Roma, 20 DIC (Velino) – “Un partito che si ispira alle radici del socialismo riformista ed autonomista abbia la forza ed il coraggio di prendere posizioni dure ma necessarie per il paese”. Lo dichiara
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L’ALLEANZA CON BERLUSCONI NON DIPENDE DAI SISTEMI ELETTORALI
Ha perfettamente ragione Sergio Verrecchia, uno dei dirigenti socialisti che hanno seguito Gianni De Michelis nell’avventura pomposamente chiamata Costituente Socialista, ma praticamente morta prima ancora di decollare, vuoi per gli abbandoni di quei dirigenti che hanno preferito trasmigrare nel PD, vuoi per la debolezza intrinseca dello SDI che mai si è misurato da solo nell’agone elettorale (prima alleato con Dini, poi con i Verdi, quindi con Pannella, ora con…chissà ?), vuoi per la presenza di molti galli in un piccolo pollaio, ha ragione dicevamo Verrecchia quando paventa il rischio che Boselli sia l’ultimo a spegnere la luce al governo Prodi.
Non c’è il rischio, ma la certezza che a staccare la spina al moribondo Governo Prodi non ci sarà il Boselli che, come è risaputo, è contro l’eutanasia. Comunque sia, siamo agli sgoccioli. La crisi che attanaglia il cosiddetto centrosinistra è ormai irreversibile perché, tra l’altro, essa non è più, neanche alla lontana, in sintonia col Paese e mostra crepe vistose. Il suo percorso sembra quello delle montagne russe: superata una discesa pericolosissima se ne presenta subito un’altra da affrontare col patema d’animo sapendo che subito dopo ce ne sarà ancora un’altra, e poi un’altra ancora.
E’ impossibile continuare a resistere. Finanziaria, Dini, Mastella, Welfare, Forleo-De Magistris, Binetti, sciopero dei camionisti, Tar del Lazio su Angelo Maria Petroni e sul generale Speciale, e se ciò non bastasse dietro l’angolo c’è un killer inesorabile: il referendum elettorale che è uno scoglio praticamente insuperabile. Perciò stiamo con i piedi per terra, e rispondendo alla domanda che si pone il nostro Verrecchia: ‘che avverrà ora?’ diciamo che gli sbocchi, in questa situazione, sono soltanto tre. O si realizza la convergenza sulla nuova legge elettorale, o si scioglie il Parlamento per evitare il referendum, o si va diritti alla consultazione referendaria.
Ma vediamo da vicino le tre ipotesi. Primo: difficilmente passerà la nuova legge elettorale che si ipotizza, per la ferma opposizione di tutti i piccoli e medi partiti impauriti dagli sbarramenti che questa prevede. Nel secondo caso, sbaglia Verrecchia quando afferma che esse saranno affrontate non più con due ‘poli’ perchè, tra il bue e l’asinello, sorgerà un terzo polo. Sono scenari già visti e rivisti che esistono solo nell’immaginario, e che comunque non cambiano la realtà . Se la legge resterà quella attuale i poli veramente concorrenti saranno sempre solo due, e malgrado le attuali ‘guerre’ a destra e a sinistra, è vitale il ricomporsi delle aggregazioni anche se da armate Brancaleone, perché il premio di maggioranza andrà , così com’è stato fin’oggi, alla coalizione vincente.
Nell’ultimo caso (successo del referendum) verrebbe abolito il premio di maggioranza alla coalizione, e verrebbe trasferito sul partito che raccoglie maggiori suffragi. In questo caso non è azzardato prevedere la formazione di ‘listoni’ con comune denominatore. Le aggregazioni ‘nuove,, al di fuori dei due grandi partiti PD e PdL: cosa rossa, cosa bianca, cosa rosa pallido, o cosa grigia potranno giocare solo un ruolo di semplice testimonianza.
Se questo è vero, non credo che basti l’ottimismo della volontà per superare gli ostacoli. Guai sono stati creati da Bobo e da Zavettieri, ma guai più grandi sono stati determinati da De Michelis che ha solo pensato a difendere postazioni personali acquisite portandosi, purtroppo, dietro diverse teste pensanti. Malgrado tutto, però, noi non abbiamo buttato la spugna e continueremo ad esserci mantenendo forte la scelta di campo fatta a suo tempo e ribadita al Congresso di giugno. E’ l’alleanza con Berlusconi che non dipende, per nulla, dal sistema elettorale col quale si voterà .
Giovanni ALVARO
Reggio Calabria 15.12.2007
LA COSTITUENTE NON SIA L’ ULTIMA A SPEGNERE LA LUCE A PRODI
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMOÂ
A memoria d’uomo, non c’è ricordo di una caos più caotico di quanto oggi ci offre il governodella cosa pubblica in Italia.Una delle componenti importanti dell’arte della politica è quella di saper prevedere, equindi anticipare, gli eventi.Al momento non c’è nessuno in grado di indovinare quello che accadrà domani.L’incertezza regna sovrana su una landa nebbiosa. La sensazione è di essere passeggeridi una nave senza guida dove i comandanti sembrano vivere fuori dal mondo reale.Questo sarebbe il risultato della cosiddetta Seconda Repubblica? Complimenti!Si è pensato che bastasse mettere imprenditori capaci, progenie predestinate, professionistiaffermati per ottenere, in politica, gli stessi successi. Forse non si è ancora capito ildisastro provocato. Non si è ancora presa coscienza della caduta generale di professionalità e di moralità in chi ci governa. Al confronto i “pregiudicati†della Prima Repubblicapotrebbero benissimo iscriversi alla confraternita delle vergini educande.Il degrado della politica registra il suo record storico probabilmente dall’Unificazione dellanostra penisola. I poteri forti, quelli occulti, gestiti da logiche padronali o speculative, purimponendosi, non sono riusciti ad essere credibili, popolari ed efficienti. Un esempio pertutti è proprio Silvio Berlusconi. Lui rappresentava, nel lontanissimo 1994, la novità . Era ilsimbolo del successo imprenditoriale prestato alla politica. Un messia pragmatico, inviatodall’etere per salvare l’Italia dal neo comunismo e dal decadimento.Non c’è dubbio che il gruppo Mediaset abbia,, in questi anni, aumentato notevolmente ilproprio fatturato e potere come mi pare però altrettanto evidente che il sistema politicoItalia non sia cresciuto né di ruolo e né di credibilità .L’ennesimo errore del Cavaliere, così amato, anche a ragione, dall’elettorato socialista, lotroviamo nella nuova annunciazione del Partito Popolare. Strategia in chiaro contrasto erottura con i tradizionali alleati politici del Centro Destra. Dove porterà questa nuova visione?Impossibile dirlo. Una cosa però possiamo determinarla. Tutto non sarà più comeprima. Qualsiasi sarà la scelta sulla riforma elettorale essa dovrà fare i conti con una terzaarea politica nata proprio su iniziativa di Berlusconi.Il suo desiderio di trasformare il bipolarismo in bipartitismo sta provocando l’esatto contrario.Nel Partito Popolare non ci sarà Casini anzi lo considera un attacco direttoall’UDC. E’ molto probabile, per ora, che non si accomoderà nemmeno Fini. Manco Bossinon sembra un fans di questo nuovo corso.Quello che non aggrega divide e quel che si divide è destinato a ritrovarsi alleato se nonaltro per salvarsi la pelle. Ecco quindi le condizioni ideali per il formarsi di una terza forza.Il moto tellurico berlusconiano stimola altresì la disgregazione del blocco innaturaledell’Unione.Dini, Di Pietro, Mastella ora vedono, tra Prodi e Berlusconi, una possibile nuova alternativa.Un parte della Margherita, non convinta dal Partito Democratico, sembra pronta peruna nuova via.Se, come ipotesi possibile, nella prossima primavera ci saranno elezioni anticipate conquesto stesso sistema elettorale non credo che vedremo la riproposizione dei soliti duenoti blocchi politici. Vedrà la luce, tra il bue e l’asinello, un terzo polo quanto mai interessantee possibile protagonista della politica italiana.I socialisti italiani. I NUOVI socialisti italiani, una riflessione in più devono perciò farsela.Capisco che ancora persistono legami e accordi con questo governo, ma non vorrei chefossimo gli ultimi a spegnere la luce in un’aula ormai vuota.Guardarsi in giro per costruire, promuovere o semplicemente cogliere l’occasione propiziaa me sembra molto più utile che starsene fermi e zitti.La nostra esperienza ci assiste e, se anche ci dice che non sarà facile né indolore, cisuggerisce però di giocare con audacia il tutto per tutto.Nel rischio, abbiamo un’imprevista fortuna, un asso nascosto, un vantaggio in più: non
abbiamo cioè nulla da perdere!
Sergio Verrecchia
Boselli: socialista (per dire) senza autonomia
Il Governo è sempre più solo; Prodi disperatamente si aggrappa a qualsiasi cosa pur di sopravvivere non importa come; gli scenari politici subiscono mutamenti quotidiani che rendono imprevedibile ogni previsione.
Eppure in tutto questo quadro vi è una certezza: la fine della costituente Socialista e del percorso di Autonomia individuato da Boselli.
È innegabile infatti che la situazione più difficile nel Panorama politico nel centro sinistra sia quella dello SDI e dei suoi annessi.
In più di un’occasione lo SDI e Boselli hanno infatti rilanciato la proposta di Autonomia dal Governo, rivendicando mani libere e prese di distanze da un Governo che oltre a non mostrare nessun Socialista di spicco non ha nulla di Socialista.
La mediazione di Prodi infatti è sempre al ribasso ed è a tenere calma una volta la sinistra radicale, una volta Mastella, un’altra Dini, ma mai nel processo decisionale è coinvolto Boselli.
Ed in più la collocazione fisica non lascia spazio; da una parte il PD, che assume posizioni che vorrebbero essere moderate, dall’altra la nuova formazione somma di tutta la sinistra radicale. È evidente che questa spazio finisce per essere compressivo per una forza Socialista che si richiama al riformismo europeo.
Vi sono almeno tre motivi, più o meno validi perché lo SDI non può stare lì.
Il primo, il più scontato e meno politico è che i Socialisti non possono stare con chi li ha eliminati e con chi ne ha preso i propri documenti (Intini 1996); argomento ormai superato dal tempo, di scarso respiro allora, nullo adesso.
Il secondo, più fondato, è che i Socialisti non possono certamente stare con la sinistra Radicale; non appartiene alla nostra cultura, alla nostra storia, alla nostra politica.
Ma anche questo è un discorso molto flebile e di scarsa sopravvivenza.
Il vero motivo per cui non possono stare di là è invece molto più semplice ma allo stesso tempo molto più forte politicamente e cioè nella collocazione nella quale stanno c’è tutto quello che il PSI ha combattuto nella sua lunga storia.
C’è la conservazione, la tradizione, il Dogmatismo, l’integralismo.
I socialisti sono per cultura Riformisti, moderati, innovatori, si sono sempre contrapposti al compromesso storico e al cattocomunismo.
Se è vero quello che annuncia Boselli, cioè la politica delle mani libere lo dimostri: da subito.
Apra la crisi di Governo, dica a Prodi che siamo arrivati all’ultima fermata e che il si scende vale per tutti.
Usi i suoi senatori per far cadere il Governo più antisocialista della repubblica e non per farlo sopravvivere; rivendicherebbe autonomia ed identità , chiuderebbe la questione Socialista, aprirebbe la strada per la costruzione di un nuovo soggetto riformista.
Che non può collocarsi nell’attuale coalizione di cosiddetto “centro-sinistraâ€.
CLEMENTINA FORLEO, EROE MANCATO
No, non siamo affatto dispiaciuti per la dura punizione messa in cantiere per la Clementina Forleo. Non ci piaceva il suo modo di operare, e la voglia, almeno così appariva, della prima pagina.
Non avevamo alcuna simpatia per questo magistrato fin da quando è balzata alle cronache nazionali per aver deciso l’assoluzione di alcuni terroristi islamici con una assurda motivazione poi giustamente riformata. La Forleo ha motivato l’assoluzione con il riconoscimento di una attività di guerriglia da non ‘confondere’, secondo lei, con una attività terroristica.
Abbiamo continuato a non stimarla per nulla anche dopo, quando ha fatto parlare di sé per l’intervento populistico ‘in difesa’ di un immigrato alle prese con la polizia, facendo sfoggio della sua qualifica di magistrato, e non sappiamo se con il proverbiale: “lei non sa chi sono ioâ€.
Infine non abbiamo avuto più dubbi, sul giudizio severo che avevamo maturato, quando l’abbiamo vista seduta in pompa magna nell’arena di Santoro dove ha diviso la scena col collega De Magistris, protesi ambedue ad ottenere il sostegno popolare alle loro iniziative, oltre che, forse, il sostegno politico, di chi oggi si trova all’opposizione, magari perché le indagini riguardavano D’Alema, Fassino, Prodi e Mastella.
Non è arrivato, né l’uno, né l’altro sostegno. Il primo perché la gente è stufa di magistrati star e novelli Di Pietro che alla fine approdano, senza meriti, in politica; il secondo perché la concezione che i riformisti e i moderati hanno della giustizia è lontana anni luce dal doppiopesismo comunista che esprime i propri giudizi con l’occhio attento ai soggetti accusati. E’ questo che avrebbe dovuto ricordare l’on. Salvi quando dichiara che destra e sinistra si siano ricompattate per difendere la casta dei potenti. Egli sa bene che l’unanimità della decisione del CSM ha diverse origini: l’attuale sinistra difende i propri potenti messi, a torto o a ragione, sotto scacco, mentre i riformisti rifiutano il doppiopesismo.
L’errore della Forleo nasce proprio da questa incapacità a leggere le differenze di comportamento delle diverse forze politiche, e, quindi, quello di pensare che fosse sufficiente utilizzare le intercettazioni per mettere sotto accusa D’Alema (‘facci sognare’) e Fassino (‘allora siamo padroni di una banca’), ed ottenere sostegni incondizionati. L’andare ad Annozero, a differenza del passato quando in TV si andava in maniche di camicia e si leggevano proclami contro il Governo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, determinando la reazione della sinistra senza più alcuna cautela.
Tutta la vicenda, comunque, è stata veramente esemplare per far emergere, on. Salvi, le differenze di approccio ai problemi della giustizia, della sua amministrazione, della sua organizzazione e del suo uso che a volte è stato sconsiderato. Non usiamo parole forti tanto per colorire la riflessione, ma lo facciamo a ragion veduta, e senza andare molto indietro per elencare le disfunzioni, gli errori e gli orrori di cui è disseminato il percorso giudiziario, ci basta citare il caso dell’ ex sindaco socialista di Napoli Nello Polese, che ha avuto giustizia dopo ben 15 anni e dopo aver sofferto la gogna giudiziaria, mediatica e politica. Citiamo quest’esempio perché l’assoluzione, con formula piena, è arrivata proprio in questi giorni.
Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria 5.12.2007
L’IRA E’ SEMPRE CATTIVA CONSIGLIERA…
Il Nuovo PSI, per la sua consistenza, anche se non è in grado di poter determinare le scelte che dovranno regolare la vita politica del Paese, non rinuncia a dire la sua nel dibattito che attualmente registra una situazione abbastanza fluida in tutte e due gli schieramenti. Quello conservatore che fa capo, tanto per intenderci, al signor Prodi ed alla sua armata, e quello riformista che ha in Berlusconi il suo leader.
L’invito a calmarsi sembra non aver avuto finora ascolto anche se, è presumibile, che siano in attività , senza proiezioni esterne ma sotto traccia, le diplomazie di tutti i partiti. Se ciò è vero bisogna, però, evitare di dar l’impressione che la mano destra non sappia ciò che sta facendo la sinistra, anche perché si complicherebbe terribilmente l’attività di ricucitura e riaggregazione delle forze che hanno un comune sentire rispetto ai problemi del Paese.
Detto ciò vanno comunque sottolineati due aspetti delle polemiche che la dicono lunga sul livello di due delle tre famose punte (come platealmente si è preteso di definirle alle elezioni politiche, ignorando la quarta punta rappresentata dalla Lega, e la quinta che sono tutti i partiti minori) che si stanno rivelando abbastanza spuntate.
Che significa l’affermazione di Casini: “io sto lavorando al centro per costruire un contenitore per i moderati che non vogliono populismo†? Ma veramente è convinto che agli italiani interessi di più un contenitore di centro, e di meno le politiche che esso deve esprimere? L’obiettivo delle forze politiche è quello del buon governare affrontando e risolvendo i problemi del Paese, della sua economia, del Mezzogiorno e dello sviluppo nel suo complesso. Se Casini è convinto che i 5 anni di governo della CdL siano stati un fallimento, e le 36 riforme realizzate siano state solo acqua calda, ha ragione d’allontanarsi vagheggiando improbabili ricostruzioni centriste. Se non è così bisogna smetterla di fare karakiri perché le responsabilità dell’eventuale cattivo governare non possono essere addebitate solo a Berlusconi, in quanto le responsabilità sarebbero collettive.
Ma anche Fini, nella foga della polemica, effettua uno scivolone incredibile quando, dopo aver sostenuto che d’ora in poi terrà le mani libere, vi aggiunge, velenosamente, sopratutto sui problemi della giustizia e delle televisioni. Di che si tratta? Di una confessione su provvedimenti votati ma non condivisi, o di una minaccia contro il Cavaliere? Nell’un caso e nell’altro si tratta di un incespicare maldestro: se è una ‘confessione’ essa dimostrerebbe l’inconsistenza governativa di un Fini piegato a votare cose non condivise; se si tratta di una ‘minaccia’ siamo anche quà all’assurdo perché ci si farebbe guidare nelle prossime decisioni legislative dal risentimento. L’ira, bisogna ricordarlo, è sempre cattiva consigliera.
Sarebbe auspicabile che si parlasse di meno, lasciando campo libero alle rispettive diplomazie. Recuperare un rapporto è certamente difficile, ma non impossibile anche perché non ci sono alternative, se non quella di consegnare il Paese, e non si sa per quanto tempo, a chi veramente non ha saputo governare scegliendo la strada delle tasse e del disfacimento di tutto quello che era stato faticosamente messo in piedi dalle forze riformiste e moderate. Sul proscenio, questa volta, non ci sarebbe Prodi, ma sicuramente un uomo ‘forte’.
Se non esiste folgorazione improvvisa sulla via di Damasco, è urgente abbandonare i disegni velleitari e individuali che nulla hanno a che fare con gli obiettivi politici che l’Italia ci chiede, e lavorare per trasformare le difficoltà di oggi in un nuovo grande impegno politico. I socialisti del Nuovo PSI saranno su questo versante, la rete che si ipotizza è il terreno di incontro.
Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria 30.11.2007
Berlusconi dovrebbe fare un po’ di Autocritica
L’attuale situazione politica italiana è caratterizzata dal lancio del Partito del Popolo (idea
lanciata da Silvio Berlusconi per rilanciare il centrodestra) ha destato un certo sconcerto tra gli alleati.
Credo che una più assidua partecipazione parlamentare da parte del centrodestra sarebbe stata necessaria
(la finanziaraia 2008 è stata approvata in Parlamento con una discreta maggioranza); nonostante
sia necessario mantenere contatti con il popolo, ciò non può comunque avvenire solo con manifestazioni di piazza.
E’ doveroso evidenziare che la strategia dell’opposizione non può essere determinata prescindendo dallo strumento
parlamentare, ciò deve avvenire grazie all’impegno del leader per mantenere una coalizione coesa.
Il centrodestra a cui il Nuovo Psi appartiene, attende quindi l’evoluzione del processo politico che è in corso.
Tuttavia sarebbe macroscopico negare o nascondere che l’opertao del Governo Prodi non è stato finora molto brillante.
L’obbligatorio utilizzo della fiducia per approvare poche leggi (facendo anche ricorso al discutibile ruolo dei senatori a
vita come ago della bilancia), ha generato sfiducia tra gli elettori che si sentono sempre più lontani dalla politica.
L’abrogazione della Riforma dell’Istruzione voluta dall’ex ministro dell’Istruzione, oggi sindaco di Milano, Letizia Moratti,
che pur tra molti contrasti stava cominciando a dare i primi frutti ha reso precari il nostro Sistema Scolastico e Universitario,
che già non godeva di buona fama a livello europeo.
A questo dobbiamo aggiungere un regolamento del flusso migratorio dissennato che ha favorito l’immigrazione clandestina
a scapito della sicurezza sociale della popolazione italiana.
Tutto ciò è avvenuto spesse volte grazie a ddl approvati in pochi giorni per mantenere coesa una maggioranza
che esprime molte carenze e pochi punti di merito e che non può certo fregiarsi dell’aggettivo eterogenea.
Ulteriori contrasti emergono infine dalle recenti dichiarazioni di Romano Prodi che esprime apprezzamento e stima
per la missione militare in Afganistan ma deve far fronte alle sempre più pressanti richieste di ritiro da parte della sinistra estrema.
CALMARSI: C’E’ ANCORA MOLTA STRADA DA FARE ASSIEME
Dopo la grande abbuffata di dichiarazioni, analisi, speranze e prospettive, messe in campo un pò da tutti, con una velocità che solo l’accelerata alla politica impressa dal terremoto berlusconiano poteva permettere, sta subentrando una fase di riflessione alla quale bisogna partecipare, come riformisti socialisti, molto attivamente. C’è il rischio infatti di non comprendere gli scenari che si sono aperti e di ragionare col vecchio metro, col pericolo di non riuscire a discernere il grano dal loglio.
La Casa delle Libertà era già finita prima del terremoto. Come entità coesa e politicamente impegnata nella lotta politica era da tempo in quarantena. Infatti l’età del Cavaliere spingeva i due ‘colonnelli’, come impropriamente sono stati chiamati, in una corsa a differenziarsi con un obiettivo minimo, rafforzare la propria presenza sulla scena politica, e con un obiettivo massimo, tentare di accreditarsi come vero e unico ‘erede’. Con tattiche diverse, ma questo è lo sfondo del palcoscenico su cui si è cimentato il duo Casini-Fini.
Il primo sperando di diventare punto di coagulo delle forze centriste che gli avrebbe permesso di assurgere a novello condottiero delle forze di destra; mentre il secondo, per la maggior dote elettorale, s’era convinto d’essere autosufficiente nel raggiungere lo scopo. Tutte e due però piegati all’interno e soprattutto impegnati a fare le bucce al leader. L’onere di affrontare la battaglia politica rimaneva nelle mani di Berlusconi e di alcune forze minori che, perché tali, non hanno avuto un gran peso (così è stato nella campagna elettorale; così si è verificato nella difesa delle leggi partorite dal precedente Governo; così si è riproposto nella lotta contro la finanziaria). Tutte e due però dimentichi che il vero motore dell’aggregazione moderata (Casa delle Libertà ) era stato e continua ad essere il Cavaliere Berlusconi.
La vicenda della successione, però, se da una parte mostrava la miopia politica di chi la cavalcava (strategicamente?), dall’altra diventava un vero e proprio sbarramento alla visibilità delle forze minori (la programmazione mediatica –di cui si parla proprio in questi giorni (illuminante l’articolo di Guzzanti)- aveva interesse ad esaltare i balletti di Casini e i distinguo di Fini, ignorando totalmente le forze minori non interessate al problema). Il terremoto, però, apre scenari nuovi e inediti. Non si tratta di bere la cicuta del Partito unico, ma di plaudire ad una iniziativa che libera anche la CdL dall’ingessatura in cui si trovava (i protagonisti erano sempre Forza Italia-AN-UDC a volte la Lega, e a volte Rotondi), e permette la costruzione di percorsi nuovi nell’interesse dell’Italia, del suo sviluppo e delle nuove generazioni.
Tra l’altro sono molte le forze, fra i moderati come fra i democratici, che non intendono confluire in calderoni unici. Fra i moderati, tanto per analizzare lo scenario in cui ci siamo collocati con l’ultimo Congresso, ci sono sicuramente, oltre ad AN e all’UDC, anche il PRI, la Destra di Storace, altri e soprattutto il Nuovo PSI, che a differenza degli altri ‘socialisti’ (quelli rifugiatisi a sinistra), ha oggi, soprattutto dopo l’uscita di Berlusconi, una caratterizzazione piena e senza equivoci. Non c’è più alcuna confusione col Cavaliere che ha scelto di collocarsi in Europa nel Ppe che non è certamente il nostro punto di riferimento.
Bisogna evitare, quindi, di avviare un referendum su chi vuole la confluenza e chi la rifiuta. E’ un falso dilemma. Non è questo il terreno di confronto: esso era e rimane la ramificazione del Partito, con radicazione sul tutto il territorio nazionale, e l’impegno a produrre iniziative e politica. Lo scontro attuale è destinato a rientrare, i kamikaze non fanno parte della cultura occidentale. E anche se non tutto può essere come prima, c’è ancora molta strada che dovrà essere fatta assieme. E il Nuovo PSI vuole esserci, e deve esserci con la sua identità , la sua storia e la sua autonomia: non abbiamo bisogno di alcun liquidatore come invece saranno costretti altri che di socialismo mantengono solo la parola.
Giovanni ALVARO
Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria, 25.11.2007
In risposta a Luciano dalla Sardegna: Se la Cdl è finita dobbiamo cambiare in corsa
Caro compagno Luciano, questa mia non è una risposta, bensì la proposizione di un ” blog ” che in questa fase necessita per comunicare in tempo reale e possibile tra gli ultimi vivaisti del Garofano. Spero intervengano in molti.Â
Possiamo dare una valutazione da ” critici ” dell’azione di Berlusconi ed in tal senso i più o meno ” bravo” saranno un parere, personale, mio, tuo, suo etc. Dobbiamo, però, anche esaminare politicamente quel comportamento e quella proposta. Si ritiene quanto meno irrispettosa la manovra del Presidente di Forza Italia ? E quanto dannosa per il Nuovo Psi ?…. Tuttavia la politica richiede azione e non già meditazione, proposizione e non già autocommiserazione… Fini o Casini, per seguire la tua traccia, non potevano fottere Berlusconi… non ne avevano la forza elettorale. Se lo sappiamo io e te, vuoi che non lo sapesse Berlusconi ? E’ la teoria che in opposizione uno all’altro tutto sommato si allungano la vita, ad aver smosso Udc e Fi… L’uso pervicace della scimitarra quando serviva il fioretto, alla lunga deve aver insospettito Casini e Fini inducendoli, come insistono ora, a ritenere quella tattica ( della spallata a Prodi ) proprio l’unica che allungasse la vita a questo Governo e quindi al suo leader in opposizione. Perchè, mi chiedo, nel mentre consideriamo sperticatamente geniale questa invenzione domenicale di Berlusconi, non concediamo la coerenza politica dei due colonnelli ? Forse è tutta campata in aria, strumentale, la loro analisi ? Non hanno diritto a difendere la loro identità ? E noi la nostra ? Chiusa la Cdl, adesso, tutto si riapre.. Mi vien da sorridere a pensare se Casini avesse deciso o decidesse di dare l’appoggio esterno al governo Prodi, con la stessa spregiudicatezza con cui è stata “terminata ” la Cdl; con la stessa noncuranza con cui il Pdl vesperino ed unilaterale ha detto ” tutto azzerato “. La politica è un’altra cosa, confronto, dibattito, alleanze… E le invenzioni si possono fare assieme ! E’ che tutti siamo qui a parlare di Berlusconi l’invenzione politica ? Questo è Berluconismo = alias peronismo. Voglio essere sincero fino in fondo. Per me il Cavaliere ha fatto autogol !
Il Pdl spiazza e offende tutti. Perchè anche ieri sera da Ferrara a La7, Silvio non ha mai detto ” Federazione dei partiti della Libertà ” bensì insiste sul partito anti Pd. Per me è un errore politico, la fine della Cdl, in generale e per il NuovoPsi. Perchè nella Cdl non rappresentavamo un centro diverso dal centro ( Giovanardi, Rotondi ) bensì un’area specifica ( quella socialista/riformista, la sinistra della coalizione ). Recentemente la coalizione si era completata con ” la Destra “. di Storace ( che considera An ormai di cen tro ). A pochi giorni dall’averlo battezzato, Berlusca l’ha annientato ! Tu lo vedi uno Storace senza identità ? senza la sua storia, senza i suoi valori ? Stesso vale per noi. La Cdl insomma era garanzia di pluralismo, di democrazia. Il sistema bipartitico è un sistema sovietico, illiberale, anche se – per civile immaturità e carenza storica – lo praticano gli anglosassonie americani. Intimamente mi auguro che ci sia rivolta in FI e che alla fine i ” politici ” ( qualcuno lo citi pure tu ), non i ” Berluschiani” ( leggi la siura Brambilla e qualche neorampante di Fininvest ),facciano quadrato.  Il Pdl è un’operazione ammazzapolitica. E’ l’ultima spiaggia ” dei parrucconi rossi ” ma così facendo li legittimiamo. Mi conforta leggere oggi qualche giornale ( Libero, Resto del Carlino.. ) che riporta come in Fi si verifichi qualche sussulto… dignitoso ( vedi Consiglio regionale Emilia Romagna, per non dimenticare il silenzio di Formigoni e Moratti… ). Comunque tutte cose che non ci riguardano. Il quadro politico di riferimento per noi non cambia. Dovremo risostenere che stiamo con quanti s’impegneranno, intanto, in un’alleanza che escluda i comunisti, i massimalisti ed i giustizialisti sotto ogni specie e dicitura. Poi che saremo al fianco di quanti vorranno fare subito alcune riforme: energetica, strutturale,istituzionale,economica, culturale, fiscale, occupazionale, previdenzialee ( traduco a spanne : nucleare, grandi opere, riduzione parlamentari ed enti locali, sistema cooperativo e bancario nonchè nuova legge su libere professioni, scuola e ricerca, riduzione imposte indirette, limitare precariato e dare incentivi per avviamento primo impiego, creare sicurezza di vita e aggiornare sistema pensionistico e sanitario ).
L’attuale silenzio pubblico del NuovoPsi sta diventando una cicuta… suicida. Non siamo presenti sui massmedia, a quattro mesi dal Congresso, siamo ancora un ectoplasma. Al di là al di qua al di sotto ed al di sopra di Berlusconi, siamo pur sempre i socialisti autonomisti italiani, rappresentiamo una storia secolare. La fine del bipolarismo cambia tutto. Se tale fatto si confermerà , dovremo rivedere molte nostre recenti posizioni , anche la valutazione della costituente. Anche Boselli e C, vedi il tuo richiamo a Del Bue, dovranno aggiornare le loro posizioni.. Non c’è più il Prodi sì, Prodi no, neanche loro di là saranno più determinanti se il dialogo bipartitico prenderà corpo ! Su tale evidenza li potremmo, anzi,incalzare verso un progetto di futura maggioranza che è quella indicata nel mio primo post. Un discorso, e vale per il Npsi, è sostenere una coalizione riformista ed anticomunista, un’ altra Berlusconi a prescindere. Che, ripeto, con il Pdl ha pensato solo ai c…i suoi o al massimo a quelli della Brambilla. Senza alcun rispetto e considerzione per gli alleati. Credo, comunque, e questa è la conclusione,che la situazione politica in generale sia in grande evoluzione. Quindi giusta cautela, per prima la mia, ma non immobilismo. Sarebbe almeno auspicabile che il nostro simbolo cominciasse a comparire in Tv. Almeno questo. Per il resto le idee non ci sono mai mancate. Come pure coerenza, dignità ed orgoglio. Bene, non perdiamole oggi. Spero di rileggerti presto.
Angelino Masin
SegretarioNpsi del Veneto
Dalla parte di Berlusconi
Il dibattito politico in Italia, dopo l’approvazione della finanziaria da parte del Senato, non poteva che diventare rovente sia su un fronte che sull’altro sulla prospettiva di vita del governo e sui posizionamenti che ogni partito – sia di maggioranza che di opposizione – sta costruendo.
Intanto va riconosciuto al Presidente Berlusconi un dato di fatto incontrovertibile: grazie alla sua tenacia e alla battaglia quasi solitaria con la quale ha, in maniera asfissiante, tallonato la maggioranza, l’Unione si sfalda, approva la finanziaria e decreta essa stessa la fine del Governo Prodi, cosi come dalle dichiarazioni del Senatore Dini. L’azione incisiva del leader di Forza Italia in tutti questi mesi ha fatto emergere in maniera chiara le contraddizioni, le beghe, le lotte e, soprattutto, le distanze politiche tra i vari partiti che compongono l’Unione.
A fronte di questa battaglia sostanzialmente vinta, il giorno dopo l’approvazione della finanziaria alcuni esponenti della Casa delle Libertà , pensando in prospettiva al loro avvenire personale nel panorama politico, hanno incominciato a fare i distinguo e a far emergere le differenziazioni, che pure ci sono e, a parer mio ci debbono essere, fra alleati diversi, ma lo hanno fatto in maniera maldestra in questa fase ed hanno finito per dare la sensazione che da una vittoria si sia passati ad una sconfitta.
Le dichiarazioni di alcuni leader dell’Unione uscita malconcia dal dibattito parlamentare, hanno da subito cercato di far prevalere questa linea, tentando di isolare il Presidente Berlusconi come se il fatto stesso che la maggioranza avesse finito per approvare al Senato la finanziaria fosse quasi colpa di Berlusconi. Il Presidente Berlusconi ha invece dimostrato ancora una volta, annunciando la nascita del nuovo soggetto politico, di poter catalizzare su di sé non solo l’attenzione dei media e della classe politica, ma anche dei cittadini.
Noi socialisti del Nuovo P.S.I., che in tempi lontani avevamo stretto un patto con la stessa CdL ed il suo leader – oggi ribadito e riconfermato dal nostro Congresso che ha visto l’elezione di un giovane alla guida del nostro partito, come l’ On. Caldoro – non abbiamo alcun tentennamento in questa fase, quando si gioca una battaglia vitale per il futuro del nostro Paese, a schierarci in maniera chiara senza se e senza ma al fianco del Presidente Berlusconi con la nostra identità per affrontare assieme questa durissima battaglia per il futuro democratico dell’Italia.
Responsabile associazioni
Segreteria Nazionale Nuovo P.S.I.
FERMARSI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
                       La fine della partita giocata al Senato della Repubblica, anche se a Prodi si è concesso il piacere dell’approvazione della legge finanziaria in prima lettura, e la speranza di continuare a vivacchiare alla guida del Governo, ha sancito in modo plateale (i giudizi espressi da Dini sono veramente tranchant) la fine della maggioranza che finora ha sorretto Prodi. Parecchi si domandano perché Dini ha voluto salvare il Governo, votando la finanziaria) e immediatamente dopo annunciarne la sua irreversibile ed imminente morte.
                       Si può non essere d’accordo, ma negli atteggiamenti di Dini, dal suo punto di vista, non c’è alcuna contraddizione. Egli ha voluto scindere il momento della dotazione al Paese della legge finanziaria per l’anno che viene, dal giudizio politico severo sul Governo e sul suo esaurito corso. O più semplicemente ha voluto mettere in evidenza che il Governo non va a casa per un’imboscata sulla legge finanziaria, ma ci va per la decisione netta, chiara e precisa assunta da chi, con il suo atto, tronca il ‘tirare a campare’ dell’allegra compagnia meglio conosciuta come ‘armata Brancaleone’, o perché non ne poteva più del tira e molla della sinistra antagonista, radicale e parolaia. Sapere se la motivazione vera sia questa,credo che debba interessare poco.Â
                       Quel che deve interessare è, da una parte, il fatto che si chiuda una fase, densa di guasti per il Paese, e può e deve aprirsene un’altra; e dall’altra una rivisitazione dello stato della coalizione. E’ assurdo, infatti, che dinanzi ad uno scenario nuovo, determinato da quello che può definirsi la punta dell’iceberg, si avvii (sembra la legge del contrappeso) un processo di distinguo, fughe in avanti, ricerche di iniziative solitarie e giochi individuali da parte dei singoli alleati della CdL che, oggettivamente, diventano le ciambelle di salvataggio di un centrosinistra oramai a pezzi.
                       Perché questa corsa al masochismo? Perché non fermarsi e riflettere? E’ urgente e vitale per l’intera alleanza, farlo. La fase che si apre, infatti, è aperta ad ogni sviluppo: dipende anche da noi la sua evoluzione o la sua involuzione.
                       E’ necessario quindi, in primis, smetterla di fare come quegli eredi che, a babbo ancora vivo, si accapigliano attorno al letto del presunto moribondo per accaparrarsi l’eredità . Per questo non c’è notaio che tenga, né possono esistere investiture da delfino. Il leader che potrà aspirare a sostituire Berlusconi, quando sarà , deve anzitutto diventare punto di riferimento, per capacità , carisma e atteggiamento unitario, dell’intera coalizione o almeno della sua grande parte.
                       Secondo: bisogna passare da subito a dare corpo alle scelte politiche delle settimane passate, realizzando
                       Terzo: contribuire a modificare la legge elettorale esistente (il porcellum) inserendo due necessarie correzioni. Le preferenze nella scelta dei candidati, liquidando la vergogna che tutto sia deciso razionalmente dai partiti, ed inserendo il premio di maggioranza anche al Senato da conteggiare nazionalmente. Questa seconda scelta può non risolvere il problema delle differenti maggioranze nei due rami del Parlamento, e quando ciò dovesse verificarsi, si può individuare la maggioranza che deve governare il Paese con la somma dei voti di Camera e Senato.
                       Ma, per carità , fermiamoci, prima che sia troppo tardi.
          Â
                                                                                                     Giovanni ALVARO
                                                                                             Direzione Nazionale Nuovo PSI
Reggio Calabria, 18.11.2007
Sino a quando Romano continua a non cadere?
L´angolo di Ermenegildo
Oggi abbiamo firmato l’appello di Silvio per andare a votare al più presto. Bene! Ma sappiamo, che Romano è ancora potente e tenace, forte di sostegni trasversali: laici e cattolici. Ricordiamo infatti, ( di recente lo ha riscritto anche il Presidente Emerito) che all’epoca della tragedia fu l’unico italiano la quale gli ‘spiriti’ comunicarono dove fosse la prigione di Aldo Moro.
Ricordiamo ancora che durante Tangentopoli fu l’unico grande boiardo di Stato che nonostante l’ignaro e pressante inquisitore Tonino, fu assolto in 24 ore, salendo al Colle di Oscar (ex Ministro di Bettino). Ed è cosi che oggi Romano forte della (fumose!) primarie e del voto bipolare incerto esterna con pervicacia il diritto a restare a Plazzo Chigi malgrado la maggioranza del Paese manifesti e firmi per sloggiarlo. Gianfranco e Pier non lo vogliono premier, però l’uno traguarda al referendum che ha firmato, l’altro al Governo Istituzionale. Il Colle dal canto Suo non vuole sciogliere le Camere se prima non si cambia il ‘porcellum’ ma l’accordo per nuove leggi non ci sarà . Specie dopo il fantasioso Walter-Vassallo (si ma anche!).
Siamo quindi in pieno del pericoloso ingorgo Istituzionale che Lab aveva previsto sin dal 6 09 07. Potremo uscire dall’incrocio peggiore incontrato dal 46 ad oggi, solo superando i contrasti, attuando subito la federazione della Cdl, proponendo un programma di riforme sociali, istituzionali ed elettorali che TUTTI INSIEME affidiamo alla prossima legislatura . Su questa strada incontreremo gli italiani amati delle libertà ed altri parlamentari liberal riformisti.
E cosi entro il 2008 il Colle ci dovrà consentire di andare alle urne con l’ unica legge elettorale possibile: il porxcellum modificato con le proposte di Silvio.
E se rifiutano? Peggio per tutti loro!
INTERESSA SOLO L’APPARIRE
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Le due vicende, purtroppo dolorose, che hanno catalizzato l’attenzione nazionale e quella calabrese sono la cartina di tornasole sulla capacità di governo di Prodi e di Loiero. Il massacro della povera signora Giovanna a Tor di Quinto a Roma e la morte assurda, per malasanità , del dodicenne Flavio a Reggio Calabria, hanno segnato negativamente, ma come se fossero in replica, le azioni espresse dai due governi per tentare di contrastare le dure e legittime critiche dell’opinione pubblica.
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Messa a nudo la politica della libera immigrazione nel paese dei balocchi, così come viene visto dai disperati che scelgono di entrare in Italia, e denudata la sanità regionale che viene vista come mera occasione di occupazione, senza alcuna remora, di ogni posto di sottogoverno che essa offre, il duo Prodi-Loiero si è lanciato in iniziative (comunque tardive) e proclami (comunque solo verbali) che hanno il sapore del mettere la coscienza in pace e nascondere ad una opinione pubblica frastornata, ‘incazzata’ e pronta ad esplodere, l’inconsistenza di chi ha in mano le redini nazionali e regionale.
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Prodi ha cincischiato per settimane su un pacchetto sicurezza che, per mettere d’accordo tutte le componenti della propria ‘armata Brancaleone’, si era ridotto ad un disegno di legge che avrebbe navigato per mesi nel Parlamento e, nel migliore dei casi, avrebbe visto la luce almeno due anni dopo (sempre se l’attuale legislatura continuasse il proprio cammino). Dinanzi allo shock causato dal massacro di una inerme cittadina per mano di un criminale ‘comunitario’, è maturata la scelta del decreto legge, su suggerimento di Veltroni che tenta, così, di occultare le responsabilità nel proprio ruolo di sindaco che ‘ignorava le favelas’ ai margini della città o lungo il Tevere.
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Loiero, indaffarato solo a misurarsi col signor Minniti, nella creazione del PD, annuncia, urbi et orbi, che cadranno delle teste per la morte del dodicenne. Non coglie la palla al balzo dimettendosi con la sua Giunta, né decide di licenziare, su due piedi, l’ex Magistrato, ‘prestato alla politica’,
la Doris Lo Moro, per acclarata e palese incapacità a gestire
la Sanità calabrese, ma pensa solo a colpire chi avrebbe ritardato la pratica delle assunzioni di autisti di autoambulanza.
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L’uno e l’altro, Prodi e Loiero, sanno che devono superare il momento critico dell’attenzione dell’opinione pubblica, per cui puntano ad apparire quelli che non sono, ben sapendo di non essere.
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La vicenda di Roma può innescare un mai sopito razzismo con azioni squadristiche contro cittadini rumeni che nulla hanno a che fare con l’ignobile vicenda di Tor di Quinto (e in questa direzione va fortemente criticata
la Magistrata Matone che, perennemente ‘ospite’ di trasmissioni tv, ha buttato benzina sul fuoco con le sue personali statistiche divulgate senza alcuna cautela).
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La vicenda invece deve essere assunta come occasione per affrontare e definire l’atteggiamento italiano nei confronti della immigrazione comunitaria o meno. Il Nuovo Psi deve battersi per ottenere che la permanenza sul nostro territorio, in alloggi adeguati messi a disposizione dai poteri locali, non deve superare i tre mesi entro i quali l’immigrato deve trovare lavoro pena la sua espulsione reale. E qualora venga effettuato il reingresso usare la mano forte con il reale espletamento delle sanzioni anche restrittive. L’obiettivo è quello di evitare una permanenza in condizioni disumane che favorisce il degrado fisico e morale, per selezionare chi può vivere perché trova lavoro da chi magari vuol vivere di espedienti, elemosine, furti e quant’altro.
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La vicenda della Calabria può essere assunta per realizzare quel salto di qualità nella sanità per evitare, da una parte, il mantenimento di livelli qualitativi veramente bassi, e dall’altra, la fuga dei nostri medici che affollano gli Ospedali di ogni città del Nord. Per questo obiettivo però non bastano i proclami, c’è da voltare veramente pagina. Sarebbe ora, carissimo Loiero, di sgombrare il campo,
la Calabria, ne stia certo non avrebbe alcun rimpianto.
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                                                                                     (Giovanni Alvaro)
                                                          Segretario Provinciale e membro della Direzione Nazionale
Reggio Calabria 04.11.2007
BERLUSCONI: SPERIAMO CHE ITALIA NON DIVENTI COME ROMA =
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FUNERALI REGGIANI. APPLAUSI PER FINI, AMATO NEL GELO
CONCLUSA LA CERIMONIA, ALL’USCITA QUALCUNO INVOCA L’ERGASTOLO(DIRE) Roma, 3 nov. – Sono terminati da pochi minuti i funerali di Giovanna Reggiani nella Basilica di Cristo Re a Roma. Tra i primi a lasciare la Chiesa, per quanto riguarda i politici e i rappresentanti delle istituzioni, il ministro degli Interni Giuliano Amato, che per tutto il tempo dei funerali e’ stato seduto in prima fila, e il leader di An Gianfranco Fini.
Diverse le reazioni della gente all’uscita dei due politici.
Nel momento in cui Amato e’ entrato in macchina si e’ sentito qualche flebile fischio e una voce ha detto: “Questi sono i risultati”, facendo riferimento alla politica del governo sulla sicurezza. Applausi invece per il leader di An. A Fini qualcuno tra la folla assiepata fuori dalla chiesa ha battuto le mani e ha detto piu’ volte “Bravo, bravo”. La folla per tutta la cerimonia ha avuto per tutto il tempo un comportamento composto e silenzioso. Solo all’uscita del feretro della signora Reggiani e’ esplosa in un applauso ripetendo ad alta voce “Giovanna, Giovanna”. Ma qualcuno non ha saputo trattenere la rabbia e a quel punto, riferendosi al giovane rumeno, ora in carcere per l’aggressione alla donna, ha urlato: “Ergastolo, ergastolo. Ci vuole la pena di morte”.
Commosso all’uscita del feretro il marito della Reggiani, Giovanni Gumiero che ha sceso le scale della Basilica di Cristo Re trattenendo le lacrime e abbracciato agli altri familiari della vittima.