I SOCIALISTI ANDRANNO NEL PD-LUCA GUGLIELMINETTI

  ” Alla spicciolata i socialisti andranno nel Partito Democratico. E’ lo scenario più facilmente prevedibile avvallato, da una parte, dalla presenza, più cospicua di quanto appaia dai media, di ex PSI nella Margherita, dall’altra, dalla nascita di un  corrente come quella di Del Turco nello Sdi che già guarda al PD invece che a Mussi.

    Del resto le speranza sorte dal Congresso dello Sdi sono durate lo spazio di poche ore. De Michelis fatica a tenere coeso il Nuovo Psi, Bobo Craxi possiede un simbolo dietro al quale non c’è pressoché organizzazione, la Costuente socialista si avvia verso il binario morto di una difficile dialogo con i fuoriusciti dai Ds, Mussi e Angius, ben diversi da quelli usciti ai tempi della Rosa nel Pugno.

    

    Un discorso a parte meritano i giovani di Tivoli (Associazione per La Rosa nel Pugno – FGS – Nuovo MGS Giovani “I Socialisti italiani” – Costituente PSE – Giovani sinistra DS per il socialismo – Giovani PSDI – NGS) , cioè “Noi siamo quelli che”, i quali hanno elaborato un manifesto che giustamente sottolinea la questione generazionale e l’uso della rete web, ma debolissimo di idee concrete e attento solo alla salvaguardia della questione identitaria che contraddice la cifra moderna del socialismo europeo fatta di ibridazione con il pensiero liberale.  Arrivano, inoltre, ultimi anche nell’uso di internet, per di più utilizzato in un debole formato di pensiero stile SMS.

    

    C’ è poi la considerazione generale che ha scritto Sofri: “Il tempo vuole i suoi diritti. Può succedere però che il tempo dell’offesa e della rivincita duri troppo di più di quello delle cose da fare”.

    Il tempo è veramente durato troppo e i dirigenti dell’ex Psi che hanno guidato le piccole formazioni politiche, in questi quasi quindici anni, hanno largamente dimostrato l’incapacità o l’impossibilità di ridare fiato alle trombe. C’è così da prendere atto che gli ex-PCI sono ormai sciolti dopo l’ultimo congresso Ds: la scissione di Livorno del 1921 ha perso ora entrambi i suoi attori. Si tratta solo più di guardare avanti, ciascuno con le proprie storie fatte di torti e di ragioni.

    

    Concludo sottolineando che sarebbe stato preferibile che la Rosa nel Pugno aderisse per intero al Partito democratico. Il valore politico della scelta sarebbe stato alto e coraggioso. Assisteremo, invece, a partire dai prossimi mesi, al fluire lento e costante verso il PD di singoli e piccolo gruppi di compagni. Cioè, ancora una volta, ad operazioni di ben minore profilo di quanto la tradizione e le circostanze avrebbero richiesto. ”

    (Luca Guglielminetti)

Socialismo Moderno

Le novità politiche italiane ed internazionali sono e saranno talmente rivoluzionarie che noi non possiamo non tenerne conto.Non possiamo non considerare quello che in queste settimane sta avvenendo sotto i nostri occhi e non possiamo conseguentemente pensare che anche il nostro Partito non ne subisca le conseguenze.Tutte le situazioni sono nella direzione del rafforzamento del sistema Bipolare, l’incognita riguarda o meno il bipartitismo.Ma vediamo di andre con ordine.Il primo fatto è ai più ormai noto ed è la costituzione del P.D., che seppur con numerose traversie e con i normali scontri ha preso la sua strada.Non voglio su questo soffermarmi ulteriormente nell’analisi di un fatto, che seppur superficialmente abbiamo già trattato.Il secondo fatto nuovo è l’elezione di Sarkozy.Non è tanto sconvolgente la sua elezione, quanto il nuovo impulso che lo stesso sembra aver trasmesso alla Francia.Rivoluzionario nella presenza femminile nel Governo, rivoluzionario nella presenza totale dei membri del suo Governo, totalmente rivoluzionario nello stravolgere schematismi che a questo punto appaiono obsoleti e che avranno conseguenze anche a livello Europeo, nominando, lui di destra, un ministro (agli ESTERI) Socialista e quindi, secondo gli schemi che conosciamo, di sinistra.Eppure molto interessante per chi, da addetto ai lavori, dovrebbe cogliere l’elemento di novità e partecipare al cambiamento che la storia Politica Europea sta vivendo.é evidente o per lo meno dovrebbe esserlo a chi vuole fare il dirigente Politico, che la nuova forma trovata da Sarko produrrà degli stravolgimenti negli schemi che noi siamo abituati a vivere dalla Rivoluzione Francese in poi.Durante i nostri trascorsi scolastici ci hanno insegnato che il Parlamento Francese nel suo insediamento posizionò alla destra ed alla sinistra i due schieramenti contrapposti. Da lì nacque poi l’attuale schematismo che si rafforzò negli anni a seguire con la costituzione dei Partiti che poi si ricondurranno all’ideologia Marxista (PSI compreso) e che avrebbero fatto gli interessi della “massa” e quelli della nobiltà o della borghesia che viceversa difendevano la propria casta.Ovviamente mi verrà perdonato se la mia ricostruzione è molto semplicistica e certamente superficiale, ma non vuole essere un’analisi storica.Negli anni ci siamo abituati quindi a considerare la lotta di classe, la rivendicazione di diritti, la conquista di condizioni dignitose per tutti, la tuela dei lavoratori, il voto alle donne, come, giustamente battaglie in difesa dei più deboli, e conseguentemente come battaglie di sinistra.Ma oggi questo schema è riproponibile?Ecco a mio parere la novità di Sarko; con le sue nomine ha stravolto i precedenti schemi.Ma questa è davvero una novità così stravolgente?Credo di no!Il Socialismo Craxiano credo sia stato il precursore di questa nuova forma “francese”. Il nostro era un Socialismo moderno, che non solo cercava di creare condizioni miglior per tutti, ma si aggiornava con l’evoluzione della Società, era al passo con i tempi.E paradossalmente i primi rivoluzionari, siamo stati noi, quando, obbligati dal colpo di Stato “a Mani Pulite” abbiamo, obbligatoriamente scelto di stare con Berlusconi, ben sapendo che lì c’era il MSI, c’era la Lega e quant’altro più lontano da NOI!Lo abbiamo fatto, in parte inconsapevolmente, come quasi sempre avviene nei cambi epocali, senza porci il minimo dubbio nel dove stare. Abbiamo scelto la storia naturale della LAICITA’ dello STATO, dell’approccio antidogmatico, della ricerca “LAICA”, priva di preconcetti, delle soluzioni ottimali.Ed ecco a questo elemento di novità che già ci puo far capire alcune cose aggiungersene un altro, recentissimo, che rafforza questo mio pensiero:l’intervento di Cordero di Montezemolo.Non è molto interessante sapere se entrerà o non entrerà in Politica, o meglio lo sarà se e quando avverrà, lo è di più cercare di cogliere l’aspetto nuovo del suo intervento.Io ovviamente non c’ero all’assemblea di Confindustaria, e posso solo rifarmi a quello che ho letto.Quado parla nel suo intervento ponendo l’accento sulla necessità di alcune riforme e chiede se queste sono di destra o di sinistra, non ha per caso fatto lo stesso passo di Sarko che affronta i problemi non secondo una logica antica ma trovando le soluzioni, a suo modo di vedere ottimali, e che quindi vanno contro il sistema?Ed oggettivamente le riforme possono essere catalogate in uno schema riduttivo che ne riduce la portata?Io credo di no!E tutto questo cosa c’entra con il Nuovo PSI?Beh credo che questa sia la Partita della NOSTRA sopravvivenza.O cogliamo il senso del cambiamento di epoca e di contesto nel quale viviamo oppure, noi, siamo dei perdenti.Qualcun altro un giorno farà quello che avremmo dovuto fare noi, ma l’occasione, per noi, che abbiamo la presunzione di saper cogliere i fatti perchè SOCIALISTI, sarà perduta per sempre.In questa logica credo che sia addirittura superata la contrapposizione tra PSE e PPE (e anche in questo caso perchè non immaginare il PD nel PSE così come era emerso a OPORTO?).Del resto se cerchiamo di guardare alla naturale storia del MONDO, tutto è in divenire, e quindi nulla è per sempre, conseguentemente perchè gli schemi che noi siamo abituati a concepire non possono modificarsi, e quindi perchè non proviamo noi ad essere protagonisti della STORIA?In questa logica credo che lo spazio che una forza a-dogmatica come la nostra, deve occupare è certamente quella di netta contrapposizione alle forze DOGMATICHE, che anche attraverso il sistema Bancario, vedi ultimi fatti, stanno occupando scientificamente tutti gli spazi che vengono lasciati vuoti.Noi abbiamo il dovere di compiere un forte atto di rottura con il PASSATO, dobbiamo saper guardare oltre le nostre abitudini, riprodurre in tempi moderni, e con i dovuti adeguamenti, quello che SARAGAT fece quando ebbe la forza di avviare il processo RIFORMISTA.Ecco perchè la FALSA COSTITUENTE è una BUFALA, ecco perchè dobbiamo avere il coraggio di guardare oltre, ecco perchè dobbiamo avere la presunzione di identificare un progetto di LAICITA’ delle riforme che siano verso la direzione di uno STATO moderno ed efficiente.Ma davvero crediamo che questa sinistra sia la nostra? davvero siamo convinti che in un processo di avvicinamento al Centro-Sinistra noi saremmo in grado di non essere assorbiti da chi è più grande di noi e che si vuole occupare, da una prospettiva diversa, delle cose di cui ci vogliamo occupare noi?Dobbiamo essere alternativi al PD, che rappresenterà la nostra faccia speculare.E per essere alternativi non possimo che essere contrapposti.I nostri rivali non sono nè la Lega nè AN, bensì, sono coloro i quai pensano a delle riforme per noi inconciliabili, antiche e dannose.Poi forse avranno ragione loro, questo lo dirà la Storia, ma abbiamo almeno il dovere di provarci.Dobbiamo costruire un progetto LAICO di riforma dello STATO, ammodernando l’Università, rinnovando il sistema SANITARIO, stravolgendo l’attuale sistema del LAVORO e anche del sistema bancario.Credo che questo progetto sia più facilmente attuabile dalla CDL, per alcuni ragionevoli motivi.Il primo, è che la maggior parte dei componenti della CDL sono a-dogmatici; il secondo, elemento che forse è più importante del primo, perchè qui non ci sono SOCIALISTI LIBERALI, spazio che è nostro e che noi dovremmo coprire.E’ difficile pensare di fare una battaglia con chi vede la prosptettiva della vita in maniera diversa rispetto a noi.Poi lasciamo spazio alle speculazioni di bassa meschinità di alcuni poveracci che dietro a questo mio pensiero intravvede chissà quali manovre oscure che il CAV., con l’aiuto di qualche parlamentare ex Nuovo PSI, sta facendo per sfasciare (cosa poi? non siamo nenache considerati pulviscolo) il Nuovo PSI.Qui sta il motivo della nostra divisione, non sulle posizioni personali di Stefano Caldoro e del suo gruppo di “Napoletani”; Stefano, io e molti altri pensiamo di dover giocare questa scommessa rivoluzionaria, di voler dare un contributo alla storia del Liberal-Riformismo Socialista, trovando le motivazioni, le tracce i presupposti per fare un percorso nuovo e rinnovato.Siamo per uno Stato LAICO, Riformista, Liberale, siamo per rivendicare la nostra presenza nella costruzione di questo STATO, siamo per rivendicare l’autonomia di un pensiero moderno, innovativo, libero.Non abbiamo bisogni di collocazioni, abbiamo voglia di fare, di costruire, di giocare la partita della riforma dello Stato, con le nostre idee, con i nostri sogni, con i nostri progetti.Siamo convinti che non ci si debba prendere in giro nè si debba prendere in giro molti compagni che credono ancora nel Riformismo Socialista. Siamo per la chiarezza e se  questa dovesse anche creare la divisone siamo perchè questa divisione di strategia avvenga nel miglior modo possibile e con il minor trauma possibile.Ma per piacere basta con l’ambiguità della politica dei due forni, basta con la tattiche rivolte a imbrogliare qualcuno, basta con il cambio della posizione politica ogni 24 ore.Che qualcuno abbia il coraggio di dire una volta e per tutte che cosa pensa di fare da grande, senza problemi senza preoccupazioni, senza tatticismi e senza remore.Noi non vogliamo finire sotto le macerie per la seconda volta, vogliamo fare la nostra scommessa e vogliamo farla in grande.Siamo pronti al confronto, siamo pronti alla partita, siamo preparati a dare al Socialismo Rifromista Liberale un bel futuro. 

 

La scissione di De Michelis

Dopo tanto peregrinare, eccoci giunti al punto focale e conclusivo del nostro cammino.

Gianni de Michelis, Segretario Nazionale in carica solo per l’ordinaria Amministrazione, tenta, ancora una volta dimostrando come in tutti questi anni ha gestito il Partito e le regole connesse a proprio uso e consumo (ricordiamo che nessuno sa come siano stati spesi milioni di euro ricevuti dal Partito), DI RIBALTARE IL GIUDIZIO DEMOCRATICO CHE STA EMERGENDO ALL’INTERNO DEL PARTITO, cioè la sconfitta della sua line politica incentrata SULL’IMBROGLIO DELLA FALSA COSTITUENTE .

Lo fa compiendo un atto di scissione vero e proprio, convocando un Consiglio Nazionale, che non ha la legittimità di convocare e lo fa solo per “costruirsi” un Congresso che lo veda, da nobile decaduto, a tentare di rimanere in sella in un Partito che , comprese le persone a lui più vicine, non lo vuole.

Il solito De Michelis, arrogante nella forma e nella sostanza, disinteressato del Partito e delle migliaia di militanti che hanno creduto e credono nella prospettiva di una rinascita Socialista.

Lo fa solo perché pensa, sbagliando, che con Borselli avrà ancora la possibilità di rifare il Parlamentare Europeo (ma chi gli darà i voti?).

Lo fa in spregio delle più elementari regole del buon senso e della democrazia.

Lo fa perché ormai “il re è nudo”.

La cosa più difficile degli esseri umani è rendersi conto che arriva una fine per tutti e che quando questa giunge bisogna, discretamente, prenderne atto e lasciare il campo ad altri che potrebbero continuare il percorso che egli ha tracciato.

Non si può lottare contro il tempo, non si è immortali, non si può considerare tutti gli altri feccia e auto incensarsi, non si può pensare di non sbagliare mai.

Il De Michelis è, purtroppo, così.

È stato un bravo ministro, è stato un bravo dirigente del vecchio PSI.

Ma è stato.

Ora non è più neanche il Segretario del Nuovo PSI.

Non lo è perché sta compiendo una SCISSIONE!

L’atto di prevaricazione che ha compiuto è esattamente paragonabile e sovrapponibile a quelli compiuti dal duo Martelli-Craxi prima e da Zavettieri-Craxi dopo.

Ma noi non possiamo concedere che 15 anni della nostra vita, 15 anni di sacrifici, di lotte di battaglie contro tutto e tutti finiscano, solo perché il De Michelis ed uno sparuto gruppo di dirigenti autoreferenziali, ha deciso, legittimamente, questo sì, di farsi ANNETTERE dallo SDI e confluire nel Centro-Sinistra.

Non  possiamo concedere di essere trattati come dei burattini che devono seguire le peregrinazioni del nostro Segretario, che ha saputo condurci, nel giro di un anno e mezzo dal 2% al 0.35%; non possiamo permettere che l’AUTONOMIA SOCIALISTA, finisca per sparire, non possiamo permettere che la NOSTRA IDENTITA’, venga assorbita da un gruppo di sciacalli che ne vogliono fare un’arma di trattativa per entrare nel Partito Democratico.

Il 23 e il 24 Giugno ci sarà il Congresso Nazionale, che come stabilito dalla Commissione di Garanzia sarà preceduto dai Congressi provinciali e regionali.

Lì ricostruiremo, per l’ennesima volta il Nuovo PSI

 

Siamo solo comaprse!!!!

SOCIALISTI: BOSELLI A CN SDI, UNITA’ PRIMA DELL’ESTATE = (AGI) – Roma, 4 mag – “Mi giungono sollecitazioni costruttive da parte di Rino Formica e Giuseppe Caldarola ad accelerare i tempi, a definire meglio l’impostazione programmatica e a trovare piu’ presto forme di collegamento organizzativa di una nuova formazione socialista. Questa preoccupazione di fare presto e’ anche la mia. Siamo in attesa del Congresso del nuovo Psi, dove speriamo che dopo i discorsi di Gianni de Michelis a Fiuggi dalle parole si passi finalmente ai fatti e si realizzi subito l’unita’. Pensiamo che la stessa cosa debba avvenire con la formazione guidata da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri.
Sarebbe bene, almeno in ordine di tempo, che questa unita’ si realizzasse prima dell’estate, per darci la possibilita’ in autunno di mettere in campo una Costituente socialista ampia e plurale. Attorno a questa prospettiva abbiamo registrato interesse non solo in coloro che vogliono avere un riferimento nel socialismo europeo, ma anche a tanti riformisti che non si riconoscono nel Pd”. Lo afferma il segretario dello Sdi Enrico Boselli al Consiglio Nazionale dello Sdi.

SDI: BOSELLI, DOBBIAMO UNIRE I SOCIALISTI E FEDERARE I RIFORMISTI = UNITA’ SOCIALISTA PRIMA DELL’ESTATE

Roma, 4 mag. – (Adnkronos) – “Penso che noi dobbiamo unire i socialisti e federare i riformisti”. Enrico Boselli, nella sua relazione al Consiglio nazionale dello Sdi, ha allargato i confini del cantiere aperto dai socialisti all’interno del centrosinistra. Il segretario dello Sdi ha spiegato che il primo passo e’ l’unificazione delle forze socialiste.

“Siamo in attesa del Congresso del nuovo psi, dove speriamo che dopo i discorsi di Gianni de Michelis a Fiuggi dalle parole si passi finalmente ai fatti e si realizzi subito l’unita’. Pensiamo che la stessa cosa debba avvenire con la formazione guidata da Bobo Craxi e Saverio Zavettieri. Sarebbe bene, almeno in ordine di tempo, che questa unita’ si realizzasse prima dell’estate, per darci la possibilita’ in autunno di mettere in campo una Costituente socialista ampia e plurale”, ha spiegato Boselli.

“Dobbiamo sapere fin da ora che dalla Costituente dovra’ emergere una forza nuova che non coincidera’ con lo Sdi -ha poi aggiunto Boselli-. Tutti gli atti che compiamo sono quindi rivolti a realizzare un disegno piu’ grande, un nuovo partito del socialismo europeo, una nuova formazione che dovra’ raccogliere consensi piu’ vasti di quelli che noi oggi abbiamo. Questa nuova forza ancorata al socialismo europeo, dovra’ a sua volta promuovere una convergenza dei riformisti”.

Ecco chi sono i nuovi alleati di demichelis: questione morale!

SINISTRA. ANGIUS HA SCELTO I SOCIALISTI, E MUSSI CHE FA? IL SENATORE: ‘BOBO CRAXI? NON C’ENTRA CON SUO PADRE’

(DIRE) Roma, 4 mag. – Gavino Angius ha gia’ scelto: “Resto fermo al socialismo europeo. La costituente socialista riguarda anche noi”. E Fabio Mussi? L’ex leader del Correntone si trova stretto tra le avances dei socialisti da una parte e della sinistra antagonista dall’altra. Il giorno prima dell’ assemblea al Palacongressi che mettera’ in moto “Sinistra Democratica”, il senatore sardo riunisce i suoi in via Cavour, e, anche tra qualche contestazione, da’ la linea. “Io non mi muovo dal documento congressuale. Andremo con i socialisti e poi cercheremo di unire la sinistra con il cantiere di Rifondazione e Pdci”.
L’indicazione all’hotel Palatino non dice piu’ ‘Ds’ e neanche ‘terza mozione’. Solo “senatore Angius”. Al secondo piano, nella sala Cesarini, circa cento militanti animano una discussione che muove, giocoforza, dallo strappo del congresso. La compagna Tomasetti, di Capena, iscritta Spi Cgil, lo dice fuori dai denti.
“Noi ti abbiamo votato tutti. Ma tu hai sbagliato quando hai lasciato il congresso. Le nostre delegate hanno pianto per questo”. E il giovane Francesco Scoppola, a sua volta, spiega: “Non verro’ con te. Restero’ nel Pd per cercare di cambiare le cose. E poi state attenti, la’ avrete De Michelis, lui ‘e’ la questione morale”. Altri compagni guardano piu’ in la’ e mettono in dubbio il cammino verso i socialisti. Luciano Appiani, ad esempio, avverte: “il socialismo non e’ un totem, dobbiamo guardare ad obiettivi piu’ grandi”. E un iscritto di Melegnano invita a “non farsi cooptare. Lo Sdi, poi, e’ piccolo, non ci merita”.

DIRE) Roma, 4 mag. – “Si e’ aperto un dibattito ed hanno fatto una proposta di una costituente per superare anche il nome del Psi- spiega- lo considero uno dei fatti piu’ importanti del panorama politico. Per il semplice fatto- aggiunge- che noi abbiamo detto di non aderire al pd anche perche’ non sara’ con il pse. Bene, li’ stanno i socialisti italiani. E io cari compagni, io non mi muovo da li’, li’ sto e li’ restero'”.
Angius e’ anche piu’ esplicito. “La costituente socialista- dice- riguarda non solo i socialisti ma noi, un pezzo della storia della sinistra italiana che e’ diversa dalla storia di Rifondazione e dalla storia del Pdci. In tutta Europa ci sono formazioni socialiste, riformiste di ispirazione europea e ci sono anche forze di sinistra, di ispirazione comunista, o trotskista, o di estrema sinistra”. Il progetto a cui si lavora e’ quindi in due passaggi paralleli e convergenti.
“Io credo- dice- che se da una parte andranno a raccogliersi in un unico contenitore, come dicono di voler fare, Rifondazione e i Comunisti italiani, e se dall’altra parte noi, che siamo parte del socialismo europeo, ci raccogliamo insieme ai socialisti nella costituente socialista, cari compagni questo significa per la prima volta dopo decenni si realizza una lenta ma progressiva ricomposizione della sinistra italiana. Sarebbe una cosa enorme, di dimensione stratosferica”. E a chi si preoccupa delle ‘compagnie’ che si potrebbero trovare nella costituente socialista, Angius spiega lapidario. “Bobo Craxi non c’entra niente con suo padre- dice- Se qualcuno mi fa il nome di qualche esponente socialista, come De Michelis, non vorrei sgradevolmente rispondere che nel Pd si va dalla corrente di Ciarrapico a Lotta Continua”.

Masin (Rovigo): risposta a Verrecchia

Caro Sergio l’analisi politica  che fai è artefatta e preconfezionata, e non  obbliga  giocoforza a  dire  che via da quello che dici tu gli  altri vogliano solo forza italia.

Sai in quanti saremmo già andati ? Mentre non capisco perchè quanti la pensano come te non vadano con Bobo  Craxi o Boselli. Perchè si vuole  distruggere questa  piccola isola ideale di  socialismo non sinistro ?

Tu ti porterai ( o porterai loro )il simbolo, ma ci sarà sempre  qualcuno che coi  comunisti e con il pd e rutelli e  prodi( i peggiori, anche di berlusconi)non vorrà andare. Per sbaglio ideale  se vuoi, ma in coerenza  con se  stessi.

Un  certo socialismo,  che non è il tuo, non morirà comunque, vedrai.

Arrivati sul molo, per  tornare alla tua  parafrasi,ci siamo  solo accorti che “La costituente”, il nome della nave, non andava  dove  noi  volevamo.

Oppure che  ci portava  dove  voleva  qualcun altro in modo capzioso.

Ma soprattutto che potevano avercela rubata…

Circa  la proposta che  chiedi è intrinseca  alla tua  critica HIC  MANEBO OPTIME.

Forse  che il documento di Rovigo non è una  proposta ?

Tu fingi di non sapere ma  sai di fingere.

Nelle  trattative  delle  prossime elezioni amministrative abbiamo rappresentato l’ala progressista di coalizioni centromoderate, la sinistra di liste di  più  ampio quadro politico ed  acomunista. Abbiamo svolto un  ruolo di  grande ascolto e rispetto, credimi, e soprattutto hanno apprezzato la nostra coerenza. In ogni comune di voto qui in polesine se  vincerà  la  nostra  coalizione  passerà un consigliere del nuovo psi  di cui al documento del bue dell’ultimo consiglio  nazionale.

Il resto  è solo pirateria, sopruso ed anarchia (vedi intervista sul corriere, o varese o convegno in lombardia).

A presto ( e  se sei  democratico dai  la stessa  divulgazione sul sito a  queste  mie righe come al tuo  film ).

Angelino Masin
Segretario Federazione
di Rovigo
( congressualmente  eletto )

Un sondaggio preoccupante. Antonino Di Trapani

A leggere il sondaggio c’è da preoccuparsi se solo lo colleghiamo a quello fatto a cavallo delle Europee del 2004 e che dava al 10% la percentuale di elettori che “prendeva in considerazione “ una lista di Unità dei socialisti . Abbiamo perso in tre anni 3 punti di potenziali elettori, e, comunque,per cronaca, allora il 10 % si tradusse nelle urne in un lusinghiero 2% . Ma quello che allarma ancora di più è che chi ci prende in considerazione dà la sua preferenza a Boselli e a Craxi, considerandoli più coerenti ed adeguati – come si fa a dargli torto – a guidare la possibile nuova aggregazione socialista . Noi come Nuovo Psi vero ( visto che il sondaggio fa confusione e indica anche il “Nuovo Psi “ di Craxi ), appariamo del tutto marginali e poco riconosciuti nel quadro di questa unità , sicuramente per le note differenze di collocazione .
Questo sondaggio dimostra la nostra subalternità ad un progetto di altri – vedi ancora Boselli e Craxi – che sono conseguentemente premiati dalla ricerca demoscopica

IDENTITA’ E AUTONOMIA Per un rinnovato Nuovo PSI

DOCUMENTO DELLA LOMBARDIA            Il V Congresso Nazionale del Nuovo PSI, cade in un periodo di notevoli  difficoltà per il Paese, in una fase di crisi manifesta del panorama politico, in un momento  molto delicato  per la vita del Partito.L’occasione congressuale e, quindi, quella precongressuale accende gli animi e le passioni politiche, e noi Socialisti siamo ben consapevoli di questo, ma l’importante è avere chiarezza politica  e determinazione.   Il Paese è in gravi difficoltà: la crisi è complessa, perché istituzionale, politica ed  economica e ciò non consente al sistema Italia di tenere il passo degli altri partners dell’Unione Europea, che proprio in questi giorni ha celebrato i suoi 50 anni.La crescita è bassa, arranchiamo dietro i parametri di Maastricht e le decisioni di Ecofin la disoccupazione è alta, perdiamo competitività, marciamo ormai a livelli che sono la metà (in percentuale sul PIL) rispetto agli altri paesi europei nostri concorrenti.E’ evidente che il Paese ha urgente bisogno di svolte programmatiche  efficaci   ed incisive, sorrette però da scelte di fondo e assetti politici stabili, che al momento non si intravedono neppure. Infatti l’attuale governo Prodi II, uscito di recente da una crisi che aveva portato alle dimissioni il Presidente del Consiglio, rispetto al primo appare ancora più debole , rissoso e improduttivo a causa della nota eterogeneità della stessa coalizione e per mantenersi in piedi cerca aiuti di qua e di là, ricorrendo sempre più  spesso alla fiducia, in quanto al Senato dispone di una maggioranza risicatissima.La sinistra dogmatica infatti condiziona le strategie di governo e la collocazione internazionale del nostro Paese, che non può che essere su una politica sia Eurpoeista, ma Atlantica.Oggi come oggi, dopo la nefasta stagione di Mani Pulite che portò alla distruzione dei  tradizionali  partiti di governo ( DC e PSI ) , la vita politica italiana è quasi cloroformizzata da un vero e proprio “blocco autoritario” , che vede al centro del sistema politico e delle varie alleanze i soli DS e la Margherita, che cercano di occupare tutto ciò che è possibile in termini digestione del potere.La grave anomalia che ci differenzia dagli altri Paesi occidentali è che partiti della tradizione comunista e post siano al governo del nostro Paese.In Italia esiste una FALSA SINISTRA ,occupata e diretta da volontà politiche con connotazioni illiberali e che punta solo a distruggere o fagocitare i suoi  avversari politici.Ecco la crisi della Sinistra italiana.I  DS  con arroganza tentano di autodefinirsi socialdemocratici, ma non hanno mai avuto il coraggio di affrontare alcun processo di revisione critica dell’esperienza comunista in tutti i suoi risvolti negativi e sopravvivono in una doppiezza politica di fondo, per cui non è possibile politicamente inquadrarli come forza tradizionale della sinistra europea liberale e garantista. 

Il trasformismo nel Partito Democratico non è altro che una riedizione  del compromesso storico  anche questo già distrutto dalla storia.Il partito democratico, già definito dallo stesso ministro Parisi un altro ennesimo vecchio Partito, è un progetto e un paradosso nello stesso tempo perché, non è ancora nato, e già esistono dissensi e tensioni sul terreno della supremazia interna o dell’egemonia  tanto radicalizzata nei post-comunisti.Cosa ancor più grave è che sono emersi negli stessi DS segnali molto chiari che potrebbero portare a fratture o scissioni. Un tempo gli eredi del Partito Comunista erano monolitici e compatti  in nome dell’ideologia e del capo di turno.Le ricadute in termini di assetti politici, governo e governabilità sono catastrofiche e sotto i nostri occhi: la coalizione di governo, falsamente definita “centro-sinistra” è sostenuta dalla grande industria alle Confederazioni sindacali, dalle forze massimaliste della sinistra più estrema e ai no-global. Insomma, un groviglio di idee e posizioni politiche affatto convergenti anzi contrapposte, per cui addio governabilità.Del resto il precario equilibrio politico e di governo che si è instaurato  ha come unico obiettivo la gestione del potere per il potere, ma non ha nulla a che vedere con una vera politica riformista e di centro-sinistra,soprattutto nel settore dell’economia.Disoccupazione,Mezzogiorno abbandonato a se stesso,spesa corrente in aumento, crescita della pressione fiscale per imprese e famiglie, contrazione dei consumi. Questa politica economica impoverisce la società italiana, strangola il ceto medio produttivo, i giovani e il  Mezzogiorno,porta al disastro gli enti locali e i servizi pubblici.Si profilano gravi difficoltà economiche per larghi settori della società italiana e si percepisce una forte reazione di rigetto sia al Nord che al Sud.In questo panorama politico, economico e sociale il Nuovo PSI cosa intende fare, dove vogliamo andare, e con chi?Sono domande serie, alle quali dobbiamo dare risposte chiare e concrete.E’ indispensabile la chiarezza delle idee e delle decisioni da assumere.Non è più possibile tollerare di vivere in un limbo indefinito, essere titubanti, ondivaghi e addirittura inaffidabili nella linea politica.Il Partito va rinnovato e rivitalizzato senza più ambiguità.Questo Partito deve crescere, quindi dobbiamo rinserrare le fila e riprendere la marcia in nome del Socialismo Italiano. Ancora una volta dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare con impegno e abnegazione.Il primo punto a nostro favore è l’IDENTITA’ SOCIALISTA, cui non rinunceremo mai, così come non accetteremo mai uno slogan dell’Ulivo del tipo “ meno passato, più futuro”, perché noi Socialisti siamo orgogliosi del nostro passato, ricco di cultura e di storia, di battaglie di vera sinistra,di esperienze di governo riformiste e liberali. La nostra identità ha le sue radici nel Socialismo Europeo,liberale e riformista di Turati,Rosselli,Saragat,Nenni, Craxi.Saragat si contrappose allo schieramento del fronte popolare ed ebbe ragione, Nenni e Morandi invece vi aderirono e le conseguenze furono disastrose per il PSI. Poi finalmente nel ’56 vi fu la scelta autonomista dello stesso Nenni  e il superamento dell’ alleanza col PCI.Anche oggi  la scelta della nostra linea politica è impegnativa come quella fatta da Saragat negli anni del dopoguerra, cioè di netta contrapposizione al blocco sovietico della cortina di ferro. Se quella fu una scelta epocale basata sulla politica estera oggi è fondamentale una scelta di politica interna ma di dimensione europea per affermare scelte riformiste per una trasformazione epocale della società Italiana già inserita nel contesto Europeo.La stessa esperienza politica di Bettino Craxi non può e non deve essere sottaciuta, bensì rivalutata e spetta solo a noi socialisti. Le strumentalità di Violante sono solo provocazioni. Proprio lui è stato il regista di tangentopoli.  Pur tra luci ed ombre sono tante le intuizioni e le decisioni politiche di stampo riformista e di forte impatto sociale (riforma della scala mobile) che il PSI ha fatto sue negli oltre 100 anni di storia.Bettino Craxi appartiene di diritto alla storia del socialismo italiano e dell’Italia così come a quelle europee insieme a Mitterand e Willy Brand, e noi intendiamo portare avanti le nostre lotte nel suo esempio. Nessuno deve riabilitarci o restituirci l’onore, semmai sono gli altri che hanno bisogno di fare i conti con il loro passato.Certo la questione socialista deve essere prioritaria nella nostra agenda politica, siamo aperti al dialogo con i Soicalistsi presenti nei diversi schieramenti, ma nella chiarezza e tenendo ben saldi identità ed autonomia.Ai compagni dello SDI diciamo chiaramente che non condividiamo la loro collocazione nell’attuale falso centro- sinistra e che contrariamnete a quanto sostengono neppure li vediamo interessati alla lotta politica per scomporre un quadro che garantisce loro solo insignificanti rendite di posizione.L’unità dei Socialisti è indubbiamente un richiamo sentimentale di forte pregnanza; ciò però non deve essere confuso con il ragionamento politico, che viceversa deve tenere conto dell’attuale sistema bipolare e delle diverse collocazioni che in questi anni i Socialisti hanno assunto.Noi del Nuovo PSI abbiamo assunto una collocazione Politica, non dettata da opportunismi del momento, ma perchè convinti che la CDL rappresentasse la continuità del valori Laici, Socialisti e Riformisti; eravamo e siamo convinti che questa fosse la valida alternativa a questa FALSA SINISTRA.La costituente socialista che non è in grado di dire con chiarezza No al PD, No all’ingresso del nuovo soggetto socialista in questa falsa sinistra, No al Governo Prodi.Dovrebbe dire invece, con solare chiarezza, Si all’allargamento verso i riformisti della Casa delle Libertà.Ecco perchè affermiamo che questa COSTITUENTE, che porterebbe il Nuovo PSI a confluire nello SDI o in un soggetto organico al GOVERNO PRODI e a questo falso centro sinistra, è UN IMBROGLIO, a cui non possiamo che dire NO!       

Diciamo invece SI e con convinzione ad una VERA Costituente che conduca all’unità di TUTTE le anime socialiste ma lo SDI deve saper rinunciare all’alleanza con questa sinistra massimalista ed assumere una chiara posizione di netto rifiuto di questo sistema bipolare contrario ai valori ed al pensiero socialista riformista.

         Non abbiamo mai barattato quei valori che per noi sono irrinunciabili: identità ed autonomia.Noi socialisti non siamo in vendita nè intendiamo cedere a chi, senza avere alcun titolo vorrebbe illegittimamente occupare lo spazio politico che ci spetta di diritto, lo spazio del socialismo Italiano.Certamente il paese è stanco, il gruppo dirigente è incapace di risolvere i problemi di un paese, si industrializzato ma chiamato anche a competere in una realtà di mercato globalizzato e tecnologicamente avanzato.Dobbiamo proporci un obiettivo più ambizioso, ricreare la sinistra in Italia con i suoi caratteri tradizionali libertari, garantisti e di giustizia sociale e questa sarà una lotta ancora più dura perché deve inevitabilmente passare attraverso la sconfitta dei DS.Solo da un processo liberatorio traumatico può nascere una autentica sinistra: la frantumazione dei DS e il fallimento del Partito Democratico.La nuova forza Socialista deve tendere ad un patto generazionale, non necessariamente anagrafico, che svincolato dai ricatti dei Socialisti della Prima Repubblica, individui i bisogni emergenti e fornisca le risposte che possono rendere il nostro Paese competitivo.Ecco il grande momento riformista che dobbiamo cogliere: il paese ha bisogno di una serie di riforme rivitalizzanti e mirate allo sviluppo del sistema economico nazionale, ivi compreso il mezzogiorno,  all’aumento di competitività delle imprese, alla salvaguardia ed al miglioramento delle nostre posizioni.Noi socialisti possiamo formulare una proposta di politica economica precisa ed alternativa a quella del governo Prodi, sforzandoci di coniugare sistema di mercato ed equità sociale:  

– riforma della pubblica amministrazione;– riforma dei meccanismi di spesa, ivi comprese le pensioni;– riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie;– flessibilità di salari ed orari di lavoro nel mezzogiorno;– ripresa qualificata, non indiscriminata, degli investimenti pubblici e dei servizi;– adeguata politica delle privatizzazioni, senza svendite a chicchessia;– infrastrutture moderne e funzionali (strade, ferrovie, aeroporti, telecomunicazioni ecc);– costo del lavoro: flessibilità ed incentivi fiscali;– riforma del sistema del welfare, rivedendo le prestazioni tradizionali alla luce della nuova situazione demografica e nell’obiettivo di evitare contrapposizioni tra anziani e giovani, tra nord e sud e aggiornamento dello Statuto dei lavoratori.Tali interventi hanno la finalità primaria di accelerare e vivacizzare la ripresa economica del Paese per equipararla nell’immediato agli altri paesi europei e non. Il Nuovo PSI non deve ripetere gli errori del recente passato: l’alleanza elettorale suicida con la Nuova DC , l’uscita di Bobo e Zavettieri, le diatribe sul simbolo, ma soprattutto vi deve essere certezza della linea Politica, che non può più essere ambigua e inaffidabile.Ora più che mai dobbiamo essere aperti al dialogo ed alle alleanze con tutti gli interlocutori liberali e democratici che ci hanno consentito la rinascita del partito dopo lo scioglimento del ’94, il 2% alle Europee ed il radicamento negli Enti Locali. Con la Casa delle Libertà abbiamo temi di comuni obiettivi politici ed inoltre la garanzia di conservare la nostra identità ed autonomia.Noi riteniamo non più rinviabile la riorganizzazione del Partito nei termini sopra descritti, perché è giunto il momento di liberarci dai bizantinismi del passato e rispondere al meglio alle richieste della gente comune.Se vogliamo crescere e, lo dobbiamo, è necessario ricoquistare il territorio, andando a porre la bandierina del nostro Partito in ogni Comune, essere più vicini ai compagni di base, ai simpatizzanti, a chi intende avvicinarsi a noi per le nostre idee e le nostre iniziative politiche.          

            Noi ci sentiamo ancora in grado di tenere alta la bandiera del Socialismo italiano, abbiamo grinta, determinazione,voglia di innovare,spirito di iniziativa e queste doti abbiamo il dovere di portarle all’esterno, cercando di dare un contributo forte per la costruzione di un domani migliore per le future generazioni.in tutti questi anni abbiamo lottato per mantenere alta la tradizione del GAROFANO:non possiamo rinunciare adesso, non possiamo perdere il nostro simbolo, solo perchè alcuni modesti interessi di parte lo vogliono SVENDERE. 

Primi Firmatari  Riccardo Albertini (milano)Bruno Rubes (monza)Roberto Formaggia (milano)Alfredo Di Lisa (milano)Angelo Giglielmo (lecco)Orazio Adorni (cremona)Mauro Alzini (mantova)Massimo Stefanetto (monza)Franco Spedale (brescia)Edmondo Piombino (milano)Franco Rotelli (bergamo) Seguono altre firme        

Appello a Stefano Caldoro. Giuliano Sottani

Carissimo Stefano,

La riunione dei Segretari Regionali del Nuovo PSI di sabato scorso mi ha lasciato profondamente deluso ed addolorato. Ho dovuto prendere atto che al Congresso del 23 e 24 Giugno 2007 si verificherà una ennesima scissione nel nostro modesto partito.

Il Nuovo PSI nasce a Milano nel gennaio del 2001, ma io insieme ad altri abbiamo lottato per la rinascita del PSI fin dal lontano 1994 quando, pochi socialisti a dire il vero, entrarono nei progressisti al fianco del Partito Comunista Italiano. Poi nacque lo SDI.

Ci abbiamo provato mille volte, prima con Intini, poi con tanti altri fino alla nascita del Nuovo PSI del 2001 con De Michelis, Bobo Craxi e Martelli.

Se volevo andare con i Comunisti o con Berlusconi potevo farlo allora e probabilmente ne avrei avuti anche numerosi vantaggi personali.

Invece insieme a pochi altri compagni fondai il Partito Socialista Autonomista in Toscana e in tutti questi anni ho creduto nella nostra autonomia tenendo accesa in Toscana la fiammella dell’autonomia socialista

Noi Stefano ci conosciamo da sempre, c’è stato e c’è fra di noi un rapporto di sincera amicizia ed anche all’interno del partito un comune sentire.

Riconosciamo il grande ruolo che ha svolto e che svolge il nostro grande Segretario Gianni De Michelis, che ti ha sempre stimato profondamente e ti scelse, primo fra tutti noi, proponendoti prima sottosegretario poi Ministro nel Governo Berlusconi.

Sono rimasto sinceramente addolorato nell’apprendere sabato scorso dal Segretario Regionale della Campania, Gennaro Salvatore che ormai gli spazi per l’unità socialista si sono ridotti al lumicino e che al congresso di giugno, se si terrà, ci sarà un lungo abbraccio fra De Michelis e te, magari fra le lacrime, prendendo ognuno strade diverse con gli auguri di buon lavoro, come è avvenuto al Congresso dei DS fra Fassino e Mussi.

Sarà un errore clamoroso. Incredibilmente così riusciremo a dividere di nuovo in due quel poco che ci resta.

Ma tu puoi evitare la scissione. Tu devi evitare la scissione.

Per l’unità del partito, dobbiamo tutti riconoscerglielo, stanno lavorando con tantissima serietà ed alto senso di responsabilità i compagni Lucio Barani e Mauro del Bue.

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede della esperienza del PSI, è nella natura del nostro partito.

Il nuovo PSI nato a Milano nel 2001, ad un anno esatto dalla morte in solitudine e lontano dal suo Paese di Bettino Craxi, che qualcuno oggi vuole addirittura inserire in un pantheon, passando così dalla criminalizzazione ad una santificazione senza scrupoli; finalmente oggi la riproposizione della questione socialista viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente dal vecchio PSI, ma anche da chi proviene da un’altra storia ed ha fatto della identità socialista, la sua bandiera non entrando nel costituendo Partito Democratico.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano sta creando grande entusiasmo nella base e nei militanti socialisti in tutte le regioni d’Italia. E spetta a noi non deludere questo entusiasmo e non perdere questa storica occasione di vedere ricostituito un grande partito Socialista in Italia.

Anche tu Stefano devi esserne protagonista. Altrove non c’è spazio per i socialisti e soprattutto i socialisti ritorneranno ad essere protagonisti nell’interesse del nostro Paese che ha tanto bisogno della intelligenza, della fantasia e delle capacità dei socialisti, ed anche della tua e di tutti noi sia nel governo centrale che nelle altre istituzioni.

Barani e Del Bue hanno fatto delle serie ed importanti proposte che chiamano “Le condizioni per l’unità dei Socialisti”

Queste le cose belle che condivido del Documento di Barani e del Bue:

– Noi crediamo che al confronto sul nuovo partito socialista ed al conseguente processo costituente che ne deriverà il NUOVO PSI debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organi di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione ed anche sconcerto tra i nostri militanti..

– il Nuovo PSI è una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto una alleanza con la Casa delle Libertà proprio perché la sinistra italiana era a-socialista venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediata post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle Libertà ed ha ribadito la propria collocazione nella minoranza parlamentare.

– il Segretario del Partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni.

– il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo connotato di bipolarismo bastardo: E allora che la Costituente Socialista si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta diventando anche subdolo

– dobbiamo chiedere immediatamente ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del paese

– noi abbiamo poi una ruolo particolare in una futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte dell’elettorato Socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle Libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente ed anche dal punto di vista programmatico…

– poiché il richiamo al Socialismo è il minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo politico congiunto di convergenze sulle cose da fare.

– e da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del Socialismo Liberale da Ernesto Rossi a Fortuna a Pannella

– a queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire i socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama politico italiano, quello di riportare l’Italia alla sua tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

Questa caro Stefano è musica per le nostre orecchie.

Sono convinto che se riusciremo a fare un congresso unitario ed andremo compatti nella costituente non solo faremo un grande servizio al socialismo italiano ma soprattutto lo faremo al nostro Paese, a questa Italia che ha bisogno di certezze e che noi, solo noi socialisti potremo finalmente riuscire a dare. Il resto è buio.

Con tantissima stima

Giuliano Sottani

Segretario Regionale del Nuovo PSI della Toscana

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =
(AGI) – Roma, 23 apr – “Lo vogliono mettere nei loro Pantheon.
Parlo di Fassino e di berlusconi che dicono di ispirarsi anche a Craxi. Bel Paese l’Italia dove si passa dalla criminalizzazione alla santificazione senza neanche arrossire.
Vale per Fassino e i diessini che non avvertirono neanche il bisogno di chiamare Craxi a curarsi in patria, ma vale anche per berlusconi che chiamava “la vecchia partitocrazia” quel sistema nel quale il Psi di Craxi la faceva da padrone. E non rinnegava “l’amicizia personale”, come dire “la politica e’ altra cosa”. Quanta ipocrisia. E quanta confusione”. Lo afferma il deputato del nuovo psi Mauro Del Bue.
“Diamo una sbirciatina agli ospiti dei due Pantheon – prosegue Del Bue – e prendiamo atto che il Limbo abolito recentemente dal Vaticano non esiste piu’ neanche per il povero Craxi. Nel Pantheon del futuro partito democratico da parte diessina non si rinuncia a Berlinguer, stratega del compromesso storico e della terza via tra comunismo e socialdemocrazia, e neppure a Gramsci che osteggiava i riformisti e quelli emiliani come Prampolini in particolare, perche’ controrivoluzionari, e “moralmente ripugnanti” con le loro cooperative che “toglievano il pane di bocca ai sudici contadini del Sud”. C’e’ naturalmente Gandhi e anche Martin Luther King, profeti di non violenza, ma anche coloro come Togliatti, che continua a resistere nelle preferenze dei delegati, che dichiararono la pena di morte per il partito comunista polacco. Puo’ certo sorprendere che Togliatti sia addirittura superato nelle preferenze da De Gasperi, ma stupisce alquanto che i socialisti (Turati, Saragat, Nenni) vengano sostanzialmente ignorati e Craxi usato da Fassino a giorni alterni per chiamare a raccolta nel futuro Pd anche i recalcitranti che vagheggiano costituenti socialiste, ma tuttora osteggiato dalla stragrande parte dei delegati diessini. Nella Margherita c’e’ ovviamente l’altra faccia della medaglia: da Don Sturzo, fondatore del Partito popolare, a Zaccagnini e Moro, che guidarono la Dc, passando, e’ ovvio, per De Gasperi, che dell’alternativa ai comunisti di Togliatti fece il perno della sua politica”.(AGI) Red/Mal (Segue) 231415 APR 07

AGI) – Roma, 23 apr – Del Bue prosegue: “Che dire del Pantheon berlusconiano? Craxi, De Gasperi, che pare cosi’ oggi il piu’ gettonato, e tre papi (Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Un Pantheon a maggioranza cattolica. Piu’ Craxi per non farsi scappare i socialisti. I socialisti, che cosi’ sono nei Pantheon, ma non hanno una casa loro e soltanto piccole scialuppe e salvagenti. Paradossale. Conseguentemente non puo’ che prendere forma un percorso per riaffermare tra tanti coacervi di identita’, che vengono corroborati dalla presunta fine della loro storia e dall’altrettanto indimostrata “necessita’ storica” di accorparle e di superarle, una identita’ ancora ovunque viva e vitale. Pare che dalle tradizioni comunista e democristiana (i padri fondatori del Partito democratico sarebbero quasi tutti i vecchi comunisti e democristiani con varie ed eventuali) nascano i prodromi del loro superamento e dell’inveramento del nuovo partito in nome di una indimostrata necessita’ storica del nuovo soggetto. La vecchia anomalia, il Pci piu’ forte del Psi, produce cosi’ una anomalia nuova, che l’Europa non conosce, come non conosceva quell’eurocomunismo che Berlinguer esaltava per utilita’ di partito. E in fondo questa nuova anomalia e’ proprio frutto di quella vecchia. Come allora anche oggi si invita non gia’ l’Italia a divenire piu’ europea, ma l’Europa a divenire piu’ italiana. E se il vecchio Pci in fondo si dichiarava simile alla socialdemocrazia europea, anche se ricercava terze vie, cosi’ oggi il partito democratico sarebbe non nel Pse ma col Pse, come ha precisato Rutelli. Il tutto per non fare come in Europa, cioe’ una moderna socialdemocrazia italiana, per non dar ragione a Saragat, a Nenni e a Craxi, per consentire agli ex comunisti di resuscitare i loro morti e cosi’ agli ex democristiani. Un passato si legittima solo se non si accetta quello di un altro. La teoria del nuovo soggetto politico legittima tutte le storie e tradizioni che anzi possono perfino essere esaltate nel momento di una loro palingenetica trasformazione. Cio’ che e’ vecchio, cosi’, non e’ da criticare e’ solo da superare. Anziche’ cercare collocazione nei Pantheon i socialisti dovrebbero cosi’ cercare una loro autonoma casa.
Dovrebbero avviare un percorso tra i piccoli partiti, movimenti e correnti politiche, anche non di diretta emanazione del vecchio Psi, per tentare di costruire un partito. Ma dovrebbero farlo sapendo che solo il modello elettorale tedesco consente di fare emergere le identita’ singole senza soffocarle nelle coalizioni. Con un certo disappunto ho preso atto che un dirigente coraggioso come Mussi che pensavo facesse dell’identita’ socialista la ragione della mancata adesione al Partito democratico se n’e’ andato citando Berlinguer e parlando di una sinistra unita da Rifondazione allo Sdi.
Vedremo. Intanto non si puo’ non riconoscere, e su questo Fassino ha ragione, che il progetto del partito democratico non influenzi i cambiamenti del sistema politico italiano. Questo e’ certamente un merito e non e’ un merito di poco conto”.(AGI) Red/Mal 231415 APR 07

Dopo il PD Bonsai, la costituente socialista BONSAI

Riavviare un processo,in parte superato dal tempo, da parte dei vecchi protagonisti della prima repubblica, di ricostruire il PSI in formato Bonsai è, così per come sta avvenendo non solo anacronistico, ma anche e soprattutto opportunistico.
Come si può pensare di rifare il PSI, quando gran parte del suo gruppo dirigente sta all’opposizione del Governo Prodi e quando soprattutto gran parte dell’elettorato sta all’opposizione del Governo meno amato dagli Italiani?
Ci vorrebbe un atto di grande coraggio, nonché di grande novità!
Una costituente Socialista che tale voglia definirsi, non può prescindere da un progetto Politico ben diverso da quello che Craxi, Borselli ed ultimamente De Michelis vogliono proporci.
Una grande scommessa di riaggregazione di tutte le componenti Socialiste, che stanno nei due diversi Poli e che abbiano il coraggio di chiamarsi fuori dagli schemi del sistema bipolare attuale.
Una costituente che raccolga non solo due piccole sigle ed una parte, minoritaria, del Nuovo PSI, ma anche e soprattutto i Socialisti che stanno nella CDL.
Un progetto “terzopolista” che si ponga dirompente all’interno dello schematismo “bipolare”, che raccolga poi non solo i Socialisti, ma anche i laici con particolare riferimento a coloro che si richiamano alla storia repubblicana, liberale, socialdemocratica.
Ciò comporta però un atto di grande coraggio e di rivoluzione che passa anche attraverso una rivoluzione generazionale.
Con la conseguente necessità di non pensare subito alla collocazione personale, anzi correndo il rischio di non avere risultati elettorali immediati.
Solo in questo caso, allora giungeremmo alla scomposizione e ricomposizione dei poli; solo in questo caso saremmo in grado di dare al Paese una nuova prospettiva ed una nuova forza Politica in grado di saper trovare la nuova strada per soddisfare i nuovi bisogni che questo Paese necessita.
Solo con una nuova scommessa possiamo pensare di generare in Italia un circolo virtuoso che sappia rilanciare il nostro Paese, renderlo competitivo, rispettato, efficiente.
Se ciò non avviene la prospettiva che ci pone De Michelis, sa di annessione nel centro sinistra.
Poco importa chen il progetto della Costituente Bonsai sia alternativo all’altro Bonsai, cioè il PD.
Alternativo a questo lo è già Bertinotti!
Se non vi sono novità negli schematismi attuali, allora non v’è la ragione storica perché il Nuovo PSI cambi la propria collocazione.
Non si capisce perché non abbiamo fatto questa scelta molti anni fa o ancora perché abbiamo generato una scissione al Congresso non Congresso di Roma nel 2005.
Credo che l’attuale Segretario del Nuovo PSI non sia in grado, sia per lungimiranza politica, sia per prospettiva personale, di mettersi alla testa di questo percorso.
Credo che De Michlis non abbia, oggi, neanche più l’autorevolezza per richiamare a raccolta tutti coloro i quali vogliono fare una grande scommessa generazionale.
E se non lo può fare lui, tanto meno mi pare lo possa fare Formica o altri gerontocrati dell’Ex PSI che in questi anni tutto hanno dimostrato tranne che tenere effettivamente ad una rinascita di una forza Socialista Autonoma.

Risposta a Sergio Verrecchia

Caro Sergio ognuno il suo leader se lo sceglie. Paragonare poi Gianni De Michelis a Berlusconi è quantomeno superficiale , se non altro per i risultati raggiunti: altrimenti come si giudica una leadership? . Voglio ricordare a te, che sei venuto nel Psi anni dopo la sua fondazione, e forse per questo non sei sufficientemente informato, che il sottoscritto essendo uno dei fondatori la storia della nostra organizzazione la conosce bene . Quando Ugo Intini da segretario del partito scelse la strada dello Sdi un gruppo di noi , espressione della maggioranza degli organi statutari , decise di chiedere a Gianni , che da alcuni anni aveva deciso di fare altro mestiere , di ritornare in campo anche perché bandiera del vecchio PSI che meglio rappresentava la scelta di autonomia e di identità . Con me c’erano tra gli altri Stefano Caldoro , Saverio Zavettieri , Donato Robilotta e Nanni Ricevuto . Gianni decise di accettare la guida del Psi e noi gli garantimmo, con i nostri numeri , l’elezione a Segretario . Decise di farlo però con un limitato mandato a termine . Sono passati più di dieci anni ! De Michelis ha sempre avuto il nostro sostegno e il nostro affetto anche e soprattutto nei momenti difficili post-tangentopoli anche quando molti di noi non avrebbero avuto interesse a farlo se non altro per ragioni di ritorsione della magistratura allora molto vigile alla riorganizzazione dei socialisti autonomisti , non subalterni al PDS . Nessuno di noi me compreso ha mai fatto mistero di una stima personale per le notevoli qualità intellettuali di Gianni che però per chi fa politica sono naturalmente separate dalla diversa valutazione sulle scelte che si fanno in nome e per conto della nostra organizzazione. Noi , sia ben chiaro, abbiamo scelto lui e non viceversa se non altro perché gia c’eravamo .Anche quelli che sono venuti dopo non sono stati scelti da lui : la Moroni era per ragioni createsi un dato di fatto indipendente dalle nostre volontà . Fu vista e accettata in quella fase come un valore aggiunto. Alessandro Battilocchio fu invece sostenuto e lanciato da Donato Robilotta . In quanto a Stefano Caldoro e a Saverio Zavettieri i due hanno sempre rappresentato, alla guida delle loro Regioni, la vera e più consistente forza elettorale del PSI dei sette garofani e del Nuovo PSI successivamente Voti e consensi che erano stati raccolti prima che Gianni De Michelis entrasse nel Partito . Sono stati la vera forza sulla quale De Michelis si è appoggiato per difendersi prima da Intini poi da Martelli e Craxi . Gianni ha utilizzato loro e non viceversa . E’ evidente che quando poi ci sono stati degli incarichi , delle candidature o delle opportunità per il partito, era giocoforza , se non si pensa di amministrare un condominio, che chi avesse maggiori consensi , e bisogna dire anche maggiore coerenza, abbia ricevuto i riconoscimenti dovuti . Quale regola diversa dalla capacità politica e di raccolta del consenso e dei voti poteva essere usata ? Quindi nessuna scelta personale o singola di Gianni De Michelis ma le semplici e ferree regole della politica. Voglio poi risponderti anche in merito ad una accusa rivolta da te ad alcuni compagni rei di avere delegittimato il Segretario Nazionale nell’ultimo Consiglio Nazionale. Questi compagni se ho ben capito a chi ti riferivi ,sono quelli che lo hanno “scelto” e legittimato eleggendolo con decine di migliaia di voti al Parlamento Europeo in un collegio non suo , da ospite gradito e coccolato , contro ogni pronostico . Chi parla di delegittimazione dovrebbe far riferimento alle mortificanti poche centinaia di voti che la sua città natale ed il partito di quel territorio gli ha tributato nelle stesse elezioni Europee . Quanto sono belle le chiacchiere ma quanto spesso sono inutili .

Antonino Di Trapani
Segreteria nazionale
Responsabile enti locali Nuovo Psi

Le condizioni per l’unità dei socialisti. di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede dell’esperienza del Psi, è nella natura del nostro partito. Il Nuovo Psi nasce infatti a Milano nel gennaio del 2001, a un anno esatto dalla morte in solitudine, e lontano dal suo Paese, di Bettino Craxi, che di quell’esperienza è stato leader negli ultimi vent’anni, col proposito, esplicitato nel nome, di rappresentare direttamente quella speranza di rinascita. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate. Alla ormai piena rivalutazione politica di Bettino Craxi, che qualcuno vuole addirittura inserire in un Pantheon, passando così da una criminalizzazione a una santificazione senza scrupoli, si assiste oggi ad una riproposizione della questione socialista, che viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente del vecchio Psi, ma anche da chi proviene da altre storie e ha fatto della identità socialista una questione dirimente nel processo di avanzamento verso il partito democratico. Due obiettivi sono ormai raggiunti nel nostro percorso politico iniziato a Milano: la lettura del socialismo degli anni ottanta, ieri ingiustamente criminalizzata e oggi al vaglio, assieme alla figura di Craxi, di una generale, anche se giustamente non acritica, rivalutazione, e la rinascita di una identità socialista che pareva definitivamente seppellita nei tribunali durante il biennio giudiziario. Resta il tema del partito politico. Né il Nuovo Psi, né lo Sdi, gli unici due partiti che hanno voluto assumere una esplicita identità socialista, sono riusciti a pervenire ad una dimensione minima soddisfacente, procedendo spesso contrapposti, attraverso alleanze anomale e anche dando vita a liste elettorali senza identità. La questione dell’unità dei socialisti, nella versione più larga, intesa cioè come unità tra coloro che provengono dall’esperienza del Psi e coloro che pur provenendo da altre esperienze sono oggi attestati sulla trincea socialista, ha trovato nel recente congresso di Fiuggi dello Sdi un momento di produttivo confronto politico. Noi crediamo che a tale confronto e al conseguente processo costituente che ne deriverà il Nuovo Psi debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organo di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione e anche sconcerto tra i nostri militanti. Il Nuovo Psi è una piccola comunità politica, costituita da militanti e dirigenti volontari e orgogliosi di sentimenti di autonomia e di indipendenza politica, rappresentato da due parlamentari italiani e due parlamentai europei, oltre a qualche consigliere e assessore regionale, comunale e provinciale. Una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto un’alleanza elettorale con la Casa delle libertà, proprio perchè la sinistra italiana era a-socialista, venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediato post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle libertà, precedendo l’analoga decisone dell’Udc di Pieferdinando Casini e che ha ribadito nel contempo la propria collocazione di partito di minoranza parlamentare, nell’ambito di un gruppo parlamentare autonomo, assieme alla Dc di Rotondi, che sussiste tuttora nonostante manchi una coincidenza di strategia politica, dopo la negativa esperienza elettorale. Dunque tra il Nuovo Psi e le altre forze della futura costituente socialista esiste una differenza di collocazione politica. Crediamo che sia giusto evitare di negare la realtà, così come riteniamo che non sia impossibile modificarla. Lo abbiamo sostenuto, lo ribadiamo anche in questo momento. A fronte di un altro governo siamo pronti ad assumere un’altra collocazione parlamentare, a fine legislatura non escludiamo di poter collocarci diversamente. Il segretario del partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni. Il problema è che tale governo di ampie intese è tutt’altro che all’orizzonte, e lo stesso Berlusconi dà l’impressione di non voler creare condizioni di crisi al governo Prodi, proprio mentre si accinge a divenire un protagonista di una alleanza con autorevoli esponenti vicini tradizionalmente alla sinistra per la più colossale operazione economico-finanziaria del nostro tempo. Il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo definitivo connotato di bipolarismo “bastardo”. E allora che la futura costituente si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta divenendo anche subdolo.
Dunque dobbiamo chiedere ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del Paese. La preferenza esplicitata a Fiuggi da Boselli per un modello elettorale simile a quello delle regionali, comporta invece l’accettazione del bipolarismo in cambio di un basso sbarramento elettorale. Se la costituente socialista vuole avere successo deve puntare a un modello che consenta l’esaltazione delle singole identità e la scelta che più volte Lanfranco Turci, come Cesare Salvi, hanno presentato come la migliore, non dipende certo da quella presunta difficoltà a scegliere uno dei due poli che potrebbe esserci invece addebitata. Il problema è scegliere un modello ideale per la rinascita delle identità politiche e nel contempo non porre la questione socialista sotto lo sbarramento elettorale, dando così netta l’impressione di volere fare solo uno Sdi un pò più forte, come sostengono di volere evitare all’unisono Turci e Caldarola. Un’operazione di questo tipo può e deve invece avere successo se darà l’impressione di procedere attraverso un profondo cambiamento del sistema politico italiano, dove alle collocazioni subentrino le domande di identità. Certo il modello elettorale non dipenderà che in misura minima da noi, ma noi dobbiamo propugnare un modello coerente con i nostri obiettivi politici e chiamare su questo a raccolta tutti coloro che avvertono la necessità di questo rinnovamento di sistema. Noi abbiamo poi un ruolo particolare in un futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte di elettorato socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente e anche dal punto di vista programmatico. Politicamente attraverso un modello capace di resuscitare l’amore per le identità storico-politiche, dal punto di vista programmatico attraverso una grande operazione di elaborazione e di confronto che dovrebbe svilupparsi in una sorta di Rimini 3. Poiché il richiamo al socialismo è minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo congiunto di convergenza sulle cose da fare. Non basta il sacrosanto rilancio di una politica della laicità, in nome delle migliori tradizioni del socialismo liberale e delle grandi lotte di civiltà compiute nel nome di Loris Fortuna negli anni settanta e ottanta. Certo la laicità dovrà essere un settore decisivo dell’impianto programmatico del nuovo auspicato partito. E da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del socialismo liberale, da Ernesto Rossi, a Fortuna a Pannella. Non c’è battaglia sui temi dei diritti civili che non porti la firma congiunta di un radicale e di un socialista e la stessa esperienza della Rosa nel pugno noi non abbiamo mai contestato per la sua valenza ideale, ma semmai per la sua collocazione politica. Restano i temi della politica estera e della politica economica sui quali più complicato appare l’approccio con le componenti che provengono da altre storie politiche. Ma anche con costoro è giusto sviluppare un confronto sulle cose e senza pretendere alcuna abiura politica, pensando al futuro di un socialismo europeo e italiano moderno e rinnovato. Nessuno vuole la riedizione del passato, nessuno può pretendere che rinasca il vecchio Psi. L’Europa e il mondo cambiano a velocità impressionante e i grandi temi del cambiamento climatico e delle energie alternative sono oggi prioritari in qualsiasi programma di cambiamento, rappresentando due emergenze planetarie non rinviabili.
Il percorso dunque che suggeriamo è il seguente.
1) Evitare la unificazione in due tempi, prima quella degli ex Psi e poi quella degli altri. Non esiste un prima e un dopo. Esiste un confronto con tutti per trovare alla fine l’accordo con chi ci sta. Dunque nasca un tavolo di confronto con tutti coloro che sono interessati alla ripresa o all’affermazione dell’identità socialista e sulla prospettiva di creare in Italia un nuovo partito socialista.
2) Portare al confronto la nostra idea, nostra come Nuovo Psi, di autonomia e di identità, consentita da un modello elettorale come quello tedesco, e costruire sui questo una più ampia aggregazione
3) Promuovere una conferenza programmatica per definire i tratti essenziali di un socialismo del 2000, per darne una versione aggiornata, per un nuovo intreccio tra giustizia e libertà, tra pubblico e privato, tra liberalizzazioni e garanzie, per riformare lo Stato sociale, per fuoriuscire dal “caso italiano” sui temi delle libertà e della tutela dei diritti e rendere l’Italia un vero Paese europeo.
4) Prevedere un prima fase federativa, per poi fondare il nuovo contenitore da presentare alla prima prova elettorale, quella europea del 2009. Un lavoro di fusione per tappe e per successive chiarificazioni è assai più utile di una fusione a freddo, che può determinare nuovi e imprevedibili processi disgregativi e generare delusioni incontrollabili.
A queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama italiano, quello di riportare l’Italia alla sua migliore tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

LUCIO BARANI: Gianni De Michelis ci dovrà dare qualche spiegazione.

 

 

Leggo i giornali di domenica e apprendo dalla stampa e non dagli organi istituzionali di partito, che Gianni De Michelis, con congresso aperto del Nuovo PSI e stabilito per il 23 e 24 giugno, dichiara a Boselli e allo SDI: “la scelta è fatta, io e i pochi(!) che mi seguiranno siamo con voi”, oppure “la mia scelta è fatta, sarò con voi, per ora è un’adesione personale” e quant’altro.Queste dichiarazioni mi sono piaciute poco, lo dico francamente come semplice compagno socialista che crede nel partito, nella democrazia del dibattito interno, nel valore di un congresso che assieme abbiamo stabilito di tenere per poter decidere il nostro futuro.Soprattutto non mi piacciono i fatti compiuti e le tirate di bavero espresse male specialmente da un punto di vista comunicativo.De Michelis non è solo un iscritto, è il segretario di un partito che non può tirare per la cavezza a titolo personale senza la dignità di un dibattito interno e senza ottemperare a ciò che è normale in politica: dare la parola agli iscritti e ai delegati per decidere a maggioranza le linee guida della propria politica se questa va confermata o mutata radicalmente.Spero che nei prossimi giorni ci sia un doveroso chiarimento, altrimenti saremmo in presenza di un grave errore formale che supera la sostanza stessa di un dibattito interno, poiché se un segretario si sente di decidere prima e indipendentemente dal congresso dei propri iscritti, apre di fatto e da subito una grave crisi interna politica e statutaria, rende un cattivo servizio al proprio partito, commette un significativo errore di comunicazione verso l’esterno.Volutamente non entro in merito sulle future decisioni che dovrà prendere il partito nella sua coralità, decisioni che personalmente intenderò rispettare come si conviene secondo il principio di militanza. Se non lo facessi, prassi vorrebbe che rassegnassi le dimissioni, anche come parlamentare o giustamente il partito dovrebbe richiedere le mie dimissioni.Giova ricordare quella che è la nostra attuale collocazione politica e il senso della nostra presenza in Parlamento: il sottoscritto e Mauro del Bue si sforzano, con una non indifferente mole di lavoro per garantire una costante presenza e dibattito, di portare avanti una politica autonoma autenticamente socialista e di opposizione all’attuale governo Prodi, quello che possiamo definire “il meno amato dagli Italiani” e che di riformismo liberale ha veramente poco e tanto di massimalismo retrodatato.Questo è il mandato che noi abbiamo avuto dal Partito, dagli iscritti e dagli elettori. Di contro Boselli e Bobo Craxi stanno eseguendo giustamente il loro mandato, che è quello di sostenere il governo Prodi (anche con pochi distinguo critici in situazioni che, come nel caso Mastrogiacomo, gridano scandalo a Dio), di partecipare con ruoli di corresponsabilità, di essere integratori e attori dell’attuale maggioranza e spesso i più strenui difensori con qualche atteggiamento da “fedelissimi” anche quando non era dovuto dalle circostanze.Buon senso direbbe che quando soggetti collocati diversamente decidono di mettersi assieme con pari dignità, ambedue devono fare un passo indietro dalle loro posizioni di punta per camminare su un terreno di neutralità, quella che noi chiamiamo “dichiarazione reciproca di autonomia”.La pari dignità e l’autonomia delle scelte non significano poi mettersi in un limbo politico, si possono evidentemente fare tutte le scelte di questo mondo ma dentro un orizzonte responsabile e paritario.Altrimenti parliamo di “annessione”, e francamente mi sembra quello che Gianni ha ceduto, come segretario , in un congresso che non è il suo.Ho già detto che esistono buoni motivi per cui la data del nostro congresso è utile. Perché così si valutava l’assise SDI (ma pare che questo è già stato fatto anticipatamente), perché si valutavano le sorti dei congressi DS e Margherita e si attendevano le novità e le contraddizioni del PD, perché si valutavano serenamente i risultati delle prossime elezioni amministrative. Non sto parlando di tempi lunghi, ma di tempi brevi.Invece stiamo assistendo a troppe forzature e dichiarazioni strane e anticipatorie, mentre sarebbe bene che il nostro Partito occupasse il proprio tempo per definire la piattaforma irrinunciabile, uno “jus soli” un diritto a esistere in un posto, con l’indispensabile democrazia e serietà interna.E se questo non fosse ritenuto fattibile e credibile, allora Gianni De Michelis dovrebbe spiegarci per che cavolo ci ha costretti a fare la scissione con Bobo Craxi appena nell’ottobre 2005, prima delle elezioni.

Congresso UNITARIO

Ho letto l’articolo del nostro EX-Segretario De Michelis apparso sulle colonne del Corriere di oggi.
Non solo ho ritrovato il suo solito stile, piacevole accattivante, per certi versi anche interessante, ma leggendo quello che scrive si possono capire tante cose, dette, e tante cose non dichiarate.
Tra le cose dette, abbiamo finalmente capito che il suo riferimento in questi anni è sempre stato BOSELLI, sin dal lontano ’92 aveva individuato in lui il futuro dei Socialisti.
Abbiamo poi scoperto che Craxi, riponeva in lui, Gianni, grande fiducia.
Sulla prima, non mi permetto di esprimere giudizi; se De Michelis ritiene che il suo leader sia Boselli sono fatti suoi; per la maggioranza dei Socialisti non è così.
Sulla seconda mi permetto solo di osservare che in più telefonate intercorse tra me personalmente, ma posso assicurare anche con numerosi altri compagni, Bettino Craxi emetteva un giudizio diametralmente opposto.
Ricordo ancora quando lo chiamai e il tono della telefonata di Bettino era decisamente avverso a De Michelis, anzi sosteneva che la ripresa del percorso Socialista sarebbe avvenuto solo se De Michelis non avesse fatto più il Segretario.
Ma guardiamo le cose non dette, quelle che lo stesso De Michelis afferma essere parte di quelle cose che appartengono alla lettura, in parte dietrologica, del non scritto.
E in questo c’è l’elemento più positivo della sua intervista.
Nella parte conclusiva sostiene che noi stiamo con Berlusconi.
Questo può voler dire solo una cosa: che De Michelis non ha nessuna intenzione di uscire dalla CDL e quindi la COSTITUENTE BONSAI è già morta e defunta.
O forse, meglio ancora ciò vuol dire che De Michelis ha concordato con Boselli l’unità dei Socialisti nella CDL.
A questo punto non credo che vi siano più problemi di natura politica, credo che le dichiarazioni di Battilocchio siano già tramontate e che quindi si prospetti un Congresso UNITARIO per ritrattare la presenza del Nuovo PSI all’interno della CDL.
Rilanciamo dunque la forte presenza di un partito Autonomo ed Identitario a matrice riformista nella CDL, presentiamo un documento unitario che rimarchi questi aspetti e rilanciamo il futuro del nostro Partito.
Un forte no dunque al Governo Prodi, una netta opposizione a questo falso Centro-sinistra, un forte SI alla presenza dei Socialisti alleati di Berlusconi, per rilanciare all’interno della CDL una forte aggregazione Socialista e riformista.
Caro Gianni, perché tante manfrine se la linea Politica tua e della maggioranza dei Socialisti del Nuovo PSI è la stessa?