Un ricordo di un amico scomparso

 

Questa mattina si è spento Giancarlo Magenta, ex assessore Regionale della Lombardia dei bei tempi che furono.

Non posso certo io tracciare la sua storia Politica e personale.

Non sarebbe giusto per lui, poiché la sua storia parla da sé, non sarebbe giusto per me, perché ho avuto la fortuna di conoscere Giancarlo, solo a bei tempi andati e sono la persona meno adatta a farlo.

Posso e voglio solo ricordare il Giancarlo che ho conosciuto, che mi ha aiutato sostenuto, che mi ha incitato durante la mia Segreteria Regionale.

Era un tipo strano, Giancarlo, quando ci parlavi sapeva sempre metterti in imbarazzo, sembrava sempre disinteressato e distaccato dalle cose, eppure aveva dentro di sé ancora molto da dare e molto da dare alle cause del Socialismo.

Ricordo ancora quando decise di scommettersi in prima persona per le elezioni provinciali, quando candidandosi alla Presidenza della Provincia si riaffacciò ufficialmente nell’agone Politico, lui che era stato uno degli uomini più potenti di Pavia, lui che era stato un socialista vero, lui che come gran parte di noi aveva dovuto subire gli insulti, le umiliazioni le cattiverie della disgraziata vicenda di tangentopoli.

Non aveva mai smesso di credere nel Socialismo, non aveva mai voluto cercare un’altra casa, aveva continuato a lottare, come molti di noi, perché la causa del Socialismo tornasse ad avere un proprio ruolo.

Era sempre disponibile, a qualsiasi ora ed in qualsiasi giorno.

Con lui ho condiviso molto e da lui ho imparato molto.

Un giorno mi disse una frase che ha contribuito molto a cambiare la visione della vita.

Quel giorno, lasciandosi un po’ andare, mi raccontò alcune delle sue traversie, delle sue vicende personali vissute in politica; mi disse “vedi Franco, io dalla Politica ho avuto molto, poi è successo quello che è successo; non voglio altro, voglio solo avere la possibilità di rimettere in piedi questo partito, e vorrei avere la possibilità di fare politica”, intendendo con questo che le tristi vicende avevano tolto a molti la possibilità di farlo.

In quel momento capii che dietro ad una corazza di manifesta durezza, vi era un uomo buono, che viveva per un ideale vero.

Le ultime vicende ci avevano portato a non essere più così vicini, ma la stima da parte mia, e spero anche da parte sua, non era mai venuta meno.

La notizia della sua morte mi ha lasciato un vuoto, molto superiore a quello che mi ero immaginato.

Mi mancherà, Giancarlo, mi mancherà quel suo modo strano di rispondere al telefono del tipo “agli ordini capo”, che era una chiara presa in giro affettuosa.

Mancherà a molti, mancherà al Socialismo.

Ciao Giancarlo, ti abbraccio.

Comunicato stampa – elezioni amministrative –

 

Comunicato Stampa – ore 15,00 del 9/5/2007 –  

 

Antonino Di Trapani, Responsabile dell’Ufficio Elettorale del Partito Socialista Nuovo PSI, dichiara: “le liste elettorali presentate dal Nuovo PSI per le prossime elezioni amministrative confermano sostanzialmente le scelte di campo effettuate dal partito nel recente passato. Le percentuali parlano chiaro: il 65% delle liste presentate vedono la collocazione del Nuovo PSI nel centro destra, dove nella maggioranza dei casi il partito si presenta con proprie liste e con lo storico simbolo del garofano; il dato diventa ancor più significativo considerando il diritto di tribuna concesso in diverse realtà ad esponenti del Nuovo PSI da Forza Italia e dal centro destra. Un 10% di casi vede il Nuovo PSI presentare liste autonome dai due poli; in un altro 18% di realtà invece il Nuovo PSI, apparentandosi con lo SDI, è presente nel centro sinistra con simbolo composito.Ricordiamo che la presentazione delle liste è stata effettuata in piena autonomia dagli organismi locali in virtù del decentramento territoriale riconosciuto dal partito alle singole segreterie regionali e provinciali. Tali scelte assumono particolare significato alla luce del dibattito che va sviluppandosi all’interno del partito in vista della prossima scadenza congressuale fissata per il 23 e 24 giugno p.v.Quest’ultimo importante impegno non impedisce peraltro di pensare alla tornata elettorale come ad un momento di rilancio, salvaguardando innanzitutto identità e autonomia del Partito Socialista Nuovo PSI.”

Elezioni Francesi

Credo che lo sforzo ed i tentativi di tradurre in chiave italiana il voto francese, non abbiamo fondamenti né analisi riconducibili. Ed altrettanto potremmo dire di quello inglese, o spagnolo, o tedesco… Se la propensione futurista è di tradurre il tutto in chiave europea, ciò che manca, e che mancherà per parecchio, è una ”storia condivisa “. A ricordare la guerra di secessione americana, ci vorranno cento anni per realizzare gli Stati Uniti… d’ Europa, basti pensare che solo sessant’anni fa eravamo in  guerra contro
la Francia e l’Inghilterra… Per il momento di unica abbiamo solo la moneta, troppo poco per parlare di tradizione comune, di lingua  comune, di politica  comune…  Un primo passo coraggioso potrebbe essere quello di lanciare partiti di riferimento europeo… E, visto il nostro innato spirito europeista, perché non esserne i precursori ? Dar vita ad un vero Pse  frutto di congressi di base, che si misurasse su uno Statuto  costituente (là sì, necessario, per sintetizzare le diverse realtà nazionali) e che eleggesse i suoi rappresentanti, il suo Segretario. Di che socialismo parleremmo, allora?  Quello disposto ad allearsi ai comunisti ? quello che si richiamasse a Marx? L’errore di Segolene è stato quello di non smarcarsi da un certo massimalismo, di inseguire più l’arcobaleno che non la bandiera  francese. L’effetto antisistema iniziato  a metà anni 60 è alla canna del gas. Il disordine pubblico delle banlieus o degli stadi non è più di sinistra, ma contro la società. Bisogna ridare contenuti alla cultura socialista, aggiornarla per tradurre i bisogni e le aspettative della gente che vuole migliori qualità esistenziali, nel lavoro, nella sanità,nel tempo libero…. Una politica finanziaria fondata sulla tassazione non è di sinistra, la difesa dell’attuale sistema pensionistico, quando la media di vita è aumentata di 10anni, non è di sinistra. Le rivendicazioni e la politica della CGIL non è di sinistra. Pecoraio Scanio e Di pietro non sono di sinistra. Il Pd non  è di  sinistra… A leggere taluno, anche in casa nostra, sembra che il problema, l’infamia, sia questa: stare o meno con quelli che si dicono”di sinistra “, non già per contenuti, ma per etichetta o  schieramento… I comunisti del compromesso o gli Sdi di oggi… ( provare per credere )così ci trattano, fatto salvo che non facciamo loro comodo… o che il Nuovo psi non sia organizzato (o inesistente ). In Polesine noi siamo l’entità socialista più qualificante. All’ opposizione in Provincia e nei due comuni più grossi. Gli assessori e le  prebende sono tutte dei boselliani e zavetteriani, ma io non vedo  politiche di sinistra. Allora oltre che di Nuovo Psi adesso ho cominciato a parlare di “nuova sinistra “, quella che parla di riformismo liberale, di laicità, di gradualismo, di tolleranza, di economia informatica e nanotecnologica, di progressismo, di Europa socialdemocratica e non marxista. C’è ancora spazio e tempo per diventare riferimento popolare di queste idealità. Anzi ne abbiamo quasi un dovere sociomorale oltre che storicopolitico ! Se questi “sinistri”italiani fossero stati zitti invece che appoggiarla, probabilmente il risultato poteva cambiare per
la Royale, che non già per le catene della vetero sinistra interna ha perso, ma perché non è stata credibile per il centro moderato della borghesia francese (che avrà valutato anche quello che sta succedendo da noi con i suoi deleteri falsi fans al Governo… ).  Lo snodo politico, anche  per la società italiana, non solo per il socialismo che vuole esserne “al servizio “, è lì, al centro.  Alleanze  a sinistra, con questa falsa sinistra, ma anche con quella vera, sono antiitaliane, sono antieuropee. E’ portare la  sinistra verso il centro, conquistare al socialismo a-comunista i ceti moderati che darà all’Italia una più efficace, larga ed omogenea governabilità. Abbiamo un grande compito: dare spazio,voce e  rappresentatività a questi cittadini, come ai tempi di Labor e delle Acli.. Non sarà un simbolo rapinato  ed aggiunto al sinistrismo che farà morire questa idea.  

Angelino MasinSegretario della Federazione di Rovigo

Masin (Rovigo): risposta a Verrecchia

Caro Sergio l’analisi politica  che fai è artefatta e preconfezionata, e non  obbliga  giocoforza a  dire  che via da quello che dici tu gli  altri vogliano solo forza italia.

Sai in quanti saremmo già andati ? Mentre non capisco perchè quanti la pensano come te non vadano con Bobo  Craxi o Boselli. Perchè si vuole  distruggere questa  piccola isola ideale di  socialismo non sinistro ?

Tu ti porterai ( o porterai loro )il simbolo, ma ci sarà sempre  qualcuno che coi  comunisti e con il pd e rutelli e  prodi( i peggiori, anche di berlusconi)non vorrà andare. Per sbaglio ideale  se vuoi, ma in coerenza  con se  stessi.

Un  certo socialismo,  che non è il tuo, non morirà comunque, vedrai.

Arrivati sul molo, per  tornare alla tua  parafrasi,ci siamo  solo accorti che “La costituente”, il nome della nave, non andava  dove  noi  volevamo.

Oppure che  ci portava  dove  voleva  qualcun altro in modo capzioso.

Ma soprattutto che potevano avercela rubata…

Circa  la proposta che  chiedi è intrinseca  alla tua  critica HIC  MANEBO OPTIME.

Forse  che il documento di Rovigo non è una  proposta ?

Tu fingi di non sapere ma  sai di fingere.

Nelle  trattative  delle  prossime elezioni amministrative abbiamo rappresentato l’ala progressista di coalizioni centromoderate, la sinistra di liste di  più  ampio quadro politico ed  acomunista. Abbiamo svolto un  ruolo di  grande ascolto e rispetto, credimi, e soprattutto hanno apprezzato la nostra coerenza. In ogni comune di voto qui in polesine se  vincerà  la  nostra  coalizione  passerà un consigliere del nuovo psi  di cui al documento del bue dell’ultimo consiglio  nazionale.

Il resto  è solo pirateria, sopruso ed anarchia (vedi intervista sul corriere, o varese o convegno in lombardia).

A presto ( e  se sei  democratico dai  la stessa  divulgazione sul sito a  queste  mie righe come al tuo  film ).

Angelino Masin
Segretario Federazione
di Rovigo
( congressualmente  eletto )

La lista di Varese è una scelta locale

Leggo con vivo stupore che a Varese si sarebbe compiuta una scelta Politica che, condivisa con il livello Regionale, sarebbe stata avallata dal Segretario Nazionale Gianni De Michelis.
Lo stupore è inizialmente legato al fatto che esista una Federazione.
Dopo l’uscita dal Partito dell’On. Buffoni, infatti la Federazione di Varese ha visto solo un paio di Comuni presenti, tant’è che il Segretario Provinciale di Varese rappresenta il Comune di Busto Arsizio (che è il suo) e basta.
Il secondo fatto di stupore è legato alla forzatura che una vicenda assolutamente locale e pertanto legittima, assuma una valenza Nazionale.
Alcuni Socialisti del Nuovo PSI della Provincia di Varese inseme ad alcuni ex SDI, così mi pare sia il Consigliere Comunale di Varese e “portavoce” della Costituente Varesotta, hanno deciso di fare un percorso elettorale, utilizzando un simbolo che può indurre un maggior richiamo e magari qualche “fraintendimento”.
Fatto questo, ripeto, assolutamente legittimo e utile.
Il nostro è sempre stato un partito aperto alle diverse situazioni elettorali, non v’è ragione per cui a Varese, alle elezioni provinciali il NUOVO PSI, modificando il proprio simbolo, non si ponesse in una competizione “fuori dai Poli”.
Questo è da ricondursi quindi ad un fatto tecnico di “speculazione” elettorale e non quindi ad un fatto politico.
Né mi risulta che il Congresso del Nuovo PSI, che se non sbaglio dovrà celebrarsi a Giugno, abbia deliberato “il fatto”, né tantomeno De Michelis, che è in ordinaria amministrazione può pensare di compiere atti che non sono nella sua facoltà.

Socialisti Italiani: fatto ricorso contro liste Nuovo PSI!

Come era stato annunciato ed era ampiamente prevedibileè iniziata la campagna-ricorsi contro il simbolo del NUOVO PSI. A Reggio Calabria il primo round  è nostro. 

 

 

                               Come era stato annunciato ed era ampiamente previsto, Saverio Zavettieri ha proposto ricorso alla Commissione Elettorale Circondariale di Reggio Calabria  per far escludere dalla competizione elettorale del 27 e 28 maggio 2007 la lista del Partito Socialista NUOVO PSI continuando a sostenere che Gianni De Michelis non è il Segretario del Partito e presentando a sostegno della propria tesi la sentenza del TAR di Catania, ma guardandosi bene dal presentare la sentenza del Tribunale Civile di Roma che facendo piazza pulita di ogni equivoco ha restituito  sede, simbolo e cassa all’attuale legittimo Segretario.  

                               In previsione del ricorso si è proceduto, con l’aiuto del Coordinatore Nazionale Stefano Caldoro, a predisporre delle note difensive che sottoscritte dai presentatori della lista comunale (Leonardo Del Giudice e Gaetana Maria Alvaro) sono state depositate presso la Commissione che, rigettando il ricorso, così si è espressa: “….la Commissione prende, quindi, in esame il ricorso presentato dall’on. Saverio Zavettieri, Segretario Nazionale de “I Socialisti Italiani”, nonché dal Signor Giampaolo Catanzariti nella qualità di Segretario Provinciale del medesimo partito che, tra l’altro, esibiscono copia della sentenza n. 2380/06 del Tribunale di Giustizia Amministrativa della Sicilia, sezione di Catania, di cui, questa Commissione ritiene di non dover tenere conto essendo la decisione odierna contestualizzata in situazione totalmente diversa rispetto a quella esistente nell’anno 2005, allorquando si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Messina. In particolare non appare, nella competizione attuale, che sussista un pericolo concreto per l’elettore di “confusione” nonostante l’utilizzo del simbolo, peraltro in forma composita, del Nuovo PSI, utilizzo ancora subiudice. 

                               Si annuncia, comunque, un ulteriore ricorso da parte di Zavettieri al Tar calabrese. Per quanto ci riguarda siamo sereni e tranquilli e sperando in una sentenza positiva anche da parte del Tar invitiamo tutti i nostri candidati e i nostri iscritti a continuare la campagna elettorale, senza farsi distrarre da questi giochetti che puntano certamente, come obiettivo massimo, a cancellarci dalla scheda elettorale, e come obiettivo minimo a mantenerci in uno stato di precarietà a tutto danno del risultato elettorale che deve essere comunque un risultato splendido.  

                                                

Giovanni Alvaro                                                                Commissario di Reggio Calabria                                                                                                                             Membro Direzione Nazionale 

lì 30.04.2007

Contestazione del Congresso Provinciale di Milano

                                                                   Al  Segretario  Nazionale

                                                                                                 Gianni De Michelis

 

                                                                                           Al Coordinatore Nazionale

                                                                                                Stefano Caldoro

 

                                                                                           Al Responsabile Nazionale Enti Locali

                                                                                                Antonino Di Trapani

 

                                                                                           Al Segretario Regionale della lombardia

                                                                                                Antonio Perini

Atto di contestazione del congresso provinciale di Milano / Monza eBrianza

 

Preso atto che l’ultima assemblea congressuale svoltasi a Milano si è autodefinita “ Congresso Provinciale di Milano e di Monza Brianza “ , mi sembra doveroso precisare quanto segue:

 

1)      che il congresso della nuova e recentissima Provincia di Monza e della Brianza non ha potuto celebrarsi in forma autonoma in quanto non sussistevano le condizioni organizzative minime e tali da giustificare un serio e costruttivo dibattito politico, così come a suo tempo da me personalmente comunicato alla compagna Diana Di Giacomo.

2)      Che stante questa fondamentale premessa, non sussistevano pertanto e di conseguenza le condizioni affinché iscritti e militanti di Monza e Brianza  venissero rappresentati, sia politicamente che organizzativamente, da un congresso, quello di Milano, che non risultava né risulta territorialmente competente.

3)      Che questa presunta quanto arbitraria rappresentanza della Provincia di Monza/Brianza, è stata illegittimamente celebrata sulla base di un tesseramento inesistente o artificioso  e di fatto  non corrispondente ai veri iscritti già tesserati degli anni precedenti.

 

Se analizziamo poi il numero delle iscrizioni di Milano, corre obbligo sollevare qualche forte dubbio di correttezza numerica con riferimento ai voti di Lista ottenuti dal N.PSI  alle elezioni amministrative 2006 di Milano.

Lo stesso Presidente della commissione di garanzia del tesseramento di Milano e provincia, Silvano Spingardi, mi ha comunicato di non aver mai visto né sottoscritto alcun elenco degli iscritti che avrebbero dovuto costituire la platea congressuale.

Mi vedo quindi costretto a contestare gli adempimenti ed i risultati politici ed organizzativi scaturiti da tale congresso e ciò, ed a maggior ragione, in funzione del prossimo Congresso Nazionale di giugno che dovrà sancire in maniera chiara ed inequivocabile la futura linea politica del N.PSI.

 

Congresso Nazionale che dovrà, questa volta, celebrarsi con una platea congressuale certa e legittimata.

 

    

Bruno Rubes – direzione nazionale N.PSI

 

P.S.  pare che anche in altre province lombarde si siano prodotti problemi sul tesseramento con possibili involontarie o volontarie mancate iscrizioni.

 

li 23/4/2006

Campopiano : Il Molise non ha votato a favore

 

Leggo sul Sito del voto favorevole del Molise al documento del coordinamento dei Segretari Regionali . Preciso che non ho firmato il documento pubblicato per tre principali ragioni .
1) come firmatario della richiesta di autoconvocazione dei segretari regionali ho sostenuto che sulle regole e sulle procedure congressuali sia necessaria la condivisione unanime , diversamente da quanto si dovrà decidere circa la linea politica.
2) Ad oggi, poiché il Consiglio Nazionale e gli altri organi statutari operano in ordinaria amministrazione , solo la costituita Commissione potrà definire il percorso congressuale disciplinando le modalità della presentazione di eventuali documenti politici o mozioni.(dovendosi ritenere superato quello del C.N. del 31 marzo) .
3) Confermo invece la richiesta già formulata al tavolo di una partecipazione più forte ed attiva dei Segretari Regionali ai lavori preparatori del Congresso nelle forme più utili alla funzionalità dello stesso .
4) Auspico che da parte di tutti prevalga il più ampio senso di responsabilità considerata la delicatezza del momento politico generale e la imminenza delle elezioni amministrative di maggio.

Vive cordialita’

Oreste Campopiano Segretario Regionale del Molise

Appello a Stefano Caldoro. Giuliano Sottani

Carissimo Stefano,

La riunione dei Segretari Regionali del Nuovo PSI di sabato scorso mi ha lasciato profondamente deluso ed addolorato. Ho dovuto prendere atto che al Congresso del 23 e 24 Giugno 2007 si verificherà una ennesima scissione nel nostro modesto partito.

Il Nuovo PSI nasce a Milano nel gennaio del 2001, ma io insieme ad altri abbiamo lottato per la rinascita del PSI fin dal lontano 1994 quando, pochi socialisti a dire il vero, entrarono nei progressisti al fianco del Partito Comunista Italiano. Poi nacque lo SDI.

Ci abbiamo provato mille volte, prima con Intini, poi con tanti altri fino alla nascita del Nuovo PSI del 2001 con De Michelis, Bobo Craxi e Martelli.

Se volevo andare con i Comunisti o con Berlusconi potevo farlo allora e probabilmente ne avrei avuti anche numerosi vantaggi personali.

Invece insieme a pochi altri compagni fondai il Partito Socialista Autonomista in Toscana e in tutti questi anni ho creduto nella nostra autonomia tenendo accesa in Toscana la fiammella dell’autonomia socialista

Noi Stefano ci conosciamo da sempre, c’è stato e c’è fra di noi un rapporto di sincera amicizia ed anche all’interno del partito un comune sentire.

Riconosciamo il grande ruolo che ha svolto e che svolge il nostro grande Segretario Gianni De Michelis, che ti ha sempre stimato profondamente e ti scelse, primo fra tutti noi, proponendoti prima sottosegretario poi Ministro nel Governo Berlusconi.

Sono rimasto sinceramente addolorato nell’apprendere sabato scorso dal Segretario Regionale della Campania, Gennaro Salvatore che ormai gli spazi per l’unità socialista si sono ridotti al lumicino e che al congresso di giugno, se si terrà, ci sarà un lungo abbraccio fra De Michelis e te, magari fra le lacrime, prendendo ognuno strade diverse con gli auguri di buon lavoro, come è avvenuto al Congresso dei DS fra Fassino e Mussi.

Sarà un errore clamoroso. Incredibilmente così riusciremo a dividere di nuovo in due quel poco che ci resta.

Ma tu puoi evitare la scissione. Tu devi evitare la scissione.

Per l’unità del partito, dobbiamo tutti riconoscerglielo, stanno lavorando con tantissima serietà ed alto senso di responsabilità i compagni Lucio Barani e Mauro del Bue.

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede della esperienza del PSI, è nella natura del nostro partito.

Il nuovo PSI nato a Milano nel 2001, ad un anno esatto dalla morte in solitudine e lontano dal suo Paese di Bettino Craxi, che qualcuno oggi vuole addirittura inserire in un pantheon, passando così dalla criminalizzazione ad una santificazione senza scrupoli; finalmente oggi la riproposizione della questione socialista viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente dal vecchio PSI, ma anche da chi proviene da un’altra storia ed ha fatto della identità socialista, la sua bandiera non entrando nel costituendo Partito Democratico.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano sta creando grande entusiasmo nella base e nei militanti socialisti in tutte le regioni d’Italia. E spetta a noi non deludere questo entusiasmo e non perdere questa storica occasione di vedere ricostituito un grande partito Socialista in Italia.

Anche tu Stefano devi esserne protagonista. Altrove non c’è spazio per i socialisti e soprattutto i socialisti ritorneranno ad essere protagonisti nell’interesse del nostro Paese che ha tanto bisogno della intelligenza, della fantasia e delle capacità dei socialisti, ed anche della tua e di tutti noi sia nel governo centrale che nelle altre istituzioni.

Barani e Del Bue hanno fatto delle serie ed importanti proposte che chiamano “Le condizioni per l’unità dei Socialisti”

Queste le cose belle che condivido del Documento di Barani e del Bue:

– Noi crediamo che al confronto sul nuovo partito socialista ed al conseguente processo costituente che ne deriverà il NUOVO PSI debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organi di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione ed anche sconcerto tra i nostri militanti..

– il Nuovo PSI è una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto una alleanza con la Casa delle Libertà proprio perché la sinistra italiana era a-socialista venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediata post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle Libertà ed ha ribadito la propria collocazione nella minoranza parlamentare.

– il Segretario del Partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni.

– il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo connotato di bipolarismo bastardo: E allora che la Costituente Socialista si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta diventando anche subdolo

– dobbiamo chiedere immediatamente ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del paese

– noi abbiamo poi una ruolo particolare in una futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte dell’elettorato Socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle Libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente ed anche dal punto di vista programmatico…

– poiché il richiamo al Socialismo è il minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo politico congiunto di convergenze sulle cose da fare.

– e da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del Socialismo Liberale da Ernesto Rossi a Fortuna a Pannella

– a queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire i socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama politico italiano, quello di riportare l’Italia alla sua tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

Questa caro Stefano è musica per le nostre orecchie.

Sono convinto che se riusciremo a fare un congresso unitario ed andremo compatti nella costituente non solo faremo un grande servizio al socialismo italiano ma soprattutto lo faremo al nostro Paese, a questa Italia che ha bisogno di certezze e che noi, solo noi socialisti potremo finalmente riuscire a dare. Il resto è buio.

Con tantissima stima

Giuliano Sottani

Segretario Regionale del Nuovo PSI della Toscana

Salviamo il simbolo e la tradizione del Garofano

In tutti questi anni abbiamo combattuto per salvare la tradizione del Socialismo Autonomista.
Nel momento in cui tutti si nascondevano, sparivano, si riciclavano, alcuni di noi, con orgoglio e determinazione hanno continuato, a dispetto dei Santi, a portare avanti la tradizione del Garofano.
Lo abbiamo fatto con convinzione, nella ricerca dell’Unità Socialista, nell’illusione che questo percorso fosse l’obbiettivo che tutti i Socialisti si prefiggevano.
In più occasioni ci siamo rivolti principalmente allo SDI, cercando di fare un percorso che permettesse a questo sistema di mettere in risalto le contraddizioni che lo caratterizzano, di mostrare come questo bipolarismo fosse espressione di un vizio di forma, TANGENTOPOLI, che doveva essere risolto e superato.
Ricordo ancora con quale costanza e determinazione rivolgemmo allo SDI un forte e accalorato appello perché alle Elezioni Europee, NOI SOCIALISTI, potessimo fare liste unitarie.
Non chiedevamo molto!
Solo il diritto di reciprocità.
Noi eravamo disposti ad uscire dalla CDL, ma loro dovevano fare altrettanto.
E noi eravamo disposti a farlo quando eravamo al GOVERNO!
Le risposte sono sempre state negative; mai e poi mai abbiamo avuto un segnale di incoraggiamento.
Anzi loro preferirono abbandonare la lotta per la riaffermazione del processo Socialista per candidarsi, come per la verità ha sempre fatto lo SDI, sotto un’altra sigla, quella della lista “Uniti nell’Ulivo”.
Così come anni prima si presentarono con i Verdi nel 2001, Dini nel 96, e con altri ancora, fino alla recente e discutibile Alleanza con Pannella e c. che diede vita alla Rosa Nel Pugno.
E ora?
Ora vogliono scipparci il Simbolo!
Ma quel che è peggio con l’avallo di alcuni nostri dirigenti, de Michelis in testa!
Non possiamo né dobbiamo consentirlo.
Il richiamo all’Unità Socialista è certamente un appello di forte approccio SENTIMENTALE, ma questo non è sufficiente.
Per fare un percorso POLITICO insieme bisogna condividere strategie, finalità, percorsi.
Il nostro è quello di ridare in Italia una POLITICA realmente RIFORMISTA, in grado di sviluppare questo PAESE, in grado di risollevare l’Economia, in grado di far tornare l’Italia uno dei Paesi, che in un’Alleanza Atlantica, sappia essere uno dei fulcri della Nuova Europa.
E loro?
Non mi pare di vedere mai un passaggio in cui Borselli rilancia l’Autonomia dei Socialisti, non mi pare di veder fatti concreti nei quali Boselli rimarchi la propria AUTONOMIA dal finto centro Sinistra, non mi pare di vedere MAI una dichiarazione di volontà di abbandonare, a differenza di quanto dichiarammo NOI, i posti di GOVERNO e uscire dal Centro-Sinistra.
Basterebbe poco!
Ecco perché la Costituente è un imbroglio, ecco perché la Costituente è solo un passaggio per ricontrattare la presenza di ALCUNI SOCIALISTI nel PARTITO DEMOCRATICO.
Ecco perché dobbiamo impedire che il nostro simbolo sia svenduto.
Per fare questo è necessario che tutti i compagni, dai “dirigenti” ai “semplici” iscritti capiscano che non si possono dare deleghe in bianco, che si deve rilanciare la tradizione del GAROFANO, che dobbiamo continuare a fare la nostra battaglia perché la NOSTRA IDENTITÀ ed AUTONOMIA non venga sottratta e svenduta per interesse personale di QUALCUNO che volendone fare proprio usoi e consumo è disposto a sacrificare e ad ILLUDERE tanti veri SOCIALISTI.

Risposta a Sergio Verrecchia

Caro Sergio ognuno il suo leader se lo sceglie. Paragonare poi Gianni De Michelis a Berlusconi è quantomeno superficiale , se non altro per i risultati raggiunti: altrimenti come si giudica una leadership? . Voglio ricordare a te, che sei venuto nel Psi anni dopo la sua fondazione, e forse per questo non sei sufficientemente informato, che il sottoscritto essendo uno dei fondatori la storia della nostra organizzazione la conosce bene . Quando Ugo Intini da segretario del partito scelse la strada dello Sdi un gruppo di noi , espressione della maggioranza degli organi statutari , decise di chiedere a Gianni , che da alcuni anni aveva deciso di fare altro mestiere , di ritornare in campo anche perché bandiera del vecchio PSI che meglio rappresentava la scelta di autonomia e di identità . Con me c’erano tra gli altri Stefano Caldoro , Saverio Zavettieri , Donato Robilotta e Nanni Ricevuto . Gianni decise di accettare la guida del Psi e noi gli garantimmo, con i nostri numeri , l’elezione a Segretario . Decise di farlo però con un limitato mandato a termine . Sono passati più di dieci anni ! De Michelis ha sempre avuto il nostro sostegno e il nostro affetto anche e soprattutto nei momenti difficili post-tangentopoli anche quando molti di noi non avrebbero avuto interesse a farlo se non altro per ragioni di ritorsione della magistratura allora molto vigile alla riorganizzazione dei socialisti autonomisti , non subalterni al PDS . Nessuno di noi me compreso ha mai fatto mistero di una stima personale per le notevoli qualità intellettuali di Gianni che però per chi fa politica sono naturalmente separate dalla diversa valutazione sulle scelte che si fanno in nome e per conto della nostra organizzazione. Noi , sia ben chiaro, abbiamo scelto lui e non viceversa se non altro perché gia c’eravamo .Anche quelli che sono venuti dopo non sono stati scelti da lui : la Moroni era per ragioni createsi un dato di fatto indipendente dalle nostre volontà . Fu vista e accettata in quella fase come un valore aggiunto. Alessandro Battilocchio fu invece sostenuto e lanciato da Donato Robilotta . In quanto a Stefano Caldoro e a Saverio Zavettieri i due hanno sempre rappresentato, alla guida delle loro Regioni, la vera e più consistente forza elettorale del PSI dei sette garofani e del Nuovo PSI successivamente Voti e consensi che erano stati raccolti prima che Gianni De Michelis entrasse nel Partito . Sono stati la vera forza sulla quale De Michelis si è appoggiato per difendersi prima da Intini poi da Martelli e Craxi . Gianni ha utilizzato loro e non viceversa . E’ evidente che quando poi ci sono stati degli incarichi , delle candidature o delle opportunità per il partito, era giocoforza , se non si pensa di amministrare un condominio, che chi avesse maggiori consensi , e bisogna dire anche maggiore coerenza, abbia ricevuto i riconoscimenti dovuti . Quale regola diversa dalla capacità politica e di raccolta del consenso e dei voti poteva essere usata ? Quindi nessuna scelta personale o singola di Gianni De Michelis ma le semplici e ferree regole della politica. Voglio poi risponderti anche in merito ad una accusa rivolta da te ad alcuni compagni rei di avere delegittimato il Segretario Nazionale nell’ultimo Consiglio Nazionale. Questi compagni se ho ben capito a chi ti riferivi ,sono quelli che lo hanno “scelto” e legittimato eleggendolo con decine di migliaia di voti al Parlamento Europeo in un collegio non suo , da ospite gradito e coccolato , contro ogni pronostico . Chi parla di delegittimazione dovrebbe far riferimento alle mortificanti poche centinaia di voti che la sua città natale ed il partito di quel territorio gli ha tributato nelle stesse elezioni Europee . Quanto sono belle le chiacchiere ma quanto spesso sono inutili .

Antonino Di Trapani
Segreteria nazionale
Responsabile enti locali Nuovo Psi

Ad Agrigento lo SDI Con Bertinotti e Diliberto

Antonino Di Trapani, responsabile enti locali del Nuovo Psi, dichiara: “ bell’inizio per un processo costituente la scelta dello SDI ad Agrigento di fare  una coalizione a tre con Bertinotti e Diliberto per le elezioni a sindaco della Città siciliana . Hanno buttato la maschera e preferiscono unirsi con la sinistra massimalista e radicale . Ma quale credibilità può mai avere un percorso di unità socialista quando si registrano sul territorio tali differenze . Bisogna ascoltare e seguire i nostri elettori e non pensare di costruire un contenitore in laboratorio solo funzionale a ristrette oligarchie romane ”.

Caldoro: Da Mauro e Lucio riflessione seria ed approfondita.

La riflessione di Mauro e Lucio è approfondita e per molti aspetti condivisibile. Sia ben chiaro rimango convinto che il principale interlocutore della cosiddetta diaspora, lo SDI di Enrico Boselli sia intenzionato a ben altro che ad affrontare in termini corretti la “Questione Socialista” ma piuttosto a costruire, come ha fatto in questi anni, una piccola rendita di posizione residuale sotto l’ala protettiva di Prodi e soprattutto legata ai destini del Presidente del Consiglio. E questo non può essere, nelle nostre future azioni, considerato come un elemento marginale: di trappole è disseminato il campo della politica. Detto questo è evidente che la condizione, che personalmente vedo come una premessa del percorso che potrà vedere nel prossimo futuro la creazione di una forza socialista, riformista e liberale con vocazione maggioritaria e per avviare utilmente e nella chiarezza politica un lavoro comune, è la modifica della legge elettorale sul modello Tedesco. Questa legge supera ed evita scelte bipolari e, come è stato spesso ricordato, favorisce le identità invece che le collocazioni. Fuori da questa premessa sarà difficile solo pensare, figuriamo realizzare, una forza politica che abbia un peso politico non marginale. Mi domando è possibile sedersi al tavolo con chi la pensa diversamente e continua a sostenere, addirittura propone di rafforzare, l’attuale sistema bipolare e che propone una legge elettorale sulle coalizioni ? Mi domando è utile e prudente avviare un processo costituente cosi come proposto, che, di fatto, diviene vincolante, senza sapere dove finisce la galleria e inizia la luce. Mi domando è realistico pensare e ritenere che per ragioni diverse dalla nostra volontà si confermi una legge elettorale maggioritaria e bipolare di coalizione e che risposta diamo a questa possibilità in termini di futura nostra collocazione politica ? Mi domando non è più utile ed opportuno trovare una forma diversa di dialogo e collaborazione tra socialisti che non sia la costituente guidata da Boselli . Queste sono alcune domande che formulo a Mauro e a Lucio, anche se su alcune di queste ci sono già risposte convincenti; ma soprattutto le rivolgo a chi ha dichiarato in questi giorni ed in un’assise di un altro Partito che il processo costituente è, di fatto, avviato indipendentemente dalla salvaguardia della identità ed autonomia politica del nostro Partito. Metto, infine, le mani nel piatto e lancio una provocazione: se invece dell’evoluzione verso la grande coalizione e la fine del bipolarismo, l’attuale sistema, anche con il sostegno di Boselli, sarà riconfermato e ci trovassimo a breve alle elezioni politiche con ancora leader Prodi contro Berlusconi o meno a breve con ad esempio due donne candidate ai vertici la Moratti contro, che so, la Finocchiaro o Rosi Bindi o ancora più in la con due giovani come Frattini contro Enrico Letta; il nostro partito che decisione prenderà? Ma soprattutto siamo in condizioni di metterlo al riparo da scelte obbligate di collocazione senza ancora sapere quale sarà il campo di gioco ? Identità ed autonomia sono assicurate da questa libertà di scelta e non da contenitori precostituiti in laboratorio. E’ evidente che in queste condizioni saranno i contenuti le politiche ed i programmi a fare da discriminante e non i contenitori identitari, ci piaccia o no.
Su questa base, ed in particolare solo dopo che un nuovo modello elettorale superi la logica bipolare, e faccia venire meno le ragioni della nostra attuale collocazione, le 4 condizioni finali poste da Lucio e da Mauro sono interamente da sottoscrivere.

Le condizioni per l’unità dei socialisti. di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede dell’esperienza del Psi, è nella natura del nostro partito. Il Nuovo Psi nasce infatti a Milano nel gennaio del 2001, a un anno esatto dalla morte in solitudine, e lontano dal suo Paese, di Bettino Craxi, che di quell’esperienza è stato leader negli ultimi vent’anni, col proposito, esplicitato nel nome, di rappresentare direttamente quella speranza di rinascita. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate. Alla ormai piena rivalutazione politica di Bettino Craxi, che qualcuno vuole addirittura inserire in un Pantheon, passando così da una criminalizzazione a una santificazione senza scrupoli, si assiste oggi ad una riproposizione della questione socialista, che viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente del vecchio Psi, ma anche da chi proviene da altre storie e ha fatto della identità socialista una questione dirimente nel processo di avanzamento verso il partito democratico. Due obiettivi sono ormai raggiunti nel nostro percorso politico iniziato a Milano: la lettura del socialismo degli anni ottanta, ieri ingiustamente criminalizzata e oggi al vaglio, assieme alla figura di Craxi, di una generale, anche se giustamente non acritica, rivalutazione, e la rinascita di una identità socialista che pareva definitivamente seppellita nei tribunali durante il biennio giudiziario. Resta il tema del partito politico. Né il Nuovo Psi, né lo Sdi, gli unici due partiti che hanno voluto assumere una esplicita identità socialista, sono riusciti a pervenire ad una dimensione minima soddisfacente, procedendo spesso contrapposti, attraverso alleanze anomale e anche dando vita a liste elettorali senza identità. La questione dell’unità dei socialisti, nella versione più larga, intesa cioè come unità tra coloro che provengono dall’esperienza del Psi e coloro che pur provenendo da altre esperienze sono oggi attestati sulla trincea socialista, ha trovato nel recente congresso di Fiuggi dello Sdi un momento di produttivo confronto politico. Noi crediamo che a tale confronto e al conseguente processo costituente che ne deriverà il Nuovo Psi debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organo di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione e anche sconcerto tra i nostri militanti. Il Nuovo Psi è una piccola comunità politica, costituita da militanti e dirigenti volontari e orgogliosi di sentimenti di autonomia e di indipendenza politica, rappresentato da due parlamentari italiani e due parlamentai europei, oltre a qualche consigliere e assessore regionale, comunale e provinciale. Una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto un’alleanza elettorale con la Casa delle libertà, proprio perchè la sinistra italiana era a-socialista, venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediato post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle libertà, precedendo l’analoga decisone dell’Udc di Pieferdinando Casini e che ha ribadito nel contempo la propria collocazione di partito di minoranza parlamentare, nell’ambito di un gruppo parlamentare autonomo, assieme alla Dc di Rotondi, che sussiste tuttora nonostante manchi una coincidenza di strategia politica, dopo la negativa esperienza elettorale. Dunque tra il Nuovo Psi e le altre forze della futura costituente socialista esiste una differenza di collocazione politica. Crediamo che sia giusto evitare di negare la realtà, così come riteniamo che non sia impossibile modificarla. Lo abbiamo sostenuto, lo ribadiamo anche in questo momento. A fronte di un altro governo siamo pronti ad assumere un’altra collocazione parlamentare, a fine legislatura non escludiamo di poter collocarci diversamente. Il segretario del partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni. Il problema è che tale governo di ampie intese è tutt’altro che all’orizzonte, e lo stesso Berlusconi dà l’impressione di non voler creare condizioni di crisi al governo Prodi, proprio mentre si accinge a divenire un protagonista di una alleanza con autorevoli esponenti vicini tradizionalmente alla sinistra per la più colossale operazione economico-finanziaria del nostro tempo. Il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo definitivo connotato di bipolarismo “bastardo”. E allora che la futura costituente si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta divenendo anche subdolo.
Dunque dobbiamo chiedere ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del Paese. La preferenza esplicitata a Fiuggi da Boselli per un modello elettorale simile a quello delle regionali, comporta invece l’accettazione del bipolarismo in cambio di un basso sbarramento elettorale. Se la costituente socialista vuole avere successo deve puntare a un modello che consenta l’esaltazione delle singole identità e la scelta che più volte Lanfranco Turci, come Cesare Salvi, hanno presentato come la migliore, non dipende certo da quella presunta difficoltà a scegliere uno dei due poli che potrebbe esserci invece addebitata. Il problema è scegliere un modello ideale per la rinascita delle identità politiche e nel contempo non porre la questione socialista sotto lo sbarramento elettorale, dando così netta l’impressione di volere fare solo uno Sdi un pò più forte, come sostengono di volere evitare all’unisono Turci e Caldarola. Un’operazione di questo tipo può e deve invece avere successo se darà l’impressione di procedere attraverso un profondo cambiamento del sistema politico italiano, dove alle collocazioni subentrino le domande di identità. Certo il modello elettorale non dipenderà che in misura minima da noi, ma noi dobbiamo propugnare un modello coerente con i nostri obiettivi politici e chiamare su questo a raccolta tutti coloro che avvertono la necessità di questo rinnovamento di sistema. Noi abbiamo poi un ruolo particolare in un futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte di elettorato socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente e anche dal punto di vista programmatico. Politicamente attraverso un modello capace di resuscitare l’amore per le identità storico-politiche, dal punto di vista programmatico attraverso una grande operazione di elaborazione e di confronto che dovrebbe svilupparsi in una sorta di Rimini 3. Poiché il richiamo al socialismo è minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo congiunto di convergenza sulle cose da fare. Non basta il sacrosanto rilancio di una politica della laicità, in nome delle migliori tradizioni del socialismo liberale e delle grandi lotte di civiltà compiute nel nome di Loris Fortuna negli anni settanta e ottanta. Certo la laicità dovrà essere un settore decisivo dell’impianto programmatico del nuovo auspicato partito. E da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del socialismo liberale, da Ernesto Rossi, a Fortuna a Pannella. Non c’è battaglia sui temi dei diritti civili che non porti la firma congiunta di un radicale e di un socialista e la stessa esperienza della Rosa nel pugno noi non abbiamo mai contestato per la sua valenza ideale, ma semmai per la sua collocazione politica. Restano i temi della politica estera e della politica economica sui quali più complicato appare l’approccio con le componenti che provengono da altre storie politiche. Ma anche con costoro è giusto sviluppare un confronto sulle cose e senza pretendere alcuna abiura politica, pensando al futuro di un socialismo europeo e italiano moderno e rinnovato. Nessuno vuole la riedizione del passato, nessuno può pretendere che rinasca il vecchio Psi. L’Europa e il mondo cambiano a velocità impressionante e i grandi temi del cambiamento climatico e delle energie alternative sono oggi prioritari in qualsiasi programma di cambiamento, rappresentando due emergenze planetarie non rinviabili.
Il percorso dunque che suggeriamo è il seguente.
1) Evitare la unificazione in due tempi, prima quella degli ex Psi e poi quella degli altri. Non esiste un prima e un dopo. Esiste un confronto con tutti per trovare alla fine l’accordo con chi ci sta. Dunque nasca un tavolo di confronto con tutti coloro che sono interessati alla ripresa o all’affermazione dell’identità socialista e sulla prospettiva di creare in Italia un nuovo partito socialista.
2) Portare al confronto la nostra idea, nostra come Nuovo Psi, di autonomia e di identità, consentita da un modello elettorale come quello tedesco, e costruire sui questo una più ampia aggregazione
3) Promuovere una conferenza programmatica per definire i tratti essenziali di un socialismo del 2000, per darne una versione aggiornata, per un nuovo intreccio tra giustizia e libertà, tra pubblico e privato, tra liberalizzazioni e garanzie, per riformare lo Stato sociale, per fuoriuscire dal “caso italiano” sui temi delle libertà e della tutela dei diritti e rendere l’Italia un vero Paese europeo.
4) Prevedere un prima fase federativa, per poi fondare il nuovo contenitore da presentare alla prima prova elettorale, quella europea del 2009. Un lavoro di fusione per tappe e per successive chiarificazioni è assai più utile di una fusione a freddo, che può determinare nuovi e imprevedibili processi disgregativi e generare delusioni incontrollabili.
A queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama italiano, quello di riportare l’Italia alla sua migliore tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

LUCIO BARANI: Gianni De Michelis ci dovrà dare qualche spiegazione.

 

 

Leggo i giornali di domenica e apprendo dalla stampa e non dagli organi istituzionali di partito, che Gianni De Michelis, con congresso aperto del Nuovo PSI e stabilito per il 23 e 24 giugno, dichiara a Boselli e allo SDI: “la scelta è fatta, io e i pochi(!) che mi seguiranno siamo con voi”, oppure “la mia scelta è fatta, sarò con voi, per ora è un’adesione personale” e quant’altro.Queste dichiarazioni mi sono piaciute poco, lo dico francamente come semplice compagno socialista che crede nel partito, nella democrazia del dibattito interno, nel valore di un congresso che assieme abbiamo stabilito di tenere per poter decidere il nostro futuro.Soprattutto non mi piacciono i fatti compiuti e le tirate di bavero espresse male specialmente da un punto di vista comunicativo.De Michelis non è solo un iscritto, è il segretario di un partito che non può tirare per la cavezza a titolo personale senza la dignità di un dibattito interno e senza ottemperare a ciò che è normale in politica: dare la parola agli iscritti e ai delegati per decidere a maggioranza le linee guida della propria politica se questa va confermata o mutata radicalmente.Spero che nei prossimi giorni ci sia un doveroso chiarimento, altrimenti saremmo in presenza di un grave errore formale che supera la sostanza stessa di un dibattito interno, poiché se un segretario si sente di decidere prima e indipendentemente dal congresso dei propri iscritti, apre di fatto e da subito una grave crisi interna politica e statutaria, rende un cattivo servizio al proprio partito, commette un significativo errore di comunicazione verso l’esterno.Volutamente non entro in merito sulle future decisioni che dovrà prendere il partito nella sua coralità, decisioni che personalmente intenderò rispettare come si conviene secondo il principio di militanza. Se non lo facessi, prassi vorrebbe che rassegnassi le dimissioni, anche come parlamentare o giustamente il partito dovrebbe richiedere le mie dimissioni.Giova ricordare quella che è la nostra attuale collocazione politica e il senso della nostra presenza in Parlamento: il sottoscritto e Mauro del Bue si sforzano, con una non indifferente mole di lavoro per garantire una costante presenza e dibattito, di portare avanti una politica autonoma autenticamente socialista e di opposizione all’attuale governo Prodi, quello che possiamo definire “il meno amato dagli Italiani” e che di riformismo liberale ha veramente poco e tanto di massimalismo retrodatato.Questo è il mandato che noi abbiamo avuto dal Partito, dagli iscritti e dagli elettori. Di contro Boselli e Bobo Craxi stanno eseguendo giustamente il loro mandato, che è quello di sostenere il governo Prodi (anche con pochi distinguo critici in situazioni che, come nel caso Mastrogiacomo, gridano scandalo a Dio), di partecipare con ruoli di corresponsabilità, di essere integratori e attori dell’attuale maggioranza e spesso i più strenui difensori con qualche atteggiamento da “fedelissimi” anche quando non era dovuto dalle circostanze.Buon senso direbbe che quando soggetti collocati diversamente decidono di mettersi assieme con pari dignità, ambedue devono fare un passo indietro dalle loro posizioni di punta per camminare su un terreno di neutralità, quella che noi chiamiamo “dichiarazione reciproca di autonomia”.La pari dignità e l’autonomia delle scelte non significano poi mettersi in un limbo politico, si possono evidentemente fare tutte le scelte di questo mondo ma dentro un orizzonte responsabile e paritario.Altrimenti parliamo di “annessione”, e francamente mi sembra quello che Gianni ha ceduto, come segretario , in un congresso che non è il suo.Ho già detto che esistono buoni motivi per cui la data del nostro congresso è utile. Perché così si valutava l’assise SDI (ma pare che questo è già stato fatto anticipatamente), perché si valutavano le sorti dei congressi DS e Margherita e si attendevano le novità e le contraddizioni del PD, perché si valutavano serenamente i risultati delle prossime elezioni amministrative. Non sto parlando di tempi lunghi, ma di tempi brevi.Invece stiamo assistendo a troppe forzature e dichiarazioni strane e anticipatorie, mentre sarebbe bene che il nostro Partito occupasse il proprio tempo per definire la piattaforma irrinunciabile, uno “jus soli” un diritto a esistere in un posto, con l’indispensabile democrazia e serietà interna.E se questo non fosse ritenuto fattibile e credibile, allora Gianni De Michelis dovrebbe spiegarci per che cavolo ci ha costretti a fare la scissione con Bobo Craxi appena nell’ottobre 2005, prima delle elezioni.