Lettera aperta all’On. Stefano Caldoro:

Il Caso Englaro e le paure della fede

la questione sollevatasi con il controverso caso di Pier Giorgio Welby, nonché quella riguardante le attuali condizioni sanitarie di Eluana Englaro, sarebbero risultate maggiormente superabili se la nostra classe politica si fosse decisa ad introdurre, nel nostro ordinamento giuridico, uno strumento normativo fondamentale al fine di orientarsi intorno a simili problemi: il testamento biologico. Esso, infatti, nel caso di Eluana sarebbe risultato dispositivo prezioso, sia da un punto di vista etico, sia sotto un profilo più sostanzialmente pratico. Ed è per questo genere di motivazioni che risulta già in vigore in gran parte degli altri Paesi occidentali.
Se fosse prevista la possibilità di indicare in un testo scritto le effettive volontà di un malato allorquando questi è ancora nelle proprie piene facoltà mentali, le difficoltà di formazione della prova, in sede giudiziaria, favorevole o contraria ad ogni tentativo di cura nei casi di patologie terminali o di morte cerebrale, diverrebbero meno faticose da discernere.
Certamente, il tema etico di non lasciare mai nulla di intentato nella lotta contro le patologie incurabili rimane questione di fondo, soprattutto negli ambiti della sperimentazione di carattere medico – scientifico. Tuttavia, una certa facilitazione della decisione, pur lasciando al medico l’opportunità di obiettare nel merito per motivazioni di coscienza personale – vincolata altresì all’obbligo di indicazione del collega più adatto ad assumersi determinate responsabilità – appare esigenza non più procrastinabile per un Paese realmente civile. Non si tratta di porre limiti alla Provvidenza: si tratta di concedere a medici e singoli cittadini la possibilità di poter affrontare e risolvere con maggiore linearità quei particolari frangenti di ribaltamento logico che si vengono a creare nelle situazioni più drammatiche e complesse della nostra vita. In tal senso, il cattolicesimo appiattisce la propria impronta morale intorno ad un insano egualitarismo che mescola, assai confusionariamente, i sentimenti di natura più egoistica verso un nostro congiunto, con quelli più altruistici ed effettivamente sinceri.
Ciò risulta atteggiamento indotto sin dalle prime forme di espressione empirica dei nostri sentimenti religiosi: alle autorità ecclesiastiche non sembrano interessare le reali motivazioni per cui Dio viene adorato, purché Esso sia riconosciuto nella sua essenzialità mistico – divinatoria. Tanto per fare un esempio a te che sei napoletano, molti fedeli della tua città non venerano San Gennaro in quanto direttamente riconoscenti al mito del suo martirio o al messaggio del suo ministero, bensì per poter ricevere in cambio una ‘grazia’ di ordine miracolistico. Ora, un padre affettuoso come Beppino Englaro farebbe senza dubbio salti di gioia se sua figlia si risvegliasse dal proprio stato di morte cerebrale in seguito ad un miracolo. Tuttavia, dopo 16 lunghi e difficilissimi anni, egli ha compreso come si stia avvicinando il momento di dover lasciar andare la propria figliola verso Dio, ha cioè capito quanto sia divenuto egoistico il proprio desiderio di rivedere Eluana nuovamente in buona salute.
Eluana stessa, nelle sue dichiarazioni avanzate in passato, avrebbe voluto evitare di rappresentare un peso per la vita dei propri parenti più prossimi. Ma una ragazza con simili sentimenti, sotto il profilo strettamente morale, non può più morire: ella ha già sconfitto la morte, meritando il Paradiso proprio grazie al suo altruismo. Se la Chiesa continuerà a mettere in discussione simili concetti, caro Stefano, finirà con l’ottenere due esiti totalmente opposti a quelli sperati:
1) essa si vedrà messa in discussione in quanto incapace di concepire razionalmente determinate forme di ‘ribaltamento spirituale’, fornendo altresì il fianco alla concorrenza di culti alternativi quali quelli facenti capo alle superstizioni spiritistiche;
2) essa correrà inoltre il rischio di mettere involontariamente in crisi persino il dogma della resurrezione di Cristo, il quale, proprio secondo la morale cattolica, fu capace di vincere la morte decidendo di riporre con coraggio la propria anima nelle mani del Padre. Nel primo caso, ad una Chiesa paurosa nei confronti della morte si contrapporranno versioni alternative in grado di alimentare nuove culture ‘negative’ di questa; nel secondo, il rischio di andare incontro ad una grave forma di incoerenza teologica potrebbe intaccare il valore universalistico del proprio ruolo politico e morale nel mondo, relegandola al solo ambito delle culture religiose rivolte a pochi eletti o ristretta solamente a coloro che vi credono ciecamente.
Sta dunque alla Chiesa la vera decisione di fondo: essa vuol continuare a svolgere un ruolo attivo sul proscenio delle gravi ingiustizie della nostra esistenza terrena, oppure vuole limitarsi a promettere cose a cui essa stessa dimostra di non credere o di credervi in maniera contraddittoria? Caro Stefano, la ricerca di un significato nella nostra esistenza non è detto presupponga una verità eterna: forse è triste confessartelo, ma in quanto laico temo fortemente sia così. Una fede che si pone come paura della morte rappresenta solamente una stampella per coloro che desiderano certezze ma che non possiedono il coraggio di cercarsele in forme libere ed autonome. Ma una fede di questo genere finisce col pretendere solamente per sé la verità e, in base a ciò, rischia di giudicare ‘troppo oggettivamente’ la realtà. In tempi di rivolgimenti globali come quelli attuali, essa può dunque rivelarsi una costruzione dalle fondamenta assai precarie, un vedere che non aiuta o un sapere che non giova a nulla. Ti abbraccio fraternamente.

di Vittorio Lussana
Condirettore di www.diario21.net
Capo redattore centrale di www.laici.it

== SANITA’: REGIONI DICONO NO, SCONTRO TREMONTI-FORMIGONI (2)=

(AGI) – Roma, 15 lug – Che la riunione sarebbe stata ‘calda’ era prevedibile, ma non fino a questo punto. Il primo ad attaccare, secondo quanto si e’ appreso, sarebbe stato il Presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani che avrebbe contestato il metodo: “Non potete chiederci emendamenti su un testo non condiviso con noi…”.
Il ministro per gli Affari regionali Fitto avrebbe lanciato sul tavolo la possibilita’ di “400 milioni aggiuntivi per il 2009 allo scopo di evitare i ticket”.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, secondo quanto riferito da piu’ partecipanti, avrebbe aggiunto: “In fondo 103 miliardi per la sanita’ nel 2011 sono di piu’ rispetto a 101 miliardi nel 2009…”.
Qui sarebbe intervenuto Roberto Formigoni, Presidente della regione Lombardia: “Non possiamo far finta che i fondi siano sufficienti. Questo non e’ vero e fra tre anni ci ritroveremmo qui con la paralisi. A quel punto i problemi non sarebbero solo delle regioni…”.
Tremonti, secondo quanto si e’ appreso da piu’ fonti, avrebbe lasciato il ‘tu’ per passare al ‘lei’, e rivolto a Formigoni avrebbe detto: “Lei e’ un irresponsabile”.
Lo scontro era all’apice e la comune appartenenza al Pdl ne amplificava il significato. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, secondo quanto si e’ appreso, avrebbe tentato una mediazione: “Il testo e’ ancora in commissione e sono possibili emendamenti. Il ministro Fitto e’ a disposizione in ogni momento…”.
Le regioni pero’ sono scontente. All’uscita da Palazzo Chigi la dichiarazione piu’ blanda e’ stata: “L’incontro e’ andato malissimo”. Un altro Presidente afferma: “Vogliono paralizzare la sanita’ e poi dare la colpa alle regioni…”. Un terzo governatore sottolinea: “Tremonti ci prende in giro. I suoi stanziamenti non coprono neanche l’inflazione”.(AGI)

PDL: CICCHITTO STRIGLIA MINISTRI E BERLUSCONI ASSICURA, FARO’ LORO RAMANZINA =

Roma, 15 lug. (Adnkronos) – Non si puo’ andare avanti cosi’. Non e’ possibile che ministri e sottosegretari non rispondano al telefono ai deputati che li chiamano per i problemi sul territorio. Certe volte devono passare 5 giorni per contattarli… Cosi’ Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl, si sarebbe sfogato durante l’assemblea dei parlamentari del centrodestra alla presenza di Silvio Berlusconi.

Il premier, ascoltate le parole dell’esponente azzurro, avrebbe promesso ai presenti una bella ramanzina ai suoi ministri perche’ devono rispondere in giornata: si tratta di una questione di buona educazione e rispetto. Silvio Berlusconi avrebbe parlato anche di legge elettorale, sottolineando che quella attuale va benissimo cosi’ e non va quindi modificata. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti alla riunione il Cavaliere avrebbe detto che la nuova legge elettorale per le europee e’ pronta. Il cavaliere avrebbe ribadito di essere vittima di aggressioni senza precedenti, ma e’ sempre stato assolto. Quando sara’ passato tutto questo vorro’ organizzare un incontro con tutti voi per raccontarvi tutti i miei processi dove sono stato assolto.

RIFORME: NUOVO PSI, NECESSARIE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE

(ANSA) – ROMA, 12 LUG – ‘Le riforme costituzionali sono essenziali per far ripartire il Paese. Tra queste vi e’ anche quella della riforma elettorale, poiche’ un Paese deve essere guidato da una classe dirigente illuminata e non improvvisata’.
Lo sostiene Franco Spedale, vice segretario nazionale del Nuovo Psi di Caldoro.
‘Questo sistema elettorale non va affatto bene, qualsiasi modello si dovesse scegliere – aggiunge – non dovra’ prescindere da un fatto: le preferenze’.
‘La preferenza – sottolinea – comporterebbe infatti una maggior selezione dei Parlamentari, obbligherebbe alla formulazione di un progetto politico e farebbe sparire un sacco di partiti fantocci’.
‘Vi e’ una legislatura a disposizione per fare una buona riforma elettorale; non si perda tempo anche alla luce delle dichiarazioni che arrivano dal Presidente Napolitano’ ‘Il Nuovo PSI nella sua Direzione Nazionale ha stabilito – conclude Spedale – che provvedera’ a presentare una proposta di legge per la reintroduzione del proporzionale con preferenza’.
(ANSA).

I SALTIMBANCHI DI PIAZZA NAVONA SONO UNA VERGOGNA PER IL PAESE

Vergogna, vergogna, vergogna. Quanto avvenuto a Piazza Navona è una vergogna. per i protagonisti, per chi li ha allevati, per chi li ha fatti entrare in Parlamento, per chi pensava di tenerli sotto controllo e li ha preferiti ai socialisti di Boselli che sono, rispetto al ‘molisano’, di un altro pianeta con differenza politica valutabile in anni luce. Non abbiamo alcuna remora a dirlo noi del Nuovo PSI. Gli errori di Boselli sono altri, non certamente quelli del qualunquismo e del giustizialismo che, forse, sono stati alla base della loro liquidazione per mano comunista.

Potremmo chiudere quì la riflessione dicendo soltanto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma il male purtroppo non ricade solo su chi lo ha provocato, ma sull’intero Paese che continua ad essere sottoposto a fibrillazioni inaccettabili. La vicenda, tra l’altro, deve essere assunta come riflessione tesa a correggere, ce lo auguriamo, gli errori che ne sono stati la genesi.

Se per anni in Italia si è gridato al pericolo del regime, al pericolo del fascismo, e che anzi era alle porte una terribile dittatura, non solo si permettono le sconcezze sentite in Piazza Navona, ma si spingono le nuove generazioni a non capire cos’è stato veramente il fascismo. Se si afferma continuamente che oggi siamo in un regime autoritario e che se avesse vinto Berlusconi c’era chi avrebbe abbandonato l’Italia, senza poi farlo, è chiaro che i giovani arrivano alla conclusione che quello del ventennio, in fin dei conti, non era quella terribile dittatura così come riportano i libri di storia. Poveri noi, se quattro intellettuali che si sentono superiori a tutti, per un solo quarto d’ora di protagonismo, diventano veicolo certo di disinformazione.

Se ogni porcata contro Berlusconi ed i suoi alleati viene giustificata perchè “è satira” e la satira non deve essere censurata, si autorizza la Sabina Guzzanti a dire tutto e il contrario di tutto, passando da una porcata all’altra senza alcuna remora, se non quella di evitare d’essere una persona civile perché nella gara a chi la sparava più grossa non bisognava essere seconda a nessuno, ma anche per ‘evitare’ di non venire accusata d’essere condizionata da quella testa lucida e pensante del senatore Paolo Guzzanti, che è anche suo padre.

Se, dopo l’imbarco del Di Pietro, e dopo il fallimento del suo ‘controllo’ anziché mandarlo a quel paese anche perché non ‘c’azzecca’ nulla con la politica, si è deciso di inseguirlo sul suo terreno preferito, ch’è la caccia al Cavaliere Berlusconi, e quest’inseguimento ha messo in discussione anche un nuovo modo di fare politica costruito sul dialogo e sull’assunto che l’avversario non è un nemico da abbattere, è chiaro che il nostro descamisados si senta l’ombelico del mondo ed è convinto di poter invertire il rapporto con il PD.

Se con le platee fornite dagli ex comunisti si è costruito il personaggio Grillo e, con soddisfazione, si sono esaltate le sue performance, non era possibile pensare che il percorso del personaggio potesse essere ricondotto a fenomeno passeggero facilmente assorbibile, anche perché il mare di soldi accumulati dal Beppe nazionale con i ‘suoi spettacoli’ è tale che per alimentarlo le sparerà sempre più grosse. Sono errori che si pagavo salatamene, ed è quello che oggi sarà costretto a pagare Walter Veltroni e il suo PD, se è vero che i sondaggi danno in crescita il gradimento dell’odiato Cavaliere.

Lungi da noi il “tanto peggio, tanto meglio”. Esso non è nella nostra cultura. Non gioiamo per le disgrazie altrui che possono, tra l’altro, diventare disgrazie per tutto il Paese: i saltimbanchi non sono la politica, ma solo e soltanto una vergogna per l’intero Paese, e sulla vergogna non si costruisce niente.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 10.07.2008

Riflessioni di Laura Turati

Cari tutti,
ringrazio Piergiorgio per la buona volontà e il tempo che dedica a mobilitarci e mi scuso per non avergli potuto dare spalla prima, ma prometto di fare il possibile per essere d’aiuto.
Ho letto in breve successione questa mail e l’intervento di Franco Spedale sul giornale e vorrei aggiungere la riflessione fatta domenica leggendo i giornali: nessuno ha parlato di noi in relazione al congresso di Montecatini. Non solo siamo stati ignorati: il PS è stato da tutti presentato, come al solito, come l’unico partito socialista esistente, poi, di soprammercato, alcuni quotidiani hanno parlato del PS come del partito del Garofano (addirittura) e hanno citato i “socialisti di destra” nominando solo i parlamentari del PDL (Cicchitto e C.). Di noi nessuna traccia. Il nostro Segretario ha parlato dal palco offrendo addirittura diritto di tribuna in parlamento ai padroni di casa che ne sono esclusi: nessun giornalista l’ha sentito né ha capito chi fosse, dato che nessuno gli ha dedicato né una riga né ha compreso chi e cosa rappresentasse.
Piergiorgio scrive “Il consenso, come sapete, ahinoi non si ottiene solo con qualche apparizione in TV” e ha ragione, ma è vero che si fa fatica a proporre la tessera di un partito ignorato.
Raccolgo allora ben volentieri il grido di Franco Spedale e lo interpreto secondo il mio carattere, più propenso alla proposizione che alla denuncia: noi, che qui a Nord abbiamo più difficoltà, è inutile negarlo, cerchiamo di stringere i contatti, di comunicarci le iniziative che ognuno prende così da poterle esportare, riprodotte e magari migliorate. Cerchiamo di occupare uno spazio sulle pagine locali dei giornali nazionali usando anche le conoscenze personali che eventualmente avessimo. I colleghi del PS vanno sulla stampa anche con trafiletti insignificanti, come inciso di un’opinione riportata: facciamo altrettanto! Se occupiamo spazio/pagina con le nostre idee rimarrà meno spazio per ospitare quelle altrui. Ma non sprechiamo spazio e tempo parlando di cosa ci distingue dagli altri, dando di fatto a loro un’ulteriore pubblicità: parliamo di noi, dei nostri programmi!
La contraddizione è che noi siamo in parlamento ma nessuno lo sa, e offriamo diritto di tribuna a loro che nessuno ha votato ma che tutti conoscono!
Siamo persone intelligenti e, da quel che ho capito, tutti con una certa capacità di leadership: se ci coordiniamo sono certa che potremo realizzare qualcosa di buono e di nuovo, adatto al nostro straordinario territorio, arricchendo di idee e contenuti anche il lavoro della Segreteria Nazionale.
Franco dice: “Se saremo capaci di costruire un percorso politico ed organizzativo tale per cui possiamo pensare di raccogliere consensi e di occupare uno spazio politico” e, prima: “Sicurezza, infrastrutture, sanità, giustizia, lavoro; tutte questioni che devono essere affrontate con un approccio moderno, senza preclusioni, senza preconcetti, valutando per attuarle.” Bene
Concordo: lui che è il vicesegretario nazionale e coordinatore del Nord individui e proponga il programma più adatto a dare visibilità e attivare le risorse nelle nostre regioni, noi faremo “rete” attorno a lui, verificheremo le competenze che ognuno di noi può mettere a disposizione del gruppo e le valorizzeremo.
Cominciamo dalle presentazioni, mettendo sul tavolo il dono di competenze e disponibilità che ognuno di noi può portare al gruppo: io mi occupo di editoria e, se volete, posso curare la pubblicazione di qualunque elaborato possa servirvi per le vostre iniziative locali, inoltre posso scrivere senza difficoltà articoli o trafiletti si rendano necessari a chiunque di voi. Di pochi altri so qualcosa e penso di non essere un’eccezione: scambiamoci le informazioni che occorrono e poniamoci degli obiettivi concreti, facciamo un programma.
Perdonate il mio pragmatismo, ma questo è utile e funzionale, mentre conversare sui blog non mi attrae molto: ruba tempo al sonno e da poco costrutto.
Un abbraccio a tutti

Laura Turati

Edizione 141 del 09-07-2008

Il successo di un congresso che non si doveva fare

Resurrezione socialista

di Biagio Marzo

Rino Formica, che è uno che non le manda a dire, aveva affermato ( il Riformista), da par suo, che non

era proprio il caso che si svolgesse il Congresso socialista. Probabilmente, per il fatto che i risultati

elettorali non avevano permesso al Ps di eleggere un gruppo parlamentare e visto che lo svolgimento

delle assise locali non avevano alimentato un dibattito politico. Anzi. Vero è che su parecchie cose

socialiste, ha ragione da vendere, epperò, è stato smentito in pieno, perché, a Montecatini, i socialisti

hanno dato il meglio di sé. Quello che hanno potuto fare e dare nelle condizioni in cui si trovano.

L’handicap di essere fuori dal Parlamento non è una cosa di poco conto. Tuttavia, è venuta fuori in modo

preponderante la voglia di lottare per ritornare sulla scena politica come attori, lungo la tradizione del

socialismo italiano. Si intende in modo nuovo, rompendo i vecchi schemi: non più lotta parlamentare,

ma lotta al fianco del cittadino in carne e ossa. Il che non significa che il Ps non abbia alcune “idee

forza” sul piano del programma di governo, con le quali aprire un confronto tanto con maggioranza

quanto con il resto dell’opposizione. Partito di governo e di movimento, per l’appunto. Per supplire

all’assenza dalle Camere, il Ps sceglie di gettarsi nell’esperienza movimentista, senza allontanarsi

dall’essere sinistra di governo.

Il tutto in chiave autonomista, garibaldina e corsara. Autonomista non come sinonimo di autosufficienza

che porta all’annullamento politico, ma alla libertà di essere fuori dai giochi delle due coalizioni in

campo, spinte artatamente per interessi di bottega al bipartitismo. Il quale è stato issato come bandiera

di combattimento da Berlusconi e Veltroni, perché entrambi, prendendo a pretesto il bene della

democrazia parlamentare e del Paese in particolare, hanno inneggiato al voto utile; insomma, al voto a

una delle due coalizioni. Ragion per cui, hanno svolto la campagna elettorale sull’onda della

semplificazione del sistema partitico, raccogliendo, immeritatamente, una messe di voti a scapito dei

partiti medi e piccoli, anziché approvare una legge elettorale meno oligarchica e partitocratica di quella

in vigore e senza svolgere minimamente un ragionamento politico secondo cui la Grande riforma è la

madre del rinnovamento istituzionale e politico italiano.

Garibaldina nel senso che i “Mille” socialisti rimasti in campo sono forza dinamica, pronti a tutto per

conquistare la terra perduta e per riscattarsi dall’onta delle sconfitte e delle offese subite. Consapevoli,

peraltro, che la loro storia è più grande dello 0,98% acquisito nell’ultima tornata elettorale. Corsara sta

per libertà di alleanze negli enti locali, non avendo nessuno contrattato alcun impegno con nessuno.

Seppure guerra di corsa, il vascello Ps deve navigare in mare aperto, seguendo la rotta riformista: da un

lato il Pd, dall’altro l’Udc, senza sottrarsi al confronto con le altre forze riformiste tra cui quelle di origine

socialista presenti nel Pdl. Argomento, questo, sul quale si è battuto molto Gianni De Michelis e si è

speso Bobo Craxi. Una bella scommessa non c’è che dire e Nencini è cosciente che per vincerla bisogna

partire dalle sfide, che sono il pane del socialismo, senza le quali esso sarebbe un reperto archeologico.

La fine che rischia di fare la socialdemocrazia se non riuscirà a rinnovarsi sul piano culturale, politico e

programmatico. E comunque, è iniziato il periodo post Sdi-Boselli, con la nascita del Ps e con l’elezione

di Nencini a segretario. A Enrico Boselli vanno riconosciuti meriti e demeriti. In primo luogo, per essersi

battuto per l’unità, dopo un lungo periodo di diaspora; in secondo luogo, per non aver accettato il diktat

di Veltroni di passare armi e bagagli nel Pd.

Naturalmente, questo avrebbe comportato la fine della peculiarità, del ruolo e della funzione dei

socialisti italiani. Finché questi sono vivi e vegeti, benché a ranghi ridotti, restano una spina nel fianco

del Pd e non solo. Con l’intento che il sogno possa trasformarsi in realtà al più presto, e che l’Italia abbia

bisogno di socialismo. I demeriti di Boselli. Soprattutto uno: di aver insistito su una linea politica che

non era nel Dna del socialismo italiano. Piuttosto che rubarla senza successo a Pannella, avrebbe potuto

riproporgli la Rosa nel Pugno, facendo di necessità virtù. Comunque sia, già i buoi erano scappati dalla

stalla. Alla fine i socialisti soli soletti e i radicali in un compagnia. Una compagnia scomoda, quella del

Pd, e fuori dalla loro cultura politica, ma comoda per essere eletti e per affermare, dopo le elezioni, di

essere una delegazione nel Pd. Come se il Pd fosse una sorta di Onu. A Boselli va addebitato un altro

demerito. Il fallimento della Costituente prodromo del flop elettorale. E qui c’è la responsabilità

personale anche del comitato costituente, che ha lasciato fare e disfare a Boselli come ha voluto, senza

mai opporsi, compresa la sua candidatura alla premiership.

Un comitato che ha peccato di deficit politico e di una visione strategica d’insieme sul futuro della

questione socialista. Vale o no la pena battersi per le sue idee? Invece di volare alto, si sono viste le

prime smagliature nelle “Primarie delle idee”. Un Convegno di cui non è restata traccia. A Montecatini,

proprio per la conduzione della Costituente, gli esponenti più in vista hanno lasciato le penne. Tutto il

potere ai soviet, senz’altro. Le luci si sono spente sul congresso di Montecatini ed è stato merito di

Riccardo Nencini aver saputo dare vigore all’azione e all’iniziativa socialista, vigore di cui, per la verità,

si sentiva da molto tempo bisogno. Dopo Montecatini il Ps è entrato, finalmente, nel mercato politico e si

appresta a essere competitivo. Dio ce la mandi buona.

 Da L’Opinione

CONGRESSO PS, PERDUTA L’ULTIMA OCCASIONE

Fin quando le ultime truppe del fu grande partito socialista, per intenderci quello craxiano, continueranno a mordersi la coda, o a girare come farfalline attorno alla lampadina non c’è, purtroppo, alcuna speranza di recuperare altre importanti forze all’impegno riformista, ma neanche la speranza di assistere alla promozione di una nuova classe dirigente che abbia un segno distintivo rispetto al passato, quali la discontinuità ed il salto generazionale.

Il Congresso del PS a Montecatini ha sostanzialmente mancato l’appuntamento con un percorso nuovo. Ancora una volta si è data l’impressione di assistere ad un film già visto. E’ vero che c’è stato il ‘nuovo’ rappresentato da Nencini , che ci sono stati i fischi a Walter Veltroni ed al suo PD, e che c’è stata la richiesta di ‘rompere’ con Di Pietro, ma sembrano (e in politica è estremamente importante) atti dovuti dopo una drammatica sconfitta. Infatti, Boselli doveva essere sostituito, se non altro per l’accanimento terapeutico che lo ha visto protagonista nel rapporto stretto con Prodi ; Veltroni, amante ingrato, doveva essere fischiato, se non altro per salvare la faccia di chi vuol continuare a perseverare negli errori; e la richiesta di rottura con Di Pietro è sembrata poco convincente, se non altro perché presentata tardivamente e dopo aver subìto la sindrome di Stoccolma.

Ancora una volta si è perduta un’occasione, nel caso l’occasione principe, per avviare realmente un percorso nuovo. Tutto, infatti, è sembrato finalizzato alla ‘ricostruzione’ di un rapporto col PD, un rapporto comunque senza pari dignità. Peccato, perché almeno in provincia ci sono energie sprecate o poco utilizzate che si stanno formando, senza vera politica, ma solo nel gioco dell’accattonaggio politico. Peccato veramente, perché il riformismo ha bisogno di allargare i propri confini, ha bisogno di nuove energie, deve esso stesso sapersi rinnovare.

Quando si è prigionieri delle proprie nomenclature (con o senza Boselli il discorso è lo stesso) è certo il rischio che esse impongono la strada che punta alla propria sopravvivenza ritagliandosi uno spazio che, prima il PD si è rifiutato di concedere, ma che adesso (dopo la sconfitta) sembra disponibile a concedere. Da quà la scelta “a sinistra a prescindere”, che stava in bell’evidenza nel dibattito congressuale, ben sapendo che politicamente il frontismo è la negazione del riformismo, della sana politica, del confronto, del buon governo.

All’Italia e agli italiani non interessa sapere dove, fisicamente, si vanno a sedere i deputati ma interessa sapere quale politica sono disposti a sostenere. La scelta di far vincere il PdL, col margine che tutti ricordano, ha proprio questo connotato, aver voluto sostenere una determinata politica. Il PdL e Silvio Berlusconi sono l’espressione netta del riformismo, della sana politica e del buon governo, che non sono solo ‘marchi di qualità’, ma sono scelte concrete che viaggiano sulle gambe di una nutrita schiera di riformisti doc.

Il Nuovo PSI di Stefano Caldoro sostiene questa politica. Ha scelto da tempo di far parte, come forza riformista moderna e moderata, di questo schieramento che rifiuta, come sarebbe giusto e necessario per ogni forza socialista, l’alleanza con la parte più conservatrice e dogmatica che circola nel Paese e che, di volta in volta, tenta di camuffarsi. Ma su questo ritorneremo.

Giovanni ALVARO

Nencini, il PS ed il Nuovo PSI

Si è rotto l’asse Berlusconi-Veltroni? Si farà il PDL?
Tutte domande che al momento non hanno risposte e la sola idea di volerne dare ci può condurre su una strada assai lontana da quello che serve.
Venerdì sabato e Domenica si è tenuto il primo congresso del PS.
Nencini è diventato segretario Nazionale e sta cercando di rilanciare un’iniziativa politica per rientrare nel gioco delle istituzioni italiane.
Alcuni aspettti mi hanno convinto, altri meno.
Non mi ha convinto per esempio l’interlocuzione univoca che ha voluto aprire con Veltroni, anche se una risposta di una possibile apertura è arrivata, allorquando il leader dell’attuale opposizione risponde che la sua partecipazione al congresso è da intendersi come una volontà di ri-costruire un rapporto.
Non mi convince il fatto che ancora una volta non ha voluto affrontare alla radice il vero problema che vi è in Italia e cioè che una forza Socialista, Riformista, moderna e moderata non può interloquire con l’area più conservatrice e dogmatica che ancora è presente nel nostro Paese.
Il problema non può essere quello di affrontare con pregiudizi le importanti riforme che necessitano al nostro Paese, viceversa quello di dare un impulso diverso, nuovo e attuale alle questioni sul tavolo.
Sicurezza, infrastrutture, sanità, giustizia, lavoro; tutte questioni che devono essere affrontate con un approccio moderno, senza preclusioni, senza preconcetti, valutando cosa è necessario fare e quale è la via possibile e migliore per attuarle.
Non mi ha convinto ancora la mancanza di apertura ad un dialogo con tutti i Socialisti, come se loro e solo loro posseggono l’unica e sola identità di Socialisti.
Viceversa ho apprezzato molto il dinamismo e la scommessa che lo stesso ha voluto porre sul tavolo.
L’asse con l’UDC era l’unica via possibile per aprirsi un’interlocuzione, una sorta di asse privilegiato per rimettersi sul tavolo della Politica, obbligando Veltroni a prendere una decisione su Di Pietro ed allo stesso tempo facendogli capire che il PD non può essere il solo depositario della cosìdetta politica riformista.
Così come interessante ed intelligente mi pare la volontà di manifestare per il Presidente della Repubblica; indipendentemente dalla cassa di risonanza che potranno avere, il senso politico di un richiamo alle Istituzioni è condivisibile e apprezzabile.
Un Congresso insomma che ci dà spunti per una riflessione che riguarda anche, per ovvie ragioni, a quello che succede nel nostro partito.
Bene l’intervento di Stefano, che ha portato il saluto della nostra organizzazione e ha offerto, anche se non richiesto, la possibilità al PS di avere degli interlocutori al Parlamento attraverso i nostri due deputati eletti con la PDL.
Quello che invece mi pare troppo lenta è viceversa l’iniziativa politica che in questo momento appare debole sottotono e per certi versi assente.
Se è vero che da una parte siamo gli unici Socialisti presenti in Parlamento è altrettanto vero che tutto questo non appare nella vita Istituzionale.
Per certi versi siamo troppo passivi, in attesa che gli eventi ci precipitino addosso, con scarso spirito d’iniziativa, con uno sfilacciamento che diventa ogni giorno sempre più palpabile e sempre più preoccupante.
Proprio in virtù del fatto che non sappiamo cosa succederà all’interno della nostra coalizione dovremmo essere più dinamici, pronti a interloquire con forza se pensiamo che il PDL si farà o pronti ad essere organizzati se viceversa il partito unico dei moderati non si farà.
Esiste un problema settentrionale nel nostro Partito che pesa come un macigno; un problema di risorse umane e di spazi politici; un problema che presto o tardi saremo obbligati ad affrontare.
Fintanto che il Nuovo PSI non sarà un partito presente anche al Nord, noi non saremo mai un partito!
I prossimi mesi saranno decisivi per capire in che direzione andrà la politica Italiana; il primo appuntamento sarà certamente quello della possibile riforma elettorale per le Europee.
E quello è un appuntamento che il Nuovo PSI non può né deve mancare.
Se saremo capaci di costruire un percorso politico ed organizzativo tale per cui possiamo pensare di raccogliere consensi e di occupare uno spazio politico allora avrà senso continuare a tenere in piedi questa comunità; viceversa il tutto rischia di essere un ufficio di collocamento per pochi.
E questa cosa sinceramente non mi interessa.

PS: DE MICHELIS, NO A RAPPORTO CAUDATARIO CON IL PD

(ANSA) – MONTECATINI TERME (PISTOIA), 5 LUG – Il Partito socialista deve escludere ‘qualsiasi convergenza con la sinistra massimalista’ ma anche ‘qualsiasi rapporto di tipo caudatario con il Pd’ e seguire ‘la sua marcia in qualsiasi direzione’. Lo ha detto Gianni De Michelis, a margine della sua partecipazione al primo congresso nazionale del Partito socialista in corso a Montecatini.
‘Dobbiamo dire con chiarezza – ha detto ancora De Michelis – che il tratto di mare nel quale cercheremo di navigare sara’ quello tra il Pd e il Pdl, esattamente dove si colloca Casini’.
Sulla legge elettorale, De Michelis ha aggiunto che sara’ necessaria una scelta esplicita ‘per una legge elettorale alla tedesca che vada oltre lo schema bipolare’. (ANSA).

Apc-PS/ VELTRONI AL CONGRESSO, SOTTO I FISCHI C’E’ IL DIALOGO

Leader Pd apre, Nencini apprezza riconoscimento autonomia

Montecatini Terme, 5 lug. (Apcom) – “Non mi aspettavo gli applausi…”, ammette Walter Veltroni ai cronisti appena uscito dal Palazzo dei Congressi di Montecatini Terme, seconda giornata del congresso fondativo del Partito Socialista. Un’ora prima i delegati avevano accolto il suo ingresso con una salva di fischi, una disapprovazione così plateale da lasciare “amareggiato” Ugo Intini, sul podio in quel momento, secondo il quale “non è mai successa una cosa del genere in un’assemblea socialista”: e pazienza per il Berlinguer fischiato nell’84 a Verona con Bettino Craxi che disse “non mi posso unire a quei fischi solo perché non so fischiare”, e per il D’Alema coperto dai ‘buuu’ nel ’99 a Fiuggi, congresso fondativo dello Sdi, quando lodò il ‘grande traditore’ Giuliano Amato.

Intini, che pure c’era a Verona e a Fiuggi, ribadisce che “siamo un partito democratico, siamo abituati a discutere con tutti”.
Ha ragione: se la platea fischia, i leader del nuovo partito accolgono con soddisfazione l’apertura al dialogo da parte del leader del Pd, il quale afferma di voler “costruire un nuovo centrosinistra che non sia la ripetizione delle stagioni dell’Unione”, perché “il centrosinistra nuovo non deve essere l’assemblea di tutti coloro che non sono d’accordo con Berlusconi, ma deve avere una base programmatica”. Il Ps può e deve essere della partita: “Sulla base del rispetto dell’identità e della storia di entrambi – ha aggiunto Veltroni – io penso si possano creare nuovi rapporti tra forze autonome che vogliono fare un tratto di cammino insieme”. Una linea confermata, fuori dalla sala, da Vannino Chiti che riconosce nella relazione di Riccardo Nencini, sempre più vicino all’elezione a segretario per domattina, “un percorso di confronto e dialogo che è necessario, perché occorre costruire un’unità di tutte le forze riformiste”.

Soddisfazione confermata dai commenti del post-intervento: “Giudico positiva la proposta di Veltroni di costruire un nuovo centrosinistra fra forze autonome e riformiste”, ha detto Nencini, che ritiene “importante il riconoscimento che il leader Pd ha fatto dell’autonomia e dell’identità socialista, chiamando contemporaneamente alla collaborazione e al confronto”. Gongola l’ex compagno di partito Gavino Angius: “Il significato della presenza di Veltroni qui, le parole che ha detto – ha osservato – sono il riconoscimento del ruolo e dell’autonomia del nascente Partito Socialista, e sono di fatto un esplicito cambiamento di linea politica rispetto al passato”.

L’ipotesi di lavoro ricorrente è quella di un “campo largo” delle forze riformiste che ora stanno all’opposizione: quindi niente Di Pietro, “che non è riformista”, chiosa Angius, e i fischi che accolgono l’esponente Idv Fabio Evangelisti non mentono. Largo invece all’intesa, già evocata ieri da Nencini, con l’Udc, “con cui il rapporto può essere decisivo”, dice il vecchio leone del garofano Gianni De Michelis, per il quale “bisogna escludere ogni convergenza con la sinistra massimalista”, perché “il tratto di mare nel quale cercheremo di navigare sarà quello tra Pd e Pdl, esattamente dove si colloca Casini”. I fratelli separati del Nuovo Psi, per bocca del suo leader Stefano Caldoro, invitano gli ex compagni a riconoscere “i meriti del Governo” in tema di battaglie riformiste, piuttosto che “ascoltare le sirene del Pd”.

DOPO “LOTTA CONTINUA”, VA IN SCENA “GUERRA CONTINUA”

Dopo l’infausta “lotta continua” dei lustri passati, va ormai da tempo in scena “guerra continua”. Quella guerra che, senza esclusione di colpi, si combatte ormai da tempo contro Silvio Berlusconi reo d’aver saputo dare, al popolo moderato di questo Paese, una alternativa organizzata ch’è stata capace di mettere fuori gioco (e non per caso fortuito) la ‘gioiosa macchina da guerra’ d’occhettiana memoria.

Come i presuntuosi di lotta continua, a suo tempo impegnati, inutilmente, a distruggere la borghesia e il capitalismo, si muovono gli strateghi di guerra continua che, anch’essa inutilmente, si sviluppa sull’altare dell’obiettivo di distruzione del pericolo pubblico n. 1, dimostrando così un’incredibile cecità politica.

A nulla sono valsi i risultati elettorali dell’anno scorso che hanno sancito, senza possibilità d’appello, la simbiosi tra popolo e leader del PdL; a nulla i clamorosi risultati registrati domenica scorsa in Sicilia dove è venuta meno la prassi che vuole sconfitti, alle amministrative dell’oggi, i vincitori delle politiche di ieri; a nulla l’aver constatato che il sentimento popolare di adesione al programma dei riformisti e dei moderati è ben saldo e difficilmente modificabile. E questo lo sanno anche lor signori.

Perché quindi l’agitarsi e la ripresa della criminalizzazione dell’avversario? Perché la messa in scena del becero armamentario già abbondantemente ignorato dall’elettorato? Perché di nuovo scenari che ipotizzano pericoli per la democrazia? La risposta è una sola: tutto è riconducibile alla “rincorsa continua”.

La rincorsa di quel Di Pietro allevato dalla sinistra ed oggi loro acerrimo concorrente sul terreno del qualunquismo e del giustizialismo (l’assenza di idee fa amare il sangue); la rincorsa del partito delle toghe che non vuole cedere neanche un millimetro del proprio potere e tiene sotto scacco anche il PD; la rincorsa di grilli, grillini, santoni, santori e guru vari, con l’obiettivo non di conquistare consensi ma di non perderli, e soprattutto per parare i colpi di una sorda lotta interna che sta mettendo in grave difficoltà il buonista (?) Veltroni. Ma se questo è vero, esso dimostra la straordinaria debolezza di un dirigente che piega le proprie posizioni politiche alle necessità, non del Paese che anche con l’opposizione si è chiamati a governare, ma della difficile vita interna del proprio partito.

Del resto, se si guarda al merito della vicenda, ci si accorge che l’atteggiamento del PD è semplicemente strumentale, e costruito su inesistenti emendamenti ‘salvapremier’. L’emendamento in questione, infatti, è condividibilissimo ed è necessario. L’obbligatorietà dell’azione penale costringe i PM a fare delle scelte, privilegiando alcuni filoni a discapito di altri. Stavolta col decreto emendato la scelta viene sottratta al loro arbitrio (spesso piegato a ragioni politiche) e, snellendo il mare magnum dei reati che ingolfano le procure, privilegia l’azione penale dei reati che comportano pene superiori ai 10 anni. Cosa c’è di scandaloso?

Il decreto è, quindi, sacrosanto, mentre il timido Aventino della Finocchiaro è una assurda sceneggiata senza alcun costrutto. Continuino pure così, il PdL e i suoi alleati non debbono farsi condizionare da questi teatrini, ma debbono andare avanti con il loro “governo continuo”.

Giovanni ALVARO

Reggio Calabria 17.06.2008

PS: BARANI, LOGO GAROFANO ROSSO E NOME SONO DEL NUOVO PSI

(V. ‘PS: CRAXI E DE MICHELIS…’ DELLE 17,30) (ANSA) – ROMA, 15 GIU – ‘Il logo del garofano rosso ed il termine Psi sono del Nuovo Psi come previsto in sentenze e dai provvedimenti del ministero dell’Interno. Bobo Craxi e Gianni De Michelis lo sanno bene e dunque non utilizzino questi argomenti.
Loro hanno scelto liberamente di aderire alla rosa nel pugno di Boselli e non al garofano rosso’. Lo afferma in una nota, Lucio Barani, parlamentare del Pdl ed esponente del Nuovo Psi di Stefano Caldoro.
‘Evitiamo di trascinare la storia gloriosa del Psi e di Bettino Craxi in dispute nominalistiche ed avviamo una stagione di dialogo tra i tanti socialisti e riformisti che dopo il 1994 e la fine del Psi hanno preso diverse strade continuando a difendere quei valori’, conclude Barani.(ANSA).

PDL: CALDORO, SCIOGLIMENTO PARTITI RISCHIA ESSERE MOSSA AFFRETTATA =

Roma, 13 giu. – (Adnkronos) – ‘La richiesta di scioglimento, dei partiti che animano il Pdl, senza approfondire che movimento politico creare rischia di essere una mossa affrettata. Proprio perche’ si ha l’intenzione di realizzare un grande movimento, capace di raggiungere un largo consenso, il percorso non potra’ essere quello di un partito tradizionale ne’ di un partito pesante’. Lo sottolinea Stefano Caldoro, segretario nazionale del Nuovo Psi e parlamentare del Pdl.

‘Piuttosto – aggiunge – bisogna guardare a quelle esperienze, ad esempio il modello americano federato e sussidiario, che conservano al loro interno sensibilita’ diverse ed identita’ e che mantengono la loro autonomia dando forza ai valori, ai programmi ed alla leadership piu’ che agli organigrammi. Per questi motivi la riflessione -continua Caldoro – non dovra’ svilupparsi sulla data di scioglimento dei singoli partiti, intesa come momento salvifico, ma sul modello e sulla forma di partito che si intende adottare’.

‘Superiamo i grandi limiti che sono stati alla base della nascita del Pd, nato nella sola fusione a freddo fra i gruppi dirigenti dei Ds e della Margherita. Discutiamo insieme di questi argomenti. La grande intuizione di Silvio Berlusconi – conclude – merita un percorso innovativo e moderno’.

FI ANNUNCIA ROAD MAP PER COSTITUENTE PDL, MA AN INSORGE/ANSA

VERDINI, PARTITI SCIOLTI ENTRO ANNO; LA RUSSA, SEMMAI CONFLUENZA (di Milena Di Mauro) (ANSA) – ROMA, 13 GIU – C’e’ anche, nella cronaca della giornata, la baruffa Forza Italia-An per la conferenza stampa milanese del coordinatore azzurro Denis Verdini, che in splendida solitudine annuncia tempi e modi della nascita del Pdl irritando Alleanza Nazionale, all’oscuro di tutto. Ma c’e’ soprattutto – dopo l’exploit elettorale e gli entusiasmi dei primi mesi di vita del Popolo della Liberta’ – la sensazione netta di molti che il processo al momento sia fermo. Al di la’ delle enunciazioni, i gruppi dirigenti dei due partiti sono spaventati dai passi falsi, guardinghi rispetto alle reciproche mosse, sospettosi e ancora intenti a misurare con il bilancino del Cencelli gli spazi dentro la nuova casa.
‘Forza Italia ed Alleanza Nazionale e gli altri partiti che compongono il Pdl si scioglieranno entro l’anno e nella prossima primavera si terra’ la Costituente in modo che il Popolo della Liberta’ possa presentarsi alle Europee dove il Pdl si presentera’ come corpo unico, con l’obiettivo di raggiungere un consenso intorno al 45% aprendo anche all’elettorato dell’Udc’, l’aveva fatta facile al mattino il coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, in conferenza a Milano. Informato dalle agenzie durante un vertice con i ministri della Difesa Nato a Bruxelles, il ‘reggente’ di An Ignazio La Russa non aveva tardato a farsi sentire. ‘Spiace che l’onorevole Verdini abbia ritenuto autonomamente di enunciare tempi e percorsi per giungere alla costituente del nuovo Partito della Liberta’.
Spiace doppiamente perche’ An intende proporre non lo scioglimento ma la confluenza reciproca in un nuovo soggetto politico, capace di conservare militanze, storia e tradizione di ciascuno degli aderenti’, aveva corretto il tiro il ministro di Alleanza Nazionale, definendo ‘grave e certamente non opportuna’ la conferenza solitaria.
‘Meravigliato, sorpreso, dispiaciuto’ anche il ministro delle Politiche Ue Andrea Ronchi. ‘Quella di Verdini e’ un’iniziativa della quale non comprendo il senso – affermava Ronchi in linea con La Russa – Rispetto il diritto di tutti di poter esprimere la propria opinione, ma fino a prova contraria, per quanto riguarda il futuro di Alleanza Nazionale, sara’ An a deciderlo’. Un concetto ribadito dal presidente vicario dei deputati Italo Bocchino: ‘La nostra idea del Pdl e’ quella di un matrimonio per creare la grande famiglia italiana del popolarismo europeo. Ma i matrimoni sono noti per essere unioni, non sommatorie di scioglimenti’.
Eppure qualche giorno fa, in un incontro a Palazzo Grazioli, era stato proprio Silvio Berlusconi a riunire i vertici azzurri e di An per imprimere una accelerazione alla nascita del Pdl-partito e non piu’ cartello elettorale, soprattutto in vista delle prossime europee. I partecipanti descrivevano un Cavaliere ottimista, entusiasta del progetto, convinto della necessita’ di andare avanti coinvolgendo nuovi iscritti, magari da reclutare per strada nei gazebo. Piu’ cauti, al di la’ delle parole, i dirigenti di Fi e An (soprattutto questi ultimi indisponibili ad annessioni). Pronti a dare il proprio contributo invece i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, piu’ favorevoli ad un modello americano federato e sussidiario gli esponenti del Nuovo Psi di Stefano Caldoro, sul piede di guerra i Dca di Gianfranco Rotondi, contrari ad una costituente del Pdl centrata solo sul tandem Fi-An.
In attesa di futuri sviluppi, a sera Verdini sfuma la polemica del giorno: ‘Il ministro La Russa forse avrebbe fatto meglio a guardare la partita dell’Italia, e con lui il ministro Ronchi. Se avessero fatto lo sforzo di fare una telefonata al sottoscritto avrebbero capito che sto facendo un viaggio fra i dirigenti e gli eletti di Forza Italia per spiegare proprio la confluenza del nostro partito nel Popolo della Liberta’, cosi’ come sara’ per An e tutti gli altri partiti che di fatto hanno gia’ aderito al Pdl e trovato posto nelle sue liste elettorali’.
Ognuno fara’ il suo cammino, insomma, nel comune intento di far nascere il Pdl. ‘Opera complessa ma destino segnato dagli elettori e dalle nostre stesse scelte’, chiude il cerchio il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, osservando che ‘gli annunci unilaterali sono un errore ma non cancellano la comune prospettiva’. Ultima parola a Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: ‘Sarebbe paradossale che, essendo uniti nella politica del governo, si verificassero conflittualita’ e divisioni proprio nella costruzione del nuovo partito che invece deve unire tutti’.(ANSA).