Capone:LE RAGIONI DI FACCI E LE RISPOSTE CHE MANCANO

 

Filippo Facci muove critiche ragionevoli all’iniziativa della “Costituente Socialista” e paventa rischi ben più che ipotetici, poiché la sua analisi si basa sulla vicenda recente dei socialisti in Italia, sui loro limiti e contraddizioni spesso personali e di leadership.

Ma la sua costruzione critica manca della risposta più importante al problema più grave: durante questa seconda repubblica, destra e sinistra (o le si chiami pure come si vuole) che risposte hanno saputo dare ai problemi dell’Italia?

E il deficit di riformismo è stato soddisfatto da qualcuno? Facci cita Tremonti e Nicola Rossi (persone e politici stimabilissimi): ma per quali scelte degne di essere considerate come azioni riformiste profonde in favore del futuro del nostro Paese?

La verità è che non basta come risposta l’analizzare che i socialisti hanno votato per Forza Italia: lo sappiamo tutti! Il problema è cosa hanno fatto Forza Italia e il suo straordinario leader (stimato e stimabilissimo da chi, come noi, è di sinistra senza esserne schiavo!) per riformare questo Paese quando ne avevano la possibilità, con la più grande maggioranza parlamentare della storia repubblicana a disposizione! Questa è una grande occasione storica persa e non basta dire che “ci volevano altri cinque anni”. Il livore contro il Governo Berlusconi e il “basta” che molti hanno proferito durante quegli anni, è diventato l’odio verso il Governo Prodi che peggio di così non avrebbe potuto e potrebbe fare.

Nessuna parte in campo rappresenta oggi una visione innovativa, non di destra o di sinistra, categorie inutili oltre che superate, in Italia. La sinistra è in ritardo, in larga parte dell’Europa e vedremo nei prossimi giorni cosa ne sarà in Francia, dove pure la battaglia si preannuncia aspra e all’ultimo voto. Le risposte sono deboli e contraddittorie, l’aspirazione ai nuovi (e giusti) diritti non viene coniugato con il loro costo, con la loro sostenibilità sociale, con il problema del “disordine sociale” che cresce, di giorno in giorno.

Manca una risposta della sinistra migliore, quella che le scelte non le ha sbagliate nel passato, come hanno ammesso l’autocritico Violante e il ripensante Fassino, quella sinistra riformista che oggi in Italia non c’è perché non incide negli equilibri politici e nelle scelte.

L’intervista de “il Giornale” a Nicolas Sarkozy chiude poi la bocca a quanti usano il concetto di “destre” in modo dispregiativo: una lezione di lungimiranza e coraggio politico così alto, di fermezza modernizzatrice, di visione prospettica alta, merita rispetto, attenzione ai contenuti, disponibilità alla discussione e all’integrazione, prima ancora che alla critica dei contenuti.

Oggi serve una sinistra trasversale e moderna. Sarà, in Italia, il PSI che qualcuno tra noi si appresta a ricostruire, questo luogo politico? Lo sarà rifiutando la logica dello “stare a sinistra, per forza” rimettendo in moto una competitività che non serve solo a contrattare qualche posticino in più, ma a mostrare alle altre formazioni politiche la volontà di far prevalere le proprie idee ed i contenuti riformisti “senza dei quali non ci può essere accordo e sostegno ad alcuna coalizione”?

Sarà questo nuovo soggetto una cosa ben diversa dallo SDI e da tutte le formazioni litigiose, anzi inutilmente litigiose, del post-PSI? Sarà un soggetto aperto da una discussione programmatica vera che definisca cosa è e deve essere il socialismo riformista nel prossimo ventennio in Italia? Sarà aperto ad un ricambio generazionale, forzoso, dei gruppi dirigenti, delle “facce”, della loro capacità di comunicare e convincere? Sarà un soggetto autenticamente democratico? E, soprattutto, come si rivolgerà al mondo del lavoro ed al sindacato, una forza socialista che deve considerare il lavoro come il centro del problema, come il modo e il luogo della produzione della ricchezza, del riscatto sociale possibile, della costruzione della società, senza accettare le regole della “sindacatocrazia” e senza tollerarne la sclerotizzazione che produce oggi solo problemi ai cittadini e ai lavoratori? E come sarà aperto all’esterno? Con le primarie, ma un po’ più serie e progressive di quelle usate dal centro-sinistra? E sarà questo soggetto capace di capire la lezione di tangentopoli, evitare per regole interne, che il ripetersi di fenomeni di degenerazione venga considerato naturale e fisiologico, adottando contromisure efficaci “a monte”? O non sarà nulla di tutto ciò?

Dopo il PD Bonsai, la costituente socialista BONSAI

Riavviare un processo,in parte superato dal tempo, da parte dei vecchi protagonisti della prima repubblica, di ricostruire il PSI in formato Bonsai è, così per come sta avvenendo non solo anacronistico, ma anche e soprattutto opportunistico.
Come si può pensare di rifare il PSI, quando gran parte del suo gruppo dirigente sta all’opposizione del Governo Prodi e quando soprattutto gran parte dell’elettorato sta all’opposizione del Governo meno amato dagli Italiani?
Ci vorrebbe un atto di grande coraggio, nonché di grande novità!
Una costituente Socialista che tale voglia definirsi, non può prescindere da un progetto Politico ben diverso da quello che Craxi, Borselli ed ultimamente De Michelis vogliono proporci.
Una grande scommessa di riaggregazione di tutte le componenti Socialiste, che stanno nei due diversi Poli e che abbiano il coraggio di chiamarsi fuori dagli schemi del sistema bipolare attuale.
Una costituente che raccolga non solo due piccole sigle ed una parte, minoritaria, del Nuovo PSI, ma anche e soprattutto i Socialisti che stanno nella CDL.
Un progetto “terzopolista” che si ponga dirompente all’interno dello schematismo “bipolare”, che raccolga poi non solo i Socialisti, ma anche i laici con particolare riferimento a coloro che si richiamano alla storia repubblicana, liberale, socialdemocratica.
Ciò comporta però un atto di grande coraggio e di rivoluzione che passa anche attraverso una rivoluzione generazionale.
Con la conseguente necessità di non pensare subito alla collocazione personale, anzi correndo il rischio di non avere risultati elettorali immediati.
Solo in questo caso, allora giungeremmo alla scomposizione e ricomposizione dei poli; solo in questo caso saremmo in grado di dare al Paese una nuova prospettiva ed una nuova forza Politica in grado di saper trovare la nuova strada per soddisfare i nuovi bisogni che questo Paese necessita.
Solo con una nuova scommessa possiamo pensare di generare in Italia un circolo virtuoso che sappia rilanciare il nostro Paese, renderlo competitivo, rispettato, efficiente.
Se ciò non avviene la prospettiva che ci pone De Michelis, sa di annessione nel centro sinistra.
Poco importa chen il progetto della Costituente Bonsai sia alternativo all’altro Bonsai, cioè il PD.
Alternativo a questo lo è già Bertinotti!
Se non vi sono novità negli schematismi attuali, allora non v’è la ragione storica perché il Nuovo PSI cambi la propria collocazione.
Non si capisce perché non abbiamo fatto questa scelta molti anni fa o ancora perché abbiamo generato una scissione al Congresso non Congresso di Roma nel 2005.
Credo che l’attuale Segretario del Nuovo PSI non sia in grado, sia per lungimiranza politica, sia per prospettiva personale, di mettersi alla testa di questo percorso.
Credo che De Michlis non abbia, oggi, neanche più l’autorevolezza per richiamare a raccolta tutti coloro i quali vogliono fare una grande scommessa generazionale.
E se non lo può fare lui, tanto meno mi pare lo possa fare Formica o altri gerontocrati dell’Ex PSI che in questi anni tutto hanno dimostrato tranne che tenere effettivamente ad una rinascita di una forza Socialista Autonoma.

Caldoro: Da Mauro e Lucio riflessione seria ed approfondita.

La riflessione di Mauro e Lucio è approfondita e per molti aspetti condivisibile. Sia ben chiaro rimango convinto che il principale interlocutore della cosiddetta diaspora, lo SDI di Enrico Boselli sia intenzionato a ben altro che ad affrontare in termini corretti la “Questione Socialista” ma piuttosto a costruire, come ha fatto in questi anni, una piccola rendita di posizione residuale sotto l’ala protettiva di Prodi e soprattutto legata ai destini del Presidente del Consiglio. E questo non può essere, nelle nostre future azioni, considerato come un elemento marginale: di trappole è disseminato il campo della politica. Detto questo è evidente che la condizione, che personalmente vedo come una premessa del percorso che potrà vedere nel prossimo futuro la creazione di una forza socialista, riformista e liberale con vocazione maggioritaria e per avviare utilmente e nella chiarezza politica un lavoro comune, è la modifica della legge elettorale sul modello Tedesco. Questa legge supera ed evita scelte bipolari e, come è stato spesso ricordato, favorisce le identità invece che le collocazioni. Fuori da questa premessa sarà difficile solo pensare, figuriamo realizzare, una forza politica che abbia un peso politico non marginale. Mi domando è possibile sedersi al tavolo con chi la pensa diversamente e continua a sostenere, addirittura propone di rafforzare, l’attuale sistema bipolare e che propone una legge elettorale sulle coalizioni ? Mi domando è utile e prudente avviare un processo costituente cosi come proposto, che, di fatto, diviene vincolante, senza sapere dove finisce la galleria e inizia la luce. Mi domando è realistico pensare e ritenere che per ragioni diverse dalla nostra volontà si confermi una legge elettorale maggioritaria e bipolare di coalizione e che risposta diamo a questa possibilità in termini di futura nostra collocazione politica ? Mi domando non è più utile ed opportuno trovare una forma diversa di dialogo e collaborazione tra socialisti che non sia la costituente guidata da Boselli . Queste sono alcune domande che formulo a Mauro e a Lucio, anche se su alcune di queste ci sono già risposte convincenti; ma soprattutto le rivolgo a chi ha dichiarato in questi giorni ed in un’assise di un altro Partito che il processo costituente è, di fatto, avviato indipendentemente dalla salvaguardia della identità ed autonomia politica del nostro Partito. Metto, infine, le mani nel piatto e lancio una provocazione: se invece dell’evoluzione verso la grande coalizione e la fine del bipolarismo, l’attuale sistema, anche con il sostegno di Boselli, sarà riconfermato e ci trovassimo a breve alle elezioni politiche con ancora leader Prodi contro Berlusconi o meno a breve con ad esempio due donne candidate ai vertici la Moratti contro, che so, la Finocchiaro o Rosi Bindi o ancora più in la con due giovani come Frattini contro Enrico Letta; il nostro partito che decisione prenderà? Ma soprattutto siamo in condizioni di metterlo al riparo da scelte obbligate di collocazione senza ancora sapere quale sarà il campo di gioco ? Identità ed autonomia sono assicurate da questa libertà di scelta e non da contenitori precostituiti in laboratorio. E’ evidente che in queste condizioni saranno i contenuti le politiche ed i programmi a fare da discriminante e non i contenitori identitari, ci piaccia o no.
Su questa base, ed in particolare solo dopo che un nuovo modello elettorale superi la logica bipolare, e faccia venire meno le ragioni della nostra attuale collocazione, le 4 condizioni finali poste da Lucio e da Mauro sono interamente da sottoscrivere.

Le condizioni per l’unità dei socialisti. di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

Il tema dell’unità dei socialisti, e della conseguente creazione di un soggetto politico diretto erede dell’esperienza del Psi, è nella natura del nostro partito. Il Nuovo Psi nasce infatti a Milano nel gennaio del 2001, a un anno esatto dalla morte in solitudine, e lontano dal suo Paese, di Bettino Craxi, che di quell’esperienza è stato leader negli ultimi vent’anni, col proposito, esplicitato nel nome, di rappresentare direttamente quella speranza di rinascita. Da allora ad oggi molte cose sono cambiate. Alla ormai piena rivalutazione politica di Bettino Craxi, che qualcuno vuole addirittura inserire in un Pantheon, passando così da una criminalizzazione a una santificazione senza scrupoli, si assiste oggi ad una riproposizione della questione socialista, che viene avanzata non solo dai partiti eredi direttamente del vecchio Psi, ma anche da chi proviene da altre storie e ha fatto della identità socialista una questione dirimente nel processo di avanzamento verso il partito democratico. Due obiettivi sono ormai raggiunti nel nostro percorso politico iniziato a Milano: la lettura del socialismo degli anni ottanta, ieri ingiustamente criminalizzata e oggi al vaglio, assieme alla figura di Craxi, di una generale, anche se giustamente non acritica, rivalutazione, e la rinascita di una identità socialista che pareva definitivamente seppellita nei tribunali durante il biennio giudiziario. Resta il tema del partito politico. Né il Nuovo Psi, né lo Sdi, gli unici due partiti che hanno voluto assumere una esplicita identità socialista, sono riusciti a pervenire ad una dimensione minima soddisfacente, procedendo spesso contrapposti, attraverso alleanze anomale e anche dando vita a liste elettorali senza identità. La questione dell’unità dei socialisti, nella versione più larga, intesa cioè come unità tra coloro che provengono dall’esperienza del Psi e coloro che pur provenendo da altre esperienze sono oggi attestati sulla trincea socialista, ha trovato nel recente congresso di Fiuggi dello Sdi un momento di produttivo confronto politico. Noi crediamo che a tale confronto e al conseguente processo costituente che ne deriverà il Nuovo Psi debba partecipare con le proprie idee, a schiena dritta e senza alcun atteggiamento di subalternità o di liquidazione preventiva, come in qualche organo di stampa è apparso dal resoconto di dichiarazioni che hanno determinato preoccupazione e anche sconcerto tra i nostri militanti. Il Nuovo Psi è una piccola comunità politica, costituita da militanti e dirigenti volontari e orgogliosi di sentimenti di autonomia e di indipendenza politica, rappresentato da due parlamentari italiani e due parlamentai europei, oltre a qualche consigliere e assessore regionale, comunale e provinciale. Una piccola comunità orgogliosa della propria autonomia che ha scelto un’alleanza elettorale con la Casa delle libertà, proprio perchè la sinistra italiana era a-socialista, venata da cattocomunismo e da spirito giustizialista, ma che nell’immediato post-elezioni ha deciso di uscire dalla Casa delle libertà, precedendo l’analoga decisone dell’Udc di Pieferdinando Casini e che ha ribadito nel contempo la propria collocazione di partito di minoranza parlamentare, nell’ambito di un gruppo parlamentare autonomo, assieme alla Dc di Rotondi, che sussiste tuttora nonostante manchi una coincidenza di strategia politica, dopo la negativa esperienza elettorale. Dunque tra il Nuovo Psi e le altre forze della futura costituente socialista esiste una differenza di collocazione politica. Crediamo che sia giusto evitare di negare la realtà, così come riteniamo che non sia impossibile modificarla. Lo abbiamo sostenuto, lo ribadiamo anche in questo momento. A fronte di un altro governo siamo pronti ad assumere un’altra collocazione parlamentare, a fine legislatura non escludiamo di poter collocarci diversamente. Il segretario del partito ha spesso subordinato la riaggregazione socialista al cambiamento del quadro politico, sostenendo giustamente la necessità di un governo di larghe intese parlamentari, a partire da un risultato elettorale che aveva sancito un sostanziale pareggio tra le due coalizioni. Il problema è che tale governo di ampie intese è tutt’altro che all’orizzonte, e lo stesso Berlusconi dà l’impressione di non voler creare condizioni di crisi al governo Prodi, proprio mentre si accinge a divenire un protagonista di una alleanza con autorevoli esponenti vicini tradizionalmente alla sinistra per la più colossale operazione economico-finanziaria del nostro tempo. Il bipolarismo politico determina un compromesso storico economico-finanziario tra i due veri leader dei due poli. E con questo assume il suo definitivo connotato di bipolarismo “bastardo”. E allora che la futura costituente si occupi innanzitutto di questo, della crisi di un bipolarismo che è bastardo e sta divenendo anche subdolo.
Dunque dobbiamo chiedere ai nostri interlocutori che la scelta del nuovo partito sia dichiaratamente anti bipolare e che la nostra preferenza venga attribuita al modello elettorale tedesco, l’unico che consenta la presentazione di liste di partito, senza racchiuderle in coalizioni che diventano costrizioni e che sono dannose per la governabilità del Paese. La preferenza esplicitata a Fiuggi da Boselli per un modello elettorale simile a quello delle regionali, comporta invece l’accettazione del bipolarismo in cambio di un basso sbarramento elettorale. Se la costituente socialista vuole avere successo deve puntare a un modello che consenta l’esaltazione delle singole identità e la scelta che più volte Lanfranco Turci, come Cesare Salvi, hanno presentato come la migliore, non dipende certo da quella presunta difficoltà a scegliere uno dei due poli che potrebbe esserci invece addebitata. Il problema è scegliere un modello ideale per la rinascita delle identità politiche e nel contempo non porre la questione socialista sotto lo sbarramento elettorale, dando così netta l’impressione di volere fare solo uno Sdi un pò più forte, come sostengono di volere evitare all’unisono Turci e Caldarola. Un’operazione di questo tipo può e deve invece avere successo se darà l’impressione di procedere attraverso un profondo cambiamento del sistema politico italiano, dove alle collocazioni subentrino le domande di identità. Certo il modello elettorale non dipenderà che in misura minima da noi, ma noi dobbiamo propugnare un modello coerente con i nostri obiettivi politici e chiamare su questo a raccolta tutti coloro che avvertono la necessità di questo rinnovamento di sistema. Noi abbiamo poi un ruolo particolare in un futura costituente al quale non possiamo e non dobbiamo abdicare. Ed è quello che riteniamo assolutamente strategico, di rappresentare le istanze di quella cospicua parte di elettorato socialista che ancora non è schierato con questa sinistra ed ha votato per la Casa delle libertà. Questo elettorato va interpretato politicamente e anche dal punto di vista programmatico. Politicamente attraverso un modello capace di resuscitare l’amore per le identità storico-politiche, dal punto di vista programmatico attraverso una grande operazione di elaborazione e di confronto che dovrebbe svilupparsi in una sorta di Rimini 3. Poiché il richiamo al socialismo è minimo comun denominatore che mette insieme movimenti e correnti politiche, occorre uno sforzo congiunto di convergenza sulle cose da fare. Non basta il sacrosanto rilancio di una politica della laicità, in nome delle migliori tradizioni del socialismo liberale e delle grandi lotte di civiltà compiute nel nome di Loris Fortuna negli anni settanta e ottanta. Certo la laicità dovrà essere un settore decisivo dell’impianto programmatico del nuovo auspicato partito. E da questo punto di vista non può essere ritenuta marginale l’adesione dei radicali alla futura costituente. I radicali rappresentano una parte specifica, distintiva e rilevante della storia del socialismo liberale, da Ernesto Rossi, a Fortuna a Pannella. Non c’è battaglia sui temi dei diritti civili che non porti la firma congiunta di un radicale e di un socialista e la stessa esperienza della Rosa nel pugno noi non abbiamo mai contestato per la sua valenza ideale, ma semmai per la sua collocazione politica. Restano i temi della politica estera e della politica economica sui quali più complicato appare l’approccio con le componenti che provengono da altre storie politiche. Ma anche con costoro è giusto sviluppare un confronto sulle cose e senza pretendere alcuna abiura politica, pensando al futuro di un socialismo europeo e italiano moderno e rinnovato. Nessuno vuole la riedizione del passato, nessuno può pretendere che rinasca il vecchio Psi. L’Europa e il mondo cambiano a velocità impressionante e i grandi temi del cambiamento climatico e delle energie alternative sono oggi prioritari in qualsiasi programma di cambiamento, rappresentando due emergenze planetarie non rinviabili.
Il percorso dunque che suggeriamo è il seguente.
1) Evitare la unificazione in due tempi, prima quella degli ex Psi e poi quella degli altri. Non esiste un prima e un dopo. Esiste un confronto con tutti per trovare alla fine l’accordo con chi ci sta. Dunque nasca un tavolo di confronto con tutti coloro che sono interessati alla ripresa o all’affermazione dell’identità socialista e sulla prospettiva di creare in Italia un nuovo partito socialista.
2) Portare al confronto la nostra idea, nostra come Nuovo Psi, di autonomia e di identità, consentita da un modello elettorale come quello tedesco, e costruire sui questo una più ampia aggregazione
3) Promuovere una conferenza programmatica per definire i tratti essenziali di un socialismo del 2000, per darne una versione aggiornata, per un nuovo intreccio tra giustizia e libertà, tra pubblico e privato, tra liberalizzazioni e garanzie, per riformare lo Stato sociale, per fuoriuscire dal “caso italiano” sui temi delle libertà e della tutela dei diritti e rendere l’Italia un vero Paese europeo.
4) Prevedere un prima fase federativa, per poi fondare il nuovo contenitore da presentare alla prima prova elettorale, quella europea del 2009. Un lavoro di fusione per tappe e per successive chiarificazioni è assai più utile di una fusione a freddo, che può determinare nuovi e imprevedibili processi disgregativi e generare delusioni incontrollabili.
A queste condizioni, cioè con le nostre idee e senza rinunciare alle nostre scelte, noi possiamo e dobbiamo partecipare ad un percorso che non è altro che il nostro percorso tradizionale, quello di unire socialisti riformisti e liberali, di colmare una carenza politica grave nel panorama italiano, quello di riportare l’Italia alla sua migliore tradizione democratica e di collocarla appieno in Europa.

di Mauro Del Bue e Lucio Barani (deputati del Nuovo Psi)

L’impegno di Chiara Moroni

Molti compagni (anche sul Forum del Nuovo Psi) si sprecano in accuse gratuite verso Chiara Moroni.

Molte di queste critiche sembrano dettate più da invidia che da effettive colpe che le si addebiterebbero. Io ricordo molto bene come si prodigava quando ancora faceva parte del Nuovo PSI. Negli ultimi tempi di militanza nel nostro partito aveva dichiaratato quale suo obiettivo la riunificazione dei Socialisti, aveva sostenuto che qualora questo obiettivo fosse stato raggiunto, avrebbe potuto lasciare la politica e tornare a fare la farmacista. Da allora molte cose sono cambiate c’è stato il Congresso 2005 e l’anno scorso la decisione di Chiara di lasciare il partito per Forza Italia. Io sono convinto che sia stata una decisione sofferta, come tutte le decisioni difficili… ma se alla fine la decisione è stata presa penso ci siano stati motivi validi.

Un buon socialista deve ricordare i meriti di Chiara che ha sempre rappresentato indiscutibilmente una personalità politica che molti politici ci invidiavano. Voglio citare il grande successo della lista Socialisti Uniti per l’Europa alle EUROPEE 2004 da lei fortemente voluta e che l’ha vista candidata come capolista nella Circoscrizione Nord-Occidentale (Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta) nella quale ha primeggiato con 8.499 preferenze. Uno slogan: “Facce nuove, idee chiare” e la sua limpida foto, garanzie che sono valse più di mille parole. Alla fine il Nuovo PSI ha ottenuto il suo miglior risultato storico, risultato al quale i Socialisti dovrebbero ancora guardare con soddisfazione. Io sono convinto che oggi Chiara continuerà a fare la sua battaglia socialista in Forza Italia pur con tutte le differenze e le difficoltà del nuovo ambiente e con forse minor visibilità, ma so che se all’orizzonte ci fosse la formazione di un forte Partito Socialista lei tornerebbe e dovremmo accoglierla a braccia aperte.

LUCIO BARANI: Gianni De Michelis ci dovrà dare qualche spiegazione.

 

 

Leggo i giornali di domenica e apprendo dalla stampa e non dagli organi istituzionali di partito, che Gianni De Michelis, con congresso aperto del Nuovo PSI e stabilito per il 23 e 24 giugno, dichiara a Boselli e allo SDI: “la scelta è fatta, io e i pochi(!) che mi seguiranno siamo con voi”, oppure “la mia scelta è fatta, sarò con voi, per ora è un’adesione personale” e quant’altro.Queste dichiarazioni mi sono piaciute poco, lo dico francamente come semplice compagno socialista che crede nel partito, nella democrazia del dibattito interno, nel valore di un congresso che assieme abbiamo stabilito di tenere per poter decidere il nostro futuro.Soprattutto non mi piacciono i fatti compiuti e le tirate di bavero espresse male specialmente da un punto di vista comunicativo.De Michelis non è solo un iscritto, è il segretario di un partito che non può tirare per la cavezza a titolo personale senza la dignità di un dibattito interno e senza ottemperare a ciò che è normale in politica: dare la parola agli iscritti e ai delegati per decidere a maggioranza le linee guida della propria politica se questa va confermata o mutata radicalmente.Spero che nei prossimi giorni ci sia un doveroso chiarimento, altrimenti saremmo in presenza di un grave errore formale che supera la sostanza stessa di un dibattito interno, poiché se un segretario si sente di decidere prima e indipendentemente dal congresso dei propri iscritti, apre di fatto e da subito una grave crisi interna politica e statutaria, rende un cattivo servizio al proprio partito, commette un significativo errore di comunicazione verso l’esterno.Volutamente non entro in merito sulle future decisioni che dovrà prendere il partito nella sua coralità, decisioni che personalmente intenderò rispettare come si conviene secondo il principio di militanza. Se non lo facessi, prassi vorrebbe che rassegnassi le dimissioni, anche come parlamentare o giustamente il partito dovrebbe richiedere le mie dimissioni.Giova ricordare quella che è la nostra attuale collocazione politica e il senso della nostra presenza in Parlamento: il sottoscritto e Mauro del Bue si sforzano, con una non indifferente mole di lavoro per garantire una costante presenza e dibattito, di portare avanti una politica autonoma autenticamente socialista e di opposizione all’attuale governo Prodi, quello che possiamo definire “il meno amato dagli Italiani” e che di riformismo liberale ha veramente poco e tanto di massimalismo retrodatato.Questo è il mandato che noi abbiamo avuto dal Partito, dagli iscritti e dagli elettori. Di contro Boselli e Bobo Craxi stanno eseguendo giustamente il loro mandato, che è quello di sostenere il governo Prodi (anche con pochi distinguo critici in situazioni che, come nel caso Mastrogiacomo, gridano scandalo a Dio), di partecipare con ruoli di corresponsabilità, di essere integratori e attori dell’attuale maggioranza e spesso i più strenui difensori con qualche atteggiamento da “fedelissimi” anche quando non era dovuto dalle circostanze.Buon senso direbbe che quando soggetti collocati diversamente decidono di mettersi assieme con pari dignità, ambedue devono fare un passo indietro dalle loro posizioni di punta per camminare su un terreno di neutralità, quella che noi chiamiamo “dichiarazione reciproca di autonomia”.La pari dignità e l’autonomia delle scelte non significano poi mettersi in un limbo politico, si possono evidentemente fare tutte le scelte di questo mondo ma dentro un orizzonte responsabile e paritario.Altrimenti parliamo di “annessione”, e francamente mi sembra quello che Gianni ha ceduto, come segretario , in un congresso che non è il suo.Ho già detto che esistono buoni motivi per cui la data del nostro congresso è utile. Perché così si valutava l’assise SDI (ma pare che questo è già stato fatto anticipatamente), perché si valutavano le sorti dei congressi DS e Margherita e si attendevano le novità e le contraddizioni del PD, perché si valutavano serenamente i risultati delle prossime elezioni amministrative. Non sto parlando di tempi lunghi, ma di tempi brevi.Invece stiamo assistendo a troppe forzature e dichiarazioni strane e anticipatorie, mentre sarebbe bene che il nostro Partito occupasse il proprio tempo per definire la piattaforma irrinunciabile, uno “jus soli” un diritto a esistere in un posto, con l’indispensabile democrazia e serietà interna.E se questo non fosse ritenuto fattibile e credibile, allora Gianni De Michelis dovrebbe spiegarci per che cavolo ci ha costretti a fare la scissione con Bobo Craxi appena nell’ottobre 2005, prima delle elezioni.

Congresso UNITARIO

Ho letto l’articolo del nostro EX-Segretario De Michelis apparso sulle colonne del Corriere di oggi.
Non solo ho ritrovato il suo solito stile, piacevole accattivante, per certi versi anche interessante, ma leggendo quello che scrive si possono capire tante cose, dette, e tante cose non dichiarate.
Tra le cose dette, abbiamo finalmente capito che il suo riferimento in questi anni è sempre stato BOSELLI, sin dal lontano ’92 aveva individuato in lui il futuro dei Socialisti.
Abbiamo poi scoperto che Craxi, riponeva in lui, Gianni, grande fiducia.
Sulla prima, non mi permetto di esprimere giudizi; se De Michelis ritiene che il suo leader sia Boselli sono fatti suoi; per la maggioranza dei Socialisti non è così.
Sulla seconda mi permetto solo di osservare che in più telefonate intercorse tra me personalmente, ma posso assicurare anche con numerosi altri compagni, Bettino Craxi emetteva un giudizio diametralmente opposto.
Ricordo ancora quando lo chiamai e il tono della telefonata di Bettino era decisamente avverso a De Michelis, anzi sosteneva che la ripresa del percorso Socialista sarebbe avvenuto solo se De Michelis non avesse fatto più il Segretario.
Ma guardiamo le cose non dette, quelle che lo stesso De Michelis afferma essere parte di quelle cose che appartengono alla lettura, in parte dietrologica, del non scritto.
E in questo c’è l’elemento più positivo della sua intervista.
Nella parte conclusiva sostiene che noi stiamo con Berlusconi.
Questo può voler dire solo una cosa: che De Michelis non ha nessuna intenzione di uscire dalla CDL e quindi la COSTITUENTE BONSAI è già morta e defunta.
O forse, meglio ancora ciò vuol dire che De Michelis ha concordato con Boselli l’unità dei Socialisti nella CDL.
A questo punto non credo che vi siano più problemi di natura politica, credo che le dichiarazioni di Battilocchio siano già tramontate e che quindi si prospetti un Congresso UNITARIO per ritrattare la presenza del Nuovo PSI all’interno della CDL.
Rilanciamo dunque la forte presenza di un partito Autonomo ed Identitario a matrice riformista nella CDL, presentiamo un documento unitario che rimarchi questi aspetti e rilanciamo il futuro del nostro Partito.
Un forte no dunque al Governo Prodi, una netta opposizione a questo falso Centro-sinistra, un forte SI alla presenza dei Socialisti alleati di Berlusconi, per rilanciare all’interno della CDL una forte aggregazione Socialista e riformista.
Caro Gianni, perché tante manfrine se la linea Politica tua e della maggioranza dei Socialisti del Nuovo PSI è la stessa?

Il coraggio di continuare a vivere

Nella vita bisogna avere coraggio; quello che è mancato al nostro ex segretario Gianni De Michelis.
Che senso ha avuto fare un Congresso-non Congresso nell’Ottobre 2005 per mantenere il Partito in una agonizzante rianimazione fino adesso, scegliendo poi quello che Bobo aveva compiuto un anno e mezzo fa?
Che senso ha avuto trascinarci in questioni Legali, in cui tra le altre cose abbiamo dovuto dividere anche parte dei soldi del Partito, per portarci oggi in mutande nell’alveo del Centro.Sinistra e fare la stampella di Prodi?
Ho la convinzione, forse illusoria, che la Politica sia qualcosa di grande, di elevato, che i tornaconti elettorali o peggio ancora personali, non possano indicare la strada.
Ma forse non è così!
E forse parte dello sbandamento della lucidità del nostro Ex-Segretario, dipende anche da una certa corte dei miracoli di consiglieri.
Ma credo che abbiamo il dovere di dire BASTA!!!
Siamo riusciti a perdere tutti, in questi anni; la nostra è stata una comunità che si è chiusa in sé stessa invece che allargarsi.
Con il senno di poi, diventa forse più facile capire le scelte di Chiara e Nanni, che hanno lasciato il Nuovo PSI perché chiaro era a loro l’indirizzo che avrebbe preso Gianni.
Non credo che questa sia la fine della nostra storia, credo viceversa che possa essere un buon inizio per una nuova fase.
Rilanciare l’Autonomia e l’Identità!
Questo deve essere il nostro motto.
La storia non si ripete, da essa dobbiamo trarre gli insegnamenti per il futuro; in questo senso credo che dobbiamo avere la forza di fare quello che fece Saragat quando allontanandosi dall’Unione (che strano questo nome eh?) Sovietica aprì la storia del moderno Centro-Sinistra, cui dopo seguì il percorso di Nenni e Craxi.
Dobbiamo avere il coraggio di dire di NO.
La nostra è una storia politica diversa da quello che De Michelis, Craxi e Borselli vogliono proporci.
Siamo una forza della sinistra moderna, che deve trovare contenuti attuali, che deve saper identificare i nuovi bisogni, che deve dare un impulso riformista al nostro Paese.
Siamo un punto di equilibrio importante e su tale convinzione dobbiamo compiere un grande sforzo: quello di riavviare il percorso che avevamo intrapreso ricostituendo il Nuovo PSI.
Uno sforzo, anche generazionale, che sappia guardare avanti, con forza e determinazione, che sia nettamente alternativo a questa FALSA SINISTRA, che obblighi il panorama politico a tornare sulle cose vere e non sulle posizioni di “moda”.
Quando nel ’96 decidemmo di riprendere un percorso che i nuovi alleati di De Michelis decisero di eliminare, lo facemmo con convinzione.
Quella è la strada, non tanto perché, come qualcuno scioccamente e strumentalmente dice, siamo i servi di Berlusconi (anche se io tra lui e Prodi-D’Alema- Fassino e c. continuo senza dubbi a scegliere lui), quanto perché questa FINTA SINISTRA nulla ha a che vedere con noi.
Un documento politico che affermi con nettezza la riaffermazione della nostra IDENTITÀ e della nostra AUTONOMIA e che dica un chiaro e netto NO al Governo Prodi, a questo Centro Sinistra e a questa COSTITUENTE BONSAI è il primo passo per impedire che gli sforzi che numerosi compagni hanno compiuto in questi anni vada mortificato.
Non posso dimenticare gli insulti, le umiliazioni, a volte anche gli sputi, che molti di noi hanno subito in questi anni per difendere la BANDIERA del Socialismo Riformista.
Non possiamo permettere che un manipolo di pseudo dirigenti politici mortifichi la nostra STORIA svendendola così come un soffio di vento.

SDI: CALDORO (NPSI), NO ALLA PROPOSTA DI BOSELLI

=
(ASCA) – Roma, 15 apr – ‘No alla proposta di Boselli – ha dichiarato Stefano Caldoro coordinatore nazionale del Nuovo Psi – no ad una costituente socialista in stile Psiup sotto l’ala protettiva e subalterno a Prodi. Il PSI e’ stata ben altra cosa e’ il progetto dello SDI va nella direzione opposta’.
‘Il Congresso del nuovo psi, sono convinto – confermera’ invece la linea politica che e’ all’origine della fondazione del partito: una formazione socialista e riformista alternativa all’attuale centro-sinistra. Ma nessun rancore verso quei compagni – ha concluso Caldoro – come Craxi , Zavettieri, ed oggi De Michelis, che hanno cambiato idea e legittimamente scelto un’altra strada’.
red-leo/leo/alf 151607 APR 07 NNNN

No a questa costituente, si all’Autonomia ed Identità dei Socialisti

Il congresso dello SDI a qualcosa è servito.
La chiarezza del percorso tracciato da Boselli, ha condizionato De Michelis ad uscire allo scoperto e dichiararsi pronto nel suo passaggio a sinistra.
Questo apre finalmente un periodo di confronto all’interno del Nuovo PSI tra chi, sotto le false sembianze ha deciso di andare a sinistra e chi come noi ritiene che si debba rilanciare un progetto fortemente Autonomista ed altrettanto identitario nel contesto Bipolare attuale.
Il Congresso del Nuvo PSI sancirà definitvamente l’evidenza che i Socialisti riformisti non possono che avere un progetto alternativo alla formazione del PD, della sommatoria di siglette strane, come quello della faslsa costituente, del Governo Prodi.
.

Apc-SDI/ BATTILOCCHIO: BENE BOSELLI, CRESCE ENTUSIASMO PER RIFARE PSI

Stavolta credo che ce la faremo

Roma, 13 apr. (APCom) – “Boselli ha ragione: é arrivato il momento dell’unità. La sua relazione é largamente condivisibile: un netto no al Pd ed un rilancio della prospettiva unitaria socialista. Bene il riferimento polemico ai DS ed alla loro visione fondamentalmente antisocialista e chiaro anche il messaggio lanciato ad Amato: in questo contesto politico di riorganizzazione dello scenario politico, chi vuole continuare a definirsi socialista, da una parte e dall’altra, deve partecipare oggi al progetto di rinascita del Partito socialista italiano”.
Lo afferma il vicesegretario del nuovo psi, Alessandro Battilocchio.

“Abbiamo accenti differenti rispetto all’azione del governo Prodi – prosegue l’eurodeputato – ma credo che riusciremo a convergere sulla prospettiva di rifare un Partito socialista, liberale e riformista, che veda in Turati, Nenni, Saragt e Craxi i propri padri fondatori e che sia ancorato ai valori del Pse”.

“Se il Congresso confermerà la linea Boselli – aggiunge Battilocchio – si aprirà veramente una fase interessante in cui, facendo tutti un passo indietro rispetto alle scelte di questi anni, Sdi, nuovo psi e gli altri soggetti della diaspora possono e debbono trovare la convergenza su un ‘qualcosa di socialista’, rinnovato, moderno, pronto alle sfide del futuro. Sento davvero montare – conclude – dopo diverse false partenze, un bell’entusiasmo, che non va deluso: c’é una gran voglia di rialzare la testa. Stavolta credo che ce la faremo”.

SDI: CALDORO (NPSI), RELAZIONE CONFUSA E CONTRADDITTORIA

SDI: CALDORO (NPSI), RELAZIONE CONFUSA E CONTRADDITTORIA
(ANSA) – ROMA, 13 APR – ‘E’ da apprezzare la coerenza di Enrico Borselli, autentico Prodiano’, ma ‘per il resto la relazione appare confusa e contraddittoria’: cosi’ Stefano Caldoro coordinatore nazionale del nuovo psi sulla relazione di Boselli al V Congresso dello Sdi.
‘Una porta aperta alla costituente socialista, o meglio ancora ad un allargamento dello SDI, e un’altra al partito democratico ‘prodiano-parisiano’. La scelta di un modello elettorale bipolare e dell’alternanza e’ funzionale a quest’ultima possibilita’. Si usa quindi – prosegue Caldoro – l’unita’ della diaspora socialista solo come ornamento per un traghettamento nel PD sotto l’ala protettiva di Prodi . La scelta di campo dello SDI rimane alternativa a quella del Nuovo PSI. I socialisti riformisti conclude Caldoro – non hanno nulla a che fare con questa falsa sinistra’.(ANSA).

COM-PAE 13-APR-07 20:59 NNNN

Apc-SDI/ DE MICHELIS: NON POSSIAMO DIRE NO A SFIDA BOSELLI

Apc-SDI/ DE MICHELIS: NON POSSIAMO DIRE NO A SFIDA BOSELLI
“Bene se va avanti su ricomposizione socialisti”

Fiuggi, 13 apr. (Apcom) – La ricomposizione della diaspora socialista è una “sfida” che deve essere accettata per forza.
Gianni De Michelis, a margine del congresso dello Sdi, commenta così la proposta di una ‘costituente socialista’ lanciata da Boselli. “Nella relazione di Boselli mi pare che la proposta riguardante la possibilità di aprire la strada a una grande forza socialista riformista sia stata fatta con grande chiarezza”, dice De Michelis. Certo, “rimangono dei punti di debolezza, soprattutto per quanto riguarda il governo Prodi e anche un giudizio sul Partito democratico troppo riduttivo perché legato solo alla piattaforma della Margherita”.

“Credo tuttavia – prosegue – che sulla questione centrale che riguarda la cosiddetta questione socialista Boselli lanci una sfida che non possa non essere da noi accettata anche se farlo significa soprattutto affrontare fino in fondo le questioni di ciò che può mettere insieme questa cosiddetta forza socialista: l’identità e il programma”. Per De Michelis, “la novità del discorso di Boselli è che si va oltre la ricomposizione della diaspora socialista. Se vorrà marciare veramente in quella direzione credo che le possibilità di ritrovarci ci siano”.

Adm

132109 apr 07

Lo Sdi a congresso, tra costituente socialista e voglia di Pd

Lo Sdi a congresso, tra costituente socialista e voglia di Pd
–IL VELINO SERA– Roma, 12 APR (Velino) – Si apre domani a Fiuggi con lo Sdi, il tour de force congressuale dei partiti del centrosinistra, che vedra’ impegnati in rapida sequenza, oltre al partito di Enrico Boselli, anche la Margherita e i Ds. Per cio’ che riguarda l’appuntamento di domani, che si protrarra’ fino al 15 aprile, il copione sembrerebbe scontato, con la presentazione di una mozione unica a firma Boselli, forte di un risultato plebiscitario ottenuto nei congressi di sezione. Ma da alcuni delegati di peso giungono segnali che inducono a pensare che il dibattito seguente alla relazione d’apertura del segretario non manchera’ di far emergere valutazioni differenti da quelle proposte dal gruppo dirigente. Come e’ noto, la linea di Boselli prevede la creazione di una costituente socialista, che, oltre a puntare alla ricomposizione della diaspora del Psi, funga da “asilo” per le componenti interne alla Quercia (in particolare quella di Gavino Angius) che non intendono aderire al Partito democratico. Un soggetto che, nei voti del segretario, dovrebbe dialogare anche con l’ala radicale dell’Unione, impegnata a sua volta nella costruzione della Sinistra europea, progetto che viaggia sull’asse Mussi-Folena-Bertinotti.
Ma proprio su questo punto si concentrano le critiche di alcuni “big” dello Sdi, decisamente orientati a far parte sin da ora della costituente del partito democratico, anche in virtu’ della comune esperienza, consumatasi nelle passate elezioni regionali ed europee, del Listone dell’Ulivo. In quest’ottica, appare rilevante la posizione del presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, il quale, interpellato dal VELINO, ha ribadito le proprie perplessita’ sull’alleanza con la sinistra radicale e ha rilanciato l’apertura al Pd, non escludendo la possibilita’ di presentare un ordine del giorno che “corregga” i contenuti della mozione Boselli. Molto dipendera’, in questo senso, dalla relazione d’apertura del segretario, ma la critica di Del Turco, se tradotta in un documento, potrebbe far emergere un dissenso che, pur non mettendo in discussione la maggioranza congressuale, apparirebbe non irrilevante. Del Turco puo’ infatti contare sul pieno appoggio dello storico leader del partito calabrese Cesare Marini e dell’ex-ministro siciliano Salvo Ando’, proveniente da due realta’ che forniscono al congresso un cospicuo numero di delegati (45 la Calabria e 52 la Sicilia, su 774 totali).
Allo stato delle cose, i congressi locali hanno visto la presentazione in Abruzzo di un ordine del giorno Del Turco, che e’ stato approvato come integrazione della mozione di maggioranza, e potrebbe quindi contare gia’ sul consenso dei 24 delegati di quella regione. Oltre alla posizione di Del Turco, vi e’ anche quella proposta da Claudio Signorile e Nerio Nesi che, da sinistra, chiedono a Boselli di escludere ogni possibilita’ di confluenza o di federazioni col Pd. In questo caso, un ordine del giorno Nesi e’ stato approvato in Molise. Non e’ ancora sciolto, invece, il nodo del rapporto con i radicali e del futuro della Rosa nel Pugno, che Boselli considera esclusivamente nella prospettiva di un'”alleanza elettorale”, ma che altri, tra cui il capogruppo alla regione Lazio Donato Robilotta – che ha annunciato polemicamente di non voler partecipare al congresso – non vorrebbero abbandonare, aprendo le porte del partito al cosiddetto “gruppo di Bertinoro”, facente capo al deputato Lanfranco Turci.
“Noi avevamo sollecitato Del Turco e Marini – dice Rapisardo Antinucci, responsabile organizzazione del partito – a presentare un documento nazionale, perche’ cio’ avrebbe fatto chiarezza”. Quanto alla possibilita’ della presentazione di un documento-Del Turco, Antinucci afferma: “Allo stato delle cose Boselli conta sul 95 per cento della platea congressuale. Poi, dipendera’ dal tipo di documento che Del Turco presentera’. Se chiede di partecipare da subito al partito democratico, a mio avviso non potrebbe raccogliere piu’ del dieci per cento, mentre se si riferisse a una prospettiva di medio termine, che passi per la ricomposizione del fronte socialista, tenendo aperto il dialogo col Pd, allora penso che non si farebbe fatica ad approvarlo”. Quanto al programma del congresso, la relazione d’apertura e’ prevista per venerdi’ alle 17,30, dopo l’intervento del presidente del Pse Poul Rasmussen. Sabato sara’ il giorno dell’intervento del premier Romano Prodi e, tra gli altri, di Fabio Mussi, Gavino Angius, Gianni De Michelis, Giuseppe Caldarola, Bobo Craxi e Lanfranco Turci. I lavori termineranno quindi domenica pomeriggio con la replica del segretario (baz) 122018 APR

A che serve la riunione del 14, con queste premesse?

 

  

 

                               Avevamo pensato, interpretando gli orientamenti della stragrande maggioranza dei compagni calabresi, che la riunione del 14 aprile potesse essere utilizzata, in un clima rasserenato, per riprendere le fila di un dibattito che dovrebbe, pur nella diversità dei convincimenti, vederci comunque uniti. Sostenevamo che non ci si poteva permettere il lusso di scivolare nel baratro dell’ennesima scissione.   

                               Avevamo quindi salutato positivamente la raccomandazione del compagno Mauro Del Bue acchè la riunione di Sabato potesse svolgersi nel massimo rispetto per le opinioni di tutti, senza processi o criminalizzazioni, ma l’intervento del compagno Verrecchia sembra andare decisamente in altra direzione. E così certamente non va. Se questo è il terreno di confronto per ritrovare i comuni denominatori dello stare assieme, siamo lontani anni luce da ipotesi di reale ricomposizione. E vediamo comunque perché. 

                               Verrecchia parte, e non a caso, contestando la validità delle ‘presunte’ decisioni ‘non accettabili’ del CN del 31 marzo dimenticando che il documento è stato messo ai voti dal compagno Pizzo e che ha ricevuto solo 5 voti contrari. Il concetto di maggioranza e minoranza che si ha è chiaramente fuori da ogni logica, ed è altrettanto fuori da ogni logica anche il continuare a pensare che le decisioni assunte siano cancellabili. La più importante di dette decisioni è la convocazione del Congresso nazionale per il 23 e 24 giugno prossimi.  

                               Subito dopo Verrecchia ripropone la lettura strumentale delle decisioni del 17 novembre pensando di cogliere una contraddizione tra quanto deciso e quanto il Coordinatore nazionale, Stefano Caldoro, (contro il quale bisognerebbe smetterla di continuare a seminare veleni) dichiara nelle sue interviste. Ci si dimentica che mai è stato deciso che bisognava collocarsi fuori dalla Casa delle Libertà, ma si è semplicemente affermato, tra l’altro all’unanimità, che “il Nuovo Psi è forza politica autonoma della sinistra riformista e liberale, collocata all’opposizione del governo Prodi, distinta dalla Casa delle libertà, che peraltro non esiste più, almeno nelle forme del passato, che hanno consentito un’alleanza politica ed elettorale col nostro partito”. In nessun passaggio è sancita la rottura dell’alleanza: il senso del deliberato è che era necessario rinegoziare i termini del nuovo possibile accordo. Che l’esperienza con la Casa delle Libertà, in un sistema bipolare, sia da considerarsi esaurita è solo un convincimento del compagno Verrecchia e non un deliberato del nostro Partito. L’alleanza, in un sistema bipolare, pur nell’autonomia e nella difesa dell’identità, è semplicemente vitale. 

                               Verrecchia tra l’altro fa finta di ignorare che non c’è neanche, nelle decisioni del 17 novembre, la delega al Segretario per ‘sposare’ Bertinoro col carico di ambiguità e voglia di traghettamento della nostra comunità nella cosiddetta sinistra dominata dai comunisti, ex e post che siano. Nessuno ha conferito al Segretario la delega per avviare la Costituente socialista tra gli spezzoni della diaspora e gli scontenti, di altre formazioni, notoriamente antisocialisti. Cosa avvita pur avendo dichiarato ripetutamente che parlava a titolo personale. C’era invece, ed è stato completamente affossato, l’impegno a convocare il CN il 7 febbraio 2007 per decidere la data del Congresso unico organo abilitato a cambiare linea politica.  

                               Il Consiglio è stato convocato, a denti stretti, il 31 marzo sol perché ben 7 regioni ne avevano chiesto la convocazione, ed era estremamente difficile ignorare questa richiesta senza correre il rischio di una convocazione che poteva essere fatta da qualche Magistrato. Forse questa legittima e statutaria richiesta è alla base delle difficoltà che la riunione ha registrato all’Hotel Palatino.  

                               Tutto il resto, scritto da Verrecchia, è di competenza del Congresso, perchè senza regole certe gli appelli all’unità lasciano il tempo che trovano. Ma Sabato 14 aprile, a questo punto, a che serve? A dilaniarci ulteriormente? Forse il tempo delle riflessioni pacate è ancora lontano. Aspettiamo la fine della campagna elettorale amministrativa, e forse dopo sarà più facile rimetterci a discutere di politica e del Partito. 

Il Gruppo dirigente calabrese del Nuovo PSIAdolfo Collice                     – Commissario Regionale Giovanni Alvaro                  – Commissario Reggio CalabriaGianfranco Bonofiglio        – Commissario CosenzaDomenico Fulciniti              – Commissario CatanzaroCarlo Pantano                      – Commissario Vibo Valentia