subito: non ci stiamo. Il Nuovo PSI non solo non ci sta, ma esprime a Peppe Scopelliti, e agli altri ‘avvisati’, la propria netta, chiara e convinta solidarietà.

                        Le assunzioni dei 110 vigili, usando uno strumento previsto dalla legge, ha permesso di dotare la città della presenza di una polizia municipale, forte di strumenti e numeri, che oltre ad essere adibita alla gestione di un traffico che diventa ogni giorno problematico, offre psicologicamente alla cittadinanza sicurezza e fiducia. E questo è tanto più importante in momenti difficili come quelli che il Paese sta attraversando.

                        I gruppuscoli del centrosinistra dovrebbero abbandonare il doppiopesismo, di togliattiana memoria, tra quanto realizzato da loro che viene presentato come perfetto, e quello realizzato dalla CdL che solo per detta matrice è chiaramente negativo.

                        Il signor Sindaco sappia, anche se  non ne ha bisogno, che (pur essendo noi in posizione critica nei suoi confronti) gli siamo sinceramente e politicamente vicini. Deve solo non curarsi di lor, ma continuare la propria azione di rinascita e ricostruzione del tessuto civile e democratico della nostra amata città. Su questo, i suoi e nostri concittadini saranno chiamati ad esprimersi.

                                                                                                       Giovanni ALVARO

                                                                                              Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 11.11.2007

LEGGE ELETTORALE: CALDORO, VELTRONI SBAGLIA

L.ELETTORALE: CALDORO, VELTRONI SBAGLIA, RITOCCARE PORCELLUM
(ANSA) – ROMA, 11 NOV – ‘Bastano poche modifiche alla attuale legge elettorale. Basta prevedere il premio di maggioranza al Senato e la legge garantirebbe il bipolarismo e la governabilita”. Lo afferma in una nota Stefano Caldoro, segretario nazionale del nuovo psi.
‘Veltroni sbaglia – continua – si illude di risolvere problemi politici con la legge elettorale e con accorgimenti tecnici. Se pensa di non poter governare con la sinistra radicale non faccia alleanze’.
‘Ha ragione berlusconi – conclude Caldoro – non c’e’ il clima per le riforme in questa legislatura: e’ partita male ed e’ bene che finisca presto’.(ANSA).

LETTERA APERTA A FILIPPO FACCI

Caro Filippo,
pur non conoscendoti personalmente sento il bisogno di esprimerti tutta la mia solidarietà per ‘l’editto romano’ che ti riguarda, e che indirettamente, ma non tanto, riguarda tutti noi. Ho avuto modo di apprezzarti, conoscendoti giornalisticamente, quando hai messo a nudo l’ex figlio di Bettino, che cercava di vendere per oro colato uno strapuntino che lor signori gli avevano riservato sulla corriera dell’Unione dopo che Zavettieri, vero detentore di un congruo pacchetto di voti, aveva ‘regalato’ una vittoria insperata al signor Prodi.

Perché ti dico che ‘l’editto romano’ ci riguarda, e non è una faccenda personale tra te e il signor Cappon? Perché, purtroppo, è il sintomo di uno strisciante regime che va costruendosi giorno dopo giorno, e di cui preoccuparsi sinceramente. E’ uno scenario, quello italiano, che si modifica continuamente e adotta metri di valutazione chiaramente influenzati da quella che può essere vista come la famosa ‘egemonia’ gramsciana.

Prodi viene iscritto nel registro degli indagati? Non succede nulla, ti ricordi invece quando ad essere iscritto era Berlusconi? D’Alema è indagato assieme a Fassino? Niente male, non fanno parte della banda nera, sono di altro colore. Emerge da indagini dei Ros qualche ombra su Minniti? Il silenzio è d’ordinanza. Enzo Biagi, amaramente, ed in ritardo, si accorge d’essere stato utilizzato strumentalmente dalla sinistra, e lo scrive in un libro che vedrà la luce prossimamente? Non c’è problema: viene letteralmente ignorato. Ed a ignorarlo ci sono i soliti familiari. E’ un film già abbondantemente visto con Falcone, e poi con Borsellino, e poi con altri (Parigi val bene una messa).

Ma dov’è la stampa libera? Latita per non disturbare il manovratore? E la TV, non si vergogna di mandare in onda una trasmissione sulle epurazioni, epurando, con atteggiamento più santoriano di Santoro, chi sicuramente non avrebbe cantato nel coro? Basta. E’ ora di chiudere una parentesi che rischia di diventare tragica. Bisogna accelerare i tempi e far sciogliere il Parlamento, prima che sia troppo tardi.

Perdonami, Filippo, se ti ho tediato più di tanto, ma intendevo esprimerti la mia più schietta solidarietà e assicurarti che terremo gli occhi ben aperti per far passare ‘a nuttata’.

Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI

Reggio Calabria, 10.11.2007