LA STORIA INFINITA !

  

In questi mesi, sul sito del Partito sto leggendo molte storie appassionate di compagni del Nord e del Sud del nostro paese. Anch’io potrei raccontare la mia lunga storia, dal PSI al N.PSI passando per i 7 garofani ma non voglio imbrodarmi o sembrare nostalgico.

Una storia però le accomuna tutte ed è la storia di tanti socialisti che dopo il ’92 si sono piegati su se stessi, frustrati ma non umiliati. La storia di quei pochi attivisti rimasti che non hanno intravisto nello SDI od in Forza Italia la loro casa, che non hanno migrato in altri partiti alla ricerca di una collocazione personale ( e credetemi, non sarebbe stato affatto difficile) ma sono rimasti, forse per uno stupido orgoglio Socialista ad attendere gli eventi, ad attendere il ritorno del “Garofano”.La storia di tutti quei compagni che sono ritornati con coraggio nelle strade e nelle piazze, orgogliosi del proprio vecchio “stemmino”, a raccogliere ingiurie ed offese, in primis dai compagni dello SDI e dai post comunisti. La storia di tanti elettori socialisti che rivedendo il simbolo del garofano sulla scheda elettorale sono tornati a porvi una croce sopra e di quelli traditi dal simbolo “socialisti uniti per l’Europa “ che hanno creduto nella riunificazione di tutti i socialisti. La nefasta storia dell’ultimo congresso di “combattenti e reduci” dove l’imperativo era ed è stato “Resistere !”Resistere contro l’ennesimo brutale attacco per distruggere il N.PSI perpetrato da questa falsa sinistra per mano di compagni che avevamo accolto in casa nostra, con indicibile entusiasmo, al congresso del 2001.La pessima storia di un simbolo a mezzo con
la D.C. che ha nauseato i nostri elettori e gettato nello scoramento i nostri militanti, anche i più tenaci.
Personalmente, sono stato da sempre fortemente critico della nostra alleanza con
la C.d.L. per il fatto che i nostri voti andavano bene laddove ve ne era bisogno e quando non servivano, non servivano neppure i socialisti del N.PSI. Che per loro, dovevamo crescere ma non troppo e quindi nessuna o pochissima visibilità nelle varie giunte.
Sono invece sempre stato sostenitore dell’unità socialista affinché i socialisti contassero di più ed in questa direzione, sin dal lontano 2001, nelle mie realtà locali, ho cercato i compagni dello SDI per formare  Liste amministrative comuni, in piena autonomia e fuori dai poli. Le risposte sono sempre state : Noi siamo con l’Ulivo e Voi state con i fascisti.  Ora, ci troviamo di fronte ad una nuova storia, quella di una ipotetica quanto purtroppo improbabile “Costituente “ ma dobbiamo cercare di non sbagliare ancora perché potrebbe diventare una storia da archiviare definitivamente. La nostra!La questione dovrebbe essere molto semplice ( ma si sa, le cose troppo semplici non vanno mai bene, bisogna condirle con un poco di alchimia politica) e la traccia l’hanno indicata i nostri parlamentari e molti altri compagni:1)     La attuale collocazione dello SDI non ci va bene !2)     La posizione dello SDI sul sistema elettorale non ci va bene !Lo SDI interrompa l’alleanza con il governo Prodi e con questa sinistra massimalista, rinneghi questo sistema bipolare “ Bastardo” ( per dirla con le parole di Gianni ) che non coincide con i valori del socialismo riformista e poi possiamo parlare di Costituente. A queste semplici considerazioni  servono solo semplici risposte.Se le questioni sul tappeto sono realmente queste, se non vi sono secondi fini, non servono delegazioni di costituente ma semplici risposte. Se ci troviamo invece di fronte ad un cambiamento di rotta e ad un  nuovo percorso politico, la parola deve inevitabilmente  passare a tutti gli iscritti che non sono buoni solo per portare acqua ma che hanno il sacrosanto diritto di esprimersi con il loro congresso. 

Bruno Rubes – direzione nazionale    

Lettera del dipartimento comunicazione del Nuovo Psi all’’attenzione delle società nazionali di sondaggi politico-elettorali

Oggetto: rettifica della posizione politica nazionale del Nuovo Psi

Chiediamo cortesemente di tenere presente che la posizione politica nazionale del Partito socialista Nuovo PSI è fuori dai due schieramenti, sia quello del centro-destra che quello del centro-sinistra.
Tale posizione è stata sancita dal voto della Direzione Nazionale, nel mese di luglio 2006, ed ovviamente non può non essere tenuta in debito conto per l’effettiva validità di un sondaggio politico, cosa che peraltro sta già avvenendo per l’analoga posizione di altri soggetti politici, quali l’ UDC.
Chiediamo pertanto la rettifica dei sondaggi regressi e contestualmente chiediamo che tale nostra posizione sia tenuta in giusto conto per i sondaggi eventualmente in fieri.

Cordiali saluti

Campopiano : Il Molise non ha votato a favore

 

Leggo sul Sito del voto favorevole del Molise al documento del coordinamento dei Segretari Regionali . Preciso che non ho firmato il documento pubblicato per tre principali ragioni .
1) come firmatario della richiesta di autoconvocazione dei segretari regionali ho sostenuto che sulle regole e sulle procedure congressuali sia necessaria la condivisione unanime , diversamente da quanto si dovrà decidere circa la linea politica.
2) Ad oggi, poiché il Consiglio Nazionale e gli altri organi statutari operano in ordinaria amministrazione , solo la costituita Commissione potrà definire il percorso congressuale disciplinando le modalità della presentazione di eventuali documenti politici o mozioni.(dovendosi ritenere superato quello del C.N. del 31 marzo) .
3) Confermo invece la richiesta già formulata al tavolo di una partecipazione più forte ed attiva dei Segretari Regionali ai lavori preparatori del Congresso nelle forme più utili alla funzionalità dello stesso .
4) Auspico che da parte di tutti prevalga il più ampio senso di responsabilità considerata la delicatezza del momento politico generale e la imminenza delle elezioni amministrative di maggio.

Vive cordialita’

Oreste Campopiano Segretario Regionale del Molise

Appello a Stefano Caldoro. Giuliano Sottani

Carissimo Stefano,

La riunione dei Segretari Regionali del Nuovo PSI di sabato scorso mi ha lasciato profondamente deluso ed addolorato. Ho dovuto prendere atto che al Congresso del 23 e 24 Giugno 2007 si verificherà una ennesima scissione nel nostro modesto partito.

Il Nuovo PSI nasce a Milano nel gennaio del 2001, ma io insieme ad altri abbiamo lottato per la rinascita del PSI fin dal lontano 1994 quando, pochi socialisti a dire il vero, entrarono nei progressisti al fianco del Partito Comunista Italiano. Poi nacque lo SDI.

Ci abbiamo provato mille volte, prima con Intini, poi con tanti altri fino alla nascita del Nuovo PSI del 2001 con De Michelis, Bobo Craxi e Martelli.

Se volevo andare con i Comunisti o con Berlusconi potevo farlo allora e probabilmente ne avrei avuti anche numerosi vantaggi personali.

Invece insieme a pochi altri compagni fondai il Partito Socialista Autonomista in Toscana e in tutti questi anni ho creduto nella nostra autonomia tenendo accesa in Toscana la fiammella dell’autonomia socialista

Noi Stefano ci conosciamo da sempre, c’è stato e c’è fra di noi un rapporto di sincera amicizia ed anche all’interno del partito un comune sentire.

Riconosciamo il grande ruolo che ha svolto e che svolge il nostro grande Segretario Gianni De Michelis, che ti ha sempre stimato profondamente e ti scelse, primo fra tutti noi, proponendoti prima sottosegretario poi Ministro nel Governo Berlusconi.

Sono rimasto sinceramente addolorato nell’apprendere sabato scorso dal Segretario Regionale della Campania, Gennaro Salvatore che ormai gli spazi per l’unità socialista si sono ridotti al lumicino e che al congresso di giugno, se si terrà, ci sarà un lungo abbraccio fra De Michelis e te, magari fra le lacrime, prendendo ognuno strade diverse con gli auguri di buon lavoro, come è avvenuto al Congresso dei DS fra Fassino e Mussi.

Sarà un errore clamoroso. Incredibilmente così riusciremo a dividere di nuovo in due quel poco che ci resta.

Ma tu puoi evitare la scissione. Tu devi evitare la scissione.

Per l’unità del partito, dobbiamo tutti riconoscerglielo, stanno lavorando con tantissima serietà ed alto senso di responsabilità i compagni Lucio Barani e Mauro del Bue.

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede della esperienza del PSI, è nella natura del nostro partito.

Il nuovo PSI nato a Milano nel 2001, ad un anno esatto dalla morte in solitudine e lontano dal suo Paese di Bettino Craxi, che qualcuno oggi vuole addirittura inserire in un pantheon, passando così dalla criminalizzazione ad una santificazione senza scrupoli; finalmente oggi la riproposizione della questione socialista viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente dal vecchio PSI, ma anche da chi proviene da un’altra storia ed ha fatto della identità socialista, la sua bandiera non entrando nel costituendo Partito Democratico.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano sta creando grande entusiasmo nella base e nei militanti socialisti in tutte le regioni d’Italia. E spetta a noi non deludere questo entusiasmo e non perdere questa storica occasione di vedere ricostituito un grande partito Socialista in Italia.

Anche tu Stefano devi esserne protagonista. Altrove non c’è spazio per i socialisti e soprattutto i socialisti ritorneranno ad essere protagonisti nell’interesse del nostro Paese che ha tanto bisogno della intelligenza, della fantasia e delle capacità dei socialisti, ed anche della tua e di tutti noi sia nel governo centrale che nelle altre istituzioni.

Barani e Del Bue hanno fatto delle serie ed importanti proposte che chiamano “Le condizioni per l’unità dei Socialisti”

Queste le cose belle che condivido del Documento di Barani e del Bue:

– Noi crediamo che al confronto sul nuovo partito socialista ed al conseguente processo costituente che ne deriverà il NUOVO PSI debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organi di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione ed anche sconcerto tra i nostri militanti..

– il Nuovo PSI è una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto una alleanza con la Casa delle Libertà proprio perché la sinistra italiana era a-socialista venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediata post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle Libertà ed ha ribadito la propria collocazione nella minoranza parlamentare.

– il Segretario del Partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni.

– il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo connotato di bipolarismo bastardo: E allora che la Costituente Socialista si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta diventando anche subdolo

– dobbiamo chiedere immediatamente ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del paese

– noi abbiamo poi una ruolo particolare in una futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte dell’elettorato Socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle Libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente ed anche dal punto di vista programmatico…

– poiché il richiamo al Socialismo è il minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo politico congiunto di convergenze sulle cose da fare.

– e da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del Socialismo Liberale da Ernesto Rossi a Fortuna a Pannella

– a queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire i socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama politico italiano, quello di riportare l’Italia alla sua tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

Questa caro Stefano è musica per le nostre orecchie.

Sono convinto che se riusciremo a fare un congresso unitario ed andremo compatti nella costituente non solo faremo un grande servizio al socialismo italiano ma soprattutto lo faremo al nostro Paese, a questa Italia che ha bisogno di certezze e che noi, solo noi socialisti potremo finalmente riuscire a dare. Il resto è buio.

Con tantissima stima

Giuliano Sottani

Segretario Regionale del Nuovo PSI della Toscana

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =

CRAXI: DEL BUE, FASSINO E BERLUSCONI NON ARROSSISCONO? =
(AGI) – Roma, 23 apr – “Lo vogliono mettere nei loro Pantheon.
Parlo di Fassino e di berlusconi che dicono di ispirarsi anche a Craxi. Bel Paese l’Italia dove si passa dalla criminalizzazione alla santificazione senza neanche arrossire.
Vale per Fassino e i diessini che non avvertirono neanche il bisogno di chiamare Craxi a curarsi in patria, ma vale anche per berlusconi che chiamava “la vecchia partitocrazia” quel sistema nel quale il Psi di Craxi la faceva da padrone. E non rinnegava “l’amicizia personale”, come dire “la politica e’ altra cosa”. Quanta ipocrisia. E quanta confusione”. Lo afferma il deputato del nuovo psi Mauro Del Bue.
“Diamo una sbirciatina agli ospiti dei due Pantheon – prosegue Del Bue – e prendiamo atto che il Limbo abolito recentemente dal Vaticano non esiste piu’ neanche per il povero Craxi. Nel Pantheon del futuro partito democratico da parte diessina non si rinuncia a Berlinguer, stratega del compromesso storico e della terza via tra comunismo e socialdemocrazia, e neppure a Gramsci che osteggiava i riformisti e quelli emiliani come Prampolini in particolare, perche’ controrivoluzionari, e “moralmente ripugnanti” con le loro cooperative che “toglievano il pane di bocca ai sudici contadini del Sud”. C’e’ naturalmente Gandhi e anche Martin Luther King, profeti di non violenza, ma anche coloro come Togliatti, che continua a resistere nelle preferenze dei delegati, che dichiararono la pena di morte per il partito comunista polacco. Puo’ certo sorprendere che Togliatti sia addirittura superato nelle preferenze da De Gasperi, ma stupisce alquanto che i socialisti (Turati, Saragat, Nenni) vengano sostanzialmente ignorati e Craxi usato da Fassino a giorni alterni per chiamare a raccolta nel futuro Pd anche i recalcitranti che vagheggiano costituenti socialiste, ma tuttora osteggiato dalla stragrande parte dei delegati diessini. Nella Margherita c’e’ ovviamente l’altra faccia della medaglia: da Don Sturzo, fondatore del Partito popolare, a Zaccagnini e Moro, che guidarono la Dc, passando, e’ ovvio, per De Gasperi, che dell’alternativa ai comunisti di Togliatti fece il perno della sua politica”.(AGI) Red/Mal (Segue) 231415 APR 07

AGI) – Roma, 23 apr – Del Bue prosegue: “Che dire del Pantheon berlusconiano? Craxi, De Gasperi, che pare cosi’ oggi il piu’ gettonato, e tre papi (Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Un Pantheon a maggioranza cattolica. Piu’ Craxi per non farsi scappare i socialisti. I socialisti, che cosi’ sono nei Pantheon, ma non hanno una casa loro e soltanto piccole scialuppe e salvagenti. Paradossale. Conseguentemente non puo’ che prendere forma un percorso per riaffermare tra tanti coacervi di identita’, che vengono corroborati dalla presunta fine della loro storia e dall’altrettanto indimostrata “necessita’ storica” di accorparle e di superarle, una identita’ ancora ovunque viva e vitale. Pare che dalle tradizioni comunista e democristiana (i padri fondatori del Partito democratico sarebbero quasi tutti i vecchi comunisti e democristiani con varie ed eventuali) nascano i prodromi del loro superamento e dell’inveramento del nuovo partito in nome di una indimostrata necessita’ storica del nuovo soggetto. La vecchia anomalia, il Pci piu’ forte del Psi, produce cosi’ una anomalia nuova, che l’Europa non conosce, come non conosceva quell’eurocomunismo che Berlinguer esaltava per utilita’ di partito. E in fondo questa nuova anomalia e’ proprio frutto di quella vecchia. Come allora anche oggi si invita non gia’ l’Italia a divenire piu’ europea, ma l’Europa a divenire piu’ italiana. E se il vecchio Pci in fondo si dichiarava simile alla socialdemocrazia europea, anche se ricercava terze vie, cosi’ oggi il partito democratico sarebbe non nel Pse ma col Pse, come ha precisato Rutelli. Il tutto per non fare come in Europa, cioe’ una moderna socialdemocrazia italiana, per non dar ragione a Saragat, a Nenni e a Craxi, per consentire agli ex comunisti di resuscitare i loro morti e cosi’ agli ex democristiani. Un passato si legittima solo se non si accetta quello di un altro. La teoria del nuovo soggetto politico legittima tutte le storie e tradizioni che anzi possono perfino essere esaltate nel momento di una loro palingenetica trasformazione. Cio’ che e’ vecchio, cosi’, non e’ da criticare e’ solo da superare. Anziche’ cercare collocazione nei Pantheon i socialisti dovrebbero cosi’ cercare una loro autonoma casa.
Dovrebbero avviare un percorso tra i piccoli partiti, movimenti e correnti politiche, anche non di diretta emanazione del vecchio Psi, per tentare di costruire un partito. Ma dovrebbero farlo sapendo che solo il modello elettorale tedesco consente di fare emergere le identita’ singole senza soffocarle nelle coalizioni. Con un certo disappunto ho preso atto che un dirigente coraggioso come Mussi che pensavo facesse dell’identita’ socialista la ragione della mancata adesione al Partito democratico se n’e’ andato citando Berlinguer e parlando di una sinistra unita da Rifondazione allo Sdi.
Vedremo. Intanto non si puo’ non riconoscere, e su questo Fassino ha ragione, che il progetto del partito democratico non influenzi i cambiamenti del sistema politico italiano. Questo e’ certamente un merito e non e’ un merito di poco conto”.(AGI) Red/Mal 231415 APR 07

Salviamo il simbolo e la tradizione del Garofano

In tutti questi anni abbiamo combattuto per salvare la tradizione del Socialismo Autonomista.
Nel momento in cui tutti si nascondevano, sparivano, si riciclavano, alcuni di noi, con orgoglio e determinazione hanno continuato, a dispetto dei Santi, a portare avanti la tradizione del Garofano.
Lo abbiamo fatto con convinzione, nella ricerca dell’Unità Socialista, nell’illusione che questo percorso fosse l’obbiettivo che tutti i Socialisti si prefiggevano.
In più occasioni ci siamo rivolti principalmente allo SDI, cercando di fare un percorso che permettesse a questo sistema di mettere in risalto le contraddizioni che lo caratterizzano, di mostrare come questo bipolarismo fosse espressione di un vizio di forma, TANGENTOPOLI, che doveva essere risolto e superato.
Ricordo ancora con quale costanza e determinazione rivolgemmo allo SDI un forte e accalorato appello perché alle Elezioni Europee, NOI SOCIALISTI, potessimo fare liste unitarie.
Non chiedevamo molto!
Solo il diritto di reciprocità.
Noi eravamo disposti ad uscire dalla CDL, ma loro dovevano fare altrettanto.
E noi eravamo disposti a farlo quando eravamo al GOVERNO!
Le risposte sono sempre state negative; mai e poi mai abbiamo avuto un segnale di incoraggiamento.
Anzi loro preferirono abbandonare la lotta per la riaffermazione del processo Socialista per candidarsi, come per la verità ha sempre fatto lo SDI, sotto un’altra sigla, quella della lista “Uniti nell’Ulivo”.
Così come anni prima si presentarono con i Verdi nel 2001, Dini nel 96, e con altri ancora, fino alla recente e discutibile Alleanza con Pannella e c. che diede vita alla Rosa Nel Pugno.
E ora?
Ora vogliono scipparci il Simbolo!
Ma quel che è peggio con l’avallo di alcuni nostri dirigenti, de Michelis in testa!
Non possiamo né dobbiamo consentirlo.
Il richiamo all’Unità Socialista è certamente un appello di forte approccio SENTIMENTALE, ma questo non è sufficiente.
Per fare un percorso POLITICO insieme bisogna condividere strategie, finalità, percorsi.
Il nostro è quello di ridare in Italia una POLITICA realmente RIFORMISTA, in grado di sviluppare questo PAESE, in grado di risollevare l’Economia, in grado di far tornare l’Italia uno dei Paesi, che in un’Alleanza Atlantica, sappia essere uno dei fulcri della Nuova Europa.
E loro?
Non mi pare di vedere mai un passaggio in cui Borselli rilancia l’Autonomia dei Socialisti, non mi pare di veder fatti concreti nei quali Boselli rimarchi la propria AUTONOMIA dal finto centro Sinistra, non mi pare di vedere MAI una dichiarazione di volontà di abbandonare, a differenza di quanto dichiarammo NOI, i posti di GOVERNO e uscire dal Centro-Sinistra.
Basterebbe poco!
Ecco perché la Costituente è un imbroglio, ecco perché la Costituente è solo un passaggio per ricontrattare la presenza di ALCUNI SOCIALISTI nel PARTITO DEMOCRATICO.
Ecco perché dobbiamo impedire che il nostro simbolo sia svenduto.
Per fare questo è necessario che tutti i compagni, dai “dirigenti” ai “semplici” iscritti capiscano che non si possono dare deleghe in bianco, che si deve rilanciare la tradizione del GAROFANO, che dobbiamo continuare a fare la nostra battaglia perché la NOSTRA IDENTITÀ ed AUTONOMIA non venga sottratta e svenduta per interesse personale di QUALCUNO che volendone fare proprio usoi e consumo è disposto a sacrificare e ad ILLUDERE tanti veri SOCIALISTI.

PD: MORONI (FI), AL VIA OPERAZIONE DS DI DISTRUZIONE DEL SOCIALISMO =

PD: MORONI (FI), AL VIA OPERAZIONE DS DI DISTRUZIONE DEL SOCIALISMO =
(ASCA) – Roma, 20 apr – ‘I democratici di sinistra perdono una storica occasione e rischiano di rinunciare, definitivamente, a percorrere la strada del socialismo riformista’. Cosi Chiara moroni di Forza Italia, dagli Stati Uniti, commenta le scelte dei congressi dei ds e della margherita.
‘All’inizio degli anni novanta i post comunisti – ricorda – cavalcarono le procure e contribuirono alla distruzione del partito socialista italiano ed alla mortificazione di una storia fatta di grandi battaglie civili, sociali ed economiche. La loro operazione di distruzione del socialismo si concretizza in questi giorni perche’ incapaci di fare, nei fatti, i conti con la loro storia e di scegliere in maniera chiara la adesione alla famiglia del socialismo europeo’.
‘La loro scelta – sottolinea – di riproporre una remake del compromesso storico e’ inconciliabile con la scelta riformista ed ha la colpa di lasciare alla sinistra piu’ conservatrice il dibattito sulla questione socialista’.
‘Con questi scenari sara’ sempre piu’ difficile – conclude moroni – vedere in Italia una forza socialdemocratica moderna come avviene in tutti i Paesi della Unione Europea’.

Risposta a Verrecchia. Antonino Di Trapani

Caro Sergio,
Ti leggo sempre con grande piacere,ma in fondo mi lasci sempre con gli stessi dubbi e le stesse perplessità.Sarò sintetico per evitare il ping-pong e la polemica spicciola che non giova al confronto
dialettico-politico nè ai rapporti umani. Sai dove non riesci ad essere proprio convincente? Nel sostenere le ragioni del si alla nostra partecipazione a questa Costituente Socialista come proposta da Boselli.
Il primo atto politico da compiere nel Veneto sarebbe quello di lasciare l’attuale alleanza che “tieni stretta” con la CDL per la guida della tua Regione dove, peraltro, hai anche la rappresentanza del Nuovo PSI, nella qualità di Segretario Regionale. La tua proposta organizzativa di un Partito federato risponde più alla logica della politica del doppio forno che non alla chiarezza spessoda te invocata.

 Il che mi porta a considerare che nella tua Regione sei il Segretario della minoranza e, pertanto,quando ti muovi in un contesto nazionale, hai difficoltà ad essere rappresentativo della linea politica che esprimi.

Consentimi comunque di associarmi a te. Anch’io ho un sogno:ridare CREDIBILITA’,AFFIDABILITA’ ed EQUILIBRIO ad un Partito,che solo cambiando il gruppo dirigente nazionale smetterà di vanificare il generoso lavoro che tanti compagni disinteressatamente producono sul territorio.

Antonino Di Trapani

Capone:LE RAGIONI DI FACCI E LE RISPOSTE CHE MANCANO

 

Filippo Facci muove critiche ragionevoli all’iniziativa della “Costituente Socialista” e paventa rischi ben più che ipotetici, poiché la sua analisi si basa sulla vicenda recente dei socialisti in Italia, sui loro limiti e contraddizioni spesso personali e di leadership.

Ma la sua costruzione critica manca della risposta più importante al problema più grave: durante questa seconda repubblica, destra e sinistra (o le si chiami pure come si vuole) che risposte hanno saputo dare ai problemi dell’Italia?

E il deficit di riformismo è stato soddisfatto da qualcuno? Facci cita Tremonti e Nicola Rossi (persone e politici stimabilissimi): ma per quali scelte degne di essere considerate come azioni riformiste profonde in favore del futuro del nostro Paese?

La verità è che non basta come risposta l’analizzare che i socialisti hanno votato per Forza Italia: lo sappiamo tutti! Il problema è cosa hanno fatto Forza Italia e il suo straordinario leader (stimato e stimabilissimo da chi, come noi, è di sinistra senza esserne schiavo!) per riformare questo Paese quando ne avevano la possibilità, con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana a disposizione! Questa è una grande occasione storica persa e non basta dire che “ci volevano altri cinque anni”. Il livore contro il Governo Berlusconi e il “basta” che molti hanno proferito durante quegli anni, è diventato l’odio verso il Governo Prodi che peggio di così non avrebbe potuto e potrebbe fare.

Nessuna parte in campo rappresenta oggi una visione innovativa, non di destra o di sinistra, categorie inutili oltre che superate, in Italia. La sinistra è in ritardo, in larga parte dell’Europa e vedremo nei prossimi giorni cosa ne sarà in Francia, dove pure la battaglia si preannuncia aspra e all’ultimo voto. Le risposte sono deboli e contraddittorie, l’aspirazione ai nuovi (e giusti) diritti non viene coniugato con il loro costo, con la loro sostenibilità sociale, con il problema del “disordine sociale” che cresce, di giorno in giorno.

Manca una risposta della sinistra migliore, quella che le scelte non le ha sbagliate nel passato, come hanno ammesso l’autocritico Violante e il ripensante Fassino, quella sinistra riformista che oggi in Italia non c’è perché non incide negli equilibri politici e nelle scelte.

L’intervista de “il Giornale” a Nicolas Sarkozy chiude poi la bocca a quanti usano il concetto di “destre” in modo dispregiativo: una lezione di lungimiranza e coraggio politico così alto, di fermezza modernizzatrice, di visione prospettica alta, merita rispetto, attenzione ai contenuti, disponibilità alla discussione e all’integrazione, prima ancora che alla critica dei contenuti.

Oggi serve una sinistra trasversale e moderna. Sarà, in Italia, il PSI che qualcuno tra noi si appresta a ricostruire, questo luogo politico? Lo sarà rifiutando la logica dello “stare a sinistra, per forza” rimettendo in moto una competitività che non serve solo a contrattare qualche posticino in più, ma a mostrare alle altre formazioni politiche la volontà di far prevalere le proprie idee ed i contenuti riformisti “senza dei quali non ci può essere accordo e sostegno ad alcuna coalizione”?

Sarà questo nuovo soggetto una cosa ben diversa dallo SDI e da tutte le formazioni litigiose, anzi inutilmente litigiose, del post-PSI? Sarà un soggetto aperto da una discussione programmatica vera che definisca cosa è e deve essere il socialismo riformista nel prossimo ventennio in Italia? Sarà aperto ad un ricambio generazionale, forzoso, dei gruppi dirigenti, delle “facce”, della loro capacità di comunicare e convincere? Sarà un soggetto autenticamente democratico? E, soprattutto, come si rivolgerà al mondo del lavoro ed al sindacato, una forza socialista che deve considerare il lavoro come il centro del problema, come il modo e il luogo della produzione della ricchezza, del riscatto sociale possibile, della costruzione della società, senza accettare le regole della “sindacatocrazia” e senza tollerarne la sclerotizzazione che produce oggi solo problemi ai cittadini e ai lavoratori? E come sarà aperto all’esterno? Con le primarie, ma un po’ più serie e progressive di quelle usate dal centro-sinistra? E sarà questo soggetto capace di capire la lezione di tangentopoli, evitare per regole interne, che il ripetersi di fenomeni di degenerazione venga considerato naturale e fisiologico, adottando contromisure efficaci “a monte”? O non sarà nulla di tutto ciò?

Dopo il PD Bonsai, la costituente socialista BONSAI

Riavviare un processo,in parte superato dal tempo, da parte dei vecchi protagonisti della prima repubblica, di ricostruire il PSI in formato Bonsai è, così per come sta avvenendo non solo anacronistico, ma anche e soprattutto opportunistico.
Come si può pensare di rifare il PSI, quando gran parte del suo gruppo dirigente sta all’opposizione del Governo Prodi e quando soprattutto gran parte dell’elettorato sta all’opposizione del Governo meno amato dagli Italiani?
Ci vorrebbe un atto di grande coraggio, nonché di grande novità!
Una costituente Socialista che tale voglia definirsi, non può prescindere da un progetto Politico ben diverso da quello che Craxi, Borselli ed ultimamente De Michelis vogliono proporci.
Una grande scommessa di riaggregazione di tutte le componenti Socialiste, che stanno nei due diversi Poli e che abbiano il coraggio di chiamarsi fuori dagli schemi del sistema bipolare attuale.
Una costituente che raccolga non solo due piccole sigle ed una parte, minoritaria, del Nuovo PSI, ma anche e soprattutto i Socialisti che stanno nella CDL.
Un progetto “terzopolista” che si ponga dirompente all’interno dello schematismo “bipolare”, che raccolga poi non solo i Socialisti, ma anche i laici con particolare riferimento a coloro che si richiamano alla storia repubblicana, liberale, socialdemocratica.
Ciò comporta però un atto di grande coraggio e di rivoluzione che passa anche attraverso una rivoluzione generazionale.
Con la conseguente necessità di non pensare subito alla collocazione personale, anzi correndo il rischio di non avere risultati elettorali immediati.
Solo in questo caso, allora giungeremmo alla scomposizione e ricomposizione dei poli; solo in questo caso saremmo in grado di dare al Paese una nuova prospettiva ed una nuova forza Politica in grado di saper trovare la nuova strada per soddisfare i nuovi bisogni che questo Paese necessita.
Solo con una nuova scommessa possiamo pensare di generare in Italia un circolo virtuoso che sappia rilanciare il nostro Paese, renderlo competitivo, rispettato, efficiente.
Se ciò non avviene la prospettiva che ci pone De Michelis, sa di annessione nel centro sinistra.
Poco importa chen il progetto della Costituente Bonsai sia alternativo all’altro Bonsai, cioè il PD.
Alternativo a questo lo è già Bertinotti!
Se non vi sono novità negli schematismi attuali, allora non v’è la ragione storica perché il Nuovo PSI cambi la propria collocazione.
Non si capisce perché non abbiamo fatto questa scelta molti anni fa o ancora perché abbiamo generato una scissione al Congresso non Congresso di Roma nel 2005.
Credo che l’attuale Segretario del Nuovo PSI non sia in grado, sia per lungimiranza politica, sia per prospettiva personale, di mettersi alla testa di questo percorso.
Credo che De Michlis non abbia, oggi, neanche più l’autorevolezza per richiamare a raccolta tutti coloro i quali vogliono fare una grande scommessa generazionale.
E se non lo può fare lui, tanto meno mi pare lo possa fare Formica o altri gerontocrati dell’Ex PSI che in questi anni tutto hanno dimostrato tranne che tenere effettivamente ad una rinascita di una forza Socialista Autonoma.

Risposta a Sergio Verrecchia

Caro Sergio ognuno il suo leader se lo sceglie. Paragonare poi Gianni De Michelis a Berlusconi è quantomeno superficiale , se non altro per i risultati raggiunti: altrimenti come si giudica una leadership? . Voglio ricordare a te, che sei venuto nel Psi anni dopo la sua fondazione, e forse per questo non sei sufficientemente informato, che il sottoscritto essendo uno dei fondatori la storia della nostra organizzazione la conosce bene . Quando Ugo Intini da segretario del partito scelse la strada dello Sdi un gruppo di noi , espressione della maggioranza degli organi statutari , decise di chiedere a Gianni , che da alcuni anni aveva deciso di fare altro mestiere , di ritornare in campo anche perché bandiera del vecchio PSI che meglio rappresentava la scelta di autonomia e di identità . Con me c’erano tra gli altri Stefano Caldoro , Saverio Zavettieri , Donato Robilotta e Nanni Ricevuto . Gianni decise di accettare la guida del Psi e noi gli garantimmo, con i nostri numeri , l’elezione a Segretario . Decise di farlo però con un limitato mandato a termine . Sono passati più di dieci anni ! De Michelis ha sempre avuto il nostro sostegno e il nostro affetto anche e soprattutto nei momenti difficili post-tangentopoli anche quando molti di noi non avrebbero avuto interesse a farlo se non altro per ragioni di ritorsione della magistratura allora molto vigile alla riorganizzazione dei socialisti autonomisti , non subalterni al PDS . Nessuno di noi me compreso ha mai fatto mistero di una stima personale per le notevoli qualità intellettuali di Gianni che però per chi fa politica sono naturalmente separate dalla diversa valutazione sulle scelte che si fanno in nome e per conto della nostra organizzazione. Noi , sia ben chiaro, abbiamo scelto lui e non viceversa se non altro perché gia c’eravamo .Anche quelli che sono venuti dopo non sono stati scelti da lui : la Moroni era per ragioni createsi un dato di fatto indipendente dalle nostre volontà . Fu vista e accettata in quella fase come un valore aggiunto. Alessandro Battilocchio fu invece sostenuto e lanciato da Donato Robilotta . In quanto a Stefano Caldoro e a Saverio Zavettieri i due hanno sempre rappresentato, alla guida delle loro Regioni, la vera e più consistente forza elettorale del PSI dei sette garofani e del Nuovo PSI successivamente Voti e consensi che erano stati raccolti prima che Gianni De Michelis entrasse nel Partito . Sono stati la vera forza sulla quale De Michelis si è appoggiato per difendersi prima da Intini poi da Martelli e Craxi . Gianni ha utilizzato loro e non viceversa . E’ evidente che quando poi ci sono stati degli incarichi , delle candidature o delle opportunità per il partito, era giocoforza , se non si pensa di amministrare un condominio, che chi avesse maggiori consensi , e bisogna dire anche maggiore coerenza, abbia ricevuto i riconoscimenti dovuti . Quale regola diversa dalla capacità politica e di raccolta del consenso e dei voti poteva essere usata ? Quindi nessuna scelta personale o singola di Gianni De Michelis ma le semplici e ferree regole della politica. Voglio poi risponderti anche in merito ad una accusa rivolta da te ad alcuni compagni rei di avere delegittimato il Segretario Nazionale nell’ultimo Consiglio Nazionale. Questi compagni se ho ben capito a chi ti riferivi ,sono quelli che lo hanno “scelto” e legittimato eleggendolo con decine di migliaia di voti al Parlamento Europeo in un collegio non suo , da ospite gradito e coccolato , contro ogni pronostico . Chi parla di delegittimazione dovrebbe far riferimento alle mortificanti poche centinaia di voti che la sua città natale ed il partito di quel territorio gli ha tributato nelle stesse elezioni Europee . Quanto sono belle le chiacchiere ma quanto spesso sono inutili .

Antonino Di Trapani
Segreteria nazionale
Responsabile enti locali Nuovo Psi

Ad Agrigento lo SDI Con Bertinotti e Diliberto

Antonino Di Trapani, responsabile enti locali del Nuovo Psi, dichiara: “ bell’inizio per un processo costituente la scelta dello SDI ad Agrigento di fare  una coalizione a tre con Bertinotti e Diliberto per le elezioni a sindaco della Città siciliana . Hanno buttato la maschera e preferiscono unirsi con la sinistra massimalista e radicale . Ma quale credibilità può mai avere un percorso di unità socialista quando si registrano sul territorio tali differenze . Bisogna ascoltare e seguire i nostri elettori e non pensare di costruire un contenitore in laboratorio solo funzionale a ristrette oligarchie romane ”.