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rassegna stampa varie agenzie: De Michelis ha deciso se ne va, il Nuovo PSI no!
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| SDI: DE MICHELIS ”
 == CONGRESSO SDI: DOCUMENTO GIOVANI SDI-NPSI-SI-SINISTRA DS =
 SDI: BATTILOCCHIO , STORICA OCCASIONE PER TUTTI SOCIALISTI
 SDI: DE MICHELIS, SCELTA FATTA, CON VOI PER COSTITUENTE
 NPSI: CALDORO, NEL PD DI PRODI NON C’E’ POSTO PER SOCIALISTI
 SDI: CALDAROLA A SOCIALISTI, SONO FINALMENTE A CASA =
 CONGRESSO SDI: E FU ABBRACCIO FRA DE MICHELIS E BOBO CRAXI… =
 Apc-SDI/ CALDORO: DE MICHELIS HA SCELTO, IL NUOVO PSI NO
 SDI: ARRIVA COSTITUENTE SOCIALISTA PER SANARE DIASPORA/ANSA
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Apc-SDI/ BATTILOCCHIO: BENE BOSELLI, CRESCE ENTUSIASMO PER RIFARE PSI
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SDI: BOSELLI, UNIRE SOCIALISTI E CHI NON VUOLE PD =
| SDI: BOSELLI, UNIRE SOCIALISTI E CHI NON VUOLE PD = | |||
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UDC, CASINI AL CORSERA: “IL TERZO POLO? E’ UN’IDEA ASTRATTA”
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| (9Colonne) – Roma, 13 apr – “Il terzo Polo è un’idea astratta. Può diventare una necessità . Un rimedio”. E’ quanto afferma Pier Ferdinando Casini in una intrevista al Corriere della Sera, nel giorno in cui si apre, a Roma, il congresso dell’Udc. La prospettiva è ristrutturare il sistema politico: “Aspetto sulla riva del fiume – dice – che passino le bugie”. “Tutta la storia del cattolicesimo democratico – aggiunge – nasce da una sorta di attrazione fatale verso la sinistra perché là sventolano le bandiere della pace, là si difendono i poveri. Ma poi sono venuti Wojtyla, Ratzinger e Ruini, ad aprire una nuova stagione, a confutare l’idea della Chiesa come una grande ong”. Sottolinea quindi di non essere “innervosito” dalla querelle con berlusconi: “Non mi sento un perseguitato, perché non lo sono”. “Il ragionamento che sviluppa con i collaboratori – sottolinea il quotidiano – è che, se davvero l’Udc fosse irrilevante, i giornali non scriverebbero che berlusconi ha frenato sulla vicenda degli ostaggi per non lasciarle spazio”. “Non sarà la questione della leadership o dei rapporti con berlusconi che Casini incentrerà il congresso” sottolinea ancora il quotidiano ma quella che “il partito rimane alternativo alla sinistra” e “Casini resta convinto che nel ’94 Martinazzoli abbia compiuto un errore: se, d’intesa con Segni, avesse schierato 131104 APR 07 |
(9Colonne) – Roma, 13 apr – Più che ad allearsi con lui e con Mastella, preme a Casini rinfrancare il proprio elettorato: “Se siamo al 7% con questo clima, non potremo che crescere”. Del caso Mastrogiacomo Casini di dice convinto che sia un “pasticcio, di cui però è inopportuno discutere in piazza”: “L’idea di una commissione di inchiesta sui sequestri è davvero da repubblica delle banane. Quando toccò a noi occuparcene, Gianni Letta si mosse con straordinario senso dello Stato. Non a caso già l’anno scorso si pensava a lui come candidato a Palazzo Chigià “. Per quanto riguarda il referendum elettorale, “Casini è pronto a cavalcarlo, a capeggiare il no, a rivendicare la proprietà di un risultato che finirebbe comunque per legittimare il proporzionale; e magari aprire la strada al sistema tedesco, che superi le divisioni artificiali e avvicini le forze omogenee: tanto la scelta del sistema elettorale non sarà fatta ora, “ma all’ultimo momento”. A poche ore dall’avvio del congresso Casini esprime quindi rispetto per gli avversari: “Con Franceschini stiamo invecchiando insieme; ero amico della fidanzata di D’Alema, Giusi Del Mugnaio, ho sofferto con lui quando l’ha persa”. Mentre con Follini non si sentono più dopo che si è spento “un forte sentimento”.
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A che serve la riunione del 14, con queste premesse?
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                              Avevamo pensato, interpretando gli orientamenti della stragrande maggioranza dei compagni calabresi, che la riunione del 14 aprile potesse essere utilizzata, in un clima rasserenato, per riprendere le fila di un dibattito che dovrebbe, pur nella diversità dei convincimenti, vederci comunque uniti. Sostenevamo che non ci si poteva permettere il lusso di scivolare nel baratro dell’ennesima scissione. Â
                              Avevamo quindi salutato positivamente la raccomandazione del compagno Mauro Del Bue acchè la riunione di Sabato potesse svolgersi nel massimo rispetto per le opinioni di tutti, senza processi o criminalizzazioni, ma l’intervento del compagno Verrecchia sembra andare decisamente in altra direzione. E così certamente non va. Se questo è il terreno di confronto per ritrovare i comuni denominatori dello stare assieme, siamo lontani anni luce da ipotesi di reale ricomposizione. E vediamo comunque perché.Â
                              Verrecchia parte, e non a caso, contestando la validità delle ‘presunte’ decisioni ‘non accettabili’ del CN del 31 marzo dimenticando che il documento è stato messo ai voti dal compagno Pizzo e che ha ricevuto solo 5 voti contrari. Il concetto di maggioranza e minoranza che si ha è chiaramente fuori da ogni logica, ed è altrettanto fuori da ogni logica anche il continuare a pensare che le decisioni assunte siano cancellabili. La più importante di dette decisioni è la convocazione del Congresso nazionale per il 23 e 24 giugno prossimi. Â
                              Subito dopo Verrecchia ripropone la lettura strumentale delle decisioni del 17 novembre pensando di cogliere una contraddizione tra quanto deciso e quanto il Coordinatore nazionale, Stefano Caldoro, (contro il quale bisognerebbe smetterla di continuare a seminare veleni) dichiara nelle sue interviste. Ci si dimentica che mai è stato deciso che bisognava collocarsi fuori dalla Casa delle Libertà , ma si è semplicemente affermato, tra l’altro all’unanimità , che “il Nuovo Psi è forza politica autonoma della sinistra riformista e liberale, collocata all’opposizione del governo Prodi, distinta dalla Casa delle libertà , che peraltro non esiste più, almeno nelle forme del passato, che hanno consentito un’alleanza politica ed elettorale col nostro partitoâ€. In nessun passaggio è sancita la rottura dell’alleanza: il senso del deliberato è che era necessario rinegoziare i termini del nuovo possibile accordo. Che l’esperienza con
                              Verrecchia tra l’altro fa finta di ignorare che non c’è neanche, nelle decisioni del 17 novembre, la delega al Segretario per ‘sposare’ Bertinoro col carico di ambiguità e voglia di traghettamento della nostra comunità nella cosiddetta sinistra dominata dai comunisti, ex e post che siano. Nessuno ha conferito al Segretario la delega per avviare
                              Il Consiglio è stato convocato, a denti stretti, il 31 marzo sol perché ben 7 regioni ne avevano chiesto la convocazione, ed era estremamente difficile ignorare questa richiesta senza correre il rischio di una convocazione che poteva essere fatta da qualche Magistrato. Forse questa legittima e statutaria richiesta è alla base delle difficoltà che la riunione ha registrato all’Hotel Palatino. Â
                              Tutto il resto, scritto da Verrecchia, è di competenza del Congresso, perchè senza regole certe gli appelli all’unità lasciano il tempo che trovano. Ma Sabato 14 aprile, a questo punto, a che serve? A dilaniarci ulteriormente? Forse il tempo delle riflessioni pacate è ancora lontano. Aspettiamo la fine della campagna elettorale amministrativa, e forse dopo sarà più facile rimetterci a discutere di politica e del Partito.Â
Il Gruppo dirigente calabrese del Nuovo PSIAdolfo Collice                   – Commissario Regionale Giovanni Alvaro                 – Commissario Reggio CalabriaGianfranco Bonofiglio       – Commissario CosenzaDomenico Fulciniti             – Commissario CatanzaroCarlo Pantano                     – Commissario Vibo Valentia
Per verità di storia e di politica
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Sta diventando ormai una costante, che appare sul sito, il racconto, spesso falso, molte volte di parte, di quanto è accaduto lo scorso Sabato 31 Marzo al Consiglio Nazionale del Nuovo PSI.
Lo spettacolo è certamente sconfortante, può provocare forte delusione e senso di scoramento nei confronti dei compagni che ancora credono nella possibilità di una riproposizione Socialista.
Osservo con crescente indignazione la ricostruzione da parte di alcuni di quanto è accaduto che accusano alcuni compagni delle più calunniose malefatte.
Leggo e sento parlare di boss mafiosi, di combriccole organizzate, di gruppo di delinquenti, di bande criminali.
E si porta a conferma di ciò il video apparso su you tube.
Non so se chi riporta il video lo fa senza averlo guardato, con spirito quindi poco costruttivo, o lo fa convintamene, ma la verità è diversa e non si può negare quello che appare.
L’apertura dei lavori vedono in scena l’insediamento di un tavolo di Presidenza che non era quello concordato e poi il Segretario Nazionale che si accinge a fare la relazione “su tutti i punti dell’odgâ€, come lui stesso dice.
A quel punto dopo vari interventi Caldoro chiede la parola per fare una mozione d’ordine, chiedendo quindi che l’ordine dei lavori segua l’odg fissato e, dopo, al 4° punto far fare al Segretario Nazionale la sua relazione.
A quel punto, non prima scoppia la bagarre contro Caldoro (sarebbe strano se i “suoi†pulmann si fossero scatenati contro di lui) che viene assalito ed interrotto.
Cari compagni, il nostro è sempre stato un partito tollerante, rispettoso delle diverse idee, in cui ci sono sempre stati degli scontri dialettici, ma in cui non si è mai travalicato il limite.
Leggere di accuse ingiuriose nei confronti di compagni, di censure (così mi riferiscono), di offese personali che appaiono sul sito e nel forum (ho scoperto un prolificare di nomi nuovi mai visti prima e di compagni che si camuffano sotto pseudonimi), mi pare dia il senso di una comunità (come ama definirla Del Bue) che tale non è più.
Parliamo di politica invece, e se dobbiamo dividerci facciamolo sui contenuti.
Nessuno di noi è dipendente di Berlusconi, né questo linguaggio, che potrei definire Comunista (ma a quel punto mi porrei sullo stesso piano di chi vuole sfasciare), aiuta a dipanare i problemi.
Nessuno ritiene che l’identità ed autonomia siano percorsi ai quali rinunciare.
Certamente con delle chiarezze.
SDI e Socialisti Italiani, rappresentano tutta l’aria riformista?
L’aggiunta di Caldarola ed amici esauriscono la possibilità del percorso Riformista?
Io credo di no, credo che molti Riformisti e moltissimi Socialisti siano dall’altra parte, orgogliosi del proprio passato e della propria storia.
Orgogliosi di appartenere all’area Socialista, convinti delle proprie idee, della propria cultura e della propria identità .
E convinti della propria AUTONOMIA.
IÂ Socialisti non hanno padroni per definizione.
Apriamo allora un dibattito, vero, e non celato dietro opportunismi di maniera, chiariamoci una volta e per tutte sui diversi percorsi.
Io sono un uomo di sinistra, lo sono sempre stato e sempre lo sarò, ma non andrò MAI con questa sinistra.
Non permetterò mai che i miei ideali, i miei valori la mia storia vengano assorbiti da questa finta sinistra.
Non permetterò mai che si svenda la storia ed una tradizione di un Partito glorioso come il nostro per fare un’unificazione che sa di annessione e che ci vuole portare nell’attuale CentroSinistra.
Nel dibattito politico è venuta meno,la consapevolezza del gruppo dirigente,che i Socialisti del “Nuovo P.S.I.â€,nonostante documenti in sede di “Direzioni†Regionali e Nazionali non ritengono finita l’alleanza con
Se le condizioni non mutano non v’è ragione di modificare il nostro schieramento.
Certo la politica è in movimento, speriamo presto si arrivi ad una riorganizzazione del sistema bipolare, ma adesso nulla è mutato.
La stampella di Prodi, mi dispiace No!
Guglielmo Angelo
 Ex Direzione Nazionale Nuovo PSI
Lombardia
Che vogliamo fare? Roberto Bianchi
La forza delle immagini è formidabile: un video,una fotografia,raccontano più di molte parole.
Per questo,innanzitutto vorrei complimentarmi (e ringraziare per il servizio reso) con coloro che curano il sito del NuovoPSI per aver inserito anche i documenti video relativi ai lavori del Consiglio Nazionale del partito.
Contestualmente,però, vorrei esprimere tutto lo sdegno per l’atteggiamento di coloro che prima hanno fomentato la bagarre romana e poi protestano, perchè il videoresoconto delle loro gesta è stato messo in Rete.
Quanto successo al Consiglio Nazionale è di una gravità della quale non è difficile cogliere tutta la valenza.
Abbiamo visto un gruppo di facinorosi, nei quali ovviamente si possono identificare solo i gerarchi (il resto della banda non si sa nemmeno se fosse composto da iscritti veri o da picchiatori raccolti in qualche periferia), che con metodi prevaricatori hanno dapprima zittito il segretario politico del Nuovo PSI che si accingeva a svolgere come è ovvio la sua relazione introduttiva, hanno fatto degenerare i lavori del Consiglio Nazionale scatenando la bagarre, hanno trasferito la rissa in strada compiendo veri atti di violenza, per poi, dopo una mediazione fra Caldoro e De Michelis (ma ha tutta l’aria di un ricatto imposto con la forza!) congelare la situazione facendo approvare per “acclamazione†(ma chi si credono di essere questi figuri, forse Craxi?) un documento “politicoâ€(?!) che oggettivamente delegittima il segretario e dichiara imminente la resa dei conti interna.
Mentre si stanno muovendo i primi passi, le prove di dialogo per l’avvio di una costituente dei socialisti,di tutti i socialisti, l’area dei dipendenti di Berlusconi iscritti al NuovoPsi tenta di boicottare questo percorso che davvero può portarci lontano; tutto ciò, sia chiaro, sarebbe pure legittimo, se si rispettassero le regole della democrazia e lo statuto del partito. Essendo una persona che vive esclusivamente del proprio lavoro non capisco appieno la natura di ragioni così convincenti per cui un iscritto al Nuovo PSI , oggi, non voglia nemmeno tentare la strada del confronto con lo SDI e gli altri tronconi mediante la costituente, ma insista, con un ingiustificato accanimento terapeutico,a tenere in piedi un’esperienza ormai conclusa e superata come è stata la collaborazione con la CdL ( che a dirla proprio tutta, non ha dato grandi vantaggi, se non a qualche nostro singolo dirigente particolarmente rapace).
In un momento in cui si stanno rimettendo in movimento molte forze politiche prima inchiavardate nei “poliâ€;
in cui il dibattito sulla legge elettorale si fa sempre più intenso e mostra ,perciò, meno in lontananza la possibilità di esiti apprezzabili; in cui nello stesso SDI il dibattito è acceso e può preludere ad una resa dei conti sulla scellerata operazione “Rosa nel Pugnoâ€; in cui il Partito Democratico sembra essere sempre più una realtà che mentre unifica istanze eterogenee perde vistosamente pezzi qualificati ; in un momento come questo dove la parola d’ordine per i socialisti dovrebbe essere la ricerca di ogni più piccolo embrione di unità , con le elezioni amministrative imminenti , lascia sconcertati l’atteggiamento di chi sembra non accorgersi di niente e si sente vincolato soltanto dalla fedeltà al Centrodestra (che i più lucidi del centro, peraltro, stanno già , gradualmente mollando!)
Ma, ripeto, in democrazia devono trovare spazio tutte le opinioni, anche quelle che alla prima impressione possono sembrare sbagliate.
La democrazia però ha delle regole che vanno rispettate perché molto spesso è un terreno in cui la forma è la sostanza.
All’ultimo Consiglio Nazionale la democrazia è stata calpestata e sfregiata da un manipolo di violenti.
Ma non solo questo abbiamo visto a Roma.
Abbiamo visto anche un Segretario (che fosse anche solo per l’aggressione subìta va difeso comunque) in grandissima difficoltà politica e personale: quanto successo è frutto anche della gestione superficiale del partito sia per quanto riguarda il tesseramento che per quel che riguarda i bilanci.
Ma il segretario del partito, per ragioni sconosciute, o non vuole, o non può risanare questa situazione.
Il problema però si pone in termini secchi: certe situazioni o si contrastano o se ne diventa complici:
De Michelis, che vogliamo fare?
Roberto Bianchi
Responsabile Cultura e Comunicazione
Nuovo PSI – Lombardia
L’incontro del 14 aprile: un’ottima occasione di confronto. Mauro Del Bue
Accolgo volentieri la proposta di un incontro, al quale parteciperò, tra l’esecutivo del partito e i segretari regionali da svolgere nella mattinata di sabato prossimo, 14 aprile. Credo sia giusto che all’incontro siano stati invitati tutti i segretari regionali, senza esclusione alcuna. Raccomando solo quanto segue:
1) Che all’incontro presenzino solo i componenti dell’esecutivo e i segretari regionali. Dobbiamo uscire da quest’idea assembleare della politica che poi ci spinge e svolgere riunioni come quella dell’ultimo Consiglio nazionale.
2) Che la riunione si svolga nel massimo rispetto per le opinioni di tutti, senza processi o criminalizzazioni, ma certo con l’impegno solenne a non ripetere risse e farsesche discussioni statutarie, stile ultimo Consiglio.
3) Che si assuma l’impegno a definire insieme i contorni di una vita democratica in una piccola comunità come la nostra, dove valgono le decisioni degli organi, di tutti gli organi, dove il segretario ha il potere che gli viene conferito da un congresso, dove a nessuno può essere mai consentito allo stesso tempo di promuovere congiure di palazzo o assalti alla baionetta. La cosa che più mi ha colpito in queste settimane è che ci sono un po’ troppi compagni che si trovano a loro agio nelle divisioni e considerano l’unità anziché un bene un vizio. Ritengo questo non solo un comportamento sbagliato, ma addirittura esiziale. Davvero continuare e a dividere l’atomo, come già avvenuto al non congresso del 2005, ci darà qualche chanche futura?
4) Che si separino gli scontri del Consiglio con l’incontro di sabato. Se ci sono stati comportamenti violenti personali questi vanno denunciati e puniti anche con provvedimenti disciplinari. Se vi è stata una gazzarra organizzata va condannato chi lo ha fatto. Ma ho la sensazione che non ne caveremmo un ragno dal buco e non intendo partecipare a uno scontro di principio tra chi sostiene che, come io credo, il segretario del partito abbia diritto sempre a svolgere una relazione all’inizio del Consiglio, e chi sostiene che l’ordine del giorno comportava la relazione del segretario al quarto punto. Far credere che su questo si siano verificati i noti fatti è davvero molto difficile, ma almeno formalmente è stato così.
5) Il nostro incontro, se vuole essere positivo, dovrebbe invece fornire un calendario di appuntamenti per promuovere e definire le scelte politiche del partito, accertando ancora una volta la convergenza che da mesi si è registrata negli organi, o la differenza, quindi formando una maggioranza e una minoranza, naturalmente da verificare in un congresso nazionale.
6) E soprattutto dovrebbe sottolineare le cose che non sono soddisfacenti nella gestione del partito: la difficoltà a comunicare le nostre posizioni, se non quando il nostro dibattito diviene occasione per una cronaca di costume, la nostra amministrazione fino ad ora approntata a superficialità , senza atti contabili approvati annualmente, organi dei quali spesso non si ha contezza della loro composizione e tesseramenti in qualche parte contestati e non si capisce se approvati o meno dagli organi competenti.
7) Le regole della nostra convivenza: questo dovrebbe essere il tema dell’incontro. Regole chiare e certe, definite una volta per tutte. Al di fuori di tutto questo, e se intendiamo continuare a procedere nel modo farraginoso e superficiale degli ultimi mesi, se ognuno di noi, compresi i compagni che ritengono di essere stati danneggiati, non assumono un atteggiamento consono a far prevalere il bene collettivo rispetto ai pur comprensibili diritti individuali o di gruppo, è meglio dirci addio. Se insomma non siamo una comunità , ma più comunità , ritengo sia inutile stare insieme se non per danneggiarci reciprocamente. E’ evidente che le differenze di linea politica si sono combinate in questi mesi con contrasti di organigrammi, prima prospettati e poi negati. E che quattro organi di partito hanno votato all’unanimità documenti politici da luglio ad oggi e la base di un intesa congressuale è stata definita. Si vuole rimettere tutto in discussione? Può essere un’idea…
8) Tra poco inizierà la campagna elettorale per le prossime amministrative. Dovere di noi tutti è appoggiare le nostre liste, ovunque esse siano collocate. Credo che la cosa migliore in questa fase pre-elettorale sia quella di concorrere ad un buon risultato del nostro partito. L’unico che poi conti davvero, se non vogliamo organizzare una comunità senza voti e con un dibattito che si trasforma in rissa. Cioè se non vogliamo diventare solo un’occasione da cronaca nera e rosa. Se non ci preoccupiamo di verificare se siamo ancora un partito, cioè se abbiamo ancora una base minima di consenso, di cosa stiamo parlando? Ne siamo tutti consapevoli o non sta prevalendo anche tra noi una tendenza a mettere sotto processo tutto il gruppo dirigente, come se tutti fossimo la stessa cosa, per verificare se magari qualcuno può sostituire qualcun altro? Tendenza legittima sempre, sia ben chiaro. Ma se continuiamo in questo modo i presunti rinnovatori cosa andranno mai a rinnovare?
Mauro Del Bue
Barani: Obiettivo primario il riavvicinamento e la sintesi delle disperse formazioni socialiste presenti nei due riottosi megaschieramenti.
L’On. Lucio Barani, dopo il recente Consiglio Nazionale del Nuovo PSI conclusosi in una contrapposizione interna accesa ed appassionata, ma sterile ed inconcludente che non ha giovato all’approfondimento del dibattito, particolarmente necessario e vitale in questa fase movimentata del quadro politico nazionale, intende informare l’opinione pubblica locale e nazionale relativamente alle posizioni da Lui assunte in quella sede unitamente al collega On. Mauro Del Bue.
1. Necessità di un maggior impegno nella divulgazione ad ogni livello e con ogni mezzo delle posizioni che il Nuovo PSI assume nell’ambito parlamentare e nelle Amministrazioni locali;
2. Accogliere e valorizzare forze giovani le quali, di fronte al crollo dei massimi sistemi, appaiono sempre più sensibili ad accogliere i principi e la cultura del Socialismo liberaldemocratico che con sacrificio noi ci impegniamo quotidianamente a difendere, evitando assimilazioni fin troppo facili che snaturerebbero i nostri ideali e la nostra storia. In particolare è necessario intervenire là dove, come in Toscana, manca entusiasmo innovativo, voglia di proporre e di confrontarsi e la nostra immagine perde i propri connotati distintivi;
3. E’ importante nel momento attuale avere come obiettivo primario il riavvicinamento e la sintesi delle disperse formazioni socialiste presenti nei due riottosi megaschieramenti centro destra e centro sinistra destinati in tempi brevi a scomporsi ed a determinare nuovi scenari, più omogenei, nei quali un Partito Socialista Unito potrà trovare una collocazione politica più convinta, senza riserve ed in linea con la sua storia.
On Lucio Barani
Deputato Nuovo PSI
Tesoriere del Partito
Lì 06/04/2007
Per una fase Costituente. F.G.
E’ indubbio che la politica abbia in sé i tratti della passionalità , della ruvidezza e non di rado della rissosità . Il rapporto tra i due schieramenti, dentro e fuori le Aule parlamentari nell’ultimo decennio della vita politica del Paese, persino negli stessi partiti che ne costituiscono la dorsale, ne è del resto la riprova. Ciò avviene, ed è avvenuto, in molte democrazie contemporanee e nella gran parte delle organizzazioni politiche e degli interessi collettivi.
Laddove c’è confronto, contrasto di posizioni, talvolta conflitto di interessi, aspirazioni di governo o esigenza di rappresentanza, non mancano divisioni e fratture, talvolta separazioni. Queste fibrillazioni permeano il sistema politico e finiscono spesso per coinvolgere le stesse istituzioni, sì da provocare veri e propri strappi istituzionali. Non sempre si arriva alla rottura istituzionale, ma il deficit di funzionamento è tale da indebolirne fatalmente l’azione, la trasparenza e la fiducia.
Molto più frequentemente, certo, avviene all’interno dei partiti, nonostante le regole democratiche e in ogni caso entro certi limiti.
La politica guida e indirizza le istituzioni e, si dice, queste ultime sono le ombre allungate degli uomini. Se così è, non è poi così difficile trovare le ragioni per le quali le nostre istituzioni, nell’ultimo quindicennio, siano state così poco sensibili e instabili nel rappresentare al meglio l’interesse collettivo e generale del Paese.
C’è sempre una parte versus l’altra. Naturalmente il conflitto è parte integrante della democrazia, ne alimenta l’evoluzione e la direzione, spesso il ricambio della classe dirigente. Esso però deve essere metabolizzato, governato, mediato, e non lasciato a sé stesso.
Nei momenti difficili, allorquando il rischio è quello della deflagrazione, almeno nei sistemi politici consolidati e più stabili, più responsabili potremmo dire, si giunge alla frattura e alla separazione in seguito ad un contrasto strisciante, oppure al termine di una divaricazione incomponibile.
La storia dei socialisti in questo Paese, in particolare, ancor prima dell’odierno assetto bipolare -benché esistesse una divisione ben più netta quale quella di Yalta- è ormai nell’immaginario collettivo la storia di una coazione a ripetere.
Nel corso di questo lungo tratto di storia del paese il partito socialista, che più di altri ha promosso e sostenuto i valori ed i princìpi del riformismo socialista, è più volte inciampato in fratture interne, in lacerazioni e in scissioni. Più di una volta si è trovato scosso nelle fondamenta in presenza o a seguito di scelte importanti.
Eppure non sono mancati i momenti in cui, benché su posizioni diverse, nulla ha impedito il formarsi di maggioranze e legittime minoranze. Entrambe con la stessa dignità e il medesimo rispetto, ognuno con la propria responsabilità .
A differenza di ieri, tuttavia, esito evidente di una politica avvelenata dai semi della mutazione che ha permeato il sistema politico e della rappresentanza degli interessi negli ultimi quindici anni – e che si ritrova evidentemente in molte altri soggetti politici –oggi, laddove c’è il dissenso sembra quasi naturale e legittimo che dietro l’angolo vi sia già pronta la trama della delegittimazione, quando non l’agguato politico.
Avviene nella famiglia socialista, ma anche altrove le cose non vanno certo meglio.
Un autorevole Ministro della Repubblica ammette che non parteciperà ai lavori congressuali del proprio partito perchè il confronto interno è ormai diventato una ‘conta tra bande’. La stessa costruzione del PD, che pure dovrebbe essere il contenitore e la piattaforma del ‘nuovo’ soggetto riformista-liberale-democratico del paese appare sempre più un lungo e contradittorio negoziato di elìte.
Vi è dunque una questione di carattere più generale, che riguarda sì i socialisti ma che finisce per coinvolgere in realtà il sistema dei partiti in quanto tali. Quando i socialisti parlarono di Grande Riforma intendevano anche questo.
Più di una volta i socialisti sono stati dilaniati per eterodirezione, e sull’argomento c’è da porsi forse oggi una domanda: sono stati bravi gli ispiratori nei loro progetti di frantumazione del PSI, o sono stati viceversa incapaci i socialisti di difendersi, di difendere sé stessi, la propria identità e autonomia da queste scorrerie esterne?
E’ forse una questione antropologica, fine a sé stessa, o la risposta non va forse rintracciata nel fatto che in questo lungo percorso il riformismo socialista, quello che fa riferimento da sempre al socialismo europeo -il quale ancora oggi rappresenta una delle esperienze politiche più feconde e originali della vecchia Europa – al di là delle percentuali elettorali, è una fattispecie da controllare e manomettere perché rappresenta un dinamismo culturale e politico tanto fecondo da rappresentare un insidia per il confronto politico?
La bagarre del Consiglio Nazionale del Nuovo PSI rappresenta bene, purtroppo, un metodo ed un costume della politica che si è andato via via dilagando e che sembra ormai completamente sfuggire alla responsabilità alla quale sarebbe in realtà chiamata la politica, alla sua stessa ragion d’essere.
Vi è un debordamento fuori controllo, una fragilità , un deragliamento dalle regole di autogoverno responsabile che non corrisponde più alla politica che dovrebbe interpretare, mediare, portare a sintesi i contrasti e le contraddizioni di una realtà contemporanea sempre più complessa, e guidare poi le istituzioni con i propri uomini. A larga parte della politica sembra ormai interessi più che l’esercizio della rappresentanza la ricerca di ‘zone franche’, di extraterritorialità di giudizio e di verifica.
Il nesso causale tra instabilità istituzionale, sfaldamento del sistema politico e la diffusa insofferenza e indifferenza dei cittadini nei confronti della politica è da rintracciare in questo metodo, in questa sindrome; vale a dire in una politica che sembra ormai completamente avvitata su sé stessa in un percorso di autoreferenzialità , scollata da una società reale che va avanti nonostante la politica.
Nella comunità del Nuovo PSI, per tornare al Consiglio Nazionale di pochi giorni fa, la responsabilità di quel che è avvenuto è da ascrivere non tanto ai casseur che si sono prestati all’opera, quanto agli ispiratori che ne hanno guidato e preparato l’azione.
Quel che appare paradossale è il fatto che proprio nell’istante in cui, in seguito al lungo logoramento della Seconda Repubblica, riemerge con forza –per un insieme di ragioni- la ‘questione’ socialista (al pari della questione di quale democrazia dell’alternanza) e dunque l’opportunità di riavviare le condizioni per la ricostruzione una grande, ampia forza socialista e riformista quale esiste in tutti i paesi europei, in grado di riportare la politica e le istituzioni nel suo binario più corretto, siano proprio i socialisti a non essere all’altezza della sfida.
Di fronte a un sistema politico che ormai sbanda quotidianamente, ed a un sistema istituzionale che dovrebbe ritrovare maggior equilibrio, c’è oggi l’opportunità di rilanciare un’azione che, messa in campo sin dal Congresso di Bari del 1991, non ha potuto dispiegarsi perché bruscamente interrotta.
E’ giunto il tempo di rimettere in piedi e insieme la famiglia socialista, nell’alveo del PSE, al pari delle altre grandi esperienze socialiste, socialdemocratiche e laburiste europee. Sia con coloro i quali vengono da quella tradizione e da quella esperienza- e che oggi da dirigenti, semplici militanti o elettori aderiscono a varie formazioni politiche – sia con la ricomposizione della diaspora, sia infine con tutti coloro i quali non condividono il percorso e il progetto indistinto e a fusione fredda del Partito Democratico.
La Costituente Socialista è e può essere il cantiere attraverso il quale rimettere in moto un processo che guardi al futuro del Paese, non al suo passato.
E’ il cantiere dal quale tracciare un’azione forte per il ritorno della Politica alla sua vera ragion d’essere, per rilanciare una sfida per la modernizzazione del paese, per interpretare le nuove domande di cambiamento che vengono dalla società civile, per promuovere e sostenere delle risposte alle tante questioni economiche, sociali e civili ancora aperte; per contribuire a rimodellare il quadro politico intorno ad un assetto più omogeneo e meno conflittuale, e rivisitare il sistema istituzionale intorno ad un progetto di riforma credibile e autorevole.
Il Nuovo PSI di certo non può attardarsi. Dopo il CN, privo di una votazione certificata, vi è in primo luogo l’esigenza e l’urgenza di un ripristino delle regole del gioco; il ritorno ad un autogoverno responsabile che non significa unanimismo di maniera ma confronto aperto, netto, anche aspro se necessario. Non una conta tribale, ma la legittimità a confrontarsi su posizioni di maggioranza o minoranza, legittimamente validate, qualora non vi siano le condizioni per convergenze consensuali.
Da tempo si è impressa una netta distanza e distinzione da quella che era la Casa delle Libertà , che persino per Buttiglione e Casini non esiste ormai più.
Coloro i quali ‘senza sè e senza ma’ ritenessero, anacronisticamente, che quella ‘transitoria alleanza’ debba avere ancora un seguito, lo dicano apertamente, senza infingimenti né manovre sotto il tavolo. Deve essere altrettanto chiaro che non c’è e non ci sarà alcuno spazio per un’altra aggressione di casseur volta alla delegittimazione del Nuovo PSI e del suo segretario.
Se il Partito deciderà quanto prima di aderire alla fase della Costituente socialista in funzione della ricostituzione di una larga e ampia forza politica socialista e riformista, naturalmente all’interno del PSE – come penso siano convinti la gran parte dei suoi dirigenti ed elettori- questo potrà avvenire consensualmente, se il dibattito interno lo consentirà nonostante le indebite interferenze esterne – o a maggioranza.
La minoranza, legittimamente, potrà dissentire, non aderire, scegliere un’altra strada, ma in ogni caso non potrà pretendere di impantanare o impedire questo percorso di riaggregazione intorno ad un progetto autenticamente riformista, né troverà terreno fertile per impossessarsi di un identità indivisibile che appartiene solo ed esclusivamente alla storia politica del Paese.
F. G.
Dobbiamo radicarci sul territorio. Bruno Rubes
Smettiamola una buona volta con le barzellette delle Costituenti !
I socialisti, tutti, ovviamente me compreso, avrebbero invece bisogno di una buona dose di ricostituente in formato mega supposta. Son quasi 10 anni che sistematicamente a fasi alterne vengono messe in campo queste belle pensate alle quali non crede più nessuno, nemmeno il socialista più sprovveduto perché inframezzo, vi è sempre e solo una semplice questione, quel piccolo potere, quella poltrona a cui nessuno vuole proprio rinunciare. Sarebbe intellettualmente più onesto che i nostri massimi dirigenti dicessero a noi portatori d’acqua : Noi, illuminati da Dio non possiamo vivere senza la nostra “poltrona†, ci serve una truppa, anche se piccola e non importa se
poi si intruppa e se si azzuffa ad ogni congresso o consiglio nazionale anzi, meglio se non si riunisce proprio così non si corre il rischio che prima o poi serva anche l’ambulanza.
Quando ero più ingenuo speravo fermamente nell’unità socialista per un semplice ragionamento: o tutti i socialisti si rimettono assieme per contare di più o non ce né per nessuno! E non ci è stato di esempio neppure il dato elettorale delle elezioni Europee con il simbolo “ Socialisti uniti per l’Europa “ che ha illuso l’elettorato socialista ma che non imbroglierà più nessuno.
Costituente con chi? Con chi, eletto in parlamento per qualche Santo del centro destra ha poi cambiato idea rimanendo però incollato al proprio scranno sino all’ultimo secondo ed ha poi portato a compimento questa sua nuova strategia anche a costo di distruggere quel poco di N.PSI che si era faticosamente rabberciato pur di aver garantito un nuovo scranno da altra parte ? Con chi vuole costantemente portare in tribunale il nostro partito (ma forse per dargli un poco di notorietà )? Con Boselli e C. che ci hanno propinato sino alla nausea “ i socialisti sono di sinistra ed il N.PSI non può stare con il centro destra ? Ebbene amico Boselli, noi siamo usciti dalla C.d.L., ci siamo posti nel cosiddetto Limbo senza potere né visibilità ( ci rimane solo l’isola dei famosi o le scazzottate) ed allora ? Niente! I compagni dello SDI hanno preferito una alleanza politica con i Radicali piuttosto che unirsi ad altri socialisti ed ora che la “rosa nel pugno†è già appassita vorrebbero accogliere nella loro “grande casa senza fondamenta†quei poveri derelitti del N.PSI.
Tante grazie ma di tutta questa generosità non sappiamo cosa farcene! Se volevamo questuare con i post-comunisti avremmo aderito allo Sdi 10 anni or sono o meglio ci saremmo iscritti ai D.S.
E’ sempre e solo una questione di poltrone! Il binomio costruire il partito e le poltrone non si coniuga! O si cerca prima di ricostruire il partito a suon di sacrifici e rinunce o si rincorrono sistematicamente e ad ogni tornata elettorale i “posti†e si finisce nel niente, come è successo con quel simbolo a mezzo con la D.C. di Rotondi che peserà come un macigno sul nostro elettorato per lungo tempo. Personalmente, crederò ancora ad una possibile Unità Socialista ed a tutte le costituenti dell’universo solo e quando i compagni dello SDI avranno il coraggio di abbandonare le loro posizioni ed uscire dal governo di questo sistema bipolare contrario ai valori ed al pensiero socialista per porsi, insieme a noi, alla ricostruzione di un nuovo e vero soggetto socialista riformista. Sino a quel momento che mi auguro possa avvenire velocemente confidando più nella base che nei dirigenti dello SDI, se alleanza dobbiamo fare, questa alleanza non può che essere ed inevitabilmente quella che abbiamo avuto in questi anni.
Non possiamo ritenerci partito se non siamo radicati sul territorio con un progetto politico chiaro da poter spendere e sostenere. Nel 2000 il N.PSI poteva contare un minimo di presenza attiva in circa 20 comuni dei 188 della provincia di Milano, nel 2007 questa presenza è riconducibile forse al numero delle dita di una mano anche grazie alla nuova super dirigenza milanese che si diverte a cazzeggiare in astruse riunioni costituenti od a rincorrere le varie processioni per le vie di Milano invece di preoccuparsi di radicare il partito andando alla ricerca della famosa “bandierina†da piantare nelle varie e molteplici realtà territoriali.
Bruno Rubes
Direzione Nazionale N.PSI (che mi dicono non più esistente )
PD: Fassino, entrino anche i socialisti
(AGI) – Roma, 5 apr – Con i Socialisti italiani di Bobo Craxi “c’e’ una assoluta affinita’ di analisi dell’Italia e dei suoi problemi e quindi io mi auguro che questo dibattito proseguendo possa far si che quel mondo che si richiama all’ esperienza e alla tradizione socialista possa essere parte insieme ai ds, alla Margherita insieme al mondo ambientalista e insieme a tanti altri nella costruzione del Partito Democratico che per altro noi non l’abbiamo mai pensato come semplice somma tra Ds e Margherita ma come un processo largo, aperto , rivolto a milioni di donne e di uomini che si sono riconosciuti in questi anni nell’esperienza dell’Ulivo”. Lo afferma il segretario Ds, Piero Fassino, in una intervista al Gr Rai.
C’e’ chi parla di fusione a freddo nella costruzione del nuovo partito ? Fassino: “Penso che sia una accusa priva di fondamento . Io giro l’Italia da mesi e mesi, trovo ovunque una partecipazione molto forte, calore e passione, voglia di esserci. Credo che abbiamo gia’ fatto molti passi sul cammino della costruzione del partito democratico e altri dovremo farne”.
Sono usciti dei sondaggi che danno il partito democratico al 25 % ? Fassino: “Il problema non e’ quello di sentire i sondaggi. Noi siamo impegnati in due grandi sfide: la costruzione del partito democratico e la sfida del governo del paese. Quanto meglio saremmo capaci di onorare queste due sfide tanto piu’ raccoglieremo voti”.(AGI) Red/Mal 051000 APR 07
PD: Amato, Socialisti non si sfilino, no a scissioni DS
(AGI) – Roma, 5 apr – “Una scissione nei Ds sarebbe una assurdita’, cosi’ come sarebbe insensato se si sfilassero i socialisti. Dobbiamo accelerare la fase costituente. E tutti devono partecipare. Non solo gli altri partiti, ma anche il popolo delle primarie”. Lo afferma il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, in una intervista a ‘Repubblica’.
A Mussi e Boselli Amato dice: “Il progetto del Pd non riscalda quanto dovrebbe, ma separazioni e scissioni raffreddano ancora di piu’. Se il tema e’ riaggregare, si puo’ pensare che serva una scissione nei Ds, o che sia utile che i socialisti se ne vadano da soli? Come si fa a non capire che solo l’idea di una scissione riduce enormemente l’interesse per quei ‘grandi problemi’ sollevati proprio da Mussi? E poi chiedo a Boselli: cosa e’ cambiato rispetto a Fiuggi 2004? Quando proprio lui disse: ‘L’aspirazione all’unita’ ha attraversato da sempre la storia del nuovo socialismo… esiste una medesima sensibilita’ Con Ds e Margherita… ora si puo’ pensare a costruire l’unita’ dei riformisti…’. Cosa e’ successo, ora, che spinge Boselli a dimenticare tutto questo?”.(AGI) Mal 051040 APR 07
No all’autodistruzione. Giovanni Alvaro
Non so se per autolesionismo o solo per cecità politica, si continua a parlare della riunione del CN del 31 marzo come di una riunione dominata da una banda minoritaria ma ben addestrata e organizzata di ‘criminali’ impegnata a imporre la propria volontà con la forza. Il messaggio che si è teso a diffondere, gridando fin dal primo momento ‘all’untore’ è stato quello di mistificare ciò che è avvenuto per delegittimare ruoli e status dirigenziale di molti nostri compagni.
L’obiettivo era ed è chiaro: minare un loro eventuale nuovo utilizzo, o tentare di condizionarne le loro scelte politiche, per perpetuare lo status quo dell’attuale gruppo dirigente. Lo si è fatto subito contro Stefano Caldoro, e successivamente (vedi ad esempio l’intervento di Catrambone) contro Mauro Del Bue e Lucio Barani non appena essi hanno espresso senza giri di parole le loro opinioni che non accreditavano la versione adulterata dei fatti e facevano fare piazza pulita delle falsità distribuite a iosa ai mass media che tanto ci amano, e soprattutto chiedevano a chiare lettere il rispetto del deliberato del Consiglio Nazionale.
Perché questa scelta? A che serve distruggere quel poco che questo partito ha? Una parte di dirigenti, infatti, dovrà passare la mano, se non altro, per l’età (la natura in questo sarà inesorabile), ma un’altra parte la si vuole distruggere prima ancora di poterla sperimentare pienamente. Se molti compagni impegnati allo spasimo nell’attuale scontro verbale sul sito si muovono con atteggiamento cortigiano che determina cecità politica, non si comprende il silenzio di chi potrebbe fermare l’autodistruzione ma non lo fa. Siamo forse dinanzi al ‘muore Sansone con tutti i filistei’?
Ma sperando che… domani è un altro giorno…, veniamo ai punti del deliberato votato il 31 marzo, perché comunque bisogna operare per salvare il salvabile. Essi sono, per importanza e nell’ordine:
a) presa d’atto del tesseramento nazionale approvato dalla Commissione per il tesseramento;
b) nomina del tesoriere nella persona dell’on. Barani;
c) convocazione del Congresso Nazionale per definire la linea politica e le necessarie modifiche statutarie;
d) nomina della Commissione per il Congresso;
e) scelta di affidare alla detta Commissione il coordinamento delle comunicazioni congressuali ed infine
f) scioglimento degli organismi statutari che restano però in carica per l’ordinaria amministrazione.
Su questo deliberato del Consiglio Nazionale il voto contrario espresso dalla sala è stato di soli 5 voti (si vede chiaramente nel filmato messo improvvidamente in onda l’on. Del Bue con la mano aperta che indica il numero dei voti contrari). E allora delle due una. O in sala i favorevoli era meno di 5 (ed allora hanno ragione quelli che hanno parlato di minoranza prevaricatrice), o erano la stragrande maggioranza come lo stesso Pizzo ha chiarito chiudendo la votazione. Bisogna ricordare che in sala c’erano oltre duecento compagni che hanno salutato il deliberato come la fine di un incubo, o almeno così speravano.
Questa è la verità . Ciò che è avvenuto dopo si inquadra nell’autodistruzione di cui parlavo prima. E parlo del veleno scaricato addosso ai compagni napoletani additati al resto dei socialisti d’Italia come la peste da cui fuggire. Qualunque persona di buon senso, però, capisce che la ribellione registrata al Consiglio Nazionale ha una sola matrice ed è il rifiuto dell’imposizione di percorsi che, se pur legittimi, debbono prima ricevere il vaglio congressuale.
E qua sorge la domanda sul perché non si voleva fare il Congresso. E per essa c’è una sola risposta: si sapeva che la maggioranza dei militanti del nuovo psi non vuole subire scelte imposte dall’alto, e non intende essere traghettata, senza il suo assenso, verso egemoniche sirene gramsciane. Il Congresso si voleva farlo solo a scelte compiute (questa è la verità ), ed è per questo che ‘l’incazzatura’ del 31 marzo ha raggiunto livelli altissimi. I socialisti sono tali anche perché per decreto non li si riesce a portare da nessuna parte. Tra l’altro l’approdo ipotizzato è stato sistematicamente e periodicamente rifiutato dalla maggioranza dei nostri militanti. L’ultima volta al non Congresso dell’autunno 2005.
Per chiudere. Se al Congresso la maggioranza dirà altro e ci chiederà di schierarci con Boselli, D’Alema o il diavolo, col naso turato e la morte nel cuore sapremo fare buon viso a cattivo gioco, accettando la scelta e bevendo l’amaro calice. Ma è solo il Congresso che può deciderlo, e non qualche dirigente pur prestigioso ed autorevole che sia.
Giovanni Alvaro
Ex Direzione Nazionale
Commissario Prov.le di Reggio Calabria
